SCRITTI IN ONORE DI BENEDETTO COLAJANNI. LA NUOVA SEDE DEL MINISTERO DELLE FINANZE A ROMA ( ) di Stefania Mornati

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1 SCRITTI IN ONORE DI BENEDETTO COLAJANNI LA NUOVA SEDE DEL MINISTERO DELLE FINANZE A ROMA ( ) di Stefania Mornati La sede del Ministero delle Finanze, ormai ridotta allo scheletro portante, è oggetto di un programma di totale smantellamento. Dopo una serie di importanti modifiche effettuate a più riprese per adeguarla alle normative vigenti e alle mutate esigenze funzionali, dopo anni di abbandono e la vendita da parte dell EUR Spa ad una società privata, la struttura inizia il suo effettivo declino nell agosto 2007, con l apertura del cantiere per un intervento di manutenzione straordinaria, che prelude alla totale demolizione 1. Completato dapprima lo svuotamento degli interni, i lavori hanno riguardato lo smontaggio delle facciate e, dopo notevoli ritardi dovuti alla bonifica dall amianto, lungaggini burocratiche e difficoltà tecniche, si sono infine interrotti 2. Oggi (maggio 2010), dopo circa due anni di fermo del cantiere, gli edifici si presentano nella loro nuda modernità strutturale, con le intersezioni di piani verticali e orizzontali avvolte in una rete di protezione e ancor di più dichiarano il contributo offerto alla elaborazione di una dimensione internazionale della città. Meritatosi un posto nella Carta per la Qualità 3, documento non vincolante collegato al nuovo Piano regolatore di Roma, perché considerato tra i manufatti della città contemporanea ai quali venivano riconosciuti significativi elementi di qualità architettonica, urbana, di funzione o d'uso e, quindi, degni di essere conservati con attenzione e con adeguato rispetto, il complesso ministeriale ne veniva stralciato nel 2008, deliberando, dopo l apertura del cantiere, la modifica del relativo elaborato della Carta. Tra le molte ragioni che ne hanno motivato l esclusione vi era il programma di modernizzazione architettonica e funzionale dell Eur e la rivitalizzazione di un ambito urbano di grande rilievo 4. Come esempio di originale impostazione urbanistica, di evoluzione della concezione architettonica e tipologica, di innovazioni di carattere costruttivo, la sede del Ministero delle Finanze ha rivestito un ruolo significativo nel panorama architettonico moderno, in particolare a Roma. La sua costruzione ha contribuito a delineare i tratti salienti di quella temperie sperimentale che negli anni cinquanta ha coinvolto il settore dell edilizia e ha visto nella nascita dei grattacieli un terreno privilegiato per l applicazione di tecniche innovative e oggetti ad alto valore simbolico. L interesse quindi per questo gruppo di moderni obelischi dell Eur risiede proprio nella necessità, a fronte della rinviata ma ormai i- nevitabile perdita, di documentarne il valore storico, scavando nella documentazione che, anche alla luce della disponibilità dei materiali dello studio di Cesare Ligini, confluito recentemente nell Archivio Centrale dello Stato, rimane comunque incompleta 5. La collocazione di edifici pubblici all Eur rientra nell ambito di quel complesso di iniziative che, dopo l interruzione per gli eventi bellici del progetto espositivo internazionale previsto per il 1942, è diretto ad attuare un piano di decentramento amministrativo promosso da Virgilio Testa, commissario straordinario dell Ente Autonomo Esposizione Universale di Roma. Il programma di trasloco degli uffici, che si affianca alla costruzione di alcuni importanti impianti sportivi per le Olimpiadi del 1960, è rivolto a creare un nuovo polo di attrazione che sia di impulso alla ripresa di quel quartiere ai margini della città storica, determinandone una precisa identità urbana. È lo stesso Testa ad assegnare direttamente l incarico del progetto di massima della nuova sede del Ministero delle Finanze agli architetti Vittorio Cafiero, Cesare Ligini, Guido Marinucci, Renato Venturi, dando come termine per la consegna del progetto preliminare il 1 luglio Il successivo 25 settembre viene firmata la convenzione tra l Ente e i progettisti per la redazione del progetto esecutivo e la direzione dei lavori 6. L assegnazione diretta dell incarico suscita l amara ironia di Bruno Zevi che, commentando l eccessiva autonomia decisionale di Testa, definisce l Eur uno dei tre Stati indipendenti che insistono sul territorio nazionale (oltre San Marino e il Vaticano) e che può quindi sfuggire alla legge italiana per la quale gli edifici pubblici devono essere progettati mediante concorsi nazionali 7. Chi sono i progettisti? Ligini ( ) fa le prime esperienze nella scenografia dove ha modo di esprimere le sue notevoli doti di disegnatore; aderisce al movimento razionalista e poi confluisce nell APAO. Progetta padiglioni per fiere espositive in Europa e America acquisendo una spiccata dimensione internazionale. Appena prima dell incarico per il Ministero aveva vinto il concorso per il Velodromo Olimpico dell Eur, insieme a Dagoberto Ortensi e Silvano Ricci, con un progetto che aveva suscitato e- stesi consensi. Anche Cafiero ( ), allineato dapprima sulle tesi del futurismo ma poi convinto razionalista, lavora come scenografo. Al suo attivo aveva il progetto, insieme ad altri, del Ministero dell Africa Italiana di cui, all inizio degli anni cinquanta - allorché diventa sede del-

2 LA NUOVA SEDE DEL MINISTERO DELLE FINANZE A ROMA ( ) Fig. 1: Vista del complesso del Ministero delle Finanze le FAO - progetta l ampliamento; mentre lavora al Ministero delle Finanze partecipa anche al progetto per il Villaggio Olimpico con Libera, Moretti, Luccichenti e Monaco. Venturi ( ) e Marinucci ( ), i più giovani, sono nella compagine dell ufficio tecnico dell Ente Eur e, dal 1952, collaborano alla elaborazione del Piano di fabbricazione dell Eur. Il primo è alla Direzione dei servizi di Architettura e urbanistica ed è assistente ordinario alla Facoltà di Architettura di Roma. Marinucci, laureato da poco, nel 1952, è dal 1954 capo dell Ufficio architettura e dal 1956 vice direttore del Servizio urbanistica; anch egli è coinvolto nella didattica universitaria, in particolare nei corsi di Saverio Muratori, di cui era stato allievo e con il quale ha sporadiche collaborazioni professionali (anche Ligini e Venturi avevano svolto attività professionale con Muratori). Forti del loro ruolo all interno dell Ente, Venturi e Marinucci avevano già avuto l incarico del progetto della sede del Ministero del Commercio con l Estero, ubicata nel lotto accanto a quello del Ministero delle Finanze; l edificio a quell epoca è in costruzione e verrà ultimato all inizio del È quindi un gruppo di progettisti molto attivo, colto e ben inserito nel panorama professionale romano, che si caratterizza soprattutto per il costante lavoro di studio e per l aggiornata attività progettuale, pronta a rispondere alle opportunità offerte dal mercato, piuttosto che per il coinvolgimento diretto nel dibattito architettonico di quegli anni. Come è già stato rilevato, è difficile, in tali casi, valutare l entità del singolo contributo, ma sulla scorta delle precedenti e- sperienze dei progettisti, e forse per quella sensibilità internazionale acquisita da Ligini nell allestimento dei padiglioni fieristici, la paternità dell idea architettonica originale viene attribuita a quest ultimo 8 ; dagli appunti di studio risulta che Cafiero si sia interessato in particolare degli aspetti distributivi 9. Il complesso è situato all interno di uno dei due grandi lotti frontistanti, disposti lungo i principali assi del quartiere, destinati anche ad altri insediamenti ministeriali: in quell area sono infatti previsti il Ministero del Tesoro, gli uffici del Catasto e il Ministero per il Commercio con l Estero, l unico - come si è visto realizzato. Il Ministero delle Finanze, benché posto in posizione decentrata rispetto al cuore di quella congegnata scenografia urbana dell Eur, ne impegna un nodo nevralgico, poiché si costituisce come fondale prospettico della via Cristoforo Colombo, la maggiore arteria di attraversamento automobilistico, imponendosi come punto di fuga riconoscibile, anche in un rapido passaggio, sia in entrata che in uscita dalla città. L insolita sagoma dell organismo edilizio ministeriale si impone nella sequenza di mire prospettiche e di emergenze monumentali - costituita dalle esedre gemelle, dall obelisco intitola-

3 SCRITTI IN ONORE DI BENEDETTO COLAJANNI Fig. 2: Schema della planimetria generale to a Marconi e, sorvolando l incavo del lago artificiale, dal costruendo Palazzo dello Sport - percepita più alla scala cinetica del percorso in automobile che non nel lento evolvere del tragitto pedonale. Da qui, probabilmente l idea di cogliere questa singolare condizione urbana per sviluppare in altezza alcuni dei volumi e denunciarne con chiarezza la presenza. Il complesso edilizio insiste sull intera superficie rettangolare dell isolato, estesa per circa metri quadrati, compreso tra via. C. Colombo. Viale America, Viale Boston, viale Europo. Esso è costituito da cinque corpi di fabbrica di cui due bassi (indicati negli elaborati con le lettere A e D) e tre sviluppati in altezza (B, C e C1), tutti comunicanti tra loro mediante un volume di collegamento (S) al livello del primo piano, che lascia al di sotto un percorso porticato. L edificio A, posto nell angolo sud ovest, ha pianta quadrata ed è costituito da un piano terreno porticato e tre piani superiori; ospita la sede del Ministro e gli uffici di rappresentanza. L edificio D si sviluppa su una pianta rettangolare che occupa l intero lato orientale dell area con quattro piani fuori terra e due interrati: è la sede del Comando generale della Guardia di Finanza. I tre edifici alti - diciassette piani fuori terra e due interrati - sono destinati alle direzioni generali e agli archivi e, raggiungendo l altezza di 68 metri, possono vantare la denominazione di grattacieli ; l edificio B ha una pianta pressoché quadrata con chiostrina, gli altri due hanno pianta rettangolare stretta, sono identici ma disposti in posizione tra loro ortogonale. I piani interrati, che occupano quasi interamente l area del lotto, sono destinati ai locali tecnici e all autorimessa. La presenza dei tre grattacieli qualifica immediatamente, con una nota di assoluta originalità, l impianto compositivo, diventando la principale caratteristica del progetto. L impiego di questa tipologia edilizia era da considerare innovativo per una città come Roma: è proprio in quegli anni infatti che nella capitale esordiscono le costruzioni sviluppate in altezza, tutte circoscritte al nuovo quartiere dell Eur che, dopo quello in corso di realizzazione a nord di Milano, si propone come il secondo centro direzionale del Paese. In particolare, quando si avvia la costruzione della nuova sede ministeriale era già iniziato il cantiere del primo grattacielo romano (21 piani), che fino ai primi anni settanta sfoggerà sul coronamento la scritta Grattacielo Italia 10. Questo, nonostante l aggiornamento tecnologico esibito attraverso una singolare facciata continua, era declinato con un linguaggio approssimato ad una connotazione classica dell architettura e sensibile ai temi dell ambientamento, come testimoniano gli studi di progetto e gli schizzi prospettici che rinviano con eloquenza a quell intorno urbano pensato per l evento espositivo dell E42 e che ora, in parte, viene realizzato con il completamento di alcuni degli edifici che erano stati interrotti 11. Le torri del Ministero, che seguono a ruota quel primo grattacielo, ostentano un linguaggio decisamente più innovativo affrancandosi da riferimenti compositivi di tipo classico, sanciscono un momento di rottura rispetto ai modelli edilizi che fino ad allora avevano qualificato il quartiere ed aggiungono un elemento ancor più peculiare nella volumetria urbana in via di rinnovamento: non si tratta qui di costruire un altro grattacielo all Eur, bensì di concentrarne tre in un unico lotto; tre torri vicine che richiamano esplicitamente i panorami urbani del nord America, come suggeriscono alcune suggestive riprese fotografiche. I criteri generali di dimensionamento dei corpi di fabbrica che sono alla base degli approfondimenti del progetto sono sviluppati da Ligini in una serie di schizzi di studio e in un dattiloscritto 12 - destinati all attenzione degli altri componenti del gruppo - che indicano con chiarezza alcuni orientamenti. Con piglio manualistico Ligini elabora diagrammi su diverse ipotesi distributive e individua tre nuclei funzionali autonomi (che coincideranno poi con la sede del Ministro, con quella della Guardia di Finanza e con i blocchi turriti delle direzioni generali); scarta subito l eventualità di subordinare lo sviluppo architettonico del progetto a criteri che mettano

4 LA NUOVA SEDE DEL MINISTERO DELLE FINANZE A ROMA ( ) Fig. 3: C. Ligini, Studi per i grattacieli (ACS) in relazione le diverse sezioni del Ministero, facendo emergere invece una generica necessità di pensare ad un grosso palazzo per uffici, i cui vincoli progettuali sono determinati unicamente dal contesto ambientale, dalle volumetrie edificabili, da ragioni economiche. Mentre appare imprescindibile l organizzazione modulare del sistema per garantire la massima flessibilità degli ambienti, siano essi grandi sale o uffici, egli opera una decisa semplificazione funzionale e distributiva, per la quale prevale l iterazione di cellule uguali, dal momento che le sale di grandi dimensioni e le situazioni particolari non assumono carattere di serialità. Come diretta conseguenza scaturisce l esigenza di suggellare l atipicità del complesso facendo leva sull articolazione dei volumi, esigenza limpidamente sintetizzata nella frase: non sembra assurdo iniziare il discorso dall esterno per arrivare all interno 13. Ligini intende spostare l attenzione non più sull impaginato dei prospetti, come evidentemente era stato ipotizzato in precedenza, quanto sull efficacia simbolica dei volumi che dovranno essere chiari, stereometricamente esatti, straordinariamente emotivi, nei quali il ritmo delle bucature deve assumere solo un valore di pelle del volume stesso - (E il caso dell infisso-facciata) 14. E sul nucleo funzionale dei blocchi turriti che si concentra, quindi, il gruppo di progettazione e in particolare Ligini; egli insiste poi su alcuni criteri progettuali che dovrebbero generare la forma degli edifici; tra questi privilegia la chiarezza nei percorsi, la creazione di corridoi brevi e ben illuminati, l eliminazione di chiostrine in favore di una visuale libera per tutti gli uffici, la riduzione delle altezze dei piani al minimo consentito, la riduzione del numero delle scale a vantaggio degli ascensori, la creazione di un area a giardino. Si aggiungono considerazioni di carattere tecnico come la standardizzazione e la modularità dei divisori interni così da poter far fronte ai mutamenti imprevedibili di una disposizione ora giudicata ottima. Da queste riflessioni si origina la preferenza per un corpo di fabbrica triplo, a scapito di quello quintuplo che, secondo Ligini, avrebbe comportato la presenza delle chiostrine; la tripartizione - prosegue l architetto - a- vrebbe inoltre consentito un sensibile risparmio di spazio da destinare ai servizi, una minore e- stensione delle facciate esterne, una riduzione del volume apparente in rapporto alla superficie utile e, infine, una maggiore flessibilità degli ambienti. Ma quale geometria dare alle torri tra i 13 schemi che Ligini elenca nel suo appunto? Egli confronta alcune ipotesi di lavoro, ne valuta i vantaggi e gli svantaggi anche sul piano dei rapporti architettonici che si instaurano per la presenza degli altri due corpi bassi, ne fornisce un sommario giudizio. Buone appaiono le due soluzioni a croce, ma l incrocio dei bracci risulta scarsamente utilizzabile; anche la soluzione di un unico grattacielo lineare è interessante, anche se più impegnativa dal punto di vista volumetrico ed architettonico; ottima si dimostra invece la soluzione a tre corpi disuguali (a formare una T). Il vaglio di altre forme più complesse e articolate testimonia l attenzione riservata alla definizione dei volumi dei grattacieli; quindi Ligini verifica ancora le piante a croce ma con diverse forme e dimensioni dei bracci, la pianta ad Y, la pianta stellare, che reputa di difficile inserimento con gli altri corpi di fabbrica; si diverte esaminando la pianta a tre bracci cur-

5 SCRITTI IN ONORE DI BENEDETTO COLAJANNI Fig. 4: C. Ligini, I grattacieli nella versione definitiva (ACS) Fig. 5: C. Ligini, Prime ipotesi per le piante dei grattacieli (ACS) vilinei che definisce soluzione folle, o altre forme che classifica come soluzione classicheggiante, soluzione curiosa, sino ad individuare tre corpi di fabbrica distinti, semplici, inizialmente diversi ma poi, infine, arriva alla forma definitiva che resterà sostanzialmente invariata, a meno di limitate correzioni dimensionali che deriveranno dal confronto con le istanze strutturali. Si tratta ora di passare dagli schemi al progetto e quindi di stabilire le dimensioni degli uffici; Ligini si concentra sui due edifici uguali, dalla pianta rettangolare allungata. Egli, come si è detto, imposta il progetto architettonico su un sistema modulare, in sintonia con i moderni concetti di economia e praticità, e al modulo assegna anche un valore compositivo. Per prima cosa posiziona le scale e i servizi igienici sul perimetro. Confortato delle indicazioni riportate sull Enciclopedia pratica per progettare e costruire di Ernst Neufert, in cui per dimensionare gli ambienti d ufficio l autore fa riferimento alla larghezza delle finestre, per la quale è ammessa la misura di 1,25 metri rapportata ad una profondità della stanza compresa tra 4,50 e 6 metri, Ligini individua in 1,35 metri la misura più appropriata del modulo. Essa determina la dimensione della maglia progettuale che Ligini fa coincidere con la dimensione minima longitudinale della cellula base e assume come interasse per i pannelli della facciata. La dimensione minima, associata a quella trasversale massima prevista da Neufert in 6 metri, determina una superficie di 8,10 metri quadrati, utilizzabile - secondo l architetto - per l ufficio di una dattilografa e corrispondente alla metà di un ufficio normale. L interasse strutturale è scandito dalla maglia di progetto ed è definito nella misura di quattro moduli, cioè 5,40 metri. Rimane da determinare la larghezza del corridoio centrale che taglia l intero fabbricato e, conservando l approccio modulare, essa viene individuata in prima approssimazione nella misura di 2,70 metri. La scelta del modulo era di basilare importanza poiché ad esso si sarebbero riferite tutte le altre misure strutturali e architettoniche. L argomento, benché in quegli anni oggetto frequente delle ricerche specialistiche sulla unificazione e lo standard in edilizia, non trovava soluzioni univoche. Di fatto ogni progettista sceglieva una dimensione propria, non sempre rivelata all esterno dalla divisione ritmica della facciata, privilegiando uno o più aspetti del problema: il modulo, che assume un valore generale, può regolare la distribuzione interna, lo spazio funzionale minimo o le dimensioni e la disposizione degli arredi, la trama strutturale o la larghezza delle finestre ecc. Per fare qualche esempio, il grattacielo Pirelli ( ) si basa su un modulo di 95 cm, il grattacielo Galfa ( ) su un modulo di 75 cm, la sede delle Nazioni Unite a New York ( ) utilizza un modulo di 122 cm, la Lever House ( ) ha la stessa campata strutturale dell ONU ma con un modulo di circa 142 cm, portato poi dagli stessi progettisti a 147 cm nell edificio della Chase Manhattan Bank (1960); ancora un modulo di 142 cm è impiegato da Mies nel Seagram Building ( ) e di 106 cm nei Commonwealth Promenade Apartments ( ), citati come il più immediato riferimento per i grattacieli finanziari. Le diverse dimensioni del modulo, che si differenziano a volte di pochi centimetri, evidenziano quindi non tanto la ricerca dello spazio più idoneo alla definizione dell unità minima di lavoro, quanto l individuazione di una regola interna che governi l intero organismo edilizio, coordinando in tal modo alcuni dei componenti edilizi di produzione industriale. Dagli schizzi a matita di Ligini, incentrati sulla

6 LA NUOVA SEDE DEL MINISTERO DELLE FINANZE A ROMA ( ) Fig. 6: Piante definitive dei grattacieli determinazione degli spazi, si evince già la chiarezza dell impianto strutturale. I due edifici gemelli rettangolari, che in questa fase misurano 14,90x38 metri, devono avere tutte le facciate completamente libere da ingombri strutturali e questa scelta condiziona l ordinamento dello scheletro portante. Ligini dispone quindi una serie di pilastri rettangolari a formare sette telai, dalla bella luce di oltre 9 metri e sbalzi di circa 2,70 metri, posti, come si è detto, a distanza di 5,40 metri. Per l altro grattacielo l architetto ritorna al corpo quintuplo, della stessa lunghezza dei primi ma largo 28,40 metri. Si trova quindi a dover reintrodurre una grande chiostrina, disponendo le scale e i servizi sui suoi lati corti e il corridoio all interno, in modo che tutte le stanze siano poste sulla fascia esterna e possano continuare a godere della visuale e della luce naturale. La struttura portante si distribuisce sulla maglia progettuale che rimane invariata, prevedendo una serie di pilastri sulla chiostrina e lasciando verso l esterno lo stesso sbalzo di 2,70 metri. Gli altri edifici del complesso sono sommariamente indicati negli schizzi di studio con geometrie più o meno articolate che, a differenza delle torri, troveranno una decisa semplificazione nella definizione successiva. Il confronto con l ipotesi strutturale porta a rivedere alcuni dimensionamenti generali che poco incidono sull impianto messo a punto dai progettisti. La struttura dei vari corpi di fabbrica è in cemento armato: materiale più vicino alla consuetudine progettuale dei nostri ingegneri e ormai alla portata di tutte le imprese, tanto da far passare in secondo piano, anche per gli edifici alti, l inevitabile allungamento dei tempi di realizzazione rispetto alla struttura metallica e consente, inoltre, l insana abitudine nazionale di apportare progressivi affinamenti del progetto durante la costruzione. Anche se, in generale, nei cantieri italiani si devono registrare una progressiva razionalizzazione del lavoro, l accelerazione e una maggiore automazione del processo di confezionamento del calcestruzzo, una più spinta meccanizzazione e la semplificazione delle operazioni di sollevamento, l organizzazione complessiva del ciclo produttivo prosegue con ritmi ordinari, ben lontani da quella pianificazione del lavoro che, dal progetto alla messa in opera, distingue le costruzioni d oltreoceano. Gli investimenti delle piccole imprese italiane in impianti e macchinari rimangono comunque limitati; i materiali costruttivi impiegati sono prevalentemente quelli della tradizione. Ne deriva, in generale, un ridotto stimolo alla specializzazione e all evoluzione tecnologica dell impresa, che resta ancorata alla microdimensione. Nonostante l introduzione di tecnologie costruttive più aggiornate e la loro integrazione con quelle consolidate, l assetto organizzativo del cantiere non manifesta una reale revisione delle procedure e gli elementi che offrono un sensibile contributo all incremento della produttività, e quindi alla riduzione dei tempi di costruzione, si limitano all impiego di casseforme standardizzate e all adozione di componenti prefabbricati per alcune finiture interne ed esterne (divisori, pannelli di facciata, impianti ecc.). Il progetto delle strutture della sede ministeriale è affidato all ingegnere Alfredo Passaro. I fabbricati bassi hanno una impostazione strutturale ordinaria, con pilastri in vista al piano terreno porticato; l unica nota inconsueta è nella sede del Ministro dove i solai sono sospesi alle travi di copertura tramite tiranti. Questa soluzione si è resa necessaria, data la limitata altezza del fabbricato, per evitare la presenza di travi e- mergenti o solai di grande portata e per lasciare ampie sale prive dell ingombro dei pilastri. Le torri, dati i rilevanti carichi previsti (come si è detto erano destinate anche ad ospitare gli archivi) e la natura del sottosuolo, caratterizzato da strati di roccia silicea fessurata sovrastante un banco di argilla plastica, hanno richiesto soluzioni particolari sin dalle fondazioni. È stato necessario scendere ad oltre 25 metri di profondità, consolidare lo strato ghiaioso e adottare fondazioni a pali di grande diametro 15. Gli scavi, iniziati nel mese di settembre del 1957, si sono protratti per sei mesi. Per la struttura in

7 SCRITTI IN ONORE DI BENEDETTO COLAJANNI Fig. 7: Prospetti su via C. Colombo e viale America (ACS) elevazione l ingegnere adotta uno schema non privo di interessanti caratteri di novità, soprattutto se confrontato con il grattacielo Italia. Mentre quest ultimo infatti si avvale di un sistema statico semplice, impostato su criteri prudenziali, dai caratteri assolutamente ordinari (una maglia regolare di travi e pilastri con luci ridotte e aggetti estremamente contenuti), parzialmente leggibile in facciata, i grattacieli finanziari presentano un ossatura a setti portanti; lo sbalzo dei solai previsto dagli architetti viene conservato, anche se ridotto, così che la pelle possa occultare interamente la struttura e assecondare l esigenza dei progettisti di affidare la caratterizzazione del complesso ai volumi puri. L inusuale dispositivo statico adottato da Passaro era stato impiegato per la prima volta da Milton M. Schwartz nell Executive House a Chicago, che veniva completato nel 1957, e si era rivelato particolarmente adatto a risolvere i problemi del controventamento negli edifici alti a configurazione lamellare. Anche in Italia gli usuali schemi strutturali in cemento armato erano oggetto di continue revisioni. A Milano si concentrano le soluzioni più esemplari, nelle quali peraltro Arturo Danusso è sempre presente, se non come diretto responsabile, in qualità di consulente: pezzi unici rimangono l originale configurazione strutturale della torre Velasca ( ), o il singolare impianto messo a punto da Nervi per il grattacielo Pirelli o, infine, le lastre portanti che si biforcano salendo della torre Galfa, l edificio che tra quelli citati è, sul piano del linguaggio, certamente il più allineato alle tendenze internazionali. È proprio a quest ultimo modello statico che rinvia quello u- tilizzato nelle torri delle Finanze. Setti portanti, quindi, che si comportano come mensole incastrate alla fondazione, che sostituiscono i primi pilastri rettangolari pensati da Ligini. La struttura si allinea ad un reticolo di base impostato su una maglia ortogonale il cui modulo, portato di fatto a 1,37 metri, varia di poco rispetto a quello del progetto architettonico. I setti sono armati con barre lisce e sono fittamente staffati 16. Nei grattacieli gemelli, dalle dimensioni complessive divenute ora di 38,64x13,92 metri, i setti, alla base lunghi circa 4,11 metri (3 moduli) e spessore che si rastrema con l altezza, sono posti a distanza di 8,22 metri, corrispondente a 6 moduli. Unica variazione del ritmo strutturale si ha in corrispondenza dei vani scala e ascensori, dove i ritti si infittiscono e arrivano a lambire il perimetro. Per lasciare la più completa libertà alla distribu-

8 LA NUOVA SEDE DEL MINISTERO DELLE FINANZE A ROMA ( ) Fig. 8: Uno dei grattacieli in costruzione Fig. 9: Una prima ipotesi per la facciata continua dei grattacieli: si notano i pilastrini in calcestruzzo, l infisso in ferrofinestra e i rivestimenti con lastre di pietra (ACS). zione interna le travi sono inglobate nei solai che aggettano di un modulo sui fronti lunghi e di due moduli sulle testate. I solai sono realizzati in opera: sono del tipo Stimip B a nervature incrociate in calcestruzzo, delimitate da elementi laterali e fondelli laterizi, con tavelle superiori e inferiori a formare una intercapedine. Il terzo grattacielo, che ora misura 38,64x27,63 metri, subisce una revisione della struttura ipotizzata da Ligini. I setti hanno le stesse dimensioni di quelli degli edifici gemelli e sono disposti nelle due direzioni ortogonali, con interassi variabili da quattro a sei moduli. Una serie di pilastri sul perimetro della chiostrina, dove sono concentrati i servizi, le scale e gli ascensori, integra l impianto strutturale. Le travi sono ancora a spessore e l aggetto dei solai è quasi ovunque dell ordine di 1 modulo. Le canalizzazioni impiantistiche degli edifici si diramano a soffitto ai diversi piani dove giungono salendo all interno di una cavità che attraversa verticalmente i setti. L elemento che caratterizza il complesso è certamente il suo impianto compositivo, che è forse ciò che più lo accomuna ai Commonwealth Apartments, ma anche quella pelle che avvolge le torri, di cui Ligini disdegnava la potenzialità estetica e che dei grattacieli di Mies ripropone la serrata modularità. La documentazione dell archivio Ligini ha messo in evidenza una precedente ipotesi per le facciate delle torri che, pur proponendo la stessa trasparenza e lo stesso ritmo della soluzione definitiva, contrastava nettamente per materiali e soluzioni tecnologiche con l accentuata modernità dell organismo edilizio. Era infatti prevista una fitta intelaiatura di sottili pilastrini (11x9 cm) in cemento armato, posti sul filo dei solai a interasse di un modulo, entro la quale erano inseriti serramenti a tutta altezza in ferrofinestra tripartiti; il fronte dei solai e quello dei pilastrini erano rivestiti con lastre di pietra di 6 cm; una fascia di coronamento alta 1,10 metri, ancora in pietra, concludeva in alto i volumi. Il genius loci sembrava prevalere. In un secondo momento questa facciata, che riconduceva ai materiali e alle forme di un edilizia tradizionale, vira verso i criteri dell edilizia industrializzata e, adottando un prodotto di serie, si trasforma in un moderno curtain wall. Da mero procedimento costruttivo basato sull assemblaggio a secco di componenti prefabbricati, il curtain wall diviene uno dei linguaggi dell architettura e si arricchisce di significato. Anche se è tra le massime espressioni della presenza della grande industria in edilizia, della serialità produttiva del componente edilizio e della sua teorica possibilità di essere applicato all infinito, il curtain wall di un edificio, così come la maglia modulare, si distingue generalmente da ogni altro curtain wall nel dise-

9 SCRITTI IN ONORE DI BENEDETTO COLAJANNI Fig. 10: Vista delle torri Fig. 11: La facciata in fase di montaggio (Istituto Luce) Fig. 12: La facciata durate la fase di smontaggio: vista di dettaglio gno delle membrature e nelle dimensioni dei pannelli. Utilizzato più per ragioni di rappresentanza che non economiche, esso ristabilisce di fatto il carattere unico dell oggetto architettonico e la convenienza economica della linea di prefabbricazione è comunque legittimata dall ampiezza dell impiego. I tre grattacieli finanziari ripropongono la stessa facciata leggera indifferenziata su tutte i fronti, amplificando con ciò il concetto di serialità e di riproducibilità dell edificio, sovvertendo la tradizionale distinzione gerarchica tra fronti principali e secondari, incrementando il vantaggio economico della soluzione tecnologica e dichiarando, infine la modernità del componente industriale. Il curtain wall in metallo e vetro fascia l edificio senza soluzioni di continuità, indifferente all orientamento dei fabbricati e agli spazi interni, occulta il sistema portante fin dalla base e si distingue anche in questo dagli altri esempi italiani e dai prototipi di Chicago. Si tratta di una facciata costituita dall affiancamento di serramenti di acciaio dell altezza di un piano e della larghezza di un modulo. I moderni profili dei montanti dei telai sono ancorati sul fronte delle solette aggettanti mediante staffe annegate nel calcestruzzo. I serramenti, forniti dalla ditta Biffani di Roma, sono tripartiti verticalmente. Tutte le specchiature montano cristalli trasparenti e le due superiori, scorrevoli verticalmente, hanno una tenda oscurante all interno 17. Una fascia marcapiano di lamiera nasconde le connessioni a livello dei solai. Il complesso afferma i principi della tecnica costruttiva moderna che vede nella progettazione modulare e nell impiego del componente industriale i cardini di un nuovo linguaggio architettonico e che riconosce nella razionalizzazione del cantiere le basi per la riduzione dei tempi di costruzione e il conseguimento di maggiori e-

10 LA NUOVA SEDE DEL MINISTERO DELLE FINANZE A ROMA ( ) Fig. 13: L. Vietti?, Schizzo per l E42, 1937: veduta prospettica della via Imperiale; in primo piano le torri vetrate. conomie. A ciò concorrono anche la concezione strutturale, la semplificazione costruttiva dovuta all impiego di travi a spessore di solaio e di casseforme metalliche per il getto dei setti che riducono i tempi di realizzazione delle parti in elevazione a soli 18 mesi. I grattacieli si innalzano rapidamente e si mostrano via via nella loro essenza costruttiva poiché sono privi di ponteggi esterni; piano per piano, infatti, i ritti già eseguiti si legano alle travi principali dei solai che in fase costruttiva sono sostenuti da un banchinaggio di tavole e puntelli di legno 18. Il cantiere appare poco ingombro da opere provvisionali, con qualche piano di carico a sbalzo e due sole gru leggere a servizio dei grattacieli. All inizio del 1961 i corpi bassi risultano già costruiti e si procede al montaggio del curtain wall delle torri. I montanti, la cui lunghezza limitata all altezza di piano li rende estremamente maneggevoli nonostante sacrifichi la velocità di montaggio, vengono fissati ai solai, operando dall interno dell edificio. Anche se la presenza di lavorazioni tradizionali, come l impiego di murature laterizie per alcune partizione interne o l assemblaggio in opera dei montanti e dei traversi della facciata - che rievoca direttamente il tradizionale sistema di montaggio dei serramenti -, confermano la difficoltà delle imprese italiane nel procedere a radicali cambiamenti della propria organizzazione produttiva, i grattacieli delle Finanze erano (si deve ormai usare il passato) veri oggetti della modernità e l intreccio delle loro strutture che, ancora per poco, si offre alla vista sembra richiamare quelle prime vedute prospettiche attribuite a Luigi Vietti, poi revisionate in senso classico da Piacentini, che tratteggiavano la città futura dell E42, dove grattacieli trasparenti, destinati alle mostre della tecnica moderna, si stagliavano ai lati della via Imperiale, ostentando un avveniristico sistema urbano. NOTE 1 L attuale proprietà aveva incaricato la Renzo Piano Building Workshop di un progetto per un nuovo insediamento a destinazione mista (residenze, uffici, spazi commerciali). 2 Le difficoltà hanno riguardato, nel tempo, l autorizzazione alla demolizione, il cambio di destinazione d uso dell area da terziaria a mista (quindi anche residenziale), la revisione - a causa dei ritardi - della tecnica di demolizione, poiché le strutture sono state esposte alle intemperie per molto tempo. 3 Il responsabile scientifico dell iniziativa è Piero Ostilio Rossi. Gli elaborati della Carta della Qualità venivano acquisiti nel Nuovo Prg (articolo 16 lett. D edifici e complessi edilizi moderni ) approvato nel febbraio 2008 e divenuto efficace nel mese successivo. Confronta quanto riassunto nella Deliberazione n. 87 dell 11 aprile 2008, adottata dal Commissario Straordinario del Comune di Roma. 4 Cfr. la Deliberazione n. 87 dell 11 aprile 2008, ora ratificata dal Consiglio Comunale. 5 L archivio è tuttora in fase di ordinamento. Ringrazio la dott.ssa N. De Concilis per la cortese disponibilità. 6 Cfr. la Convenzione per la progettazione e la direzione tecnica dei lavori relativi alla costruzione di un complesso edilizio destinato a Nuova Sede del Ministero delle Finanze (25 settembre 1957), Archivio Centrale dello Stato (ACS), Fondo Ligini. La convenzione riguarda in particolare la compilazione del progetto di costruzione ( ), la direzione, contabilità, misure, liquidazione ed assistenza al collaudo dei relativi lavori, ivi compresa ogni altra attività demandata al direttore dei lavori dalla vigenti disposizioni in materia. 7 Cfr. Zevi B., Tre prismi per le Finanze, in L Espresso, 21 dicembre 1958, p. 16; ora anche in id., Vuoto baricentrico di tre prismi vitrei, in Cronache di architettura 241, Laterza, Roma Bari 1978, pp Cfr. Zevi B., op. cit. 9 Cfr. Ligini C., Ministero delle Finanze Criteri generali, s.d., (ACS), Fondo Ligini, dattiloscritto. 10 L edificio, progettato da L. Mattioni e strutture di F. Piro, è situato su un lato di piazza G. Marconi. 11 Cfr. Mornati S., La sperimentazione a Roma sul tema del grattacielo, in AA.VV (a cura di), La costruzione dell architettura. Temi e opere del dopoguerra italiano, Gangemi, Roma 2009, pp Cfr. Ligini C., Ministero delle Finanze Criteri generali, cit. 13 Ibid. 14 Ibid. 15 Cfr. Passaro A., Il complesso dei Ministeri Finanziari all Eur, in L Industria Italiana del Cemento n. 10, 1961, pp Cfr. id.; le notizie sul tipo di armatura sono tratte dagli esiti delle prove pacometriche effettuate per le indagini preliminari alla demolizione. 17 I cristalli della specchiatura inferiore furono sostituiti da pannelli multistrato in alluminio e vetro per limitare l effetto serra. 18 La direzione dei lavori strutturali fu affidata all ingegnere Giorgio Giannelli, la direzione architettonica all architetto Pietro Ferri, la direzione artistica ai progettisti. I lavori furono affidati all impresa Ing. Ugo Milone.

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