Identikit degli animatori europei
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- Demetrio Battaglia
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1 D A T A D I A R R I V O: 14 novembre 2006 A C C E T T A Z I O N E: 15 novembre 2006 P U B B L I C A Z I O N E: 17 novembre 2006 Identikit degli animatori europei Paola Rodari SISSA Medialab e ICS (SISSA, Trieste) paola@medialab.sissa.it ABSTRACT: : Chi sono gli animatori? Un esercito, soprattutto fatto di giovani, anima in Europa laboratori didattici, mostre interattive, festival della scienza, e costituisce la principale interfaccia umana tra scienza e società; ma da chi è composto e come è formato? Una grande varietà di denominazione e di ruoli non impedisce tuttavia che gli animatori si sentano, e siano sentiti, in Europa come una comunità professionale, che ha ancora molte possibilità di migliorare le proprie capacità e il proprio status. Nel saggio un viaggio all interno della situazione europea attraverso i dati di una ricerca effettuata nell ambito del progetto europeo Dotik - European Training for Young Scientists and Museum Explainers ( ). PAROLE CHIAVE: Animatori, musei scientifici, festival della scienza, comunicazione della scienza, formazione, Unione Europea.
2 Nei musei d Europa (intendendo i musei naturalistici, ma anche storico-scientifici, gli science centre, acquari, i planetari, i centri visite ecc.) ogni giorno decine di migliaia di animatori incontrano il pubblico. Il loro lavoro con classi di alunni di tutte le età è di grande supporto al rinnovamento dell insegnamento scientifico, perché aggiunge a uno approccio troppo spesso libresco e mnemonico attività di laboratorio, e perché offre a bambini e ragazzi la possibilità di poter discutere, senza la paura di essere valutati, le proprie idee scientifiche. Cosa che accade peraltro anche agli adulti, timorosissimi, se non esperti, nei riguardi della scienza, bloccati di fronte a qualcosa che pensano non-fa-per-me, e che invece vengono stimolati dagli animatori a mettere letteralmente le mani sugli apparecchi interattivi di mostre e musei, o a esprimere le proprie opinioni sui fenomeni e sulle politiche della scienza. Le tante faccce dell animatore Pur riconoscendosi come una comunità e un gruppo professionale unitario, principalmente perché lo accumuna essere la prima e spesso unica interfaccia umana di musei e istituzioni (scienza in carne e ossa ), gli animatori assumono nelle diverse realtà ruoli anche molto diversi: dalla semplice presenza nelle sale espositive alla gestione di complessi e pirotecnici spettacoli scientifici (con le bolle di sapone, con gas e miscugli quasialchemici ); dalla gestione di dibattiti per adulti alla progettazione e organizzazione di laboratori per i piccoli della materna; dalle sedute di planetario alle visite naturalistiche; dalla biglietteria alla riparazione degli exhibit Varietà che si vede fin dalla denominazione: dai molti nomi per l animatore presenti anche solo nella lingua inglese (explainer, animator, educator, pilot, guide, mediator, demonstrator ) ai nomi inventati di sana pianta utilizzati in alcuni science centre, che assieme alla divisa diventano un marchio distintivo dell istituzione (il più originale: i fenomenali phaenoman e phaenowoman del science centre Phaeno, appena aperto a Wolfsburg, Germania, Diamo uno sguardo al panorama europeo di questa diversità grazie a una ricerca svolta tra il 2005 e il 2006 come una delle azioni del progetto europeo Dotik European Training for Young Scientists and Museum 1
3 Explainers ( a un questionario distribuito per , online e a conferenze internazionali hanno risposto 41 science centre e musei della scienza europei di 14 paesi, mostrando una grande variabilità di situazioni, ma alcuni trend significativi. 1 Personalità versatili Di fatto per fare gli animatori, oltre ad avere la passione della scienza, serve proprio essere molto duttili e saper fare molte cose diverse: saper attrarre l attenzione come un giocoliere di strada, saperci fare con le persone come un venditore porta a porta, essere abile come un prestidigitatore, controllare la voce e il corpo come un attore, conoscere le difficoltà di un argomento e le strade migliori per spiegarlo come un insegnante. Di questo è ben cosciente chi ha il compito di selezionare i nuovi animatori. Una delle domande poste ai science centre europei dalla ricerca Dotik chiedeva di assegnare un punteggio da 0 a 5 alla desiderabilità di alcune caratteristiche da ricercare nei giovani candidati animatori; la classifica risultante ha visto la capacità di coinvolgimento del pubblico al primo posto, il background scientifico al secondo, e a seguire la capacità di lavorare in gruppo e le competenze teatrali. Se sia più importante avere un solido background scientifico o saper comunicare è un dilemma che continua a dibattersi all interno dei musei europei, ma questa inchiesta sembra mostrare che di fatto all atto della scelta si dà più importanza agli aspetti relazionali: insegnando si impara, e facendo l animatore cresce la conoscenza e l amore per la scienza; l animatore deve avere una grande motivazione e comunicativa, mentre le conoscenze specifiche possono essere più facilmente costruite in corso d opera. 1 La ricerca non è ancora stata conclusa e pubblicata. La pubblicazione, probabilmente nei primi mesi del 2007, sarà annunciata sul sito del progetto Dotik. 2
4 Naturalmente il fatto che convivano diversi ruoli anche all interno dello stesso museo permette di assegnare compiti diversi ad animatori con caratteristiche o esperienze diverse: banalmente, ci sono attività (come i laboratori di scienze per le scuole superiori) che richiedono specifiche conoscenze disciplinari, mentre in altre, come lo spettacolo scientifico, riesce meglio chi sa meglio comunicare, ma soprattutto chi ha un reale gusto e talento teatrale. Professionisti o dilettanti? Un altro dilemma tuttora non risolto nel mondo dei musei è se l animatore debba diventare una professione come tante altre con una chiara definizione delle competenze, delle mansioni e di un percorso formativo obbligato o se non sia meglio conservare la varietà della situazione attuale, che permette di lavorare ai giovani studenti come agli anziani pensionati, e di avere degli animatori super-esperti e professionali accanto a giovani appassionati o scienziati prestati alla comunicazione. Il 19% delle strutture che hanno inviato i loro dati impiegano, ad esempio, dei volontari all interno del museo. Mentre in Italia è un caso rarissimo, in altri paesi europei il volontariato è vissuto come un modo abbastanza usuale, per un cittadino già garantito finanziariamente ma pieno ancora di voglia di fare, di contribuire alla crescita sociale (si sta infatti parlando di volontariato in un senso molto preciso: è vero che in Italia purtroppo nelle piccole realtà museali talvolta tutto si regge sul volontariato, ma questo si dovrebbe chiamare piuttosto lavoro non pagato!). Ad Heureka, avanzatissimo science centre finlandese ( un gruppo di infermiere in pensione ha animato le visite a una mostra sul corpo umano: chi meglio di loro? E quale valore aggiunto alla mostra, la loro presenza di professioniste della cura e dell igiene, con tutto un mondo di esperienze di vita da comunicare. Come si potrebbe conciliare la professionalizzazione dell animatore con queste esperienze di inclusione nella comunicazione museale di persone di età e background così diverso? Molto forte è anche la presenza, nei musei, di studenti che lavorano in modo occasionale mentre ultimano i loro studi: il 40% del totale degli animatori. Una percentuale leggermente inferiore (36%) è quella degli animatori professionisti, coloro cioè che vedono nell animazione anche il loro futuro sviluppo di carriera, mentre il 18% degli animatori sono persone che hanno già terminato gli studi e che sono in attesa di trovare qualcosa di diverso. Ma torniamo agli studenti: è vero che, data la natura occasionale del loro lavoro, i giovanissimi sono meno preparati e meno coinvolti nella vita progettuale del museo dove lavorano, ma è vero anche che questa esperienza di contatto con il pubblico può essere profondamente formativa, e, una volta diventati accademici e/o ricercatori professionisti, può rappresentare un bagaglio di comprensione e capacità di relazione molto prezioso. Interessante in questo senso è l esperienza di un altro science centre europeo, la Casa degli Esperimenti di Lubiana, Slovenia (Hisa Eksperimentov, In questo museo la stragrande maggioranza degli animatori sono studenti universitari; hanno fatto domanda al science centre, hanno passato una selezione, e, se accettati, lavorano per qualche mese come animatori, pagati in parte dal museo e in parte dall Università, che infine riconosce il loro lavoro anche come credito formativo. In questo modo il vantaggio è di tutti: del museo che risparmia sui loro studenti (ma in cambio deve ovviamente configurare l esperienza anche 3
5 come un percorso didattico), dell università che si avvale di importanti professionalità esterne, degli studenti che guadagnano qualche soldo imparando, e divertendosi. L animazione: talento, esperienza o studio? La formazione è peraltro uno dei tasti più dolenti della situazione europea degli animatori. Infatti la pratica più comune nei musei è semplicemente lo shadowing : l animatore inesperto segue un suo collega con più esperienza, e impara per imitazione. L affiancamento è senza dubbio un sistema efficiente di passaggio di competenze, ma non può bastare; dove l imitazione è l unico sistema di formazione, si tendono a perpetuare gli errori, e non c è una cosciente azione di valutazione e miglioramento; se non c è formazione teorica, si rimane esclusi dai dibattiti invece molto vivaci della nuova museologia scientifica; ogni istituzione, infine, rimane come una monade isolata che si auto-riproduce, e tende a reinventare... l ombrello. Solo meno di un terzo dei centri intervistati (27%, e si tratta delle più grandi, nuove ed attive realtà europee) organizzano un corso di formazione per animatori di una certa lunghezza, contro il 76% che pratica lo shadowing, il 37% che organizza i corsi brevi, e il 51% che se la cavano con un meeting introduttivo (attenzione, alla domanda si poteva rispondere con più di una risposta, questo significa che, ad esempio, la maggioranza dei musei organizza un meeting introduttivo o un corso breve e lo shadowing). Si tratta davvero di occasioni di crescita sprecate, sia per gli animatori, che potrebbero ricavare molto di più dal loro lavoro se ben preparati, sia per le istituzioni che li impiegano. È purtroppo più comune investire in costosissimi allestimenti piuttosto che nella formazione del personale interno, in primis degli animatori; quando invece è proprio il contatto umano che molto spesso lascia il segno più profondo. Il progetto europeo Dotik è il primo esperimento di scuola estiva europea, che per la prima volta ha messo in contatto animatori di realtà e paesi diverse, sperimentando nuovi percorsi di formazione. L entusiasmo dei partecipanti è stato altissimo: finalmente, se non altro, un luogo e un tempo dove confrontare esperienze nello stesso tempo così vicine (il contatto diretto con il pubblico) e così lontane (culture, ambienti e tradizioni diverse). Si tratta di un inizio entusiasmante, ma solo di un inizio. Altri fermenti lasciano peraltro pensare, in Europa, che il momento per promuovere una maggiore collaborazione tra musei, per una migliore crescita professionale degli animatori, è arrivato. 4
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