La societa come ambiente di relazione: il ruolo sociale dell anziano
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- Maddalena Caputo
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1 Atti del convegno
2 ATTI DEL CONVEGNO La societa come ambiente di relazione: il ruolo sociale dell anziano Dott. Renzo Scortegagna, Università di Padova La società contemporanea ha riservato molta attenzione al tema dei diritti, sviluppando una politica che fosse in grado di dare risposte adeguate a tutti, indipendentemente dall età, dal genere, dalla religione, ecc. Ciò ha contribuito a dare valore all individuo in quanto tale, alla sua autonomia, alla sua libertà di scelta. Si è costruito di conseguenza un sistema di servizi capace di soddisfare ai bisogni-diritti dalla culla alla tomba, secondo principi di universalità e di eguaglianza; e ottenendo più o meno buoni risultati. L effetto inatteso di tali politiche è stato la de-responsabilizzazione della comunità e in parte anche della famiglia, compromettendo il significato e la rilevanza dell appartenenza sociale. Come se gli individui potessero realizzarsi al di fuori dei propri contesti di vita. Queste prospettive riguardano tutti, uomini e donne, ma i rischi che ne derivano sono più evidenti nelle persone deboli, malate povere. E le persone anziane sono tra queste. Per gli anziani c è un forte rischio di isolamento, specialmente perché viene a mancare quel rapporto forte con il contesto lavorativo (specialmente per i maschi), che li aveva garantiti rispetto al bisogno di appartenenza e a quello di essere titolari di un ruolo sociale (senza necessità di cercarlo). L interruzione dell attività lavorativa annulla il ruolo sociale vissuto dalla persona anziana, la quale resta anche privata di quell appartenenza assicurata dall ambiente lavorativo, necessaria per sentirsi bene (benessere). Come affrontare questo cambiamento? La prima risposta deve trovarla la persona anziana nel prepararsi a cercare un nuovo ruolo sociale nella comunità di appartenenza, evitando di assumere un atteggiamento passivo (prepararsi all invecchiamento in tutte le sue dimensioni) La seconda risposta deve darla la politica, sostenendo e promovendo politiche per l invecchiamento attivo e per la formazione permanente, in moda da sostenere e accompagnare le scelte individuali verso nuovi obiettivi e nuovi progetti, che sappiano valorizzare le esperienze vissute e aprire nuovi percorsi.
3 L'importanza dell'udito per il mantenimento di un ruolo sociale attivo Pietro SCIMEMI Servizio di Audiologia, Dipartimento di Specialità Medico Chirurgiche - Università di Padova Nel soggetto adulto con l avanzare dell età si verifica un inevitabile processo di riduzione progressiva della capacità uditiva. Nell anziano esso è noto con il termine di presbiacusia e,variando in gravità da lieve a severo, ha una tale prevalenza da causare disabilità nel 40% circa dei soggetti di età maggiore di sessantacinque anni. La presbiacusia di entità moderata o più grave, quando non trattata, provoca un deterioramento delle funzioni comunicative e cognitive, che si ripercuote sulla qualità della vita dell anziano e su quella dei soggetti sani che gli vivono attorno. Essa contribuisce a determinare l isolamento, la frustrazione, la depressione dell anziano. Questi effetti sono in parte prevenibili e reversibili grazie a specifici trattamenti protesici e riabilitativi che tuttavia risultano ancora oggi sottoutilizzati da una parte a causa di atteggiamenti sociali che minimizzano le problematiche legate all udito, e dall altra per il costo degli apparecchi acustici e dello stigma a questi legato. Il trattamento della presbiacusia determina un significativo miglioramento della qualità della vita; esso può includere uno specifico allenamento mirato all efficacia comunicativa, il ripristino dell ingresso uditivo mediante apparecchi acustici, l utilizzo di dispositivi di assistenza alla comunicazione, e al ricorso ad un impianto cocleare nel caso di ipoacusie di entità severa e profonda. I medici di base dovrebbero essere maggiormente coinvolti nell individuazione della presbiacusia e dovrebbero farsi carico di inviare i loro pazienti anziani ad una valutazione specialistica e di seguirli nel corso dell eventuale iter protesico-riabilitativo necessario.
4 La persona malata come soggetto attivo di comunicazione Gollin Donata (CRIC) La narratività si riferisce ad una proprietà del testo che riguarda il modo in cui i segni della lingua si concatenano per formare delle storie. Questo concetto, proprio della letteratura, è stato in tempi relativamente recenti oggetto di studio anche della psicologia che ha messo in evidenza che la narratività, prima ancora che come una proprietà del testo, può essere intesa come una capacità della mente umana. Il racconto autobiografico, nello specifico, aiuta l essere umano a trovare e ad attribuire un senso alla propria esperienza. Nell orizzonte psicologico attuale, una tra le prospettive teoriche che hanno messo in maggior valore la narrazione autobiografica in rapporto ai suoi aspetti di costruzione discorsiva e di interpretazione è la psicologia culturale di Jerome Bruner, per il quale l atto narrativo permette alle persone di dare senso a ciò che è loro accaduto, di trovare, costruire la propria identità. Nel lavoro di cura il racconto offre in più la preziosa opportunità di reinserire la persona malata al interno del circuito comunicativo e relazionale con un ruolo di soggetto attivo. Inoltre, nella naturalità della conversazione vengono stimolate molteplici funzioni cognitive. La storia si esprime attraverso il linguaggio, comporta il ricorso alla memoria episodica degli eventi passati, l uso della memoria semantica e delle conoscenze su come funziona il mondo, l attivazione delle aspettative sulle conseguenze e sugli sviluppi futuri delle azioni.
5 L importanza di raccontarsi: il progetto di interazione trans generazionale Dott.ssa A. Ferrari, C.Giampietro, F.Cozzi È da diversi anni che si pensa che una ginnastica mentale mirata, volta al mantenimento delle funzioni cognitive nel tempo, potrebbe contribuire ad una prevenzione dei disturbi cognitivi ed alle terapie delle forme cliniche definibili come mild cognitive impairment e delle probabili demenze in stato iniziale. Il centro Rindola è un esperienza di diffusione territoriale in cui vengono attuati percorsi di prevenzione primaria e secondaria. In particolare all interno del programma riabilitativo per anziani affetti da demenza assume un ruolo particolare l attività di integrazione socio-ambientale, soprattutto per quei pazienti che sono ancora in fase lieve di malattia. Le funzioni cognitive implicate nelle interazioni sociali (desideri, aspettative, possibili reazioni degli altri, il carattere, ) e l effetto di queste ultime sulle prime rappresentano ancora un campo di indagine nuovo nell ambito della riabilitazione cognitiva rivolta a persone affette da demenza. Ciò che sappiamo è che tali funzioni rimangono sostanzialmente inalterate nell anziano, anche se fattori come il disagio personale o l eccesso di disabilità spingono la persona all isolamento e al ritiro sociale con conseguente depauperamento della cognitività. Anche nell anziano affetto da demenza di Alzheimer il sistema emotivo rimane sostanzialmente integro. Una riabilitazione di tipo cognitivo che abbracci l aspetto comunicativo e sociale diventa di fondamentale importanza soprattutto nei percorsi rivolti a persone ad uno stadio iniziale di malattia, le quali spesso presentano una sindrome depressiva dovuta ad una elevata consapevolezza di malattia. Riteniamo sia importante ridare a queste persone un ruolo sociale, confermarle come persone significative, comunicare loro che la società non li rifiuta, anzi ricerca la loro partecipazione. Il sentirsi socialmente competente motiva il paziente ad impegnarsi con la massima concentrazione nel percorso riabilitativo di cui si percepisce non solo l utilità cognitiva, ma a che quella emotiva. La dimensione della socialità consente il massimo coinvolgimento del paziente nelle attività riabilitative il cui fine non dovrebbe essere esclusivamente quello del ripristino della funzionalità cognitiva ormai compromessa, ma quello della riappropriazione della dimensione specificatamente umana: la dimensione sociale. Una società poco intergenerazionale genera un impoverimento culturale ed affettivo che riguarda tutte le fasce d età, dall infanzia alla vecchiaia. Questo rischio riguarda sicuramente gli anziani perché la tendenza all isolamento, soprattutto in presenza di una patologia invalidante come la demenza, li priva degli stimoli, dell energia e dei sogni propri delle nuove generazioni. Ma questo rischio riguarda anche i giovani, molti di loro infatti hanno rare occasioni di contatto con persone anziane, con le loro storie e i loro vissuti. L'arte di narrare e di inventare le favole è uno strumento in grado di coniugare tutti questi obiettivi, attraverso un lavoro di collaborazione tra nonni e bambini. E dunque necessario promuovere nuovi spazi condivisi, sottolineandone tutti quegli aspetti (fisici, simbolici, relazionali, emozionali, tattili, ecc.), che nel complesso consentono di sollecitare energie emotive e cognitive, favorendo sia la maturazione di persone sempre più consapevoli che la progressiva costruzione del senso del noi, dell appartenenza e della cittadinanza.
6 I nuovi mezzi di comunicazione: gap tecnologico o nuove opportunità di socializzazione? ABSTRACT Il rapido sviluppo della tecnologia e l'uso sempre più diffuso di metodi computerizzati nel trattamento di disturbi psicologici e neuropsicologici hanno contribuito durante gli anni a incrementare gli sforzi di ricercatori e professionisti verso quegli interventi che possono aumentare la partecipazione del paziente anziano inducendo in lui una maggiore motivazione [1]. Lo Human Technology Lab (HTLab), dell Università di Padova, Dipartimento di Psicologia, è impegnato attivamente nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni di nuova concezione che semplifichino e allo stesso tempo portino risultati concreti, mantenendo standard di alto livello scientifico, negli interventi di riabilitazione e training neuropsicologico e terapeutico. Recentemente, gli sforzi si sono concentrati nella creazione di un nuovo strumento che utilizzi le potenzialità della console da gioco Nintendo Wii per ottenere un approccio differente nello studio e nell allenamento delle abilità cognitive dell anziano, coinvolgendolo maggiormente rispetto agli strumenti di riabilitazione tradizionali. E stato quindi sviluppato un pacchetto software di test cognitivi, progettati per analizzare e contemporaneamente stimolare alcune funzioni cognitive del paziente: attenzione, memoria e controllo motorio. Nello sviluppo dei test sono stati tenuti in considerazione soprattutto quegli aspetti che fossero d aiuto per l anziano durante la loro l esecuzione: visibilità, semplicità e comprensione dei contenuti, intuitività, immediatezza, feedback. Inizialmente il pacchetto software è stato oggetto di un approfondita analisi ergonomica nella quale i risultati delle performance ai test cognitivi sono stati confrontati con equivalenti metodi tradizionali carta/matita, mostrando una buona correlazione [2]. In seguito, lo stesso pacchetto software, opportunamente modificato e migliorato, è stato testato in un gruppo di anziani per valutarne l effettiva efficacia riabilitativa. Dopo il periodo di trattamento, il gruppo sperimentale di anziani ha mostrato un miglioramento significativo nei punteggi ad alcuni dei test cognitivi più utilizzati, rispetto al gruppo di controllo che ha svolto le normali attività quotidiane del centro anziani. Inoltre, I pazienti hanno espresso apprezzamento e partecipazione nei confronti di questo nuovo strumento, e in alcuni casi reale divertimento. Con ulteriori modifiche e miglioramenti, è ragionevole pensare che un giorno questo tipo di interventi possa affiancare, e in alcuni casi sostituire, quelli classici. Bibliografia [1] Gamberini, L., Alcaniz, M., Barresi, G., Fabregat, M., Prontu, L., Seraglia, B. (2008). Playing for a Real Bonus: Videogames to Empower Elderly People. Journal of CyberTherapy & Rehabilitation, 1(1), [2] Gamberini, L., Cardullo, S., Seraglia, B., Bordin, A. (2010). Neuropsychological testing through a Nintendo Wii. Studies in Health Technology and Informatics, 154,
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