Economia Politica Lezioni 9-11
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- Alfonsina Vaccaro
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1 Economia Politica ezioni 9-11 e scelte delle imprese a massimizzazione dei profitti e la minimizzazione dei costi a funzione di produzione I fattori di produzione Il breve e il lungo periodo Rendimenti marginali e di scala Costi e costi opportunità a geometria dei costi I rapporto fra costi e rendimenti Teoria dell offerta Costi di Produzione impresa sceglie ivello di output Ricavi e decisioni d impresa rispetto a uanto produrre ed offrire dipende dai costi di produzione e dai ricavi che le stesse ottengono mediante la vendita dell output. Questa è l essenza della teoria dell offerta. 1
2 Regole per la massimizzazione del profitto (ciò che deve essere spiegato) 1. e imprese devono produrre fino a uel livello che eguaglia il costo marginale al ricavo marginale di produzione (MC = MR) 2. e imprese devono minimizzare il costo di produzione per ciascun livello di output scelto 3. Tecniche di produzione inefficienti (in senso ingegneristico) devono essere abbandonate Interpretazione delle regole (aspetti critici) 1. Profitto in senso economico non euivale a profitto desumibile dalla lettura del bilancio contabile 2. a misurazione empirica del costo marginale (MC) è soggetta ad un notevole margine d errore 3. e imprese possono possedere inrformazione insufficiente alla corretta determinazione del ricavo marginale (MR) 2
3 Ricavi, Costi, Profitti Ricavo Totale è uanto le imprese incamerano dalla vendita di beni e servizi in un dato intervallo di tempo (per esempio un anno) Costo Totale è la somma spesa al fine di produrre beni e servizi in un dato periodo Profitto Totale è l eccesso di ricavo sui costi Ricavo Marginale (MR) E l incremento del ricavo totale determinato da una variazione finita (o infinitesima) dell output Posto che il ricavo totale sia TR=p() dtr dp MR = = 1 = d d dp d p Esempio: P = 20-2 TR = (20-2) = MR= 20-4 MR p 3
4 Esempio: Calcolare MR MR diminuisce all aumentare della produzione MR deve essere inferiore al prezzo dell ultima unità di output venduta (per aumentare le vendite, l impresa deve ridurre il prezzo) Output Prezzo TR MR a Nozione di Costo in Economia a nozione di costo in economia non coincide con la nozione contabile di costo. a uestione del calcolo corretto del costo è centrale al fine della corretta valutazione del profitto Una delle differenze più rilevanti tra costi economic e costi contabili è determinata dalla presenza dei cosiddetti costi opportunità 4
5 Il Costo Opportunità All interno di un problema di scelta razionale rappresenta il valore dell opportunità alternativa a cui si rinuncia (il bene che non viene scelto dal consumatore, perché la scelta cade su un altro bene) Il Costo Opportunità ha implicazioni sia statiche che dinamiche: a) statica: Andare al cinema piuttosto che andare al ristorante; b) dinamica: Comprare azione piuttosto che titoli di Stato; diventare medico piuttosto che avvocato; Spesso nel comportamento comune si osserva che le decisioni riflettono una comparazione di costi e benefici che non tiene in adeguato conto la presenza di costi opportunità Esperimenti su errori tipici nel calcolo dei costi (esempio 1) Mark deve decidere se andare a sciare o recarsi a far pratica presso lo studio di un commercialista suo amico. Se Mark va in montagna ottiene una soddisfazione misurabile in 60, ma deve spendere 40. Se invece va in ufficio ottiene 45. Quale sarà la scelta di Mark? 5
6 Esperimenti su errori tipici nel calcolo dei costi (soluzione) Se la risposta è andare a sciare, si compie un errore, ignorando l importanza dei costi opportunità. Il valore netto dell andare in montagna è dato da: = - 25 Il valore netto dell andare in ufficio è: 45 (60-40) = 25 Chiaramente andare in ufficio ha un valore netto più elevato Esperimenti su errori tipici nel calcolo dei costi (esempio 2) Un consumatore interessato al rispetto dell ambiente deve noleggiare un auto. Egli può scegliere fra due modelli. Il modello A ha le seguenti caratteristiche: 10 anni, prezzo di noleggio 100 /anno, consumo 1litro/10KM; il modello B: 10 anni, prezzo di noleggio 300 /year, consumo 1litro/20KM. Quale automobile dovrebbe essere scelta? 6
7 Esperimenti su errori tipici nel calcolo dei costi (soluzione) Se la risposta fosse: auto B in ogni caso, sarebbe la risposta errata perché implicherebbe l errore dovuto alla mancata considerazione di alcuni costi rilevanti (in uesto caso il costo dell inuinamento) Il ragionamento corretto porterebbe a considerare che il /Km Car A numero di auto da noleggiare è limitato. Quindi se tutti i consumatori Car B domandassero prima il modello B, ad un certo punto ueste auto si esaurirebbero. Ma se gli ultimi richiedenti 300 fossero anche uelli che guidano di più, si avrebbe un aumento inuinamento. a risposta 100 corretta è noleggiare auto B solo se si pensa di guidare più di 4000 Km 4000 Km a Nozione di Profitto in Economia Profitto economico e contabile non coincidono Il Profitto economico è pari alla differenza fra ricavi economici (espliciti e impliciti) e costi economici (impliciti ed espliciti). Per esempio: si supponga che il ricavo totale alla carpenteria Good Wood sia 400$ al giorno. Con costi totali pari a 180$, il profitto contabile ammonterebbe a 220$ al giorno. Se il carpentiere fabbricasse i mobili da solo, i costi cadrebbero di 100$, ed il profitto contabile aumenterebbe di conseguenza dello stesso ammontare. D altra parte il profitto economico non muterebbe (perché terrebbe conto della remunerazione per l attività produttiva svolta in proprio dal carpentiere). 7
8 e scelte delle imprese Esiste una forte analogia fra il problema del consumatore e uello dell imprenditore In entrambi i casi si tratta infatti di operare scelte in condizioni di scarsità (ossia in presenza di un vincolo stringente): anche il comportamento dell imprenditore può essere rappresentato in un contesto obiettivi-vincoli che implica la scelta fra opportunità alternative Massimizzazione del profitto e minimizzazione dei costi Come il consumatore, anche l imprenditore è un agente razionale o scopo normalmente ipotizzato per l imprenditore consiste nella massimizzazione del profitto In un contesto nel uale l imprenditore non può agire sul prezzo di vendita del prodotto, l obiettivo della massimizzazione del profitto è euivalente alla minimizzazione dei costi 8
9 Massimizzazione del profitto e minimizzazione dei costi Il problema di scelta dell imprenditore potrà dunue essere rappresentato come: Max profitto soggetto al vincolo di costo Min costo soggetto al vincolo funzione di produzione a funzione di produzione Input FDP Output È la relazione tecnica che indica il massimo prodotto (output) ottenibile da una data combinazione di fattori produttivi (input) Q = Q(x 1, x 2,, x n ) 9
10 I fattori di produzione È possibile distinguere tra: Fattori di produzione fissi input la cui uantità non può essere variata nel periodo di tempo considerato Fattori di produzione variabili input la cui uantità può essere variata nel periodo di tempo considerato a distinzione tra breve e lungo periodo Breve periodo è un intervallo di tempo sufficientemente breve in cui almeno un fattore di produzione è fisso ungo periodo è un intervallo di tempo sufficientemente ampio affinché tutti gli input possano essere variati; nel lungo periodo tutti i fattori di produzione sono variabili 10
11 a funzione di produzione standard Come nel caso della scelta del consumatore, in cui si analizzava la presenza di due beni Anche nel caso della produzione si opera una scelta fra due input, di norma indicati come capitale e lavoro Pertanto la funzione di produzione è genericamente indicata come Q = F (,K) a funzione di produzione nel breve periodo Consideriamo il caso in cui un solo input (il lavoro ) sia variabile Q = () Illustriamo i concetti di Produttività media Produttività marginale 11
12 Rendimenti nel breve periodo Produttività media PME = ()/ È data dal rapporto tra il livello di output e la uantità di input utilizzata per ottenerlo Produttività marginale PMG = Δ()/Δ Indica la variazione di output dovuta a un incremento unitario dell input egge della produttività marginale decrescente Quando uantità crescenti di un fattore variabile sono combinate a uantità date di un fattore fisso, a partire da un certo livello produttivo ogni unità addizionale del fattore variabile produrrà un minore output addizionale rispetto all unità precedente Es.: il numero ottimale di lavoratori da impiegare per l utilizzo di un certo macchinario; oppure il numero di agricoltori ottimale per coltivare un appezzamento; oppure il numero di pescatori che operano sullo stesso lago 12
13 Relazione tra produzione totale e produttività media e marginale B A a produzione totale è crescente fino al punto B; da 0 ad A la produzione cresce a tasso crescente, mentre tra A e B cresce a tasso decrescente C D E A B a produttività media (PME ) è crescente uando la produzione totale è crescente, ma prima che uest ultima raggiunga il massimo (punto D), diventa decrescente (punto C) C PME 13
14 C D B A B a produttività marginale (PMG )è crescente fin uando la produzione totale aumenta in modo più che proporzionale all aumento dell input variabile (punto B). Poi comincia a diminuire fino a diventare negativa (punto D) PMG D C D E A B C a produttività media (PME ) e la produttività marginale (PMG ) non sono indipendenti: finchè la produttività media è crescente (fino al punto C), la produttività marginale è superiore alla produttività media; successivamente il rapporto fra le due grandezze si inverte. PME PME e PMG si intersecano nel punto di massimo di PME PMG 14
15 a funzione di produzione nel lungo periodo Nel lungo periodo tutti gli input sono variabili Considerando i due fattori produttivi capitale e lavoro si avrà: Q = F(,K) a funzione di produzione con due input variabili Se consideriamo tutte le possibili combinazioni di capitale e lavoro che possono generare il medesimo livello di produzione, Q 0 K è possibile rappresentare la funzione di produzione nel piano (,K) attraverso curve di livello dette isouanti 15
16 a mappa degli isouanti A curve più lontane dall origine corrispondono livelli di produzione maggiori ( 2 > 1 > 0 ) Gli isouanti sono curve decrescenti Gli isouanti non si intersecano tra loro Gli isouanti sono curve convesse K Il saggio marginale di sostituzione tecnico Indica di uanto deve aumentare la uantità utilizzata di un input nel caso di una riduzione unitaria della uantità utilizzata dell altro input, se si vuole mantenere costante il livello di produzione è pari, in valore assoluto, al rapporto tra le produttività marginali dei due input ΔK SMST K, = = Δ PMG PMG K 16
17 Il saggio marginale di sostituzione tecnico Perché il SMST è pari al rapporto fra le produttività marginali? Si può ricavare uesta definizione ricordando che l isouanto implica un livello di produzione inalterato al variare degli input. Pertanto si ottiene differenziando totalmente la funzione di produzione e ponendo tale differenziale a zero: Q Q ΔQ(, K) = dk + d = 0 K dk d = Q Q K I rendimenti di scala Si misurano uando si variano nella stessa proporzione tutti gli input Rendimenti costanti di scala un aumento percentuale degli input produce lo stesso incremento percentuale di output Rendimenti crescenti di scala un aumento percentuale degli input produce un incremento più che proporzionale dell output Rendimenti decrescenti di scala un aumento percentuale degli input produce un aumento meno che proporzionale dell output 17
18 Economie di scala E un espressione più generale del concetto di rendimenti crescenti di scala C Un impresa gode di economie di scala se i costi medi di produzione diminuiscono all aumentare dell output prodotto Q Motivazioni alla base delle economie di scala Motivazioni tecnologiche Rendimenti crescenti di scala Motivazioni non tecnologiche Specializzazione e divisione del lavoro Indivisibilità Il «principio del contenitore» Maggiore efficienza dei macchinari grandi Prodotti congiunti Produzione a stadi successivi Economie di organizzazione Costi comuni Economie finanziarie Economie di varietà ECONOMIE DI SCAA A IVEO DI IMPRESA ECONOMIE DI SCAA A IVEO DI IMPIANTO 18
19 Diseconomie di scala E un espressione più generale del concetto di rendimenti decrescenti di scala C Un impresa sopporta diseconomie di scala se i costi medi di produzione aumentano all aumentare dell output prodotto Q Motivazioni alla base delle diseconomie di scala Problemi gestionali e di coordinamento Peggioramento delle relazioni industriali I lavoratori possono sentirsi alienati 19
20 a misurazione dei rendimenti di scala sulla mappa degli isouanti K Rendimenti Decrescenti Rendimenti Costanti Rendimenti Crescenti I costi di produzione I costi di produzione dipendono dalla produttività dei fattori dal prezzo dei fattori Se i mercati dei fattori sono in concorrenza perfetta Se, data la funzione di produzione, scegliamo la uantità utilizzata dei fattori di produzione in modo da minimizzare i costi Il costo dipende solo dall output CT = CT() 20
21 Costo totale nel breve periodo I costi totali di produzione CT = CT() sono dati dalla somma di: Costi fissi (CF) dato dal costo per acuisire i fattori di produzione fissi Costi variabili (CV) dato dal costo per acuisire i fattori variabili Costo medio È pari al costo per unità di produzione CT CME = Si può distinguere tra costo fisso medio (CFME) e costo variabile medio (CVME) (CME = CFME + CVME) CF CFME = CV CVME = 21
22 Costo marginale È la variazione di costo dovuta a un incremento unitario di produzione CMG = ΔCT Δ I Costi marginali sono influenzati solo dai costi variabili a relazione tra costo totale, costo medio e marginale CT A CFME CF CFME il costo fisso medio è sempre decrescente CFME 22
23 a relazione tra costo totale, costo medio e marginale CT A B C CT CV CF CVME Il costo medio variabile è dapprima decrescente (fino al punto B) poi diventa crescente CME CVME CME CVME CME Il costo medio totale ha lo stesso andamento, ma decresce fino al punto C (in uanto incorpora la componente di costo fisso che è sempre decrescente) a relazione tra costo totale, costo medio e marginale CT CMG A CF CMG CMG Il costo marginale è decrescente fino a che il costo totale aumenta in modo meno che proporzionale al crescere del livello di produzione; in seguito è crescente. Analiticamente è la derivata del costo totale. 23
24 a relazione tra costo totale, costo medio e marginale CT CME CMG A CF CMG CME a curva di CMG ha il punto di minimo in corrispondenza del ivello produttivo dove il costo totale ha un punto di flesso; la curva di CMG interseca le curve di costo medio (CME e CVME) nel loro punto di minimo CVME I costi di lungo periodo Il costo totale nel caso di due input variabili e K èpari a CT = w + rk Fissando il livello di costo CT 0 è possibile rappresentare il costo totale nel piano (,K) Otteniamo la retta di isocosto 24
25 a retta di isocosto È la retta i cui punti sono costituiti dalle combinazioni dei due input che implicano lo stesso livello di costo totale di produzione per l impresa K CT 0 /r w/r CT 0 /w a mappa degli isocosti K A rette più lontane dall origine corrispondono combinazioni dei due input che comportano un costo maggiore per l impresa 25
26 a combinazione ottima degli input Dato il livello di produzione fissato, *, l impresa sceglie la combinazione dei fattori in modo da minimizzare il costo di produzione K a combinazione (*, K*) ottima corrisponde al punto di tangenza tra isocosto e isouanto K* * E * a combinazione ottima degli input Nel punto di scelta ottima SMST PMG = PMG K = w r PMG w = PMG r K Il criterio di scelta della combinazione ottima degli input è dato dall uguaglianza delle produttività marginali ponderate 26
27 a combinazione ottima degli input Perché nel punto di scelta ottima il SMST eguaglia il prezzo relativo dei fattori produttivi? Come nel caso della scelta del consumatore, anche per la produzione vale l idea che l incentivo all intervento sul mercato sia determinato da un calcolo di convenienza. Se la produttività relativa dei fattori è superiore al prezzo relativo, significa che se il capitale viene detenuto nell impresa è relativamente meno produttivo, rispetto a uanto vale per il mercato; perciò conviene cedere capitale per acuisire lavoro. Se la produttività relativa dei fattori è inferiore al prezzo relativo, significa che se il lavoro viene detenuto nell impresa è relativamente meno produttivo, rispetto a uanto vale per il mercato; perciò conviene cedere lavoro per acuisire capitale. a curva di costo medio di lungo periodo (CMEP) e ipotesi alla base della costruzione della curva I prezzi dei fattori sono dati o stato della tecnologia e la ualità dei fattori sono dati impresa sceglie, dato il livello di output, la combinazione di input che minimizza il costo 27
28 a forma della curva CMEP È possibile che le curve di costo medio di lungo periodo assumano diverse forme Decrescente, uando vi sono economie di scala Crescente, uando vi sono diseconomie di scala Costante, uando i costi sono costanti a forma della curva CMEP Generalmente si ipotizza che la curva CMEP abbia una forma a U Fino a un certo livello di produzione (1) all aumentare della produzione si manifesteranno le economie di scala Quando le economie di scala sono state sfruttate i costi medi rimarranno costanti Infine, uando il livello di produzione supera un certo limite (2) cominceranno a manifestarsi le diseconomie di scala 28
29 a forma della curva CMEP Costo Scala Efficiente Minima CMEP ECONOMIE DI SCAA COSTI COSTANTI DISECONOMIE DI SCAA 1 2 a relazione tra le curve di costo medio di breve e di lungo periodo Nel lungo periodo un impresa può considerare di variare il fattore il cui ammontare è fisso nel breve periodo e ottenere così per ogni livello di tale fattore la corrispondente curva di costo medio di breve periodo a curva di costo medio di lungo periodo rappresenta l inviluppo inferiore delle curve di costo medio di breve periodo 29
30 a relazione tra le curve di costo medio di breve e di lungo periodo Costi CMEBP 1 CMEBP 2 CMEBP 3 CMEBP 4 CMEP 30
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