Meccanica statistica del gas rarefatto
|
|
- Paola Quarta
- 8 anni fa
- Visualizzazioni
Transcript
1 Meccanica statistica del gas rarefatto Francesco Zamponi INFM e Dipartimento di Fisica, Università di Roma La Sapienza, P.le A. Moro 2, 85 Roma, Italy (Dated: 8 febbraio 25) Si discute in breve la teoria del gas rarefatto attraverso la serie del viriale. Si mostra che, per densità sufficientemente bassa, le funzioni di distribuzione sono funzioni analitiche dei parametri termodinamici e le funzioni di correlazione connesse decadono esponenzialmente. Ne segue che a densità basse esiste un solo stato di Gibbs; in questa situazione l equazione di stato è ben approssimata dall equazione di Van der Waals. I. INTRODUZIONE La serie del viriale è una espansione in serie di potenze della densità ρ nell intorno di ρ dove ogni sistema di particelle classico si comporta come un gas perfetto. Si ottiene quindi una equazione di stato della forma βp ρ + B n (T )ρ n + B 2 (T )ρ + B 3 (T )ρ 2 + () n2 e i coefficienti B n (T ) sono detti coefficienti del viriale. Una espansione analoga si ottiene per tutte le funzioni di correlazione del sistema, come discuteremo nel seguito. La serie del viriale è uno degli esempi più noti di applicazione di tecniche diagrammatiche alla meccanica statistica; essa converge per densità sufficientemente basse e temperature sufficientemente alte permettendo di definire una regione del diagramma di fase (detta del gas rarefatto) in cui la pressione è una funzione analitica di ρ e T, e le funzioni di correlazione decadono esponenzialmente, per cui non ci sono transizioni di fase e tutte le proprietà del sistema possono essere calcolate con la precisione desiderata troncando la serie del viriale a un certo coefficiente. Nella regione del diagramma di fase dove il sistema diventa liquido la serie del viriale sicuramente non converge, per cui un suo troncamento non può descrivere correttamente l equazione di stato e le funzioni di correlazione. Nonostante questo, è possibile risommare certe classi di diagrammi della serie del viriale ottenendo equazioni integrali per le funzioni di correlazione (note come equazioni HNC, PY, ecc.) che descrivono in maniera accurata le proprietà del liquido ad alta densità. Nel seguito:. si introducono le funzioni di correlazione a n punti; 2. si calcola esplicitamente il primo coefficiente del viriale B 2 (T ); 3. si mostra come sia possibile ottenere una stima del raggio di convergenza della serie del viriale; 4. si mostra che la convergenza della serie del viriale implica l esistenza di un unico stato di Gibbs e il decadimento esponenziale delle funzioni di correlazione. Queste note sono tratte da J. P. Hansen, I. R. McDonald, Theory of simple liquids e da G. Gallavotti, Statistical Mechanics: A short treatise. II. FUNZIONI DI DISTRIBUZIONE A N PARTICELLE. Definizione Le funzioni di distribuzione a n particelle possono essere definite per induzione. particelle identiche contenute in un volume V, di hamiltoniana Si considera un sistema di N H N (p, q) K N (p) + Φ N (q) i p 2 2m + Φ N(q) (2) e si definisce in primo luogo la loro espressione microscopica, funzione della configurazione q:
2 2 La funzione di distribuzione a una particella ρ(r; q), per r V, è data da ρ(r; q) i δ(r q i ) (3) e corrisponde quindi al numero di particelle che sono contenute in un volume infinitesimo d 3 r intorno al punto r diviso il volume d 3 r. La funzione di distribuzione a due particelle ρ(r, r 2 ; q) è data dalla funzione di distribuzione ad una particella in r 2 condizionata al fatto che una particella si trova in un volume d 3 r intorno ad r, dividendo poi per d 3 r : ρ(r, r 2 ; q) δ(r q i ) δ(r 2 q j ) δ(r q i ) δ(r 2 q j ) (4) i j( i) i j La funzione di distribuzione a n particelle è data dalla funzione di distribuzione a una particella nel punto r n condizionata dal fatto che una particella si trova in r, una in r 2, e così via, per cui ρ(r,, r n ; q) δ(r q i ) δ(r n q in ) (5) i i 2 i n A questo punto, scelta una misura dµ sullo spazio delle fasi corrispondente a un opportuno insieme statistico, si definisce ρ(r,, r n ) dµ ρ(r,, r n ; q) (6) Da questa definizione si vede facilmente che d 3 r d 3 r n ρ(r,, r n ) N(N ) (N n + ) (N n)! (7) Si possono definire anche le funzioni g(r,, r n ) ρ(r,, r n ) n i ρ(r i) (8) 2. Stati di equilibrio Assumiamo che l energia potenziale abbia la forma Φ N (q) ϕ( q i q j ) + 2 i j i B(q i ) (9) dove ϕ(r) rappresenta un potenziale di interazione di coppia e B(r) rappresenta l interazione con le pareti del recipiente (o, eventualemente, un campo esterno); interazioni che coinvolgono un numero arbitrario di particelle (tre, quattro,...) verranno trascurate nel seguito. Data una qualunque osservabile del sistema della forma F (q) i f (q i ) + f 2 (q i, q j ) + N f 3 (q i, q j, q k ) + f n (q i,, q in ) () i j i j k n i i 2 i n come, ad esempio, l energia potenziale, si potrà scrivere N F (q) d 3 r d 3 r n f n (r,, r n ) ρ(r,, r n ; q) () n
3 per cui F (q) dµ F (q) N d 3 r d 3 r n f n (r,, r n ) ρ(r,, r n ) (2) n Dunque, note le funzioni di distribuzione del sistema, sono noti i valori medi di tutte le osservabili del sistema. In questo senso nel limite termodinamico è possibile definire uno stato di equilibrio come l insieme delle funzioni di distribuzione che si ottengono facendo il limite con determinate condizioni al bordo B: ρ (v,β,b) (r,, r n ) lim ρ (N,V,β,B) (r,, r n ) (3) N, V N v Dimostreremo che nel gas rarefatto le condizioni al bordo scompaiono nel limite termodinamico per cui lo stato di equilibrio è unico e non ci sono transizioni di fase Insieme grancanonico Conviene discutere la teoria del gas rarefatto nell insieme grancanonico, la cui funzione di partizione è data da Z(β, µ, V ) N d e Nβµ 3N p d 3N q h 3N e βh N (p,q) h dove λ 2mπT è detta lunghezza d onda termica e z eβµ λ 3 date da ρ(r,, r n ) con la normalizzazione Z(β, µ, V ) Z(β, µ, V ) z n Z(β, µ, V ) N Nn N Per il gas perfetto si ottiene facilmente e Nβµ d 3N p d 3N q h 3N e Nβµ (N n)! λ 3N N d z N 3N q e βφ N (q) z N Z N (β, V ) (4) N è detta attività. Quindi le funzioni di distribuzione sono e βh N (p,q) d 3(N n) q d z N 3N q e βφ N+n(r,,r n,q,,q N ) d 3 r d 3 r n ρ(r,, r n ) i i 2 i n δ(r q i ) δ(r n q in ) e βφ N (r,,r n,q n+,,q N ) (5) Nn zn Z N (N n)! (N n)! (6) N zn Z N ρ(r,, r n ) ρ n z n (7) Ci aspettiamo quindi che nel limite di bassa densità quest ultima coincida con l attività. Dalla (5) si vede anche che il primo termine dello sviluppo in serie di ρ delle funzioni di correlazione è dato da ρ(r,, r n ) ρ n e βφn(r,,rn) (8) dal momento che al primo ordine in ρ si ha Z(β, µ, V ) e z ρ. Si ha quindi g(r,, r n ) e βφn(r,,rn) + o(ρ) (9) III. L EQUAZIONE DEL VIRIALE E IL COEFFICIENTE B 2(T ) Per ottenere una espressione esplicita per il primo coefficiente del viriale, osserviamo innanzitutto che, definendo la funzione C(q) i q if i (q) (funzione del viriale), si ha, utilizzando le equazioni del moto m q i (t) F i (t), C lim τ τ τ dt C(q(t)) lim τ τ τ dt i q i (t)m q i (t) lim τ τ τ dt i m q i (t) 2 3Nk B T (2)
4 Separiamo poi il contributo delle forze interne dal termine di bordo; il contributo di quest ultimo è direttamente legato alla pressione: infatti, se assumiamo che le particelle siano confinate in un cubo di lato L centrato nell origine e che la funzione B(r) sia non nulla solo molto vicino alle pareti, nel limite termodinamico possiamo approssimare 4 i q i F B i (q) 3 i x i F B xi(q) 6 L 2 i F B xi(q) 3L(P L 2 ) 3P V (2) dove abbiamo utilizzato il fatto che i contributi per x, y, z ±L/2 sono uguali per simmetria e che P L 2 i F xi B (q), cioè che la pressione è l area della faccia per la forza totale agente sulla faccia stessa. Abbiamo quindi che C int (q) 3Nk B T + 3P V (22) Questa equazione è detta equazione del viriale. Essa può essere riscritta in forma più semplice osservando che C int (q) i q i Fi int (q) i q i i ϕ( q i q j ) (q i q j ) ϕ(q i q j ) (23) 2 j( i) i j Si può quindi applicare a C int (q) l equazione (2) per n 2 e si ottiene C int (q) dr dr 2 ρ(r, r 2 ) (r r 2 ) ϕ(r r 2 ) 2 2 ρ2 V 2πNρ Inserendo questo risultato nella (22) si ha drg(r) r 3 ϕ (r) drg( r ) r ϕ(r) (24) βp ρ + β Cint (q) 3N 2πβρ 3 drg(r) r 3 ϕ (r) (25) da cui si vede che, se l energia potenziale è la somma di interazioni di coppia, l equazione di stato è completamente determinata dalla conoscenza della funzione di correlazione di coppia g(r). A partire dall equazione del viriale si può ottenere il primo coefficiente della serie del viriale B 2 (T ) ricordando che il primo termine nello sviluppo di g(r) è dato da exp βϕ(r), per cui si ha B 2 (T ) 2πβ 3 dre βϕ(r) r 3 ϕ (r) 2π dr r 2 e βϕ(r) 2 d 3 r f(r) (26) dove f(r) e βϕ( r ). Applicazioni: i) misura sperimentale dei parametri di interazione Lennard-Jones (Hansen, 4.); ii) la correzione alla pressione per le sfere dure dipende solo dal valore della g(r) al contatto (Hansen, 2.5); iii) equazione di stato di Van der Waals (Gallavotti, 5.). IV. LE EQUAZIONI DI KIRKWOOD E SALSBURG Ricaviamo adesso una relazione di ricorrenza che permetterà di ottenere uno sviluppo delle funzioni di distribuzione in potenze di z. Dal momento che per z piccolo si ha ρ z, questo sviluppo equivale a uno sviluppo in serie di potenze della densità. Considereremo un potenziale Φ N (q) che verifichi le ipotesi: Portata finita, ovvero ϕ(q) per q > r. Stabilità, ovvero Φ N (q) > BN. Per semplicità consideriamo un potenziale di bordo nullo all interno del volume V e infinito all esterno. Definiamo inoltre Φ q (q\q ) N i2 ϕ( q q i ), l energia di interazione tra la particella e tutte le altre, e r (r,, r n ). A partire dall ultima riga della (5), separando Φ(r, q) Φ r (r\r ) + Φ r (q) + Φ(r\r, q) si ottiene: ρ(r) ze βφr (r\r) N z n+n Z d 3N q e βφ(r\r,q) N e βϕ( r qj ) (27)
5 5 Nell ultimo termine si può scrivere, all interno dell integrale: j e βϕj j (e βϕj + ) + N ( ) N m (e βϕj ) (28) m L ultima uguaglianza ha senso, ovviamente, solo all interno dell integrale perché l integrando rimanente è simmetrico nelle variabili q. Si ottiene quindi, definendo ρ( ), ρ(r) ze βφr (r\r) ρ(r\r ) + N N z n+n Z (N m)! d 3N q e βφ(r\r,q) m e βϕ( r q j ) (29) Conviene a questo punto denominare q le N m tra le q che rimangono libere dall ultimo termine nell integrale; ponendo poi N N m e definendo f(r) e βϕ( r ) si ottiene ρ(r) ze βφr (r\r) z n+n +m d 3m q d 3N q m ρ(r\r ) + Z N e βφ(r\r,q,q ) f(r q j ) (3)! N e infine, riarrangiando i termini, e utilizzando la (5) ρ(r) ze βφr (r\r) d 3m q m ρ(r\r ) + ze βφr (r\r) d 3m q m ρ(r\r ) + f(r q j ) N z n +m+n f(r q j ) ρ(r\r, q) d 3N q Z N! e βφ(r\r,q,q ) (3) Queste relazioni sono dette equazioni di Kirkwood-Salsburg; possono essere messe in una forma più compatta definendo il vettore (adimensionale) ρ {r 3n ρ(r,..., r n ), n N}, e il vettore α tale che α(r ) e α(r,, r n ), n >. Si ottiene ρ ζα + ζkρ (32) dove ζ zr 3 è anch essa adimensionale e l operatore K agisce linearmente su un generico vettore v: ( (Kv)(r,, r n ) e βφr (r2,,rn) d 3m m ) q v(r 2,, r n ) δ n> + r 3m (e βϕ(r qi) ) v(r 2,, r n, q) i (33) In questo modo tutte le quantità in gioco sono state rese adimensionali; sarà possibile quindi risolvere iterativamente l equazione (32) ottenendo ρ (ζk) p ζα ζα (34) ζk p La serie (34) converge se ζk <, ovvero se, definendo opportunamente una norma v sullo spazio v, si ha Kv C(β) v e ζc(β) <. A. Convergenza della serie per attività piccola E naturale definire la norma di un vettore v {v(r,..., r n ), n N} come v sup n sup v(r,, r n ) r,,r n (35)
6 Stimiamo quindi Kv. Dal momento che Φ N (r) verifica la proprietà di stabilità non potrà essere Φ ri (r\r i ) < 2B per tutti gli r i. Infatti, se così fosse, si avrebbe Φ N (r) 2 i Φ r i (r\r i ) < BN, il che contraddice l ipotesi di stabilità. Scegliamo quindi r in modo che Φ r (r\r ) 2B; dalla (33) si ottiene quindi (Kv)(r,, r n ) e 2βB d 3m q m v + r 3m e βϕ(r qi) i d 3 q (36) v exp 2βB + e βϕ(q) C(β) v e quindi r 3 Kv C(β) v (37) La condizione per la convergenza della serie (34), ζc(β) <, è quindi z < r 3C(β) d r 3 e 2βB e I(β) 3 q, I(β) r 3 e βϕ(q) (38) e definisce una regione nel piano (z, β) in cui le funzioni di distribuzione possono essere calcolate mediante lo sviluppo (34) in potenze di z. 6 B. Sviluppo in serie di ρ E facile verificare che il primo termine della serie di ρ(r,, r n ) è dato da come già abbiamo discusso. Infatti, α(r,, r n ) per n >, e ρ(r,, r n ) z n e βφn(r,,rn) + o(z n+ ) (39) Kα {I(β), e βφ2(r,r2),,, } (4) ha tutte le componenti per n > 2 nulle. E facile mostrare che, se v(r,, r n ) è nullo per n > p, allora (Kv)(r,, r n ) è nullo per n > p + e si ha (Kv)(r,, r p+ ) e βφr (r2,,rp+) v(r 2,, r p+ ) (4) Si vede quindi per induzione che K p α ha tutte le componenti nulle per n > p + e che (K p α)(r,, r p+ ) e βφp+(r,,rp+) (42) da cui segue la (39). Se il sistema è omogeneo, quindi, la densità ρ ρ(r) è una funzione analitica di z il cui sviluppo comincia dal termine lineare in z: ρ z + o(z 2 ) (43) ed è possibile ottenere uno sviluppo equivalente delle funzioni di distribuzione in serie di potenze della densità se quest ultima è sufficientemente piccola della forma ρ(r) ρ n e βφn(r) + ρf (r) + ρ 2 F 2 (r) + (44) V. ESISTENZA DEL LIMITE TERMODINAMICO PER LE FUNZIONI DI DISTRIBUZIONE La dimostrazione del paragrafo precedente è stata fatta supponendo di aver fissato un volume V all interno del quale le particelle sono confinate. Abbiamo quindi mostrato che, dette ρ V le funzioni di correlazione nel volume V, si ha ρ V (ζk V ) p ζα ζα (45) ζk V p
7 7 L operatore K V dipende dal volume V solo perché gli integrali in q nella (33) sono fatti sul volume V. Per V abbastanza grande, la costante C(β) non dipende dal volume V dato che la funzione f(r) e βϕ( r ) si annulla per r > r ; quindi per V abbastanza grande la serie converge uniformemente in V ed è possibile fare il limite termodinamico termine a termine nella (45). Il fatto che la funzione f(r) si annulli per r > r garantisce l esistenza di questo limite e la sua indipendenza dalla forma del contenitore (purché le sue dimensioni lineari vadano all infinito con la stessa velocità nelle tre direzioni spaziali) per V grande, il che dimostra l esistenza del limite termodinamico per le funzioni di distribuzione. L indipendenza del limite dalle condizioni al bordo può essere dimostrata nel modo seguente. La presenza di un termine di bordo B(r) nell energia potenziale può essere eliminata ridefinendo l attività z come z(r) λ 3 e βµ B(r) (46) La derivazione delle equazioni di Kirkwood-Salsburg può essere ripetuta anche se l attività è una funzione del punto; si ottengono ancora le equazioni (3) con z(r ) al posto di z. Assumendo che l energia di interazione con le pareti sia limitata, B(r) B, si ottiene una stima analoga alla (36) con 2B 2B + B. Questo garantisce la convergenza della serie del viriale anche in presenza di interazione con le pareti; il limite termodinamico può ancora essere fatto termine a termine nella serie perturbativa e si vede facilmente che, se la portata dell interazione B(r) è finita intorno alle pareti, cioè se B(r) quando la distanza tra r e il bordo del contenitore è maggiore di un certo r B, il limite non dipende da B(r) ed è lo stesso che si ottiene per B(r). Possiamo quindi affermare che il limite termodinamico non dipende dalle condizioni al bordo. Si noti che una dipendenza residua dalle condizioni al bordo si ha se B <, cioè in presenza di una interazione attrattiva con le pareti del contenitore. Infatti in questo caso la presenza del termine di bordo diminuisce il raggio di convergenza della serie del viriale. Fissato quindi un B <, si dovrà considerare una classe di condizioni al bordo B i (r) tali che B i (r) > B, i: per questa classe si avrà indipendenza dal limite termodinamico per z < z(b ). E chiaro d altronde che la presenza di una interazione attrattiva troppo forte con le pareti del contenitore può portare a fenomeni di adesione delle particelle alle pareti e quindi a situazioni fisiche radicalmente diverse da quelle che si vorrebbero descrivere con questo approccio. Applicazioni: (Hansen, 4.6) i) stima quantitativa del raggio di convergenza della serie del viriale per le sfere dure; ii) equazione di stato di Carnahan-Starling VI. DECADIMENTO ESPONENZIALE DELLE FUNZIONI DI CORRELAZIONE Infine è possibile dimostrare che in un gas rarefatto le funzioni di correlazione connesse, definite da ρ c (q, q ) ρ(q, q ) ρ(q)ρ(q ) (47) dove q (q,, q n ) e q (q,, q n ), tendono a zero esponenzialmente in d d(q, q ) min ij q i q j. A. Un lemma Dimostriamo innanzi tutto che, se d > r p, K p α(q, q ) K p α(q)k p2 α(q ) (48) La dimostrazione può essere fatta per induzione; verifichiamo quindi che la (48) sia vera per p : Kα(q, q ) α(q)α(q ) (49) Per n > o n > il secondo membro è nullo, e lo è anche il primo, come si verifica facilmente osservando che nella (33) compaiono solo le componenti di α con n >, nulle per definizione. Per n n il secondo membro è ; il primo membro vale invece e βϕ(q q ), dal momento che nella parte tra parentesi quadre è non nullo solo il primo termine, uguale ad. D altronde per d > r il potenziale è nullo e quindi si ottiene l uguaglianza. Dimostriamo poi che se vale la (48) si ha K (p+) α(q, q ) K p α(q)k p2 α(q ) (5) p +p 2p
8 8 purché d > r (p + ). Ovviamente se vale quest ultima condizione si avrà anche d > r p. Sviluppando si ha K (p+) α(q, q ) e βφq (q\q,q ) K p α(q\q, q ) δ (n+n )> d 3m q m + (e βϕ(q q i ) ) K p α(q\q, q, q ) i e βφq (q\q) K p α(q\q, q ) d 3m q m + (e βϕ(q q i ) ) K p α(q\q, q, q ) i (5) tenendo conto che n + n > sicuramente e che q q i > r i per cui Φ q (q\q, q ) Φ q (q\q ). Osserviamo ora che a causa del fattore (e βϕ(q q i ) ) gli integrali in q sono su una sferetta di raggio r intorno a q e quindi d(q q, q ) > d(q, q ) r > r p. Conviene ora trattare separatamente il caso n > e n.. n > In questo caso si può applicare la (48) a entrambi i termini e si ottiene K (p+) α(q, q ) e βφq (q\q) K p α(q\q ) K p2 α(q ) d 3m q m + (e βϕ(q q i ) ) K p α(q\q, q )K p2 α(q ) i K p2 α(q ){e βφq (q\q) K p α(q\q ) + d 3m q m i (e βϕ(q q K p+ α(q)k p2 α(q ) i ) ) K p α(q\q, q ) } (52) All ultima somma manca il termine K α(q)k p α(q ) che però è nullo visto che K α(q) α(q) essendo n >. 2. n In questo caso si ha Φ q (q ) dal momento che d > r ; nel secondo termine si ha d(q, q ) > r p e quindi K (p+) α(q, q ) K p α(q ) d + K p2 (q 3m q m ) (e βϕ(q q i ) ) K p (q ) i α(q ) K p α(q ) + K p+ (q ) K p2 (q ) p +p 2p K p+ (q ) K p2 (q ) (53) usando α(q ), il fatto che il primo termine di Kv(q ) è nullo per la presenza della δ n> e identificando il primo termine col termine mancante nella somma. Questo completa la dimostrazione della relazione (48).
9 9 B. La dimostrazione A partire dalla (48) si ottiene immediatamente il decadimento esponenziale delle funzioni di correlazione. Infatti, si ha r 3(n+n ) ρ(q, q ) ρ(q)ρ(q ) ζ p+ K p α(q, q ) p ζα(q, q ) + pd/r + ζ p+ K p α(q) p ζ K p+ p α(q, q ) p ζ p+ K p α(q, q ) ζ p2+ K p2 α(q ) p 2 K p α(q)k p2 α(q ) K p α(q)k p2 α(q ) ricordando che α(q,, q n ) per n 2 e che, grazie alla relazione (48), il termine fra parentesi è nullo per p < d/r. L ultima linea dell equazione precedente è il resto di una serie convergente il cui termine p-esimo è stimato da ζc(β) p, per cui si ha r 3(n+n ) (54) ρ(q, q ) ρ(q)ρ(q ) AζC(β) d/r (55) dove A è una opportuna costante, il che mostra che le funzioni di correlazione connesse decadono esponenzialmente in d min ij q i q j. G. Gallavotti, Statistical mechanichs: A short treatise, Springer (999), online at 2 J.P.Hansen, I.R.McDonald, Theory of simple liquids, Academic Press (986)
19. Inclusioni tra spazi L p.
19. Inclusioni tra spazi L p. Nel n. 15.1 abbiamo provato (Teorema 15.1.1) che, se la misura µ è finita, allora tra i corispondenti spazi L p (µ) si hanno le seguenti inclusioni: ( ) p, r ]0, + [ : p
Dettagli1 Serie di Taylor di una funzione
Analisi Matematica 2 CORSO DI STUDI IN SMID CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2 CAPITOLO 7 SERIE E POLINOMI DI TAYLOR Serie di Taylor di una funzione. Definizione di serie di Taylor Sia f(x) una funzione definita
DettagliPolitecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria).
Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria). Aprile 20 Indice Serie numeriche. Serie convergenti, divergenti, indeterminate.....................
DettagliDimensione di uno Spazio vettoriale
Capitolo 4 Dimensione di uno Spazio vettoriale 4.1 Introduzione Dedichiamo questo capitolo ad un concetto fondamentale in algebra lineare: la dimensione di uno spazio vettoriale. Daremo una definizione
DettagliParte 2. Determinante e matrice inversa
Parte. Determinante e matrice inversa A. Savo Appunti del Corso di Geometria 013-14 Indice delle sezioni 1 Determinante di una matrice, 1 Teorema di Cramer (caso particolare), 3 3 Determinante di una matrice
DettagliAPPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI
APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI Indice 1 Le frazioni algebriche 1.1 Il minimo comune multiplo e il Massimo Comun Divisore fra polinomi........ 1. Le frazioni algebriche....................................
DettagliCapitolo 1 ANALISI COMPLESSA
Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA 1 1.4 Serie in campo complesso 1.4.1 Serie di potenze Una serie di potenze è una serie del tipo a k (z z 0 ) k. Per le serie di potenze in campo complesso valgono teoremi analoghi
DettagliEsercizi svolti. 1. Si consideri la funzione f(x) = 4 x 2. a) Verificare che la funzione F(x) = x 2 4 x2 + 2 arcsin x è una primitiva di
Esercizi svolti. Si consideri la funzione f() 4. a) Verificare che la funzione F() 4 + arcsin è una primitiva di f() sull intervallo (, ). b) Verificare che la funzione G() 4 + arcsin π è la primitiva
DettagliEquazioni differenziali ordinarie
Equazioni differenziali ordinarie Denis Nardin January 2, 2010 1 Equazioni differenziali In questa sezione considereremo le proprietà delle soluzioni del problema di Cauchy. Da adesso in poi (PC) indicherà
DettagliSulle funzioni di W 1,p (Ω) a traccia nulla
Sulle funzioni di W 1,p () a traccia nulla Sia u W 1,p (R n ) e supponiamo che il supp u, essendo un aperto di R n. Possiamo approssimare u con una successione di funzioni C il cui supporto è contenuto
DettagliTeoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S
Teoria delle code Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Fabio Giammarinaro 04/03/2008 Sommario INTRODUZIONE... 3 Formule generali di e... 3 Leggi di Little... 3 Cosa cerchiamo... 3 Legame tra N e le
DettagliESERCIZI DI ALGEBRA LINEARE E GEOMETRIA
ESERCIZI DI ALGEBRA LINEARE E GEOMETRIA Francesco Bottacin Padova, 24 febbraio 2012 Capitolo 1 Algebra Lineare 1.1 Spazi e sottospazi vettoriali Esercizio 1.1. Sia U il sottospazio di R 4 generato dai
Dettagli4. Operazioni elementari per righe e colonne
4. Operazioni elementari per righe e colonne Sia K un campo, e sia A una matrice m n a elementi in K. Una operazione elementare per righe sulla matrice A è una operazione di uno dei seguenti tre tipi:
DettagliCAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI
CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI Abbiamo studiato successioni e serie numeriche, ora vogliamo studiare successioni e serie di funzioni. Dato un insieme A R, chiamiamo successione di funzioni
DettagliMatematica generale CTF
Successioni numeriche 19 agosto 2015 Definizione di successione Monotonìa e limitatezza Forme indeterminate Successioni infinitesime Comportamento asintotico Criterio del rapporto per le successioni Definizione
DettagliCONI, CILINDRI, SUPERFICI DI ROTAZIONE
CONI, CILINDRI, SUPERFICI DI ROTAZIONE. Esercizi x + z = Esercizio. Data la curva x, calcolare l equazione del cilindro avente γ y = 0 come direttrice e con generatrici parallele al vettore v = (, 0, ).
DettagliLE FIBRE DI UNA APPLICAZIONE LINEARE
LE FIBRE DI UNA APPLICAZIONE LINEARE Sia f:a B una funzione tra due insiemi. Se y appartiene all immagine di f si chiama fibra di f sopra y l insieme f -1 y) ossia l insieme di tutte le controimmagini
DettagliMatematica e Statistica
Matematica e Statistica Prova d esame (0/07/03) Università di Verona - Laurea in Biotecnologie - A.A. 0/3 Matematica e Statistica Prova di MATEMATICA (0/07/03) Università di Verona - Laurea in Biotecnologie
DettagliEQUAZIONI DIFFERENZIALI Esercizi svolti. y = xy. y(2) = 1.
EQUAZIONI DIFFERENZIALI Esercizi svolti 1. Determinare la soluzione dell equazione differenziale (x 2 + 1)y + y 2 =. y + x tan y = 2. Risolvere il problema di Cauchy y() = 1 2 π. 3. Risolvere il problema
DettagliCorso di Analisi Matematica. Polinomi e serie di Taylor
a.a. 2013/14 Laurea triennale in Informatica Corso di Analisi Matematica Polinomi e serie di Taylor Avvertenza Questi sono appunti informali delle lezioni, che vengono resi disponibili per comodità degli
DettagliGuide d onda. Cerchiamo soluzioni caratterizzate da una propagazione lungo z
GUIDE D ONDA Guide d onda Cerchiamo soluzioni caratterizzate da una propagazione lungo z Onde progressive e regressive Sostituendo nell equazione d onda ( essendo Valido anche per le onde regressive Equazione
DettagliIndice. 1 Introduzione alle Equazioni Differenziali 1 1.1 Esempio introduttivo... 1 1.2 Nomenclatura e Teoremi di Esistenza ed Unicità...
Indice 1 Introduzione alle Equazioni Differenziali 1 1.1 Esempio introduttivo............................. 1 1.2 Nomenclatura e Teoremi di Esistenza ed Unicità.............. 5 i Capitolo 1 Introduzione
DettagliEnergia e Lavoro. In pratica, si determina la dipendenza dallo spazio invece che dal tempo
Energia e Lavoro Finora abbiamo descritto il moto dei corpi (puntiformi) usando le leggi di Newton, tramite le forze; abbiamo scritto l equazione del moto, determinato spostamento e velocità in funzione
DettagliEquazioni alle differenze finite (cenni).
AL 011. Equazioni alle differenze finite (cenni). Sia a n } n IN una successione di numeri reali. (Qui usiamo la convenzione IN = 0, 1,,...}). Diremo che è una successione ricorsiva o definita per ricorrenza
DettagliINTEGRATORE E DERIVATORE REALI
INTEGRATORE E DERIVATORE REALI -Schemi elettrici: Integratore reale : C1 R2 vi (t) R1 vu (t) Derivatore reale : R2 vi (t) R1 C1 vu (t) Elenco componenti utilizzati : - 1 resistenza da 3,3kΩ - 1 resistenza
DettagliPer lo svolgimento del corso risulta particolarmente utile considerare l insieme
1. L insieme R. Per lo svolgimento del corso risulta particolarmente utile considerare l insieme R = R {, + }, detto anche retta reale estesa, che si ottiene aggiungendo all insieme dei numeri reali R
DettagliL EQUILIBRIO UNIVERSALE dalla meccanica celeste alla fisica nucleare
L EQUILIBRIO UNIVERSALE dalla meccanica celeste alla fisica nucleare Cap.4 giroscopio, magnetismo e forza di Lorentz teoria del giroscopio Abbiamo finora preso in considerazione le condizionidi equilibrio
Dettagli10. Insiemi non misurabili secondo Lebesgue.
10. Insiemi non misurabili secondo Lebesgue. Lo scopo principale di questo capitolo è quello di far vedere che esistono sottoinsiemi di R h che non sono misurabili secondo Lebesgue. La costruzione di insiemi
DettagliParte 6. Applicazioni lineari
Parte 6 Applicazioni lineari A Savo Appunti del Corso di Geometria 203-4 Indice delle sezioni Applicazioni fra insiemi, 2 Applicazioni lineari tra spazi vettoriali, 2 3 Applicazioni lineari da R n a R
Dettaglirisulta (x) = 1 se x < 0.
Questo file si pone come obiettivo quello di mostrarvi come lo studio di una funzione reale di una variabile reale, nella cui espressione compare un qualche valore assoluto, possa essere svolto senza necessariamente
DettagliMatematica 1 - Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica
Matematica 1 - Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica Esercitazione su massimi e minimi vincolati 9 dicembre 005 Esercizio 1. Considerare l insieme C = {(x,y) R : (x + y ) = x } e dire se è una curva
DettagliEsercizi su lineare indipendenza e generatori
Esercizi su lineare indipendenza e generatori Per tutto il seguito, se non specificato esplicitamente K indicherà un campo e V uno spazio vettoriale su K Cose da ricordare Definizione Dei vettori v,,v
DettagliLa distribuzione Normale. La distribuzione Normale
La Distribuzione Normale o Gaussiana è la distribuzione più importante ed utilizzata in tutta la statistica La curva delle frequenze della distribuzione Normale ha una forma caratteristica, simile ad una
DettagliGIROSCOPIO. Scopo dell esperienza: Teoria fisica. Verificare la relazione: ω p = bmg/iω
GIROSCOPIO Scopo dell esperienza: Verificare la relazione: ω p = bmg/iω dove ω p è la velocità angolare di precessione, ω è la velocità angolare di rotazione, I il momento principale d inerzia assiale,
Dettagliu 1 u k che rappresenta formalmente la somma degli infiniti numeri (14.1), ordinati al crescere del loro indice. I numeri u k
Capitolo 4 Serie numeriche 4. Serie convergenti, divergenti, indeterminate Data una successione di numeri reali si chiama serie ad essa relativa il simbolo u +... + u +... u, u 2,..., u,..., (4.) oppure
DettagliConsideriamo due polinomi
Capitolo 3 Il luogo delle radici Consideriamo due polinomi N(z) = (z z 1 )(z z 2 )... (z z m ) D(z) = (z p 1 )(z p 2 )... (z p n ) della variabile complessa z con m < n. Nelle problematiche connesse al
DettagliEQUAZIONI DIFFERENZIALI. 1. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x 2 log t (d) x = e t x log x (e) y = y2 5y+6
EQUAZIONI DIFFERENZIALI.. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x log t (d) x = e t x log x (e) y = y 5y+6 (f) y = ty +t t +y (g) y = y (h) xy = y (i) y y y = 0 (j) x = x (k)
DettagliAPPLICAZIONI LINEARI
APPLICAZIONI LINEARI 1. Esercizi Esercizio 1. Date le seguenti applicazioni lineari (1) f : R 2 R 3 definita da f(x, y) = (x 2y, x + y, x + y); (2) g : R 3 R 2 definita da g(x, y, z) = (x + y, x y); (3)
DettagliTX Figura 1: collegamento tra due antenne nello spazio libero.
Collegamenti Supponiamo di avere due antenne, una trasmittente X e una ricevente X e consideriamo il collegamento tra queste due antenne distanti X X Figura : collegamento tra due antenne nello spazio
Dettaglix 1 + x 2 3x 4 = 0 x1 + x 2 + x 3 = 0 x 1 + x 2 3x 4 = 0.
Problema. Sia W il sottospazio dello spazio vettoriale R 4 dato da tutte le soluzioni dell equazione x + x 2 + x = 0. (a. Sia U R 4 il sottospazio dato da tutte le soluzioni dell equazione Si determini
DettagliIl concetto di valore medio in generale
Il concetto di valore medio in generale Nella statistica descrittiva si distinguono solitamente due tipi di medie: - le medie analitiche, che soddisfano ad una condizione di invarianza e si calcolano tenendo
DettagliQuando troncare uno sviluppo in serie di Taylor
Quando troncare uno sviluppo in serie di Taylor Marco Robutti October 13, 2014 Lo sviluppo in serie di Taylor di una funzione è uno strumento matematico davvero molto utile, e viene spesso utilizzato in
DettagliParte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli
Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli A. Savo Appunti del Corso di Geometria 203-4 Indice delle sezioni Rango di una matrice, 2 Teorema degli orlati, 3 3 Calcolo con l algoritmo di Gauss, 6 4 Matrici
DettagliLEZIONE 23. Esempio 23.1.3. Si consideri la matrice (si veda l Esempio 22.2.5) A = 1 2 2 3 3 0
LEZIONE 23 231 Diagonalizzazione di matrici Abbiamo visto nella precedente lezione che, in generale, non è immediato che, data una matrice A k n,n con k = R, C, esista sempre una base costituita da suoi
DettagliCONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t)
CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti 1. Determinare lim M(sin) (M(t) denota la mantissa di t) kπ/ al variare di k in Z. Ove tale limite non esista, discutere l esistenza dei limiti laterali. Identificare
DettagliLE FUNZIONI A DUE VARIABILI
Capitolo I LE FUNZIONI A DUE VARIABILI In questo primo capitolo introduciamo alcune definizioni di base delle funzioni reali a due variabili reali. Nel seguito R denoterà l insieme dei numeri reali mentre
Dettaglip atm 1. V B ; 2. T B ; 3. W A B 4. il calore specifico a volume costante c V
1 Esercizio (tratto dal Problema 13.4 del Mazzoldi 2) Un gas ideale compie un espansione adiabatica contro la pressione atmosferica, dallo stato A di coordinate, T A, p A (tutte note, con p A > ) allo
Dettagli1. Distribuzioni campionarie
Università degli Studi di Basilicata Facoltà di Economia Corso di Laurea in Economia Aziendale - a.a. 2012/2013 lezioni di statistica del 3 e 6 giugno 2013 - di Massimo Cristallo - 1. Distribuzioni campionarie
Dettagli2 Argomenti introduttivi e generali
1 Note Oltre agli esercizi di questa lista si consiglia di svolgere quelli segnalati o assegnati sul registro e genericamente quelli presentati dal libro come esercizio o come esempio sugli argomenti svolti
Dettagli1 Applicazioni Lineari tra Spazi Vettoriali
1 Applicazioni Lineari tra Spazi Vettoriali Definizione 1 (Applicazioni lineari) Si chiama applicazione lineare una applicazione tra uno spazio vettoriale ed uno spazio vettoriale sul campo tale che "!$%!
Dettaglia t Esercizio (tratto dal problema 5.10 del Mazzoldi)
1 Esercizio (tratto dal problema 5.10 del Mazzoldi) Una guida semicircolare liscia verticale di raggio = 40 cm è vincolata ad una piattaforma orizzontale che si muove con accelerazione costante a t = 2
DettagliEsercizi svolti sui numeri complessi
Francesco Daddi - ottobre 009 Esercizio 1 Risolvere l equazione z 1 + i = 1. Soluzione. Moltiplichiamo entrambi i membri per 1 + i in definitiva la soluzione è z 1 + i 1 + i = 1 1 + i z = 1 1 i. : z =
DettagliComplementi di Termologia. I parte
Prof. Michele Giugliano (Dicembre 2) Complementi di Termologia. I parte N.. - Calorimetria. Il calore è una forma di energia, quindi la sua unità di misura, nel sistema SI, è il joule (J), tuttavia si
DettagliLINEE AEREE PARALLELE
LINEE AEREE PARALLELE Coefficiente di autoinduzione di una linea bifilare Sia data la linea riportata in fig. 1 Fig. 1 Linea bifilare a conduttori paralleli essa è costituita da due conduttori aerei paralleli
DettagliEnergia potenziale elettrica
Energia potenziale elettrica Simone Alghisi Liceo Scientifico Luzzago Novembre 2013 Simone Alghisi (Liceo Scientifico Luzzago) Energia potenziale elettrica Novembre 2013 1 / 14 Ripasso Quando spingiamo
DettagliProof. Dimostrazione per assurdo. Consideriamo l insieme complementare di P nell insieme
G Pareschi Principio di induzione Il Principio di Induzione (che dovreste anche avere incontrato nel Corso di Analisi I) consente di dimostrare Proposizioni il cui enunciato è in funzione di un numero
DettagliLe equazioni. Diapositive riassemblate e rielaborate da prof. Antonio Manca da materiali offerti dalla rete.
Le equazioni Diapositive riassemblate e rielaborate da prof. Antonio Manca da materiali offerti dalla rete. Definizione e caratteristiche Chiamiamo equazione l uguaglianza tra due espressioni algebriche,
DettagliLezione 9: Cambio di base
Lezione 9: Cambio di base In questa lezione vogliamo affrontare uno degli argomenti piu ostici per lo studente e cioè il cambio di base all interno di uno spazio vettoriale, inoltre cercheremo di capire
Dettagli( x) ( x) 0. Equazioni irrazionali
Equazioni irrazionali Definizione: si definisce equazione irrazionale un equazione in cui compaiono uno o più radicali contenenti l incognita. Esempio 7 Ricordiamo quanto visto sulle condizioni di esistenza
DettagliFUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI
FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI 1) Determinare il dominio delle seguenti funzioni di variabile reale: (a) f(x) = x 4 (c) f(x) = 4 x x + (b) f(x) = log( x + x) (d) f(x) = 1 4 x 5 x + 6 ) Data la funzione
DettagliTransitori del primo ordine
Università di Ferrara Corso di Elettrotecnica Transitori del primo ordine Si consideri il circuito in figura, composto da un generatore ideale di tensione, una resistenza ed una capacità. I tre bipoli
DettagliCapitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore
Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore 13.1: Introduzione L analisi dei due capitoli precedenti ha fornito tutti i concetti necessari per affrontare l argomento di questo capitolo:
Dettagli13. Campi vettoriali
13. Campi vettoriali 1 Il campo di velocità di un fluido Il concetto di campo in fisica non è limitato ai fenomeni elettrici. In generale il valore di una grandezza fisica assegnato per ogni punto dello
DettagliCome visto precedentemente l equazione integro differenziale rappresentativa dell equilibrio elettrico di un circuito RLC è la seguente: 1 = (1)
Transitori Analisi nel dominio del tempo Ricordiamo che si definisce transitorio il periodo di tempo che intercorre nel passaggio, di un sistema, da uno stato energetico ad un altro, non è comunque sempre
DettagliESERCIZI APPLICAZIONI LINEARI
ESERCIZI APPLICAZIONI LINEARI PAOLO FACCIN 1. Esercizi sulle applicazioni lineari 1.1. Definizioni sulle applicazioni lineari. Siano V, e W spazi vettoriali, con rispettive basi B V := (v 1 v n) e B W
DettagliMatematica generale CTF
Equazioni differenziali 9 dicembre 2015 Si chiamano equazioni differenziali quelle equazioni le cui incognite non sono variabili reali ma funzioni di una o più variabili. Le equazioni differenziali possono
DettagliGas perfetti e sue variabili
Gas perfetti e sue variabili Un gas è detto perfetto quando: 1. è lontano dal punto di condensazione, e quindi è molto rarefatto 2. su di esso non agiscono forze esterne 3. gli urti tra le molecole del
DettagliA i è un aperto in E. i=1
Proposizione 1. A è aperto se e solo se A c è chiuso. Dimostrazione. = : se x o A c, allora x o A = A o e quindi esiste r > 0 tale che B(x o, r) A; allora x o non può essere di accumulazione per A c. Dunque
DettagliApplicazioni lineari
Applicazioni lineari Esempi di applicazioni lineari Definizione. Se V e W sono spazi vettoriali, una applicazione lineare è una funzione f: V W tale che, per ogni v, w V e per ogni a, b R si abbia f(av
DettagliEnergia potenziale L. P. Maggio 2007. 1. Campo di forze
Energia potenziale L. P. Maggio 2007 1. Campo di forze Consideriamo un punto materiale di massa m che si muove in una certa regione dello spazio. Si dice che esso è soggetto a un campo di forze, se ad
DettagliLABORATORIO DI CHIMICA GENERALE E INORGANICA
UNIVERSITA DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea Triennale in Chimica CORSO DI: LABORATORIO DI CHIMICA GENERALE E INORGANICA Docente: Dr. Alessandro Caselli
DettagliTRAVE SU SUOLO ELASTICO
Capitolo 3 TRAVE SU SUOLO ELASTICO (3.1) Combinando la (3.1) con la (3.2) si ottiene: (3.2) L equazione differenziale può essere così riscritta: (3.3) La soluzione dell equazione differenziale di ordine
DettagliE naturale chiedersi alcune cose sulla media campionaria x n
Supponiamo che un fabbricante stia introducendo un nuovo tipo di batteria per un automobile elettrica. La durata osservata x i delle i-esima batteria è la realizzazione (valore assunto) di una variabile
DettagliBasi di matematica per il corso di micro
Basi di matematica per il corso di micro Microeconomia (anno accademico 2006-2007) Lezione del 21 Marzo 2007 Marianna Belloc 1 Le funzioni 1.1 Definizione Una funzione è una regola che descrive una relazione
DettagliMATEMATICA DEL DISCRETO elementi di teoria dei grafi. anno acc. 2009/2010
elementi di teoria dei grafi anno acc. 2009/2010 Grafi semplici Un grafo semplice G è una coppia ordinata (V(G), L(G)), ove V(G) è un insieme finito e non vuoto di elementi detti vertici o nodi di G, mentre
DettagliFunzioni. Parte prima. Daniele Serra
Funzioni Parte prima Daniele Serra Nota: questi appunti non sostituiscono in alcun modo le lezioni del prof. Favilli, né alcun libro di testo. Sono piuttosto da intendersi a integrazione di entrambi. 1
DettagliOttimizazione vincolata
Ottimizazione vincolata Ricordiamo alcuni risultati provati nella scheda sulla Teoria di Dini per una funzione F : R N+M R M di classe C 1 con (x 0, y 0 ) F 1 (a), a = (a 1,, a M ), punto in cui vale l
DettagliSERIE NUMERICHE. prof. Antonio Greco 6-11-2013
SERIE NUMERICHE prof. Antonio Greco 6--203 Indice Motivazioni........... 3 Definizione........... 3 Errore tipico........... 3 Un osservazione utile...... 3 Condizione necessaria...... 4 Serie armonica.........
Dettagli1. PRIME PROPRIETÀ 2
RELAZIONI 1. Prime proprietà Il significato comune del concetto di relazione è facilmente intuibile: due elementi sono in relazione se c è un legame tra loro descritto da una certa proprietà; ad esempio,
Dettagli1 Definizione: lunghezza di una curva.
Abstract Qui viene affrontato lo studio delle curve nel piano e nello spazio, con particolare interesse verso due invarianti: la curvatura e la torsione Il primo ci dice quanto la curva si allontana dall
Dettaglila funzione è definita la funzione non è definita Si osservi, infatti, che la radice di un numero negativo non esiste nel campo dei numeri reali.
1 y 4 CAMPO DI ESISTENZA. Poiché data è una irrazionale con indice di radice pari, il cui radicando è un polinomio, essa risulta definita solo per i valori della per i quali il radicando è positivo, ovvero
DettagliCenni di Teoria Cinetica dei Gas
Cenni di Teoria Cinetica dei Gas Introduzione La termodinamica descrive i sistemi termodinamici tramite i parametri di stato (p, T,...) Sufficiente per le applicazioni: impostazione e progettazione di
DettagliIniziamo con un esercizio sul massimo comun divisore: Esercizio 1. Sia d = G.C.D.(a, b), allora:
Iniziamo con un esercizio sul massimo comun divisore: Esercizio 1. Sia d = G.C.D.(a, b), allora: G.C.D.( a d, b d ) = 1 Sono state introdotte a lezione due definizioni importanti che ricordiamo: Definizione
DettagliAPPUNTI SUL CAMPO MAGNETICO ROTANTE
APPUTI UL CAPO AGETICO ROTATE Campo agnetico Rotante ad una coppia polare Consideriamo la struttura in figura che rappresenta la vista, in sezione trasversale, di un cilindro cavo, costituito da un materiale
DettagliCONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti
CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti. Determinare kπ/ [cos] al variare di k in Z. Ove tale ite non esista, discutere l esistenza dei iti laterali. Identificare i punti di discontinuità della funzione
DettagliL'ENTROPIA. Lezioni d'autore
L'ENTROPIA Lezioni d'autore Un video : Clic Un altro video : Clic La funzione di distribuzione delle velocità (I) Nel grafico accanto sono riportati i numeri delle molecole di un gas, suddivise a seconda
DettagliForze come grandezze vettoriali
Forze come grandezze vettoriali L. Paolucci 23 novembre 2010 Sommario Esercizi e problemi risolti. Per la classe prima. Anno Scolastico 2010/11 Parte 1 / versione 2 Si ricordi che la risultante di due
DettagliUlteriori problemi di fisica e matematica
Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Firenze Agosto 2010 Ulteriori problemi di fisica e matematica Giovanni Romano Perché un raggio di luce proveniente dal Sole e fatto passare attraverso
DettagliProbabilità condizionata: p(a/b) che avvenga A, una volta accaduto B. Evento prodotto: Evento in cui si verifica sia A che B ; p(a&b) = p(a) x p(b/a)
Probabilità condizionata: p(a/b) che avvenga A, una volta accaduto B Eventi indipendenti: un evento non influenza l altro Eventi disgiunti: il verificarsi di un evento esclude l altro Evento prodotto:
DettagliEsempi di funzione. Scheda Tre
Scheda Tre Funzioni Consideriamo una legge f che associa ad un elemento di un insieme X al più un elemento di un insieme Y; diciamo che f è una funzione, X è l insieme di partenza e X l insieme di arrivo.
Dettagli2.1 Definizione di applicazione lineare. Siano V e W due spazi vettoriali su R. Un applicazione
Capitolo 2 MATRICI Fra tutte le applicazioni su uno spazio vettoriale interessa esaminare quelle che mantengono la struttura di spazio vettoriale e che, per questo, vengono dette lineari La loro importanza
DettagliPer studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R
Studio di funzione Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R : allo scopo di determinarne le caratteristiche principali.
DettagliEsercizio 1 Dato il gioco ({1, 2, 3}, v) con v funzione caratteristica tale che:
Teoria dei Giochi, Trento, 2004/05 c Fioravante Patrone 1 Teoria dei Giochi Corso di laurea specialistica: Decisioni economiche, impresa e responsabilità sociale, A.A. 2004/05 Soluzioni degli esercizi
DettagliCapitolo 2. Operazione di limite
Capitolo 2 Operazione di ite In questo capitolo vogliamo occuparci dell operazione di ite, strumento indispensabile per scoprire molte proprietà delle funzioni. D ora in avanti riguarderemo i domini A
DettagliLE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE
LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE La sequenza costituisce un esempio di SUCCESSIONE. Ecco un altro esempio di successione: Una successione è dunque una sequenza infinita di numeri reali (ma potrebbe
DettagliForze, leggi della dinamica, diagramma del. 28 febbraio 2009 (PIACENTINO - PREITE) Fisica per Scienze Motorie
Forze, leggi della dinamica, diagramma del corpo libero 1 FORZE Grandezza fisica definibile come l' agente in grado di modificare lo stato di quiete o di moto di un corpo. Ci troviamo di fronte ad una
Dettagli11) convenzioni sulla rappresentazione grafica delle soluzioni
2 PARAGRAFI TRATTATI 1)La funzione esponenziale 2) grafici della funzione esponenziale 3) proprietá delle potenze 4) i logaritmi 5) grafici della funzione logaritmica 6) principali proprietá dei logaritmi
DettagliElementi di Psicometria con Laboratorio di SPSS 1
Elementi di Psicometria con Laboratorio di SPSS 1 12-Il t-test per campioni appaiati vers. 1.2 (7 novembre 2014) Germano Rossi 1 germano.rossi@unimib.it 1 Dipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca
Dettagli2. Leggi finanziarie di capitalizzazione
2. Leggi finanziarie di capitalizzazione Si chiama legge finanziaria di capitalizzazione una funzione atta a definire il montante M(t accumulato al tempo generico t da un capitale C: M(t = F(C, t C t M
DettagliFinanza matematica - Lezione 01
Finanza matematica - Lezione 01 Contratto d opzione Un opzione è un contratto finanziario stipulato al tempo, che permette di eseguire una certa transazione, d acquisto call o di vendita put, ad un tempo
Dettagli