IMPIEGO DELLE ACQUE REFLUE DEPURATE IN AGRICOLTURA

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1 ASSOCIAZIONE DOTTORI IN SCIENZE AGRARIE E FORESTALI - BARI Sede legale - Viale J. F. Kennedy, B A R I Website: info@adafba.it SEMINARIO IMPIEGO DELLE ACQUE REFLUE DEPURATE IN AGRICOLTURA 21 giugno 2013 Istituto Agronomico Mediterraneo Valenzano INTRODUZIONE L acqua irrigua costituisce fattore determinante per gli esiti produttivi delle coltivazioni agrarie degli ambienti caldo aridi del Meridione d Italia. Nel contesto globale terrestre assistiamo ad una accentuazione del divario tra volumi di acqua dolce disponibili ed esigenze della società, nei vari impieghi: agricolo, civile, industriale, ecc. Il problema è ulteriormente accentuato dalle esigenze energetiche per l approvvigionamento e la distribuzione dell acqua. Ecco che il riciclo e riutilizzo delle acque reflue, opportunamente depurate ed affinate, assume sempre più carattere prioritario per l economia agraria ed ambientale. La depurazione e l affinamento delle acque reflue e le fasi successive di adduzione e distribuzione irrigua necessitano dell apporto tecnico scientifico di studiosi e ricercatori di varia estrazione: Agronomi, Ingegneri, Economisti, Chimici, Biologi, ecc. Il seminario, promosso dall Associazione Dottori in Scienze Agrarie e Forestali della provincia di Bari, di concerto con: Regione Puglia, Autorità Idrica Pugliese, Acquedotto Pugliese, CRA SCA Unità di Ricerca per i Sistemi Colturali degli Ambienti Caldo-Aridi, Istituto Agronomico Mediterraneo IAM CIHEAM, GAL Sud-Est Barese e docenti dell Università degli Studi Aldo Moro di Bari, mira appunto a raccogliere i risultati della ricerca su vari aspetti del problema, con l intento di addivenire alla definizione di principi applicativi da adottare nella progettazione di impianti irrigui alimentati con acque reflue depurate ed affinate. Al seminario ha fatto seguito una visita ad impianti funzionanti del territorio regionale e precisamente: Impianto di fitodepurazione di Melendugno; 1

2 Impianti di affinamento di Gallipoli e connessa rete di distribuzione irrigua del Consorzio di Bonifica di Ugento e Li Foggi; Impianto di affinamento di Fasano, contrada Forcatella, gestito da AquaSoil S.r.l., e annessa rete di distribuzione irrigua. La visita è stata effettuata il giorno 27 settembre 2013 ed ha visto la partecipazione, oltre ai Dottori in Scienze Agrarie e Forestali, di rappresentanti di altre categorie professionali, tra cui i geologi, nonché di enti pubblici territoriali e istituzionali. Il seminario è stato introdotto dal Presidente ADAFBA Dr. Agr. Giovanni Passeri e moderato da giornalista agricolo Dr. Domenico Pinto. La Presidenza della Regione ha fatto pervenire un messaggio di saluto augurale. RELAZIONI Dr.ssa Mariantonietta Iannarelli Dirigente Servizio Tutela delle Acque Regione Puglia: "Recupero delle acque reflue urbane: da esigenza di tutela a prospettiva di sviluppo". In Puglia, come anche in altri paesi dell Europa meridionale, la domanda di acqua è cresciuta molto negli ultimi decenni, superando l offerta. Dall analisi della gestione delle risorse idriche emerge la permanenza di squilibri territoriali, in termini sia di dotazione idrica che di costi unitari, per le comunità locali, a fronte di realtà territoriali estremamente diversificate. La situazione è destinata a peggiorare per effetto del cambiamento climatico. 2

3 Il particolare contesto ambientale della nostra Regione - caratterizzato da una scarsa disponibilità idrica superficiale e da riserve idriche sotterranee di immenso valore strategico che rappresentano, in alcuni contesti geografici, l unica risorsa autoctona presente sul territorio ha da sempre reso molto complessa la gestione delle risorse idriche. 3

4 Osservando la distribuzione dei volumi utilizzati annualmente dalla Regione Puglia (ca Mmc) emerge che si fa fronte al fabbisogno potabile (37%) ricorrendo prevalentemente a fonti extraregionali (Molise, Campania e Basilicata); mentre per gli usi irrigui (53%) ed industriali (10%) si attinge quasi esclusivamente da acque di falda regionali, con conseguente innesco di fenomeni di sovrasfruttamento e salinizzazione. Quindi, scarsità di risorse idriche, da un lato, e loro progressivo depauperamento, dall altro, hanno da tempo spinto l amministrazione regionale ad individuare come strategico l utilizzo di risorse idriche non convenzionali, puntando sul riuso delle acque reflue. VANTAGGI - Riduzione dell impatto ambientale sui recettori finali. - Utilizzo di risorse idriche meno pregiate per usi compatibili. - Riduzione dell utilizzo di fertilizzanti chimici nella produzione agricola. - Riappropriazione del territorio, attraverso il recupero di aree a notevole valenza ambientale. - Riattivazione dei processi naturali di autodepurazione e di ricarica indiretta della falda. 4

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6 Già con la Legge Regionale n.24/83 la Regione Puglia si era dotata di un Piano di Risanamento delle Acque (PRA) con cui si promuoveva ed incentivava l utilizzazione delle risorse idriche non convenzionali. Con il Piano di Tutela delle Acque (PTA), approvato con DCR n.230 del 20 ottobre 2009, il riuso è stato individuato quale vera e propria Misura di Piano per la tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche regionali. Infatti, il riuso delle acque reflue rappresenta per la Regione Puglia una soluzione a più problemi: - riduzione dell impatto ambientale sui corpi idrici individuati quali recapiti finali delle acque reflue depurate, conseguendo il vantaggio del minor scarico o scarico zero ; - sostituzione dell approvvigionamento da falda nelle aree in cui risulta necessario ridurre i prelievi o limitare il progredire dei fenomeni di contaminazione salina, con conseguente risparmio di risorsa idrica pregiata per usi potabili; - nel caso di riuso irriguo, riduzione dell utilizzo di fertilizzanti chimici nella produzione agricola; - nel caso di riuso ambientale, riattivazione dei processi naturali di autodepurazione e di ricarica indiretta della falda, nonché riappropriazione del territorio attraverso il recupero di aree a notevole valenza ambientale. Il riferimento normativo nazionale che regolamenta il riutilizzo delle acque reflue è rappresentato dal Decreto del Ministero dell Ambiente n.185/2003, che disciplina l attività di recupero delle acque reflue in impianti di depurazione nel rispetto della tutela dell ambiente e della salute, attraverso la loro riqualificazione finalizzata a conseguire i requisiti necessari per il riutilizzo in specifici impieghi. Il regolamento individua - tra l altro - ai fini della tutela della salute pubblica, le caratteristiche qualitative delle acque reflue in relazione alle diverse destinazioni d uso delle acque affinate uso irriguo in agricoltura, uso civile non potabile, uso industriale (art. 4). Se per il riuso industriale le parti interessate concordano limiti specifici in relazione alle esigenze dei cicli produttivi in cui avviene il riutilizzo, nel rispetto comunque della tab.3 all.5 D.Lgs.152/99, per il riuso irriguo e civile non potabile, il Decreto fissa parametri di qualità chimico-fisici e microbiologici molto rigorosi. La Regione, in attuazione al suddetto decreto ha provveduto ad individuare gli impianti prioritari da destinare al riutilizzo sul suo territorio, selezionando gli impianti esistenti già attrezzati per il recupero o con infrastrutture di recupero e/o riutilizzo in fase di realizzazione (n.39), con una potenzialità di recupero pari a circa 108 milioni di metri cubi, che per dare un ordine di grandezza, consentirebbe di far fronte a gran parte del fabbisogno dell intero comparto industriale regionale. 6

7 Provincia Attuazione DM n. 185/2003 impianti prioritari IMPIANTO DI AFFINAMENTO Trattamento depuratore Infrastrutture di connessione depuratore/affinamento Stato dell'impianto di affinamento Infrastrutture di Stato della connessione rete di affinamento/rete distribuzione di distribuzione BA Acquaviva delle fonti Terziario Esistenti Da attivare Da realizzare Attrezzata BA Bari est Da Secondario Esistenti adeguare/rifunzionalizzare BA Bari ovest Secondario Dato non disponibile Da adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Dato non disponibile Attrezzata Dato non disponibile BA Castellana Grotte Terziario Esistenti Avviabile all'esercizio Esistenti Attrezzata BA Conversano Da Secondario Esistenti Esistenti Attrezzata adeguare/rifunzionalizzare BA Molfetta Secondario Esistenti n.d. Esistenti Attrezzata BA Ruvo/Terlizzi Terziario Esistenti colaudato Esistenti Attrezzata BAT Andria 1 Da Terziario Esistenti adeguare/rifunzionalizzare Da realizzare Attrezzata BAT Barletta Secondario Esistenti collaudato Esistenti Attrezzata BAT Margherita di Savoia Da Terziario Esistenti Esistenti Attrezzata adeguare/rifunzionalizzare 7

8 BAT San Ferdinando di Puglia Secondario Esistenti Avviabile all'esercizio Esistenti Attrezzata BAT Trinitapoli Secondario Esistenti In esercizio sperimentale Esistenti Attrezzata BR Fasano Forcatelle Secondario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata Mesagne Da BR Nuovo/Latiano/Francavilla Sec./Terziario Da realizzare Esistenti Attrezzata adeguare/rifunzionalizzare F./Ceglie Messapica BR Ostuni Secondario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata BR San Donaci Terziario Esistenti Da attivare Da realizzare Attrezzata BR San Pancrazio Salentino Secondario Esistenti Da attivare Da realizzare Attrezzata FG Cerignola 1 Terziario Esistenti Da attivare Esistenti Da ripristinare Provincia IMPIANTO DI AFFINAMENTO Trattamento depuratore Infrastrutture di connessione depuratore/affinamento FG Foggia 1 Secondario Esistenti Stato dell'impianto di affinamento Da adeguare/rifunzionalizzare Infrastrutture di connessione Stato della rete affinamento/rete di distribuzione di distribuzione Esistenti Attrezzata FG Lucera 1/2 Secondario Esistenti Da attivare Da realizzare Attrezzata FG San Severo Da Terziario Da realizzare Da realizzare Attrezzata adeguare/rifunzionalizzare LE Carpignano Salentino Terziario Esistenti Da attivare Esistenti Attrezzata LE Casarano nuovo Da Terziario Da realizzare Esistenti Attrezzata adeguare/rifunzionalizzare LE Corsano Terziario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata LE Gallipoli Secondario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata LE Lecce Secondario Esistenti Da adeguare/rifunzionalizzare LE Maglie consortile Secondario Da realizzare In fase di realizzazione LE Tricase Terziario Esistenti In fase di realizzazione LE Uggiano la Chiesa Secondario Esistenti LE Zollino Terziario Dato non disponibile TA Avetrana Terziario da attivare Da adeguare/rifunzionalizzare Da adeguare/rifunzionalizzare Esistenti Attrezzata Da realizzare Da realizzare la rete industriale. Rete irrigua attrezzata Da realizzare Esistenti Dato non disponibile Dato non disponibile Attrezzata Attrezzata Esistenti Da attivare Esistenti Attrezzata TA Castellaneta 1 Secondario Dato non disponibile Dato non disponibile Dato non TA Crispiano Terziario Dato non disponibile Dato non disponibile TA Lizzano Terziario Dato non disponibile Dato non disponibile disponibile Dato non disponibile Dato non disponibile Attrezzata Dato non disponibile Dato non disponibile TA Maruggio Terziario Esistenti In esercizio Esistenti Attrezzata TA Massafra Da Secondario Esistenti Esistenti Attrezzata adeguare/rifunzionalizzare TA Montemesola Terziario Esistenti Avviabile all'esercizio Esistenti Attrezzata TA Taranto 1 Gennarini Secondario Da realizzare In fase di realizzazione Da realizzare Dato non disponibile TA Taranto 2 Bellavista Terziario Da realizzare In fase di realizzazione Da realizzare Dato non 8

9 disponibile Ma il sistema dell affinamento è fatto di più componenti (impianto di depurazione, impianto o sezione di affinamento, sistema di distribuzione dell acqua affinata e relative reti di adduzione), il cui adeguamento è condizione necessaria per l attivazione del intero complesso. Dall analisi dei dati relativi all adeguamento infrastrutturale degli impianti prioritari emerge che - allo stato attuale - su 12 impianti potenzialmente idonei al riutilizzo (ovvero con tutte le componenti infrastrutturali adeguate) solo 6 sono stati attivati, con un volume recuperabile pari al 6% della potenzialità dell intero sistema regionale prioritario. Figura 1 Il riuso in Puglia situazione attuale In futuro è in programma l attivazione di 10 ulteriori impianti di affinamento mentre, per i restanti impianti, sussistono problematiche ostative alla loro messa in esercizio, sintetizzabili nelle seguenti tre categorie: - impianti danneggiati e/o vandalizzati per i quali esiste un analisi costi benefici sfavorevole al loro adeguamento (Bari Ovest; Conversano; Margherita di Savoia; Foggia; Lizzano; Massafra); - impianti la cui attivazione è subordinata al superamento di forti criticità sull impianto di depurazione a monte del processo di affinamento (Molfetta, Andria, Lucera, Uggiano la Chiesa); - impianti non attivabili per inerzia degli Enti interessati ovvero a fronte di una scarsa domanda irrigua (Bari est, Barletta, Mesagne, San Donaci, Lecce, Maglie, Tricase, Zollino, Avetrana, Castellaneta, Crispiano, Taranto). 9

10 Figura 2 - Il riuso in Puglia scenario futuro a breve e medio termine Di fronte ad un tale scenario è doveroso un approfondimento sulle criticità alla base della mancata attuazione della strategia del riuso in Puglia e sulle iniziative messe in campo dalla Regione per il superamento delle stesse. Una prima criticità è legata alla difficile applicazione del DM 185/2003, sia con riferimento ai limiti troppo restrittivi richiesti per rendere le acque idonee al riutilizzo, sia con riferimento agli elevati costi di investimento e soprattutto di gestione, problematica quest ultima che ha da sempre ostacolato la messa in esercizio degli impianti realizzati dai Comuni in attuazione del vecchio Piano di Risanamento delle Acque del Strettamente collegata a questa prima criticità, vi è stata la necessità di interventi infrastrutturali di rifunzionalizzazione degli impianti già realizzati e mai entrati in esercizio (per le problematiche relative ai costi di gestione insostenibili per i bilanci delle amministrazioni comunali) a seguito di vandalizzazioni e furti, nonché di adeguamento degli stessi in relazione alle prescrizioni introdotte dal DM 185/03. Ai fini del superamento della criticità relativa ai costi di gestione, la Regione con la legge 21 ottobre 2008, n. 27, ha stabilito l inclusione dell affinamento nell ambito del Servizio Idrico Integrato (quindi con oneri a carico della tariffa) quale misura di intervento per il conseguimento degli obiettivi di qualità stabiliti dal piano regionale di tutela delle acque. Con riferimento alle necessità di rifunzionalizzazione e potenziamento infrastrutturale, la Regione ha finanziato le opere necessarie per la messa in esercizio degli impianti a breve e medio termine, nell ambito del Programma Operativo FESR 2007/2013 Azione e del Fondo di sviluppo e coesione 2007/ Accordo di Programma Quadro rafforzato Depurazione delle Acque (Roma, 24 aprile 2013), per un totale di oltre 20 Milioni di euro. Se si considerano i precedenti interventi realizzati nell ambito del Programma Operativo Puglia 2000/ Azione B) Affinamento e riuso delle acque reflue depurate e nell abito dell Accordo di Programma Quadro Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche (Roma, 11 marzo 2003), la Regione Puglia, negli ultimi 13 anni ha investito circa 104 milioni di euro. 10

11 Azioni regionali per favorire l attivazione del riuso in puglia Legge regionale 21 ottobre 2008, n. 27 Modifiche e integrazioni alla legge regionale 6 settembre 1999, n. 28 (delimitazione degli ambiti territoriali ottimali e disciplina delle forme e dei modi di cooperazione tra gli enti locali, in attuazione della legge 5 gennaio 1994, n. 36). Inclusione dell affinamento nell ambito del s.i.i., con oneri a carico della tariffa, quale misura di intervento per il conseguimento degli obiettivi di qualità stabiliti dal piano regionale di tutela delle acque APQ 11 marzo 2003 TUTELA DELLE ACQUE E GESTIONE INTEGRATA DELLE RISORSE IDRICHE POR PUGLIA 2000/2006 MISURA 1.2 Azione B) Affinamento e riuso delle acque reflue depurate INVESTIMENTI PO FESR 2007/2013 Azione Attuazione misure del PTA APQ 24 aprile 2013 TUTELA DELLE ACQUE E GESTIONE INTEGRATA DELLE RISORSE IDRICHE 16 INTERVENTI 14 INTERVENTI 5 INTERVENTI 4 INTERVENTI , , , ,00 TOTALE 104 Milioni Per quanto attiene invece il rispetto dei limiti molto restrittivi, la Regione, ha esercitato la deroga per alcuni parametri, ai sensi del punto 3 dell allegato del DM n. 185/03 (v. impianto di Gallipoli autorizzato con DGR 1809/2011, e impianto di affinamento di Fasano Forcatella, la cui procedura è tuttora in corso). Infine, non si può sottacere una ulteriore criticità legata alla scarsa domanda di acqua affinata. Un caso emblematico su tutti è quello relativo al superaffinamento previsto a Taranto, per il riutilizzo industriale a favore dell ILVA di Taranto, che se realizzato avrebbe consentito di evitare il prelievo di 500 litri/secondo dal Sinni. 11

12 Al fine di regolamentare il riutilizzo in Puglia e superare questa fase di stallo nella realizzazione della strategia regionale programmata, è stato emanato un apposito Regolamento Norme e Misure per il riutilizzo delle acque reflue depurate (R.R. 18 aprile 2012), che tra le altre cose, amplia il ventaglio delle destinazioni d uso possibili, introducendo il recupero delle acque reflue urbane ai fini ambientali, ovvero per l alimentazione di aree umide e habitat naturali nonché di corsi d acqua caratterizzati da lunghi periodi di secca, per la ricarica indiretta di corpi idrici sotterranei, nonché per la ricarica di sistemi di approvvigionamento idrico ad uso non potabile. R.R. n.8/2012 Destinazioni d uso ammissibili. USO IRRIGUO - irrigazione di colture destinate sia alla produzione di alimenti per il consumo umano ed animale sia a fini non alimentari; - irrigazione di aree destinate al verde o ad attività ricreative o sportive. USO CIVILE NON POTABILE - lavaggio delle strade nei centri urbani; - alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento; - alimentazione di reti duali di adduzione, separate da quelle delle acque potabili; - alimentazione degli impianti di scarico nei servizi igienici. USO INDUSTRIALE 12

13 - Alimentazione dei sistemi antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali, con l'esclusione degli usi che comportano un contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici. USO AMBIENTALE - Alimentazione di aree umide e habitat naturali nonché di corsi d acqua caratterizzati da lunghi periodi di secca; - Ricarica indiretta di corpi idrici sotterranei; - Ricarica di sistemi di approvvigionamento idrico ad uso non potabile. Esempio di best practise in questo senso - peraltro vincitore del primo premio nazionale Pianeta acqua sezione civile, nell ambito del Forum sul risparmio e conservazione della risorsa idrica, promosso dalla Regione Emilia Romagna - è rappresentato dalla ricostruzione di un area umida presso l impianto di depurazione di Melendugno (Le), per il quale è stato attivato anche un programma pilota di monitoraggio ambientale con l obiettivo di comprendere il ruolo ecologico delle aree umide artificiali e di diffondere nelle scuole i principi e l importanza del riuso. Figura 3 L impianto di fitodepurazione a Melendugno (LE) In conclusione, molto è stato fatto ma molto c è ancora da fare e soprattutto affinchè la strategia regionale sia vincente è necessaria la sua condivisione da parte di tutti - Enti, Amministratori, Imprese e anche cittadini e a tutte le scale. Nella siticulosa Apulia buttare l acqua è uno spreco che non ci possiamo più permettere, se davvero vogliamo garantire un futuro acque alle prossime generazioni. 13

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15 Ing. Vito colucci Direttore Generale POSSIBILITA RIUTILIZZO ACQUE REFLUE: RICOGNIZIONE FABBISOGNO IDRICO ED INFRASTRUTTURALE PREMESSE In un contesto di carenza e di onerosità delle risorse idriche e al contempo di esigenza di tutela delle stesse, quale quello della regione Puglia assumono rilevanza essenziale le attuali politiche sull'uso della risorsa idrica, volte ad incentivare l utilizzazione delle risorse idriche alternative (recupero e riuso delle acque reflue depurate ed affinate nel comparto irriguo ed industriale), a tutela dell approvvigionamento idrico potabile. L'importanza della risorsa idrica ai fini del soddisfacimento dei fabbisogni nei diversi comparti e al contempo la frequenza e la dimensione dei più recenti periodi di siccità, motivano l'opportunità di una forte azione di incentivazione del recupero e del riutilizzo delle acque reflue; tale esigenza trova sostegno nelle più recenti normative nazionali e regionali, che hanno modificato significativamente l'assetto legislativo di riferimento per le politiche di tutela e di uso sostenibile delle risorse idriche. Nello scenario nazionale, tale impulso si riscontra nel D.Lgs. n. 152 del ove, in specie, gli articoli n. 98 e 99 disciplinano il riciclo e il riutilizzo dell acqua, e nel Decreto del Ministero dell'ambiente n. 185 del Nella normativa regionale, il recupero e il riutilizzo trovano sostegno nel Piano di Tutela delle Acque, nonché nella Legge Regionale 21 ottobre 2008 n. 27 "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 6 settembre 1999 n. 28", con la quale è stato incluso nelle competenze del Servizio Idrico Integrato anche l'affinamento delle acque reflue derivanti dal servizio di depurazione ad uso civile, ove necessario a perseguire gli obiettivi di qualità stabiliti dal suddetto Piano Regionale di Tutela delle Acque, nel quadro di un intervento finalizzato a favorire il riciclo dell'acqua e il riutilizzo delle acque reflue depurate. Ne consegue che, a fronte della vigente "Convenzione per la Gestione del Servizio Idrico Integrato nell Ambito Territoriale Ottimale Puglia (stipulata in data 30 Settembre 2002 tra l Acquedotto Pugliese S.p.A. e il Commissario Delegato per l emergenza socio - economica - ambientale in Puglia), che esclude i servizi di acquedotto, fognatura, depurazione per usi diversi da quelli civili o per usi in cui quelli civili non sono a carattere prevalente, la 15

16 suddetta L.R. n. 27/2008 introduce il riutilizzo per scopi produttivi delle acque reflue urbane opportunamente trattate, subordinandolo agli obiettivi di qualità del Piano di Tutela delle Acque. Il recupero e il riutilizzo delle acque reflue effluenti dagli impianti depurativi inclusi nel S.I.I. regionale, alla luce di quanto previsto dal PTA approvato dalla Regione, rappresenta certamente un'importante possibilità a favore delle esigenze del territorio pugliese, in quanto risponde efficacemente a molteplici obiettivi di tutela delle acque e di ottimizzazione nell'uso delle risorse naturali, quali: fornire una risorsa idrica aggiuntiva per i comparti produttivi e in primo luogo quello agricolo; tutelare qualitativamente e quantitativamente le risorse idriche attraverso la riduzione dei prelievi dalle acque superficiali e sotterranee; ridurre gli impatti sui corpi idrici recettori degli effluenti dagli impianti di depurazione. Al tempo stesso, l'azione di recupero e riutilizzo offre interessanti prospettive sotto il profilo ambientale, laddove il trattamento terziario di affinamento costituisce uno stadio avanzato del trattamento depurativo, a maggior tutela dei corpi idrici recettori degli scarichi, come peraltro insito negli obiettivi di qualità stabiliti dal Piano Regionale di Tutela delle Acque. La questione assume particolare rilevanza nei territori costieri caratterizzati da una forte vocazione turistica, laddove è essenziale contenere, gli sversamenti a mare degli effluenti dagli impianti di depurazione, sia nel caso che essi avvengano in modo diretto, sia nelle situazioni in cui gli scarichi sono veicolati da corpi idrici superficiali che hanno come recapito finale il mare. Conseguentemente, viene valutata favorevolmente la possibilità di destinare al comparto agricolo, nel periodo estivo, le acque di scarico degli impianti di depurazione, in ragione della circostanza secondo cui a fronte del massimo carico sugli impianti, per effetto delle maggiori presenze stagionali, si associa la domanda d acqua ad uso irriguo. E', altresì, di sicuro interesse il recupero e il riuso delle acque reflue depurate ai fini della riduzione dell'emungimento delle acque di falda per gli usi produttivi compatibili, a seguito della disponibilità della risorsa idrica "alternativa" rappresentata dalle acque affinate, le quali, anche, possono rappresentare una risorsa utile per la ricarica artificiale delle falde e per programmi di miglioramento ambientale. Sono, questi, elementi che possono concorrere assai favorevolmente alla tutela della preziosa risorsa idrica costituita dalla falda idrica del territorio regionale, tenuto conto che l'elevato grado di sovrasfruttamento della stessa ha determinato un preoccupante deterioramento della risorsa. Si può, pertanto, ritenere che, secondo le linee di principio stabilite nella normativa richiamata, l'esercizio degli impianti di affinamento presenti sul territorio possa trovare condizioni favorevoli di sviluppo. D'altro canto, è del tutto evidente che questa possibilità, per essere attuata concretamente, richiede che l'intera filiera delle opere di recupero e di riutilizzo sia idonea allo scopo; occorre, quindi, che sia verificata la compatibilità tra le caratteristiche qualitative e 16

17 quantitative degli scarichi degli impianti depurativi e quelle delle opere di riutilizzo a valle, anche in riferimento all'andamento temporale delle portate effluenti rispetto al fabbisogno da parte dell'utenza. Trattasi di aspetti di particolare rilevanza, tenuto conto che la gestione degli impianti a valle di quelli depurativi investe competenze diverse da quelle di gestione del S.I.I.. In definitiva, per rendere effettivamente possibili i programmi di recupero e riutilizzo delle acque effluenti dagli impianti di depurazione, devono essere verificate le seguenti condizioni: il trattamento depurativo deve essere in grado di conseguire gli standard prescritti, in specie dal Decreto n. 185/2003 per gli usi previsti; le infrastrutture a valle dell impianto di trattamento devono essere idonee al riutilizzo delle acque; per il riuso in agricoltura, deve esistere un comprensorio irriguo attrezzato destinato a ricevere le acque trattate; il trattamento depurativo deve essere compatibile, per tutti gli aspetti qualitativi, quantitativi, di andamento temporale, ecc., con la pratica del riuso; qualora non venga effettuato il riutilizzo dell'intera portata trattata, deve disporsi di uno scarico alternativo in grado di assicurare il recapito finale per lo smaltimento delle acque reflue, tenuto conto dei possibili disservizi, sia del trattamento depurativo, sia del sistema impiantistico di riutilizzo a valle. L Autorità Idrica Pugliese ha di recente avviato, nell ambito di un progetto INTERREG ITALIA GRECIA WaS4D, uno studio volto alla definizione del fabbisogno teorico nel comparto irriguo, a fronte delle attuali e potenziali disponibilità di approvvigionamento. Il lavoro è dedicato all esame dei benefici addotti dall attivazione degli impianti di affinamento per l irrigazione. Tali impianti potrebbero, in parte, risolvere il problema della penuria di risorsa idrica particolarmente sentito nel Salento, rappresentando una fonte alternativa finora inutilizzata e contestualmente, ridurre gli emungimenti da falda tramite pozzi (privato o consorziati), che come è noto, hanno raggiunto dei limiti insostenibili acuendo il fenomeno della salinizzazione delle acque di falda. Prima di descrivere gli impianti di affinamento attivi o attivabili sul territorio, è opportuno spiegare la metodologia secondo cui si stima la potenzialità di ogni impianto di affinamento. La stima dei volumi recuperabili per gli impianti oggetto di proposta al riuso è stata effettuata ipotizzando che il comprensorio irriguo sia dimensionato per soddisfare i fabbisogni del mese di massimo consumo (luglio) interamente con le acque reflue depurate; conseguentemente nei restanti mesi irrigui i valori di consumo risultano ridotti. Pertanto, una ipotesi attendibile dell andamento dei consumi, posto pari a 100 il consumo di luglio, è quella riportata nella Tabella 1; in base a questa risulterebbe che solo il 30% del volume disponibile su base annua potrà trovare utilizzazione in agricoltura. 17

18 consumi idrici durante la stagione irrigua mese coefficiente di utilizzo aprile 20 maggio 40 giugno 85 luglio 100 agosto 85 settembre 30 Tali volumi, comunque, rappresentano una stima prudenziale in quanto l uso combinato delle acque reflue con acque di altra provenienza, sia superficiale che sotterranea, permette di maggiorare tale coefficiente di utilizzo assegnando alle acque reflue il compito di soddisfare la base delle richieste ed alle acque di altra provenienza quello di soddisfare le punte. Questo metodo fornisce una stima dei volumi idrici nell ipotesi di un immissione diretta dall impianto di affinamento nella rete irrigua. Si potrebbe pensare di realizzare opportune vasche di accumulo con una funzione di compenso, accumulando acqua nei periodi di assenza di richiesta e rilasciandola nella stagione irrigua. Questo incremento di disponibilità consentirebbe l irrigazione di aree più estese. 18

19 CONSORZIO DI BONIFICA ARNEO L approvvigionamento idrico nelle aree irrigue di pertinenza del consorzio di bonifica dell Arneo avviene esclusivamente da falda tramite numerosi pozzi a servizio dei diversi distretti irrigui. Al momento il Consorzio di Bonifica gestisce n 34 distretti irrigui dei quali 26 in esercizio e 8 attrezzati e prossimi all'entrata in funzione, distribuiti fra la provincia di Brindisi, Taranto e Lecce. La superficie totale dei distretti in esercizio è di ha, di cui ha sono irrigati, mentre la superficie totale dei distretti attrezzati non ancora in esercizio è di ha, di cui ha destinati ad essere irrigati. Il consumo registrato dal consorzio di bonifica mediamente ogni anno è di circa mc. Il fabbisogno irriguo stimato, sulla scorta delle indicazioni della mappa dell uso del suolo per i distretti in esercizio è di circa mc. 19

20 La differenza fra il fabbisogno teorico e il consumo effettivo presumibilmente è imputabile ad una tendenza degli utenti a pratiche irrigue meno idroesigenti rispetto a quelle presenti nella mappa dell uso del suolo Corine land cover, di cui si necessiterebbe un aggiornamento. Oltre a tali distretti, esistono altri distretti irrigui attrezzati ma non in esercizio per penuria d acqua, come i distretti del sistema idrico Irrigazione Salento per un estensione complessiva di 9553 ettari. Tale progetto prevedeva l irrigazione del Salento derivando l acqua dall invaso del Sinni in Basilicata, difatti sono state realizzate opere infrastrutturali di accumulo e di adduzione nonché la rete irrigua. A questi si aggiungono i distretti del Chidro B1 e B2, Manduria Nord Lotto A e La Grava. Il fabbisogno irriguo stimato per i distretti non in esercizio è di circa mc. Per altro in questo consorzio di bonifica si rileva il più alto rapporto tra superficie dell irrigazione privata rispetto all irrigazione pubblica: per ogni ettaro di superficie irrigata con risorsa idrica gestita dal C.d.B. si irrigano 65,4 ettari con acqua dei pozzi privati. Il fabbisogno stimato per le aree irrigue private è di circa 170 Mmc. La principale risorsa idrica pubblica per l irrigazione è quella dei pozzi; naturalmente per il sovra sfruttamento della falda la disponibilità di acqua irrigua ai pozzi è ridotta, e comunque paradossalmente una buona parte di questa non viene prelevata per assenza di domanda da parte degli utenti. Questo si verifica perché la gestione di una rete irrigua costituita da pozzi comporta elevati costi sia per i consumi energetici necessari per sollevare l acqua, sia per la manutenzione e custodia degli impianti. Inoltre, il sistema di distribuzione dell acqua all utente non garantisce un erogazione continua. Pertanto, l agricoltore, considerato l alto prezzo dell acqua che deve pagare al consorzio, non avendo una garanzia di una distribuzione continua, preferisce dotarsi del pozzo proprio il cui costo comunque è limitato. Il caso del consorzio dell Arneo ben si presta al presente studio: ricerca di una risorsa idrica alternativa alla falda per alimentare i distretti in esercizio e ricerca di una fonte di approvvigionamento valida per avviare in esercizio aree suscettibili di irrigazione. Sul territorio di competenza del consorzio dell Arneo sono già in esercizio 4 impianti di affinamento: impianto di MARUGGIO impianto di OSTUNI impianto di FASANO FORCATELLE impianto di SAN PANCRAZIO SALENTINO 20

21 L impianto di Maruggio, gestito dal comune, distribuisce acqua nella rete di distribuzione realizzata in contrada Mirante. L impianto di affinamento ha, da progetto, una capacità massima di trattamento, espressa in termini portata di punta pari a 150 mc/h, con un volume recuperabile ai fini irrigui di circa mc. L impianto di affinamento di Ostuni attivo dal 2008 distribuisce annualmente circa 6000 mc di acqua destinata all irrigazione di reti irrigui, gestite dal comune. L impianto mira ad irrigare una superficie di circa 150 ettari. In funzione della portata media dell impianto di depurazione, la potenzialità dell impianto di affinamento in termini di volumi recuperabili e riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L impianto di affinamento di Fasano Forcatelle è attivo e gestito dal comune. Serve una superficie irrigua di circa 350 ettari distribuendo circa mc annui di acqua affinata. In funzione della portata media dell impianto di depurazione, la potenzialità dell impianto di affinamento in termini di volumi recuperabili e riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L impianto di affinamento di San Pancrazio Salentino attualmente attivo al fine di garantire uno scarico secondo i limiti della tabella 4. Si è in attesa della realizzazione delle infrastrutture di connessione fra l impianto di affinamento e la rete di distribuzione. La potenzialità dell impianto è di circa mc di volumi recuperabili ai fini irrigui. Tale impianto dovrebbe alimentare il comprensorio irriguo posto ad est dell abitato di San Pancrazio Salentino che attualmente utilizza per l irrigazione le acque di falda. Detto comprensorio presenta una superficie di 3150 ha, di cui il 90% risulta attrezzato. La superficie totale del comprensorio che potrebbe essere irrigata risulta di circa 125 ha. Ulteriori superfici di tale comprensorio potrebbero essere irrigabili con l attivazione dell impianto di affinamento del comune di SAN DONACI. Tale intervento rientra nell elenco degli impianti da realizzare previsti dalla delibera regionale n

22 L attivazione di tale impianto è subordinata alla realizzazione delle infrastrutture di connessione fra l impianto e la rete di distribuzione. Il volume idrico recuperabile e riutilizzabile ai fini irrigui è di circa mc ( da PTA). Tranne l impianto di San Pancrazio Salentino, tutti gli altri servono o serviranno aree agricole private, generalmente gestite dai Comuni. In aggiunta, esistono studi di fattibilità sulla realizzazione di nuovi impianti di affinamento. Si riportano nel seguito quelli ritenuti maggiormente significativi. Impianto di COPERTINO Il comprensorio irriguo situato nel comune di Nardò, suddiviso in tre distretti irrigui denominati rispettivamente Fachechi I lotto Fachechi II lotto Fachechi III lotto attualmente utilizza per l irrigazione le acque di falda emunte dai diversi pozzi (n 12) ubicati nel territorio in esame. In questo studio si prevede la possibilità di sostituire tale risorsa con le acque reflue affinate nell impianto di depurazione di Copertino. Il comprensorio in esame ha una superficie catastale di circa 900 ha, quasi tutta attrezzata. Le richieste di fornitura di acqua, in realtà, provengono solo da una minima parte del comprensorio: mediamente ogni anno vengono irrigati circa 110 ettari. Il consumo registrato dal consorzio di bonifica per l irrigazione di tali distretti è di circa mc annui. La portata di progetto dell impianto è di 119 mc/h. Pertanto considerando un utilizzo delle acque reflue ai fini irrigui, per un periodo limitato da aprile a ottobre, con i coefficienti di utilizzo da tabella 1, si stima una potenzialità dell impianto di affinamento di circa mc annui. L ipotesi di realizzazione di un impianto di affinamento trova fattibilità nella possibilità di garantire risorsa idrica attualmente prelevata da falda. Inoltre, altro elemento da non sottovalutare: la disponibilità di una risorsa idrica a costo zero potrebbe essere un incentivo per gli agricoltori ad una estensione delle attività agricole su altre aree attrezzate ma purtroppo non irrigate per i motivi spiegati. Lo studio di fattibilità sviluppato dal consorzio dell Arneo ha stimato un costo per la realizzazione dell impianto di affinamento con le relative infrastrutture di connessione alla rete irrigua di circa di euro. Impianto di AVETRANA L impianto di affinamento nel comune di Avetrana rientra nell elenco degli impianti prioritariamente da attivare in ossequio alla delibera n Difatti per tale impianto esistono le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l impianto di affinamento e fra l impianto e la rete di distribuzione. Il comprensorio beneficiario delle acque affinate dall impianto di Avetrana è il distretto Chidro B1, attrezzato ma non in esercizio, gestito dal consorzio dell Arneo. Tale distretto presenta una superficie irrigua di circa ha. Il fabbisogno irriguo complessivo di tutto il distretto è di circa mc. 22

23 I volumi recuperabili dall attivazione dell impianto di affinamento sono di circa mc, sufficienti pertanto ad irrigare tale distretto. L attivazione di tale impianto è subordinata al completamento dell esistente impianto terziario di affinamento delle acque. Lo studio di fattibilità sviluppato dal consorzio dell Arneo ha stimato un costo per la realizzazione dell impianto di affinamento con le relative infrastrutture di connessione alla rete irrigua di circa di euro. Impianto di TORCHIAROLO e SAN PIETRO VERNOTICO CELLINO SAN MARCO Riferendosi ai due impianti di depurazione si può dire che: L impianto di depurazione di Torchiarolo è asservito alla rete fognaria del centro abitato omonimo; esso tratta una portata giornaliera di circa m 3. L impianto di depurazione consortile di San Pietro Vernotico Cellino San Marco è asservito alla rete fognaria dei rispettivi centri abitati; esso tratta una portata giornaliera di circa m 3. Dei due impianti l impianto di depurazione di Torchiarolo restituisce un refluo depurato in tabella 1 dell all.5 del D,Lgs 152/99 mentre l impianto di depurazione consortile di San Pietro Vernotico Cellino San Marco restituisce un refluo depurato in tabella 4 dell all.5 del D,Lgs 152/99. Inoltre, quest ultimo impianto è attualmente dotato di un impianto di trattamento terziario che prevede un trattamento per ottenere una qualità dell acqua per una utilizzazione ristretta in agricoltura (solo colture arborate). L impiego di detta risorsa farebbe si che gli impianti di depurazione dei comuni di Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Cellino San Marco, nell ipotesi di riutilizzo irriguo, potrebbero fornire una portata a regime rispettivamente di circa m 3 /giorno e m 3 /giorno. Con riferimento ad un indice di massimo consumo valutato per il territorio in esame risulta una superficie totale del comprensorio pari a 350 (ha), di cui risulteranno irrigabili 315 (ha). Il comprensorio irriguo a farsi sarà sito nelle aree a nord dell impianto di depurazione consortile di San Pietro Vernotico Cellino San Marco. Impianto di ORIA - TORRE SANTA SUSANNA Con riferimento ai due impianti di depurazione risulta che: L impianto di depurazione di Oria è asservito alla rete fognaria del centro abitato omonimo, in cui complessivamente, secondo dato ISTAT, risiedono circa abitanti, ma a cui fanno capo circa abitanti equivalenti; esso tratta una portata giornaliera di circa m 3. L impianto di depurazione di Torre Santa Susanna è asservito alla rete fognaria dei centri abitati di Torre Santa Susanna ed Erchie, in cui complessivamente, secondo dato ISTAT, risiedono circa abitanti; esso tratta una portata giornaliera di circa m 3. 23

24 Entrambi gli impianti restituiscono un refluo depurato in tabella 4 dell all.5 del D,Lgs 152/99; i loro recapiti finali sono, infatti, una trincea drenante per Oria ed il suolo per Torre Santa Susanna. L impianti di depurazione dei comuni di Oria e Torre Santa Susanna, nell ipotesi di riutilizzo irriguo, potrebbero fornire una portata a regime rispettivamente di circa m 3 /giorno e m 3 /giorno. Con riferimento ad un indice di massimo consumo valutato per il territorio in esame risulta una superficie totale del comprensorio pari a 360 (ha), di cui risulteranno irrigabili 304 (ha). Il comprensorio irriguo a farsi sarà sito in posizione baricentrica rispetto ai due impianti di depurazione, a Sud Est dell abitato di Oria e ad Ovest di quello di Torre Santa Susanna. 24

25 CONSORZIO DI BONIFICA UGENTO E LI FOGGI L approvvigionamento idrico per le aree di competenza del consorzio di bonifica avviene esclusivamente da falda tramite pozzi consortili. Al consorzio appartengono 33 distretti irrigui, tutti attrezzati con rete e impianti, con un estensione complessiva di circa ha. L acqua per l irrigazione proviene da pozzi di falda con profondità attorno ai 100 m. Si riporta nel seguito una cartografia di tali distretti. In aggiunta a tali aree, esistono aree irrigue gestite privatamente e irrigate sempre tramite pozzi. Va da sé che soprattutto nel Salento, il sovra sfruttamento della falda sta rendendo le risorse idriche sotterranee inutilizzabili per in agricoltura per l elevato tenore salino, dovuto a significativi processi di intrusione marina L urgenza di agire in difesa della falda acquifera, riducendo significativamente gli emungimenti, spinge nell individuazione di una fonte idrica alternativa. 25

26 Sul territorio di competenza del consorzio di Ugento e li foggi sono già in esercizio 2 impianti di affinamento: impianto di CORSANO impianto di GALLIPOLI L impianto di affinamento di Corsano, gestito dal comune di Corsano, distribuisce acqua nella rete di distribuzione realizzato nel distretto irriguo denominato Marre. L impianto di affinamento ha, da progetto, una capacità massima di trattamento, espressa in termini portata di punta pari a 104 mc/h, con un volume recuperabile ai fini irrigui di circa mc. ( da PTA) L impianto di affinamento di Gallipoli è attivo e gestito dal consorzio di bonifica Ugento e li foggi. Il 31/7/2012 è stata attivata la rete di distribuzione al distretto irriguo Brile Trappeto Raho, attualmente vengono prelevati e distribuiti in agricoltura circa 3000 mc/d con punte di circa mc/d. I volumi recuperati e riutilizzati ai fini irrigui ammontano a circa mc. Considerando che il fabbisogno irriguo stimato per tale distretto è di circa mc, se ne deduce che esso è completamente soddisfatto da tale impianto. In aggiunta a questi esistono altri progetti in attesa di finanziamento. Nell ambito del Programma Operativo Puglia FERS 2007/2013, d intesa con la Regione Puglia, sono stati individuati gli interventi finalizzati al riutilizzo in agricoltura delle acque reflue. L impianto di affinamento di Maglie consortile è ancora in fase di realizzazione. La sua attivazione è subordinata alla realizzazione delle infrastrutture di connessione fra il depuratore e l impianto di affinamento e fra l impianto di affinamento e la rete di distribuzione. Le acque reflue affinate sono destinate al riuso irriguo e industriale. La potenzialità dell impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Mentre la rete di distribuzione industriale gestita dal Consorzio ASI di Lecce deve essere realizzata, la rete irrigua invece è attrezzata. La condotta di collegamento fra l impianto di affinamento e i distretti irrigui è oggetto di finanziamento. I distretti beneficiari delle acque affinate sono: Caracciolo Padulano, Piscopio e Castagna. Il distretto di Caracciolo Padulano ha una superficie irrigabile di circa 225 ha e la disponibilità di acqua è assicurata da n 2 pozzi. Il distretto irriguo Piscopio ha una superficie irrigabile di circa 447 ha e la 26

27 disponibilità di acqua è assicurata da n 3 pozzi. Il distretto irriguo Castagna infine ha una superficie irrigabile di 685 ha e la disponibilità idrica è assicurata da n 4 pozzi. Il fabbisogno irriguo per tali distretti stimati con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. calcolato nell ipotesi che la richiesta d acqua provenisse da tutti i distretti, ma come riferito dal Consorzio, le richieste idriche provengono solo da porzioni delle aree attrezzate. Basti pensare che l acqua annualmente erogata per tutti i distretti ammonta a mc. Di conseguenza il fabbisogno irriguo attuale per i soli distretti Caracciolo Padulano, Piscopio e Castagna è di certo inferiore a quello stimato. Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate possono certamente soddisfare i fabbisogni idrici attuali, sostituendosi alle acque di falda ed eventuali superi di disponibilità potrebbero incentivare gli agricoltura a riprendere pratiche colturali oramai abbandonate. L impianto di affinamento di Zollino è ancora in fase di realizzazione. La sua attivazione è subordinata alla realizzazione delle infrastrutture di connessione fra l impianto di affinamento e la rete di distribuzione. Le acque reflue affinate sono destinate al riuso irriguo. La condotta di collegamento fra l impianto di affinamento e i distretti irrigui è oggetto di finanziamento. La potenzialità dell impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L acqua affinata sarà distribuita nella rete consortile già attrezzata insistente sul distretto Stazione ferroviaria. Tale distretto ha una superficie irrigabile di 291 ha e la disponibilità idrica è garantita da n 3 pozzi. Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. calcolato nell ipotesi che la richiesta d acqua interessi l intero distretto. Per gli stessi motivi spiegati in precedenza, il fabbisogno attuale presumibilmente è inferiore. Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate possono rappresentare un integrazione alla risorsa idrica da falda nel soddisfacimento del fabbisogno irriguo di tale distretto. Ulteriore impianto di affinamento previsto nel comprensorio del consorzio di bonifica è quello di Casarano. L attivazione di tale impianto è subordinata all esecuzione di interventi di adeguamento di parte dell esistente impianto di affinamento dall AQP nei limiti di cui al D.M. 185/03 idonee per l irrigazione dei terreni compresi nel distretto irriguo Ovest di Casarano e Matino ricadenti negli agri di Matino e Casarano con la conseguenza riduzione del prelievo dai pozzi a tutela l acquifero del Salento soggetto a contaminazione salina. Con tale intervento viene soddisfatto un bacino di utenza compreso nei comuni di Casarano, Matino e Parabita. L intervento proposto rende quindi disponibile la risorsa idrica affinata per irrigare circa 400 ha di terreni ricompresi nel comprensorio Ovest di Casarano gestito dal consorzio di Bonifica. La potenzialità dell impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. 27

28 Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. calcolato nell ipotesi che la richiesta d acqua interessi l intero distretto. Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate possono certamente soddisfare i fabbisogni idrici attuali, sostituendosi alle acque di falda ed eventuali superi di disponibilità potrebbero incentivare gli agricoltura a riprendere pratiche colturali oramai abbandonate. In aggiunta agli impianti sopra descritti, per altri due impianti di affinamento sono in corso le attività preliminari all attivazione degli impianti ovvero alla sottoscrizione di protocolli di intesa: l impianto di Carpignano Salentino e di Uggiano La Chiesa. La potenzialità dell impianto di Carpignano salentino in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L acqua reflua affinata verrà distribuita in un distretto irriguo già attrezzato e gestito dal Comune. La potenzialità dell impianto di Uggiano La Chiesa in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L acqua reflua affinata verrà distribuita in un distretto irriguo già attrezzato e gestito dal Comune. Infine, altro impianto di affinamento previsto nel Comprensorio del consorzio di Ugento e Li foggi è quello di Lecce. L attivazione di tale impianto è subordinata all esecuzione di interventi di adeguamento di parte dell esistente impianto di affinamento dall AQP nei limiti di cui al D.M. 185/03 idonee per l irrigazione dei terreni. Il distretto beneficiario delle acque affinate è il distretto Idume, attrezzato con reti e impianti e gestito dal Consorzio di bonifica. Tale comprensorio ha una superficie irrigabile di 1600 ha e la disponibilità idrica è garantita dalla sorgente Idume. La potenzialità dell impianto di Lecce in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. calcolato nell ipotesi che la richiesta d acqua interessi l intero distretto. Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate possono certamente soddisfare i fabbisogni idrici attuali, sostituendosi alle acque di falda ed eventuali superi di disponibilità potrebbero incentivare gli agricoltura a riprendere pratiche colturali oramai abbandonate. 28

29 CONSORZIO DI BONIFICA STORNARA E TARA Nel comprensorio del Consorzio di bonifica Stornara e Tara si possono individuare due Unità Territoriali Omogenee, costituite rispettivamente dai bacini Bradano e Sinni. L Unità Territoriale Omogenea Bradano, caratterizzata da una superficie irrigata di 9'500 ha si compone di tre distretti irrigui: Bradano Galaso, Galaso Lato, Lato Lenne. La fonte di approvvigionamento è l invaso di San Giuliano. L Unità Territoriale Omogenea Sinni si estende per una superficie pari a ha. In essa si individuano due sotto unità: l area denominata Sinni Metaponto 1 e l area denominata Sinni Vidis. L area irrigua Sinni Metaponto 1 è caratterizzata da una superficie irrigabile di ha mentre l area irrigua Sinni Vidis è caratterizzata da una superficie irrigabile di ha. La fonte di approvvigionamento è la diga di Monte Cotugno. La gestione irrigua Sinni - Vidis e Metaponto 1, per le carenti disponibilità delle portate istantanee addotte al comprensorio consortile, è stata realizzata effettuando un esercizio a domanda turnata. 29

30 Non risultano in esercizio per mancanza di acqua gli impianti irrigui denominati Area di Statte, Conca di Taranto e Gennarini. Attualmente l unico impianto per cui sono in corso attività preliminari alla sottoscrizione di un protocollo di intesa è quello di MONTEMESOLA. L impianto di affinamento di Montemesola è già avviabile all esercizio. L acqua affinata sarà distribuita in un distretto comunale già attrezzato e gestito dal comune. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Altri impianti di affinamento potenzialmente attivabili sono: l impianto di MASSAFRA l impianto di CASTELLANETA l impianto di CRISPIANO l impianto di TARANTO 1 GENNARINI L attivazione dell impianto di Massafra è subordinata all esecuzione di interventi di adeguamento di parte dell esistente impianto di affinamento dall AQP nei limiti di cui al D.M. 185/03 idonee per l irrigazione dei terreni. Il distretto beneficiario delle acque affinate è il distretto Sinni (Metaponto), attrezzato con reti e impianti e gestito dal Consorzio di Bonifica. Tale comprensorio ha una superficie attrezzata di ha ma non è in esercizio per indisponibilità di acqua dal Sistema Sinni. La potenzialità dell impianto di affinamento in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate rappresenterebbero un piccolo contributo per l irrigazione di un distretto che necessiterebbe di più ingenti volumi idrici. L attivazione dell impianto di Castellaneta è subordinata alla verifica dello stato dell impianto di affinamento, nonché dell esistenza e delle condizioni delle infrastrutture di collegamento fra impianto di depurazione e impianto di affinamento e fra quest ultimo e la rete di distribuzione. Il distretto beneficiario delle acque affinate è il distretto Sinni (Metaponto 1), attrezzato con reti e impianti e gestito dal Consorzio di Bonifica. Tale comprensorio ha una superficie attrezzata di 4214 ha, di cui solo 2254 ha sono irrigabili. La potenzialità dell impianto di affinamento in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. 30

31 Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate rappresenterebbero un valido contributo per l irrigazione di un distretto la cui gestione attuale è di tipo turnata a causa delle scarse disponibilità dal Sistema Sinni. L attivazione dell impianto di Crispiano è subordinata alla verifica dello stato dell impianto di affinamento, nonché dell esistenza e delle condizioni delle infrastrutture di collegamento fra impianto di depurazione e impianto di affinamento e fra quest ultimo e la rete di distribuzione. L acqua reflua affinata sarà distribuita in un distretto del comune di Crispiano, la cui rete irrigua sarà gestita dallo stesso comune. La potenzialità dell impianto di affinamento in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L attivazione dell impianto di Taranto Gennarini è subordinata alla verifica dello stato dell impianto di affinamento, nonché alla realizzazione delle infrastrutture di collegamento fra impianto di depurazione e impianto di affinamento e fra quest ultimo e la rete di distribuzione. L acqua reflua affinata dovrebbe essere distribuita nel distretto Gennarini, attrezzato ma non in esercizio. Attualmente non si conosce lo stato della rete di distribuzione irrigua. La potenzialità dell impianto di affinamento in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate rappresenterebbero un valido contributo per l irrigazione completa di tale distretto. 31

32 CONSORZIO DI BONIFICA TERRE D APULIA L invaso di Locone consente attualmente l'irrigazione dei comprensori Minervino Alto, di 6'961 ha e Loconia, di 5'332 ha. La distribuzione avviene a consegna continua ed i consumi vengono calcolati a volume oppure ad ettaro coltura. Lo stato d uso degli impianti è buono anche perché la loro posa in opera è avvenuta negli ultimi anni, in sostituzione delle canalette o in occasione dell ampliamento della superficie irrigabile. Il Consorzio gestisce inoltre numerosi pozzi che consentono l irrigazione di diversi distretti, attrezzati con rete fissa o mobile, lungo il litorale barese e nella Media Murgia. Il sistema di prelievo da pozzi può essere ricondotto a due tipologie: di tipo puntiforme, in cui ogni singolo pozzo sottende un distretto irriguo di piccole dimensioni ed a batteria di pozzi, sistema quest ultimo che serve distretti di più ampia dimensione, fino a varie centinaia di ettari, alimentando vasche di accumulo e di compenso dalle quali è derivata la rete di distribuzione. La distribuzione dell acqua è di tipo turnato ed i consumi vengono valutati in base alla durata dell irrigazione. La superficie complessivamente irrigata da pozzi con distribuzione a rete fissa e mobile risulta pertanto pari a ha. 32

33 Il consumo registrato dal consorzio di bonifica mediamente ogni anno è di circa mc per i comprensori di Loconia e Minervino e di mc per i distretti alimentati da pozzi. Il fabbisogno irriguo stimato, sulla scorta delle indicazioni della mappa dell uso del suolo per i distretti in esercizio alimentati dalla diga e dai pozzi è di circa mc. Attualmente nel comprensorio del consorzio di bonifica Terre d Apulia sono in corso attività preliminari alla sottoscrizione di un protocollo di intesa per n 4 impianti di affinamento: Impianto di RUVO/TERLIZZI Impianto di BARLETTA Impianto di CASTELLANA GROTTE Impianto di ACQUAVIVA DELLE FONTI L impianto di affinamento di Ruvo è collegato all impianto di affinamento di Terlizzi. L acqua affinata sarà distribuita nel comprensorio irriguo di Ruvo-Terlizzi-Molfetta, già attrezzato e gestito dal Consorzio di Bonifica Terre d Apulia. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L impianto di affinamento di Barletta sarà gestito dalla Regione. L acqua affinata sarà distribuita nel comprensorio irriguo di Andria-Barletta già attrezzato. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L impianto di affinamento di Castellana Grotte è già avviabile all esercizio. Esso sarà gestito dal comune. L acqua affinata sarà distribuita nel comprensorio irriguo di Castellana già attrezzato e gestito dal comune. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. 33

34 L attivazione dell impianto di Acquaviva delle fonti è subordinata alla realizzazione delle infrastrutture di connessione fra l impianto di affinamento e la rete di distribuzione. L acqua reflua affinata sarà distribuita nel comprensorio di Adelfia-Casamassima, dove esiste già una rete irrigua gestita dalla Soc. Coop. La Molignana. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Altri contributi possono provenire dall attivazione di altri impianti di affinamento, le cui infrastrutture sono già totalmente o parzialmente realizzate. L impianto di affinamento di Bari est necessita di interventi di rifunzionalizzazione, mentre le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l impianto di affinamento e fra quest ultimo e la rete di distribuzione sono state realizzate. Il comprensorio beneficiario di tali acque si estende nel comune di Triggiano, ove la rete di distribuzione è stata già attrezzata e gestita dal consorzio di bonifica terre d Apulia. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L impianto di affinamento di Conversano necessita di interventi di rifunzionalizzazione, mentre le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l impianto di affinamento e fra quest ultimo e la rete di distribuzione sono state realizzate. Il comprensorio beneficiario di tali acque si estende nel comune di Conversano, ove la rete di distribuzione è stata già attrezzata e gestita dalla Regione. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L impianto di affinamento di Andria necessita di interventi di rifunzionalizzazione. Le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l impianto di affinamento sono state realizzate, mentre sono da realizzare le infrastrutture di connessione fra l impianto di affinamento e la rete di distribuzione. Il comprensorio beneficiario di tali acque si estende nei comuni di Andria e Barletta, ove la rete di distribuzione è stata già attrezzata e gestita dalla Regione. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. 34

35 CONSORZIO DI BONIFICA DELLA CAPITANATA Nel comprensorio del consorzio di bonifica della Capitanata l unico impianto di affinamento attivo è quello di Trinitapoli. Tale impianto, gestito dal consorzio di bonifica della Capitanata, distribuisce acqua nel comprensorio Sinistra Ofanto basso, distretto 17. L impianto di affinamento ha, da progetto, una capacità massima di trattamento, espressa in termini portata di punta pari a 300 mc/h, con un volume recuperabile ai fini irrigui di circa mc. Attualmente nel comprensorio del consorzio di bonifica della Capitanata sono in corso attività preliminari alla sottoscrizione di un protocollo di intesa per l impianto di affinamento di San Ferdinando di Puglia. 35

36 La potenzialità dell impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L acqua reflua affinata verrà distribuita in un distretto irriguo già attrezzato e gestito dal consorzio di bonifica. Il consorzio della Capitanata ha condotto studi sulla possibilità di attivazione di altri impianti: Foggia; Cerignola, S. Severo e Lucera. L impianto di affinamento di Foggia necessita di interventi di rifunzionalizzazione, mentre le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l impianto di affinamento e fra quest ultimo e la rete di distribuzione sono state realizzate. Le aree irrigue beneficiarie di tali acque sono quelle dei distretti B del comprensorio del Fortore, ove la rete di distribuzione è già attrezzata e gestita dal Consorzio. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Attualmente tali distretti vengono alimentati dall invaso di San Giusto sul Celone. Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. Alla luce di quanto detto, le acque reflue affinate rappresenterebbero un significativo contributo per l irrigazione di tali distretti, permettendo un indirizzamento delle risorse idriche verso altri distretti irrigui o verso altri usi. L impianto di affinamento di Cerignola è avviabile all esercizio previo esecuzione di interventi di ripristino della rete irrigua nel comprensorio Sinistro Ofanto Basso. Tale rete di distribuzione è gestita dal Consorzio di bonifica. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. L impianto di affinamento di S.Severo necessita di interventi di rifunzionalizzazione. Le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l impianto di affinamento e quest ultimo e la rete di distribuzione sono da realizzarsi. L acqua affinata sarà utilizzata nel distretto 11 del comprensorio del Fortore, attrezzato e gestito dal Consorzio di Bonifica della Capitanata. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Attualmente tale distretto è alimentato dalla risorse proveniente dall invaso di Conza. Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. Infine l attivazione dell impianto di affinamento di Lucera è subordinata alla realizzazione delle infrastrutture di connessione fra l impianto di affinamento e la rete di distribuzione. le 36

37 acque affinate saranno destinate all irrigazione del distretto 5A del comprensorio del Fortore, attrezzato e gestito dal consorzio di bonifica. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. Il fabbisogno irriguo per tale distretto stimato con riferimento alla mappa dell uso del suolo è di mc. L impianto di affinamento di Margherita di Savoia necessita di interventi di rifunzionalizzazione, mentre le infrastrutture di connessione fra il depuratore e l impianto di affinamento e fra quest ultimo e la rete di distribuzione sono state realizzate. Il comprensorio beneficiario di tali acque si estende nel comune di Margherita di Savoia, ove la rete di distribuzione è stata già attrezzata e gestita dal Comune. La potenzialità di tale impianto in termini di volumi idrici riutilizzabili ai fini irrigui è di circa mc. CONSORZIO DI BONIFICA MONTANA DEL GARGANO L approvvigionamento idrico nelle aree irrigue di pertinenza del consorzio di bonifica avviene prevalentemente dalla sorgenti e in parte da pozzi; Il fabbisogno idrico dei distretti in esercizio è di circa m 3 ; Il fabbisogno irriguo delle aree private nel Consorzio è di circa 8,5 Mm 3 soddisfatto da pozzi privati. 37

38 CONSORZI DI BONIFICA VOLUMI DI RISORSE NON CONVENZIONALI RECUPERABILI E RIUTILIZZABILI AI FINI IRRIGUI [mc/annui] Impianti di affinamento Distretti irrigui attualmente irrigati con acque comprensoriali Distretti attualmente non irrigati per mancanza d'acqua Distretti attrezzati su aree non consorziate CONSORZIO SPECIALE DELL'ARNEO MARUGGIO OSTUNI FASANO FORCATELLE SAN PANCRAZIO SALENTINO COPERTINO AVETRANA SAN PIETRO VERNOTICO ORIA SAN DONACI GALLIPOLI CONSORZIO DI BONIFICA UGENTO E LI FOGGI CORSANO CARPIGNANO SALENTINO UGGIANO LA CHIESA MAGLIE CONSORTILE ZOLLINO CASARANO LECCE CONSORZIO DI BONIFICA STORNARA E TARA CONSORZIO DI BONIFICA TERRE D'APULIA MONTEMESOLA MASSAFRA CASTELLANETA CRISPIANO TARANTO 1 GENNARINI RUVO/TERLIZZI BARLETTA CASTELLANA GROTTE ACQUAVIVA DELLE FONTI BARI EST CONVERSANO ANDRIA DI BO NIF ICA DE LL A CA PIT AN AT A TRINITAPOLI

39 CONSORZI DI BONIFICA VOLUMI DI RISORSE NON CONVENZIONALI RECUPERABILI E RIUTILIZZABILI AI FINI IRRIGUI [mc/annui] Impianti di affinamento Distretti irrigui attualmente irrigati con acque comprensoriali Distretti attualmente non irrigati per mancanza d'acqua Distretti attrezzati su aree non consorziate SAN FERDINANDO DI PUGLIA FOGGIA CERIGNOLA S.SEVERO LUCERA MARGHERITA DI SAVOIA impianti attivi LEGENDA impianti per cui l'aip ha partecipato ad attività e/o incontri per la futura attivazione e comunque rientranti nell'elenco PTA potenziali impianti attivabili secondo studi di fattibilità del Consorzio di bonifica pertinente impianti da attivare secondo elenco PTA previo adeguamento impianto e/o realizzazione infrastrutture di connessione 39

40 CONSORZI DI BONIFICA Impianti di affinamento STATO DELLA RETE DI DISTRIBUZIONE NEI DISTRETTI IRRIGUI Rete esistente e attiva Rete esistente da rifunzionalizzare Rete da realizzare Dato non disponibile CONSORZIO SPECIALE DELL'ARNEO MARUGGIO OSTUNI FASANO FORCATELLE X X X SAN PANCRAZIO SALENTINO X X COPERTINO AVETRANA SAN PIETRO VERNOTICO ORIA X X X X SAN DONACI X X CONSORZIO DI BONIFICA STORNARA E TARA CONSORZIO DI BONIFICA UGENTO E LI FOGGI GALLIPOLI CORSANO CARPIGNANO SALENTINO UGGIANO LA CHIESA MAGLIE CONSORTILE ZOLLINO CASARANO LECCE MONTEMESOLA X X X X X X X X X MASSAFRA X X CASTELLANETA CRISPIANO X TARANTO 1 GENNARINI X X X RUVO/TERLIZZI X (?) CONSORZIO DI BONIFICA TERRE D'APULIA BARLETTA X (?) CASTELLANA GROTTE ACQUAVIVA DELLE FONTI X X BARI EST X 40

41 CONSORZI DI BONIFICA Impianti di affinamento STATO DELLA RETE DI DISTRIBUZIONE NEI DISTRETTI IRRIGUI Rete esistente e attiva Rete esistente da rifunzionalizzare Rete da realizzare Dato non disponibile CONVERSANO ANDRIA X X CONSORZIO DI BONIFICA DELLA CAPITANATA TRINITAPOLI SAN FERDINANDO DI PUGLIA FOGGIA CERIGNOLA S.SEVERO LUCERA MARGHERITA DI SAVOIA X X X X X X X impianti attivi LEGENDA impianti per cui l'aip ha partecipato ad attività e/o incontri per la futura attivazione e comunque rientranti nell'elenco PTA potenziali impianti attivabili secondo studi di fattibilità del Consorzio di bonifica pertinente impianti da attivare secondo elenco PTA previo adeguamento impianto e/o realizzazione infrastrutture di connessione CONCLUSIONI In tale prospettiva, non possono trascurarsi gli aspetti problematici legati al riutilizzo e che possono scoraggiare questa eventualità quali, principalmente: 1 esistenza di tipologie di coltivazioni (specialmente se orticole), le quali, ove associate a sistemi di distribuzione irrigua per contatto diretto tra il prodotto commestibile (in specie se crudo) e l acqua di irrigazione, non sono compatibili con l uso delle acque reflue affinate; 2 necessità di coniugare la disponibilità di acque reflue in uscita dal trattamento depurativo con il programma temporale di distribuzione irrigua delle portate; 41

42 3 contenuto elevato di cloruri nelle acque trasferite dall impianto di depurazione a quello di affinamento; 4 scarsa propensione verso l impiego di reflui depurati da parte dei potenziali utilizzatori. Per quanto riguarda il primo punto, emerge la necessità di grossi investimenti tesi alla trasformazione delle attuali reti di distribuzione irrigua in nuovi sistemi irrigui che rendano compatibile l uso dei reflui seppur affinati con la tipologia colturale (subirrigazione, irrigazione a goccia di superficie). Per il secondo aspetto, una valida soluzione può essere offerta dalla realizzazione di vasche di accumulo, interposte tra l uscita dell impianto di affinamento e l origine della rete di distribuzione irrigua, atte a garantire una compensazione tra il trattamento depurativo e il fabbisogno irriguo, eventualmente associate a dispositivi tecnologici che consentano di prevenire processi di degrado della risorsa idrica a causa dei tempi di residenza in vasca; tali vasche di compenso, peraltro, possono consentire la miscelazione delle acque affinate con altre risorse idriche alternative. Ulteriore aspetto di rilevante interesse in aree geografiche caratterizzate dalla scarsità di risorse idriche superficiali, come nel caso del territorio pugliese, sarebbe la possibilità di utilizzare le acque reflue depurate, con trattamenti spinti di affinamento, per il ravvenamento delle falde idriche, specie nel corso dei periodi stagionali in cui non è presente una domanda di acqua per l irrigazione. Tale azione nonostante la sua valenza anche come fattore di ostacolo alla progressiva salinizzazione delle acque di falda, particolarmente a ridosso del territorio costiero, trova ostacola nell attuale quadro normativo vigente, tenuto presente che il D.Lgs. 152/2006 prevede il divieto di scarico diretto nelle acque sotterranee nel sottosuolo. Il terzo aspetto attiene alle problematiche legate a un valore elevato della concentrazione dei cloruri, così come già accertato nelle esperienze di riuso per gli impianti di depurazione di Gallipoli e di Fasano. La concentrazione elevata di cloruri può essere associata, a seconda dei casi, alle seguenti cause: infiltrazioni di acque a elevato tenore di cloruri, provenienti dalla falda superficiale, nelle condotte fognarie ubicate in prossimità della linea di costa; scarichi nella rete fognaria di aziende produttive, tali da non soddisfare il criterio previsto nel R.R. n. 8/2012, secondo cui (art. 8, comma 9) Dopo l entrata in esercizio dell impianto di recupero, il Gestore della rete di fognatura nera non consente in rete scarichi che potrebbero compromettere la riutilizzabilità della risorsa... ; scarichi illeciti nella pubblica fognatura. Tali cause possono essere all origine dell arrivo agli impianti anche di altre sostanze non trattabili e tali da compromettere il riutilizzo previsto. Con riferimento al quarto punto, si rileva l opportunità e necessità che siano promosse campagne informative nei riguardi degli utenti/utilizzatori, al fine di superare eventuali diffidenze verso l impiego a fini irrigui della risorsa idrica derivante dal riutilizzo delle acque reflue depurate. 42

43 A fronte dei su elencati aspetti critici, i principali benefici del riuso che potrebbero trarsi da una incentivazione all utilizzo dei reflui affinati si possono essere così schematizzare: minore prelievo di risorse naturali oppure possibilità di fornire acqua a nuovi utenti, senza ulteriore aggravio sulle risorse già sfruttate; riduzione dello scarico di acque reflue nei corpi idrici ricettori. Questo fenomeno ha generalmente delle ricadute positive per quanto concerne la qualità del corpo ricettore e la sua capacità idraulica ma, almeno in certe situazioni, può avere un effetto dannoso. Infatti, per alcuni utilizzatori a valle, o per le stesse caratteristiche ecologiche del fiume, la sottrazione di portata potrebbe avere conseguenze negative: si pensi alla necessità di garantire il deflusso minimo vitale nei corsi d acqua per salvaguardare gli ecosistemi fluviali; sarebbe, anzi, pensabile poter impiegare i reflui, opportunamente trattati, proprio a tale scopo; costanza ed affidabilità della risorsa, dato che le acque reflue vengono prodotte sempre; per il riutilizzo in agricoltura, maggiore apporto di azoto e fosforo rispetto a fonti convenzionali di approvvigionamento, con conseguente riduzione dei fabbisogni di concimazione. L analisi e lo studio di una situazione in cui si potrebbe prefigurare una possibilità di riutilizzo costituisce certamente un problema di pianificazione assai complesso, che coinvolge sia aspetti di carattere ambientali, tecnici, economici, normativi che soggetti diversi tra loro. Per contro, l utilizzo delle acque reflue affinate si impone lungo i comprensori delle fasce costiere, dove si rileva una progressiva salificazione degli acquiferi sotterranei, dovuta ai noti effetti di ingressione marina, prodotta anche da un uso intensivo degli stessi nonché dal reperimento di acque dolci a basse profondità. L introduzione di tale risorsa non convenzionale risulta pertanto necessaria ed insostituibile se si vuole che la progressiva salificazione della falda idrica in prossimità della costa (la Regione Puglia si sta accingendo a predisporre una legislazione regionale tesa la diniego di ulteriori perforazioni ovvero attingimenti nella fascia di 12 km dalla costa) comprometta la produttività agricola della fascia litoranea a forte vocazione orticola. Da ciò scaturisce che le tecnologie di depurazione, per quanto già detto circa le criticità sull impianto delle acque reflue depurate, impongano adeguate innovazioni da associarsi ai tradizionali processi fisico-biologici, al fine di garantire una maggiore costanza di resa dei reflui trattati al loro utilizzo. 43

44 ING. MAURO SPAGNOLETTA RESPONSABILE DEPURAZIONE - ACQUEDOTTO PUGLIESE: "Impianti di affinamento per riutilizzo irriguo - L'esperienza di Acquedotto Pugliese" Sommario Nell ambito dell intervento si è voluta offrire una panoramica degli impianti di affinamento presenti in Puglia, gestiti da Acquedotto Pugliese, con riguardo al quadro normativo di riferimento, ai costi di gestione ed al reale impiego delle acque reflue affinate. Inquadramento legislativo D.M. n. 185 del 12/06/2003 Norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue depurate 1. definisce le destinazioni d uso delle acque reflue depurate irriguo, civile ed industriale; 2. l art.12 dichiara che l'acqua reflua recuperata è conferita dal titolare dell'impianto di recupero al titolare della rete di distribuzione, senza oneri a carico di quest'ultimo. D. Lgs. n. 152 del 03/04/2006 Norme in materia ambientale disciplina gli scarichi. L. R. Puglia n. 27 del 21/10/2008 aggiunge ai servizi del S.I.I. l affinamento delle acque reflue. R. R. Puglia n. 8 del 18/04/2012 Norme e misure per il riutilizzo delle acque reflue depurate. 44

45 Limiti di emissione delle acque reflue depurate Nella tabella seguente viene proposto un confronto tra i limiti di emissione indicati dall attuale quadro normativo di riferimento con riguardo allo scarico in corpi idrici superficiali, per i quali trova applicazione la tab.1 dell allegato 5 alla parte III del D.Lgs. 152/2006, quelli della tab.4 dello stesso decreto, per gli scarichi su suolo ed in corpi idrici superficiali non significativi, ovvero quelle incisioni naturali a scorrimento nullo per oltre 120 giorni/anno, nonché i limiti di emissione fissati dal D.M. 185/2003 per riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate. PARAMETRI D.M. 185/03 Tab. 4 D.Lgs. 152/06 Tab. 1 D.Lgs. 152/06 SST 10 mg/l 25 mg/l 35 mg/l BOD5 20 mg/l 20 mg/l 25 mg/l COD 100 mg/l 100 mg/l 125 mg/l Fosforo totale 2 mg/l 2 mg/l Azoto totale 15 mg/l 15 mg/l Escherichia coli Salmonella 10 UFC/ml assente Dal confronto analogico della delle tre colonne è agevole evincere la vicinanza tra i limiti di emissione della tab.4 ed i corrispondenti limiti del D.M. 185/2003 per il riutilizzo irriguo a meno del solo parametro Solidi Sospesi Totali, abbattibile con una idonea stazione di filtrazione finale, e del valore batteriologico facilmente conseguibile con una stazione di disinfezione a raggi UV al posto del normale disinfettante Ipoclorito di Sodio, in modo da non lasciare residui di cloro nelle acque da riutilizzare. Questa vicinanza fa sì che gli impianti depurativi urbani dimensionati per il conseguimento della tab.4 (che rappresentano circa il 40% del totale degli oltre 180 impianti pugliesi) possano, con semplici accorgimenti tecnici, essere resi idonei a fornire acque affinate per utilizzo irriguo in luogo della realizzazione di nuovi impianti di affinamento o della rifunzionalizzazione, con costi considerevoli, impianti esistenti, costruiti in epoche pregresse e mai utilizzati, completamente spogliati di apparecchiature elettriche e meccaniche (letteralmente vandalizzati) e per questo motivo oggi non più idonei a svolgere la funzione per i quali sono stati pensati e realizzati. 45

46 Gli impianti gestiti da Acquedotto Pugliese n. 187 impianti di depurazione n. 5 impianti di affinamento Corsano dal 01/02/2010 Gallipoli dal 17/06/2010 Ostuni dal 17/09/2007 San Pancrazio Salentino dal 27/07/2010 Trinitapoli dal 12/10/2012 Per ciascuno degli impianti di affinamento gestiti vengono di seguito indicati i principali parametri tecnici di progettazione e di utilizzo: 46

47 Impianto di affinamento di Corsano Dati di progetto: Portata media giornaliera: 104 mc/h Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 4 D.Lgs.152/06 Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03 Volume recuperabile annuo: mc/anno Dati di esercizio anno 2012 Periodo di distribuzione: dal 16 giugno al 30 settembre (107 giorni) Volume riutilizzato: mc Costi di gestione: ,00 47

48 Impianto di affinamento di Gallipoli Dati di progetto Portata media giornaliera: 500 mc/h Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 1 D.Lgs.152/06 Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03 Volume recuperabile annuo: mc/anno Dati di esercizio anno 2012 Periodo di distribuzione: dal 31 luglio al 27 ottobre (88 giorni) Volume riutilizzato: mc Costi di gestione: ,00 48

49 Impianto di affinamento di Ostuni Dati di progetto Portata media giornaliera: 360 mc/h Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 1 D.Lgs.152/06 Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03 Volume recuperabile annuo: mc/anno Dati di esercizio anno 2012 Periodo di distribuzione: dal 30 luglio al 30 settembre (62 giorni) Volume riutilizzato: mc Costi di gestione: ,00 49

50 Impianto di affinamento di San Pancrazio Salentino Dati di progetto Portata media giornaliera: 76 mc/h Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 4 D. Lgs. 152/06 Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03 Volume recuperabile annuo: mc/anno Dati di esercizio anno 2012 Periodo di distribuzione: 0 giorni Volume riutilizzato: 0 mc Costi di gestione: ,00 50

51 Impianto di affinamento di Trinitapoli Dati di progetto Portata media giornaliera: 300 mc/h Caratteristiche uscita depuratore urbano: tab. 1 D. Lgs. 152/06 Caratteristiche uscita affinamento: DM 185/03 Volume recuperabile annuo: mc/anno Dati di esercizio anno 2012 Periodo di distribuzione: 0 giorni Volume riutilizzato: 0 mc Costi di gestione: 0 Acquedotto Pugliese SpA ha assunto in gestione l impianto a far data dal 12 ottobre

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53 Dal quadro prospettato appare evidente come l impiego di acque affinate incontri ancora poco interesse da parte degli utilizzatori finali, malgrado le stesse acque, come è stato messo in evidenza, vengano conferite a costo zero per gli utilizzatori stessi, in quanto il sistema normativo regionale, L.R. n.27 del , colmando, in un certo modo, il vuoto normativo nazionale ha posto i costi del trattamento di affinamento a carico del Servizio Idrico Integrato. Restano a carico degli utilizzatori i costi del vettoriamento e del trasporto ma, in generale, si può affermare che viene meno, con l utilizzo delle acque reflue affinate, il costo dell emungimento dalla falda profonda oltre l innegabile beneficio ambientale di non stressare la falda dolce con compromissione (salinificazione) della stessa. Il costo specifico della risorsa, poi, ovvero il costo a metro cubo di acqua affinata, tende a ridursi sensibilmente, per ciascun impianto, all aumentare dell acqua prodotta ed utilizzata. I grafici presentati mostrano infatti che il costo specifico ( /mc) è minore dove maggiore è la percentuale di acqua riutilizzata rispetto a quella disponibile. Altri impianti di affinamento pugliesi non gestiti da Acquedotto Pugliese SpA Nella tabella seguente viene data una elencazione di altri impianti di affinamento presenti in Puglia ed attualmente non in esercizio. Fa eccezione l impianto di affinamento di Fasano gestito dalla società Aquasoil per conto del comune di Fasano. Andria Bari Est Barletta Cerignola Conversano Fasano (gestito da AQUASOIL) Foggia Lucera 1 Lucera 2 Maglie Molfetta Ruvo Terlizzi San Ferdinando di Puglia San Severo Tricase Altre iniziative finalizzate al recupero della risorsa Nell ambito della gestione degli impianti, va segnalata una interessante partnership con l Università di Bari Facoltà di Agraria: il progetto In.Te.R.R.A. che mira a studiare, sperimentare e proporre strategie sostenibili, tecnologiche e gestionali, che favoriscano una 53

54 diffusa implementazione del riuso a fini irrigui di acque reflue depurate su scala regionale e nazionale. Nell ambito del progetto viene utilizzata per colture alimentari l acqua reflua depurata in uscita dagli impianti di depurazione di: Noci (2.700 mc/d) Castellana Grotte (2.700 mc/d) Ramy Saliba Dottorando Università degli studi di Napoli Parthenope - CIHEAM-IAMB-Dipartimento Suolo e Acqua Valutazione dell idoneità di acque reflue urbane trattate e nitrificate con un bioreattore a membrana (MBR) per uso irriguo saliba@iamb.it; saliba.ramy@uniparthenope.it Alfieri Pollice Istituto di Ricerca sulle Acque Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR) - Bari alfieri.pollice@ba.irsa.cnr.it Giovanni Berardi - Istituto di Ricerca sulle Acque Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR) - Bari giovanni.berardi@ba.irsa.cnr.it ABSTRACT La presenza di nutrienti e di inquinanti nelle acque reflue impone un loro opportuno trattamento per ridurre l'inquinamento dell'ambiente e dei corpi naturali riceventi. Pertanto, le acque reflue urbane diventano una promettente fonte di nutrienti per l'irrigazione che da un valore aggiunto al loro riutilizzo in agricoltura in quanto riduce la concimazione. 54

55 Per verificare questa possibilità, un impianto di trattamento a scala sperimentale (chiamato ZW10) è stato costruito con un bioreattore a membrana (GE-Zenon) dove l acqua reflua urbana è stata simulata e biologicamente trattata sotto aerazione continua. L'effluente in uscita dal sistema è stato utilizzato per irrigare due parcelle coltivate con prato ed è stata monitorata sia la crescita di questo che la qualità dell effluente utilizzato. L'idea principale del lavoro è di arieggiare continuamente il serbatoio biologico al fine di aumentare la nitrificazione dell ammoniaca e del nitrito per ottimizzare la produzione di nitrato nell'effluente, che rappresenta un elemento essenziale per la crescita delle piante. L effetto fertilizzante dell'acqua trattata nitrificata è stato osservato attraverso il raddoppio della produzione di biomassa del prato rispetto alla parcella di riferimento irrigata con acqua convenzionale. Infine, il bioreattore a membrane è stato in grado di gestire una elevata concentrazione di solidi e di rimuovere 97% del COD, risultando quindi un effluente più stabile. Introduzione e descrizione delle attività Le acque reflue urbane sono cariche di nutrienti e contaminanti e impongono un trattamento adeguato prima del loro smaltimento nell'ambiente o un loro potenziale riutilizzo. In particolare, le acque reflue domestiche contengono valori fino a 60 mg/l di azoto totale (Gnirss et al., 2006) e fino a 10 mg/l di fosforo totale (WEFTEC, 2006). In Italia, rispetto all acqua irrigua convenzionale, le acque reflue trattate con processi che includono una micro/ultrafiltrazione attraverso membrana possono avere una migliore qualità dal punto di vista microbiologico (Lopez et al., 2006). Inoltre esse possono fornire un apporto di azoto fino a 55 Kg/ha, che ad esempio è circa il 47% del totale richiesto dagli oliveti. Nel corso degli ultimi 20 anni di ricerca su questo argomento, i progressi tecnologici si sono focalizzati principalmente su una maggiore rimozione dei nutrienti dalle acque reflue, al fine di: - produrre un effluente di un elevato standard per evitare il rischio di eutrofizzazione nei corpi idrici ricettori, principalmente provocata dai nitrati - raggiungere una qualità tale da non mettere a rischio le fonti di approvvigionamento dell acqua potabile. Essendo forme di azoto prontamente disponibili per le piante, da un punto di vista agronomico nitrati e ammoniaca non dovrebbero essere persi durante il trattamento delle acque reflue, ma piuttosto trattenuti per consentire la fertirrigazione. In questo modo si avrebbe un valore aggiunto per l'agricoltura, con risparmi molto significativi in termini di costi di fertilizzazione con prodotti di sintesi, attraverso la valutazione del valore monetario 55

56 (o potenziale di generazione di reddito) dei composti chimici presenti nelle acque reflue opportunamente trattate (WERF, 2010). Nel trattamento delle acque reflue, l ammoniaca viene ossidata in due fasi, prima in nitrito e successivamente in nitrato. Ciascuna fase viene realizzata da due diversi gruppi di batteri aerobi, prevalentemente appartenenti alle famiglie Nitrosomonas e i Nitrobacter rispettivamente. Inoltre, ai fini del corretto smaltimento degli effluenti, è spesso necessaria una fase di denitrificazione, che comporta la riduzione del nitrato ad azoto molecolare (gassoso) ad opera di altri gruppi batterici che operano in condizioni anossiche. I bioreattori a membrana (MBR) hanno dimostrato di rappresentare una soluzione efficace per il trattamento delle acque reflue. Nel caso in cui vi vengano sviluppati processi esclusivamente aerobici, è possibile produrre effluenti che possono essere visti come una soluzione valida per un irrigazione ricca di nitrato, riducendo la concimazione e quindi il suo relativo costo e alleviando la pressione sulle risorse idriche. La produzione di un effluente ricco in nitrato, cioè l assenza del processo di denitrificazione, ha inoltre il vantaggio di semplificare il processo complessivo di trattamento. Tuttavia, l'idoneità dell'effluente per l'irrigazione è legata non solo alla quantità di nutrienti in esso contenuti ma anche alla sua qualità microbiologica, in modo che non venga favorita la crescita batterica e lo sviluppo nel microambiente di organismi potenzialmente pericolosi dal punto di vista igienico-sanitario. In Italia, i parametri batterici e chimico-fisici per il riutilizzo agricolo delle acque reflue urbane trattate sono state definiti dal D. Lgs. 185/2003, i cui limiti sono stati recepiti nei successivi regolamenti locali. Nel corso del lavoro sperimentale effettuato, un bioreattore a membrana in scala pilota è stato realizzato ed operato con un processo di aerazione continua per il trattamento di un acqua reflua urbana sintetica. L'effluente in uscita dal sistema è stato utilizzato per irrigare una parcella coltivata con prato ed è stata monitorata sia la crescita di questo che la qualità dell effluente utilizzato. La parcella sperimentale è stata confrontata con una seconda parcella di riferimento irrigata con una fonte convenzionale (acqua di pozzo). L'idea principale del lavoro è di utilizzare a fini irrigui l effluente di un MBR operato con l obiettivo di ottenere la rimozione della sostanza organica e la nitrificazione dell ammoniaca e del nitrito per ottimizzare la produzione di nitrato nell'effluente, che rappresenta un elemento essenziale per la crescita delle piante. Questa attività è stata svolta nell ambito del progetto PRIN (bando 2008) denominato Trattamenti innovativi per il riutilizzo a scopo irriguo delle acque reflue. Inoltre, nell ambito del progetto PON Ricerca e Competitività denominato "Innovazioni Tecnologiche e di Processo per il riutilizzo irriguo delle Acque Reflue urbane e agro-industriali ai fini della Gestione sostenibile delle Risorse idriche (In.Te.R.R.A.)", il proseguimento del lavoro verrà svolto su scala più ampia, mediante l adozione di schemi di 56

57 trattamenti diversi (comprendenti filtro a disco a gravità, MBR e disinfezione UV). Due impianti pilota sono stati installati presso il depuratore municipale di Castellana Grotte (Bari) con l obiettivo di valutare l'idoneità degli effluenti per l'irrigazione, così come le prestazioni delle tecnologie e delle configurazioni di trattamento. Obiettivi dell'attività: Valutazione della potenzialità di tecnologie e processi di depurazione non convenzionali per la produzione di effluenti da utilizzare per il riutilizzo irriguo sperimentale. Confronto tra l utilizzo di effluenti opportunamente trattati e l irrigazione con una fonte convenzionale (acqua di pozzo) in termini qualitativi e quantitativi. Verifica del funzionamento di un MBR sperimentale con modalità operative non convenzionali (cicli aspirazione/relax). Materiali, metodi e analisi Due parcelle (A e B), di una superficie totale di 16 m 2 sono state coltivate con erba e irrigate a pioggia (fig.1). La parcella A è stata irrigata con effluente del depuratore sperimentale (fig. 2) mentre la parcella B con acqua convenzionale. L'acqua reflua urbana sintetica (influente) e l'acqua reflua trattata (effluente) sono state campionate tre volte a settimana e analizzate secondo i metodi standard (Eaton et al., APHA, AWWA, WEF.) per la determinazione dei seguenti parametri: Domanda chimica di ossigeno (COD), Solidi sospesi totali (TSS), Azoto totale (Ntot), Azoto totale Kjeldahl (TKN), Ammoniaca (N-NH4), Nitrati (N-NO3) (solo effluente), Nitriti (N-NO2) (solo effluente). 57

58 Figura 1: Parcelle sperimentali A e B Figura 2: Impianto MBR ZW10 RISULTATI All inizio dell esperimento, il refluo sintetico ha un valore medio di COD pari a 350 mg/l. Dopo il trattamento, il COD viene ridotto ad un intervallo medio di 5-12 mg/l con una rimozione del 97% come illustrato nel grafico (fig. 3). L acqua reflua sintetica presenta un valore di azoto totale di 40 mgn/l e una concentrazione di azoto Kjeldahl complessivo (TKN) di circa 30 mgn/l, misurati dopo ogni preparazione in laboratorio sotto condizioni controllate. Pertanto, la concentrazione influente di nitriti e nitrati è uguale a 10 mgn/l. I valori medi di nitrato nell'effluente (fig. 4) variano nell intervallo tra 14 e 22 mg/l di N- NO3, facilmente disponibile per le colture, contrariamente all ammoniaca la cui concentrazione varia tra 0,1 e 0,3 mg/l di NH4 prontamente disponibile (fig.5). Figura 3: COD nell'effluente e l'influente Figura 4: Nitrati nell'effluente La concentrazione di nitrito nell'effluente è compresa tra zero e un massimo di 1,6 mg/l dimostrando l'elevata efficacia del processo di nitrificazione nell MBR (fig. 5). 58

59 Nell'erba irrigata con l effluente MBR la produzione di biomassa è superiore a quella irrigata con acqua convenzionale di pozzo con un rapporto di maggiore produzione che può arrivare fino a 3 (fig. 6). CONCLUSIONE Figura 5 : A m m o n iaca e nitriti nell effluente Figura 6: Crescita del prato delle parcelle A e B e il rapporto di produzione L'esperimento ha permesso di dimostrare la fattibilità a lungo termine dell adozione di un processo MBR adottando un ciclo filtrazione/relax non convenzionale (3h/5min). Il bioreattore a membrana sommersa era in grado di gestire una elevata concentrazione di solidi e di rimuovere il 97% della richiesta chimica di ossigeno (COD), dando luogo così ad un effluente più stabile. In condizioni di areazione continua, l MBR ha nitrificato l ammoniaca in nitriti e poi in nitrati, conferendo all'acqua trattata un valore aggiunto per l'irrigazione. Infatti, l'effetto fertilizzante dell'acqua trattata è stato osservato nella produzione di erba più che raddoppiata rispetto al controllo. Ulteriori indagini e prove devono essere effettuate per convalidare i risultati di questo lavoro anche dal punto di vista microbiologico nel rispetto della normativa vigente. Tuttavia, l utilizzo della tecnologia MBR per l adozione di processi semplificati mirati all ottimizzazione della nitrificazione potrebbe essere una soluzione promettente per produrre acque destinate all irrigazione e quindi alleviare la pressione sulle risorse idriche, 59

60 sia in termini di quantità che di qualità, riducendo così la loro contaminazione e inquinamento. Prof. Pietro Rubino - Università degli Studi di Bari Dipartimento di Scienze Agro- Ambientali e Territoriali - Irrigazione con acque reflue urbane depurate: esperienze in Puglia su colture orticole 60

61 La pratica del riuso di acque reflue nel bacino del mediterraneo è conosciuta fin dai tempi delle civiltà greca e romana. Lo sversamento sul suolo di tali acque è quindi una pratica antica e molto diffusa, tanto che reflui grezzi o parzialmente trattati vengono ancora regolarmente sversati in molte zone del pianeta. Nel bacino del mediterraneo sono ormai numerose le aree in cui la carenza stagionale di risorse idriche ed il loro sfruttamento non razionale impone l utilizzo di acque reflue depurate per sopperire alle carenze idriche. In Europa, invece, l interesse verso le pratiche volte al riutilizzo delle acque reflue depurate è in continuo sviluppo tanto che, in accordo con quanto stabilito nell art.12 della Direttiva 91/271/CEE, si impone che le Le acque reflue che siano state sottoposte a trattamento devono essere riutilizzate, ogniqualvolta ciò risulti appropriato. CARATTERISTICHE DEI REFLUI URBANI I reflui urbani sono costituiti da una soluzione acquosa debolmente alcalina, molto diluita, contenente sostanze organiche ed inorganiche, solidi sospesi grandi e piccoli e dispersioni colloidali. Sotto l aspetto igienico-sanitario, i reflui possono contenere patogeni per l uomo e per gli animali (batteri, virus, elminti, funghi e protozoi). La composizione dei reflui urbani di origine domestica è all incirca la stessa nelle varie aree urbane, mentre le caratteristiche microbiologiche risentono molto dello stato della zona considerata; i coliformi fecali sono distribuiti uniformemente, i patogeni, sono in numero più basso (Fucci, 1992). Il riuso dei reflui urbani in agricoltura pone limiti di ordine: Igienico sanitario. Legislativo. Agronomico Fra questi: l aspetto igienico sanitario rappresenta senza dubbio la classe di maggior interesse specialmente nel caso in cui il riutilizzo comporti un contatto diretto o indiretto delle acque con l organismo umano. Esistono tuttora, in campo scientifico, notevoli discordanze sulla definizione degli indicatori e sulle concentrazioni da adottare per la caratterizzazione del rischio microbiologico 61

62 Il legislatore ha individuato come indicatori: Coliformi fecali Streptococchi fecali Spore di clostridi solfito-riduttori Non esiste un indicatore di inquinamento fecale ideale. Tra i tanti però Escherichia coli è quello che soddisfa la maggior parte dei requisiti. ALTRI PARAMETRI DI RISCHIO Oltre agli aspetti microbiologici, ci sono numerosi altri aspetti che riguardano la qualità delle acque reflue depurate ad uso irriguo. Tra questi i più importanti sono: - Solidi sospesi totali, che potrebbero occludere i sistemi di irrigazione a goccia; - Salinità: in base alla quale le colture si classificano in: Sensibili C.E. < 5 ds/m Moderatamente sensibili C.E ds/m Moderatamente resistenti C.E ds/m Resistenti C.E. < 25 ds/m - SAR: in base al quale esiste una scala di accettabilità per le colture: Accettabile da tutte le colture SAR < 10 Determina ridotte limitazioni SAR Determina forti limitazioni SAR > 18 1 ds/m = 1000 µs/cm. 1 millimho/cm = 1 millisiemen/cm ALTRI PARAMETRI DI RISCHIO - Boro: rappresenta l elemento che determina le maggiori conseguenze negative per le colture (clorosi e danni all apparato epigeo) già a concentrazioni di 0, 75 mg/l - Cloro attivo: il cloro residuo solitamente non determina conseguenze alle colture se la sua concentrazione non eccede 1 mg/l, mentre è sempre dannoso a concentrazioni superiori a 5 mg/l (USEPA, 1992) - Metalli pesanti: molti metalli (Fe, Cu, Zn, Mn etc.) sono microelementi essenziali per il metabolismo vegetale, ma in elevate concentrazioni possono esercitare effetti tossici. 62

63 IMPIANTO IRRIGUO DI CERIGNOLA 63

64 SCHEMA DELL IMPIANTO SCARICO CONCENTRATO SERBATOIO CIP SCARICO PERMEATO FILTRO FLUSSIMETRO FLUSSIMETRO ACQUA DA TRATTARE DIFFUSORI ARIA POMPA DI ALIMENTAZIONE SOFFIANTE SCARICO DI FONDO POMPA DI PROCESSO 64

65 La compone dei reflui urbani di origine 65

66 d ESPERIENZE DI CAMPO SULL UTILIZZO DI ACQUE REFLUE omtabella RIASSUNTIVA COLTURE IN SUCCESSIONE Pomodoro da industria Pomodoro da industria Finocchio Indivia riccia Pomodoro da industria Lattuga Cicoria Lattuga Lattuga Pomodoro da industria Confronto tra tipi di acqua Confronto tra metodi irrigui 66

67 INDAGINI E STUDI EFFETTUATI Studio dell influenza dell irrigazione di specie orticole con acque reflue urbane depurate su: - aspetti igienico-sanitari; - caratteristiche fisiche, chimiche, idrologiche e - biologiche del terreno; - produzioni; Trattamenti a confronto: - acqua convenzionale (falda freatica a 6 m di profondità) - acqua reflua urbana depurata con trattamento terziario - (filtrazione a membrana) - metodo irriguo a goccia e per subirrigazione capillare PRELIEVO CAMPIONI DI ACQUA Quando: - durante ogni intervento irriguo; Dove: - all uscita dai serbatoi di accumulo e dai gocciolatori - per l acqua reflua depurata; - dai gocciolatori per l acqua convenzionale; ANALISI EFFETTUATE SULL ACQUA - Conducibilità elettrica; - ph; - Anioni (F -, Cl -, NO - 3, PO -- 4, SO -- 4 ); - Cationi (Na +, Ca ++, Mg ++, K + ); - Metalli pesanti; - Indicatori di inquinamento fecale e alcuni patogeni (Salmonella, Giardia, Cryptosporidium e uova elminti) PRELIEVO CAMPIONI DI TERRENO Quando: Dove: - Prima dell impianto della coltura ed alla fine del ciclo colturale - nell area bagnata dal gocciolatore; - in tutte le parcelle; - da 0 a 0,8 m di profondità, con incrementi di 0,2 m 67

68 ANALISI CHIMICO-FISICHE SUL TERRENO - N totale; - P 2 O 5 assimilabile; - K 2 O; - Sostanza organica; - ph; - Metalli pesanti; - Conducibilità elettrica (sull estratto di pasta satura); - S.A.R. (sull estratto di pasta satura); - Granulometria; - Curva caratteristica di ritenzione idrica; ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL TERRENO Indicatori di inquinamento fecale: - Coliformi totali - Coliformi fecali - Escherichia coli - Streptococchi fecali - Spore di Clostridi solfito riduttori - Salmonella - Giardia intestinalis - Cryptosporidium parvum - Uova di elminti su campioni prelevati nello strato 0-0,1 m di profondità RILIEVI SUL PRODOTTO COMMERCIALE - Produzione commerciabile; - Indicatori di contaminazione fecale ed alcuni - patogeni (Salmonella, Giardia, Cryptosporidium - e uova elminti); - Metalli pesanti 68

69 Valori limite per il riutilizzo delle acque a scopo irriguo Decreto Legislativo n. 185 del 12/06/2003 TSS 10 mg/l COD 100 mg O 2 /L Ammonio 2 mg/l Cloruri 250 mg/l SAR 10 Boro 1 mg/l C. E. 3 ds/cm Escherichia coli 10 u.f.c./100ml* Salmonella Assente Decreto Legislativo n. 185 del 12/06/2003 TSS 10 mg/l COD 100 mg O 2 /L Ammonio 2 mg/l Cloruri 250 mg/l SAR 10 Boro 1 mg/l C. E. 3 ds/cm Escherichia coli 10 u.f.c./100ml* Salmonella Assente * (80% dei campioni), 100 come valore puntuale max 69

70 Valori medi delle acque utilizzate per l irrigazione Convenzionale TSS 33 mg/l COD 11 mgo 2 /L Ammonio 0 mg/l Cloruri 327 mg/l SAR 3 Boro 0,12 mg/l C.E. 1,5 ds/m Escherichia coli 7 ufc/100 ml Salmonella Assente Reflua depurata TSS 5 mg/l COD 58 mgo 2 /L Ammonio 13,4 mg/l Cloruri 460,4 mg/l SAR 9 Boro 0,98 mg/l C.E. 2,4 ds/m Escherichia coli 11 ufc/100 ml Salmonella Assente Notizie agronomiche relative alle colture sperimentate Trapianto Raccolta Densità di Momento Interventi Volume Durata intervento stagione Coltura (data) (data) impianto irriguo irrigui stagionale irrigua (p/m 2 ) (mm Etc) (N.) (m 3 /ha) (giorni) Pomodoro da industria 17-giu 23-set 3, Finocchio 14-ott 14-apr 11, Lattuga 29-apr 06-lug 6, Cicoria 30-ago 25-nov 6, Pomodoro da industria 17-apr 02-ago 3, Lattuga 19-set 14-dic 6,

71 Valori medi di colimetria dell acqua utilizzata per l irrigazione delle colture sperimentate Coliformi totali Coliformi fecali Escherichia coli Streptococchi fecali Salmonella Coltura A. C. A. R. A. C. A. R. A. C. A. R. A. C. A. R. A. C. A. R. (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) (ufc/100 ml) Pomodoro da industria Assente Assente Finocchio Assente Assente Lattuga Assente Assente Cicoria Assente Assente Pomodoro da industria Assente Assente Lattuga Assente Assente Valori medi degli indicatori di contaminazione fecale registrati nello strato di terreno 0-0,1 m al momento della raccolta Coliformi totali Coliformi fecali Escherichia coli Streptococchi fecali Salmonella Coltura C R C R C R C R C R (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) (MPN/g) Pomodoro da industria Assente Assente Finocchio Assente Assente Lattuga Assente Assente Cicoria Assente Assente Pomodoro da industria Assente Assente Lattuga Assente Assente 71

72 Valori medi dei principali indicatori di contaminazione fecale riscontrati sulle porzioni eduli delle colture, al momento della raccolta Coliformi totali Coliformi fecali Escherichia coli Streptococchi fecali Salmonella Coltura C R C R C R C R C R (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) (ufc/100 g) Pomodoro da industria Assente Assente Finocchio Assente Assente Lattuga Assente Assente Cicoria Assente Assente Pomodoro da industria Assente Assente Lattuga Assente Assente Produzione commerciabile per coltura sperimentata Produzione commerciabile Coltura C R Differenza (ton/ha) (ton/ha) Pomodoro da industria (2003) 60,3 57,2-6 % Finocchio (2003/04) 68,0 55,0-20 % Lattuga (2004) 32,0 26,0-20 % Cicoria (2004) 58,0 54,0-8 % Pomodoro da industria (2005) 77,1 76,7-1 % Lattuga (2005) 34,4 32,0-7 % 72

73 Le differenze registrate sono la conseguenza dei fenomeni di clorosi osservati durante il ciclo colturale, causati da un eccesso di cloro residuo presente nelle acque reflue depurate utilizzate per l irrigazione. Porzioni di parti eduli di tutte le colture sperimentate sono state sottoposte ad analisi per la ricerca di metalli pesanti ma in nessun caso sono stati evidenziati fenomeni di accumulo 73

74 Attualmente l attenzione oltre che sugli aspetti igienico-sanitari si sta focalizzando sulla qualità dei prodotti agroalimentari. Visto che le acque reflue urbane depurate contengono maggiori quantità di nutrienti (macro e microelementi) la loro somministrazione alle colture determina un aumento della produzione e forse, come riportato in letteratura da qualche autore, anche della qualità. Per queste ragioni, nel progetto PON INTERRA, che stiamo conducendo in questo momento (2011/14), stiamo valutando anche gli aspetti qualitativi dei prodotti irrigati con acque reflue urbane depurate con tecnologie diverse. CONCLUSIONI Dopo un quinquennio di ricerche in cui sono state sperimentate diverse colture orticole in successione, sempre sulle stesse parcelle, si può concludere che: - l acqua reflua urbana depurata (con filtrazione a membrane) rappresenta una soluzione realistica per incrementare la disponibilità di acqua per uso irriguo, e in alcuni casi anche meno rischiosa - i limiti imposti dalle vigenti normative sono estremamente restrittivi, e a danno del riuso - l aspetto microbiologico non desta problemi di contaminazione residua sul suolo né sul prodotto commerciabile, pertanto non compromette la salute pubblica - l unica incognita è rappresentata dalla possibilità accidentale che nell acqua reflua ci sia qualche sostanza che sul breve o lungo periodo possa rivelarsi tossica per le colture e per l ambiente in generale 74

75 Da ciò il suggerimento di: utilizzare la risorsa delle acque reflue depurate, senza mai prescindere da seri e puntuali controlli ASPETTI AGRONOMICI E AMBIENTALI DELL USO IRRIGUO DI ACQUE REFLUE URBANE DEPURATE LA DISPONIBILITÀ DI ELEMENTI NUTRITIVI: UNA RISORSA DA VALORIZZARE, RAZIONALIZZANDONE L USO Anna Maria Stellacci 1, Gaetano A. Vivaldi 2 e Marcello Mastrorilli 1 Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura Unità di Ricerca per i Sistemi Colturali degli Ambienti caldo-aridi (CRA-SCA), Bari Dipartimento di Scienze Agro-ambientali e Territoriali (DISAAT) Università degli Studi di Bari ABSTRACT L uso delle acque reflue in agricoltura rappresenta una delle priorità espresse dagli strumenti normativi più recenti in tema di gestione e salvaguardia delle risorse idriche. L importanza del riutilizzo è prevista e sancita anche dalla Comunità Europea (Dir. 91/271/CEE) che sottolinea come: le acque reflue sottoposte a trattamento devono essere riutilizzate ogniqualvolta ciò risulti appropriato. Il riciclo produce benefici ambientali: limita lo sversamento di acque reflue trattate nei corpi idrici; aiuta a ridurre la competizione per l uso delle risorse idriche con gli usi civili e industriali. Di seguito saranno descritti brevemente i principali aspetti legati alle problematiche agronomiche e ambientali relative al riuso irriguo delle acque reflue urbane depurate, soffermandosi su quella che, insieme alla disponibilità idrica, rappresenta la maggiore potenzialità agronomica, ossia la disponibilità di elementi nutritivi. Nelle acque reflue urbane sono infatti presenti macro, meso e micro nutrienti, pertanto il loro impiego potrebbe consentire di ridurre l apporto di fertilizzanti di sintesi con i conseguenti ed evidenti benefici sui costi di produzione, sul risparmio di risorse non rinnovabili e sull emissione di gas serra. Considerata l importanza del contributo nutrizionale di questa risorsa, la sua piena valorizzazione potrebbe derivare dalla esecuzione di trattamenti semplificati di depurazione che riducano la rimozione di elementi nutritivi e sostanza organica per la produzione di acque per il riuso irriguo. Infine è necessario che la gestione agronomica della concimazione sia razionalizzata in funzione degli apporti derivanti da questa fonte idrica. 75

76 INTRODUZIONE Il riuso irriguo delle acque reflue è una strategia cruciale per la soluzione del problema della limitatezza delle risorse idriche in agricoltura. È noto infatti come la domanda idrica sia in continua crescita. L agricoltura utilizza già il 50-80% delle risorse idriche disponibili ed è in competizione con altri usi, civili e industriali. Inoltre si prevede che, a causa dei cambiamenti climatici e dell aumento della pressione demografica, nei prossimi decenni una elevata percentuale della popolazione mondiale vivrà in aree dove è presente carenza idrica. Al fine di aumentare la disponibilità di risorse idriche per il settore agricolo, le strategie da perseguire consistono nell aumentare l efficienza d uso dell acqua e nel ricorrere a fonti idriche alternative. Tra queste, le acque reflue urbane depurate rappresentano una risorsa di grande importanza anche in virtù degli elevatissimi quantitativi prodotti. Per questo motivo, il riuso delle acque reflue in agricoltura rappresenta una delle priorità espresse dagli strumenti normativi più recenti in tema di gestione e salvaguardia delle risorse idriche e l importanza del riutilizzo è prevista e sancita anche dalla Comunità Europea che con l articolo 12 della Direttiva 91/271/CEE stabilisce come: le acque reflue che siano state sottoposte a trattamento devono essere riutilizzate ogniqualvolta ciò risulti appropriato. Inoltre, il riciclo produce benefici ambientali e, in particolare, limita l emungimento di acque superficiali e sotterranee (riducendo il rischio di intrusione marina nelle aree costiere); aiuta a ridurre la competizione per l uso delle risorse idriche con gli usi prioritari ; limita gli sversamenti nei corpi idrici con conseguenti rischi di eutrofizzazione. Un aspetto di grande importanza, che risulta invece spesso trascurato o non adeguatamente considerato, è il valore nutrizionale delle acque reflue ossia la disponibilità di elementi nutritivi, che rappresenta, insieme alla disponibilità idrica, la maggiore potenzialità e vantaggio agronomico di queste acque. Di seguito si farà una breve panoramica delle principali problematiche agronomiche e ambientali relative al riuso irriguo delle acque reflue urbane depurate, per poi soffermarsi sugli aspetti relativi al valore fertilizzante delle stesse. DEFINIZIONE Per acque reflue urbane si intende il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali, e/o di acque meteoriche di dilavamento, convogliate in reti fognarie. Dal punto di vista della composizione e delle caratteristiche chimico-fisiche, i reflui urbani sono costituiti da una soluzione debolmente alcalina, molto diluita, contenente sostanze organiche e inorganiche, solidi sospesi e dispersioni colloidali (Lonigro et al., 2007). RISCHI CONNESSI AL RIUTILIZZO IRRIGUO Il riutilizzo irriguo delle acque reflue urbane depurate comporta rischi di natura igienica, sanitaria o ambientale e agronomica. Tali rischi vanno valutati con grande attenzione e considerati di volta in volta data la grande variabilità di caratteristiche e composizione di questo tipo di reflui, che altrimenti 76

77 potrebbero causare impatti anche gravi sullo stato di salute delle risorse (in particolare acqua e suolo) e sulla salute umana (inquinamento microbico, accumulo di metalli pesanti nella catena alimentare). Il rischio igienico è legato alla presenza di microrganismi patogeni per l uomo (batteri, virus, protozoi, elminti). È rappresentato da possibili infezioni a carico di operatori agricoli, dei prodotti irrigati e destinati al consumo fresco ed alla contaminazione di acque di falda. Data la difficoltà di monitorare alcuni organismi patogeni, la qualità delle acque viene valutata mediante l impiego di indicatori di inquinamento fecale (coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali, batteri eterotrofi e spore di clostridi solfito-riduttori) (Lonigro et al., 2007). I criteri generali che regolano la scelta di un microrganismo o di un gruppo di microrganismi come indicatori di contaminazione fecale sono basati su: 1) contemporanea presenza o assenza dell indicatore e del patogeno; 2) presenza dell indicatore e del patogeno in rapporti numerici costanti; 3) comparabilità della resistenza del patogeno e dell indicatore alle condizioni ambientali; 4) facilità di rilevazione dell indicatore (Lonigro et al., 2007). Insieme alla negativa percezione da parte di agricoltori, mass media e presidi autorizzativi, è la severa normativa in materia derivante dal rischio igienico che limita principalmente il riuso irriguo delle acque reflue urbane depurate in Italia. I limiti imposti sono infatti talmente restrittivi (L.185/2003) da rendere necessaria l adozione di processi di affinamento molto costosi che tuttavia non sono sempre giustificati perché non tengono in nessun conto la finalità del riutilizzo (tipo di coltura, tecnica agronomica adottata, ecc.). Il rischio sanitario-ambientale è di natura biochimica. Deriva dalla presenza nel refluo di elementi o composti di natura tossica e/o nociva scarsamente degradabili e quindi tendenti ad accumularsi e a permanere nelle componenti biotiche e abiotiche degli ecosistemi (Lonigro et al., 2007). I principali responsabili di questa problematica sono metalli pesanti e sostanze organiche di sintesi difficilmente monitorabili. Tuttavia i metalli pesanti sono solitamente presenti in piccole quantità perché rimangono nei fanghi durante i processi di depurazione e sedimentazione. I composti organici di sintesi destano invece molta più preoccupazione e potrebbero rappresentare, data la impossibilità di prevederli e monitorarli, un reale ostacolo nel riuso irriguo di acque reflue urbane depurate. Particolare preoccupazione destano i cloro-derivati per i loro effetti sulla salute umana. Negli ultimi anni di grande supporto è risultata la diffusione di test rapidi di eco-tossicità, che consentono di valutare la presenza di sostanze eco-tossiche nelle acque o nei suoli irrigati con acque reflue. PROBLEMATICA O RISCHIO AGRONOMICO I danni alla produttività possono essere originati da: i) danni diretti alle colture (fitotossicità); ii) deterioramento delle caratteristiche del terreno, di natura chimica, fisica, microbiologica, con conseguenti danni indiretti alle colture. Questi ultimi risultano ben più seri. Si tratta a volte di modifiche lente che si evidenziano solo dopo molti anni, che possono presentare entità diversa in funzione delle caratteristiche pedologiche, climatiche, ecc. Le principali caratteristiche e parametri da valutare nelle acque sono: 77

78 I. solidi sospesi (e essudati di origine biologica e biomassa microbica); II. BOD5 e COD; III. sali; IV. composti del cloro (oltre a causare tossicità, il cloro ha effetto disinfettante sulla microflora tellurica); v) V. fluoruri e altre sostanze tossiche, residui di detersivi (soprattutto inorganici), residui di prodotti farmaceutici; vi) VI. elementi nutritivi. L effetto di questi costituenti può essere ascritto alle seguenti tre categorie: salinità, fitotossicità, contenuto in elementi nutritivi. Gli aspetti che interessano maggiormente il riutilizzo irriguo sono la salinità e la presenza di elementi nutritivi rispettivamente per i rischi di deterioramento della risorsa suolo nel lungo periodo e per la notevole potenzialità agronomica. SALINITÀ Il problema è legato alla elevata concentrazione di sali delle acque che, in seguito ad accumulo nel terreno, può portare a riduzione di fertilità e perdita di condizioni di abitabilità. I problemi derivanti dall accumulo di sali sono di tipo osmotico, tossico e legati a squilibri nutrizionali (danno osmotico, nutrizionale e tossico). È importante considerare non solo la quantità ma anche la qualità dei sali presenti. Se la elevata conducibilità elettrica è accompagnata da elevata presenza di Na, in rapporto alla quantità di altri cationi presenti (soprattutto Ca e Mg), il danno potenziale è di natura molto maggiore a causa degli effetti negativi del Na sulla flocculazione delle argille e quindi sulla struttura del terreno. Tali effetti sono tanto più gravi in suoli a grana fine che, per poter essere produttivi, necessitano di condizioni strutturali ottimali. Inoltre, se si considera che la presenza e l accumulo di sali sodici porta anche all incremento del ph (>8,5) con conseguenze negative sulla fertilità chimica (disponibilità di Fe, P e altri microelementi) e biologica (attività batterica N-fissatrice e nitrificante), si intuisce l entità del danno potenziale di tali sostanze. Il rischio legato alla presenza di Na nelle acque viene valutato mediante l indice SAR (sodium absorption ratio), che esprime il rapporto tra Na e Ca + Mg; questo indice può essere corretto (SAR adjusted) in funzione del ph dell acqua in equilibrio con carbonati e bicarbonati e con la CO 2 dell aria tellurica o in funzione dei carbonati totali del suolo. ELEMENTI NUTRITIVI Insieme alla disponibilità idrica, la disponibilità di elementi nutritivi per le colture rappresenta la maggiore potenzialità agronomica delle acque reflue urbane. I reflui urbani sono infatti ricchi in macro (N, P, K), meso (Ca, Mg, S) e micronutrienti (B, Zn, Mn, Mo, Fe, Cu), benché le concentrazioni possano essere estremamente variabili, e pertanto equivalgono ad una soluzione fertilizzante diluita. Tuttavia questa potenzialità è spesso trascurata. I contenuti di nutrienti, e di conseguenza gli apporti, non vengono monitorati e quantificati. Inoltre, i valori soglia per le concentrazioni di N e P fissati dalle normative vigenti in Italia sono restrittivi (L. 185/03; tab. 1) e non tengono conto delle finalità del riuso; in particolare si riferiscono a strategie gestionali e tecnologie di depurazione che partono dal presupposto di dover scaricare le acque depurate 78

79 nei corpi idrici ed i cui limiti di qualità sono in linea con questo obiettivo. Ciò non solo sottrae una risorsa potenziale ma rende più elevati i costi di depurazione. Infine, poiché alcuni elementi possono raggiungere concentrazioni considerevoli, questi aspetti devono essere presi in considerazione nella gestione agronomica, per evitare che si creino al contrario problemi ambientali (rischio di lisciviazione e contaminazione delle acque sotto-superficiali) e/o squilibri nutrizionali. La presenza di elementi nutritivi nelle acque reflue potrebbe invece essere valorizzata non solo attraverso il monitoraggio delle concentrazioni e la quantificazione degli apporti di elementi, ma anche attraverso l adozione di tecniche di trattamento e depurazione semplificate, mirate alla produzione di acque idonee al reimpiego irriguo arricchite in elementi nutritivi (Lopez et al., 2006; Palese et al., 2006). L adozione di strategie di depurazione semplificate produrrebbe numerosi benefici ambientali ed economici, diretti ed indiretti, tra i quali: 1) semplificazione delle operazioni di trattamento delle acque, per esempio con la parziale eliminazione dei processi biologici miranti alla eliminazione dell N e della sostanza organica (Lopez et al., 2006). Ciò consentirebbe inoltre di ridurre i costi di trattamento e le superfici necessarie per gli impianti; 2) riduzione dei costi ambientali di produzione dei concimi e delle emissioni di gas serra; 3) riduzione del rischio di contaminazione dei corpi idrici (beneficio indiretto derivante dalla riduzione degli sversamenti nei corpi idrici e relativo soprattutto al fosforo). Inoltre, i principali benefici economici e per gli agricoltori sarebbero rappresentati da: 1) riduzione dei costi di produzione (per risparmio sugli elementi fertilizzanti); 2) maggiore efficienza d uso dei nutrienti, con possibilità di ridurre ulteriormente gli apporti, grazie alla fornitura degli elementi in soluzione, simulando le condizioni di fertirrigazione. Quest ultimo aspetto, ossia la maggior efficienza d uso delle risorse, si inquadra anche come beneficio ambientale. Infine, la presenza di meso e micronutrienti potrebbe determinare un miglioramento qualitativo delle produzioni. Per poter beneficiare al meglio di questi vantaggi è necessario ricorrere ad una razionale gestione agronomica ed in particolare conoscere: i) le potenzialità di apporto da parte delle acque: concentrazioni, volumi stagionali di irrigazione (soprattutto in relazione ai macro elementi); ii) iii) i fabbisogni delle colture; iii) il contenuto di elementi che possono influire sulla qualità delle produzioni e sull insorgere di squilibri nutrizionali (soprattutto in relazione a meso e micro nutrienti). POTENZIALITÀ DI APPORTO E FABBISOGNI DELLE COLTURE La stima degli apporti deve tener conto delle concentrazioni medie degli elementi nelle acque e dei volumi stagionali di irrigazione, che dipendono dal tipo di coltura. Questi valori devono inoltre essere raffrontati ai fabbisogni delle colture. Facendo riferimento all N, l elemento richiesto dalle piante nelle maggiori concentrazioni e responsabile di fenomeni di inquinamento (lisciviazione, emissioni), se si ipotizzano concentrazioni medie variabili tra 15 (concentrazioni ammesse dalla 185/03, tab. 1) e 30 mg l -1 e volumi stagionali di irrigazione pari in media a 2000 e 4000 m 3 ha -1, per colture come la 79

80 vite e il pomodoro da industria, attraverso le acque reflue si apporterebbero nel corso della stagione irrigua quantitativi di nutrienti compresi tra: 30 e 60 kg ha -1 di N nel caso della vite; 60 e 120 kg ha -1 di N nel caso del pomodoro da industria. Considerando che i fabbisogni nutrizionali (calcolati in termini di asportazioni di elementi nutritivi) sono pari a circa 200 kg N ha -1 per il pomodoro da industria (ipotizzando una produzione pari a 100 t ha -1 ), quantitativi pari a kg di N non possono essere trascurati nella gestione della coltura. Studi pluriennali condotti in Italia su olivo utilizzando acque reflue urbane derivanti da processi di depurazione semplificati (parziale eliminazione dei processi biologici per la eliminazione dell N e della sostanza organica), e pertanto arricchite in elementi nutritivi, hanno mostrato come tali acque fossero in grado di fornire circa il 50% del fabbisogno nutrizionale di N e K della coltura (55 kg su 118 kg N ha -1 ; 51 kg su 100 kg K ha -1 ) (Lopez et al., 2006), nonché come la distribuzione graduale degli elementi nel corso del ciclo colturale determinasse uno sviluppo vegeto-produttivo delle piante più equilibrato (Palese et al., 2006). QUALITÀ DELLE PRODUZIONI E SQUILIBRI NUTRIZIONALI Alcuni elementi nutritivi apportati attraverso le acque reflue, ed in particolare meso e micro nutrienti, possono avere notevole influenza sulla qualità delle produzioni e sulla conservabilità dei prodotti in post-raccolta. Tale aspetto, che può rappresentare un importante vantaggio economico, risulta ancora poco indagato. I risultati di ricerche mostrano infatti effetti positivi, anche se non in modo univoco, su qualità e conservabilità dei prodotti (contenuto in solidi solubili totali, qualità in post- raccolta) (Lurie et al., 1996; Morgan et al., 2008). Tuttavia anche questi aspetti devono essere valutati con attenzione per la possibilità che insorgano squilibri nutrizionali. Per squilibri nutrizionali (nutrient imbalances) si intendono alterazioni della crescita/produzione e dell equilibrio vegeto-produttivo dovuti a: eccessivo o limitato apporto di alcuni nutrienti (N, Mg, K); limitata disponibilità indotta da effetti competitivi (sui siti di scambio; sui siti di assorbimento ionico) o da variazione nelle condizioni di ph e potenziale di ossidoriduzione nel suolo (Fe, P - Zn). Alcuni esempi riguardano l eccesso di vigoria determinato da eccesso di N (vite, nettarine); la carenza di Ca o K indotta da eccesso di sodio; la riduzione nella crescita delle piante in presenza di rapporti Ca/Mg non equilibrati. Bassi rapporti Ca/Mg possono limitare inoltre l assorbimento di K, richiedendo maggiori apporti di questo elemento. CONCLUSIONI Le acque reflue urbane depurate possono rappresentare una risorsa di importanza strategica non solo dal punto vista delle disponibilità idriche ma anche di quelle nutrizionali. Si tratta di una risorsa con caratteristiche estremamente variabili che necessitano pertanto di essere monitorate. I macro nutrienti in essa contenuti potrebbero contribuire a soddisfare i fabbisogni nutrizionali delle colture, riducendo gli apporti di fertilizzanti. La presenza di meso e micronutrienti può inoltre contribuire al miglioramento della qualità delle produzioni; tale aspetto necessita di ulteriori indagini. 80

81 Infine, la possibilità di ricorrere a trattamenti semplificati per la produzione di acque destinate al riuso irriguo, con l ottenimento di acque arricchite in elementi nutritivi, consentirebbe non solo di ridurre i costi di trattamento ma di fornire una risorsa di grande valore agronomico, con evidenti benefici economici ed ambientali. BIBLIOGRAFIA Lonigro A., Catalano M., Rubino P., Impiego in agricoltura di acque reflue urbane depurate nel rispetto della sostenibilità ambientale. Italian Journal of Agronomy, 2: Lopez A., Pollice A., Lonigro A., Masi S., Palese A.M., Cirelli G.L., Toscano A., Passino R., Agricultural wastewater reuse in southern Italy. Desalinization, 187: Lurie S., Zilkah S., David I., Lapsker Z., Arie R.B., Quality of Flamekist nectarine fruits from on orchard irrigated with reclaimed sewage water. Journal of Horticultural Science, 71: Morgan K.T., Wheaton T.A., Parsons L.R., Castle W.S., Effects of Reclaimed Municipal Waste Water on Horticultural Characteristics, Fruit Quality, and Soil and Leaf Mineral Concentration of Citrus. HortScience, 43(2): Palese A.M., Celano G., Masi S., Xiloyannis C., Treated municipal wastewater for irrigation of olive trees: effects on yield and oil quality. The Second International Seminar on Biotechnology and Quality of Olive Tree Products around the Mediterranean Basin, Marsala, Italy, Proceedings 2 (2006), Tabella 1. Valori limite delle acque reflue all uscita dell impianto di recupero per alcuni parametri chimico-fisici (185/03). 81

82 Dr. Silvio Tafuri - Dottore di Ricerca in Igiene, Sanità Pubblica Sicurezza Alimentare. Epidemiologo- Osservatorio Epidemiologico Regione Puglia - Evoluzione della rete dei depuratori nella provincia di Bari ABSTRACT La Regione Puglia è considerata un area a elevato rischio di dissesto idrogeologico sia per le caratteristiche orografiche, sia per i problemi della rete integrata delle acque. Per questo motivo, fin dal 2000, il Ministero dell Ambiente ha nominato un Commissario per l emergenza ambientale, che è stato affiancato da una Commissione Tecnico Scientifica composta, tra l altro, da docenti di discipline igienistiche dell Ateneo Barese. La normativa regionale pugliese identifica diversi attori responsabili del processo autorizzativo e di controllo degli impianti di depurazione. L autorizzazione di un nuovo impianto di depurazione ovvero della modifica del processo di funzionamento o del corpo recettore di un impianto preesistente compete alla Provincia, acquisiti i pareri del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della ASL e dell agenzia Regionale per l Ambiente. Tali pareri possono essere forniti, nell ottica del processo di semplificazione amministrativa, nel corso di periodiche conferenze dei Servizi. L autorizzazione viene rilasciata con determina del competente dirigente della provincia che, di norma, dovrebbe trasmetterla agli enti deputati ai controlli periodici (ARPA) e alla generale vigilanza igienico-sanitaria (SISP). Già nel 2000, l Istituto di Igiene dell Università degli Studi di Bari aveva censito i servizi di approvvigionamento, adduzione e distribuzione del territorio regionale; ad oggi tale censimento è in corso di aggiornamento e sono disponibili i dati relativi alla provincia di Bari. Nel 2000 erano presenti nella provincia di Bari 26 depuratori, mentre nel 2013 nella provincia di Bari sono stati censiti 25 impianti di depurazione in quanto i 2 depuratori presenti nel Comune di Alberobello sono stati accorpati in un unico impianto, mentre la rete delle strutture nella provincia risulta invariata. Nel periodo , il 72% degli impianti ha subito un processo di ristrutturazione, Il meccanismo di depurazione utilizzato dagli impianti è stato modificato, con riduzione degli impianti a fanghi attivi e aumento delle vasche Imhoff (Tabella 1). 82

83 Tabella 1. Distribuzione degli impianti di depurazione per tipologia tecnologica, ASL Bari, anni 2000 e 2013 Biologico a fanghi attivi Vasche Imhoff 2 10 Terziario 1 5 Vasche di decantazione Vasche di sedimentazione Anche la tipologia di corpo recettore si è modificata, con abbandono dello scarico in sottosuolo, proibito dalla normativa vigente (Tabella 2). Tabella 2. Distribuzione degli impianti di depurazione per tipologia di corpo recettore, ASL Bari, anni 2000 e Mare 10 8 Acquifero delle murge 1 10 Sottosuolo 12 0 Torrente 2 0 Corpo idrico superficiale 1 3 Voragine 0 1 Canale irrigazione 0 0 Lama 0 3 Sia nel 2000 sia nel 2012 tutti gli impianti sono stati oggetto di controlli dei prodotti di depurazione sia di tipo chimico fisico che biologico. 83

84 Nel 2000, per 20 (77%) impianti è stato eseguito un numero di controlli chimico fisici superiore a 10. Il 73% dei controlli è risultato non favorevole. Nel 2012, per 8 (32%) impianti è stato eseguito un numero di controlli chimico fisici superiore a 10. Tutti i controlli risultano non conformi ai limiti previsti dalla normativa. Per quanto riguarda i controlli biologici, nel 2000 su 25 (96%) depuratori sono stati eseguiti un numero di controlli superiore 10. In 17 (65%) impianti tutti i controlli sono risultati non favorevoli. Nel 2012, per 5 (20%) impianti è stato effettuato un numero di controlli biologici superiore a 10. In 19 (76%) impianti tutti i controlli risultano non conformi. Da un punto di vista della valutazione di impatto ambientale degli impianti di depurazione, si osserva che in provincia di Bari sono diversi gli stabilimenti di balneazione in cui si osservano indicatori di inquinamento delle acque; tuttavia, la proporzione di controlli non conformi si riduce drasticamente negli ultimi dieci anni (Tabella 3). Tabella 3. Proporzione di punti di prelievo delle acque di balneazione con controlli microbiologici non conformi, anni 2000 e Inoltre, il non corretto funzionamento degli impianti di depurazione provoca diversi problemi igienico sanitari, come l infestazione da artropodi. Una recente indagine svolta dalla cattedra di Igiene dell Università degli Studi di Foggia ha infatti dimostrato la presenza, tra gli altri, di Aedes Albopictus, la cosiddetta zanzara tigre, in diversi comuni pugliesi (Figura 1). Figura 1. Comuni pugliesi in cui è segnalata l infestazione di Aedes Albopictus. 84

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