CALENDARIO. della Chiesa Vicentina

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1 CALENDARIO della Chiesa Vicentina ANNO LITURGICO

2 La speranza che il cambiamento dei percorsi di iniziazione cristiana rinnovasse anche il volto delle parrocchie, ha dovuto scontrarsi con comunità spesso in difficoltà ad accogliere e condividere la fede, prima ancora che ad annunciarla. Tornare a parlare di iniziazione cristiana, oggi, significa perciò non tanto interrogarsi su quali strategie pastorali adottare per suscitare nuovi cristiani, ma chiederci quali percorsi sta intraprendendo Dio per incontrare gli uomini che vivono oggi e che cosa chiede alla Chiesa di cambiare per assecondare questo incontro. In altri termini il primo passo è quello di decentrare la parrocchia da sé per metterla in ascolto della parola di Dio e dentro la parola pensare e volere se stessa. Il secondo passo è quello di aiutare la parrocchia perché, uscendo dalle proprie mura, vada nelle periferie e impari a guardare con simpatia l uomo che vive all alba di questo XXI secolo, mettendosi in ascolto di quanto egli vive, per intessere con lui il «dialogo della salvezza». L ultimo passo richiede un opera di decentramento delle nostre parrocchie, passando dall accoglienza al lasciarsi accogliere, facendosi compagni di viaggio. (dalla Nota catechistico-pastorale del Vescovo Beniamino Generare alla vita di fede 8 settembre 2013)

3 LA MIA VISITA VUOL ESSERE ESSENZIALMENTE UN EVENTO DI GRAZIA, CHE RENDE PRESENTE ED ATTUALE LA VISITA DI DIO AL SUO POPOLO.. (Vescovo Beniamino)

4 O Signore nostro Gesù Cristo! Concedi alla tua Chiesa che è in Vicenza di accogliere e comprendere il dono di grazia della visita pastorale che il nostro Vescovo Beniamino si accinge a compiere Questa visita pastorale risvegli in noi, Signore, il senso dell appartenenza alla santa Chiesa, rafforzi i vincoli di comunione e di fraternità tra di noi, rinvigorisca il nostro impegno come membra vive del tuo corpo. Fa, o Signore, che nella visita pastorale noi ravvisiamo la tua visita che viene a manifestarci il tuo amoroso disegno per la nostra salvezza, a consolare i nostri animi, a correggere i nostri difetti, a suggerire coraggiosi propositi per la nostra vita cristiana, a indicarci percorsi nuovi di testimonianza nel mondo. Possa questa visita, per l intercessione di Maria, e dei Santi della nostra terra vicentina, essere per noi il pegno di un perenne incontro con te, nel tempo e nell eternità. Così sia!

5 Calendario della Chiesa VicentIna Anno Liturgico Lezionario festivo: A Lezionario feriale: Anno II

6 In copertina: Diamo volto alla comunità, grembo della fede. Toni Vedù 2013, per gentile concessione.

7 L anno liturgico guida la comunità cristiana nel cammino di fede finalizzato all accoglienza, alla comprensione e all attualizzazione, nella propria vita, del mistero d amore manifestato da Dio Padre nel Figlio per opera dello Spirito Santo. In tale contesto si inserisce la vita quotidiana della Chiesa, chiamata ad annunciare e testimoniare il suo Signore dove le persone vivono, gioiscono, soffrono, faticano e sperano. La nostra Chiesa vicentina, in questo anno pastorale, ha scelto di riflettere su un tema non nuovo, perché già al centro del cammino diocesano negli anni passati: la nuova evangelizzazione. Si tratta di ripensare l annuncio salvifico di Gesù Cristo, avendo a cuore la preoccupazione fondamentale di suscitare una sincera e convinta accoglienza del Signore e del suo Vangelo da parte della comunità cristiana e di ogni battezzato. Un cammino che richiede la testimonianza e l impegno della comunità adulta nel Generare alla vita di fede i nuovi cristiani, come indicato nella Nota Pastorale per l anno Il nuovo anno liturgico è ricco di un altro evento importante e significativo per la vita della Chiesa: la Visita pastorale. È un evento di grazia per la nostra Chiesa e, per me, una occasione preziosa per conoscere la Diocesi, il popolo che la costituisce, il suo territorio, la sua organizzazione e la sua storia. Un impegno che intraprendo,

8 partendo da dove l aveva sospeso il mio predecessore, mons. Cesare Nosiglia, in seguito alla sua nomina alla sede arcivescovile di Torino. Mi preme, però, sottolineare lo spirito con cui intendo vivere questo evento ecclesiale, che è ben riassunto nella Lettera di indizione: Vengo, infatti, tra voi desideroso di incontrarvi, conoscervi, condividere la gioia dell essere insieme discepoli del Signore. Vengo per testimoniarvi la fede che abbiamo ricevuto dagli Apostoli e della quale sono stato fatto servitore. Ma vengo anche per «rinfrancarmi con voi», per essere a mia volta confortato e sostenuto nella fede che abbiamo in comune «io e voi». Busso con umiltà alla porta del vostro cuore, chiedendo di essere accolto come un fratello, che non intende fare da padrone sulla vostra fede ma il collaboratore della vostra gioia (cfr. 2Cor 1,24). Per questo desidero che al cuore della mia Visita ci sia questo fraterno intreccio di relazioni e di incontri, evitando tutto ciò che può avere sapore di esteriorità o formalità. Affido fin d ora al Signore la vita di questa nostra Chiesa, in particolare il cammino pastorale e la Visita pastorale, per l intercessione della Madonna di Monte Berico e per la preghiera di tutto il popolo di Dio che è in Vicenza. Vicenza, 20 ottobre Beniamino Pizziol Vescovo di Vicenza

9 INDICE Presentazione di Mons. Pizziol pag. 3 L ANNO LITURGICO I giorni liturgici pag. 9 Tabella dei giorni liturgici» 10 Occorrenza e concorrenza delle celebrazioni» 12 LA SANTA MESSA Principi generali pag. 13 Indicazioni pastorali» 14 Norme particolari» 16 Numero delle Messe domenicali» 16 Scelta della Messa» 19 Messa conventuale e della comunità» 21 Binazione» 21 Trinazione» 22 Messe «Pro populo»» 22 Concelebrazione» 22 Messa «ad diversa» e votive» 23 Messe rituali» 24 Messe per gli sposi e Messa di ringraziamento per il 25 e 50 anniversario di matrimonio» 24 Messe dei defunti» 26 Norme per l anticipazione della Messa Festiva» 27 Solennità esterna delle feste» 28 Messa di anniversario del Papa, del Vescovo e della propria ordinazione sacerdotale» 28 S. Messa e Comunione agli infermi» 28 Messe fuori dei luoghi sacri» 29 Comunione eucaristica» 30 La Comunione due volte nello stesso giorno» 30

10 La Comunione al calice pag. 30 La Comunione ai celiaci» 32 La Comunione fuori della Messa» 33 Digiuno eucaristico secondo il nuovo Codice di Diritto Canonico» 33 Norme per l istituzione e l esercizio del ministero straordinaro della Comunione» 34 Elemosine per le Sante Messe» 39 Lettera del Vescovo ai presbiteri della Diocesi sulle offerte per Sante Messe e sulle collette diocesane, nazionali e universali» 41 LITURGIA DELLE ORE Consacrazione del tempo pag. 45 Coloro che celebrano la Liturgia delle Ore» 45 Schema delle singole Ore» 48 AVVERTENZE PARTICOLARI Iniziazione Cristiana degli adulti pag. 51 Celebrazione del sacramento della Penitenza» 52 Nota su cresima degli adulti e situazione matrimoniale» 53 Rito delle Esequie: indicazioni pastorali» 54 Vesti per le celebrazioni liturgiche» 59 Indulgenze» 59 Astinenza e digiuno» 60 Giornata mensile di preghiera per le vocazioni» 61 Il servizio di canto delle parrocchie nella Chiesa Cattedrale» 62 Giornate Nazionali o Diocesane» 64 Feste mobili» 67 Introduzione al lezionario domenicale «C» pag. 68 Uso del lezionario festivo» 75 Uso del lezionario feriale» 75 Pubblicazione del nuovo lezionario» 76 Calendario» 79 Prospettive pastorali diocesane per il » 80

11 INDICAZIONI LITURGICO - RITUALI La S. Messa/7

12 8/La S. Messa

13 La S. Messa/9 L ANNO LITURGICO I - I GIORNI LITURGICI 1. - La Chiesa celebra con sacra memoria in giorni determinati lungo il corso dell anno l opera salvifica di Cristo. Ogni settimana la Domenica ricorda la Risurrezione del Signore; questo stesso mistero insieme con la sua beata Passione viene celebrato anche una volta all anno nella Pasqua, la più grande solennità. E nello svolgersi dell anno viene sviluppato tutto il mistero di Cristo e si ricorda il giorno natalizio dei Santi. Nei vari tempi dell anno liturgico, secondo la tradizione, la Chiesa aiuta la formazione dei fedeli attraverso pii esercizi spirituali e corporali, istruzioni, preghiere, opere di penitenza e di misericordia Ogni giorno viene santificato dalle celebrazioni liturgiche del popolo di Dio, soprattutto dal Sacrificio eucaristico e dall Ufficio di vino Nel primo giorno di ogni settimana, detto «giorno del Signore» o «Domenica» la Chiesa, per tradizione apostolica che ripete la sua origine dal giorno della Risurrezione di Cristo, celebra il mistero pasquale. Perciò la Domenica deve essere ritenuta come la primordiale festa cristiana I Santi che hanno particolare importanza per tutta la Chiesa si celebrano obbligatoriamente; gli altri o sono inseriti nel calendario universale, ma si celebrano ad libitum, o sono venerati soltanto da qualche Chiesa particolare, nazione, famiglia religiosa Le celebrazioni, secondo l importanza che ad esse si attribuisce, si distinguono in: solennità, feste e memorie.

14 10/La 10/L anno S. Messa liturgico 6. - Le solennità sono annoverate fra i giorni liturgici principali e la loro celebrazione incomincia con i primi vespri nel giorno precedente. Alcune solennità hanno pure una Messa propria per la vigilia, che va celebrata solo come Messa vespertina nel giorno precedente La celebrazione delle massime solennità di Pasqua e di Natale si prolunga per otto giorni. Tutte e due le ottave sono ordinate da leggi proprie Le memorie sono obbligatorie o ad libitum; la loro celebrazione si compone con la feria corrente secondo le norme delle Introduzioni generali al Messale e alla Liturgia delle Ore. Se nello stesso giorno sono inserite nel calendario più memorie ad libitum, se ne celebra una sola e si omettono le altre Nei sabati del tempo per annum, in cui non ricorre una memoria obbligatoria, si può celebrare la memoria ad libitum della beata Vergine. II - TABELLA DEI GIORNI LITURGICI La precedenza tra i giorni liturgici, quanto alla loro celebrazione, è regolata esclusivamente dalla seguente tabella. I. 1. Il Triduo pasquale della Passione e Risurrezione del Signore. 2. Il Natale del Signore, l Epifania, l Ascensione e la Pentecoste. Le domeniche di Avvento, di Quaresima e di Pasqua. Il Mercoledì delle Ceneri. Le ferie della Settimana santa, dal lunedì al giovedì incluso. I giorni fra l ottava di Pasqua.

15 L anno La S. liturgico/11 Messa/11 3. Le solennità del Signore, della beata Maria Vergine, dei santi, iscritte nel calendario generale. La commemorazione di tutti i fedeli defunti. 4. Le solennità proprie, e cioè: a) la solennità del Patrono principale del luogo o del paese o della città; b) la solennità della dedicazione e dell anniversario della de dicazione della propria chiesa; c) la solennità del titolare della propria chiesa; d) la solennità o del titolare, o del fondatore, o del patrono principale dell ordine o della congregazione. II. 5. Le feste del Signore iscritte nel calendario generale. 6. Le domeniche del Tempo di Natale e le domeniche del Tempo or dinario. 7. Le feste della beata Vergine Maria e dei santi iscritte nel calendario generale. 8. Le feste proprie, e cioè: a) la festa del patrono principale della diocesi; b) la festa dell anniversario della dedicazione della chiesa cattedrale. c) la festa del patrono principale della regione o della provincia, della nazione, di un territorio più ampio; d) la festa del titolare, del fondatore, del patrono principale dell ordine o della congregazione e della provincia religiosa, salvo quanto è disposto al n. 4 d; e) le altre feste proprie di qualche chiesa; f) le altre feste iscritte nel calendario di ciascuna diocesi, o dell ordine o della congregazione. 9. Le ferie di Avvento dal 17 al 24 dicembre compreso. I giorni fra l ottava di Natale. Le ferie di Quaresima.

16 12/La 12/L anno S. Messa liturgico III. 10. Le memorie obbligatorie iscritte nel calendario generale. 11. Le memorie obbligatorie proprie, e cioè: a) le memorie del patrono secondario del luogo, della diocesi, della regione o della provincia, della nazione, di un territorio più ampio, dell ordine o della congregazione e della provincia religiosa; b) le altre memorie obbligatorie iscritte nel calendario di ciascuna diocesi o dell ordine o della congregazione. 12. Le memorie facoltative, le quali tuttavia si possono celebrare anche nei giorni elencati nel n. 9, però nel modo particolare descritto in «Principi e norme» per l uso del Messale Romano e per la Liturgia delle Ore. In questo stesso modo, come memorie facoltative, si possono celebrare le memorie obbligatorie che eventualmente ricorrono nelle ferie di Quaresima. 13. Le ferie di Avvento, fino al 16 dicembre incluso. Le ferie del Tempo di Natale, dal 2 gennaio al sabato dopo l Epifania. Le ferie del Tempo pasquale, dal lunedì dopo l ottava di Pasqua al sabato prima della Pentecoste incluso. Le ferie del Tempo ordinario. OCCORRENZA E CONCORRENZA DELLE CELEBRAZIONI Se nello stesso giorno cadono più celebrazioni, si celebra l Ufficio di quella che nella tabella dei giorni liturgici occupa il posto superiore. Tuttavia, le solennità impedite da un giorno liturgico che ha la precedenza si trasferiscano al primo giorno libero dalle celebrazioni elencate ai nn. 1-8 nella tabella della precedenza, salvo quanto è stabilito al n. 5 delle Norme per l anno liturgico. Le altre celebrazioni impedite per quell anno si omettono. Se nello stesso giorno si devono celebrare i Vespri dell Ufficio corrente e i primi Vespri del giorno seguente, prevalgono i Vespri della celebrazione che nella tabella dei giorni liturgici ha un posto superiore; in caso di parità, si celebrano i Vespri del giorno corrente, a meno che il seguente non comporti precetto festivo.

17 La La S. S. Messa/13 LA S. MESSA A) PRINCIPI GENERALI 1. - La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale e per i singoli fedeli. È perciò di somma importanza che la celebrazione della Messa, o Cena del Signore, sia ordinata in modo che i ministri e i fedeli, partecipandovi ciascuno secondo il proprio ordine e grado, traggano abbondanza di quei frutti, per il conseguimento dei quali Cristo Signore ha istituito il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue e lo ha affidato, come memoriale della sua passione e risurrezione, alla Chiesa, sua dilettissima sposa (IM, nn. 1, 2) L efficacia pastorale della celebrazione aumenta se i testi delle letture, delle orazioni e dei canti corrispondono il meglio possibile alle necessità, alla preparazione spirituale e alle capacità dei partecipanti. Questo si ottiene usando convenientemente di una molteplice facoltà di scelta. Nel preparare la Messa, il sacerdote tenga presente più il bene spirituale comune dell assemblea che il proprio gusto. Si ricordi anche che la scelta di queste parti si deve fare insieme con i ministri e con le altre persone che svolgono qualche ufficio nella celebrazione, senza escludere i fedeli in ciò che li riguarda direttamente. Dal momento che è offerta un ampia possibilità di scegliere le diverse parti della Messa, è necessario che prima della celebrazione il diacono, il lettore, il salmista, il cantore, il commentatore, la schola, ognuno per la sua parte, sappiano bene quali testi spettano a ciascuno, in modo che nulla si lasci all improvvisazione. L armonica disposizione ed esecuzione dei riti contribuisce moltissimo a disporre lo spirito dei fedeli per la partecipazione alla Eucaristia (IM, n. 313).

18 14/La S. S. Messa 3. - Tra le parti proprie del sacerdote, occupa il primo posto la Preghiera eucaristica, culmine di tutta la celebrazione. Seguono poi le orazioni, cioè: l orazione di inizio (o colletta), sulle offerte e dopo la comunione. Spetta ugualmente al sacerdote, per il suo ufficio di presidente dell assemblea radunata, formulare alcune monizioni e proporre le formule di introduzione e di conclusione previste nel rito medesimo, annunziare la parola di Dio e impartire la benedizione finale. Egli può, inoltre, intervenire con brevissime parole, all inizio della celebrazione, per introdurre i fedeli alla Messa del giorno; alla Liturgia della Parola, prima delle letture; alla Preghiera eucaristica, prima di iniziare il prefazio; prima del congedo, per concludere l intera azione sacra. La natura delle parti «presidenziali» esige che esse siano proferite a voce alta e chiara e che siano ascoltate da tutti con attenzione. Perciò mentre il sacerdote le dice, non si devono sovrapporre altre orazioni o canti, e l organo e altri strumenti musicali devono tacere Poiché la celebrazione della Messa, per sua natura, ha carattere «comunitario», grande rilievo assumono i dialoghi tra il celebrante e l assemblea dei fedeli, e le acclamazioni. Infatti questi elementi non sono soltanto segni esteriori della celebrazione comunitaria, ma favoriscono ed effettuano la comunione tra il sacerdote e il popolo. Le acclamazioni e le risposte dei fedeli al saluto del sacerdote e alle orazioni costituiscono quel grado di partecipazione attiva che i fedeli riuniti devono porre in atto in ogni forma di Messa per esprimere e ravvivare l azione di tutta la comunità (IM nn ). B) INDICAZIONI PASTORALI 1. - La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale, e per i singoli fedeli (cfr. Principi e norme per l uso del Messale Romano, cap. I, n. 1).

19 La La S. S. Messa/ La conoscenza della Messa è doverosa perché in essa «si ha il culmine sia dell azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo; sia del culto che gli uomini rendono al Padre, adorandolo per mezzo di Cristo Figlio di Dio» (ibid., n. 1) La partecipazione a un così sublime mistero dev essere «consapevole, attiva, e piena, esterna ed interna, ardente di fede, speranza e carità»; partecipazione vivamente desiderata dalla Chiesa e richiesta dalla natura stessa della celebrazione, e alla quale il popolo cristiano ha diritto e dovere in forza del Battesimo (id. n. 3) Vivere la celebrazione. A tal riguardo è necessario: a) prendere coscienza del proprio essere battezzati e perciò partecipi del sacerdozio di Cristo, sia il sacerdote (n. 4, id.) come il popolo n. 5, id.); b) ascoltare la Parola di Dio con cuore docile e puro, «perché Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente alla sua parola, annunzia il suo Vangelo» (n. 9, id.). Il popolo fa propria questa parola divina e vi aderisce... (n , id.); c) ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo. Poiché la celebrazione eucaristica è un convito pasquale e a questo mirano la frazione del pane e gli altri riti preparatori (n. 56, id.). Altre espressioni di una viva partecipazione sono: a) i dialoghi fra il celebrante e l assemblea dei fedeli e le acclamazioni (nn , id.); b) il canto (n. 19, id.; cfr. n. 274, e nn , id.); c) i gesti e gli atteggiamenti del corpo: si legga attentamente il n. 62 a proposito dell ufficio e compito del popolo di Dio, e inoltre i nn ; d) svolgere bene gli uffici e i ministeri propri dei vari componenti l assemblea (nn. 60, e cfr. n. 10: per il sacerdote; n. 66 e n. 18: per il lettore). Nell assemblea, che si riunisce per la Messa, ciascuno ha il diritto e il dovere di recare la sua partecipazione in diversa misura a seconda della diversità di ordine e di compiti (n. 58, id.).

20 16/La S. S. Messa 5. - Testimoniare la Messa. Il fatto che Cristo ci renda «comunione» deve esplicarsi poi nella vita quotidiana. L amore evangelico del prossimo non proviene da volontà umana, ma è dono dall alto. Esige una concreta espressione: condivisione dei beni, vivere gli uni per gli altri, sentire in sé le pene e le gioie dell altro. Chi comunica al Corpo di Cristo non vive più per se stesso né per la sua affermazione. Poiché assume un Corpo spezzato e un Sangue versato, il popolo di Dio rafforza la sua unità... e progredisce continuamente in santità (n. 5, id.). Ogni celebrazione esige una pratica preparazione (n. 73, id.), vale a dire accordarsi «con tutti coloro che sono interessati rispettivamente alla parte rituale, pastorale e musicale, sotto la direzione del rettore della Chiesa, e sentito anche il parere dei fedeli per quelle cose che li riguardano direttamente» Messa con il popolo. Il messale romano al capitolo IV sottolinea l importanza della Messa celebrata con una comunità, specialmente parrocchiale: «essa infatti soprattutto nella celebrazione comunitaria della domenica, manifesta la Chiesa universale in un momento e in un luogo determinato» (nn , id.). «Conviene che la celebrazione si svolga con il canto e con un congruo numero di ministri, soprattutto nelle domeniche e feste di precetto... È bene che un lettore, un cantore e almeno un ministro assistano, di solito, il sacerdote celebrante» (nn , id.). Per questa «forma tipica» di celebrazione vengano date dettagliate norme dal n. 79 al n Inoltre nel Libro della Preghiera si possono trovare dei sussidi per seguire attivamente la celebrazione della Messa, dal n. 19 al 105. C) NORME PARTICOLARI Numero delle Messe domenicali (Disposizioni diocesane: cfr. L Eucaristia del Giorno del Signore, Rivista della diocesi, anno 2000, n 9, pp ) 1. Va anzitutto ribadita la norma n. 11 del Sinodo, che recita: Ogni

21 La La S. S. Messa/17 parrocchia privilegi la messa domenicale perché insostituibile esperienza di comunione. Gruppi, associazioni e movimenti partecipino abitualmente alla messa domenicale che si celebra in parrocchia. Eventuali eccezioni sono autorizzate dal Vescovo (SINODO, n. 52). Questo significa che alla domenica e nelle grandi festività dell anno liturgico non vanno celebrate messe per gruppi o ricorrenze particolari (familiari, civili...), così da compromettere l indispensabile centralità della celebrazione comunitaria. Quando un gruppo o un associazione (ecclesiali o operanti nel sociale) partecipano in modo pubblico e organizzato a una messa domenicale o festiva della parrocchia, è bene segnalare all inizio la loro presenza con un cordiale saluto e farne memoria nella preghiera dei fedeli, ma per il resto la celebrazione dovrà conservare il suo pieno carattere comunitario, evitando forme ostentate e particolaristiche di intervento e di visibilità (bandiere, ecc.). 2. Nelle parrocchie e nelle chiese non parrocchiali s interponga la distanza di un ora e mezza fra l inizio delle celebrazioni successive. In questo modo si garantirà uno spazio per la preghiera individuale e per le confessioni; sarà possibile concludere le messe con un momento di scambio comunitario e prepararle con un momento di accoglienza; si renderà meno frettolosa la presenza dei preti; si potranno anche migliorare le condizioni igieniche degli ambienti. 3. Nelle parrocchie e nelle chiese non parrocchiali va ripensato il numero delle messe vespertine della sera della domenica e delle feste, anche prevedendo una loro distribuzione concordata nel territorio dell unità pastorale o del vicariato, con la possibilità per i parroci di alternarsi nelle celebrazioni. Da una parte, infatti, i ritmi attuali di vita impongono di dare spazio al tempo libero personale e familiare; ma dall altra occorre educare, anche con segni concreti, alla scelta di non relegare abitualmente la messa festiva nei ritagli del tempo libero. 4. Ad ogni sacerdote della diocesi è concessa la facoltà abituale

22 18/La S. S. Messa di celebrare due messe nelle domeniche e nei giorni festivi. Invece la facoltà abituale di celebrare tre messe nello stesso giorno dovrà essere chiesta caso per caso all Ordinario diocesano, il quale la concederà in presenza di una giusta causa. Questa scelta (che non riguarda ovviamente le situazioni occasionali di emergenza) risponde alla legge e alla prassi tradizionale della chiesa (cf. Codice di Diritto Canonico, can. 905), e anche all esigenza per i preti di presiedere le diverse celebrazioni con una partecipazione personale intensa sul piano spirituale e pastorale. In questo contesto i sacerdoti celebranti (soprattutto parroci) ricordino alcuni obblighi: * ogni parroco è tenuto a celebrare ogni domenica e nelle feste di precetto una messa pro populo (cf can. 534, 1), nella quale non potrà applicare per altre intenzioni, né trattenere per sé l offerta. Un parroco di più parrocchie è tenuto a celebrare una sola messa pro populo per tutte le comunità che gli sono affidate (cf. can. 534, 2). Per i parroci in solidum, solo uno di essi è tenuto all obbligo di celebrare pro populo, nell ordine da loro stabilito (cf. can. 543, 2,2 ). L intenzione pro populo va adeguatamente pubblicizzata; * nelle messe domenicali e festive non è opportuno rendere pubbliche le intenzioni particolari per cui si celebra, per educare al carattere comunitario della celebrazione e per evitare l impressione di privatizzare l Eucarestia; * quando in una messa, per ragioni di opportunità pastorale, vengono rese pubbliche più intenzioni, il celebrante può trattenere una sola offerta, impegnandosi a celebrare o a far celebrare una messa per ciascuna intenzione (cf. can. 948). Le intenzioni di messe non necessarie alle singole parrocchie vanno versate alla Curia per andare incontro in modo ordinato ai sacerdoti non impegnati in parrocchia, ai vescovi di paesi poveri, a religiosi e missionari; * si ricorda pure l obbligo di versare in Curia le offerte delle messe binate, dopo aver trattenuto la quota stabilita per il celebrante (cf. can. 951). 5. Nelle unità pastorali affidate a parroci in solidum, e nel caso di più parrocchie affidate a un solo parroco, ci sia di

23 La La S. S. Messa/19 norma una sola messa per parrocchia (soprattutto se numericamente non molto consistente), così da assicurare una presenza personale il più frequente possibile e non frettolosa del parroco (o di un parroco) ad ogni comunità. 6 Allo scopo di favorire l unità del popolo di Dio, anche nelle chiese rettoriali officiate da sacerdoti diocesani e nelle chiese officiate da religiosi ma prive di una consistente presenza comunitaria, si celebri un unica messa domenicale e festiva, concordando l orario con il parroco (cf. cann. 558,559,680). In tali chiese si eviti pure di celebrare le liturgie del Triduo pasquale, e il Responsabile partecipi alle liturgie parrocchiali. 7. Per quanto riguarda le comunità religiose femminili, è prevista la celebrazione di un unica messa domenicale e festiva nei monasteri, nelle case di riposo per religiose e nelle comunità numerose e impegnate in servizi consistenti. Le religiose delle altre comunità partecipino alle messe delle parrocchie, anche per animarle con la loro presenza (cf. SINODO, n. 52). 8. Negli ospedali, nelle case di riposo e nelle strutture dove ci sono persone comunque impedite nei movimenti, si cerchi di assicurare per quanto possibile una messa domenicale e festiva per gli ospiti residenti. Scelta della Messa 1. - Nelle solennità: secondo il calendario della chiesa in cui si celebra Nelle domeniche, nelle ferie di Avvento e di Quaresima, nelle feste e nelle memorie obbligatorie: a) se la Messa si celebra col popolo, il sacerdote segua il calendario della chiesa in cui celebra; b) se la Messa è celebrata senza il popolo, il sacerdote può scegliere o il calendario della chiesa o il calendario proprio.

24 20/La S. S. Messa 3. - Nelle memorie ad libitum e nelle ferie «per annum» si può scegliere: a) o una delle 34 Messe domenicali «fra l anno» (I.M. 323); b) o la Messa del Santo o di uno dei Santi di cui si fa memoria; c) o la Messa di qualche Santo inscritto nel Martirologio di quel giorno; d) o una Messa «per diverse necessità» o votiva; e) o una delle Messe per i defunti Se celebra con il popolo, il sacerdote ricerchi innanzitutto il bene spirituale dei fedeli, e badi di non imporre loro i suoi gusti. Abbia cura soprattutto di non tralasciare troppo spesso e senza una causa sufficiente le letture assegnate ai singoli giorni del lezionario feriale: la Chiesa infatti desidera che la messe della parola di Dio sia offerta ai fedeli con maggior abbondanza. Per lo stesso motivo faccia un uso moderato delle Messe dei defunti: ogni Messa è offerta tanto per i vivi quanto per i defunti e in ogni preghiera eucaristica si ricordano i defunti. Non è possibile obbligare i fedeli che quotidianamente partecipano alla Messa, ad assistere frequentemente a celebrazioni funebri. Pertanto, si riservi la celebrazione delle Messe di anniversario (e quotidiane) solo in circostanze che interessano, in qualche modo, tutta la comunità. Per le Messe fatte celebrare da una famiglia si usi la liturgia del giorno e si nomini il defunto commemorato in una apposita intenzione alla preghiera dei fedeli Le memorie che cadono in tempo privilegiato (IG ): 1. Nelle ferie dal 17 al 24 dicembre, come pure durante l ottava di Natale e nelle ferie di Quaresima, non si celebra alcuna memoria obbligatoria, neppure nei calendari particolari. Le memorie invece che in un dato anno cadono in Quaresima, per quella volta si considerano come memorie facoltative. 2. Nei suddetti periodi, se qualcuno vuole celebrare il Santo che è indicato come memoria: a) all Ufficio delle letture, dopo la lettura patristica del Proprio del

25 La La S. S. Messa/21 Tempo con il suo responsorio, aggiunge la lettura agiografica propria con il suo responsorio e conclude con l orazione del santo; b) inoltre alle Lodi e al Vespro, dopo l orazione e senza la conclusione, può aggiungere l antifona (propria o del Comune) e l orazione del santo; c) alla Messa della feria privilegiata si può sostituire la colletta con quella del santo, di cui si fa memoria. Messa conventuale e della comunità Tra le Messe celebrate da alcune comunità, un posto tutto particolare spetta alla Messa conventuale, che è parte dell Ufficio quotidiano, come pure la Messa della «comunità». E benché per queste Messe non sia prevista nessuna forma speciale di celebrazione, tuttavia è quanto mai conveniente che esse siano celebrate in canto e soprattutto con la piena partecipazione di tutti i membri della comunità, siano religiosi o canonici. In queste Messe ciascuno eserciti il suo ministero secondo l Ordine ricevuto. È conviveniente che tutti i sacerdoti, non obbligati a celebrare individualmente per l utilità dei fedeli, per quanto possibile concelebrino queste Messe. Inoltre, tutti quelli che appartengono a quelle comunità, tanto i sacerdoti che per il bene spirituale dei fedeli sono tenuti a celebrare individualmente, quanto i non sacerdoti, possono comunicarsi sotto le due specie. Binazione Nei giorni di Domenica e festa di precetto è concessa la binazione della S. Messa ai sacerdoti che celebrano nelle chiese dove, per ra gioni pastorali, si è ottenuto l indulto con Decreto vescovile e non ci sia altro sacerdote disponibile (cfr. Past. Munus, fac. 2). Nei giorni feriali è concessa la binazione della S. Messa ai sacerdoti che celebrano nelle chiese sopra indicate, purché non ci sia altro sacerdote disponibile e ci sia vero concorso di fedeli: in occasione di ritiri, primi venerdì, matrimoni, funerali e in particolari feste di devozione.

26 22/La S. S. Messa Nelle concelebrazioni di comunità capitolari o religiose e di sacerdoti in particolari riunioni del clero, è concessa la binazione della S. Messa; cioè quando essi hanno già celebrato o devono poi celebrare un altra Messa per l utilità dei fedeli (S.C.C. del ). Trinazione Nei giorni di domenica e festa di precetto è concessa allo stesso sacerdote la celebrazione di tre Sante Messe (trinazione) nelle chiese dove, per ragioni pastorali, si è ottenuto l indulto della trinazione con Decreto vescovile e non ci sia altro sacerdote disponibile (C.D.C. can. 905, 2). Nei giorni feriali e in caso di concelebrazione non è mai permessa la trinazione della S. Messa. Messe «Pro populo» I vescovi e i parroci, nei giorni festivi di precetto debbono offrire la S. Messa per tutto il popolo di Dio (can. 388 par. 1 e 534 par. 1, n. 2). Ordinariamente questa celebrazione deve coincidere con la Messa principale; è conveniente che venga notificata chiaramente al popolo perché tutti si impegnino nella preghiera a favore della comunità. Il Motu Proprio «Firma in traditione» di Paolo VI (13 giugno 1974), abrogando indulti concessi in passato, vieta di ricevere per questa celebrazione offerta alcuna (Conf. Ep. Triveneta). Concelebrazione La concelebrazione della S. Messa, che manifesta l unità del sacerdozio e di tutto il popolo di Dio, è permessa nei casi elencati nei «Principi e Norme per l uso del Messale», al n. 153 (Ed. C.E.I., pag. XXVI). In particolare considerazione dev essere tenuta la concelebrazio-

27 La La S. S. Messa/23 ne dei sacerdoti con il proprio vescovo nella Messa crismale del giovedì santo, in occasione della Visita pastorale, degli esercizi spirituali, di convegni, di consultazioni sacerdotali o di celebrazioni del XXV e L di sacerdozio, o di funerali di confratelli, ecc. In questi casi si manifesta in modo singolare il segno dell unità del sacerdozio e della Chiesa, proprio di ogni concelebrazione. Messe «ad diversa» e votive 1. - Data la facoltà piuttosto ampia di scegliere letture e orazioni, conviene che delle Messe per diverse necessità si faccia un uso moderato, cioè quando lo esige l opportunità In tutte le Messe per diverse necessità, a meno che non si dica espressamente il contrario, è permesso utilizzare le letture e i canti tra le stesse del lezionario feriale, se si adattano alla celebrazione Ci sono tre generi di Messe per diverse necessità: a) Le Messe rituali, connesse con la celebrazione di alcuni Sacramenti e Sacramentali, o con i loro anniversari; b) Le Messe per le varie necessità, che si celebrano in particolari circostanze, sia che capitino ogni tanto sia che ricorrano in tempi stabiliti; c) Le Messe votive dei misteri del Signore o in onore della beata Vergine Maria e dei Santi, da scegliere liberamente secondo la pietà dei fedeli L uso delle Messe rituali è retto da proprie norme, esposte nei libri rituali o nelle Messe stesse Tra le Messe per le varie necessità, l autorità competente può scegliere le Messe per le suppliche che, nel corso dell anno, saranno stabilite dalla Conferenza episcopale In caso di grave necessità, la Messa per tale necessità può essere celebrata, per disposizione o con il permesso dell Ordina-

28 24/La S. S. Messa rio del luogo, tutti i giorni eccetto le solennità e le domeniche di Avvento, di Quaresima e di Pasqua Nei giorni in cui ricorre una memoria obbligatoria, se lo richiede una vera necessità, nella Messa con il popolo si possono utilizzare i formulari che rispondono a questa necessità, a giudizio del rettore della chiesa o dello stesso sacerdote celebrante. Messe rituali Le Messe rituali sono quelle durante le quali si conferisce un Sacramento (Battesimo, Cresima, Ordine, Matrimonio...) o si celebra un rito di consacrazione (dedicazione di una chiesa, Professione religiosa, ecc.). Queste Messe sono regolate da norme particolari contenute nei rispettivi rituali dei sacramenti e consacrazioni. Messe per gli sposi e Messa di ringraziamento per il 25 e 50 anniversario di matrimonio 1. - Il Sacramento del Matrimonio viene abitualmente celebrato durante la Messa, dopo la lettura del Vangelo e l omelia La Messa è quella proposta nel Messale, da celebrarsi con paramenti bianchi. Essa è proibita: a) nel Triduo sacro (sera del giovedì santo - domenica di Resurrezione); b) nelle solennità di Natale, Epifania, Ascensione, Pentecoste e feste di precetto; c) domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua, ed altre solennità; d) altre domeniche. In questi casi si dice la Messa del giorno, e si imparte la benedizione degli sposi e si adopera, secondo l opportunità, la formula propria per la benedizione finale.

29 La La S. S. Messa/25 Nei casi c) e d) una delle letture della liturgia della parola può essere presa dai testi previsti per la celebrazione del Matrimonio. Nei giorni indicati alla lettera d), si può dire anche integralmente la Messa «per gli sposi» Chi presiede, terminata la lettura del Vangelo, tiene agli sposi una omelia dal testo sacro. In caso di Messa festiva d orario, tiene l omelia prescritta, nella quale inserisce un breve riferimento al rito nuziale Il presbitero che presiede la Messa deve anche benedire le nozze La celebrazione nuziale sia sempre decorosa, raccolta e celebrata nell ora fissata. Nell ornamento di fiori e addobbi si eviti ogni esagerazione e ogni preferenza di persone, che sembri voler mettere la casa di Dio e della comunità a servizio e a discrezione dei privati. Gli sposi e gli invitati indossino abiti convenienti e tengano un contegno devoto anche nell entrare e nell uscire dal tempio Durante il rito nuziale e durante la S. Messa, è vietata l esecuzione di brani musicali non idonei al luogo sacro e alla celebrazione liturgica Nell anniversario di Matrimonio (25.mo o 50.mo) nei giorni in cui ricorre una memoria obbligatoria e nei giorni dei nn. 12, 13 della Tabella dei giorni liturgici si usi le Messe proprie del nuovo messale a pag. 748, 749, 750. Anche in questa occasione i coniugi possono fare la Comunione sotto le tue specie.

30 26/La S. S. Messa Messe dei defunti 1. - Tra le Messe dei defunti il primo posto spetta alla Messa esequiale. Essa si può celebrare in qualsiasi giorno, eccetto le Solennità e le domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua Le Messe dei defunti si possono celebrare: a) alla notizia della morte; b) in occasione della sepoltura definitiva; c) nel primo anniversario della morte, anche se ricorre una memoria obbligatoria o una feria che non sia il mercoledì delle Ceneri o i primi giorni della Settimana santa, una feria di Quaresima o di Avvento dal 17 al 24 dicembre o di un ottava Le Messe quotidiane dei defunti sono permesse solo nel tempo «per annum», a queste condizioni: a) nei giorni in cui si celebra una memoria ad libitum; b) nei giorni in cui si fa l ufficio della feria; c) purché siano realmente applicate per i defunti Nelle Messe esequiali si tenga di solito una breve omelia, escluso però ogni genere di elogio funebre. L omelia è raccomandata anche nelle altre Messe dei defunti celebrate con il popolo Si raccomandi ai fedeli, soprattutto della famiglia del defunto, di partecipare anche con la comunione al sacrificio eucaristico of ferto per il defunto Se la Messa esequiale è direttamente connessa col rito dei funerali, detta l orazione dopo la comunione e omessi i riti conclusivi della Messa, si proceda al rito dell ultima raccomandazione e del commiato. Questo rito non si celebra se non alla presenza del cadavere Nell ordinare e scegliere quelle parti della Messa dei defunti, soprattutto delle Messe esequiali, che si possono variare (orazioni, letture, preghiera universale), si tengano presenti i motivi pastorali, per ciò che concerne il defunto, la sua famiglia, i presenti.

31 La La S. S. Messa/27 Norme per l anticipazione della Messa festiva (cfr. Bollettino Diocesano - marzo 1971) 1. - La celebrazione liturgica delle domeniche e degli altri giorni festivi inizia con il Vespero del giorno precedente. Perciò dalle ore 16 e non oltre le ore 21 si può celebrare la Messa con la quale i fedeli possano soddisfare il precetto festivo (Cfr. C.I.C. can. 1248, 1) Spetta al parroco e ai sacerdoti della sua comunità parrocchiale giudicare sulla opportunità pastorale di estendere la concessione anche ad altre chiese pubbliche situate entro i limiti del territorio parrocchiale I parroci che non ritengono opportuno, per il ristretto numero dei fedeli o altri motivi pastorali, avvalersi della concessione della anticipazione della Messa festiva omettano la celebrazione della Messa al pomeriggio dei giorni antecedenti le domeniche e feste di precetto, allo scopo di non ingenerare incertezze nella valutazione dei fedeli tra Messe valide per il precetto e Messe non valide Anche nelle chiese dove finora si celebravano, per ragioni pastorali, più Messe vespertine, al sabato e nelle vigilie delle feste, si celebri, d ora innanzi, una sola Santa Messa La Messa anticipata al sabato e alle vigilie delle feste sia celebrata con la liturgia domenicale o festiva. I testi liturgici siano della domenica o della festa (le vigilie di Natale, Pentecoste, Assunzione della B.V.M., S. Giovanni Battista, Ss. Pietro e Paolo e la veglia pasquale hanno testi propri). Permane, di conseguenza, l obbligo della omelia e della preghiera dei fedeli I parroci e i pastori di anime illustrino ai fedeli il motivo di questa disposizione, raccomandando di non dimenticare il valore cristiano della domenica e di usare della concessione solo in caso di necessità.

32 28/La S. Messa 7. - I fedeli che con tale Messa incominciano la celebrazione della Domenica o festa di precetto, possono comunicarsi a tale Messa anche se si sono già comunicati al mattino, o possono comunicarsi alla Domenica (Cfr. C.I.C. can. 917). Solennità esterna delle feste Per il bene spirituale dei fedeli, nelle Domeniche «per annum», si possono fare quelle celebrazioni, che ricorrono durante la settimana e sono gradite alla devozione dei fedeli, purché queste abbiano la precedenza sulla Domenica nella tabella dei giorni liturgici. Di queste celebrazioni si possono dire tutte le Messe celebrate con concorso di fedeli. Anniversario del Papa, del Vescovo e della propria ordinazione sacerdotale In questi giorni non si può più dire l orazione sotto unica conclusione corrispondente a tale anniversario. Tuttavia, se lo richiede vera necessità dei fedeli, anche nei giorni in cui ricorre una memoria obbligatoria o una feria che non sia il mercoledì delle Ceneri o i primi giorni della Settimana Santa o una feria di Quaresima o di Avvento dal 17 al 24 dicembre o di un ottava, si può celebrare la Messa votiva corrispondente a questo anniversario, a giudizio del rettore della chiesa o dello stesso sacerdote celebrante. Nelle feste, nelle ferie di Quaresima e di Avvento sopra ricordate, nei giorni fra l ottava del Natale, sempre alle stesse condizioni, si richiede il permesso dell Ordinario del luogo. È opportuno che di tali anniversari si faccia memoria nella preghiera dei fedeli. S. Messa e Comunione agli infermi 1. - Il parroco curi che gli infermi, anche non gravi o in pericolo di morte, e le persone anziane che non possono andare in chiesa,

33 La S. Messa/29 ricevano spesso la comunione, anzi possibilmente ogni giorno, nel tempo pasquale. A questi la comunione si può portare a qualsiasi ora In caso di necessità è lecito comunicare solo sotto la specie del vino, chi non può assumere la specie del pane. In tal caso, è lecito celebrare la Messa presso l infermo Se non si celebra la Messa presso l infermo, dopo la sunzione che fa il celebrante o alla fine della Messa, il Sangue del Signore si versa in un vasetto dorato all interno, a chiusura perfetta, così da evitare pericoli di effusione. Il calice si purifica versandovi dell acqua, riponendo questa nel vasetto della purificazione e asciugando con un purificatoio Il rito è quello stesso della comunione agli infermi; sostituendo, sia nella formula che nell orazione seguente, alla parola corpo la parola sangue La comunione si può amministrare dando il Sangue del Signore a bere o direttamente nel vasetto che lo contiene, o con un cucchiaino d argento, sottoponendo al mento il purificatoio o il piattello, nel caso che la comunione si amministri col cucchiaino. Messe fuori dei luoghi sacri 1. - Luogo proprio della celebrazione dell Eucaristia sono gli ambienti di per sé destinati al culto (can. 932). Eccezioni sono previste solo per motivi pastorali ben precisati (Messe domestiche per infermi, particolari circostanze come la conclusione della visita a famiglie di un caseggiato o frazioni) Tali celebrazioni vanno debitamente preparate da incontri di catechesi e di preghiera, necessari a preparare i fedeli a una partecipazione cosciente e maggiormente efficace. Anche in questi casi vanno rispettate le norme liturgiche (riti, vesti, ecc.), e

34 30/La S. Messa le condizioni stabilite dalla Istruzione «Actio pastoralis» della S. Cong. per il Culto (15 maggio 1969). Conviene che i sacerdoti si accordino in precedenza con il parroco della comunità presso cui si intende celebrare Le stesse norme valgono per le case di villeggiatura, i campi scuola, le colonie, le pensioni per famiglie, ecc. Si ricorda che sia per tali celebrazioni come per la conservazione del SS. Sacramento, è necessaria la licenza dell Ordinario del luogo ospitante (Conf. Ep. Triv.). COMUNIONE EUCARISTICA La Comunione due volte nello stesso giorno Vi sono circostanze particolari nelle quali i fedeli che già hanno ricevuto in quel giorno la santa Comunione, o anche i sacerdoti che hanno già celebrato la Messa, prendano parte a qualche celebrazione comunitaria. Ecco ora quanto stabilito dal nuovo Codice di Diritto Canonico al can. 917: Chi ha già ricevuto la santissima Eucaristia, può riceverla una seconda volta nello stesso giorno, soltanto entro la celebrazione eucaristica alla quale partecipa, salvo il disposto del can. 921, 2. La comunione al calice Nei primi secoli era normale fare la comunione prima con il pane e poi, separatamente, con il vino. Per evitare inconvenienti ad un certo punto la comunione al calice è stata sostituita con la pratica dell intinzione. L attuale normativa permette sempre la comunione anche al calice

35 La S. Messa/31 (OGMR 283) con questa giustificazione: «La santa comunione esprime con maggiore pienezza la sua forma di segno, se viene fatta sotto le due specie. Risulta infatti più evidente il segno del banchetto eucaristico e si esprime più chiaramente la volontà divina di ratificare la nuova ed eterna alleanza nel sangue del Signore ed è più intuitivo il rapporto tra il banchetto eucaristico e il convito escatologico nel regno del Padre» (OGMR 281). La comunione al calice nella Chiesa romana è, comunque, una possibilità, non un obbligo. Volendo, però, essere fedeli al comando del Signore, Gesù ha detto di bere e non di intingere. È questo il motivo per cui chi presiede è tenuto sempre a fare la comunione bevendo al calice e non per intinzione (cfr. OGMR 246). Di fronte al rischio che alcune gocce di vino cadano per terra, si suggerisce che il sacerdote, che distribuisce la comunione, anziché tenere la pisside o patena con le ostie, tenga il calice (v. precisazioni CEI al MR n. 11). Indicazioni pratiche La facoltà della comunione sotto le due specie suppone sempre la dovuta catechesi sulla linea di quanto detto sopra ed esige che tutto si svolga con rispetto, dignità e pietà. In particolare: a) tra i modi previsti, ha la preminenza, a motivo del segno, quello della comunione fatta bevendo allo stesso calice; se però, nel caso di molti comunicandi, lo si ritiene più conveniente, si ricorra al rito per intinzione; b) la comunione deve essere distribuita; i comunicandi non possono quindi né accostarsi direttamente all altare, né passarsi l un l altro il calice;

36 32/La S. Messa c) se la comunione vien fatta al calice, è lo stesso celebrante che la distribuisce prima con il pane consacrato e poi con il calice; se i comunicandi sono molti, il celebrante può farsi aiutare da un altro sacerdote o da un diacono o da un accolito o, in mancanza di questi, da un ministro straordinario debitamente autorizzato; d) se la comunione viene fatta per intinzione, il celebrante che la distribuisce può far sorreggere il calice (o la pisside) da un fedele debitamente preparato. In ogni caso si abbia riguardo alla libertà dei fedeli che desiderano comunicarsi con la sola specie del pane. Valga quest ampliamento della facoltà di fare la comunione sotto le due specie a meglio evidenziare il segno del convito eucaristico, affinché i fedeli partecipino con fede sempre più viva e con intenso amore al Corpo e al Sangue del Signore nell attesa di partecipare per sempre al convito escatologico della nuova ed eterna alleanza nella casa del Padre. La comunione ai celiaci È in aumento il numero di fedeli affetti da celiachia, patologia che determina un intolleranza assoluta al glutine, per cui chi è affetto da questa malattia non può ingerire il pane comune o consimili. Per questo si ricorda che ormai sono facilmente reperibili le ostie confezionate con amido di frumento contenente una quantità minima di glutine e perciò idonee per la comunione dei celiaci. Tali ostie debbono essere conservate in un contenitore a parte (una teca apposita), in modo da evitare qualsiasi forma di contatto con ostie normali. Al momento della distribuzione della comunione il ministro (sacerdote, diacono, ministro straordinario) deve avere l attenzione di comunicare per primi i fedeli celiaci, per non rischiare di trasferire frammenti con glutine nelle ostie speciali. Per chi fosse intollerante anche a questo tipo di ostie, rimane la possibilità della comunione al calice. In questo caso bisogna fare attenzione ad evitare di comunicare il celiaco al calice nel quale è stata fatta la immixtio con un frammento del pane eucaristico

37 La S. Messa/33 comune e consacrare il vino per la comunione dei celiaci in un calice distinto, coperto, nel quale non si farà la immixtio. La Comunione fuori della Messa Partecipazione perfetta alla celebrazione eucaristica è la comunione sacramentale ricevuta durante la Messa. Si devono perciò indurre i fedeli a comunicarsi durante la celebrazione eucaristica. Tuttavia, i sacerdoti siano solleciti nel dare la Comunione anche fuori della Messa a chi ne fa richiesta «per un giusto motivo». Per la distribuzione della Comunione fuori della Messa si segua il rito pubblicato dalla S. Congregazione per il Culto divino, che prevede: il saluto, l atto penitenziale, una breve liturgia della parola, la recita del Padre nostro, la Comunione, una preghiera conclusiva e la benedizione. Digiuno eucaristico secondo il nuovo Codice di Diritto Canonico Can Chi intende ricevere la santissima Eucaristia si astenga per lo spazio di almeno un ora prima della sacra comunione da qualunque cibo o bevanda, fatta eccezione soltanto per l acqua e le medicine. 2. Il sacerdote, che nello stesso giorno celebra due o tre volte la santissima Eucaristia, può prendere qualcosa prima della seconda o terza celebrazione, anche se non sarà intercorso lo spazio di un ora. 3. Gli anziani, coloro che sono affetti da qualche infermità e le persone addette alle loro cure, possono ricevere la santissima Eucaristia anche se hanno preso qualcosa entro l ora antecedente.

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