Il Sinodo: famiglia ed evangelizzazione

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1 Il Sinodo: famiglia ed evangelizzazione «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione» Sinodo vuol dire camminare insieme : motivo per cui dai cinque continenti la Chiesa universale si è messa in cammino verso la sede di Pietro per riflettere su Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell evangelizzazione. I partecipanti al terzo sinodo straordinario della chiesa (dopo quelli del 1969 e del 1985), sono stati 253, Così suddivisi: 191 Padri Sinodali, tra cui 25 capi dicastero della Curia e 114 presidenti di Conferenze episcopali: 36 dall Africa, 24 dall America, 18 dall Asia (per la Cina, ci sarà l arcivescovo di Taipei, mons. Shan-Chuan), 32 dall Europa, tra cui il cardinale italiano Angelo Bagnasco, e 4 dall Oceania. 62 sono stati gli atri partecipanti, tra cui inclusi 8 delegati fraterni: tra loro, anche Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Dalle Chiese Orientali sono arrivati tredici esponenti, provenienti anche da Paesi in conflitto, come l Iraq e l Ucraina, rappresentati dal Patriarca caldeo Louis Sako e dall arcivescovo maggiore greco-cattolico Shevchuk. Tredici, inoltre, le coppie di coniugi che hanno fatto parte dei 38 uditori, con diritto di parola ma non di voto in Aula; altri due consorti sono rientrati, invece, tra i 16 esperti, ovvero i collaboratori del Segretario speciale. Durante le due settimane di lavori, i partecipanti all Assemblea hanno riflettuto sul Documento di lavoro diffuso lo scorso giugno. Lo scopo, del Sinodo spiega il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, è quello di proporre al mondo odierno la bellezza e i valori della famiglia, che emergono dall annuncio di Gesù Cristo che dissolve la paura e sostiene la speranza. La Relatio Synodi redatta al termine dei lavori non costituisce un documento finale essa, infatti, è solo la prima tappa di un percorso che si concluderà nel 2015, quando dal 4 al 25 ottobre si terrà il 14.mo Sinodo generale ordinario sul tema Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia. Il Santo Padre ha deciso di stabilire per il Sinodo dei Vescovi un itinerario di lavoro in due tappe: la prima, l Assemblea Generale Straordinaria del 2014, volto a precisare lo status quaestionis e a raccogliere testimonianze e proposte dei Vescovi per annunciare e vivere credibilmente il Vangelo per la famiglia; la seconda, l Assemblea Generale Ordinaria del 2015, per cercare linee operative per la pastorale della persona umana e della famiglia. Si profilano oggi problematiche inedite fino a pochi anni fà:

2 La diffusione delle coppie di fatto, che non accedono al matrimonio e a volte ne escludono l idea Le unioni fra persone dello stesso sesso, cui non di rado è consentita l adozione di figli. Matrimoni misti o inter-religiosi Famiglia monoparentale Poligamia Matrimoni combinati con la conseguente problematica della dote, a volte intesa come prezzo di acquisto della donna Sistema delle caste Cultura del non-impegno e della presupposta instabilità del vincolo Forme di femminismo ostile alla Chiesa Fenomeni migratori e riformulazione dell idea stessa di famiglia Influenza dei media sulla cultura popolare nella comprensione delle nozze e della vita familiare Tendenze di pensiero sottese a proposte legislative che svalutano la permanenza e la fedeltà del patto matrimoniale Diffondersi del fenomeno delle madri surrogate (utero in affitto) Nuove interpretazioni dei diritti umani. Ma soprattutto in ambito più strettamente ecclesiale, indebolimento o abbandono della fede nella sacramentalità del matrimonio e nel potere terapeutico della penitenza sacramentale. Da tutto questo si comprende quanto urgente sia che l attenzione dell episcopato mondiale si rivolga a queste sfide. Se ad esempio si pensa al solo fatto che nell attuale contesto molti ragazzi e giovani, nati da matrimoni irregolari, potranno non vedere mai i loro genitori accostarsi ai sacramenti, si comprende quanto urgenti siano le sfide poste all evangelizzazione dalla situazione attuale, peraltro diffusa in ogni parte del villaggio globale. Questa realtà ha una singolare rispondenza nella vasta accoglienza che sta avendo ai nostri giorni l insegnamento sulla misericordia divina e sulla tenerezza nei confronti delle persone ferite, nelle periferie geografiche ed esistenziali: le attese che ne conseguono circa le scelte pastorali riguardo alla famiglia sono amplissime. Il vangelo sulla famiglia Circa il richiamo delle fonti bibliche su matrimonio e famiglia, si riportano solo i riferimenti essenziali. Così pure per i documenti del Magistero sembra opportuno limitarsi ai 3 documenti del Magistero universale della Chiesa, integrandoli con alcuni testi del Pontificio Consiglio della Famiglia. Il progetto di Dio Creatore e Redentore La bellezza del messaggio biblico sulla famiglia ha la sua radice nella creazione dell uomo e della donna fatti entrambi a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,24-31; 2, 4b-25). Legati da un vincolo sacramentale indissolubile, gli sposi vivono la bellezza dell amore, della paternità, della maternità e della dignità suprema di partecipare così alla opera creatrice di Dio. Nel dono del frutto della loro unione assumono la responsabilità della crescita e dell educazione di altre persone per il futuro del genere umano. Attraverso la procreazione l uomo e la donna compiono nella fede la vocazione all essere collaboratori di Dio nella custodia del creato e nella crescita della famiglia umana. Il Beato Giovanni Paolo II ha commentato quest aspetto nella Familiaris Consortio: «Dio ha creato l uomo a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26s): chiamandolo all esistenza per amore, l ha chiamato nello stesso tempo all amore. Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell essere, Dio iscrive nell umanità dell uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell amore e della comunione (cf. Gaudium et Spes, 12). L amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano» (FC, n. 11).

3 Questo progetto di Dio creatore, che il peccato originale ha sconvolto (cf. Gn 3, 1-24), si è manifestato nella storia attraverso le vicende del popolo eletto fino alla incarnazione del Figlio di Dio che non solo confermò la volontà divina di salvezza, ma con la redenzione offrì la grazia di obbedire a questa medesima volontà. Il Figlio di Dio, Verbo fatto carne (cf. Gv 1,14) nel grembo della Vergine Madre è vissuto e cresciuto nella famiglia di Nazaret, e ha partecipato alle nozze di Cana di cui ha arricchito la festa con il primo dei suoi segni (cf. Gv 2,1-11). Egli ha accettato con gioia l accoglienza familiare dei suoi primi discepoli (cf. Mc 1,29-31; 2,13-17) e ha consolato il lutto della famiglia dei suoi amici a Betania (cf. Lc 10,38-42; Gv 11,1-44). Gesù Cristo ha ristabilito la bellezza del matrimonio riproponendo il progetto unitario di Dio, che era stato abbandonato per la durezza del cuore umano persino all interno della tradizione del popolo di Israele (cf. Mt 5,31-32; ; Mc 10,1-12; Lc 16,18). Tornando all origine Gesù ha insegnato l unità e la fedeltà degli sposi, rifiutando il ripudio e l adulterio. Proprio attraverso la straordinaria bellezza dell amore umano già celebrata con accenti ispirati nel Cantico dei Cantici, e del legame sponsale richiesto e difeso da Profeti come Osea (cf. Os 1,2-3,3) e Malachia (cf. Ml 2,13-16), Gesù ha affermato l originaria dignità dell amore dell uomo e della donna. L insegnamento della Chiesa sulla famiglia Anche nella comunità cristiana primitiva la famiglia apparve come la «Chiesa domestica» (cf. CCC,1655): Nei cosiddetti codici familiari delle Lettere apostoliche neotestamentarie, la grande famiglia del mondo antico è identificata come il luogo della solidarietà più profonda tra mogli e mariti, tra genitori e figli, tra ricchi e poveri (cf. Ef 5,21-6,9; Col 3,18-4,1; 1Tm 2,8-15; Tt 2,1-10; 1Pt 2,13-3,7; cf. inoltre anche la Lettera a Filemone). In particolare, la Lettera agli Efesini ha individuato nell amore nuziale tra l uomo e la donna «il mistero grande», che rende presente nel mondo l amore di Cristo e della Chiesa (cf. Ef 5,31-32). Nel corso dei secoli, la Chiesa non ha fatto mancare un suo costante e crescente insegnamento sulla famiglia e sul matrimonio che la fonda. Una delle espressioni più alte è stata proposta dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes, che trattando alcuni dei problemi più urgenti dedica un intero capitolo alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia, come appare nella descrizione del suo valore per la costituzione della società: «la famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società» (GS 52). Di speciale intensità è l appello a una spiritualità cristocentrica per gli sposi credenti: «i coniugi stessi, creati ad immagine del Dio vivente e muniti di un autentica dignità personale, siano uniti da un uguale mutuo affetto, dallo stesso modo di sentire, da comune santità, così che, seguendo Cristo nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele possano diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione». Anche i pontefici dopo il Concilio Vaticano II hanno arricchito con il loro Magistero la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia, in particolare: Paolo VI con la Enciclica Humanae vitae offre specifici insegnamenti di principio e di prassi. Papa Giovanni Paolo II nella Esortazione Apostolica Familiaris consortio volle insistere nel proporre il disegno divino circa la verità originaria dell amore sponsale e della famiglia: «Il luogo unico, che rende possibile questa donazione secondo l intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l uomo e la donna accolgono l intima comunità di vita e d amore, voluta da Dio stesso (cfr. Gaudium et Spes, 48), che solo in questa luce manifesta il suo vero significato. L istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell autorità, né l imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Il Catechismo della Chiesa Cattolica raccoglie questi dati fondamentali: «L alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna costituiscono fra loro un intima comunione di vita e di amore, è stata fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come alla generazione e all educazione della prole. Tra battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48; Codice di Diritto Canonico, 1055, 1]» (CCC 1660).

4 La dottrina esposta nel Catechismo tocca sia i principi teologici sia i comportamenti morali, trattati sotto due titoli distinti: Il sacramento del matrimonio (nn ) e Il sesto comandamento (nn ). L attenta lettura di queste parti del Catechismo procura una comprensione aggiornata della dottrina della fede a sostegno dell azione della Chiesa davanti alle sfide odierne. La recente Enciclica di Papa Francesco, Lumen Fidei, parla della famiglia nel suo legame con la fede che rivela «quanto possono essere saldi i vincoli tra gli uomini quando Dio si rende presente in mezzo ad essi» (LF 50). «Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all unione stabile dell uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell amore di Dio, dal riconoscimento e dall accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cf. Gn 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. Fondati su quest amore, uomo e donna possono promettersi l amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede. Promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l intero futuro alla persona amata» (LF 52). «La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all amore, e assicura che quest amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità» (LF 53). RELATIO SYNODI L INDISSOLUBILITA DEL MATRIMONIO E LA GIOIA DEL VIVERE INSIEME 21. Il dono reciproco costitutivo del matrimonio sacramentale è radicato nella grazia del battesimo che stabilisce l alleanza fondamentale di ogni persona con Cristo nella Chiesa. Nella reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili mediante l aiuto della grazia del sacramento. Dio consacra l amore degli sposi e ne conferma l indissolubilità, offrendo loro l aiuto per vivere la fedeltà, l integrazione reciproca e l apertura alla vita. Pertanto, lo sguardo della Chiesa si volge agli sposi come al cuore della famiglia intera che volge anch essa lo sguardo verso Gesù. 22. Nella stessa prospettiva, il Concilio Vaticano II ha voluto esprimere apprezzamento per il matrimonio naturale e per gli elementi validi presenti nelle altre religioni (Nostra Aetate) e nelle culture nonostante i limiti e le insufficienze (Redemptoris Missio). Ci sono inoltre elementi validi anche in alcune forme fuori del matrimonio cristiano comunque fondato sulla relazione stabile e vera di un uomo e una donna, che in ogni caso riteniamo siano ad esso orientate. Con lo sguardo rivolto alla saggezza umana dei popoli e delle culture, la Chiesa riconosce anche questa famiglia come la cellula basilare necessaria e feconda della convivenza umana. VERITA E BELLEZZA DELLA FAMIGLIA E MISERICORDIA VERSO LE FAMIGLIE FERITE E FRAGILI 23. Con intima gioia e profonda consolazione, la Chiesa guarda alle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre. Nella famiglia,«che si potrebbe chiamare Chiesa domestica» (Lumen Gentium, 11), matura la prima esperienza ecclesiale della comunione tra persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della Santa Trinità. «È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l offerta della propria vita» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1657). La Santa Famiglia di Nazaret ne è il modello mirabile, alla cui scuola noi «comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo» (Paolo VI, Discorso a Nazaret, 5 gennaio 1964). Il Vangelo della famiglia, nutre pure quei semi che ancora attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono inariditi e necessitano di non essere trascurati. 24. La Chiesa, in quanto maestra sicura e madre premurosa, pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro vincolo nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino della fede. «Pertanto, senza sminuire il valore dell ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno. Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute» (Evangelii Gaudium, 44).

5 25. In ordine ad un approccio pastorale verso le persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e risposati, o che semplicemente convivono, compete alla Chiesa rivelare loro la divina pedagogia della grazia nelle loro vite e aiutarle a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro. Seguendo lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (Gv 1,9; Gaudium et Spes) la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite dando loro il coraggio per compiere il bene, per prendersi cura con amore l uno dell altro ed essere a servizio della comunità nella quale vivono e lavorano. 26. La Chiesa guarda con apprensione alla sfiducia di tanti giovani verso l impegno coniugale, soffre per la precipitazione con cui tanti fedeli decidono di porre fine al vincolo assunto, instaurandone un altro. Questi fedeli, che fanno parte della Chiesa hanno bisogno di un attenzione pastorale misericordiosa e incoraggiante, distinguendo adeguatamente le situazioni. I giovani battezzati vanno incoraggiati a non esitare dinanzi alla ricchezza che ai loro progetti di amore procura il sacramento del matrimonio, forti del sostegno che ricevono dalla grazia di Cristo e dalla possibilità di partecipare pienamente alla vita della Chiesa. 27. In tal senso, una dimensione nuova della pastorale familiare odierna consiste nel prestare attenzione alla realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debite differenze, anche alle convivenze. Quando l unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio. Molto spesso invece la convivenza si stabilisce non in vista di un possibile futuro matrimonio, ma senza alcuna intenzione di stabilire un rapporto istituzionale. 28. Conforme allo sguardo misericordioso di Gesù, la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta. Consapevoli che la misericordia più grande è dire la verità con amore, andiamo aldilà della compassione. L amore misericordioso, come attrae e unisce, così trasforma ed eleva. Invita alla conversione. Così nello stesso modo intendiamo l atteggiamento del Signore, che non condanna la donna adultera, ma le chiede di non peccare più (Gv 8,1-11). 36. Il matrimonio cristiano è una vocazione che si accoglie con un adeguata preparazione in un itinerario di fede, con un discernimento maturo, e non va considerato solo come una tradizione culturale o un esigenza sociale o giuridica. Pertanto occorre realizzare percorsi che accompagnino la persona e la coppia in modo che alla comunicazione dei contenuti della fede si unisca l esperienza di vita offerta dall intera comunità ecclesiale. CURA PASTORALE DI COLORO CHE VIVONO NEL MATRIMONIO CIVILE O IN CONVIVENZE 41. Mentre continua ad annunciare e promuovere il matrimonio cristiano, il Sinodo incoraggia anche il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà. È importante entrare in dialogo pastorale con tali persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza. I pastori devono identificare elementi che possono favorire l evangelizzazione e la crescita umana e spirituale. Una sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze. Occorre che nella proposta ecclesiale, pur affermando con chiarezza il messaggio cristiano, indichiamo anche elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più ad esso. 42. È stato anche notato che in molti Paesi un «crescente numero di coppie convivono ad experimentum, senza alcun matrimonio né canonico, né civile» (Instrumentum Laboris, 81). In alcuni Paesi questo avviene specialmente nel matrimonio tradizionale, concertato tra famiglie e spesso celebrato in diverse tappe. In altri Paesi invece è in continua crescita il numero di coloro dopo aver vissuto insieme per lungo tempo chiedono la celebrazione del matrimonio in chiesa. La semplice convivenza è spesso scelta a causa della mentalità generale contraria alle istituzioni e agli impegni definitivi, ma anche per l attesa di una sicurezza esistenziale (lavoro e salario fisso). In altri Paesi, infine, le unioni di fatto sono molto numerose, non solo per il rigetto dei valori della famiglia e del matrimonio, ma soprattutto per il fatto che sposarsi è percepito come un lusso, per le condizioni sociali, così che la miseria materiale spinge a vivere unioni di fatto. 43. Tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza. A questo scopo è importante la testimonianza attraente di autentiche famiglie cristiane, come soggetti dell evangelizzazione della famiglia.

6 CURARE LE FAMIGLIE FERITE (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati, famiglie monoparentali) 44. Quando gli sposi sperimentano problemi nelle loro relazioni, devono poter contare sull aiuto e l accompagnamento della Chiesa. La pastorale della carità e la misericordia tendono al recupero delle persone e delle relazioni. L esperienza mostra che con un aiuto adeguato e con l azione di riconciliazione della grazia una grande percentuale di crisi matrimoniali si superano in maniera soddisfacente. Saper perdonare e sentirsi perdonati è un esperienza fondamentale nella vita familiare. Il perdono tra gli sposi permette di sperimentare un amore che è per sempre e non passa mai (cf. 1 Cor 13,8). A volte risulta difficile, però, per chi ha ricevuto il perdono di Dio avere la forza per offrire un perdono autentico che rigeneri la persona. 45. Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose. Riconfermando con forza la fedeltà al Vangelo della famiglia e riconoscendo che separazione e divorzio sono sempre una ferita che provoca profonde sofferenze ai coniugi che li vivono e ai figli, i Padri sinodali hanno avvertito l urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall effettiva realtà delle fragilità familiari, sapendo che esse, spesso, sono più "subite" con sofferenza che scelte in piena libertà. Si tratta di situazioni diverse per fattori sia personali che culturali e socio-economici. Occorre uno sguardo differenziato come San Giovanni Paolo II suggeriva (cf. Familiaris Consortio, 84). 46. Ogni famiglia va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore facendosi compagni di cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di Emmaus. Valgono in maniera particolare per queste situazioni le parole di Papa Francesco: «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri sacerdoti, religiosi e laici a questa "arte dell accompagnamento", perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell altro (cf. Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana» (Evangelii Gaudium, 169). 47. Un particolare discernimento è indispensabile per accompagnare pastoralmente i separati, i divorziati, gli abbandonati. Va accolta e valorizzata soprattutto la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione, il divorzio o l abbandono, oppure sono stati costretti dai maltrattamenti del coniuge a rompere la convivenza. Il perdono per l ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile. Di qui la necessità di una pastorale della riconciliazione e della mediazione attraverso anche centri di ascolto specializzati da stabilire nelle diocesi. Parimenti va sempre sottolineato che è indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle conseguenze della separazione o del divorzio sui figli, in ogni caso vittime innocenti della situazione. Essi non possono essere un "oggetto" da contendersi e vanno cercate le forme migliori perché possano superare il trauma della scissione familiare e crescere in maniera il più possibile serena. In ogni caso la Chiesa dovrà sempre mettere in rilievo l ingiustizia che deriva molto spesso dalla situazione di divorzio. Speciale attenzione va data all accompagnamento delle famiglie monoparentali, in maniera particolare vanno aiutate le donne che devono portare da sole la responsabilità della casa e l educazione dei figli. 50. Le persone divorziate ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale, vanno incoraggiate a trovare nell Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato. La comunità locale e i Pastori devono accompagnare queste persone con sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà. 51. Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla vita della comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità. 52. Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all Eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del Vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che «l imputabilità e la responsabilità di un azione possono essere sminuite o annullate» da diversi «fattori psichici oppure sociali» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735). 53. Alcuni Padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri Padri si sono domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio.

7 54. Le problematiche relative ai matrimoni misti sono ritornate sovente negli interventi dei Padri sinodali. La diversità della disciplina matrimoniale delle Chiese ortodosse pone in alcuni contesti problemi sui quali è necessario riflettere in ambito ecumenico. Analogamente per i matrimoni interreligiosi sarà importante il contributo del dialogo con le religioni. CONCLUSIONI I paragrafi sui sacramenti ai divorziati risposati è stato il più dibattuto, e la relativa votazione si è conclusa con 104 sì e 74 no: «Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati risposati accedano ai sacramenti della penitenza e dell eucaristia. Diversi padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all eucaristia e la comunione con la Chiesa e il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari e a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta si casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuati, dato che l imputabilità e la responsabilità di un azione possono essere sminuite o annullate da diversi fattori psichici oppure sociali (Catechismo della Chiesa cattolica, 1735)». "Mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni", ha detto papa Francesco. I CIRCOLI MINORI Circolo Italicus A e le due coppie di sposi presenti in qualità di Esperti e di Uditori Moderatore: Em.mo Card. Fernando Filoni Relatore: S.E Mons. Edoardo Menichelli Nell affrontare le problematiche descritte nel documento nei nn , il Circolo Italicus A ha creduto opportuno di suggerire di modificare i titoli dei paragrafi utilizzando sempre l espressione "cura pastorale" coniugandola sia rispetto alle unioni civili e alle convivenze sia verso i separati, divorziati non risposati, divorziati risposati e persone omosessuali. Più specificatamente per quanto attiene alla cura pastorale delle unioni civili e delle convivenze si è inteso suggerire che la sensibilità maggiore della pastorale voglia cogliere gli aspetti positivi che non appartengono all esperienza stessa ma che vanno trovati dentro l esperienza, naturalmente con lo sguardo trasformativo verso l accoglimento del dono del matrimonio e della famiglia. Nell esaminare la parte relativa alla cura pastorale verso i separati, divorziati non risposati e divorziati risposati i Padri del Circolo Italicus A pur condividendo il tono pastorale con cui il testo presenta la problematica, hanno ritenuto di apportare qualche rilevante correzione sempre dentro un cammino di impegnata prossimità. Circolo Italicus B Moderatore: Em.mo Card. Angelo Bagnasco Relatore: S.E Mons. Salvatore Fisichella Alcune tematiche del Sinodo presentano una oggettiva complessità che richiede un necessario approfondimento in grado di coinvolgere esperti della materia. La fretta di arrivare ad alcune conclusioni non sempre permette di ottenere il risultato sperato. Per questo è importante giungere a una visione coerente e unitaria della problematica senza cadere in prospettive unilaterali e privi del necessario supporto storico e teologico. Questo vale sia per le proposte di percorsi penitenziali sia per una corretta disanima della prassi propria alle Chiese ortodosse. Vedere in che modo si possono trasportare nella Chiesa latina richiede uno studio ponderato, una presentazione non conflittuale e una soluzione comune nella comunione. Circolo Italicus C Moderatore: S.E. Mons. Angelo Massafra, O.F.M. Relatore: Rev. P. Manuel Jesús Arroba Conde, C.M.F. Questi padri, pur accettando che il profilo specifico del tema che investe questa assemblea straordinaria è quello delle sfide pastorali, ritengono imprescindibile che la Relatio ribadisca in maniera esplicita la dottrina su matrimonio, famiglia e sessualità, senza tentennamenti nell avvalersi delle categorie di "peccato" e "adulterio" e "conversione" rispetto alle situazioni oggettivamente contrastanti con il Vangelo della famiglia. Gli stessi padri insistono sul fatto che usare eufemismi possa provocare malintesi tra i fedeli, soprattutto per distorte interpretazioni fatte da una parte della stampa non specializzata.

8 Sull accesso dei divorziati ai sacramenti il circolo ha votato una proposta, approvata per maggioranza dei voti, che apre tale possibilità in condizioni precise ed in momenti definiti della vita ecclesiale e familiare, valorizzando il significato dell eucaristia come sacramento per la crescita nella vita cristiana, tenendo ferma la dottrina sull indissolubilità coniugale. Alcuni padri hanno ritenuto vincolante la disciplina attuale e altri non sufficientemente maturo lo studio sul fondamento teologico che consente l evoluzione. IL DIBATTITO FRA CARDINALI RISPOSATI, APERTURA MA NON PER TUTTI Ecco il testo del capoverso 52 della relatio synodi approvato a maggioranza semplice (104 favorevoli e 74 contrari): "Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell'eucaristia. Diversi padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all'eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un'accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L'eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del Vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che 'l'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate" da diversi 'fattori psichici oppure sociali'". Anche il punto 53 è stato approvato a maggioranza semplice (112 favorevoli e 64 contrari). Eccone il testo: "Alcuni padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri padri si sono domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio". DIBATTITO SULLA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI Le aperture, invece, riguardano la controversa questione dell accostamento alla comunione dei divorziati risposati. Punto, questo, su cui il dibattito è diventato appassionato e coinvolgente. Due linee si fronteggiano: da una parte quella di chi ritiene che se il legame è valido non è ammissibile l ammissione ai sacramenti, dall altra chi invece perora la causa della misericordia e invita a guardare alle singole situazioni particolari. Impossibile, oggi, fare una conta. Chi abbia prevalso lo si sà leggendo la Relatio Synodi. SONO COMUNQUE MEMBRI DELLA CHIESA A ogni modo, come recita una Nota vaticana, è stato comunque ricordato che per i divorziati risposati il fatto di non potersi accostare all Eucaristia non significa assolutamente che non siano membri della comunità ecclesiale, anzi, si è invitato a riconsiderare che esistono diverse responsabilità che essi possono esercitare. Inoltre, è stata sottolineata anche la necessità di semplificare e accelerare i procedimenti per la dichiarazione di nullità matrimoniale.

9 L OPPOSIZIONE DEL CADINALE BURKE Su questo punto i padri sembrano aver trovato un accordo, con poche opinioni fermamente contrarie (una su tutte, quella del prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Raymond Leo Burke, che s è opposto a ogni mutamento della prassi e delle norme circa la nullità matrimoniale). Lo stesso cardinale, intervenuto in conferenza stampa, ha chiarito che su questo tema si può lavorare, al fine di semplificare procedure oggi troppo contorte. DA BOLOGNA CON AMORE: FERMATEVI In un intervista rilasciata a Il Foglio del 15 marzo 2014, il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, dice a proposito dell eucaristia ai divorziati risposati: Chi fa questa ipotesi, almeno finora non ha risposto a una domanda molto semplice: che ne è del primo matrimonio rato e consumato? Se la Chiesa ammette all eucarestia, deve dare comunque un giudizio di legittimità alla seconda unione. È logico. Ma allora che ne è del primo matrimonio? Il secondo, si dice, non può essere un vero secondo matrimonio, visto che la bigamia è contro la parola del Signore. E il primo? È sciolto? Ma i papi hanno sempre insegnato che la potestà del Papa non arriva a questo: sul matrimonio rato e consumato il Papa non ha nessun potere. La domanda di fondo è dunque semplice: che ne è del primo matrimonio? Ma nessuno risponde. Il cardinale spiega che il 75 per cento della maggior parte dei paesi africani è contrario all ammissione dei divorziati risposati all eucaristia. Ripeto ancora: di quali attese stiamo parlando? Di quelle dell occidente? È dunque l occidente il paradigma fondamentale in base al quale la Chiesa deve annunciare? Siamo ancora a questo punto? Andiamo ad ascoltare un po anche i poveri. Sono molto perplesso e pensoso quando si dice che o si va in una certa direzione altrimenti sarebbe stato meglio non fare il Sinodo. Quale direzione? La direzione che, si dice, hanno indicato le comunità mitteleuropee? E perché non la direzione indicata dalle comunità africane?. DIVORZIATI RISPOSATI, COSI NELLA CHIESA PRIMITIVA Su Avvenire del 5 aprile il cardinale Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze storiche, Scrive: E necessario liberarsi della visione odierna nel guardare all antichità: dobbiamo però stare bene attenti a non proiettare sulla Chiesa primitiva la disinvoltura con la quale la società odierna accetta il divorzio e le seconde nozze. Già l antichità precristiana trattava il divorzio e le seconde nozze in modo molto restrittivo. Non si può assolutamente parlare nell epoca dei Padri di una prassi generale di divorzio e di nuove nozze. Un secondo matrimonio simultaneo, cioè contratto mentre era in vita il primo coniuge, veniva considerato come un adulterio perpetuo e mai era preso in considerazione come una scelta cristiana. Inoltre non pare superfluo ricordare che solo un consensus Patrum, - un insegnamento consensuale dei Padri e non una scelta arbitraria di testi - può pretendere di possedere autorità dottrinale e quindi avere valore probante in vista di una nuova prassi pastorale. Va infine ricordato che lo Spirito guida la Chiesa nella verità tutta intera (cfr. Gv 16,13). Ciò comporta che la Chiesa avanza in una comprensione sempre più approfondita della verità. Poiché d altra parte lo Spirito Santo nel percorso della storia non può contraddirsi, ogni successiva acquisizione non può contraddire le precedenti.

10 DIVORZIATI RISPOSATI, EUCARESTIA E PENITENZA Scrive il cardinale De Paolis: La problematica dei divorziati risposati si presenta come una situazione irregolare, in quanto le persone interessate si trovano legate da un vincolo matrimoniale non riconosciuto dalla Chiesa e non ammissibile da essa perché le parti risultano legate da un precedente vincolo matrimoniale che non può essere sciolto. La irregolarità consiste proprio in questo nuovo vincolo. Ne consegue che la stessa convivenza condotta dalle persone interessate risulta contraria alla morale cattolica, particolarmente proprio perché la morale sessuale della dottrina cattolica dichiara che è lecito l atto coniugale solo tra sposi legittimi nell ambito matrimoniale. Questa situazione fa sorgere un altra irregolarità, l accesso al sacramento della Eucaristia che è aperta solo a chi non è conscio di nessun peccato grave, e della penitenza o della confessione sacramentale che non può essere a disposizione se non a chi è pentito del proprio peccato e si impegna a non commetterlo più. Per il presidente emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede rimane così confermata in modo incontrovertibile la dottrina tradizionale che oltre ad essere una dottrina collaudata da secoli, ha solide basi nella morale e spiritualità cristiana. Al di là delle differenti situazioni in cui i divorziati risposati vengono a trovarsi, in tutte le situazioni si riscontra sempre lo stesso problema: la illeceità di una convivenza more uxorio tra due persone che non sono legate da un vero vincolo matrimoniale. Il matrimonio civile, di fatto, non è un vincolo matrimoniale; secondo le leggi della Chiesa non ha neppure l apparenza di matrimonio, tanto che la Chiesa parla di attentato matrimonio. Di fronte a questa situazione non si vede come il divorziato possa ricevere l assoluzione sacramentale e accedere all Eucaristia. INDISSOLUBILITA DEL MATRIMONIO E DIBATTITO SUI DIVORZIATI RISPOSATI E I SACRAMENTI Il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinal Gerhard Ludwig Müller, sulle pagine de L Osservatore Romano del 23 ottobre 2013 Anche se scrive per l intima natura dei sacramenti, l ammissione a essi dei divorziati risposati non è possibile, a favore di questi fedeli si devono rivolgere ancora di più gli sforzi pastorali, per quanto questi debbano rimanere in dipendenza dalle norme derivanti dalla Rivelazione e dalla dottrina della Chiesa. Il percorso indicato dalla Chiesa per le persone direttamente interessate non è semplice, ma queste devono sapere e sentire che la Chiesa accompagna il loro cammino come una comunità di guarigione e di salvezza. Con il loro impegno a comprendere la prassi ecclesiale e a non accostarsi alla comunione, i partner si pongono a loro modo quali testimoni della indissolubilità del matrimonio. Per il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede la cura per i divorziati risposati non dovrebbe certamente ridursi alla questione della recezione dell eucaristia. Si tratta di una pastorale globale che cerca di soddisfare il più possibile le esigenze delle diverse situazioni. È importante ricordare, in proposito, che oltre alla comunione sacramentale ci sono altri modi di entrare in comunione con Dio. L unione con Dio si raggiunge quando ci si rivolge a lui nella fede, nella speranza e nella carità, nel pentimento e nella preghiera. Dio conclude può donare la sua vicinanza e la sua salvezza alle persone attraverso diverse strade, anche se esse si trovano a vivere in situazioni contraddittorie.

11 COMUNIONE AI RISPOSATI Il cardinale canadese Thomas Collins, arcivescovo di Toronto, arcivescovo di Toronto, 66 anni, cardinale dal 2012 e stella emergente del sacro collegio, tra l altro chiamato da papa Francesco a far parte della rinnovata commissione cardinalizia. Scende in campo contro le tesi a favore della comunione ai divorziati risposati. Il porporato è intervenuto sulla questione in un ampia intervista a Brandon Vogt per il blog cattolico americano The Word on Fire, pubblicata il 25 giugno, vigilia della diffusione dell Instrumentum laboris, il testo base del sinodo sulla famiglia. Nell intervista, l arcivescovo afferma che: I cattolici divorziati e risposati non possono ricevere la santa comunione dal momento che, quali che siano la loro disposizione personale o le ragioni della loro situazione, conosciute forse solo da Dio, essi persistono in una condotta di vita che è oggettivamente in contrasto con il chiaro comando di Gesù. Questo è il punto. Il punto non è che essi hanno commesso un peccato; la misericordia di Dio è abbondantemente assicurata a tutti i peccatori. In materia di divorzio e di secondo matrimonio il problema sta nella consapevole decisione, per le ragioni più diverse, di persistere in una durevole situazione di lontananza dal comando di Gesù. Sebbene non sia giusto per loro ricevere i sacramenti, dobbiamo trovare migliori vie per aiutare le persone che si trovano in questa situazione, per offrire loro una cura amorevole. Un elemento di possibile aiuto sarebbe che tutti noi capissimo che non è obbligatorio ricevere la comunione quando si va a messa. Sono molti i motivi per i quali un cristiano può decidere di non ricevere la comunione. Se ci fosse minore pressione perché ciascuno riceva la comunione, ciò sarebbe d aiuto per coloro che non sono in condizione di farlo. E ancora: Dobbiamo riflettere su che cosa possiamo fare per aiutare le persone che si trovano in questa situazione, in forme amorevoli ed efficaci. Ma facendo questo, dobbiamo anche essere fedeli al comando di Gesù e alla necessità di non mettere a rischio al santità del matrimonio, con le più gravi conseguenze per tutti, specialmente in un mondo in cui la stabilità del matrimonio è già tragicamente compromessa. Se noi dessimo prova con i fatti, se non con le parole, che il patto matrimoniale non è effettivamente quello che Gesù dice che è, ciò offrirebbe un sollievo solo momentaneo, al prezzo di una sofferenza di lunga durata. Se la santità del patto matrimoniale fosse progressivamente indebolita, alla fine sarebbero i figli a soffrire di più. PARLA MONSIGNOR FISICHELLA Uno stralcio di una intervista con monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e già Rettore della Pontificia Università Lateranense, nota come l università del Papa. E giusto negare la comunione ai divorziati risposati? Non appartengono anche loro alla Chiesa? Certamente che sono parte della Chiesa. Sono battezzati, hanno ricevuto il sacramento della confermazione, hanno ricevuto l eucarestia e hanno celebrato il matrimonio sacramentale. Ed è proprio questo il punto nodale che abbiamo affrontato: quali strade possono essere aperte per dare la possibilità ai divorziati risposati di continuare ad essere sostenuti dalla Grazia di Dio nel nuovo matrimonio? Il Sinodo non era chiamato a fornire una propria proposta bensì a riflettere ed introdurre tale problematica al prossimo Sinodo ordinario del 2015, presentando così al Papa una gamma di possibilità che gli consentano di prendere delle decisioni in proposito. A quali possibili soluzioni ha quindi pensato il Sinodo? Sono diverse le possibilità discusse. C è chi ha avanzato l idea di uno snellimento della prassi dei processi di nullità matrimoniale. Io stesso mi sono fatto premura di dire che deve essere garantita la gratuità di tali cause, dato che non deve correre alcun sospetto sulla Chiesa che una dichiarazione di nullità possa avere un senso di guadagno o che possano accedervi solo le persone che dispongono di mezzi finanziari. Altri, invece, hanno proposto uno snellimento di questa cause non tanto dal punto di vista processuale quanto da quello amministrativo. C è anche chi, poi, ha proposto dei percorsi penitenziali sotto la guida del Vescovo diocesano. Insomma, ci ritroviamo con alcune piste su cui ancora dobbiamo riflettere e studiare.

12 Comunione ai divorziati risposati, dibattito fra cardinali Il matrimonio non è una fiction. E con queste parole che Papa Francesco si è rivolto a settembre alle venti coppie di fidanzati, alcune delle quali già conviventi, che Bergoglio stesso ha voluto sposare nella Basilica di San Pietro in prossimità del Sinodo. Un evento, che come dimostrano le recenti polemiche scaturite da un libro contenente gli scritti di cinque cardinali, definiti da più parti come dissidenti, contrari alla comunione per i divorziati risposati, è uno degli eventi più importanti di questo inizio di pontificato. Ed è proprio in vista del Sinodo, e della polemica sui divorziati risposati, che Papa Francesco ha voluto giocare la sua mossa: l istituzione di una Commissione per velocizzare e semplificare l annullamento dei matrimoni. PIU ANNULLAMENTI E MENO DIVORZI Si potrebbe riassumere così, anche se forse con toni un po troppo semplicistici, la soluzione ideata da Papa Francesco per risolvere una volta per tutte l annosa questione della comunione ai divorziati risposati, che sta creando tensioni crescenti all interno del mondo ecclesiastico. E in questa ottica quindi che Papa Francesco il 27 agosto, quando ancora la polemica tra cardinali non era scoppiata, ha costituito la Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico. IL PROGETTO DELL ARCIVESCOVO BRUNO FORTE La Commissione ha iniziato da poco i lavori e quindi non è facile intravedere quali potranno essere le soluzioni per cercare di ridimensionare il problema dei divorziati risposati. Significative, perciò, sono state le parole dell arcivescovo Bruno Forte che, come riportato dall Osservatore Romano, ha affermato che per accertare in maniera efficace e snella l eventuale nullità del vincolo si fa strada da varie parti l ipotesi di eliminare l obbligatorietà della doppia sentenza conforme, procedendo al secondo grado solo se c è appello da una o entrambe le parti entro un tempo definito. una simile soluzione significherebbe risparmiare anni: tutto si risolverebbe prima, in diocesi. E a Roma arriverebbero solo i casi, rari, di ricorso in cui la seconda sentenza fosse diversa dalla prima.

13 IL NO DI SCOLA ALLA COMUNIONE AI RISPOSATI Nel dibattito in corso si è inserito anche il cardinale di Milano Angelo Scola con un saggio nel quale il successore di Tettamanzi alla guida della diocesi lombarda individua quattro proposte che potrebbero riassumersi nello slogan No alla comunione ai risposati, ma procedure più snelle per annullare i matrimoni. Dopo avere infatti confermato la bontà del rifiuto della Chiesa nel concedere la comunione ai divorziati risposati, per i quali la comunità ecclesiale è chiamata a implementare tutti i programmi appropriati per l effettiva partecipazione di questi alla vita della Chiesa, Scola propone una nuova procedura per l annullamento dei matrimoni. Secondo il cardinale di Milano, infatti, l accertamento della validità o meno di un matrimonio non deve essere opera solo dei tribunali diocesani o della Rota, ma deve essere prevista una procedura più snella, di carattere non giudiziale, di competenza del vescovo del luogo. IL CARDINALE PELL SMORZA I TONI E il cardinale australiano George Pell, uomo di fiducia di Papa Francesco che lo ha messo a capo della Segreteria dell Economia, nonché uno dei membri del Consiglio dei Cardinali incaricato di coadiuvare il Papa nel governo della Chiesa, a provare a smorzare un po i toni del dibattito in corso con un testo, ed in particolare la prefazione di un libro di due studiosi che già nel sottotitolo si pone oltre la proposta del cardinale Kasper. Chiaro il pensiero del cardinale australiano: La questione dei divorziati risposati è del tutto secondaria, dal momento che il numero dei cattolici coinvolti, è molto ridotto. Inoltre, secondo Pell, le comunità sane non investono gran parte delle loro energie in questioni secondarie. Ma perché allora tutto questo dibattito? Per Pell la risposta è semplice: la questione oramai è divenuta un simbolo, una posta in palio fra ciò che resta del cristianesimo in Europa e un neopaganesimo aggressivo.

14 GLI ARGOMENTI PER LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI Intervista di Kasper con Commonweal : Parlando della relazione tenuta al concistoro e della possibilità di riammettere ai sacramenti quei divorziati risposati che conducano una vita cristiana e abbiano compiuto un cammino penitenziale, Kasper ha detto: Non riesco a pensare ad una situazione in cui un essere umano è caduto in un buco e non c è via d uscita. Spesso egli non può tornare al primo matrimonio. Se questo è possibile, ci dovrebbe essere una riconciliazione con la moglie o con il marito, ma spesso questo non è possibile. Nel Credo - ha aggiunto il porporato - diciamo di credere nel perdono dei peccati. Se ci fosse questa mancanza, e ci si è pentiti, l'assoluzione non è possibile? La mia domanda passa attraverso il sacramento della penitenza, attraverso il quale abbiamo accesso alla santa comunione. Ma la penitenza è la cosa più importante: il pentimento per ciò che è andato storto, e un nuovo orientamento di vita. La nuova quasi-famiglia o la nuova partnership devono essere solidi, e bisogna vivere in modo cristiano. Kasper si è quindi chiesto: La mia domanda - non è una soluzione, ma un quesito - è questa: l assoluzione non è possibile in questo caso? E se c è l assoluzione ci può essere poi anche la santa comunione? Ci sono molti argomenti della nostra tradizione cattolica che potrebbe consentire a questo modo di procedere. Il cardinale ha quindi risposto a una domanda sull'insegnamento della Chiesa, che prescrive, ai divorziati risposati che vogliano ottenere l assoluzione e la comunione, di astenersi dall'avere rapporti sessuali, vivendo dunque come fratello e sorella. Vivere insieme come fratello e sorella? Naturalmente ho grande rispetto per coloro che stanno facendo questo - ha detto Kasper - Ma è un atto eroico, e l eroismo non è per il cristiano medio. E potrebbe anche creare nuove tensioni. L adulterio non è solo il comportamento sessuale sbagliato. È lasciare una Familiaris consortio, una comunione, e per stabilirne una nuova. Ma normalmente ci sono anche i rapporti sessuali in una tale comunione, quindi non posso dire se vi sia un adulterio in corso. Quindi risponderei di sì, che l'assoluzione è possibile. Misericordia significa che Dio dà a tutti coloro che si convertono e si pentono una nuova possibilità. Vorrei dire - spiega ancora il porporato tedesco - che le persone devono fare ciò che è possibile nella loro situazione. Non siamo in grado, come esseri umani, di raggiungere sempre l ideale, la cosa migliore. Dobbiamo fare il meglio possibile in una determinata situazione. Una posizione, questa, che sta tra il rigorismo e il lassismo. Il lassismo non è possibile, naturalmente, perché sarebbe contrario alla chiamata alla santità di Gesù. Ma anche il rigorismo non appartiene alla tradizione della Chiesa. Alfonso Maria de Liguori - spiega Kasper - era un rigorista all'inizio. Poi ha lavorato con la gente semplice a Napoli e ha scoperto che non è possibile essere rigoristi. Era un confessore. Il cardinale fa quindi un riferimento al cosiddetto quiprobabilismo, tesi sorta sul terreno della casistica gesuitica e fatto proprio dal santo napoletano e dalla sua congregazione. Il principio fondamentale consiste nell'affermazione che una regola morale è realmente incerta e dunque non vincolante soltanto nel caso in cui le opinioni a essa favorevoli e quelle a essa contrarie siano egualmente fornite di un pari grado di probabilità. Sono molto d accordo con questo. E, ovviamente, dato che Alfonso Maria de Liguori è il patrono della teologia morale, non siamo in cattiva compagnia se ci basiamo su di lui. Tommaso d Aquino ha scritto sulla virtù della prudenza, che non contesta la regola comune, ma che va applicata al concreto e a una situazione spesso molto complessa. Quindi penso che ci siano argomenti della tradizione. Kasper, dopo aver spiegato che la prima unione, l unica sacramentalmente valida, deve essere davvero fallita senza più alcuna possibilità di recupero, ha quindi fatto un esempio della colpa nella quale incorrerebbe un coniuge lasciando la nuova unione civile, appunto la rottura della seconda famiglia. Se ci sono bambini, non si può fare. Se tu si sei impegnato con un nuovo partner, se hai dato la tua parola, non è possibile. Quindi il cardinale ha affrontato il tema della mancanza di fede al momento del matrimonio religioso. Questo è un vero problema. Ho parlato con il Papa su questo, e mi ha detto di credere che il cinquanta per cento dei matrimoni non siano validi. Il matrimonio è un sacramento. Un sacramento presuppone la fede. E se la coppia desidera solo una cerimonia borghese in una chiesa perché è più bello, più romantico rispetto a una cerimonia civile, ci si deve chiedere se ci fosse la fede, e se sono state realmente accettate tutte le condizioni per la validità sacramentale del matrimonio che sono l unità degli sposi, l esclusività del loro rapporto e la sua indissolubilità.

15 Molti canonisti - ha continuato Kasper - mi dicono che oggi, nella nostra situazione pluralistica non possiamo presupporre che le coppie diano veramente il loro assenso a ciò che la Chiesa richiede. Spesso c'è anche l'ignoranza. Pertanto è necessario sottolineare e rafforzare la catechesi prematrimoniale. Spesso la si fa in un modo molto burocratico. Invece dobbiamo fare catechesi... Dobbiamo fare molto di più nella catechesi prematrimoniale perché non possiamo presupporre che quanti sono formalmente cristiani abbiano anche la fede. Non sarebbe realistico. Kasper ha quindi risposto direttamente alle critiche che gli sono arrivate dall arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, il quale aveva rivolto al confratello tedesco questa domanda: Che cosa ne è del primo matrimonio?. Il primo matrimonio è indissolubile - risponde Kasper - perché il matrimonio non è solo una promessa tra le due parti; è anche la promessa di Dio, e ciò che Dio fa è fatto per ogni tempo. Pertanto, il vincolo del matrimonio rimane. Naturalmente, i cristiani che lasciano il loro primo matrimonio hanno fallito. Questo è chiaro. Il problema è quando non c è modo di uscire da una tale situazione. Se guardiamo all azione di Dio nella storia della salvezza, vediamo che Dio dà al suo popolo una nuova possibilità. Questa è la misericordia. L amore di Dio non si esaurisce perché un essere umano ha fallito, se si pente. Dio offre una nuova possibilità, senza annullare le esigenze della giustizia: Dio non giustifica il peccato. Ma giustifica il peccatore. Molti dei miei critici non capiscono questa distinzione. Pensano: così noi vogliamo giustificare il peccato. No, nessuno vuole questo. Ma Dio giustifica il peccatore che si converte. Questa distinzione appare già in Agostino. Non nego - spiega ancora il cardinale tedesco - che il vincolo del matrimonio rimanga. Ma i Padri della Chiesa avevano una splendida immagine: se c è un naufragio, tu non ottieni una nuova nave per salvarti, ma ottieni una zattera che ti permetta di sopravvivere. Questa è la misericordia di Dio, il darci una zattera che ci permetta di sopravvivere. Questo è il mio approccio al problema. Io rispetto chi ha una posizione diversa, ma d'altra parte, bisogna guardare qual è la situazione concreta di oggi. Come possiamo aiutare le persone che lottano in queste situazioni? So che queste persone, spesso donne, sono molto impegnate nella vita parrocchiale; fanno tutto il possibile per i loro figli. Conosco una donna che preparava la figlia per la prima comunione. Il parroco ha detto che la ragazza può andare a ricevere la santa comunione, ma non la mamma. Ho parlato al Papa di questo, e lui ha detto: No, questo è impossibile. Quanto alle seconde nozze celebrate solo civilmente, Kasper afferma: Il secondo matrimonio, naturalmente, non è un matrimonio nel nostro senso cristiano. E io sarei contrario a celebrarlo in chiesa. Ma ci sono alcuni elementi del matrimonio. Vorrei paragonare questa situazione con il modo con cui la Chiesa cattolica vede altre Chiese. La Chiesa cattolica è la vera chiesa di Cristo, ma ci sono altre chiese che hanno elementi della vera Chiesa, e noi riconosciamo questi elementi. In modo simile, possiamo dire: il vero matrimonio è il matrimonio sacramentale; il secondo non è un matrimonio nello stesso senso, ma ci sono degli elementi di esso: i partner si prendono cura uno dell'altro, sono vincolati esclusivamente uno all'altro, c è l'intenzione di permanere in questo vincolo, si prendono cura dei bambini, conducono una vita di preghiera, e così via. Non è la situazione migliore. È la migliore situazione possibile. In nessun modo - chiarisce Kasper nell intervista - posso negare l'indissolubilità del matrimonio sacramentale. Sarebbe stupido. Dobbiamo farla rispettare, e aiutare le persone a capirla e a viverla Questo è un compito per la Chiesa. Ma dobbiamo riconoscere che i cristiani possono fallire, e quindi dobbiamo aiutarli. A coloro che dicono: Beh, sono in una situazione di peccato, risponderei: Papa Benedetto XVI ha già detto che questi cattolici possono ricevere la comunione spirituale. Comunione spirituale significa essere unito con Cristo. Ma se io sono unito con Cristo, non posso essere in una situazione di peccato grave. Quindi, se possono ricevere la comunione spirituale, perché non posso ricevere anche la comunione sacramentale? Penso dunque che ci siano problemi anche nella posizione tradizionale, e Papa Benedetto ha riflettuto molto su questo: mi ha detto che queste persone devono avere mezzi di salvezza e di comunione spirituale. Ma la comunione spirituale va molto lontano: è essere uniti con Cristo. Perché queste persone dovrebbero essere escluse dall'altra comunione? Essere in comunione spirituale con Cristo significa che Dio ha perdonato questa persona. Così anche la Chiesa - conclude il cardinale - attraverso il sacramento del perdono, dovrebbe essere in grado di perdonare se Dio lo fa. Altrimenti c'è un'opposizione fra Dio e la Chiesa, e questo sarebbe un grande problema.

16 Cosa ha detto Papa Francesco su divorziati risposati Il Papa, prendendo nuovamente le difese dell ampia relazione del cardinale Walter Kasper, definita a suo tempo esempio di come si fa teologia in ginocchio, ha detto che non gli è piaciuto che tante persone, anche di Chiesa, abbiano detto che il Sinodo è per dare la comunione ai divorziati risposati, come se tutto si riducesse a una casistica. Francesco ha ricordato che il percorso è quello già indicato da Benedetto XVI: Bisogna studiare le procedure di nullità matrimoniale, studiare le procedure di nullità matrimoniale, studiare la fede con cui una persona va al matrimonio e chiarire che i divorziati non sono scomunicati. Tante volte sono trattati come scomunicati. QUESTI ALCUNI PASSAGGI DEL DISCORSO DI FRANCESCO: "Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie", ha detto Bergoglio nel discorso a conclusione del Sinodo. "Un anno per lavorare sulla relatio synodi che è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in questa aula e nei circoli minori. E viene presentato alle conferenze episcopali come lineamenta. Il signore ci accompagni, ci guidi in questo percorso a gloria del suo nome con l'intercessione della beata Vergine Maria e di San Giuseppe! E per favore non dimenticate di pregare per me!". Accanto alle "consolazioni" ci sono state anche le "desolazioni" nel corso del "cammino" del Sinodo straordinario sulla famiglia. "Una", ha iniziato a elencare Bergoglio: "la tentazione dell'irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo Spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti - oggi - 'tradizionalisti' e anche degli intellettualisti. La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei 'buonisti', dei timorosi e anche dei cosiddetti 'progressisti e liberalisti'. La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati cioè di trasformarlo in 'fardelli insopportabili'. La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo spirito di Dio. La tentazione di trascurare il depositum fidei, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall'altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamavano 'bizantinismi', credo, queste cose...". Il rischio di guastare il sogno di Dio è alto, dietro l angolo: Anche per noi ha aggiunto Francesco ci può essere la tentazione di impadronirci della vigna, a causa della cupidigia che non manca mai in noi esseri umani. Il sogno di Dio si scontra sempre con l ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo frustrare il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività. E' forse troppo presto per dire se dal Sinodo uscirà una Chiesa nuova nel rapporto con la società. Di sicuro mai finora c'era stata tanta attenzione per le "ferite" delle famiglie. E di sicuro nel modo di discutere nulla sarà più come prima. La relazione integrale sarà mandata alle conferenze episcopali, è prevista una nuova consultazione della base. Sarà un anno di confronti ma anche di scontri. Le polemiche nate dopo le ultime nomine fatte da Francesco in Curia sono già un chiaro segnale.

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