Duomo di Milano, 13 aprile 2013 INCONTRO MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE. Lectio e meditatio
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- Giustina Giorgina Bellini
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1 Duomo di Milano, 13 aprile 2013 INCONTRO MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE Lectio e meditatio Lc 22,19-27 Il Signore Gesù poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi». «Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l un l altro chi di loro avrebbe fatto questo. E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. È bello ritrovarsi insieme qui in Duomo, nel cuore della nostra Chiesa diocesana, accolti e benedetti dal nostro Arcivescovo. Siamo qui per ascoltare insieme la Parola di Dio e per pregare, stretti nel forte abbraccio del Cristo risorto presente nell Eucaristia. Voi tutti che oggi siete qui e che avete risposto generosamente all invito che vi è stato rivolto siete ministri straordinari della Comunione Eucaristica. Ministri! Questa parola, che ha una forte risonanza, merita di essere subito sottolineata: siamo abituati a sentirla pronunciare in contesti che richiamano prestigio e potere. Non è così per noi (e forse non dovrebbe esserlo per nessuno): nella lingua dei Vangeli questa parola significa una cosa sola: servitori. Voi dunque siete ministri nel senso di servitori di Cristo, uomini e donne che il Signore ha preso a suo servizio per il bene degli altri.
2 Tutto il vostro servizio, cioè il compito che vi è stato affidato, deriva dall Eucaristia e trova senso a partire dall Eucaristia. Voi offrite il pane della vita, lo donate. Quel pane giunge agli altri attraverso le vostre mani, soprattutto quando lo portate ai malati. Il gesto è semplice ma potentissimo. È così per tutti i Sacramenti. Una delle caratteristiche più stupefacenti di Dio è proprio questa: egli si fa presente in modo discreto e delicato. La sua benevolenza si esprime così, attraverso la scelta di ciò che nel mondo è piccolo ma essenziale: il pane, l acqua, il vino, l olio. Non sono forse questi i segni dei Sacramenti? Gesti immensi attraverso segni umili: è così che ci vengono incontro i santi misteri. Dunque, l Eucaristia è la sorgente del vostro compito a servizio del fratelli. È bene perciò che, convocati qui insieme, meditiamo brevemente su una delle pagine che ci racconta l ultima cena del Signore, quando egli donò ai suoi discepoli per la prima volta il sacramento della sua presenza eucaristica. Abbiamo scelto e abbiamo ascoltato il racconto tratto dal Vangelo di Luca. C è qui un particolare che non troviamo negli altri Vangeli: quello del grande desiderio di Gesù. Scrive infatti l evangelista Luca: Quando venne l ora prese posto a tavola e gli apostoli con lui e disse loro: Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più finché essa non si compia nel Regno di Dio (Lc 22,14-16). La sottolineatura è molto forte. Gesù ha Tanto desiderato mangiare quella Pasqua con i suoi discepoli. Dobbiamo presumere che egli abbia fortemente atteso questo momento e che il suo pensiero fosse rivolto da tempo a questo banchetto pasquale. In effetti, nel brano che precede quello che abbiamo appena ascoltato l evangelista Luca riferisce che Gesù aveva già provveduto a trovare la sala per la cena e che questa sala era già stata opportunamente arredata (cf. Lc 22,7-13). Perché Gesù ha tanto desiderato quella cena pasquale? Perché gli stava così tanto a cuore? Dal testo stesso ricaviamo che le ragioni di un tale desiderio sono due, strettamente connesse: in primo luogo, Gesù ha tanto desiderato mangiare con i discepoli quella cena pasquale perché sarà l ultima: Vi dico, infatti, che non la mangerò più finché non si compia nel 2
3 regno di Dio (Lc 22,16). In secondo luogo, perché quell ultima cena sarà unica, cioè del tutto singolare. In essa avverrà qualcosa di assolutamente inatteso, che segnerà per sempre la storia dell intera umanità. In quella cena, infatti, Gesù donerà il suo corpo e il suo sangue come memoriale perenne: Fate questo in memoria di me! (Lc 22,19). In sostanza, il grande desiderio di Gesù si spiega così: egli sa che in questa sua ultima cena pasquale i suoi discepoli riceveranno da lui il dono misterioso dell Eucaristia, quel dono che egli volentieri offrirà loro come espressione del suo amore e come principio di vita nuova. Ma questo desiderio di Gesù può essere meglio compreso proprio meditando su ciò che l Eucaristia è in grado di realizzare. Gesù sa bene quali straordinari benefici i suoi discepoli riceveranno attraverso l Eucaristia. A questo appunto egli guarda; questo desidera realizzare. Che cosa dunque? Possiamo identificare tre aspetti o tre risvolti del desiderio di Gesù che trova compimento nel dono dell Eucaristia. In primo luogo, attraverso l Eucaristia Gesù dà compimento al suo desiderio di stare con i suoi discepoli, di non abbandonarli, di non lasciarli soli, ma anche di sentirsi lui stesso confortato da loro in un reciproco legame di affetto. Questo è il mio corpo - egli dice - cioè la mia persona, la mia presenza che oltrepassa i confini del tempo e che mai verrà meno. Io sarò sempre con voi - sembra dire Gesù ai suoi discepoli. Del resto, nel Vangelo di Giovanni più volte Gesù lo ripete: Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi (Gv 14,18). E nel Vangelo di Matteo queste sono le sue ultime parole: Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo (Mt 28,20). In secondo luogo, attraverso l Eucaristia Gesù dà compimento al suo desiderio di vedere i suoi discepoli liberati dal male, riscattati, salvati, introdotti nella vita luminosa dei figli di Dio e quindi carichi di speranza. Nella libera decisione di accettare la morte in croce, Gesù ha vinto il male che ha ispirato quel progetto assurdo e ha dimostrato che l amore è più forte dell odio e della gelosia. Il suo sangue è versato nella mitezza, senza desiderio di vendetta. Egli è l agnello mansueto che si immola per dare dignità alla sofferenza e insieme per dare speranza al mondo. Così si inaugura la salvezza e vengono diradate per sempre le tenebre della morte. 3
4 Infine, attraverso il dono dell Eucaristia Gesù dà compimento al suo desiderio di vedere i suoi discepoli uniti, concordi, non divisi, non dispersi. Il pane spezzato e distribuito, quel pane che è il suo corpo, diviene infatti principio di unità. Tutti ne ricevono, tutti ne mangiano ed entrano così in comunione con lui e tra di loro. Che siano una cosa sola, o Padre, come noi lo siamo - aveva detto Gesù nella sua preghiera prima della passione (Gv 17,21-22). La fede nel Cristo risorto crea nuovi legami e fa esistere la comunità dei salvati, la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato (1Pt 2,9), nel quale tutti hanno un cuore solo e un anima sola (cf. At 4,22) e vivono il comandamento della carità: Da questo sapranno che siete miei discepoli, dall amore che avrete gli uni per gli altri (Gv 13,35). Questo è dunque il frutto dell Eucaristia, ciò che Gesù desidera realizzare per noi, ciò che appaga la sua volontà di bene a nostro favore. Da questo mistero celebrato nella fede sorge anche un ministero conforme ad esso, cioè un incarico, un modo di servire. Non è un caso che l evangelista Luca mentre riferisca - l abbiamo ascoltato - un dialogo avvenuto tra Gesù e i discepoli durante l ultima cena, il cui tema è quello del servire : Sorse anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: I re delle nazioni le governano e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così: ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane e colui che governa come colui che serve (Lc 22,24-27). Gesù, dunque, pensa ai suoi discepoli e alla loro testimonianza in termini eucaristici e proprio per questo chiede loro di farsi servitori degli altri. È la luce nella quale va considerato anche il vostro incarico, il servizio per cui avete ricevuto il mandato. In questo senso, come dicevano, voi siete ministri. Ed ecco allora le tre caratteristiche del vostro incarico, in linea con il mistero dell Eucaristia che ne costituisce il fondamento e la sorgente. Alla luce di quanto abbiamo detto sin qui, penso che queste caratteristiche si possano riassumere in tre parole: 1) vicinanza, 2) consolazione, 3) comunione. Vicinanza, anzitutto. Voi portate ai fratelli e alle sorelle nella fede la presenza sacramentale del Signore Risorto che ama farsi vicino, che desidera visitare l umanità, raggiungerla nei luoghi in cui vive, gioisce e soffre. La sua 4
5 è una presenza amica, che strappa dalla solitudine e riempie il cuore di pace. È bello pensare che Cristo si fa vicino agli altri anche attraverso di noi; che può entrare nelle case proprio perché noi ve lo portiamo. Sentiamoci onorati di poter far questo e insieme conserviamo in noi una profonda umiltà. Non siamo noi le persone importanti, ma il Signore della vita ha voluto che noi potessimo essere suoi ambasciatori. L amore nascosto nel mistero dell Eucaristia può rivelarsi agli altri anche attraverso il nostro affetto e la nostra sollecitudine. Sarà importante che chi accoglie lui nel mistero del suo sacramento senta che anche noi siamo vicini, che anche noi, come ministri, sentiamo nostra la loro vita, che abbiamo piacere di stare con loro, di ascoltare, di parlare, di condividere. Saranno importanti il nostro sguardo, le nostre parole ma anche i nostri silenzi rispettosi, i nostri gesti semplici e solenni, che derivano dalla consapevolezza di trovarci insieme di fronte al grande mistero dell Eucaristia. Che la nostra sia una presenza amica, desiderata, attesa, che accompagna quella certo molto più importante del Signore Gesù, l Agnello mite e onnipotente. Seconda parola: consolazione. L Eucaristia che distribuiamo è pegno di salvezza, è il pane della vita, è fonte di speranza, è il dono di colui che ha vinto il peccato e la morte. Il Risorto ripete a coloro che lo incontrano vivo: Non temete! e ancora: Pace a voi!. Chi porta l Eucaristia, soprattutto nelle case, è chiamato a portare conforto, è un testimone di speranza, è un messaggero di consolazione. Soprattutto là dove c è sofferenza e dove alto è il rischio della tristezza il ministro della Comunione Eucaristica è chiamato ad accendere una luce, ad offrire un sorriso fraterno, una spalla su cui almeno per un breve momento potersi appoggiare, senza la pretesa di risolvere situazioni complesse ma con il semplice desiderio di far percepire la forza amorevole del Cristo nell Eucaristia, una forza che ha la forma dell affetto e della tenerezza. Il pane dell Eucaristia è nutrimento che sostiene nel cammino, è il segno che il nostro Salvatore ci custodisce mentre ci accompagna. Infine, la terza parola: comunione. Ministri della Comunione eucaristica, voi siete anche ministri della comunione ecclesiale. Attraverso di voi, che entrate nelle case dei malati e degli anziani, la Chiesa del Signore si fa presente. Grazie a voi, i fratelli e le sorelle che non possono uscire dalle loro case possono sentire che fanno parte di una comunità di credenti. Quell Eucaristia che viene celebrata nella propria chiesa parrocchiale e che rinsalda i legami di comunione è l Eucaristia a cui anche i malati partecipano, ricevendo la comunione che voi portate, seppure non 5
6 contemporaneamente. È per tutti immensamente consolante sapere che siamo di qualcuno, che abbiamo una famiglia che si ricorda di noi e che questa famiglia è la Chiesa di Cristo. Voi, cari ministeri della Comunione, siete tra quelli che rendono possibile tutto questo, date respiro a tante persone proprio perché fate sentire loro la bellezza di appartenere alla Chiesa. Di questo la Chiesa vi è grata, perché attraverso di voi in questo modo si rivela e si edifica. Queste tre parole, dunque, vi accompagnino sempre: vicinanza, consolazione, comunione. Esse guidino e ispirino il vostro servizio. Il pane della vita che è l Eucaristia giunge agli altri attraverso le vostre mani, soprattutto quando lo portate ai malati. Ma non è pensabile che questo pane venga offerto solo dalle vostre mani: deve essere offerto da tutta la vostra persona. Quelle mani rimandano al vostro volto, al vostro sguardo, al vostro cuore. È con tutto voi stessi che voi date la comunione perché voi per primi l avete ricevuta. Sia davvero così, per la grazia dello stesso Cristo Signore che vi ha chiamato a servirlo nell umiltà e nella gioia. Concludo con un rinnovato e sincero ringraziamento a tutti voi per quanto state facendo e per come lo state facendo. Vi invitiamo a proseguire con generosità nell esercizio di questo compito a beneficio di tutta la Chiesa. Sentitevi accompagnati e sostenuti dalla simpatia e dall affetto di tutta la Chiesa Diocesana. Il Signore vi accompagni con la sua benedizione. Mons. Pierantonio Tremolada Vicario Episcopale per l Evangelizzazione e i Sacramenti 6
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