Rassegna stampa. 26 gennaio Responsabile : Claudio Rao (tel. 06/ claudio.rao@oua.it)

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1 Ufficio stampa Rassegna stampa 26 gennaio 2007 Responsabile : Claudio Rao (tel. 06/ claudio.rao@oua.it) 1

2 SOMMARIO Pag. 3 ANNO GIUDIZIARIO: Inaugurazione anno giudiziario: avvocati polemici (osservatorio sulla legalità) Pag. 4 ANNO GIUDIZIARIO: In Cassazione prevista una cerimonia quasi sottotono (diritto e giustizia) Pag. 5 ANNO GIUDIZIARIO: Di Nicola: in crescita i "crimini invisibili" (la stefani) Pag. 6 CONSULTA:Consulta : incostituzionale inappellabilita' legge Pecorella (osservatorio sulla legalità) Pag. 7 CONSULTA: Le scelte per il futuro arriveranno dopo il deposito della Consulta (il sole 24 ore) Pag. 8 STATO GIUSTIZIA: Castelli: la Giustizia latita coi latitanti e promette processi brevi. È la Maga Magò? di Sen. Roberto Castelli (la padania) Pag.10 STATO GIUSTIZIA: Udienza di programma, una soluzione efficace di Francesco Contini Marco Fabri - Cnr- Istituto di ricerca sui sistemi giudiziari (il sole 24 ore) Pag.11 UFFICI GIUDIZIARI: Mastella: Trasloco entro febbraio (il denaro) Pag.12 PROFESSIONI: Storia di un ddl fantasma - di Elisa Pastore (mondo professionisti) 2

3 OSSERVATORIO SULLA LEGALITA Inaugurazione anno giudiziario : avvocati polemici Si svolgera' oggi in Cassazione la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2007, alla presenza del capo dello Stato. Le cerimonie di inaugurazione nei singoli distretti si terranno domani. Nelle intenzioni della Corte, che aveva emanato una circolare, in linea con le modifiche introdotte dalla L. 150/2005 l'evento odierno dovrebbe assumere le forme di un pubblico dibattito sull'amministrazione della giustizia, "un autentico momento di pacato confronto fra magistrati, avvocati ed esponenti delle istituzioni sui complessi temi della giustizia". Tuttavia i penalisti - che nel frattempo hanno proclamato lo stato di agitazione contro il progetto di riforma dell'ordinamento giudiziario - hanno deciso di non intervenire. A seguito dell'invito all'assemblea Generale della Corte di Cassazione, ma avendo acquisito l'impossibilita' di intervenire con proprie dichiarazioni, l'ucpi, con una nota del presidente Oreste Dominioni e del segretario renato Borzone ha infatti deciso di non partecipare alla cerimonia e si ripromette di svolgere le proprie considerazioni in un documento successivo. Critico invece sul sistema giustizia l'organismo unitario dell'avvocatura, secondo cui non c'e' niente da festeggiare. Michelina Grillo, presidente Oua, ha dichiarato: "La giustizia è gravemente malata e con essa la democrazia... ci confrontiamo tutti i giorni con una condizione professionale invivibile, come dimostra anche la recente sentenza del giudice di Pace partenopeo, Renato Marzano, che ha condannato il dicastero della Giustizia a risarcire con 100 euro, più spese legali, gli 80 avvocati che avevano fatto causa per lo stress determinato dai disagi nello svolgimento dell attività forense presso gli uffici giudiziari napoletani... i processi sono lunghi e i tribunali sono un disastro". Grillo attribuisce la responsabilita' in larga parte ad una classe politica "che non ha saputo mettere da parte i particolarismi, che non ha avuto la capacità di uscire da sterili contrapposizioni e da inutili logiche di schieramento. Percio' l'oua, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario di domani nelle Corti d'appello, consegnera' come monito ai rappresentati del Governo il libro di Piero Calamandrei: Troppi avvocati che ironizza sulla condizione degli avvocati e sul disinteresse della politica per le loro esigenze e la dignita' del ruolo. Mauro W. Giannini 3

4 DIRITTO E GIUSTIZIA Inaugurazione dell'anno giudiziario: in Cassazione prevista una cerimonia quasi sottotono Quasi sottotono, senza inno e con meno guide rosse del solito, prenderà il via ufficialmente oggi alle undici in una Cassazione funestata dalla mancata nomina del Primo presidente e da una spiacevole sequela di ricorsi amministrativi che hanno irritato il Quirinale - la cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario Nessuna banda, infatti, suonerà l'inno nazionale come avrebbe - invece - voluto il ministro della Giustizia Clemente Mastella che, lo scorso otto gennaio, aveva annunciato il ritorno delle note di Mameli eseguite dalla Polizia penitenziaria. Pare che una volontà più forte si sia opposta a quella del Guardasigilli e non si rinviene nessuna traccia di musica nel protocollo del cerimoniale al quale, alacremente, si sta lavorando negli uffici della Suprema Corte che questo anno subisce - per la prima volta - l'impasse di non avere un Primo presidente a fare gli onori di casa. Il compito di ricevere Napolitano e Mastella nel cortile d'onore del 'Palazzaccio' - nonchè l'onere di leggere nell'aula magna la relazione sullo stato della giustizia - toccherà al presidente di sezione piu' anziano, ossia a Gaetano Nicastro, titolare della Terza sezione civile. Siciliano di Acireale, dove è nato settantaquattro anni fa, Nicastro - sguardo vivace e temperamento cordiale - è entrato in magistratura nel 1959 e dal 1987 è inquadrato nei ranghi della Cassazione. Oltre ad essere un esperto in contratti e responsabilità professionale, soprattutto medica, è uno studioso di storia della Chiesa, storia del diritto canonico e dei rapporti tra Stato e Chiesa. Sarà lui che proclamerà ufficialmente aperto l'anno giudiziario: ad ascoltarlo nelle prime - ma non primissime - file del parterre ci sara' anche Vincenzo Carbone, il Presidente aggiunto della Cassazione, bocciato dal Csm nel concorso a Primo presidente sulla poltrona occupata da Nicola Marvulli fino allo scorso 29 ottobre. Fatale gli è stato un incarico universitario non autorizzato. E ancora più l'aver adombrato, nel suo ricorso al Tar, irregolarità nello svolgimento della votazione che lo ha stroncato e che era presieduta da Napolitano. Proprio dal Quirinale, il 30 dicembre, è arrivato lo 'stop' all'ipotesi che fosse Carbone - in quanto toga più alta della Suprema Corte - a fare le veci del Primo presidente. In quaranta minuti Nicastro illustrerà la situazione, sempre difficile, delle aule di giustizia e dei processi lumaca: ieri ha dato l'ultima limatura per prendere atto del sospirato 'requiem', pronunciato dalla Consulta, alla legge Pecorella tanto avversata dai giudici. Dopo di lui parleranno il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, il Procuratore generale Mario Delli Priscoli, il ministro Mastella, l'avvocato generale dello Stato Oscar Fiumara, il Presidente del Consiglio Forense Guido Alpa. Hanno otto minuti di tempo per i loro interventi al cospetto - oltre che di Napolitano seduto sulla poltrona damascata rossa e di 13 ministri comunitari colleghi di Mastella - del premier Romano Prodi, dei Presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti e Franco Marini. 4

5 LA STEFANI (settimanale bolognese di inchieste e servizi) Di Nicola: in crescita i "crimini invisibili" Il procuratore capo è preoccupato dall aumento dei reati economici, finanziari e dalle estorsioni mafiose. Anche il profilo dei criminali sta cambiando: «professionisti di passaggio dai metodi sempre più violenti» e nel traffico di droga Bologna si conferma punto di transito e di consumo. «Ma noi magistrati lamenta - abbiamo sempre meno potere» L'inaugurazione dell anno giudiziario è l'occasione per fare il punto sulla sicurezza in città. Le statistiche annuali sulla qualità della vita, come quelle del Sole 24 Ore e di Italia Oggi, attribuiscono a Bologna, a questa voce, un punteggio da ultima della classe: posizione che occupa già da diversi anni. Si può discutere questi dati: che del resto dipendono dai delitti "visibili" cioè, di solito, dalle denunce. Dove più si denuncia, c è più riscontro dell attività criminale. E' critico il procuratore Enrico Di Nicola: per lui questa è «una città sicura, dove i cittadini denunciano tutti i reati e il crimine non ha il controllo del territorio". Questo è un bene e un male: e lo spiega la relazione preparata per l anno giudiziario. Tra i crimini in crescita, a preoccupare più i magistrati sono proprio quelli invisibili. I reati economici e finanziari "puri", ad esempio, più difficili da perseguire. Le estorsioni mafiose, opera dei gruppi meridionali o stranieri, non vengono denunciate perché colpiscono i "connazionali", gente del sud trapiantata in Emilia o immigrati. Le vittime sono soggetti deboli, impotenti e con un rapporto precario con la città. Discorso simile per i reati di droga. Bologna è un punto di transito e di consumo, ma non di deposito: la droga viene dal sud e prosegue il suo viaggio; lo smistamento permette anche di riciclare denaro sporco. Qui la procura muove un lamento. «C'è un escalation di attività intese a sottrarre potere a noi magistrati, iniziata con il governo Berlusconi e che prosegue" spiega Di Nicola (in foto). Ne è prova, a proposito dell'anno giudiziario, il fatto che a tenere la relazione sarà il giudice della corte d'appello, e non il procuratore: una modifica istituita dal 2005, all'interno della revisione dell'ordinamento giudiziario, che non è di sola forma. «Qualche volta la forma è sostanza: non c è nessuno più competente della procura a riferire sull'attività penale, il controllo, le indagini e l'accusa di chi delinque". Questa retrocessione vorrebbe punire l'"impertinenza" dei magistrati verso l'esecutivo; ma soprattutto, sarebbe parte di una strategia tesa a limitarne l attività verso i cosiddetti reati invisibili. Tra quelli "visibili", invece, preoccupa il dato sulle rapine, specialmente ai danni degli istituti di credito. E' cambiato il profilo dei criminali: «Sono professionisti di passaggio dai metodi più violenti; sempre più spesso vengono usate armi da fuoco». In aumento anche le segnalazioni di abusi sessuali su donne e bambini: aumento modesto, e però costante, da qualche anno. «Questo è un buon segno, paradossalmente. Perché significa che non aumentano tanto i reati, quanto le denunce; e a denunciare sono anche donne straniere, che normalmente sono più soggiogate alla violenza domestica». Ecco, questa è la buona notizia. Secondo la ricerca del Sole, i reati commessi a Bologna sono cresciuti del 20% negli ultimi cinque anni: «Sarò un ottimista inguaribile, e so che altri non sono d'accordo, ma interpreto questo dato come una crescita di fiducia nella giustizia». E' forse vero che si delinque di più, ma soprattutto si denuncia di più. Eppure, anche secondo i sondaggi "soggettivi", che cioè indagano il sentimento e la percezione degli abitanti, Bologna è bocciata al capitolo sicurezza; come quello svolto recentemente da IPR marketing, che colloca la città al 96 posto su 103. E probabile che questo dipenda da una prospettiva spiazzata, quella di una città di provincia, benché evoluta su più fronti come una metropoli, davanti alle nuove realtà dell'immigrazione e del degrado urbano. Si deve inoltre distinguere tra sicurezza e degrado. E' frequente che quando i bolognesi lamentano la mancanza della prima, pensino invece al diffondersi del secondo. Incultura, individualismo, perdita di senso civico e di senso legalitario: come lo si definisca, è un fenomeno chiaro e sfacciato, all'estremo opposto, in una scala di visibilità dei fenomeni, rispetto ai grandi reati economici e finanziari. Nessuno dei due piace al procuratore Di Nicola; e tuttavia, è bene non confonderli 5

6 OSSERVATORIO SULLA LEGALITA Consulta : incostituzionale inappellabilita' legge Pecorella Il PM puo' presentare appello contro una sentenza di assoluzione di primo grado. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale ritenendo illegittimo quanto disposto dalla legge Pecorella, approvata nella scorsa legislatura. La Corte costituzionale ha accolto le questioni di incostituzionalità proposte dalle corti di Appello di Venezia, Brescia, Milano, Bologna e Roma dichiarando incostuzionale l'articolo 1, che sanciva il divieto di appello per il PM e anche l'articolo 10 della legge, che bloccava il ricorso in appello proposto dal PM anche per le sentenze di proscioglimento precedenti al 9 maggio 2006, data di entrata in vigore della legge. La legge Pecorella era gia' stata rinviata alle Camere per incostituzionalita' a suo tempo dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ma in seconda battuta egli aveva dovuto necessariamente firmarla. La legge era stata oggetto di un vivace dibattito, in parlamento e nel Paese, fra ipergarantisti e coloro che la consideravano una norma "ad personam". Ne aveva parlato anche la stampa straniera e l'economist aveva scritto: "Silvio Berlusconi, il presidente del Consiglio italiano, si avvia a portare a termine il suo incarico cosi' come l'aveva cominciato, nell'estate del 2001: con un violento attacco al sistema giudiziario. In uno dei suoi ultimi atti prima delle elezioni di aprile, il Parlamento italiano ha votato una legge presentata da Gaetano Pecorella, che e' avvocato del Signor Berlusconi e anche parlamentare di Forza Italia, il suo partito politico. Nel giugno 2001, il Signor Pecorella, che e' presidente della Commissione Giustizia della Camera, era stato anche relatore di una legge per ridurre la gravita' del reato di falso in bilancio, per il quale il presidente del Consiglio si trovava allora sotto processo...". L'Unione delle Camere penali valutava positivamente il provvedimento, considerandolo un progresso per i diritti dei cittadini, e commentando che si trattava di un esempio "di grande civiltà e correttezza". Inoltre promettevano di denunciare "qualsiasi resistenza interpretativa che stravolga la ratio della legge". L'Organismo unitario dell'avvocatura - pur giudicando il principio giusto - criticava il "continuo ricorso ad interventi settoriali sganciati da un progetto organico di riforma". Mentre le associazioni delle toghe ritenevano che la legge compromettesse il principio costituzionale della parita' delle parti nel processo, l'allora primo presidente della Corte Costituzionale, Nicola Marvulli, dichiaro' che la legge "distrugge" la funzione assegnata alla suprema Corte. Oggi Ernesto Aghina e Carlo Citterio, rispettivamente presidente e segretario generale del Movimento per la giustizia commentano che la decisione della Consulta "conferma che nella precedente legislatura vi sono stati interventi normativi consapevolmente adottati in contrasto con i principi costituzionali, nonostante specifici e approfonditi tempestivi rilievi da parte della magistratura e della comunità scientifica" e si rammaricano "per gli effetti distorsivi che norme incostituzionali hanno sin qui determinato sulla già disastrata giurisdizione".in attesa delle motivazioni della sentenza, i due esponenti delle toghe rilevano che "viene meno un altro 'alibi' perche' la nuova maggioranza parlamentare non ridisciplini le più discusse recenti normative in materia di giustizia, secondo gli impegni di programma e senza scaricare le proprie responsabilità sul giudice costituzionale" e concludono che "la politica ben può criticare ma deve rispettare le decisioni di ogni giudice, e specialmente della Corte costituzionale, garante del rispetto dei principi indisponibili anche allo stesso Legislatore ordinario; continuare a proclamare che i giudici agiscono nel modo purtroppo tipico della peggior politica partitica (o con me o contro di me, e perciò decido in un modo o nell'opposto) è solo segno di ulteriore degrado e mancanza di cultura delle Istituzioni".Il problema - ricorda l'osservatorio sulla legalita' e sui diritti - e' che viene fatta passare l'idea scorretta che il PM sia la pubblica accusa, il che nell'ordinamento giudiziario italiano non e' vero. Il Pubblico Ministero e' infatti colui che nel processo opera per conto dello Stato, quindi dei cittadini, anche quelli che non sono direttamente vittime o parte civile nel processo ma hanno diritto a che sia assicurata la giustizia. Il suo compito e' contribuire all'accertamento della verita', ed infatti spesso chiede l'archiviazione prima del processo o l'assoluzione nel corso di esso, ove non trovi prove sufficienti per l'incriminazione o si convinca dell'innocenza dell'imputato. E' ovvio che non e' questa l'immagine che viene fatta passare su certa stampa e quindi nell'immaginario collettivo. L'Osservatorio si era espresso negativamente sull'abolizione dell'appello in caso di proscioglimento gia' quando Berlusconi dichiaro' la volonta' di vararlo, nel Rita Guma 6

7 IL SOLE 24 ORE Le scelte per il futuro arriveranno dopo il deposito della Consulta Sono 921 gli appelli dichiarati inammissibili in base alla legge Pecorella nel primo semestre 2006.Il dato è stato rilevato dalla Direzione generale di statistica del ministero della Gi ui, ma è considerato interiore a quello reale perché in io Corti d appello (tra cui Roma, Firenze e Torino) sulle 29 sondate non ci sarebbe stato neanche un appello dichiarato inammissibile. Il che appare quanto meno improbabile. Peraltro, anche in Cassazione quantificano in un migliaio i ricorsi presentati sulla base della Pecorella e a essi farà riferimento, questa mattina, Gaetano Nicastro, presidente della terza sezione civile della suprema Corte, al quale spetterà il compito di leggere la relazione generale dell anno giudiziario. Da ottobre scorso, infatti, il posto di primo presidente è rimasto scoperto perché Nicola Marvulli è andato in pensione. E il presidente aggiunto Vincenzo Carbone, dopo la bocciatura da parte del Csm e il suo successivo ricorso al Tar del Lazio (nel quale contesta, tra l altro, la regolarità della votazione, imputandola indirettamente al Capo dello Stato) è stato invitato proprio da Giorgio Napolitano ad astenersi dal presiedere la cerimonia. E per evitare «imbarazzi», è probabile che Carbone non si presenti affatto nell Aula magna della Cassazione. Nella sua relazione sull andamento della giustizia nel 2006, Nicastro parlerà della Pecorella e delle ricadute negative sul lavoro della Cassazione (si veda «Il Sole-24 Ore» del 9 gennaio), soprattutto in termini di produttività, che è scesa, rispetto al 2005, del per cento. Migliaia di processi già pronti per la decisione sono stati rinviati per consentire alle parti di «aggiungere» nuovi motivi di ricorso così come prevede la Pecorella. Il che ha inciso negativamente, oltre che sul numero di processi definiti nell anno, sulla loro durata. Stamattina, anche il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, parlerà della Pecorella e della bocciatura della Consulta. Il ministro dirà che, una volta depositata la sentenza, si farà carico, se necessario, di un intervento legislativo di raccordo tra quel che resta della legge 46 e le norme in vigore. E anche in Cassazione aspettano la sentenza, tant è che ieri alcuni processi figli della Pecorella sono stati rinviati. Donatella Stasio 7

8 LA PADANIA Castelli: la Giustizia latita coi latitanti e promette processi brevi. È la Maga Magò? di Sen. Roberto Castelli Signor Ministro, il 2006 ha riportato probabilmente un po di serietà. Se le parole hanno un senso significa che prima non c era. Bene, signor ministro, raccolgo la sfida e quindi vedrò di impostare il mio intervento su questo piano. Intanto credo che Lei avrebbe dovuto leggersi l articolo di legge che introduce questa novità. Lei è qui per fare un rendiconto dell anno passato e per illustrare al Parlamento sovrano le politiche dell anno in materia di Giustizia. In materia di Giustizia, Signor Ministro. E allora la politica della giustizia si gioca oggi con una parte importante a livello internazionale. Lei ha partecipato al G8 in Russia Signor Ministro: Le sembra serio non aver detto una parola sull argomento? E l Europa? L attività in consiglio Gai (il consiglio dei ministri dell Interno e della Giustizia di tutta l Ue) in Europa è fondamentale: in questi ultimi anni essa ha assunto valore cogente per le legislazioni nazionali. Le decisioni quadro devono essere trasposte obbligatoriamente nella legislazione domestica. Le direttive Cee vanno obbligatoriamente recepite.tutto ciò avviene con procedure opache di cui il Parlamento non sa nulla. Cosa ha fatto in questi mesi nel chiuso di un Consiglio di cui non esiste nemmeno resoconto? Quali decisioni assumerà quest anno? Secondo quali direttive? Nella sua relazione c è il vuoto assoluto. Nulla, zero. Le sembra serio tutto ciò?lotta al terrorismo internazionale, la cooperazione giudiziaria, la caccia ai terroristi latitanti; cosa ha fatto e cosa farà per catturare Cesare Battisti... non si ha nessuna informazione. Le sembra serio tutto ciò?certo lei appartiene a un governo che i terroristi preferisce premiarli con cariche parlamentari o con consulenze. Ci sarà anche Lei a ricevere un noto latitante, scampato alla pena per prescrizione del reato, quando verrà ricevuto con tutti gli onori alla Camera, come è già stato annunciato? E, per stare in tema, il parlamento ha diritto di sapere cosa farà sul caso Abu Omar. Anche qui il silenzio più assoluto. Le sembra serio tutto ciò signor ministro?lei poi si è completamente dimenticato dei professionisti. Un tema importantissimo, fondamentale per il futuro del Paese. Per il ministro della Giustizia, di fronte al Parlamento, non esistono, non ci sono; zero. Esiste un fantomatico suo disegno di legge in materia, mai presentato alle Camere. Vuol dirci, di grazia, che intenzioni ha su questo punto? Ci dica se ha abdicato in favore del suo collega Bersani che ormai legifera a colpi di decreto in vece sua su questa materia, tra l altro in direzione perfettamente opposta ai suoi intendimenti. Ma adesso finalmente si è seri. Giusto signor ministro? In realtà lei nella sua lacunosa relazione si è occupato di soli due argomenti. Uno sta a cuore a lei: come liberare dalla detenzione il maggior numero possibile di criminali. Il secondo, che sicuramente è fondamentale poiché sta a cuore all Anm, è l esercizio della giurisdizione. Partiamo dal secondo, ripeto, centrale, ma che non è il solo, come ho dimostrato. Tanti bei propositi, molte giustificazioni, qualche tentativo di addossare responsabilità al precedente governo. Infine l annuncio bomba: i processi dovranno durare al massimo 5 anni. Come, signor ministro? Attraverso quali strumenti? L unico decisivo che si può presumere è la bacchetta magica. Userà quella del Mago Merlino, della Fata Turchina o della Maga Magò? E se il processo non finirà, cosa succederà? Punirà i magistrati? Risarcirà le parti? Basta vedere le reazioni sui giornali per capire che siamo di fronte ad un ballon d essai. Noi, credo, veramente e più seriamente abbiamo affrontato il problema con atti concreti, che in Parlamento vogliono dire leggi. Ecco quali: riforma dell ordinamento giudiziario, riforma di una parte del codice civile, riforma delle procedure concorsuali. Sulla riforma dell ordinamento giudiziario avete mantenuto nove decreti legislativi: ci vuole dire quali effetti hanno avuto sul sistema? La riforma del 8

9 disciplinare quali effetti sta avendo? E la riforma dell ufficio del procuratore? Vuoto assoluto, silenzio tombale. E per il manager di corte d appello? È un decreto legislativo importante che prevede un primo decentramento dal punto di vista amministrativo del ministero della Giustizia. A che punto sono le procedure? E per la scuola della magistratura? Quali novità ci sono? Per la riforma del codice civile, gli avvocati mi dicono che sta portando effetti positivi. Vorremmo sapere da Lei, signor ministro, se state monitorando la situazione anche per non legiferare al buio. È stata fatta una riforma delle procedure concorsuali che gli operatori aspettavano: ci sarebbe piaciuto che il ministro relazionasse il parlamento sugli effetti di questa riforma. Perché queste riforme, una volta approvate diventano patrimonio non di questo o quel governo ma di tutto il Paese. Invece nulla. Allora ricordiamo le parole del Governatore della Banca d Italia: «La recente riforma ha favorito una più precoce emersione dello stato di crisi e una rapida ristrutturazione di imprese: ha snellito e ammodernato le procedure di liquidazione». Vede, signor Ministro, non è sufficiente autoattribuirsi patenti di serietà per essere veramente seri. Bisogna dimostrarlo con atti concreti che fino ad ora, tranne uno su cui poi ci soffermeremo, non si sono visti. Infine vorrei ricordare che il Presidente Rognoni, nel suo discorso di commiato in Cassazione dell anno passato, elogiò la collaborazione con il mio dicastero in merito al tema di valutazione dell efficienza degli uffici. Questo è uno strumento importante nelle sue mani. Che fine ha fatto? Lo usa? Non lo vuole usare? Non glielo lasciano usare? Il fatto è che lei tutte queste cose non ce le ha dette perché non interessano per nulla all Anm. A questa associazione interessava cancellare la riforma che porta il mio nome, restaurare e rinsaldare il potere della magistratura sul ministero. Operazione peraltro riuscita solo in parte. Ora vengo al secondo dei due argomenti di cui lei ha parlato: l indulto. Lei qui, con coerenza che le va riconosciuta, ha difeso questo provvedimento, al contrario di molti che l hanno votato e ora fanno finta di non ricordarsene. E inoltre dice, cito testualmente: «Voglio anche dire con forza che la stella polare della mia azione di governo non sono associazioni o gruppi professionali, pur autorevoli ed influenti, bensì i cittadini». Qui siamo nel grottesco. Lei è davvero convinto che l indulto è andato a favore dei cittadini? Ne è davvero convinto? Ma signor ministro, l abbiamo vista sui giornali brindare con i detenuti per festeggiare l indulto. Facciamo una prova, usciamo ora insieme per le vie della città. Credo che faremo fatica a trovare qualche cittadino disposto a brindare in favore dell indulto.vede signor ministro, una delle cose per cui io vado più fiero è che se ora incontriamo quegli stessi cittadini, io a ciascuno di loro posso dire, guardandolo negli occhi, io insieme al governo e alla maggioranza che mi sosteneva non ho mai messo a repentaglio la tua sicurezza. Questo governo invece è il governo della resa. Si è arreso alla magistratura militante vanificando il principio della separazione dei poteri, si è arreso di fronte alla criminalità con l indulto. Il sottosegretario alla Giustizia, Luigi Manconi, ha mentito in Commissione Giustizia del Senato quando dichiarò che sarebbero usciti 13 mila detenuti, invece sono già 22 mila, dati ufficiali del ministero. Lei, signor ministro, si è arreso sul piano delle risorse. Bersani e Finanziaria hanno vulnerato la capacità di spesa del ministero della Giustizia, i magistrati onorari sono rimasti senza stipendio. Avvocati professionisti, giudici di pace, polizia penitenziaria, hanno tutti scioperato per protestare contro questo Governo. I cittadini a cui lei fa riferimento le hanno esternato tutto il loro scontento. Lei rischia di diventare il ministro dei detenuti: bilancio magro, in linea con quello fallimentare di tutto il governo Prodi. 9

10 IL SOLE 24 ORE ANALISI Udienza di programma, una soluzione efficace Francesco Contini Marco Fabri - Cnr- Istituto di ricerca sui sistemi giudiziari Le comunicazioni del ministro della Giustizia Clemente Mastella al Parlamento contengono una serie di idee interessanti finalmente e potenzialmente utili per la riduzione della durata dei procedimenti. A questo proposito, il Guardasigilli aveva dichiarato di volersi ispirare anche alle indicazioni provenienti dal Consiglio d Europa, la cui Commissione per l efficienza della giustizia ha approvato lo scorso dicembre un Compendium di «best practices» per la gestione dei tempi dei procedimenti giudiziari che sintetizza le soluzioni adottate con successo in Europa. Vediamo allora di confrontare alcune proposte del Ministro con le «best practices» segnalate nel Compendium. In campo civile, il Ministro propone l istituzione di un udienza di programmazione dei tempi delle attività processuali, presente anche nel Compendium. Effettivamente in diversi Paesi europei (Danimarca, Norvegia, Francia) si è rivelato di notevole utilità fare incontrare le parti davanti al giudice il prima possibile (case marnagement conference), al fine di fissare un calendario degli eventi processuali realistico e coerente con la complessità del procedimento. Questa soluzione agevolerebbe gli accordi extragiudiziali fra le parti e produrrebbe una diminuzione dei rinvii delle udienze. Una delle idee guida del Compendium è che i tempi dei procedimenti non dipendono solo da carenze degli uffici giudiziari ma anche e soprattutto dalle interazioni fra i diversi attori processuali, in primis i magistrati, il personale amministrativo e gli avvocati. A questo proposito, vengono forniti alcuni esempi e soluzioni effettivamente adottate in diversi paesi europei, come la definizione di obiettivi di durata realistici, l incremento del ruolo e delle responsabilità del giudice nella gestione dei procedimenti, l elaborazione e la diffusione di dati empiricamente fondati sui tempi della giustizia e sulla produttività dei magistrati e dell ufficio. E pertanto in linea con questa impostazione la proposta del Ministro di investire in strumenti di rilevazione statistica, di valorizzare il ruolo conciliativo del giudice, di ritenerlo responsabile del procedimento e parallelamente di assegnargli poteri officiosi che gli consentano il governo del processo. Dal punto di vista delle cosiddette misure di organizzazione e razionalizzazione degli uffici viene enfatizzata «la realizzazione dell Ufficio per il processo, inteso come struttura amministrativa di supporto all attività giudiziaria (...) contenitore flessibile delle varie professionalità dell amministrazione». Si tratta di indicazioni molto vaghe, di dubbia efficacia e che si discostano decisamente dalle linee guida del Consiglio d Europa. Intanto, cosa avrebbero fatto finora le strutture amministrative degli uffici giudiziari se non contribuire all esercizio della giurisdizione? Si vuole forse istituire l ufficio del giudice tanto amato dall Associazione nazionale magistrati Edulcorandone il nome per nascondere il proposito di smembrare le cancellerie e mettere il personale amministrativo alle dirette dipendenze del singolo magistrato? Sfugge completamente, poi, il senso dell intervento normativo previsto per fissar questi principi generali, il cui risultato sarebbe quello di ingessare e burocratizzare ancora di più strutture che avrebbero invece la necessità di essere più flessibili e responsabili, di competere fra loro per confrontare le soluzioni più efficaci rispetto al contesto in cui operano. Il Compendium propone idee diverse: meccanismi di assegnazione dei procedimenti più flessibili (il sistema tabellare utilizzato in Italia è di una rigidità assoluta), l individuazione di linee guide per la scrittura dei provvedimenti, la limitazione degli incarichi extra-giudiziari dei magistrati, e soprattutto una chiara distinzione di ruolo, ma integrazione delle attività e delle responsabilità, fra il dirigente giudiziario e quello amministrativo. Forse una maggiore attenzione alle proposte del Consiglio d Europa può arricchire le linee guida del Ministro che allo stato, soprattutto in materia organizzativa, appaiono un po confuse e appiattite sulle posizioni della magistratura associata. 10

11 IL DENARO Mastella: Trasloco entro febbraio Trasferimento degli uffici del Tribunale civile e della Corte d'appello di Napoli dalla zona di Porta Capuana al Centro Direzionale: il ministero della Giustizia preme l acceleratore. L operazione stabilisce il Guardasigilli Clemente Mastella dovrà concludersi entro il 28 febbraio. Da lunedì scorso le operazioni di trasloco erano state sospese, in attesa del confronto che vedrà a Napoli, lunedì 29, protagonista il sottosegretario Luigi Scotti. Gli avvocati confermano di non essere disposti a un trasferimento a macchia di leopardo e ribadiranno il loro malumore in occasione dell apertura dell anno giudiziario, sabato 27 gennaio: ci sarà un presidio davanti a Castelcapuano e il presidente dell Ordine Franco Tortorano leggerà un documento di protesta. Trasferimento della giustizia civile a Napoli Est, il Guardasigilli Clemente Mastella accelera i tempi, il trasloco dovrà concludersi entro mercoledì 28 febbraio. Le operazioni di trasferimento, sospese da lunedì scorso, riprenderanno giovedì primo primo febbraio e - informa una nota del dicastero di Via Arenula - dovranno essere svolte in modo tale da consentire lo spostamento contemporaneo di più sezioni e uffici per volta, a blocchi, secondo priorità e modalità operative che verranno stabilite lunedì 29 gennaio, nel corso di una riunione con i capi degli uffici giudiziari e i rappresentanti del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli, in cui il ministero sarà rappresentato dal sottosegretario Luigi Scotti. Nodi al pettine Ne prendo atto - commenta il presidente dell Ordine forense Franco Tortorano - : a questo punto prima ci trasferiamo meglio sarà. Restano in piedi però - puntualizza - le nostre richieste di attuare il trasferimento in un unica soluzione, di prevedere un adeguato piano parcheggi nella zona del Centro direzionale e le nostre ripetute denunce circa la non idoneità di una struttura a sviluppo verticale, come quella di Napoli Est ad ospitare un utenza così numerosa come quella del settore giudiziario civile. Insomma, a questo punto i nodi potrebbero venire presto al pettine. Gli avvocati hanno già deliberato altri due giorni di sciopero, il 7 e l 8 febbraio, e nomineranno un comitato di difesa per chiedere, in sede giudiziaria, risarcimento dei danni che - a loro avviso - deriveranno ai professionisti per la gestione del trasferimento del settore civile a Napoli Est. Inaugurazione e protesta La classe forense napoletana, inoltre, si prepara ad azioni di protesta da attuare in occasione della cerimonia d apertura dell anno giudiziario, in agenda sabato 27 gennaio: previsto un presidio dinanzi a Castelcapuano e la presentazione di un documento - che sarà letto dal presidente dell Ordine Tortorano - in cui verranno ribadite le motivazioni del disagio lamentato dagli avvocati, non solo in ordine ai problemi della logistica giudiziaria, ma anche alle questioni più generali del settore giustizia. Giovanni Capozzi 11

12 MONDO PROFESSIONISTI Storia di un ddl fantasma di Elisa Pastore La riforma delle professioni naviga ancora sotto costa. Il disegno di legge varato dal Consiglio dei ministro nell ormai lontano primo dicembre dello scorso anno si era perso nei meandri dell arcipelago amministrativo, ma era ricomparso, a sorpresa, la scorsa settimana con l annuncio dell apposizione della firma da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Chi però pensava che stesse finalmente approdando a vele spiegate verso il Parlamento si è dovuto ricredere: il ddl è giunto, sì, alla Camera ma dal molo della commissione giustizia non è stato ancora avvistato, in quanto non è stato ancora assegnato. Se si visita il sito internet della Camera si può constatare, anzi, che il disegno di legge è stato anche numerato: è l atto Camera n. 2160, ma del testo non c è neanche l ombra. Piccola cronistoria: A non voler andare troppo lontano, gli echi di una bozza di riforma sono stati registrati dalle cronache nell a.d quando, a settembre l allora Guardasigilli del Governo Amato, Piero Fassino presentò agli ordini un articolato orientativo: un ddl delega composto in tutto da otto articoli. Evidentemente trovò una secca e non poté proseguire la navigazione. Ci provò poi anche, durante il Governo Berlusconi, il sottosegretario Michele Vietti, con un articolato di più ampia portata, composto da 36 articoli. Ma anche questo si arenò. La speranza di alcuni, il timore di altri è che subisca identica sorte l attuale disegno di legge delega al governo a procedere al riordino dell'accesso alle professioni intellettuali, alla riorganizzazione degli ordini, albi e collegi professionali, al riconoscimento delle associazioni professionali, alla disciplina delle società professionali e al raccordo di tali disposizioni con la normativa dell'istruzione secondaria superiore e universitaria". E per i più ottimisti, il ddl dopo questa lunga navigazione di avvicinamento, forse si sta attrezzando per affrontare la burrasca dell esame parlamentare. Di riforma della professioni si è parlato anche ieri nell Aula di Palazzo Madama. A ricordare l iter travagliato è stato l ex Guardasigilli, Roberto Castelli, attuale presidente dei senatori della Lega, intervenendo nel dibattito seguito alle dichiarazioni del ministro della Giustizia Clementa Mastella nella sua relazione annuale sullo stato della giustizia. "Ministro - ha detto Catelli - lei ha assolutamente dimenticato l'importante e fondamentale categoria dei professionisti, che regge in maniera importante e decisiva l'economia del Paese. Lei non ha fatto alcun riferimento né ha speso una parola su di loro nella sua relazione. Essi non esistono e non si sa né quali siano le sue idee in proposito né cosa intenda fare. È notizia di oggi e non di ieri, me ne sono interessato personalmente, che finalmente hanno depositato alla Camera il suo progetto di riforma. Avremmo voluto sapere quali fossero al riguardo i fondamenti, quali le sue prospettive, quali le possibili aperture e quali le sue intenzioni di interlocuzione con l'opposizione. Anche su questo, invece, riscontriamo il vuoto assoluto. Ma, signor Ministro, si tratta di aspetti fondamentali della sua azione di Governo e mi stupisce veramente che ella non abbia detto assolutamente niente al riguardo. In realtà, lei ha affrontato soltanto due argomenti. Il primo, del quale nessuno nega l'importanza, concerne quanto dibattuto anche in Aula in queste ore: la previsione dell'articolo 110 della Costituzione e le intenzioni del Ministro al momento dell'attivazione dei servizi per il funzionamento della giustizia e, sostanzialmente, dell'esercizio della giurisdizione. Questo tema è l'unico veramente a cuore all'associazione nazionale magistrati, preoccupatissima che in qualche modo siano coartate o toccate le prerogative dei magistrati su questo fronte". 12

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