AWENTO ED EVOLUZIONE DEL CALCESTRUZZO ARMATO IN ITALIA: IL SISTEMA HENNEBIQUE

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1 Riccardo NELVA - Bruno SIGNORELLI AWENTO ED EVOLUZIONE DEL CALCESTRUZZO ARMATO IN ITALIA: IL SISTEMA HENNEBIQUE ASSOCIAZIONE ITALIANA TECNICO ECONOMICA DEL CEMENTO

2 RICCARDO NELVA - BRUNO SIGNORELLI AWENTO ED EVOLUZIONE DEL CALCESTRUZZO ARMATO IN ITALIA: IL SISTEMA HENNEBIQUE

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4 Riccardo NELVA - Bruno SIGNORELLI AWENTO ED EVOLUZIONE DEL CALCESTRUZZO ARMATO IN ITALIA: IL SISTEMA HENNEBIQUE ASSOCIAZIONE ITALIANA TECNICO ECONOMICA DEL CEMENTO

5 RICCARDO NELVA (Torino, 1947), ingegnere civile, è prima assistente (1971), poi professore incaricato, successivamente professore associato (1983) di Documentazione Architettonica presso il Politecnico di Torino. Dal 1986 è professore straordinario di Architettura Tecnica presso la Facoltè. di Ingegneria dell'universitè. di Udine. Ha svolto studi e diretto ricerche con finanziamenti del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Ministero della Pubblica Istruzione nel campo tecnologico-edilizio e nell'ambito della storia delle tecniche edilizie, con approfondimenti sui fenomeni e sulle personalitè. dell'architettura e dell'ingegneria. I:. autore di numerose pubblicazioni in argomento. BRUNO SIGNORELU (Torino, 1933), architetto, giornalista pubblicista, svolge da anni studi e ricerche sui problemi dell'ingegneria militare, rinascimentale e barocca, su personalitè. dell'art Nouveau e su fenomeni dell'architettura e dell'ingegneria tra la meta dell'ottocento ed il I:: autore di numerose pubblicazioni sull'argomento e collabora a riviste ed al Dizionario Biografico degli Italiani. by EDIZIONI DI SCIENZA E TECNICA ~ MILANO MILANO - Via Tommaso Gulli, 32 - te!. (02) Grafica e stampa a cura delle EDIZIONI DI SCIENZA E TECNICA - M!LANO In caso di riproduzione, anche parziale. occorre raulorizzazlone degli Autori In copertina Disegno di progetto del Padiglione Ansaldi a Milano, 1903 (A P. dos Milano-Lombardia pral. 1421/20401) ISBN

6 In ricordo di un Maestro Questa breve introduzione vuole essere il ricordo d i un Maestro a cui dobbiamo, tra l'altro, la prima indicazione dell'archivio dell'impresa e ufficio di progettazione G.A. Porcheddu, dal cui stud io è originato questo libro. Augusto Cavallari Murat, fondatore e Direttore dell'istituto di Architettura Tecnica del Politecnico d i Torino, ci segnalo infatti l'esistenza, presso l'allora Istituto di Tecnica delle Costruzioni, dell'archivio della Società Porcheddu, Agente e Rappresentante del Sistema Hennebique, fonte preziosa per indagare e comprendere i fenomeni legati alla diffusione in Italia dei manufatti in calcestruzzo armato. L'Archivio era pervenuto, dopo la liquidazione della Società, al Politecnico d i Torino, ed in particolare al Laboratorio di Costruzioni in legno, ferro e cemento armato, diretto dal prof. G. Albenga, del quale Cavallari era giovane assistente. Proprio Cavallari Murat aveva studiato, partendo da questo archivio, alcuni ponti cellulari ad arco ribassato tipo Risorgimento pubblicando due saggi nel A partire dal 1977, dietro suo suggerimento e con contributo del CNR, abbiamo iniziato ad ordinare ed esaminare i 385 dossiers con circa 2600 lavori di cui è composto l'archivio, in tale opera Egli ci ha seguito con puntualizzazioni, informazioni e ricordi. Questo libro avrebbe dovuto iniziare con la prefazione che gli avevamo chiesto e che con entusiasmo ci aveva promesso, anche se la salute negli ultimi tempi non lo assisteva. Ci ha lasciati nel marzo del 1989, a Lui ed al suo insegnamento scientifico dedichiamo le pagine che seguono, che speriamo possano essere di base e di innesco per futuri approfond imenti ed estensioni di un campo di ricerca oggi ancora poco studiato ma di grande importanza. Riccardo Ne/va - Bruno Signorel/i Torino, dicembre 1989

7 VIII Questa pubblicazione riporta i risultati di una ricerca avviata presso il Politecnico di Torino e sviluppata anche mediante il contributo finanziario del Consiglio Nazionale delle Ricerche (contributo CT "Evoluzione delle tecniche e dei linguaggi architettonici del calcestruzzo armato in Italia tra la fine dell'ottocento e il 1930"). Gli autori ringraziano per gli aiuti e i consigli i professori A. Cavallari Murat (tl V. Borasi, G. Guarnieri del Politecnico di Torino. Ringraziano il Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi edilizi e territoriali ed il Dipartimento di lngegneria Strutturale del Politecnico di Torino che hanno consentito lo sviluppo dell e fasi della ricerca. Ringraziano i proprietari degli edifici che hanno concesso ed agevolato le ricerche in sopralluogo, in particolare il Centro Storico Fi at e la Societa dei Silos di Genova per aver anche fornito materiale fotografico documentario. Collaborazione al riordino del testo e alle ricerche d'archivio: F. Zampicinini. Collaborazione fotografica: A. Cotta Ramusino, P. Guarrera, M. Zoia. Gli Autori ringraziano in modo particolare l'associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento che ha permesso, con il suo finanziamento, la stampa di questo volume.

8 Abbreviazioni e terminologia Occorre premettere che esiste ancora oggi, a più di un secolo dalla nascita, un'incertezza di denominazione della tecnica costruttiva qui trattata e nata dal connubio di barre metalliche opportunamente sagomate e posizionate ed impasti di inerte, acqua e cemento. Tale tecnica è stata denominata nel tempo con termini varl calcestruzzo armato, ferrocemento, siderocemento, cemento armato, conglomerato cementizio armato, ecc.(l). In effetti, ad un esame comparato, la denominazione attuale tecnicamente più corretta è conglomerato cementizio armato: essa non dà adito all'inesattezza del pur diffuso termine cemento armato poiché non confonde il legante (cemento) con l'impasto complessivo (formato da acqua, inerti e cemento) ed evita l'ambiguitache la parola tradizionale calcestruzzo possa indicare un impasto non univocamente definito (ad esempio: calce, pozzolana, inerti ed acqua, utilizzato gia dai romani). La denominazione citata viene tra l'altro adottata sia dal vecchio A.D "Norme per l'esecuzione delle opere in conglomerato cementizio semplice ed armato", sia dalla legge , n "Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio armato normale e precompresso ed a struttura metallica" che è attualmente la regolamentazione base delle opere in questa tecnica. Nel testo è stata quindi usata la dizione conglomerato ce- mentizio armato spesso abbreviata in c.c.a. Tuttavia nel titolo di questa pubblicazione, poiché proprio le denominazioni che compaiono nei capitolati d'appalto, nelle carte intestate originarie, ecc., relative alle realizzazioni in Sistema Hennebique in Italia portano la dizione calcestruzzi armati è sembrato opportuno man tenere tale termine, che possiamo definire storico, e che corrisponde alla traduzione del termine originario béton arme, utilizzato sempre da Hennebique e dai suoi uffici di progettazione dai quali dipendevano gli studi italiani. Si è inteso cosi sottolineare nel titolo l'interesse per un preciso periodo storico durante il quale si è assistito allo sviluppo di questa nuova tecnica. Le abbreviazioni usate nel testo e nelle didascalie sono le seguenti: A.P. A.P.f. prat. doso c.c.a. Archivio Porcheddu Archivio Porcheddu, fototeca pratica dossier conglomerato cementizio armato. (1) Calcestruzzo, cemento armato, ecc., in "Archi e colonne", a.l, n. 1, gen.-feb. 1985, p. 86.

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10 Summary This work is intended as a contributlon to studies concerning the development of architectonic techniques and languages in the twentieth century. It add resses the problematic aspects of the advent, spread and development of reinforced concrete techniques in Italy. In particular, it refers to the "Hennebique System" lntroduced by G.A. Porcheddu, Agent and Generai Dealer for Northen ltaly, in the years between 1895 and Francois Hennebique is considered cna of the major figures behind the worldwide spread of reinforced concrete; in 1892, ha patented a construction method which made it possi ble to build fireresistant structures of good loadbearing capacity. Over a periad of a few years, Hennebique created a worldwide organization and brought out a magazine, "Le béton armé". Hennebique's intuitive approach involved using metal reinforcement In cast concrete areas subject to tensile stress; from there, he developed a system based on slmple experimentally-derlved formulas for structural calcu latlon. Unlike olher system in use at the time, Hennebique's method made it possible to position reinforcement shackles and re-bars in a rational manner whlch is substantially the same as that stili in use today. This study 15 based on research carried out wlth the contribution of Ihe Italian National Research Council, and stems from an examination of the G.A. Porcheddu company record. This company spread the Hennebique system in Italy, and was responsible for around constructions in thlrty-odd years of activity, including a number of world records: the grain silos at Ihe port of Genoa (1 899/1901) which al the lime was the world's largest reinforced concrete struclure, the Risorgimento bridge in Rome (1911) whose 100 m arch span made it the world's largest reinforced concrete bridge, and the Fiat Lingotto plant (1922) in Turin, which has recentjy attracted the interest of hislorians and engineers. The company worked in many cities and areas of Italy: Turin, Milan, Genoa, Venice, Rome, Reggio Calabria, Messina, Palermo, etc. The study covers a wide range of topics concern ing Ihis period, whose criticai history has only begun to be written in recent years. Topics include: the historical-economic aspecls of the spread of reinforced concrete, development aspecis of design methods and construclion techniques, aspects relating to structure concepilon and dealings wilh designers and customers, and geographical and chronological aspects. Given the wide range of topics discussed, this work is intended to be not only an initial contribution lo the field, but also an invitation to furlher criticai investigati ons of this complex subject, whlch has had such a considerable impact on Ihe development of modern architectu re. The text ls i1lustrated by a series of hislorical photographs published tlere far the fir5t lime, which show vari ous stages of construction work and plans.

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12 Indice Abbreviazioni e terminologia Introduzione. Alcune motivazioni tecnico-economiche che favorirono l'introduzione del conglomerato cementizio armato in Italia.... Premessa.. Cenni sul momento storico-economico in Italia nell'ultimo quarto dell'ottocento. Considerazioni sulla diffusione della tecnica del c.c.a. e sui costi di realizzazione. Note sulla tecnologia edile in Italia alla fine del XIX secolo attraverso la manualistica e le più diffuse realizzazioni.. Premessa. L'edilizia civile. Note sull'edilizia industriale. Richiami relativi alle grandi strutture.. IX Il Sistema Hennebique, la sua diffusione nel mondo, la tecnica costruttiva ed i metodi di calcolo. Premessa. François Hennebique - cenni sulla vita e sull'attività.. L'organizzazione Hennebique e la sua diffusione nel mondo.. Cronologia delle principali opere di Hennebique. Caratteristiche del sistema costruttivo e metodo di calcolo. La Soc. G.A. Porcheddu e la diffusione del Sistema Hennebique in Italia. La diffusione del Sistema Hennebique in Italia.. La Soc. G.A. Porcheddu di Torino.. L'archivio della Soc. G.A. Porcheddu e l'organizzazione dello Studio tecnico, Le prime applicazioni del Sistema Hennebique, il passaggio dai solai alle strutture a telaio, l'evoluzione dell'edilizia civile e industriale, gli aspetti architettonico compositivi. Le prime applicazioni del Sistema Hennebique, i solai. Considerazioni introduttive.. Le solette piane, i solai con travi e i solai a camera d'aria. I solai alleggeriti con blocchi laterizi. Tecniche costruttive innovative nel primo decennio del Novecento per la realizzazione di solai in conglomerato cementizio armato.. Il passaggio dai solai alle strutture a telaio.... Progressivo impiego delle strutture in c.c.a. nell'edilizia residenziale.. L'utilizzazione delle strutture a telaio e lo studio di soluzioni innovative.. L'evoluzione dell'edilizia industriale e le strutture speciali.. Cenni sui nuovi mezzi di cantiere sviluppati con l'avvento del c.c.a. I ponti e le grandi opere strutturali.. Considerazioni generali.... Il punte Risorgimento: caratteristiche e significati innovativi.. Premessa sull'inserimento urbanistico ambientale con riferimento alla situazione del1911 e successive trasformazioni.... Caratteristiche del ponte e sua collocazione nell'evoluzione delle strutture in c.c.a. e dì quella dei ponti cellulari... La realizzazione dell'opera vista attraverso gli aspetti organizzativi e di cantiere

13 XIV Indice Interpretazione del significato di questo ponte Quale realizzazione altamente innovativa e quale oggetto di precisa individualità a livello di immagine urbana Documentazione di ponti Considerazioni sulla localizzazione geografico~cronologicadei principali interventi Premessa L'attività in Torino Interventi in Piemonte Interventi in Lombardia e Veneto Interventi a Genova e in Liguria I poli di Roma, Messina, Reggio Calabria. Palermo Zone diverse (Italia centrale, meridionale e Sardegna) Possedimenti italiani d'oltremare e interventi all'estero Esemplificazione e lettura di alcune notevoli realizzazioni Premessa Note sull'elaborazione delle schede Schede degli interventi Rapporti con i progettisti, le personalità del mondo dell'architettura, la grande committenza I rapporti con i progettisti e con le personalità del mondo dell'architettura I rapporti con la grande committenza " Considerazioni sulle tecniche di rappresentazione negli elaborati grafici Premessa, Problemi di trasmissione delle idee legati alla nuova tecnica costruttiva Tecniche di rappresentazione e nuove convenzioni grafiche utilizzate per i progetti di strutture in conglomerato cementizio armato, 11.4 Aspetti relativi all'ideazion~ statica e formale leggibili nei disegni e nelle relative realizzazioni Considerazioni sugli interventi con conglomerato cementizio armato in ambito di edilizia agricola Premessa Considerazioni sulla localizzazione e sui committenti Tipologie edilizie, tipologie strutturali 0, Considerazioni conclusive 180 Bibliografia.. _. 182 I Capitoli siglati RN sono stati elaborati da Riccardo Nelva, quelli siglati SS sono stati elaborati da Bruno S ignorelli. I Capitoli siglati RN-SS sono stati elaborati da ambedue gli Autori. Il Capitolo 12 è stato elaborato da Franco Zampicinini.

14 Capitolo 1. Introduzione Questa opera intende portare un contributo nel contesto più generale degli studi sull'evoluzione delle tecniche e dei linguaggi architettonici tipici dell'edilizia del XX secolo. Esso ha per oggetto gli aspetti problematici che hanno attinenza con l'awento, la diffusione e l'evoluzione delle tecniche del conglomerato cementizio armato in Italia. In particolare esso fa riferimento al "Sistema Hennebique" introdotto dalla Società G. A. Porcheddu, Agente e Concessionario Generale per l'alta Italia [1 l, negli anni compresi tra la fine dell'ottocento ed i primi decenni del Novecento. Questi studi sono stati giustificati dalla fortunata disponibilità dell'archivio. per gran parte inedito, di progetti (disegni, calcoli e corrispondenze) delle costruzioni esegu ite tra il1894 ed il 1933 dalla Società innanzi citata ed hanno preso l'avvio, previa catalogazione, proprio dall'esame critico delle opere ivi documentate [2]. Un'idea dell'attività svolta dalla Soc. Porcheddu in Italia puo essere data dal numero di lavori eseguiti e documentati dall'archivio citato: circa opere. Considerata l'importanza dell'attività di questa azienda sono coinvolte nello studio diverse problematiche riferentisi agli aspetti architettonico-compositivi, storicoeconomici, ai criteri di calcolo, alle tecniche realizzative, ai rapporti intrattenuti con le personalità del mondo dell'ingegneria e dell'architettura. Tali aspetti sono indagabili su molte realizzazioni di grande importanza, alcune delle Quali di risonanza internazionale, come ad esempio il ponte Risorgimento di Roma che detenne il record mondiale di ponte ad arco in c.c.a. di maggior luce e lo stabi limento Fiat Lingotto di Torino su cui si è accentrato l'inte resse della critica moderna. A mano a mano che si è proceduto nello studio, gli argomenti meritevoli di un approfondimento specifico si sono moltiplicati, gli autori sono stati quindi obbligati ad effettuare delle scelte che hanno privilegiato determinati temi, tenendo conto anche dell'impostazione di Questo lavoro. Molti argomenti, qui solo richiamati, non sonò quindi da abbandonare e sono degni di approfonditi futuri studi, che si spera questa pubblicazione possa innescare. In questa opera si è cercato di privilegiare, (tenendo conto della vastità dell'argomento, delle ricerche attualmente in corso in Italia ed all'estero [3], dell'ampiezza delle documentazioni e dei problemi inerenti alla catalogazione dell'archivio) gli aspetti relativi all'evoluzione tecnica legati ai primi anni di applicazione del Sistema Hennebique, preceduti da una analisi storico-economica della situazione dell'epoca, e affiancati da considerazioni tecnico-economiche ed imprenditoriali. Fig. 1.1: Proposta di un'autostr@daadue livelli con strutture in c.c.a., avanzata dall'ing. Porcheddu nel 1906 (A.p.f.)

15 2 l. Introduzione Occorre però ricordare che gli anni interessati rientrano in un periodo del Quale solo di recente si stà scrivendo criticamente la storia. Si pensi ad esempio ai progettisti coinvolti: spesso essi sono praticamente sconosciuti, degli stessi in molti casi non esistono biografie o studi monografici, al più j loro nomi ricorrono come semplici citazioni. In conclusione. da quanto esposto, Questo libro vuoi essere, oltre che un primo contributo di studi, un invito allo sviluppo critico di un argomento così complesso, ma importante per lo sviluppo dell'architettura moderna. Per ragioni operative gli scriventi hanno dovuto ricorrere e basare le proprie considerazioni su casi esemplificativi, non potendo molte volte disporre di una analisi sistematica. NOTE al Capitolo 1. [1] Queste ricerche si sono avvalse del ca.ntributo CNR CT "Evoluzione delle tecniche e dei linguaggi architettonici del calcestruzzo armato in Italia tra la fine dell'ottocento ed il 1930". [21 L'archivio, proveniente dall'ex Istituto di Tecnica delle Costruzioni, ora confluito nel Dipartimento dì Ingegneria Strutturale del Politecnico di Torino, è attualmente in deposito (ordinato per località e per anni) presso il Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e Territoriali del medesimo ateneo. 13] t:. in fase di ordinamento l'archivio di F. Hennebique (cfr. GU BLER J., Prolégomenes à Hennebique, in "Etudes des lettres", octobre-decembre 1985, Lausanne, p. 63 e se gg.); sono inoltre in corso tesi di laurea presso la Facoltà di Architettura dell'università di Genova, che analizzano gli interventi della Soc. Porcheddu in Liguria, e presso la Facolta. di Architettura del Politecnico di Torino.

16 Capitolo 2. Alcune motivazioni tecnico-economiche che favorirono l'introduzione del conglomerato cementizio armato in Italia (s.s.) 2.1 Premessa Prima di analizzare in dettaglio gli aspetti attinenti alla diffusione del "calcestruzzo armato Sistema Hennebique", bre vettata in Francia nel 1892 e diffuso nel mondo ed in Italia a partire dall'ultimo decennio dell'ottocento, si ritiene utile effettuare un breve esame della situazione tecnico-edilizia ed economica italiana, collegala anche al momento politico, per avanzare una serie di considerazioni sulle motivazioni che favorirono l'introduzione e la diffusione di tale tecnica costruttiva. 2.2 Cenni sul momento storico-economico in Italia nell'ultimo quarto dell'ottocento Nel 1873, con il crollo della Borsa Valori di Vienna, iniziava [1] una "grande depressione", a livello mondiale, che sarebbe durata sino alla metà dell'ultimo decennio del secolo. Questa crisi ebbe effetti devastanti anche sull'andamento dell'economia italiana, soprattutto negli anni , quando la stessa dovette sopportare i gravi impatti generati dalla guerra delle tariffe doganali, a seguito della caduta generalizzata dei prezzi agricoli,'e la conseguente fuga di capitali francesi dall'italia. Un andamento anomalo lo ebbe, in questo contesto, l'industria edile che conobbe una vera e propria espansione sino al Una indicazione abbastanza significativa la danno gli incrementi dei mutui fondiari che raggiunsero la cifra di cento milioni annui nel triennio , contro i venti di media degli anni precedenti [2]. Questa febbre edilizia ebbe i suoi momenti di punta specialmente a Milano ( ) ed a Roma ( ). Secondo l'abrate assunse "proporzioni colossali" dopo il 1883 a Roma, con un secondo momento di svilu ppo, ed a Napoli, a seguito degli interventi relativi alla nota legge del "Risanamento edilizio" del 1885 [3]. La citata "guerra doganale" colpì dopo il 1890 indirettamente anche lo sviluppo edile italiano [4} e creò le sue vittime, tra l'altro, nel sistema bancario torinese, che venne praticamente spazzato. via. [5]. Con il 1890 si ebbe il pressoché totale arresto della attività edilizia italiana, che durò, per la parte residenziale, per un quindicennio, soprattutto nei grandi centri. Gli investimenti lordi dell'industria infatti passavano da 909 milioni nel 1896 a 1814 milioni nel 1900 (con un incremento del 100%) mentre nell'edilizia si aveva una caduta di capitale delle società immobiliari da 50 a 40 milioni, numericamente le stesse scesero da 21 a 6. Il momento di massima crisi economica fu parallelo a quello politico, con la caduta del governo Crispi nel 1896, dopo la sconfitta di Adua; tale crisi culminò nella rivolta milanese del 1898, sedata dall'intervento dei reparti militari, guidati ~o VANI DI ;8000 ~8ITAZIONE ::1 t 12000t,,oooot ::::\" 4000 '~o'rol 1m) JI :OSTRUZIONE l EDILIZIA RESIDENZIALE - IN TOTlILE! ~~~. ENTRO CINTA m) Cli COsTll.UZ~ONE EDILIZIA INDUSTRIALE IN TOTALE ---- ENTRO CINTA Fig. 2.1 : Grafico delle licenze concesse per le costruzioni di vani di abitazione fra il 1900 e il 1920 in Torino (fonte: L'attività edilizia torinese nel , in Torino. 1929) Fig. 2.2: Volumi in m) di costruzione dei progetti autorizzati per l'edilizia residenziale in Torino (fonte: L'attività edilizia torinese nel 1900~ 1929, in Torino, 1929) Fig. 2.3: Volumi di m 3 di costruzione dei progetti autorizzati per l'edilizia industriale in Torino (fonte: L'attività edilizia torinese ne/ , in Torino, 1929)

17 4 2. Alcune motivazioni tecnico-economiche che favorirono l'introduzione del conglomerato cementizio armato in Italia dal generale Bava-Beccaris. Il successivo miglioramento della situazione politica fu favorito dalla progressiva presa di potere di G. Giolitti, divenuto primo ministro nel Iniziò così quella che gli storici definiscono "epoca giolittiana", che, accompagnata da un riformismo pragmatico, favorì il grande balzo industriale italiano: l'indice della produzione, che nel 1881 era pari a 54, passo nel 1896 a 75 e nel 1913 a 184 [6]. Il momento propizio dell'industria italiana, loealizzabile a partire dal 1896 circa, venne favorito dal buon andamento dell'economia mondiale, a cui giovo l'ingresso sul mercato dell'oro sudafricano e dell'alaska, con conseguente rialzo generalizzato dei prezzi agricoli ed industriali. Occorre ricordare che in Questi anni diverse importanti innovazioni si affermarono, tra cui: l'automobile, il telefono, la telegrafia senza fili, la cinematografia, le scoperte nella chimica di sintesi e nella medicina, il motore elettrico e il trasporto a distanza della energia elettrica (corrente alternata, trasformatore statico). Contemporaneamente vi fu, sul mercato finanziario italiano, l'ingresso di due banche di matrice e capitale svizzero-tedesco: la Banca Commerciale Italiana e il Credito Italiano. Questi due istituti operavano prevalentemente a supporto dell'industria e non finalizzati al solo investimento immobiliare [7] e favorirono, con appositi finanziamenti, l'avvio dell'industria meccanica ed elettrica. Quest'ultima venne anche aiutata dalla legislazione che consentì l'impianto di elettrodotti e il trasferimento a distanza dell'energia. CiO permise l'utilizzazione di bacini montani che fornivano energia rinnovabile relativamente a basso costo (essa copriva i 2/3 del fabbisogno italiano nel 1914) [8] e di localizzare le industrie in siti PDù accessibili ai trasporti e non più legati alle fonti energetic he idrauliche a salto in zone montane (situate in prossimitè. dei corsi d'ac Qua). In questo contesto è da collocare la nascita delle grandi societè. elettriche in cui ebbero parte attiva numerose personalità del mondo economico di allora. Anche l'edilizia ebbe notevole incremento in questi anni come documentato dai volumi di costruzione eseguiti e dalle licenze di costruzione concesse dai comun i (figg. 2.1,2.2, 2.3). 2.3 Considerazioni sulla diffusione della tecnica del c.c.a. e sui costi di realizza:zione Come innanzi descritto, risulta che la comparsa del c.c.a. in Italia è contemporanea al fenomeno di espansione industriale: infatti è negli ultimi anni dell'ottocento che il mercato inizia a richiedere nuovi stabilimenti di una certa dimensione. In Francia il c.c.a. si era affermato nell'ultimo quinquennio dell'ottocento con manufatti di edilizia industriale (sii05, filature) e di servizio (ponti, serbatoi, ecc.) mentre gli impieghi in edilizia abitativa avvennero in e poca più tarda. Inizialmente la pubblicizzazione di Questo nuovo" modo di Fig. 2.4: Palazzo Assicura.zioni Generali Venezia a Milano, appaltato nel 1898 (A.P.f.)

18 :2-.:3:..-C_o_ns_i_d_e_ra_z_io_n_i_,u_'_'a_d_i_ff_U'_i_O_ne_d_e_"a_T.:-ec.:-n_i.:-ca:..-d.:-e_'c.:-.:-c.:-.a_..:-e-.:S.:-u_i.:-Co:..'-.:'_id:..i.:-r-.:e.:-a.:-liz:..z.:-a:..zi.:-o_ne:..- 5 costruire si incentrava sul motto della societè. Hennebique "PI us d'incendies désastreux" che metteva in evidenza un a delle sue principali caratteristiche e cioè il buon co rnportamento in presenza del fuoco, importante soprattutto per gli edifici destinati ad impieghi nel terziario e nell'industria, più soggetti ad incendio per il tipo di attività in essi svolto e per il materiale immagazzinato. In effetti il c.c.a. fu apprezzato in Italia anche per altri indubbi vantaggi, eh e sono messi in evidenza già nelle prime realizzazioni di un a certa dimensione, a partire.dal Tra questi si citano la monoliticita del manufatto e quindi anche la sua sicu rezza statica globale, la possibilita di realizzare conformazioni anche complesse, la notevole resistenza all'umidita, utile specialmente per le fondazioni, l'igienicita de I manufatto ed una presunta economicita, per certe tipologie. Inoltre questa nuova tecnica presentava dei vantaggi di se mplificazione esecutiva rispetto alla costruzione tradizionale, parcellizzando il lavoro fra preparatori dei ferri, ca rpentieri che allestivano i casseri, manovali che im pastavano cemento, acqua ed inerti e trasportavano il col1glomerato nelle casseforme. Tali lavori potevano procede re in parallelo. Nell'edilizia in muratura, con la costruzione tradizionale tutto il lavoro era legato al mastro muratore, che con il garzone, procedeva ad alzare i corsi di mattoni ed a costruire le volte, mentre i carpentieri allestivano gli impalcati. In Italia vi era inoltre l'ulteriore problema della carenza di ferro che determinava per la costruzione in carpenteria melallica (lanciata negli Stati Uniti e sviluppata anche in Europa da Eiffel ed altri) costi elevati. Da queste considerazioni parrebbe emergere anche un vantaggio economico dall'impiego di questa tecnica costruttiva. In effetti il problema è molto più complesso, oc corre ndo bilanciare i costi immediati di realizzazione con la economicita e la durata nel tempo dei manufatti. Esistono inoltre fattori dei quali non è facile valutare economicamente l'incidenza (igienicita, resistenza all'incendio, ecc.). Peruna valutazione il più possibile corretta di questi aspetti è opportuno esaminare quali erano i costi di realizzazione in edilizia tradizionale (materiali e mano d'opera) e confrontarli con quelli delle nuove proposte in c.c.a. Relativamente all'edilizia tradizionale la figura del muratore risulta fondamentale. Lo Spriana [9] indica in Torino questa categoria di prestatori d'opera come una di quelle con paghe ed orari migliori; essa infatti tra il1860 ed il 1886 era riu scita ad ottenere, unitamente ai tipografi, retribuzioni supe riori a quelle di altre categorie di lavoratori. Esistono delle indicazioni, sempre relative a Torino, dove gli edili erano particolarmente agguerriti. Nel 1860 i muratori guadagnavano 2,50 lire/giorno, nel 1872 dopo uno sciopero, raggiunsero la paga di 3 lire/giorno, nel con una agi1azione particolarmente dura - pervennero ad una riduzione d'orario (11 ore in estate e 9 in inverno) e ad una paga di 3,60 lire/giorno. La crisi del 1892 portò ad una diminuzione di salari, mentre nel 1896 vi fu un aumento e nel 1901 si arrivò a 4 lire/giorno per i riquadratori ed i pontonieri. Si stabilì inoltre che i salari dovessero avere una entita pari al livello antecrisi, base sotto cui non si doveva scendere, e questo con la lira su valori stabili e con bassa inflazione [10]. Ciò malgrado occorre notare come il rapporto costo della manodopera/costo dei materiali fosse all'epoca invertito rispetto a quello dei giorni nostri e ne risulta un'incidenza della manodopera sul costo del manufatto finito veramente bassa. Nel1901 il costo del muratore (pagato mediamente sulle 3,50 lire/giorno) corrispondeva a quello di 152 mattoni (1000 mattoni costavano 23 lire) ed un'ora lavorativa corrispondeva al valore di circa 16 mattoni. Le stesse considerazioni riferite alle retribuzioni dei garzoni e dei manovali indicano che il salario di una giornata corrispondeva al valore di 70 mattoni ed un'ora corrispondeva al valore di 7 o 8 mattoni [111. Relativamente alle opere finite si può notare dai preziari detl'epoca [12] che nel 1901 la muratura di mattoni con voltini costava 19,20 lire/m 3, ed i solai civili in travi e tavole piallate di legno costavano al rustico 7,80 lire/m 2, mentre le volte in mattoni (12 cm in chiave e 24 cm all'imposta) costavano al rustico 3,90 lire/m 2 ; il conglomerato cementizio per le fondazioni raggiungeva le 28,50 Iire/rn 3. Per quanto riguarda le strutture in c.c.a., ancora Poco usuali e coperte da brevetti, non è facile trovare le voci d i costo nei preziari ufficiali di inizio Novecento (che riportavano medie dei prezzi dei lavori usuali eseguiti su una determinata piazza). I:. quindi parso utile, nella presente ricerca, riferirsi direttamente ai prezzi praticati dalle imprese appaltatrici e nel caso specifico quelli praticati dalla Soc. G. A. Porcheddu, ricavandone i dati, ave presenti, dalle documentazioni d'archivio. Tenendo conto che inizialmente le prime realizzazioni in c.c.a. nell'edilizia civile ed industriale sono relative a strutture orizzontali, si è ritenuto interessante analizzare il costo di alcuni tipi di solai, che è possibile ricavare dalla vicenda costruttiva del Palazzo della Societa Assicurazioni Generali Venezia, in Milano, appaltato nel 1898_ L'edificio (fig. 2.4) ancora oggi esistente in piazza Cordusio, progettato dal noto architetto L. Beltrami, in collaborazione con l'ingegnere L. Tenenti, è impostato su cinque piani fuori terra a struttura muraria tradizionale. I solai in origine erano previsti in putrelle e voltini. Venne richiesto alla Soc. G.A. Porcheddu, rappresentante del sistema Hennebique in Italia, un preventivo per un'eventuale realizzazione di solai in c.c.a. [13J. Dalla documentazione d'archivio (14) emerge che i costi delle strutture in C.C.a. erano superiori a Quelli delle strutture tradizionali. L'impresa Porcheddu offriva dei prezzi diversi, uno per i solai con nervature principali e secondarie (da utilizzarsi per i piani superiori) ed uno per i soiai ad intradosso piano (che richiedevano una doppia solelta) da impiegarsi a copertura dei saloni del piano terreno. Tali prezzi dovevano poi essere aumen1ati, per la fornitura da parte dell'impresa appaltatrice (Noseda, Benaglia e C.) di tavolati, ghiaietto, sabbia, attrezzi e spese generali. Globalmente a fronte di un costo di lire, pari a 9, 19lire/m 2 per la soluzione tradizionale, i sola i Hennebique richiedevano lire in più, pari a 12,73lire/m 2, a cui occorreva ancora sommare 2,20 lire/m 2 per il ricarico dell'impresa appaltatrice (con un totale di circa 15 lire/m 2 ) [15]. In effetti, occorre però notare che la soluzione tradizionale era riferita a tariffe imposte dalla società committente con un ribasso del 15%, i sovraccarichi pre\listi erano inferiori a quelli dei solai Hennebique. Dopo varie contrattazioni la Societa Porcheddu ribassò il prezzo a 9 Iire/m 2 e l'impresa appaltatrice ridusse il ricarico del 100;0, a 2 Iire/ m 2. Ne derivo quindi un costo totale di 11 lire/m z : con Questo ribasso la Società Porcheddu si aggiudicò il lavoro con notevoli aggravi contrattuali. Oltre ad assumersi tutte le responsabilità relative ai solai, essa garantiva il tempestivo lavoro appena comp letato ogni orizzontamento dei muri, il metodo di misura delle superfici era inoltre al netto di questi ultimi. Questa vicenda ci consente di avanzare alcune considerazioni. Con i costi analizzati risulta che la soluzrone in C.c.a.

19 6 2. Alcune motivazioni lecnico-economiche che favorirono l'introduzione del conglomerato cementizio armato in Italia venne scelta solo dopo un notevole ribasso effettuato dalla Porcheddu che, probabilmente, fu giustificato nei confronti di Hennebique con la pubblicità non indifferente derivante da una applicazione in un edificio di prestigio. Infatti, durante la realizzazione degli impalcati a doppia soletta, professori del Politecnico di Milano ed allievi degli ultimi due anni di corso chiesero di presenziare alle fasi di collaudo e questo, come dichiarava l'ing. Riposi della direzione lavori [16], era "forse il metodo migliore per diffondere il Sistema Hennebique". Una seconda considerazione è quella di una certa preferenza a vantaggio della novità, dalla corrispondenza emerge la buona disposizione sia dei progettisti che degli impresari ad adottare per la prima volta questa nuova tecnica. Sinteticamente la concomitanza del ribasso effettuato da Porcheddu, delle migliori caratteristiche generali e di portanza e della novità di queste strutture, consenti di ottenere la preferenza, superando lo svantaggio dei maggiori costi. Note al Capitolo 2. (11 Cfr. CANDELORO G., Storia dell'italia moderna, voi. VI, 6 a ediz" Feltrinelli, Milano, 1978, p.7 e segg. [2] Cfr. CONFALONIERI A., Banca e industria in Italia , 3 voli, Banca Commerciale Italiana, Milano, L'opera è fondamentale per la comprensione della vicenda economica dell'epoca. [3] Cfr. ABRATE M., Una interpretazione dello sviluppo industriale torinese, in Torino citm viva, da capitale a metrop0f( Centro Studi Piemontesi, Torino 1980, val. I, p. 112; a Napoli si ebbe dopo il 1885 l'inizio della operazione nota come "il risanamento", generato a seguito del colera del La legge n. 292 del 15 gennaio 1885 autorizzò lo sventramento dei "bassi". cfr. CONFALONIERI A. op. cit., val. I, p. 166 e segg. [4] Cfr. ABRATE A., op. cit., p [5] Per dare un'idea della gravità della crisi si ricorda che il valore delle cartelle di credito fisso scese in media da 100 a 77 ed il tasso di sconto salì al 15%. Cfr. SPRIANO P., Storia di Torino operaia e socialista, Einaudi, Torino 1972, 3 a ediz., pago 6. [6] Per Questo ed allri indicatori economici cfr_a. GERSCHEN KRON, 1/ problema storico dell'arretratezza economica, Einaudi, Torino, 1974, la ediz. ristampata, p.71 e segg. [7] Soprattutto la Banca Commerciale Italiana guidata da Joel, Toeplitz e Weil, a cui si aggiunse dopo il 1911 l'ing. Pietro Fenoglio, diede un notevole contributo all'avviamento industriale in Quegli anni. [81 Cfr. ACQUARONE A. L'Italia giolittiana ( ), vol. 1. Le premesse politiche ed economiche, Il Mulino, Bologna, 1981, pago 331. Nel 1914 su una potenza complessiva installata di kw (contro del 1898) il rapporto energia idroeletlrica/termoeletlrica era di 3 a 1 [9] Cfr. SPR1ANO P. op. cito Si veda inoltre anche Quanto scritto da ACQUARONE A. L'Italia giolittiana ( ), val. I, op. cif. pp [10] Cfr. SPRIANO P., Storia di Torino operaia e socialista, op. cit. [11] Considerando la durata media della giornata di 9,33 ore in sei giorni settimanali, tenuto conto delle differenze di orario fra periodo invernale e periodo estivo, il costo o rario del muratore era di lire/ora. [12J CITTÀ DI TORINO, Capitolato ed elenco prezzi delle imprese per il mantenimento delle fabbriche e per le opere ordinarie, approvato dalla Camera di Commercio il10 settembre 1901, Tipografia Eredi Botta, Torino, [13] Cfr. A. P., doso Milano-Lombardia , prat , 1899, Palazzo Soc. Assicurazioni Generali Venezia, lettera di L. Tenenti del 23/12/1897. [141 Ibidem, lettera Noseda, Benaglio e C. del 12/1/1898. [15] Ibidem, Solai cantine (senza plafon), luce sino a 6,20 m: 8,81ire/m 2 ; luce sino a 3,80 m: 6,8Iire/m 2 ; solai piani superiori (con plafon), luce sino a 6,70 m: 10,50 lire/m 2, luce fino a 4,00 m: 7,05Iire/m 2. [16] Ibidem, lettera dell'8/1/1898.

20 Capitolo 3. Note sulla tecnologia edile in Italia alla fine del XIX secolo attraverso la manualistica e le più diffuse realizzazioni (R.N. - 8.S.) 3.1 Premessa Prima di analizzare gli aspetti relativi alla diffusione del c.c.a. è parso opportuno richiamare brevemente le tecniche costruttive tradizionali del secolo scorso ed in particolare tener presente la situazione della tecnologia edile in Italla alla fine dell'ottocento; questo per poter meglio comprendere i modi e gli effetti dell'utilizzazione di questo nuovo sistema costruttivo che sarà affiancato alle tecniche esistenti nel volgere di qualche decennio e verrà ad esse preferito in molte realizzazioni. Viene quindi di seguito sinteticamente analizzata la tecno,1091a costruttiva relativa all'edilizia civile e industriale con alcuni cenni alle grandi strutture (ponti, grandi coperture, ecc.) che rappresentava, sulla base delle più note e diffuse realizzazioni e della manualistica d'epoca [1], la prassi edificatoria consolidata in quelle aree d'italia che, a partire dall'ultimo decennio dell'ottocento, saranno oggetto del progressivo affermarsi dei sistemi costruttivi in c.c.a. 3.2 L'edilizia civile Non è certo semplice schematizzare le tecniche costruttive "tipo" d i un edificio residenziale della fine dell'ottocento per la varieta tipologico-costruttiva e dei materiali impiegati, legata anche ai siti ed alle tradizioni tecniche locali; tuttavia è possibile, a grandi linee, descrivere la tecnica realizzativa di quell'edilizia residenziale dell'ultimo quarto dell'ottocento che è presente con numerosi esempi nei capoluoghi e nelle citta di provincia delle aree dell'alta Italia e che costituisce una cospicua percentuale del patrimonio edilizio esistente [2], spesso presente proprio in quartieri che hanno visto, nell'espansione urbana dell'inizio del Novecento, affiancarsi agli edifici tradizionali, a struttura portante laterizia, le nuove costruzioni con strutture in c.c.a. L'edificio residenziale pluripiano d'affitto della fine dell'ottocento è generalmente costituito da un blocco volumetrico a doppia manica (fig. 3.1) sviluppato lungo le vie cittadine, eventualmente collegato con bassi fabbricati affacciati sui cortili interni. Sono individuabili generalmente una facciata principale, su via, e una su cortile. Spesso non esistono facciate laterali poichè gli edifici sono aggregati a cortina continua lungo gli allineamenti stradali. La struttura statica verticale è basata essenzialmente sui muri continui portanti di facciata completati, essendo l'edificio generalmente a manica doppia, da un muro di colmo (o di spina), sviluppato lungo l'asse longitudinale dell'edificio. Sono presenti, inoltre, muri trasversali di controventamento che collegano i muri di facciata ed intersecano il muro di colmo. Tali muri possono svilupparsi allineati da un muro di facciata all'altro, dando luogo ad una struttura che in pianta è perfettamente simmetrica e geometricamente regolare oppure possono essere interrotti e limitati in corrispondenza del muro di colmo, permettendo in quest'ultimo caso una maggiore varietà distributiva dei vani che possono presentare differenti dimensioni a seconda dell'affaccio sul prospetto principale o su quello verso il cortile. I muri trasversali di estremità sono spesso in comunione con le proprietà confinanti oppure, se il lotto è d'angolo o se l'edifio è isolato, costituiscono le facciate laterali. l muri trasversali devono essere considerati degli elementi costruttivi polifunzionali: spesso sono predisposti per accogliere armadi a muro, vani di passaggio e canne dei camini di riscaldamento, anzi uno stesso muro dispone spesso di camini affiancati che rispettivamente servono le due stanze attigue che separa. Costruttivamente spesso tali muri si riducono a pilastri collegati da tratti di rnuricci. Ulteriori ripartizioni murarie, più leggere e non portanti (tramezzi), possono essere disposte per suddividere ulteriormente in vani più piccoli e funzionalmente utilizzabili gli spazi compresi tra i muri portanti (per realizzare i corridoi, ecc.). L'organizzazione descritta si era venuta a consolidare nei decenni e non era altro che il risultato dell'evoluzione dell'edilizia residenziale dei secoli precedenti. Dal punto di vista costruttivo le strutture verticali citate possono essere realizzate in muratura mista di pietrame spaccato con ricorsi orizzontali di mattoni pieni (i ricorsi di mattoni sono disposti in genere ogni cm) e con spigoli e mazzette di porte e finestre o archi in mattoni; oppure la muratura è totalmente in mattoni pieni, in questo caso il costo per unita di volume di struttura era superiore [3] ma si poteva adottare uno spessore dei muri minore a parità di altezza dell'edificio. Gli spessori dei muri aumentano procedelldo dalla copertura verso la base, rispettando il principio del "solido di ugual resistenza" e ogni uno o due piani sono realizzate riseghe nelle murature in corrispondenza dei solai e dell'imposta delle volte. Dal punto di vista del dimensionamento strutturale, gli spessori che la manualistica consigliava, d edotti più dall'esperienza che da calcoli rigorosi, erano per muri in mattoni [4]: minimo spessore dei muri maestri all' ultimo piano: 3 teste - 38 cm (G. Colombo) O4 teste - 50 cm (C. Levi);

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