Coordinamento di Redazione e Progetto Grafico: Prof.ssa Anna Scuderi

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1 In occasione dell anniversario dei 150 anni dell Unità d Italia noi alunni dell Istituto Comprensivo Angelo Musco di Catania abbiamo voluto approfondire la conoscenza di fatti e vicende che hanno contribuito a creare la storia del nostro Paese. L obiettivo della nostra Redazione era quello di coinvolgere la Scuola attraverso diverse iniziative volte a stimolare la riflessione sui percorsi della storia, che hanno costituito, in questi ultimi 150 anni, l Unità d Italia. A nostro avviso, era importante avviare una tale riflessione che ha coinvolto in vario modo tutta la scuola, con articoli, ricerche, disegni, perché abbiamo ritenuto di primaria importanza recuperare lo spirito unitario e una cittadinanza consapevole, fondata anche sui valori che il Risorgimento ci ha tramandato insieme alla Costituzione. Cogliamo l occasione per ringraziare la nostra Preside, Dott. ssa Cristina Cascio, e le prof.sse Anna Scuderi, Alessandra Bryant-Barrett, Rita Castiglione e Claudia Urzì insieme a tanti insegnanti della nostra scuola, che con molta pazienza ed entusiasmo, ci hanno stimolato ed aiutato a curare la realizzazione di questa edizione speciale dedicata ai 150 anni dall Unità d Italia. Vi auguriamo una buona e piacevole lettura! La Redazione Coordinamento di Redazione e Progetto Grafico: Prof.ssa Anna Scuderi 12

2 L ITALIA DOPO IL CONGRESSO DI VIENNA (1815) REPUBBLICA CISALPINA REGNO D ITALIA 1861 Il tricolore rappresenta per ciascun italiano la libertà e l'identità nazionale ed è protagonista di una storia lunga più di duecento anni. Nato a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, nell'italia allora dominata da Napoleone, accompagnerà tutte le imprese risorgimentali. Adottato come proprio simbolo sia da repubblicani mazziniani sia dai monarchici favorevoli ai Savoia, il tricolore ha attraversato la storia d'italia sino ai giorni nostri. l'articolo 12 della Costituzione italiana stabilisce, infatti, che :"La bandiera italiana è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di uguali dimensioni". Il nostro tricolore nasce come variante della bandiera francese, ai tempi della Rivoluzione, con la sostituzione della banda verticale blu con il verde. Fu utilizzata per la prima volta, in forma ufficiosa, dai patrioti italiani di ispirazione giacobina nell ottobre del 1796 nei combattimenti contro l Austria. La data ufficiale della sua consacrazione come simbolo delle libertà repubblicane è il 7 gennaio 1797, come bandiera di Stato della Repubblica Cispadana (che riuniva le città di Reggio, Modena, Ferrara e Bologna), utilizzata per la prima volta nella sala del Consiglio di Reggio Emilia. Questo primo tricolore aveva, però, le bande orizzontali. Con Napoleone, ritorna il vessillo tricolore a bande verticali, come bandiera della Repubblica Cisalpina, utilizzata dalle divisioni militari e della milizia cittadina di Milano nel Nel 1848 il tricolore sostituì l emblema azzurro di Casa Savoia come simbolo del regno di Sardegna, con al centro lo scudo sabaudo. Nel 1861, alla proclamazione dell Unità d Italia, questo tricolore fu adottato come bandiera nazionale. Continuò ad essere la bandiera italiana anche dopo il 1946, con l eliminazione dello scudo di Casa Savoia ANNA MESSINA A partire dal 1997, ritenuto il secondo centenario del tricolore, il 7 gennaio è stato proclamato giornata nazionale del tricolore. Una legge del 1998 impone l obbligo di esporre la bandiera italiana insieme a quella dell Unione Europea, su tutti gli edifici pubblici: palazzi comunali, provinciali, regionali, ministeri, università e scuole. Manuela Belladonna FRANCESCA ILLUMINATO VB 1 1

3 MARTINA VB I SIMBOLI DELL IDENTITA NAZIONALE Ogni bandiera ha una propria storia, un significato e, a volte tante modifiche alle spalle, che rispecchiano la storia dello Stato che essa rappresenta. La Bandiera italiana è nata a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, vessillo della nostra Repubblica dal 2 giugno MIRYAM VEUTRO III B FRANCY VB Classi III A, B, F La bandiera tricolore Ti dà forza e amore. Il verde è la speranza Che rallegra i nostri cuori e danza Il bianco è la purezza Che ci fa lottar con destrezza Il rosso è il sangue versato che la libertà ci ha assicurato. La bandiera tricolore Ti scalda il cuore. CLASSI IV A, III B 2 3 3

4 Il Risorgimento italiano: mancata rivoluzione agraria o equilibrato processo di unificazione? MONTY VB Il Risorgimento italiano, inteso come il periodo nel quale il nostro Paese ha iniziato, e portato avanti un cammino volto a risorgere dalle angherie subite sotto le dominazioni Spagnola prima, Austriaca dopo, si é visto determinare nel passato entro varie coordinate temporali, finché non si è giunti ad identificarne (è questa attualmente la tesi maggiormente accreditata) la nascita nel periodo della Rivoluzione Francese e la conclusione nel 1870, quando, presa Roma, si poteva considerare fatta l'italia. In un modo o nell'altro lo scopo di tanti anni di lotte e teorizzazioni politiche si era realizzato: la penisola era unificata sotto il nome del Re Carlo Alberto di Savoia. Il periodo i cui avvenimenti hanno poi portato alla svolta effettiva del risorgimento, va identificato, in ogni caso nell'arco temporale che intercorre tra il 1848 e la Spedizione dei Mille. Si tratta di un periodo tutt'altro che calmo per i regni della penisola, in cui si alternano alla guida delle masse, differenti esponenti, accomunati da un unico obiettivo: l'indipendenza dallo straniero e la creazione di una nazione italiana. L'opposizione di Cavour e Mazzini: due delle figure guida di questo periodo, le quali intendevano raggiungere l'unita Nazionale con mezzi ben diversi, si è rivelata, conclusivamente necessaria e produttiva, ai fini del loro progetto comune. Un grande lavoro di teorizzazione e burocrazia non sarebbe bastato a raggiungere la nostra unità se da qualche parte, nella penisola, non vi fosse stato anche un gruppo pronto ad agire. Se pur il primo dei punti resi noti al re da parte del primo ministro fu proprio quello di farla finita al più presto con Garibaldi, il quale, in nome dei mazziniani aveva organizzato la spedizione dei mille, alla fine Cavour dovette seguire il re nella legittimazione delle sue conquiste. Se pur dovendo divincolarsi dagli opponimenti di Cavour, Garibaldi non esitò a ordinare che la spedizione proseguisse, come ha detto il Mack Smith, il quale ne esalta la figura definendolo impetuoso nell'azione, ma prudente del correre rischi non necessari. L'aspra critica che storici come il Gramsci hanno mosso nei confronti di Mazzini, il quale è stato accusato di non aver sufficientemente preso in considerazione il fatto che la questione agraria era la molla per far entrare in moto le grandi masse e quindi portare avanti nel modo più efficace uno sviluppo dei progetti nazionalistici cui tanto si aspirava, certo non può essere mossa nei confronti di Garibaldi il quale trovò la forza del suo movimento nella accozzaglia (D. M. Smith). MARTINA NICOTRA E SYRIA DI BASILIO II B VERSO l UNITA D ITALIA Dal congresso di Vienna ( ), l'italia fu lo Stato che ne uscì peggio. La ripartizione delle terre, ed il ritorno dei vecchi sovrani sui troni, non le aveva creato, per l'appunto, benefici. Essa, era, infatti, ancora divisa in stati e staterelli, tra i quali, c'erano enormi d i f f e r e n z e s o c ialpolitiche. A dir il vero, l'italia non era l'unica nazione interessata all'unità nazionale anche l'ungheria, la Germania, la Cecoslovacchia avevano intenzione di insorgere. Nel 1948, anno dell'insurrezione italiana, nasce un'epoca: il Risorgimento. Con questo termine, si definisce quella lunga serie d'avvenimenti culturali, politici e militari, che portarono l'italia a conquistare l'indipendenza e l'unità nazionale. I primi fuochi insurrezionali si manifestarono sotto forma di moti, ma con scarso esito. Furono quindi fondate due società segrete: la Carboneria e la Giovine Italia. La prima, acquisì questo nome perché, per comunicare tra loro, i membri parlavano il dialetto dei carbonari. La seconda, invece, fu fondata da Mazzini che voleva unificare non solo l'italia ma anche l'europa, cosa che sta avvenendo, in parte, solo ora. Vincenzo Gioberti, piemontese esule in Belgio, nel 1843, scrisse un libro invitando il popolo a seguire Mazzini. Secondo lui, però, non esiste un vero e proprio popolo italiano e quindi, bisogna gettare le basi sul cemento del cattolicesimo. Il suo libro in Italia ha un enorme successo, lo approvano uomini colti come Manzoni, D'Azeglio e Balbo. Grazie a questi uomini, nasce il vero Risorgimento italiano: non più inutili insurrezioni, bensì una riforma culturale, politica ed economica. Ho detto inutili insurrezioni, perché nessuna società segreta giunse ai propri obiettivi, un po' perché, essendo sconosciute, non trovarono l'appoggio del popolo, un po' perché non avevano neanche loro un traguardo ben preciso e definito. Nel febbraio 1848, si assiste però ad una svolta: il Re di Francia, si ribella e impedisce una riunione d'uomini politici a lui contrari, al popolo, però, bastarono due soli giorni a scacciare Filippo D'Orleans e proclamare la Seconda Repubblica Francese. In Germania, i patrioti chiedono l'unificazione del paese e, a Berlino, i borghesi, ottengono la costituzione dal Re di Prussia. L'Italia, ispirandosi a questi ed altri paesi, si ribella, almeno per tentare di respingere l'austria, che aveva preso possesso del nord del nostro paese. Venezia, è la prima a ribellarsi, e proclama una repubblica indipendente. E' poi imitata da Milano, che, in cinque epiche giornate, (18-23 marzo 1848), caccia le truppe del generale Radetzky. Il 24 marzo, il Re di Sardegna, Carlo Alberto, rompe ogni indugio e varca il Ticino, dando vita alla prima guerra d'indipendenza. DIRNEA ROBERT 5D 4 4 3

5 Nelle prime fasi la guerra fu favorevole alle truppe guidate da Carlo Alberto di Savoia, Re di Sardegna, ma l iniziale successo preoccupò gli altri Stati Italiani, la maggior parte dei quali ritirò il proprio appoggio all impresa, lasciando il solo Piemonte a combattere contro l Austria. La prima guerra d indipendenza si concluse nel marzo del 1849, con la sconfitta di Novara, cui seguì l abdicazione di Carlo Alberto in favore del figlio Vittorio Emanuele II. I motivi della sconfitta sono da ricercare anche in quella che Carlo Alberto chiamava Guerra Reggia, cioè prettamente sabauda. Laudani Kevin e Belluso Samuele 1C NOEMI VB LA PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA Alla notizia dell'insurrezione di Vienna (poi placata dopo 3 giorni) il Lombardo Veneto si ribellò al dominio austriaco: a Venezia (17 marzo), dove si proclamò una repubblica provvisoria e a Milano ( marzo, cinque giornate sanguinose con a capo Casati) la popolazione costrinse gli austriaci ad andarsene. Carlo Alberto, re di Sardegna, decise allora di entrare in guerra contro l'austria per liberare l'italia settentrionale dal dominio austriaco. L'esercito piemontese avanzò in Lombardia senza incontrare resistenza, in quanto le truppe austriache si erano ritirate verso il Quadrilatero, un'ampia zona fortificata tra Mantova, Verona, Legnano e Peschiera del Garda. Qui si ebbe la prima vittoria piemontese, a Pastrengo (30 aprile). In seguito gli austriaci cercarono di effettuare una manovra di aggiramento, per sorprendere i Piemontesi; la manovra però non riuscì per l'intervento dei volontari. CLASSE IV B Le cinque giornate di Milano I sovrani italiani avevano concesso riforme e statuti, ma la gioia degli italiani non era condivisa dai loro fratelli lombardi e veneti ancora sotto la dominazione Austriaca, era quindi necessario combattere per la loro libertà. Di conseguenza nel 1848, anche grazie alle insurrezioni antiaustriache scoppiate in molte città europee, anche Milano e Venezia si ribellarono alle truppe austriache. Tra il 18 e il 22 marzo 1848 nelle strade di Milano infuriarono i combattimenti. Nelle strade si formarono delle barricate, Giovanni Visconti Venosta, un ragazzo di 17 anni, descrive il coraggio dei milanesi in queste giornate che sono passate alla storia come Le cinque giornate di Milano. Dopo cinque giorni di furioso combattimento in cui i milanesi ebbero la meglio sugli austriaci Giovanni scrive: seguì un silenzio profondo, ansioso che durò un paio d ore; poi si sentirono ad un tratto delle grida lontano che parevano degli evviva; poi un rumore nuovo, come di voci allegre, e di gente festosa scoppiava da ogni punto Che c è? Che sarà? esclamammo e corremmo rapidamente in strada dove la gente scendeva da tutte le strade. Non si sentiva più che un grido: Sono andati! Sono andati! Dappertutto sventolavano drappi, tele, cenci di ogni qualità purché fossero bianchi, rossi e verdi; e la gente non cessava di contemplare quei colori, simbolo di tante speranze e di tanti dolori. Tutti portavano grandi coccarde di ogni tipo, con scritto il motto: Italia libera, Dio lo vuole. Francesco Musumeci II E La morte di Anita Garibaldi Giuseppe Garibaldi è certamente il protagonista più famoso del Risorgimento italiano. Militare abilissimo, fu spesso al comando delle imprese dei patrioti italiani. Nel 1849 era il comandante dell esercito della Repubblica romana. Con il ritorno del papa, Garibaldi e la giovane moglie Anita fuggirono verso nord, desiderosi di continuare la lotta a Venezia. La marcia attraverso l Italia centrale fu dura e pericolosa, mentre i nemici li inseguivano senza sosta. Anita Garibaldi ( ), compagna di Giuseppe Garibaldi, ne condivise la sorte per undici anni. Morì, probabilmente di febbri malariche, mentre, in fuga con il marito, tentava di attraversare le Romagne. Nel libro Memorie di Garibaldi viene descritto quando Garibaldi e Anita, braccati dal nemico, si rifugiano in una casa nella campagna romagnola. Anita stremata perde conoscenza e viene adagiata su un materasso, dove muore senza dare al medico il tempo di curarla. LA REDAZIONE 4 3

6 G iuseppe Mazzini nacque a Genova nel 1805, terzogenito di Giacomo medico e di Maria Drago, donna di rigorosi principi morali che ebbe un peso determinante nella crescita del figlio. Ancora giovanissimo Mazzini prese parte attiva ai primi moti rivoluzionari nella sua città che dal 1815, per effetto del Congresso di Vienna, era entrata a far parte del regno di Sardegna. Si laureò in legge nel 1827 e l anno successivo entrò nella Carboneria per conto della quale svolse delicate missioni segrete. Arrestato, in assenza di riscontri oggettivi, venne prosciolto dalle accuse mossegli, ma non accettando di vedere limitata la propria libertà di movimento, decise di lasciare Genova e cercare riparo all estero. Andò prima in Svizzera, a Ginevra, e poi in Francia, a Lione e a Marsiglia da dove spedì una lettera a Carlo Alberto nella quale invitava il giovane sovrano a mettersi alla testa del movimento della rigenerazione italiana. A Marsiglia fondò una società segreta La Giovine Italia che aveva come obiettivo l educazione del popolo in vista di una risoluzione che portasse all unità d Italia. Nel corso della sua vita fu costretto più volte a fuggire dall Italia e a rifugiarsi in Svizzera e a Londra. Nel 1872, sotto il falso nome di dottor Brown trascorse i suoi ultimi momenti di vita a Pisa, circondato dall affetto degli amici a lui più vicini. MARIA GIULIA VB CLASSE II D 6 P GRECA, CRISAFULLI JANET II E LA 5

7 ferito e morì per la cancrena il 6 Luglio Anche le arti (poesia, musica, pittura ) contribuirono in modo significativo al Risorgimento italiano, dando un contributo di grande valore. Basta pensare allo straordinario successo delle opere di Giuseppe Verdi, che per decenni unì gli italiani non solo nell entusiasmo per le sue melodie ma anche nel consenso per gli ideali politici che gli sapeva trasmettere. Il patriottismo di Verdi era così noto che sui muri di Milano comparvero scritte apparentemente innocenti, ma che celavano un significato audace, se si pensa che la polizia austriaca era molto severa: <<VIVA V.E.R.D.I.>>, significava <<viva Vittorio Emanuele Re d Italia>>. Nell autunno del 1847 lo studente e patriota Goffredo Mameli, allora ventenne, scrisse il testo di quello che, a partire dal 12 ottobre 1946, sarebbe diventato l inno nazionale d Italia. Goffredo Mameli era nato a Genova il 5 settembre 1827; ancora studente, si iscrisse alla Giovine Italia di Mazzini. Combatté come volontario accanto ai Milanesi durante le Cinque giornate, e poi partecipò alla fondazione della Repubblica romana. Durante l assedio della città da parte dei Francesi, fu Musicato da Michele Novaro, l inno, per la semplicità della melodia e l intenso contenuto patriottico, ebbe un immediato successo, imponendosi immediatamente sull abbondante produzione di canti patriottici che si erano diffusi. Nella prima strofa, che solitamente si canta nelle manifestazioni ufficiali, il poeta invita gli italiani a unirsi (stringiamoci a coorte) nella lotta contro lo straniero: infatti il passato della nostra Nazione è stato sempre grande e illustre, grazie a Roma, capace di inseguire la Vittoria e imporre il suo dominio su tutti gli altri popoli. Roma è stata grande per merito di personaggi coraggiosi come Scipione l Africano, il vincitore dei Cartaginesi nella battaglia di Zama. A personaggi come lui gli italiani, da secoli oppressi e divisi, devono guardare per recuperare il coraggio necessario per lottare, anche a costo della morte. Benjaafar Ghassen III F,Orazio Magrì III E Fratelli d'italia L'Italia s'è desta Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa Dov'è la vittoria? Le porga la chioma Ché schiava di Roma Iddio la creò Stringiamoci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Noi siamo da secoli Calpesti, derisi Perché non siam Popolo Perché siam divisi Raccolgaci un'unica Bandiera una Speme Di fonderci insieme Già l'ora suonò Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Uniamoci, amiamoci L'unione e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore Giuriamo far Libero Il suolo natio Uniti, per Dio, Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte, Siam pronti alla morte, L'Italia chiamò. Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn'uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d'italia Si chiaman Balilla Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Son giunchi che piegano Le spade vendute Già l'aquila d'austria Le penne ha perdute Il sangue d'italia Il sangue Polacco Bevé col cosacco Ma il cor le bruciò Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò Sì Spiegazione Qui il poeta si riferisce all'uso antico di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere che portavano invece i capelli lunghi. Dunque la Vittoria deve porgere la chioma perché le venga tagliata quale schiava di Roma sempre vittoriosa. La coorte era un'unità da combattimento dell'esercito romano, decima parte di una legione. Questo riferimento militare molto forte, rafforzato poi dal richiamo alla gloria e alla potenza militare dell'antica Roma, ancora una volta chiama tutti gli uomini alle armi contro l'oppressore. La Battaglia di Legnano (29 maggio 1176), con cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa, qui simbolo dell'oppressione straniera. Francesco Ferrucci, simbolo dell' Assedio di Firenze (2 agosto 1530), con cui le truppe dell' Imperatore volevano abbattere la Repubblica fiorentina per restaurare la signoria dei Medici. In questa circostanza, il Ferrucci morente venne vigliaccamente finito con una pugnalata da Fabrizio Maramaldo, un capitano di ventura al servizio di Carlo V. «Vile, tu uccidi un uomo morto», furono le celebri parole d'infamia che l'eroe rivolse al suo assassino. Soprannome di Giovan Battista Perasso che il 5 dicembre 1746 diede inizio, col lancio di una pietra ad un ufficiale, alla rivolta genovese che si concluse colla scacciata degli austriaci, che da alcuni mesi occupavano la città. I Vespri siciliani, l'insurrezione del Lunedì di Pasqua del 1282 contro i francesi estesasi a tutta la Sicilia dopo essere cominciata a Palermo, scatenata dal suono di tutte le campane della città. Anche la Polonia era stata invasa dall'austria, che coll'aiuto della Russia l'aveva smembrata. Il destino della Polonia è singolarmente legato a quello dell'italia: anche nel suo inno ( Mazurca di Dabrowski ) c'è un riferimento agli italiani, e dei soldati polacchi combatterono in Italia con le truppe alleate contro i tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale, partecipando anche all' assalto finale a Montecassino. Un augurio e un presagio: il sangue dei popoli oppressi, che si solleveranno contro l'austria, ne segnerà la fine. 6 6

8 L INNO D ITALIA Dal 1947 "Fratelli d'italia" o il "Canto degli Italiani", scritto da Goffredo Mameli (Genova Roma 1849) nel settembre 1847 e messo in musica due mesi dopo da Michele Novaro (Genova ivi 1885), è l'inno Nazionale Italiano. Il popolo italiano, in tutti questi anni, ha riconosciuto nelle parole e nella musica dell'inno il simbolo dell'unità nazionale, al pari della bandiera tricolore, con la quale esso forma, anzi, un tutt'uno inscindibile. Del resto l'inno di Mameli (questa la denominazione assunta dall'inno nella cultura corrente) fu associato alla Bandiera Tricolore come segno della volontà di indipendenza nazionale fin dai primi moti popolari che precedettero l'esplosione rivoluzionaria del E attorno alla Bandiera Tricolore e all'inno Nazionale si strinsero i milanesi nelle Cinque Giornate del marzo '48. Non meraviglia, quindi, che il primo biografo di Cavour e di Vittorio Emanuele II, Giuseppe Massari, lo abbia definito come il vero e proprio Inno Nazionale italiano. E come tale dovette considerarlo anche Giuseppe Verdi, che lo inserì, accanto alla Marsigliese e all'inno Nazionale inglese (God Save the King), nell'inno delle Nazioni, da lui composto in occasione dell'esposizione Universale di Londra del Negli ultimi anni parole e musica di questo Inno sono state oggetto di numerose critiche e non sono mancate le proposte di sostituirlo con altre composizioni risorgimentali o addirittura contemporanee. Bisogna, però, dire che "Fratelli d'italia", altamente apprezzato da Carducci e dal grande storico francese Jules Michelet, per la sua capacità di coinvolgere emotivamente gli ascoltatori, più di ogni altra composizione risorgimentale riesce ad esprimere un forte sentimento di vera unità nazionale, derivante da una lunga storia comune, che spinge, secondo i princìpi di Mazzini,verso l'unione e l'amore in vista del conseguimento di un fine comune. E anche il ritornello, la parte più conosciuta, perché eseguita nelle manifestazioni ufficiali, sulla quale si appuntano le critiche più malevole, non è manifestazione di pura retorica ma esprime le convinzioni della migliore cultura italiana ed europea dei secoli XVIII e XIX. In questi versi si avverte, infatti, l'eco delle parole scritte da Condorcet nel Quadro storico dei progressi dello spirito umano, ove si legge: "Roma ha portato le leggi in tutti quei paesi in cui i Greci avevano portato la loro lingua, le loro scienze e la loro filosofia. Tutti questi popoli, sospesi ad una catena, che la vittoria aveva agganciato ai piedi del Campidoglio..." (CONDORCET, Quadro storico dei progressi dello spirito umano, Introduzione R. GUIDUCCI, Milano, 1989, p. 188). Ma unità e fusione non devono significare piatta conformità o, peggio ancora, soppressione del grande patrimonio ideale che si racchiude nelle diversità regionali: questo è il significato della quarta strofa, nella quale Mameli, con straordinaria concisione (che non era sfuggita a Garibaldi), rievoca i momenti più significativi della storia delle diverse aree dell'italia. Ed è proprio per questo motivo che nell'inno "Fratelli d'italia" si possono trovare i segni distintivi dell'identità nazionale del nostro paese. Chiara Salanitri, Agata Seminara II B Classe IV B Classe III F 8 8 7

9 La musica è un linguaggio che l uomo ha sempre utilizzato per comunicare i suoi stati d animo. In particolare nel faticoso cammino verso l Unità d Italia, essa veniva usata dai patrioti per esprimere speranze, delusioni, passioni. Il musicista che più di altri è riuscito a rappresentare il desiderio di libertà e di riunificazione dell Italia è stato Giuseppe Verdi. Egli era un compositore nato all inizio dell Ottocento in provincia di Parma e con la sua lunga vita ha attraversato tutti i momenti più significativi della storia dell Italia di quel secolo. Fu autore di moltissime opere liriche, il genere di spettacolo più popolare e vicino ai gusti del tempo e anche della gente meno colta con ritmi netti, incalzanti e irruenti. I teatri erano luoghi di discussione, scambi di idee e di informazioni. Nei palchi si chiacchierava e si cospirava senza destare alcun sospetto nella polizia. La sua musica fu quindi un formidabile strumento per trasmettere idee e presto egli fu identificato come portatore di idee patriottiche. Fin dalla rappresentazione de I Lombardi alla Prima Crociata i patrioti notarono che la sua musica energica e virile che sembrava creata apposta per infiammare gli animi e spingere alla lotta contro i dominatori stranieri. In realtà Verdi si trovò quasi senza volerlo ad essere considerato un rappresentante del patriottismo. La scritta VIVA VERDI appariva per le strade per esaltare Vittorio Emanuele Re D Italia, con il nome VERDI utilizzato come acrostico. Fra tutte le sue opere solo La Battaglia di Legnano presenta dei riferimenti autentici agli ideali del tempo. In altre opere erano i patrioti stessi a trovare collegamenti con il momento storico che vivevano. Per esempio al successo di Nabucco contribuì la presenza di un orchestra robusta e vitale e di grandi cori che rappresentano il popolo ebreo schiavo degli Egiziani. Fu immediata l identificazione fra gli Ebrei che lottavano per la libertà e i patrioti italiani desiderosi di cacciare gli Austriaci. Il coro del Va pensiero divenne un autentico inno di incoraggiamento alle aspirazioni alla libertà e indipendenza nazionale cantato per le strade. Classe III F 8 9

10 NOI DELLA CLASSE 1^ E Ascoltando Va pensiero abbiamo espresso con un disegno il messaggio di libertà che questa musica comunica. GIANFRANCO GIORGIA SARACENO ROSA CRISAFULLI AURORA MILLESI ANTHONY CARUSO ANDREA GINESI MARIO MARLETTA INNOCENZO CAMPISI GIANLUCA RONSISVALLE

11 Nel 1852 Camillo Benso conte di Cavour diventa primo ministro del Regno di Sardegna. Presto Cavour si accorge che a nessuno stato europeo interessava la situazione del regno sabaudo e allora cerca di accattivarsi le simpatie delle potenze intrecciando alleanze inviando ambasciatori in tutta Europa. Cavour riesce a portare la questione italiana all attenzione dell imperatore Napoleone III che, però, rimane ancora indifferente alle proposte di alleanza sabaude. Cavour riesce a convincere l imperatore francese inviando come sua ambasciatrice in Francia la donna più bella dello stato la contessa di Castiglione, amante del re Vittorio Emanuele II. Una volta ottenuto il favore francese, il primo ministro piemontese formalizza l alleanza con un incontro segreto a Plombièrs. Il patto prevede l intervento francese solo in caso di aggressione da parte dell Austria per liberare tutto il nord dalla morsa austriaca, il sogno di Napoleone III era di prendere Vienna. La seconda guerra d indipendenza italiana vede schierati da un lato la Francia e il Regno di Sardegna e dall altro l Austria.Gli eserciti franco-piemontesi, guidati da Napoleone III sconfiggono gli Austriaci nelle battaglie di Magenta, Solferino e San Martino. Successivamente, però,napoleone III abbandonò la guerra. Cavour deluso della condotta francese, che non aveva rispettato i patti e amareggiato dall umiliazione di ricevere la Lombardia dalla Francia e non direttamente dall Austria si dimise dall incarico di primo ministro. Laudani Kevin e Belluso Samuele 1^ C ALESSIA VB VITTORIO EMANUELE II Dopo la vittoria Franco-piemontese a Solferino e San Martino e i conseguenti plebisciti, la Lombardia, le popolazioni delle Toscana, dell Emilia, delle Romagne, di Parma e di Modena passarono sotto il controllo dei Savoia. Alcuni mesi dopo, nel 1860, poco più di mille uomini partirono da Genova diretti verso la Sicilia. La speranza dei patrioti era quella di far insorgere le popolazioni del Meridione per portarle verso l unità nazionale. Li guidava un capo di tutto rispetto: Giuseppe Garibaldi. Anna Messina V A Le mire dei Savoia non si limitavano solo all Italia del nord, ma riguardavano l intera penisola. Il 5 maggio 1860, Giuseppe Garibaldi, contro il parere di Cavour,che temeva una risposta francese, salpò con i Mille da Quarto, vicino Genova, dando avvio alla famosa Spedizione. Il nizzardo Garibaldi, agevolato, oltre che dall appoggio di Vittorio Emanuele II e dalla presenza inglese, anche da gran parte degli ufficiali della marina e dall esercito borbonico, già corrotti dal governo piemontese, avanzò rapidamente risalendo lo stivale. Laudani Kevin e Belluso Samuele 1C 10

12 N asce il 10 Agosto del 1810 A Torino, secondogenito del marchese Michele e della ginevrina Adele di Sellon. Cavour, da giovane, è ufficiale dell esercito poi lascia la vita militare e viaggia per l Europa. Quando rientra in Piemonte diviene uno degli uomini più ricchi; nel 1847 fonda il quotidiano Il Risorgimento con cui inizia il suo impegno politico. Difende la legge Siccardi che voleva la diminuzione dei privilegi del clero, l abolizione del tribunale ecclesiastico, il divieto per la Chiesa di ricevere donazioni. Viene eletto ministro dell agricoltura, del commercio e della marina e poi ministro delle finanze, infine è nominato Presidente del Consiglio. Cavour vuole rimodernare l economia piemontese: modernizza l agricoltura, utilizzando metodi sempre più moderni, facilita il trasporto dei prodotti agricoli, crea e potenzia le fabbriche, stipula trattati con Francia, Belgio ed Olanda per favorire il libero scambio. Promuove una politica estera che fa uscire il Piemonte dall isolamento ed aderisce al programma liberale di Mazzini. Nel 1858 incontra Napoleone lll a Plombieres dove viene stipulata un - alleanza contro l Austria. Secondo questo trattato se l Austria avesse aggredito il Piemonte, la Francia sarebbe intervenuta a fianco di quest ultimo. In caso di vittoria entrambi gli Stati avrebbero goduto di acquisizioni territoriali. La Seconda guerra di indipendenza porta alla liberazione della Lombardia dal dominio austriaco ma l improvvisa decisione di Napoleone lll di ritirarsi dal conflitto si conclude con l armistizio di Villafranca. Cavour, deluso, si dimette per tornare sulla scena politica dopo poco tempo. Nel 1860 grazie alle sue abilità diplomatiche ottiene il consenso delle potenze europee ed invia l esercito sardo, al comando del re Vittorio Emanuele ll, ad occupare le Marche e l Umbria, che appartenevano allo Stato Pontificio, e a raccogliere il frutto della spedizione dei Mille portata avanti da Garibaldi, il regno delle due Sicilie. Il 17 Marzo 1861 viene proclamata l unità d Italia. Cavour muore il 6 Giugno dello stesso anno. CLASSE II D Camillo Benso conte di Cavour era un rappresentante eminente del governo piemontese, si era distinto nel tessere una tela di alleanze tra il regno di Sardegna e la Francia di Napoleone III. Il conte di Cavour era un uomo dalle ottime qualità politiche. Dotato di intelligenza e coraggio fu uno dei protagonisti indiscussi della II guerra di indipendenza, che culminò con l unità d Italia. LA REDAZIONE La battaglia di Solferino e San Martino Cavour era riuscito nel suo intento. La Francia si era legata al piccolo Piemonte e l avrebbe aiutato nel caso di un attacco austriaco che puntualmente avvenne poco dopo. L inizio delle ostilità fu favorevole alle truppe francopiemontesi, ma lo scontro decisivo avvenne solo il 24 giugno 1859 a Solferino e San Martino, due piccoli paesi della campagna mantovana. Si dice che l Italia sia nata sulla collina di San Martino; qui gli italiani furono protagonisti di atti eroici, guadagnandosi la stima del nemico in quella che è passata alla storia come la battaglia più sanguinosa del Risorgimento italiano. LA REDAZIONE 13 11

13 I l personaggio di cui parleremo ha partecipato attivamente alla realizzazione dell Unita d Italia ed è stato essenziale per la stessa. Giuseppe Garibaldi è nato a Nizza il 4 luglio del 1807 ed è morto nell isola di Caprera il 2 giugno del 1882 a 74 anni. E stato un generale,patriota e condottiero d Italia.E considerato insieme a Giuseppe Mazzini, Vittorio Emanuele II e Camillo Benso conte di Cavour, uno dei padri della patria. Il 29 luglio 1807 venne battezzato nella chiesa di san Martina di Nizza ed è registrato con il suo nome completo: Josef, Marie Giuseppe Garibaldi. I genitori avrebbero voluto avviare Giuseppe alla carriera di avvocato,medico o prete. Ma lui amava poco gli studi e prediligeva gli esercizi fisici e la vita di mare. Presto iniziarono i numerosi viaggi marittimi di Garibaldi e fra quelli più importanti ricordiamo quello sul brigantino l'enea, al cui comando vi era Giuseppe Gervino. Partecipò a molti conflitti tra i quali la guerra dei Farrapos, le tre guerre di indipendenza italiane, la famosa spedizione dei mille che guidò e la guerra franco prussiana. Quest - eroe fece un altro viaggio a Rio De Janeiro alla fine del 1835 e venne accolto dalla piccola comunità di italiani aderenti alla Giovane Italia fondata da Giuseppe Mazzini. La figura di Garibaldi è assolutamente centrale nel Risorgimento italiano ed è stata oggetto di infinite analisi storiografiche,politiche e critiche. SIMONE PLATANIA, ERNESTO D AMICO 1 C LA BATTAGLIA DI CALATAFIMI L 11 maggio i Mille di Garibaldi sbarcarono a Marsala e si diressero verso Palermo. La reazione dell esercito nemico non si fece attendere, infatti le camicie rosse furono attaccate. Lo scontro avvenne a Calatafimi il 16 maggio Nella storia militare la battaglia di Calatafimi rappresenta un combattimento d'incontro, poco più di una scaramuccia. Pur tuttavia lo scontro ebbe enormi conseguenze sul piano strategico. Il disordinato arrivo della colonna di Lanzi, con militi stremati dalla fatica e dalla fame, fece una grande impressione sulla cittadinanza palermitana. Garibaldi assunse immediatamente, nella fantasia popolare, il ruolo di condottiero invincibile, al cui comando unirsi per combattere gli occupanti napoletani. LA REDAZIONE 13 Il marinaio salva tutti Fin da bambino Garibaldi non sopportava vedere forme di violenza verso le persone deboli o verso gli animali. La sua prima impresa fu il salvataggio all età di 9 anni di una lavandaia di Nizza che stava per annegare. A 13 anni salvò alcuni amici finiti in mare dopo essere caduti dalla barca. A Roma con il bodyguard Nel periodo della repubblica romana, l eroe dei due mondi era accompagnato sempre da un attendente nero, Andrea Aguyar, il quale, armato di una lunga lancia, gli stava sempre a fianco per proteggerlo. Garibaldi lo aveva conosciuto in Uruguay e lo aveva liberato dalla schiavitù. Quest uomo morì proprio a Roma e nella capitale c è una scalinata che lo ricorda: la scalea Andrea il Moro. A tavola con il Generale Garibaldi amava cibi liguri ed era ghiotto di stoccafisso e di un minestrone con il pesto alla genovese. La moglie di un pastore, Maria Prunedda, gli preparava l agnello cucinato con i legni di ginepro. Gli piacevano i formaggi, la ricotta di capra e le marmellate di frutti selvatici. CLASSE II D 12

14 CHE LAVORO FACEVANO? CURIOSITA E SORPRESE SUI MILLE Proprietari terrieri 205 militari 204 impiegati e scrivani 88 negozianti e commercianti 83 falegnami 36 avvocati e notai 30 marinai e capitani di mare 25 medici 24 agricoltori e braccianti 23 calzolai 21 ingegneri 19 barbieri e parrucchieri 16 osti e albergatori 14 panettieri e fornai 13 farmacisti 9 sarti 9 insegnanti 9 camerieri 6 muratori 5 orefici 5 facchini 5 scrittori 4 portieri 4 tipografi 4 domestici 4 macellai 3 giornalisti 3 imbianchini 3 musicisti 3 trasportatori 2 sacerdoti o ex-sacerdoti 2 armaiuoli 2 cappellieri 2 fotografi 2 spedizionieri 2 sellai 2 filatori 2 poliziotti 2 artisti girovaghi 2 Tra i rimanenti 185 garibaldini (di cui molti di professione ignota o dubbia)c erano anche un chincagliere,un fabbricante di reti,un ramaio,un argentiere,uno scultore, un tappezziere,un cuoco,un dentista,un ebanista,un organaro,un bottaio,un marmista,un corallaio,un orologiaio,un prestigiatore,un burattinaio e un barone

15 DA DOVE PROVENIVANO? Nella cartina, le regioni d origine dei Mille secondo i luoghi di nascita riportati nell elenco ufficiale del Tra i restanti 87 volontari molti erano di provenienza ignota o dubbia,ma c erano anche quattro ungheresi,due svizzeri, un boemo,un turco,un greco e un angolano. QUANTI ANNI AVEVANO? 70 gli anni del più anziano,tommaso Parodi. 11 gli anni del più giovane,giuseppe Marchetti. GARIBALDI: UN UOMO DIETRO L EROE Il suo nome all anagrafe: Joseph -Marie Bello e forte, ma non troppo Garibaldi è stato sempre descritto bello e forte come appare in molti ritratti :con gli occhi azzurri, di media statura, con le spalle larghe e il petto quadrato, forte come un leone. In realtà aveva gli occhi castani, era piuttosto basso,(1m e 66 cm),e soffriva di reumatismi. UNA DONNA TRA I MILLE Tra i Mille sbarcati a Marsala c era anche una donna, ma travestita da uomo. Si chiamava Rosalia Montmasson ed era moglie di Francesco Crispi, futuro ministro e presidente del Consiglio del Regno d Italia. L ORIGINE DELLE CAMICIE ROSSE Pare che Garibaldi si fosse ispirato ai vestiti tradizionali dei cow-boy, che vestivano di rosso per rendere meno visibili le macchie di sangue delle bestie macellate. UN FRATE GARIBALDINO Fra Giovanni Pantaleo,come altri frati, si unì ai Mille diventando il cappellano dei garibaldini. VINCENZO STRANO II E FRANCESCO MUSUMECI II E La sua istruzione Da un prete imparò un po d inglese, mentre un ex militare napoleonico gli insegnò l italiano sui libri di storia. Il primo atto eroico A soli 7 anni compì il salvataggio di una lavandaia. L ultima battaglia L ultima impresa militare di Garibaldi avvenne nel gennaio del 1871,durante la campagna nei Vosgi (Francia),dove si oppose ai prussiani GIUSEPPE GRECO III E Classe II E

16 Garibaldi fu ferito Garibaldi fu ferito/fu ferito ad una gamba/garibaldi che comanda/ che comanda i suoi solda Questa famosissima canzone, i cui autori sono rimasti anonimi, cominciò a circolare tra i simpatizzanti garibaldini subito dopo il ferimento dell eroe dei due mondi all Aspromonte,il 29 agosto Fondò la Protezione animali Giuseppe Garibaldi è un mito anche per gli animalisti italiani. Fu, infatti, tra i fondatori della società reale per la protezione degli animali,antenata dell attuale ente nazionale protezione animali. Garibaldi e la cavalla Marsala Il generale nutrì un autentica adorazione per la cavalla Marsala,fedele compagna durante la spedizione dei Mille e sepolta con tutti gli onori a Caprera. Dove lasciò un orecchio? Garibaldi perse un orecchio in Sud America, forse in uno scontro. ORAZIO MAGRI III E DAVIDE GALLO II E IL KIT DELL EROE PAPALINA DA BATTAGLIA Una delle papaline di velluto appartenute a Garibaldi, che cominciò a portarle durante il suo soggiorno sudamericano. Si considerava un agricoltore Non è un mistero che Garibaldi amasse la natura. Egli trasformò Caprera in una vera fattoria e quando poteva seguiva personalmente i lavori agricoli; introdusse nuove varietà botaniche e si dedicò con successo all apicoltura. Del resto sui documenti ufficiali, alla pro- voce Classe II E

17 UN TOCCO DI ELEGANZA Questo portafoglio da viaggio veniva usato dal grande condottiero allacciato intorno alla vita. EREDITA AMERICANA Un poncho dell eroe dei due mondi. Garibaldi aveva iniziato ad usarlo come esule in Sud America OMAGGIO DI CASA SAVOIA La sella da generale, con lo stemma sabaudo, donata a Garibaldi dal re Vittorio Emanuele II. COMPAGNA FEDELE La pistola usata dal generale in tante battaglie. PATRIOTA IN JEANS I jeans che Garibaldi indossò durante la spedizione dei Mille. CLASSE II E DEBOLE DI SCHERMA Una sciabola appartenuta a Garibaldi, che però nelle sue memorie si lamentò di non aver mai imparato a tirare bene di scherma. IL RIPOSO DEL GUERRIERO Il paio di pantofole ricamate donate dalla moglie di uno dei Mille al generale. La pubblicità con Garibaldi Il volto forte e risoluto del generale fu un potente strumento pubblicitario, sinonimo di italianità, in cartoline,calendari,medaglie, scatolette di tonno,sigari, gomme da masticare,ecc. Persino Sandokan, un eroe di Salgari, ebbe sulla carta il volto di Garibaldi, mentre molte delle sue avventure ricordano le gesta del generale e dei suoi Mille. Aeroporti, ristoranti, piazze e miniere: un nome, una garanzia In Italia sono migliaia le istituzioni, le scuole, i luoghi pubblici, i ristoranti, le associazioni e persino la prima portaerei italiana varata nel 1983 che portano il nome Garibaldi. Nel resto del mondo si chiamano così ristoranti e alberghi a Parigi, a Vienna, in Brasile e negli USA; solo restando negli Stati Uniti, portano il nome Garibaldi due miniere e un aeroporto in California, un tunnel e una valle nel Colorado, un parco nel Connecticut, un cimitero e un ufficio postale nello Iowa, altre miniere nel Nevada e nel Montana e una cittadina dell Oregon

18 Alla completa riunificazione dell Italia mancavano ancora l acquisizione del Veneto annesso nel 1866, di Roma annessa nel 1870, di Trento con il Trentino e di Trieste con la Venezia Giulia, annessi tra il (prima guerra mondiale). Una spedizione di Garibaldi contro lo Stato Pontificio fu fermata dall Esercito Italiano, che temeva una guerra con la Francia, allora protettrice dello Stato Pontificio. Nel 1866 il Regno si alleò con la Prussia contro l Austria. La guerra in Italia fu un insuccesso, ma la vittoria prussiana consentì al Regno d Italia di annettere il Veneto. Laudani Kevin e Belluso Samuele 1C VITTORIO EMANUELE ll Vittorio Emanuele ll nacque a Torino nel Salì al trono del regno di Sardegna nel 1849, quando suo padre, il re Carlo Alberto, abdicò. Il nuovo sovrano mantenne lo Statuto Albertino e chiamò come presidente del consiglio del regno Camillo Benso, conte di Cavour. Vittorio Emanuele ll capì che la guerra contro l Austria, che dominava sul Lombardo Veneto, era inevitabile e così accettò gli accordi di Plomb ieres stilati tra Cavour e l imperatore francese Napoleone lll. In seguito a questi accordi scoppiò la seconda guerra di indipendenza (1859) che si concluse con l annessione al regno di Sardegna della Lombardia. Nel 1860 Garibaldi organizzò la spedizione dei Mille e conquistò il regno delle due Sicilie che consegnò al re Vittorio Emanuele ll in un incontro a Teano. Il 17 Marzo del 1861 Vittorio Emanuele fu proclamato re d Italia dal nuovo Parlamento. CLASSE II D L ITALIA NEL 1861 La proclamazione del Regno d Italia Il 27 febbraio del 1861 il nuovo Regno d Italia veniva solennemente proclamato dal primo Parlamento italiano. Gli italiani, dopo anni di lotte e sacrifici, avevano raggiunto la sospirata meta. L Italia unita, indipendente e libera era finalmente una realtà. Tra gli spettatori dello storico evento vi era lo scrittore Alessandro Manzoni, l autore de I promessi sposi, un libro che contribuì a dare una lingua comune alla giovane nazione. LA REDAZIONE La presa di Roma Roma venne conquistata il 20 settembre 1870, quando il principe alleato del pontefice, l imperatore dei francesi Napoleone III, perse il trono dopo una rovinosa guerra contro la Russia. Solo allora l esercito italiano, attraverso la breccia di Porta Pia, riuscì a entrare e a farne la capitale del nuovo Regno. LA REDAZIONE La proclamazione di Roma capitale La presa di Roma (20 settembre 1870) ebbe come conseguenza l annessione della città al Regno d Italia e sancì la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei papi. Divisa e oppressa d Italia era finalmente libera, indipendente e unita. Il 27 novembre 1871 Vittorio Emanuele II poteva proclamare Roma capitale del Regno d Italia. LA REDAZIONE 7 17

19 Completamento dell unita d Italia Lo Stato Pontificio rimaneva ancora al Papa e comprendeva una buona parte del centro Italia, tuttavia, come già detto, se il Regno d Italia avesse attaccato lo Stato della Chiesa, la Francia sarebbe intervenuta,infatti, nel 1949 Napoleone III venne eletto Presidente della Seconda Repubblica Francese grazie al GIULY VB largo impegno dei cattolici. La Francia si vide tolte l Alsazia e la Lorena, due zone industriali e ricche di carbone (la rivendicazione di queste ragioni sarà una delle cause della 1 guerra Mondiale). Il 20 settembre 1870 un reparto di bersaglieri creò il famoso varco di Porta Pia a Roma e lo Stato della Chiesa venne conquistato. La presa di Roma (20 settembre 1870), nota anche come Breccia di Porta Pia, fu un episodio del Risorgimento in cui Roma fu annessa al Regno d Italia, decretando la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei Papi. L'anno successivo la capitale d Italia fu trasferita da Firenze a Roma. Laudani Kevin e Belluso Samuele 1C L' UNITA' D' ITALIA: RIVOLTE E REPRESSIONI IN UN' ITALIA CON TANTI STATI Al congresso di Vienna si fissarono i confini tra gli stati italiani, tenendo conto esclusivamente degli interessi delle grandi potenze. L'Italia si trovò perciò ancora divisa in tanti stati tra i quali erano realmente indipendenti solo il Regno di Sardegna, il Regno delle Due Sicilie e lo Stato della Chiesa. Il Lombardo - Veneto era invece sotto il dominio austriaco ed anche i piccoli stati dell'italia centro - settentrionale (ducati di Parma, di Modena e Toscana) erano legati all'austria. La divisione in tanti Stati, il dominio austriaco su alcune regioni più ricche e popolate, l'esclusione dal potere creavano molto malcontento tra le popolazioni ed in particolare tra la borghesia italiana. L'Italia conobbe quindi un processo di graduale riscoperta e sempre più netta rivendicazione della propria identità nazionale. Questo processo, noto come Risorgimento, portò alla formazione dello Stato unitario Italiano, ovvero fece della penisola un organismo politico e indipendente a base nazionale. L'Italia fu perciò uno dei paesi europei in cui le idee nazionalistiche e liberali si diffusero rapidamente. Nel nel Piemonte scoppiarono insurrezioni che fallirono per l'intervento degli eserciti delle potenze europee (repressione). Tra i patrioti si svilupparono idee diverse: i moderati (tra cui Vincenzo Gioberti) sosteneva che Re e principi d'italia avrebbero dovuto riunirsi sotto una confederazione con a capo il Papa. Altri moderati ritenevano che l'italia avrebbe dovuto formare uno stato unitario muovendo con l'esercito piemontese guerra contro l'austria. I democratici pensavano che solo una rivoluzione popolare avrebbe portato all'unità ed alla formazione di uno stato democratico e repubblicano. Tra costoro vi fu Giuseppe Mazzini: egli fondò un'associazione, la Giovine Italia (1831), il cui programma era pubblico e non segreto; essa diffuse le idee democratiche e repubblicane e cerco di preparare insurrezioni, senza ottenere successi. 18 Tanto tempo fa, nel lontano 1861, venne fondato il regno d Italia. In questo regno c erano molti regni tra i quali il regno di Sardegna, quello delle due Sicilie ed altri stati più piccoli. Con il Risorgimento (il periodo storico in cui la nazione italiana ha conseguito la sua unità in un solo stato) tutti gli stati vennero assorbiti in un unico regno, quello d Italia. A capo del regno c era il re Vittorio Emanuele II della famiglia dei Savoia che resse l Italia fino alla nascita della Repubblica. il 17 marzo del 1861 venne firmata la prima legge del regno d Italia che definiva la nascita di questa nuova realtà politica che finalmente avrebbe riunito dentro di sè l intera nazione italiana dalle alpi alla Sicilia. Nel 1870 fu fatta capitale Roma e la fine del regno d Italia coincide con la nascita della Repubblica italiana. Il 18 giugno del 1946 venne fatto un referendum che stabilì l abbandono della monarchia a favore della Repubblica: nasce la repubblica italiana. Curiosita : le prime capitali del regno furono prima Torino ( ), poi Firenze ( ). Giuseppe Gulotta Francesca Caracciolo Andrea Cosentino 9 19

20 L UNITA D ITALIA E IL MERIDIONE Nel 1870, con la breccia di porta Pia che fa decadere lo stato della Chiesa, Roma diventa capitale d Italia e, storicamente, si completa, ( o quasi perché mancano ancora le regioni del nord est), quel processo risorgimentale che ha portato all unità del paese. Finito il tempo degli eroismi, bisognava costruire un nuovo stato, affrontare e risolvere una lunga serie di gravi problemi organizzativi, tra i quali quelli relativi alla scuola, ai tribunali, ai pubblici uffici, alle tasse e alle vie di comunicazione, dando priorità prima di tutto alle linee viarie e ferroviarie, riuscendo a riunire i commerci del Nord e del Sud. Peccato che però le linee ferroviarie e viarie furono messe a nuovo solo fino a Napoli e la distanza geografica tra nord e sud si trasformò, così, in un vero e proprio divario culturale ed economico. Al momento dell'unità d'italia si scopriva che essa era, infatti, divisa in due parti che non avevano i presupposti per integrarsi spontaneamente: il Sud era essenzialmente agricolo e non aveva prodotti che interessavano al Nord, che nell'età giolittiana aveva sviluppato l'industria siderurgica, idroelettrica e meccanica. Al sud la situazione economica era molto grave perché le terre erano ancora in mano dei latifondisti che non sfruttavano a pieno le loro proprietà frenando cosi la produzione agricola, l unica fonte di lavoro e di reddito della Sicilia. Inoltre, il Meridione non poteva fornire neanche i suoi prodotti agricoli, perché il Nord aveva un'agricoltura ancora più sviluppata. Inoltre la classe politica, che era in buona parte espressione degli interessi di un ceto sostanzialmente omogeneo in cui i latifondisti del Sud e gli agrari del Nord tendevano a mantenere i propri privilegi, non tendeva certamente a migliorare la situazione dei contadini e dei braccianti. Gli stessi partiti di opposizione, infine, erano espressione della classe operaia, nata al Nord con il nascere dell'industria moderna e dei braccianti padani, assai differenti per situazione culturale e sociale da quelli meridionali. Ma la cosa che fece ancora più scontenti i meridionali fu l aumento della farina a causa di una tassa, voluta da uno stato che cosi rese ancora più complicate le condizioni economiche della povera gente. Ancora più difficile da accettare fu la richiesta dello stato di mandare i giovani a fare dai cinque ai sette anni di militare lontano dalle famiglie. Una cosa del genere avrebbe portato alla fame molte famiglie, perché giovani rappresentavano la forzalavoro, dato che i genitori dopo essere diventati anziani non ricevevano nessuna pensione e vivevano del lavoro dei figli. Molti giovani, dunque, si rifiutarono dipartire per la leva e si diedero alla macchia nascondendosi nell entroterra siciliano, nei boschi della Sila o nelle grotte dell Aspromonte e molti, ricercati dai gendarmi, diventarono briganti. La Questione meridionale fu dunque il vero grande problema dell Italia unita perché il governo sabaudo aveva voluto instaurare in queste regioni un sistema organizzativo e burocratico simile a quello piemontese, non rendendosi conto delle evidenti differenze. L abolizione degli usi comuni della terra, la leva obbligatoria, le tasse e la presenza costante sul territorio dei bersaglieri e dei gendarmi aumentarono il malcontento degli italiani del sud, spesso costretti ad emigrare per sopravvivere. Si manifestano così gravi fenomeni di rivolta contro il nuovo Stato, come il brigantaggio, la mafia, le tentazioni autonomiste ed anche il rimpianto per i vecchi, ma familiari Borboni, che almeno parlavano la loro lingua. Le bande dei briganti cominciarono a vagare per le campagne, formate da persone con motivazioni diverse. Lo stato reagì con durezza inviando l esercito per reprimere il brigantaggio ma furono necessari più di soldati, perché i briganti erano appoggiati dal popolo. Dal 1861 al 1865 ci fu una vera e propria guerra con morti.. Gabriele Giacalone, Salvo Balsamo e Lucia Bruno III B 20 CATANIA VERSO L UNITA UNITA Nel 1818, anche a Catania, iniziò a diffondersi la Carboneria grazie all opera del toscano Bartolomeo Sestini che, nei locali del teatro di palazzo Biscari organizzò le famose vendite carbonare dietro le quali si celava la cospirazione anti borbonica. Nel 1820, scoppiò a Napoli una rivolta per l indipendenza della Sicilia dal regno di Napoli.Le città della Sicilia non parteciparono alle insurrezione, ma nonostante ciò le idee indipendentiste si diffuse anche nel centro etneo. Alla morte di Francesco I, il Regno Delle Due Sicilie fu ereditato dal figlio Ferdinando II. A Catania (città che sostanzialmente era sempre stata filo borbonica), con i Moti del 1837, repressi dal nuovo re con estrema crudeltà, nacquero formazioni repubblicane e liberali. Durante questi moti la piazza Duomo e la vicina piazza Università si riempirono di rivoltosi che tolsero e distrussero tutte le insegne e le statue che ricordavano il potere dei Borboni (le famose statue senza testa che troviamo in via Dusmet e in villa Pacini). Paradossalmente, però, l anno successivo, in occasione della visita del re Ferdinando II, l intera cittadinanza, come se nulla fosse successo pochi mesi prima, acclamò e festeggiò il proprio sovrano. La Sicilia, dal 12 Gennaio 1848, iniziando la rivoluzione risorgimentale italiana, si era ribellata ai Borboni, proclamandosi indipendente e aveva dichiarato decaduta la dinastia regnante. La reazione dei Borboni fu feroce: al comando del gen. Filangeri, principe di Satriano, truppe e flotte attaccarono il 5 Aprile la città Etnea, difesa dall eroismo dei propri figli (famoso il 5 Battaglione catanese, detto dei cani corsi ) capitanati dal generale polacco Mieroslawsky. I combattimenti si ebbero un po dappertutto, con incendi, eccidi e stragi. I Borboni ebbero 192 morti e 403 feriti; ben più gravi furono le perdite dei catanesi, che ebbero oltre uomini messi fuori combattimento, tra morti e feriti. Catania capitolò ma fu tale l eroismo dimostrato dai catanesi, in questa battaglia del 6 Aprile 1849, che il 22 maggio 1898 Umberto I, il re d Italia, decorò con la medaglia d oro al valor militare la città di Catania, con la seguente motivazione : Per commemorare le azioni eriche della cittadinanza catanese nei gloriosi fatti del 1848 che iniziarono il Risorgimento e la conquista dell Unità. Quando i moti della seconda guerra d indipendenza (1859), arrivarono in Sicilia attraverso le camicie rosse di Garibaldi, anche Catania si apprestò alla rivolta. Le strade della città divennero, cosi, nuovamente scenario di guerra. Gli insorti catanesi, guidati dal colonnello Giuseppe Poulet, diedero battaglia ai tremila uomini della guarnigione borbonica, comandati del gen. Tommaso Clary; ma, nonostante il loro valore furono sopraffatti dal numero e costretti a ritirarsi.non per questo il loro eroismo è meno mirabile: raggiunsero egualmente lo scopo, perché il gen. Clary, pur essendo vittorioso, preferì evacuare la città: sebbene la rivolta si fosse risolta con un insuccesso, le truppe borboniche, per paura di essere accerchiate dalle truppe garibaldine lasciarono dopo pochi giorni la città. Alcuni mesi dopo con un suffragio universale, Catania e la Sicilia, entrarono a far parte dell Italia dei Savoia. Fra gli episodi dei Moti risorgimentali quello che più di tutti è entrato nella tradizione popolare catanese riguarda l eroina Peppa a cannunera, la quale, sottratto un cannone ai nemici, riuscì ad opporsi ad uno squadrone di cavalieri borbonici. Famà Biagio III A Vaccaro Ernesto III A 19

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