Il Piccolo 27 maggio 2015

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1 Il Piccolo 27 maggio 2015 Neurologia e nefrologia, ok per i primari L ospedale di Gorizia riesce a salvare i due reparti, ora si aspetta solo che la Regione completi la riorganizzazione di Francesco Fain. Il timore, nemmeno troppo velato, era che la scure sui primariati si abbattesse anche su Neurologia (decretandone la morte del reparto) e su Nefrologia e Dialisi, specialità importanti dell ospedale di Gorizia. La preoccupazione era così elevata che nella maxi-mozione presentata dal capogruppo del Pd Giuseppe Cingolani e fatta propria dal sindaco Ettore Romoli nell ultima seduta del Consiglio comunale si faceva riferimento alla scarsa chiarezza del Pal (Piano attuativo locale) sul futuro di questi reparti. Ma oggi arrivano solide rassicurazioni dall Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina. Per quanto riguarda il primariato di Neurologia, «le procedure di concorso per l individuazione del responsabile della struttura - spiega la direzione generale - saranno avviate non appena la Giunta regionale approverà le schede relative alle strutture operative complesse delle aziende sanitarie». Il primario, dunque, verrà nominato. Per quanto riguarda, invece, la funzione di Neurologia «è previsto il suo mantenimento con letti di degenza in sede organizzati in Area medica e attività ambulatoriale nell altra sede». Preoccupazioni infondate anche riguardo al primariato di Nefrologia e Dialisi. Innanzitutto, è previsto il mantenimento della funzione, appunto, di Nefrologia e Dialisi con letti di Day hospital in area medica. «Anche in questo caso, le procedure di concorso per l individuazione del responsabile della struttura - ribadiscono i vertici dell Ass unica - saranno avviate non appena la Giunta regionale approverà le schede relative alle Strutture operative complesse delle aziende sanitarie». Solo una questione di tempistica, quindi. Ma la direzione generale dell Ass Bassa Friulana-Isontina dice anche altro. La Regione prevede per il presidio di Gorizia-Monfalcone «una struttura di Chirurgia Generale e una di Ortopedia e traumatologia con attività programmata e di ricovero in entrambe le sedi. È prevista altresì una modesta riduzione dei posti letto chirurgici e un aumento dei posti letto di riabilitazione. Tale riorganizzazione è giustificata in parte dagli attuali tassi di occupazione dei posti letto del dipartimento chirurgico, in parte ai fini dell adeguamento agli standard ospedalieri sui posti letto per acuti e riabilitativi previsti dal decreto Balduzzi. Al momento la carenza di posti letto riabilitativi rende necessaria a volte la conduzione della fase riabilitativa presso strutture private accreditate. L organizzazione per intensità di cure è già di fatto sostanzialmente avviata presso i presidi di Gorizia e Monfalcone in quanto l assistenza è organizzata a livello dipartimentale con una sezione di Week Surgery». Non ci sono pericoli di smembramento nemeno per Anestesia e Rianimazione. «Tale funzione viene garantita, come previsto dalla delibera della giunta regionale, con una struttura presso ciascuna sede del presidio ospedaliero di Gorizia-Monfalcone con 10 posti letto intensivi (4-6 per sede) da organizzarsi in un area comune di degenza (Area di Emergenza)». Ma il Consiglio comunale, attraverso la mozione Cingolani, venga aumentato il numero degli infermieri per l Assistenza domiciliare integrata (Adi), il cui tasso di presenza nel nostro Distretto è tra i più bassi in regione. «Dopo la chiusura del dipartimento materno-infantile di Gorizia, il personale non medico che vi lavorava è stato impiegato solo in minima parte per potenziare i servizi territoriali. Si crei un servizio sovra distrettuale per la terapia del dolore e le cure palliative, in grado di garantire gli interventi sul territorio almeno per 5 giorni alla settimana in entrambi i Distretti, secondo quanto previsto dalla Legge di riordino», rammentano i consiglieri comunali goriziani 1

2 Messaggero Veneto 27 maggio 2015 Blasoni torna alla carica: pronti a realizzare l hospice Il gruppo Sereni orizzonti si propone come partner privato per costruire l opera La telefonata a Renzulli: dal project financing all ingresso nella Fondazione di Giacomina Pellizzari. Il gruppo Sereni orizzonti non molla e torna a proporsi come partner privato per la costruzione dell hospice, la struttura per malati terminali ora provvisoriamente ospitata al Gervasutta. L azionista di maggioranza, Massimo Blasoni, già consigliere regionale e coordinatore di Forza Italia, ha messo i ferri in acqua nel corso di un recente colloquio telefonico con il presidente della Quiete, l onorevole Gabriele Renzulli. «Ho parlato con il presidente della Quiete al quale -conferma Blasoni - ho confermato la disponibilità di Sereni orizzonti a partecipare a una partnership pubblico-privata per la realizzazione dell hospice, anche assieme a La Quiete». Il progetto che prevede l hospice nell ex caserma Piave, a Udine sud, si è arenato perché i 4,5 milioni di euro a disposizione della fondazione Morpurgo Hofmann non bastano per completare l opera. La Regione dovrebbe aggiungere un altro milione, ma non sembra così intenzionata a farla. Sta ragionando se aprire il cantiere in quel luogo o se accettare la proposta ricevuta dalla Quiete che potrebbe trasferire proprio nell area dismessa di via Calatafimi 120 posti di Rsa e accollarsi l hospice. Questo il contesto in cui si inserisce il gruppo Sereni orizzonti pronto a tirare fuori il milione che manca. «Due mesi fa - ricorda Blasoni - abbiamo scritto a Comune, Asl e Regione rendendoci disponibili a realizzare rapidamente l opera che la città attende da 10 anni, ma ancora non abbiamo ricevuto risposte». Due le strade indicate da Blasoni per raggiungere l obiettivo: «Sereni orizzonti può farsi soggetto promotore di un project financing e garantire con oneri a proprio carico la realizzazione dell hospice». Oppure: «Entrare nella compagine sociale della Fondazione che è chiamata a costruire e gestire la struttura, apportando le risorse mancanti per cantierare i lavori. Per quel che ci riguarda - insiste Blasoni - siamo pronti a partire anche domani mattina». In entrambi i casi si tratterebbe di «operazione normalissima già effettuate in molte parti del Paese» continua Blasoni nell evidenziare che «in entrambi i casi si tratterebbe di procedure di gara pubblica a cui potrebbe partecipare qualsiasi soggetto interessato, a tutto vantaggio della Pubblica amministrazione che potrà scegliere tra più proposte e dei cittadini che vedranno realizzato l hospice. Chiarito tutto ciò, Blasoni rende noto di aver «ufficialmente chiesto un incontro al sindaco per valutare con lui come eventualmente procedere. La missiva è stata indirizzata anche al presidente e vice presidente della commissione Politiche sociali e ai capigruppo consiliari perché «ulteriori ritardi - conclude Blasoni - sarebbero solo un danno per cittadini». A San Daniele e Tolmezzo primario unico per Ostetricia I 14 sindaci del Distretto, «profondamente delusi», chiedono a Serracchiani un incontro urgente All ospedale: due punti nascita e un solo direttore, in tutta la regione non c è un caso simile di Anna Casasola. SAN DANIELE. Un incontro urgente, anzi urgentissimo: lo chiedono - in una lettera che porta la data del 25 maggio - alla presidente Serracchiani i sindaci (14) del Distretto socio-assistenziale del Sandanielese, «profondamente delusi» dal riassetto dei primariati disposto dalla giunta regionale «dal quale - scrivono - abbiamo recepito che il reparto di Ostetricia e ginecologia dell ospedale di San Daniele condividerà il primario con quello di Tolmezzo». «La decisione di non riconoscere al punto nascite di San Daniele la sua completezza organizzativa stride con il livello di eccellenza che esso ha fin qui prodotto e suona come un triste segnale di insensibilità, di sfiducia nei confronti del nostro territorio e degli operatori sanitari». Da queste 2

3 considerazioni la decisione di scrivere alla presidente Serracchiani «per un immediato chiarimento». Nessuno stupore, nessuna meraviglia perché nella riforma, per quanto riguarda l ospedale di San Daniele, c è tutto quello che era stato annunciato. I medici non sono stati ascoltati. E loro non possono commentare. Nessuna esternazione sui riflessi della riforma Telesca sul Sant Antonio. È l ordine dall alto. Ma se nessuno dei medici in forze al nosocomio sandanielese può o vuole esporsi, i rumors tra i reparti ci sono. Tra le diverse questioni che dimostrano che l incontro di aprile, quando la presidente della Regione Serracchiani e l assessore Maria Sandra Telesca dopo la visita a tutti i reparti hanno incontrato medici e dirigenza dell ospedale, non ha avuto alcun effetto e che i desiderata espressi sono rimasti inascoltati, il fatto che due dei punti nascita più importanti della Regione, Tolmezzo e San Daniele, condivideranno a scavalco lo stesso primario. «Saremo gli unici in tutta la Regione» affermano dal Sant Antonio con un filo di ironia. «Sì perché negli altri reparti di ostetricia, laddove hanno fatto delle fusioni, a fronte di due reparti uniti, vi è un solo punto nascita» affermano tra i reparti. È il caso degli ospedali di Palmanova, che condivide il primario di ostetricia con Latisana e di Gorizia, unita con Monfalcone. Anche qui è rimasto un unico punto nascita. «Si vede che lì la parte politica ha saputo farsi ascoltare di più» dicono fuori dai denti al Sant Antonio. E la frecciatina non va certo al sindaco di San Daniele Paolo Menis, «che quando ha potuto si è sempre mosso a nostro favore» ma a tutti i sindaci del territorio collinare. Gli stessi che oggi, solo oggi, invitano la presidente Serracchiani a un incontro. San Daniele e Tolmezzo, come largamente annunciato nella fase interlocutoria da parte della Regione, condivideranno il primario di Ostetricia e Ginecologia: «e questo a fronte di risultati, in termini di nascite annuali, di primordine. Pordenone avrà il suo primario, come Udine ma anche come ospedali laddove nascono meno bimbi come Palmanova e Latisana. Ovvero un primario per punto nascita». Per i medici del Sant Antonio comunque, nonostante la rabbia, non è il momento di tirare i remi in barca perché «adesso c è un altra battaglia da combattere ovvero come materialmente si concretizzerà il primariato unico». Al di là comunque del caso specifico che tocca sul vivo la sanità sandanielese, diversi punti della riforma rappresentano per molti un nervo scoperto. «Parlano del fatto che con la riforma di taglieranno complessivamente 80 primariati quando in effetti spiegano dal Sant Antonio 40 sono già stati tolti non essendoci state le nomine di chi nei vari posti se n è andato». A San Daniele comunque il grosso rammarico è nel non essere minimamente stati ascoltati. Il pronto soccorso supera l'esame A Lignano si attende il prolungamento del week-end al lunedì prima dell'estate di Rosario Padovano. LIGNANO. Dopo l'ottimo lavoro effettuato nel corso del lungo e tribolato (ma meno degli anni scorsi) ponte di Pentecoste si torna alla normalità nel piazzale San Giovanni Bosco. Nel senso che il punto di primo intervento resterà chiuso, almeno fino al prossimo fine settimana. Si confida comunque in una svolta, che può essere decisa a breve. L'amministrazione comunale comunque sta adoperandosi affinché il pronto soccorso resti aperto in modo continuativo, in regime h24, dai primi di giugno e fino al prossimo settembre. Massimo Brini, assessore al turismo della località lignanese, traccia un bilancio positivo della Pentecoste, anche dal punto di vista sanitario. "Abbiamo registrato - osserva Brini - meno situazioni critiche rispetto agli anni precedenti. Devo dare atto che la collaborazione, anzi la sinergia tra forze dell'ordine e gli operatori sanitari è stata determinante. Anche la campagna informativa messa a punto ha dato i suoi effetti. Non possiamo lamentarci". Brini e la giunta convengono che le aperture a singhiozzo del pronto soccorso in questa prima fase di stagione balneare (scattata domenica 3 maggio con apertura degli stabilimenti il giorno 1) penalizzano troppo la località e i suoi utenti. Brini a suo modo risponde anche alle critiche mosse da Marco Donà; lamentele che però, ed è giusto specificarlo, non erano indirizzate all'amministrazione. "Sappiamo che tutto questo è penalizzante - continua - abbiamo spiegato all'ass 2 che Lignano ha le sue esigenze. Dico di più: stiamo lavorando per l'apertura continuativa anticipata. Siamo a buon punto, speriamo di farcela". Saranno disponibili due ambulanze in regime h24 con pronto soccorso aperto. Il 29, il 30 e il 31 maggio sarà disponibile una 3

4 sola ambulanza con pronto soccorso sempre aperto. Per il mese di giugno, stando a indiscrezioni, il pronto soccorso resterà aperto dalle 8 alle 20 ogni giorno, con una sola ambulanza e il posto di primo soccorso chiuso nelle ore notturne (20-8), ma con il mezzo di soccorso assolutamente disponibile. Tutti i venerdì e i sabati di giugno il pronto soccorso rimarrrà aperto. Nel caso è sempre disponibile personale medico da Latisana. Punto nascita, i numeri dicono Latisana Il sindaco Benigno fa il confronto con Palmanova e dice : anche con meno parti da noi c'è un vantaggio economico di Paola Mauro. LATISANA. C è un vantaggio economico dietro i numeri, seppur piccoli, del punto nascita di Latisana. E la sua chiusura avrebbe una pesante conseguenza sul bilancio dell azienda sanitaria che dopo la fusione con l azienda goriziana parte già con un disavanzo di circa 20 milioni di euro. Dei 410 parti registrati a Latisana, nel 2014, il 57% riguarda donne residenti nella Bassa friulana, il 30% provenienti dal Veneto e un 10% dalle ex aziende 2, 4 e 6. «Quasi il 90% dei parti di Latisana riguarda donne provenienti da fuori regione, con un conseguente vantaggio economico per l azienda sanitaria, pari a circa 800 mila euro annui osserva, dati alla mano, il sindaco Salvatore Benigno ; in caso di chiusura del reparto materno infantile di Latisana a questo mancato introito ne andrebbe aggiunto un altro generato dalla fuga delle partorienti verso altri centri». La questione, non ancora risolta, di quale punto nascita mantenere operativo nella Bassa friulana, oggi sarà al centro dei lavori del consiglio regionale, attraverso una mozione presentata dal Movimento 5 Stelle, che si schiera a favore di Latisana: «Siamo fermamente convinti che debba essere mantenuto nella sede di Latisana il punto nascita si legge nella mozione all esame dell'aula oggi ; non può infatti essere il mero numero dei parti il fattore determinante nella scelta di quale mantenere tra Palmanova e Latisana. Al contrario dev essere tenuta in considerazione la particolare posizione geografica dell ospedale di Latisana, che lo pone, al pari di quello di Tolmezzo, come un presidio assolutamente indispensabile, in grado di garantire criteri di equità nell accessibilità e nella fruibilità dei servizi sanitari per tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia». Tornando a parlare di numeri, «che negli ultimi cinque anni ci tiene a ricordare il sindaco Benigno segnano un trend costantemente in calo, per entrambi gli ospedali», l aspetto di guadagno dimostrato da quelli di Latisana diventa una spesa a Palmanova: «Dei 760 loro parti cita Benigno solo il 40% riguarda residenti nella Bassa friulana, mentre il 60% proviene da fuori azienda (35% dall ex Ass 4 e il 25% dall ex Ass 2). È evidente che la chiusura dell area maternoinfantile di Palmanova non comporterebbe gravi disagi ai residenti del distretto est, avendo a pochi chilometri ben tre ospedali, Monfalcone, Udine e Latisana. Viceversa la chiusura di Latisana costringerebbe gli utenti a rivolgersi a strutture extraregionali, come Portogruaro, ammesso che il reparto materno infantile rimanga aperto, o in ospedali regionali distanti (Udine) o disagevoli da raggiungere». Pn Procreazione assistita L attività al via nel 2016 Definita dall Azienda sanitaria la tempistica per il trasferimento da Pordenone Lavori da 300 mila euro. Fecondazione eterologa, Sacile sarà centro regionale di Donatella Schettini. SACILE. Previsto per il prossimo anno il trasferimento del reparto di fisiopatologia della riproduzione umana dall ospedale di Pordenone a Sacile, per gli interventi di procreazione medicalmente assistita. L Azienda per l assistenza sanitaria ha definito la tempistica dello spostamento, voluto per superare i problemi che il servizio incontra attualmente al Santa Maria degli Angeli. Il trasferimento. Il reparto sarà trasferito al secondo piano dell ospedale sacilese, al posto degli spazi della medicina intensiva, mentre le sale operatorie verranno realizzate al primo piano. Trattandosi di un servizio particolare e diverso rispetto ad un normale reparto, sono necessari 4

5 interventi di adattamento con un investimento di 300 mila euro, fondi già disponibili. L iter per la realizzazione dei lavori è già cominciato: si interverrà soprattutto sulla parte impiantistica, per la crioconservazione dei gameti. «Abbiamo già approvato il progetto preliminare dei lavori, che abbiamo condiviso con il responsabile del servizio Francesco Tomei spiega il direttore generale della Aas 5, Paolo Bordon Entro giugno contiamo di effettuare la gara per la progettazione esecutiva che intendiamo affidare a un professionista esterno». La tempistica. Conclusa la fase della progettazione, in autunno ci sarà la gara per individuare la ditta chiamata a realizzare i lavori che, almeno nelle previsioni, cominceranno entro la fine dell anno. Il trasferimento del servizio, se tutto procederà come da calendario, è previsto per la tarda primavera del Il trasferimento del reparto di fisiopatologia della riproduzione umana alla struttura ospedaliera di Sacile era stato deciso a inizio anno per superare in maniera definitiva i limiti del padiglione ospedaliero a Pordenone nel quale è attualmente ospitato: ovvero spazi ristretti per il personale e poca privacy per le coppie. I numeri. L importanza che ha assunto nel tempo tale servizio è data dai numeri: nel 2014 sono state 379 le prestazioni Icsi (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo) e Fivet (fecondazione in vitro), l 85 per cento è per la prima pratica. Grande l attrattività da fuori regione: il 40 per cento dell utenza è rappresentato da coppie che provengono dal Veneto. Sono oltre 400 quelle in lista di attesa. Nei programmi della Azienda per l assistenza sanitaria del Friuli occidentale il trasferimento comporterà anche la possibilità di aumentare il numero di interventi annuali. Numero destinato comunque a salire con la pratica della fecondazione eterologa, di cui l ospedale sacilese sarà centro di riferimento regionale. 5

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