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1 Facoltà di Sociologia Via Bicocca degli Arcimboldi, Milano Corso di laurea triennale in Servizio Sociale III anno Sezione A MODULO PROGETTARE IL SOCIALE Sintesi degli argomenti Lucidi Docente: Giuliana Carabelli a.a

2 I incontro 21 gennaio 2008 (+ inizio II ) Cos è un progetto Presentazione del programma Obiettivi, contenuti, metodo, bibliografia L espansione della progettazione sociale in Italia In rapporto principalmente a leggi di settore sino agli anni 90: in primis tossicodipendenze e prevenzione del disagio minorile la legge 285/97 come tappa cruciale L enorme espansione dal 2000 in tutti gli ambiti del sociale Diventa modalità sempre più rilevante di distribuzione e acquisizione di finanziamenti: europei, nazionali, regionali, locali, sia pubblici che privati (in primis Fondazioni) L influenza dell Unione Europea Esempi in Regione Lombardia. Cos è un progetto A partire dalle idee di progettazione, pianificazione e programmazione degli studenti/studentesse (LUCIDO 1.1), si confrontano diverse definizioni, accomunate dal rilievo dell aspetto trasformativo e generativo, che rimanda ad una dimensione non puramente razionale, di creatività e fantasia: - dal Dizionario Garzanti: ciò che ci si propone di compiere ( ) anche proposito vago, fantastico, difficilmente attuabile. Richiama utilmente il significato etimologico: dal latino proicio, letteralmente gettarsi avanti e quindi tendere verso, proiettarsi nel futuro. (Ma attenzione: l attuazione è invece compresa nell idea di progettazione, nel sociale e non solo). - dal punto di vista sociologico: attività di produzione di mondi possibili (Lanzara) e psico-sociologico: un sogno con delle scadenze (Kaneklin) - dal punto di vista manageriale: un idea che si fa impresa (Giorgi e Torreggiani) Dove project management è un innovazione gestionale che, nata in contrapposizione al modello burocratico, tende a privilegiare i problemi da risolvere e ad introdurre una logica di obiettivi- risultati. Introdotta anche nella Pubblica Amministrazione, prevede il lavoro per progetti accanto alla indispensabile attività ordinaria. Progettazione, pianificazione e programmazione in ordine scalare Una prima avvertenza: i termini possono essere interscambiabili e pur correttamente usati possono riferirsi a diversi livelli (ciò riguarda soprattutto programmazione e pianificazione). Per questo non c è una sola possibilità giusta, ma occorre comunque una chiarezza a livello concettuale! 2

3 Ci ragioniamo a partire dalle opzioni degli studenti, molto poco concentrate in questo caso, mettendole a confronto con diverse possibilità. Progetto per primo è la scelta più gettonata. Ed è scelta di per sé corretta, che trova corrispondenza anche nel Dizionario Garzanti laddove programma, logicamente successivo a progetto, è l esposizione ordinata e particolareggiata di ciò che si vuole o si deve fare. Vale anche nella progettazione sociale se con piano/ programma ci riferiamo al livello operativo (piano o programma di lavoro, operativo, ecc.). Attenzione però: quando si fa un progetto è opportuno pensarlo come inserito in qualcosa di più ampio (piano o programma o quanto meno politica)! Più corretto in questo senso chi mette Piano e/o Programma sopra Progetto. Forse più attuale, ed europeo, è chi mette sopra Programma. Così fa infatti il Manuale del PCM (vedi III lezione) che mette in ordine scalare programma e progetto così definendoli: - programma è una serie di progetti i cui obiettivi contribuiscono nell insieme a un comune obiettivo superiore - progetto è un gruppo di attività volte al conseguimento delle finalità del progetto in un arco di tempo prefissato Tra i più gettonati è anche l ordine Piano- Programma- Progetto, che corrisponde ad una scalarità potremmo quasi dire classica nel campo della pianificazione sociale, e non solo, (LUCIDO 1.2), a sua volta influenzata dal mondo anglosassone, dove - Social Planning si occupa di Determinazione di indirizzi Scelta di priorità Assegnazione di risorse (talvolta anche) Mutamento di istituzioni e passaggio di poteri - Programming è la fase del Piano (interna o successiva) in cui si traducono in Programmi specifici i principi generali La ritroviamo nell impianto della pianificazione sociale in Regione Lombardia negli anni 80. In R. Lombardia ieri In R. Lombardia oggi A cfr. con Italia oggi Legge 328/2000 L.R. 1/1986 Piano regionale socioassistenziale Programma di zona Progetti Obiettivo (sia nel Piano regionale che nel Programma di zona) L.R. 31/1997 Piano regionale socio-sanitario PRSS (manca il Piano sociale) Piano di zona (non collegato a PRSS) Vari Progetti Obiettivo relativamente autonomi da PRSS Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali (solo ) Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali Piano di zona 3

4 1.1 LE IDEE DEGLI STUDENTI/STUDENTESSE (in maiuscolo le più gettonate ) IDEE CONTRO P+P+P CAOS CONFUSIONE DISORGANIZZAZIONE DISORDINE Dispersione Anarchia CASUALITA Improvvisazione Sguardo sul presente Staticità Senza scopo Vuoto Individualità Isolamento IDEE COMUNI P+P+P ORDINE ORGANIZZAZIONE Sequenza logica Precisa scansione Palinsesto Linearità Schematizzare Razionalità Soggetto benpensante Gestione Efficacia Efficienza CREARE/COSTRUIRE Ideazione Innovazione Processo Intervento EQUIPE Collaborazione Responsabilità di tutti Unione/Interesse PIANIFICAZIONE ORGANIZZARE ORGANIZZAZIONE Regole stabilite Riordinare Definizione Esplicitazione Precisione Indicazione base Obiettivo Stesura Valutazione Idea Ragionamento Riflessione Incontri Riunione Discussione Gruppo Accordo RISORSE e loro Coordinamento Tempo Calendario Lungimiranza Futuro ordinato Studio e esami PROGRAMMAZIONE ORDINE Ordinare Pensiero ordinato RAZIONALITA Organizzazione Stabilire Definire Decidere Schema Scala Scaletta TEMPO Tappe Fasi Scadenze temporali Sequenza di azioni Obiettivo Attuare Rendere pratico GRUPPO Equipe Confronto Concordare Condivisione Viaggio Computer PROGETTAZIONE IDEA Idea utile Ideazione Ideare Fantasia Futuro Muoversi per OBIETTIVO/I Considerare il tutto Studio/analisi Elaborazione Prestabilire Costruire Invenzione Innovazione Esperimento Attuazione Messa in opera Intervento Fasi concatenate Accordo Attori Gruppo di lavoro Lavoro d equipe 4

5 1.2. PIANIFICAZIONE, PROGRAMMAZIONE E PROGETTAZIONE NELLA VERSIONE CLASSICA Processo/prodotto Prospettiva temporale PIANIFICAZIONE/ PIANO Processo di natura tecnico-politica attraverso il quale, partendo dall analisi della situazione, si determinano gli indirizzi, si scelgono le priorità e le grosse strategie da adottare, le linee da seguire nella ripartizione delle risorse disponibili. Lungo/medio termine PROGRAMMAZIO NE/ PROGRAMMA Processo di natura prevalentemente tecnica attraverso il quale, nell ambito delle scelte del Piano e sulla base di conoscenze e informazioni analitiche su bisogni e risorse, si specificano gli obiettivi, si traducono le strategie in attività, si individuano metodi e strumenti da utilizzare, si prevedono in forma analitica la distribuzione e la modalità d uso delle risorse. Medio/breve termine PROGETTAZIONE PROGETTO Processo di natura tecnica attraverso il quale le scelte effettuate in termini di programma vengono tradotte in termini operativi con riferimento a segmenti limitati e omogenei di fasce di utenza e/o area problematica o di obiettivi da perseguire Breve termine 5

6 II incontro 28 gennaio 2008 (salvo inizio + inizio III ) Diversi modelli di progettazione sociale A confronto con diversi modelli/approcci di progettazione e, in primis, di programmazione (poiché gli approcci alla progettazione trovano i loro presupposti logici e metodologici nei modelli di programmazione sottostanti le politiche pubbliche), collocati cronologicamente e spazialmente in Italia (Lucido 2.1). 1. IL MODELLO SINOTTICO-RAZIONALE Il modello sinottico-razionale è connesso alla fase ottimistica della programmazione anni 60, che si basa sulla idea di: poter guidare e controllare il sistema socio-economico globale (in Europa) poter realizzare una politica per mezzo di scelte razionali Si afferma in rapporto all idea di programmazione come adozione di un metodo razionale. A. Kahn: Programmazione è attività che implica la scelta di una politica e la sua realizzazione per mezzo di opzioni razionali. Si basa sull assunto della possibilità di una razionalità a priori. Coincide con un preciso percorso metodologico (LUCIDO 2.2). Attenzione! Oggi spesso questo modello viene indebitamente impoverito, anche da Leone e Prezza! Rimane comunque un riferimento imprescindibile! Le critiche che evidenziano e sottolineano i limiti di questo approccio sono innumeri e s intrecciano con lo sviluppo stesso delle scienze sociali. Molti degli spunti critici sono già dei contemporanei o addirittura precedenti. Basti pensare agli studi sulla decisione e al concetto di razionalità limitata di Simon. Molte critiche sono avanzate da studiosi di policy analysis, disciplina che si sviluppa proprio in relazione allo sviluppo delle politiche pubbliche. 2. Il MODELLO INCREMENTALE In particolare Lindbolm critica dalle fondamenta decisioni di policy basate sul modello sinottico, affermando invece la superiorità di un modello basato sul reciproco adattamento delle parti (partisan mutual adjustment) e su una razionalità a posteriori da lui considerata più umana e efficace (LUCIDO 2.3): il modello incrementale. Modello sinottico-razionale (così denominato dallo stesso Lindbolm) e modello incrementale, ad esso polare, sono entrati nella modellistica più consolidata. 3. DALL APPROCCIO SINOTTICO-RAZIONALE ALL APPROCCIO PARTECIPATO L idea classica di programmazione nel tempo viene messa in crisi a diversi livelli e con diversi esiti. Possiamo ricostruire una serie di spostamenti avvenuti all interno dell idea di programmazione anni 60 (LUCIDO 2.4). 6

7 L espansione della progettazione a partire dalla seconda metà degli anni 80 può essere vista anche come esito di essi. La progettazione viene vista come strumento più flessibile, mirato ed efficace per indirizzare e attuare le politiche sociali (il problema dell implementation!), coinvolgendo una pluralità di attori. Il modello partecipato si viene man mano affermando. Attenzione però: la progettazione sociale nel periodo più recente evidenzia come tratto caratteristico la compresenza di una pluralità di approcci e di stili di progettazione, anche in forma combinata, con un recupero dell approccio, possiamo dire con la Stame, razionaloggettivistico. 4. ALL INTERNO DELL APPROCCIO PARTECIPATO Sullo sfondo una società sempre più percepita e definita come complessa, dove cioè le interdipendenze sono tali e tante da rendere difficile se non addirittura annichilire ogni previsione, dove Il futuro non è più quello di una volta (come dicono i manager ad Harvard citati da Misino). La sfida della complessità viene raccolta in modi diversi. Usando la metafora del viaggio e della strada Il percorso del viaggio, discusso collettivamente, viene costruito in tutte le sue tappe in modo dettagliato Il percorso si fa strada facendo: Viandante non hai sentiero, il cammino si fa strada facendo (Amado), non a caso è molto citato. Calata nella progettazione sociale corrisponde a diversi percorsi metodologici ed anche a diverse influenze disciplinari. Lo sviluppo della progettazione s intreccia ancora una volta con lo sviluppo delle scienze sociali: almeno per una sua anima assorbe un ottica costruttivista (LUCIDO 2.4). Al suo interno si sviluppano diversi filoni euristico, in Leone e Prezza, o dialogico, in Olivetti Manoukian, o partecipato tout court in M. Sclavi (non c è una terminologia codificata!). Accomunati dall assumere la complessità come risorsa, tendono però ad elaborare metodologie diversificate e specifiche (Per esempio Ascolto attivo, Gestione creativa dei conflitti, ecc.). In parallelo però si afferma un approccio manageriale quasi ingegneristico: Il PROJECT CYCLE MANAGEMENT (P.C.M.) si va affermando, anche per influenza della Commissione Europea, come metodologia standard per la formulazione, gestione e valutazione di progetti. Dall ambito iniziale della Cooperazione Internazionale, si va imponendo nei più vari ambiti e si sta diffondendo anche nella progettazione sociale. E un approccio combinato, insieme: Partecipato. Assume e anzi accentua l acquisizione ormai condivisa della progettazione come processo sociale partecipato/negoziato, prevedendo il coinvolgimento di tutti gli attori interessati, compresi gli stessi destinatari. Strutturato. Il processo di costruzione di un progetto avviene all interno di una sequenza di azioni necessarie e prestabilite da effettuare per ogni progetto, definita Ciclo del Progetto, che, rimandando ad una causalità di tipo lineare, richiama molti elementi della progettazione razional-oggettivistica. 7

8 2.1 PROGRAMMAZIONE E PROGETTAZIONE IN ITALIA DIVERSI MODELLI NEL TEMPO ANNI PREVALENZA MODELLO S I 60 PROGRAMMAZIONE N ONNICOMPRENSIVA O T PROGRAMMAZIONE DI SETTORE - Pianificazione urbanistica - Programmazione sanitaria - Pianificazione sociale a livello regionale (vedi Piano Regione Lombardia) PROGETTAZIONE inizia R A Z T I C O I O N A L E 90 dal Programmazione in ambito socio-sanitario (ProgettiObiettivo) Inizio PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROGETTAZIONE si espande Espansione enorme della PROGETTAZIONE Ripresa della PIANIFICAZIONE SOCIALE a vari livelli: Nazionale (ma con?) Regionale Zonale P A R T E C I + P A T O PLURALISMO 8

9 2.2 IL MODELLO SINOTTICO-RAZIONALE PERCORSO METODOLOGICO CLASSICO DEFINIZIONE DEL COMPITO ANALISI DELLA SITUAZIONE (anche in termini predittivi) INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI GENERALI INDIVIDUAZIONE DELLE DIVERSE STRATEGIE PREVISIONE DELLE CONSEGUENZE DELLE DIVERSE ALTERNATIVE COMPARAZIONE E SCELTA DELL ALTERNATIVA OTTIMALE COSTRUZIONE DI UN PROGRAMMA DETTAGLIATO IN TERMINI OPERATIVI (tra cui obiettivi operazionalizzati) Caratteristiche: privilegia la conoscenza degli esperti privilegia la competenza metodologica ha impianto prescrittivo 2.3 IL MODELLO INCREMENTALE PERCORSO PER ADATTAMENTI SUCCESSIVI SI PARTE DALLA SITUAZIONE DI FATTO NON SI SEPARA LA DEFINIZIONE DEI MEZZI E DEGLI OBIETTIVI SI PRENDONO IN CONSIDERAZIONE POCHE ALTERNATIVE (METODO DELLE COMPARAZIONI LIMITATE) SI VALUTANO LE ALTERNATIVE SULLA BASE DEL CONSENSO ESPRESSO DA UNA MOLTEPLICITA DI ATTORI E DECISORI Caratteristiche: Mette in discussione la supremazia del sapere tecnico Valorizza il mutuo adattamento delle parti Fa riferimento a competenze di ascolto e negoziazione 9

10 2.4 SPOSTAMENTI AVVENUTI RISPETTO ALL IDEA DI PROGRAMMAZIONE ANNI DA A COMPREHENSIVE PIU LIMITATA E PARZIALE PIU LOCALIZZATA RIGIDA PIU FLESSIBILE TOP DOWN DOWN TOP BOTTOM UP O (meglio) ACCENTRAMENTO CONFIGURAZIONE POLICENTRICA E RETICOLARE MODELLO PARTECIPATO MODELLO SINOTTICO-RAZIONALE Ma i termini variano: NEGOZIATO, CONCERTATO CONSENSUALE DIALOGICO, ecc. 10

11 2.5 IL MODELLO PARTECIPATO Assunto: LA CONOSCENZA E UN PROCESSO DI COSTRUZIONE SOCIALE PROGETTAZIONE E : UN PROCESSO DI COMUNICAZIONE VOLTO A PRODURRE CONOSCENZE INTERSOGGETTIVE CONTESTUALI (da Quaderni di Animazione e Formazione Gruppo Abele) PROCESSO DI COSTRUZIONE DI SIGNIFICATO CHE COINVOLGE ATTORI DIVERSI CON UN ATTEGGIAMENTO DI RICERCA ATTIVAZIONE DI UN PROCESSO E DI UN PERCORSO A SUA VOLTA GENERATORE DI PROGETTUALITA (ibidem) PROCESSO CONDIVISO DI RICERCA PARTECIPATA ATTRAVERSO CUI SI DEFINISCONO CON I DESTINATARI IPOTESI E INTERVENTI PIU MIRATI Caratteristiche: - è valorizzata la conoscenza in tutte le sue forme (anche laica) - le interazioni tra le persone- e la loro qualità- sono elemento rilevante - centratura sul processo 11

12 III incontro 4 febbraio 2008 (salvo inizio) Le tappe della progettazione 1. TAPPE/FASI DEL PERCORSO DI PROGETTAZIONE Il percorso di progettazione è appunto un percorso: un percorso metodologico che s intreccia con un processo sociale, di costruzione sociale e di costruzione di senso e di significato in un contesto interattivo. Per rendere questa idea di processualità, e per maggiore chiarezza, preferiamo parlare di tappe della progettazione, anziché di tappe del progetto come fanno Leone e Prezza. Ad esse (autrici) comunque ci riferiamo, solo talvolta citando il P.C.M. in termini di confronto. Così facciamo da subito per vedere in sintesi le tappe/fasi. Da Leone e Prezza Dal P.C.M. Guidelines 2004 Tappe: Ideazione Attivazione Stesura Realizzazione Valutazione Fasi del Ciclo del Progetto: Programmazione indicativa Identificazione Formulazione Realizzazione Valutazione Sono simili, praticamente uguali le ultime tre. Richiamiamo il P.C.M. solo per trarne qualche elemento utile: - l idea stessa di ciclo/ciclico: si riferisce non solo a fasi progressive, ma anche al fatto che la valutazione conclusiva dovrebbe trasferire l esperienza degli interventi appena conclusi nel disegno degli interventi futuri (feed-back o retroazione) - l utilità di pensare ad un programmazione più ampia in cui il progetto s inserisce (meno presente in Leone Prezza) - la dizione formulazione, che useremo preferibilmente invece di stesura. Ma le prime due tappe di Leone e Prezza ci sembrano più utili per la programmazione sociale. Vediamole: L IDEAZIONE (LUCIDO 3.1) L ATTIVAZIONE (LUCIDO 3.2) La rilevanza della presenza di più soggetti in gioco, che accomuna oggi diversi approcci, trova nel P.C.M. una codificazione di termini, che è importante conoscere (LUCIDO 3.3.). Utile è anche avere presente un ulteriore classificazione degli enti/soggetti, in rapporto al progetto. 12

13 Ci riferiamo alla distinzione tra: PROMOTORE TITOLARE FINANZIATORE ATTUATORE 2. LA FORMULAZIONE DEL PROGETTO La fase della stesura o formulazione del progetto pone a confronto con uno schema di descrizione e presentazione del progetto, che impone di arrivare ad un prodotto con una struttura ed un ordine che rimanda quasi sempre ad un percorso, e ad una competenza metodologica classica, ancorché rivisitata. Vediamolo riprendendolo dal testo di Leone e Prezza (LUCIDO 3.4), che utilmente si può confrontare con il Lucido 2.2. Troviamo molte somiglianze con i contenuti del Progetto previsti nel P.C.M. (LUCIDO 3.5). Differenze nella stesura del progetto possono derivare dalla presenza o meno di un FORMULARIO. IV incontro 11 febbraio 2008 A confronto con progetti concreti Inizia il lavoro di gruppo su diversi progetti analizzati e poi esposti e discussi secondo il metodo dell analisi di caso. Su ogni progetto in gruppo si procede ad una lettura metodologica: analitica e sintetica. Nell esercitazione soprattutto viene messa in gioco la competenza metodologica - e su di essa si soffermerà anche l esame con la consapevolezza però che le capacità e le competenze richieste sono ben più ampie: di costruzione di rete, lavoro di gruppo o di team, di comunicazione e di mediazione, creatività, ecc.. 13

14 3.1. IDEAZIONE L idea iniziale può nascere in DIVERSI MODI: da un INSIGHT CREATIVO intuizione originale che permette di percepire nuove combinazioni e connessioni di elementi, di pensare nuove ipotesi da ESPERIENZE ATTUATE IN ALTRI CONTESTI locali, nazionali, transnazionali da RICHIESTE, INCENTIVI, SUGGERIMENTI ISTITUZIONALI. Per es: nuova normativa nuovo dirigente bando per finanziamenti NON COME RISPOSTA A UN BISOGNO (troppo semplicistico!) Serve a: 3.2. ATTIVAZIONE SVILUPPARE PARTNERSHIP e alleanze significative in rapporto al progetto individuare e ATTIVARE POSSIBILI RISORSE risorse umane, finanziarie capacità professionali, competenze organizzative legittimità sociale, consenso individuare ed ESPLICITARE LE STRATEGIE alla base del progetto arrivare a una DEFINIZIONE DEL PROBLEMA (almeno parzialmente condivisa dagli altri attori locali) e ad una INDIVIDUAZIONE DELL AMBITO D INTERVENTO Fonte: Leone e Prezza, p.60 14

15 3.3. ALCUNI TERMINI (da P.C.M. Guidelines 2004, p.62) STAKEHOLDER (PARTI INTERESSATE) Individui o istituzioni che possono essere influenzate dal progetto Direttamente o no Positivamente o no BENEFICIARI Coloro che traggono benefici dalla realizzazione del progetto. Occorre distinguere: Gruppo Target (o bersaglio) Il gruppo o entità che sarà positivamente e direttamente influenzato dal progetto a livello di obiettivo specifico (Purpose) Beneficiari finali Coloro che traggono benefici dal progetto a lungo termine a livello più ampio, della società o del settore. Per es.: bambini, per incremento della spesa nell educazione e nella salute PARTNER DI PROGETTO Coloro che contribuiscono alla realizzazione del progetto (sono anche stakeholder e possono essere target group) Attenzione: l analisi degli stake holder non è una tappa ma un processo iterativo - che si ripete e continua nel tempo - perché la situazione evolve 15

16 3.4. I CONTENUTI DEL PROGETTO Da Leone e Prezza (pp. 58, 60, ) DEFINIZIONE E ANALISI DEL PROBLEMA IDENTIFICAZIONE DELLO SCOPO (OBIETTIVI GENERALI) DEFINIZIONE DELLE STRATEGIE DI FONDO IDENTIFICAZIONE DEI BENEFICIARI DELL INTERVENTO MODELLO DI INTERVENTO E ATTIVITA (E/O AZIONI) CHE VERRANNO SVOLTE MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEL TARGET VALUTAZIONE MEZZI E RISORSE BUDGET PROGETTAZIONE OPERATIVA Identificazione obiettivi specifici Tempi e sequenze attività Risorse e mezzi 16

17 3.5 I CONTENUTI DEL PROGETTO ALLA FINE DELLA FASE DI FORMULAZIONE (PCM GL 2004, p. 32 e 38) ANALISI DELLA SITUAZIONE/ VALUTAZIONI CHIAVE Contesto in cui il progetto si colloca (Politiche e programma) Analisi degli stakeholder Valutazione della capacità istituzionale Analisi dei problemi (incluso ampiezza dei temi che si intersecano) Selezione delle strategie Lezioni apprese e review di altre iniziative in corso o pianificate DESCRIZIONE DEL PROGETTO Obiettivo generale e specifico Target group Durata e location Risultati e attività Risorse e costi MODALITA GESTIONALI o Strutture di coordinamento e gestione o Modalità di finanziamento e gestione finanziaria o Monitoraggio, valutazione e audit VALUTAZIONE DI FATTIBILITA E SOSTENIBILITA 17

18 3.6 SWOT ANALYSIS Fattori endogeni (interni ad una organizzazione) STRENGTHS Punti di forza WEAKNESSES Punti di debolezza Fattori esogeni (elementi esterni che ci si trova di fronte) OPPORTUNITIES Opportunità THREATS Minacce Metodologia mutuata dall economia aziendale Nasce negli anni 50 come tecnica di supporto alla definizione di strategie aziendali in contesti caratterizzati da incertezza e forte competività Dagli anni 80 viene utilizzata come supporto alle scelte di intervento pubblico, per analizzare scenari alternativi di sviluppo. 18

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