Studio sui parametri dimensionali dell imprenditoria femminile nella Regione Lazio
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- Maria Teresa Tortora
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1 Studio sui parametri dimensionali dell imprenditoria femminile nella Regione Lazio Roma, Giugno 2006
2 Indice Premessa diversità di genere: la donna imprenditrice la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro la promozione dell imprenditoria femminile dinamiche e indicatori delle icf ( imprese a conduzione femminile) analisi dimensionale le icf e i settori innovativi benchmarking: imprenditoria femminile nel greater london conclusioni
3 Premessa L importanza dell imprenditoria femminile negli ultimi anni è aumentata in modo sostanziale: le quote di mercato acquisite, cariche manageriali di rilievo e presenza sempre maggiore nel mercato del lavoro sono le caratteristiche principali del fenomeno. Tuttavia, l incidenza dell universo femminile è ancora bassa se rapportata a quello maschile. Possibili cause di questo fenomeno sono ascrivibili alle discriminazioni di genere e agli stereotipi che ancora resistono, alla difficoltà di conciliare la vita professionale e le attività inerenti alla famiglia. I passi avanti fatti in questi ultimi anni non sono interpretabili solo come conquiste di posizioni nel mondo economico ma riconducibili a motivazioni legate ad un evoluzione sociale, non ancora conclusa, da parte di entrambe i generi: le donne stanno dimostrando di saper gestire le posizioni di potere e cercano di condividere anche con l altro genere le attività legate al nucleo familiare. Da un punto di vista istituzionale sono state introdotte diverse soluzioni per far sì che le differenze di genere diminuiscano (ricordiamo ad esempio l istituzione della Commissione per le Pari Opportunità) per cercare di entrare in quella che può essere definita una società post-femminista, cioè una società in cui il femminismo sia superato. Ovviamente, come per tutti i fenomeni sociali, l attuazione dei cambiamenti effettuati dall alto sono notevolmente più lunghi, poiché risentono della difficoltà di introiezione di leggi che cambiano così profondamente lo status quo di una collettività. La presente indagine ha come obiettivo individuare gli elementi distintivi dell imprenditoria femminile nella Regione Lazio. Il contesto regionale è confrontato con la situazione esistente a livello nazionale e in una realtà europea: la regione di Greater London (UK). 3
4 1. Diversità di genere: la donna imprenditrice Negli ultimi decenni, la crescita nel livello di scolarizzazione ha favorito l ingresso delle donne in settori e in luoghi a loro precedentemente preclusi: sono infatti sempre più presenti nel mercato del lavoro e, tra queste, molte si cimentano nella gestione e nella creazione di nuove imprese. Un fenomeno questo che non è solo interpretabile come una conquista di posizioni nel mondo economico, ma è anche ascrivibile a motivazioni legate ad un evoluzione sociale. Il divario, ancora forte, tra uomini e donne che fanno impresa non è da attribuire a differenze di sensibilità, d intelligenza o di propensione al rischio, ma piuttosto all esistenza di alcune difficoltà nella creazione e nel mantenimento dell attività che, sebbene tipiche per entrambi i generi, risultano essere più determinanti nel caso femminile. In particolare, l incompatibilità del ruolo familiare con lo svolgimento della professione continua a rimanere una fonte di disagio: esse devono compiere una sorta di lavoro ad incastro fra le loro responsabilità imprenditoriali e l organizzazione familiare Le donne imprenditrici sono quindi costrette ad affrontare delle difficoltà aggiuntive rispetto ai propri colleghi maschi: esse si trovano nella condizione in cui gli impegni di lavoro impediscono di dedicare tutto il tempo che sarebbe necessario alla cura della casa e della famiglia, senza riuscire quindi a trovare un equilibrio tra il tempo dedicato all attività aziendale e quello rivolto all aspetto più privato. Relativamente ai fattori psicologici (emotivi, cognitivi, psicosociali) che condizionano e ostacolano lo sviluppo professionale delle donne, le esperienze più recenti propongono alcuni interessanti punti di vista. Uno tra i più convincenti è quello centrato sul costrutto dell autoefficacia che serve per affrontare il problema dello scarso impiego nelle carriere lavorative dei talenti e delle capacità delle donne e la loro scarsa presenza nelle professioni e negli impieghi di status più elevato in contrapposizione con il successo riscontrato nelle attività autonome ed imprenditoriali. L autoefficacia può essere definita come la fiducia che si ha nelle proprie capacità di produrre effetti positivi. Attraverso questo costrutto è stata individuata la seguente caratterizzazione: gli atteggiamenti tradizionali rispetto ai ruoli professionali maschili e femminili e i relativi stereotipi in merito ai ruoli appropriati per i due sessi indeboliscono l autoefficacia delle donne relativa all intraprendere carriere tradizionali; un senso di efficacia debole circa la propria capacità di saper prendere le decisioni potrebbe ostacolare il comportamento di esplorazione delle alternative occupazionali esistenti e l acquisizione di abilità di soluzione dei problemi. Molte ricerche riportano che le donne maggiormente assertive, dotate di un più forte senso di efficacia circa il processo di presa di decisioni sono più desiderose di intraprendere attività proprie di attività non tradizionali e in modo autonomo Un altro interessante punto di vista esaminato in letteratura, propone una rappresentazione dell imprenditività come connessa non tanto a una maggiore propensione al rischio, ciò che abitualmente si ritiene in termini di senso comune, quanto a una maggiore, più integrata capacità di tollerare l incertezza. Se il rischio è la componente psicologica e tecnica più rilevante delle attività imprenditoriali basate sulla dimensione finanziaria, l incertezza quanto alla stabilità/crescita del mercato e alla tenuta/sviluppo delle proprie risorse, è una componente centrale delle attività imprenditoriali in genere. 4
5 La capacità di tollerare l incertezza è una caratteristica più comune nella psicologia femminile che in quella maschile. La Commissione Europea (Direzione generale Imprese Promuovere l imprenditorialità femminile. Rapporto Best n. 2, 2004) ha analizzato il tema dell imprenditoria femminile, e sono state formulate alcune buone pratiche destinate a tutti i Paesi dell Unione, per agevolare le imprenditrici e le aspiranti tali a intraprendere il lavoro autonomo. Queste si riassumono fondamentalmente in tre aspetti: migliorare l informazione; agevolare la formazione di reti; migliorare l accesso ai finanziamenti Dagli Anni Novanta in poi, la crescita nel livello di scolarizzazione ha favorito l ingresso delle donne in settori e in luoghi a loro preclusi in precedenza. Le donne sono, infatti, sempre più partecipi al mercato del lavoro e molte si cimentano nella gestione e nella creazione di nuove imprese. Un fenomeno questo che non è solo interpretabile come una conquista di posizioni nel mondo economico, ma è anche ascrivibile a motivazioni legate ad un evoluzione sociale non ancora conclusa che vede l incidenza femminile nel mondo dell imprenditoria alquanto bassa sia rispetto a quelle maschile, sia rispetto alla percentuale di donne imprenditrici sulla popolazione, soprattutto in Italia dove le imprese a conduzione femminile sono il 25,2%. La stessa Commissione Europea mette in luce questo problema e individua un elenco dei fattori che più di tutti influenzano la scelta di una donna di creare un impresa: lo stanziamento in un contesto povero di imprese, la scelta del tipo di attività e del settore in cui operare, le lacune informative, la mancanza di contatti e di accesso a reti di comunicazione, le discriminazioni di genere e gli stereotipi, la scarsa e poco flessibile presenza di servizi nido per le imprese, le difficoltà nel conciliare affari ed obblighi familiari, i diversi approcci con cui uomini e donne si rivolgono al lavoro autonomo. Tutti questi fattori, che riguarderebbero entrambi i generi, sono vissuti in modo più intenso dalle donne. In particolare è l incompatibilità del ruolo familiare con lo svolgimento della professione continua a rimanere una fonte di disagio: esse devono compiere una sorta di lavoro ad incastro fra le loro responsabilità imprenditoriali e l organizzazione familiare. Uno studio condotto recentemente (fonte: Il Sole 24 Ore del 08/03/06) indica che in Italia una donna su cinque smette di lavorare dopo la maternità. Gli strumenti oggi offerti alle donne che decidono di fare un figlio (il congedo di maternità) invece di trovare meccanismi di armonizzazione tra lavoro e maternità, producono solo un allontanamento della donna dal mercato del lavoro, accentuando le incompatibilità Le donne imprenditrici sono quindi costrette ad affrontare delle difficoltà aggiuntive rispetto ai propri colleghi maschi: esse si trovano nella condizione in cui gli impegni di lavoro impediscono di dedicare tutto il tempo che sarebbe loro necessario alla cura della casa e della famiglia e non riescono a trovare un equilibrio tra il tempo dedicato all attività aziendale e quello rivolto all aspetto più privato. 5
6 In relazione ai fattori psicologici (emotivi, cognitivi, psicosociali) che condizionano e ostacolano lo sviluppo professionale delle donne, le esperienze più recenti propongono alcuni interessanti punti di vista. Uno tra i più convincenti è quello centrato sul costrutto dell autoefficacia 1 che serve per affrontare il problema dello scarso impiego dei talenti e delle capacità delle donne nelle carriere lavorative, così come la loro scarsa presenza nelle professioni e negli impieghi di status più elevato in contrapposizione con il successo riscontrato nelle attività autonome ed imprenditoriali. Attraverso questo costrutto è stata individuata la seguente caratterizzazione: gli atteggiamenti tradizionali rispetto ai ruoli professionali maschili e femminili e i relativi stereotipi in merito ai ruoli appropriati per i due sessi, indeboliscono l autoefficacia delle donne relativa all intraprendere carriere tradizionali; un senso di efficacia debole circa la propria capacità di saper prendere le decisioni potrebbe ostacolare il comportamento di esplorazione delle alternative occupazionali esistenti e l acquisizione di abilità di soluzione dei problemi. Al contrario, molte ricerche riportano che le donne maggiormente assertive, dotate di un più forte senso di efficacia circa il processo di presa di decisioni, sono più desiderose di intraprendere attività proprie. Un altro interessante punto di vista esaminato in letteratura, propone una rappresentazione dell imprenditorialità come connessa ad una maggiore e più integrata capacità di tollerare l incertezza. E in effetti, se il rischio è la componente psicologica e tecnica più rilevante delle attività imprenditoriali basate sulla dimensione finanziaria, l incertezza sulla stabilità/crescita del mercato e sulla tenuta/sviluppo delle proprie risorse, è una componente centrale delle attività imprenditoriali in genere. La capacità di tollerare l incertezza è una caratteristica più comune nella psicologia femminile che in quella maschile. Identikit della donna imprenditrice Se si considera il sistema imprenditoriale, il tasso di crescita delle aziende gestite da donne è stato del 1,8% tra il 2004 e il 2005; oggi un impresa su quattro è gestita da una donna. Questo dato conferma la tendenza a favore dell auto imprenditorialità e del lavoro autonomo da parte delle donne. La donna manager decide di intraprendere il corso di studi in base ai propri interessi lavorativi e frequentandolo scopre il suo interesse professionale. Di norma il suo attuale lavoro è in relazione diretta col percorso formativo intrapreso. Riconosce le sue capacità durante la carriera professionale e crea la propria azienda a partire da una precedente esperienza lavorativa o dall inserimento che le è stato assegnato in un impresa familiare. E in genere l aiuto finanziario da parte della famiglia a permetterle di avviare l attività. Nella conduzione della propria impresa non svolge la professione imprenditoriale motivata da ragioni esclusivamente economiche, ma soprattutto per la soddisfazione derivante dal raggiungimento di mete professionali. 1 L autoefficacia può essere definita come la fiducia che si ha nelle proprie capacità di produrre effetti positivi. 6
7 Ciò la porta a dividere le responsabilità legate allo svolgimento dei lavori domestici con un altra persona (la delega si effettua in genere ad altre donne). Lo stile diverso nella gestione dell impresa emerge soprattutto nel rapporto con i collaboratori. Nelle imprese femminili si delega alle donne più di quanto non avvenga nelle imprese non femminili anche se, in assoluto, la delega delle funzioni va ancora prevalentemente ai collaboratori maschi. Riguardo alla gestione dei ruoli in azienda, l atteggiamento femminile si può considerare invece più collaborativo rispetto a quanto accade nelle imprese non femminili, dove le scelte organizzative sono assunte prevalentemente dall imprenditore. Le imprenditrici registrano livelli di appagamento in genere soddisfacenti, raggiunti specialmente quando riescono a trovare la giusta conciliazione tra vita privata e l attività lavorativa. Tra le donne imprenditrici il lavoro assume una connotazione positiva quando non si pone come ostacolo alla vita familiare, un aspetto sottolineato soprattutto dalle donne sposate e con figli. Un elemento che distingue lo stile delle imprese femminili rispetto alle altre è dato dalla loro maggiore focalizzazione al cliente (customer oriented). La qualità del servizio e l assistenza al cliente, rappresentano punti di forza che l imprenditoria femminile attribuisce al proprio modello di impresa. Un altra delle caratteristiche più evidenti espresse dall imprenditoria femminile è l attenzione per l adozione di strategie di sviluppo compatibili con la salvaguardia e la valorizzazione dell ambiente. Le donne imprenditrici concentrano la loro attenzione su temi quali la gestione dei rifiuti, la scelta delle materie prime e il risparmio energetico. Il modello di riferimento e l elevato background culturale sono i principali fattori attraverso i quali si esprime la famiglia di origine come elemento di successo delle donne manager/imprenditrici. Il trascinamento reciproco (per le coppie dual career), l attitudine positiva del partner (condivisione della scelta di carriera) e la suddivisione dei compiti e delle responsabilità familiari sono gli elementi più importanti mediante i quali si esprime il ruolo della famiglia di elezione nel determinare il successo delle donne manager/imprenditrici. La donna è molto attenta all organizzazione e alla gestione di impresa quali l attenzione nei confronti delle tematiche relative la conciliazione lavoro-famiglia, la dimensione, l alto numero di donne manager e l attenzione per le pari opportunità nel favorire lo sviluppo di carriera. La dimensione aziendale ottimale per favorire lo sviluppo di carriera di donne manager è a suo avviso quella media, in un contesto favorevole, con buoni servizi all impresa e alle persone. Da ciò si possono trarre le caratteristiche del modello femminile di conduzione d azienda basate su personalità, iniziativa, perseveranza e creatività. Si può affermare che la donna nasce imprenditrice ed il fare impresa è il modo che essa ha di realizzarsi. Si caratterizzano,allora, due tipologie di imprese rosa abbastanza diverse: una prima tipologia costituita da coloro che vedono l attività imprenditoriale (condotta quasi esclusivamente sotto la veste giuridica dell azienda individuale o della società familiare) come un modo per cogliere delle opportunità contingenti, con scarso 7
8 spirito imprenditoriale, nessuna cultura manageriale e quindi ridotte prospettive di successo; una seconda tipologia è costituita da coloro che la considerano una via di affermazione sociale più compiuta, legata quindi ad una professionalità avanzata, ad una propensione al rischio ed all innovazione più marcata, contraddistinta da un esigenza di confrontarsi su più ampi mercati. Tutti questi elementi sembrano configurare un impresa di serie A, ben orientata e con buone prospettive di sviluppo. Ad accomunare entrambe le categorie di imprese al femminile interviene lo stile differente di essere imprenditore della donna. 8
9 2. La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro I cambiamenti del mercato del lavoro e le trasformazioni sociali, che hanno coinvolto i soggetti e le organizzazioni nell ultimo decennio, hanno posto il tema della conciliazione tra lavoro professionale e vita familiare all ordine del giorno nelle politiche dell Unione Europea per il mantenimento e lo sviluppo dell occupazione, soprattutto di quella femminile. Lo sviluppo di misure di conciliazione è infatti ritenuta una strategia necessaria per conseguire l obiettivo, fissato a Lisbona nel 2000, di un tasso d occupazione femminile del 60% nel L Italia deve colmare un gap molto ampio per raggiungere tale obiettivo e i segnali positivi presentano aspetti contraddittori e conseguenze problematiche proprio sul fronte della conciliazione. La crescita dell occupazione femminile, che ha caratterizzato il mercato del lavoro italiano negli ultimi anni, non cancella le difficoltà che le donne incontrano nel conciliare la professione, la vita familiare e la maternità. La carriera delle lavoratrici non sembra ostacolata solo dalla nascita dei figli, ma anche dalla scelta di formare una famiglia. Soprattutto per le generazioni più giovani, il matrimonio talvolta finisce per intralciare o interrompere i percorsi formativi delle donne. Il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro attraversa tutti gli aspetti della vita quotidiana delle donne e degli uomini, dei bambini e degli anziani: gli orari di lavoro nelle organizzazioni, i tempi di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici autonome, la distribuzione delle responsabilità tra donne e uomini nel lavoro per il mercato e nel lavoro di cura, i servizi per la famiglia, l organizzazione dei tempi e degli spazi delle città. E un tema ampio e complesso che richiede strategie di intervento che incidano contemporaneamente e in modo complementare su più fronti e che devono essere agganciate a due concetti di fondo: 1. il gender mainstreaming in un ottica compiuta: le politiche conciliative riguardano tutti, donne e uomini, ma considerano soprattutto il punto di vista femminile, perché le donne vivono con maggiore pressione il problema e sono le maggiori portatrici di bisogni ma anche di cultura della conciliazione nell esperienza quotidiana della doppia presenza, 2. la crescente complessità del sistema sociale e delle organizzazioni lavorative e l intrecciarsi sempre più fitto delle relazioni tra le parti che lo compongono complica la vita delle persone e accentua l esigenza di trovare soluzioni per semplificarla, con il rischio di individuare soluzioni superficiali. La richiesta delle donne di liberare tempo per gli impegni familiari trova punti di contatto con l esigenza delle imprese di avere un organizzazione del lavoro più flessibile ed adattabile alle richieste del mercato. Talvolta la flessibilità, introdotta anche dalle nuove norme del mercato del lavoro, si traduce in precarietà e, soprattutto per le donne, in maggiori difficoltà in ingresso e permanenza nel mondo del lavoro. Per le imprese esistono formule che permettono l introduzione di elementi di flessibilità a favore di una miglior conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle persone apportando vantaggi in termini di: una miglior immagine aziendale valori culturali e senso di appartenenza capacità di attrarre e mantenere talenti motivazione ed efficienza del personale in servizio innovazione e creatività tra i dipendenti livello e qualità del servizio offerto con maggior soddisfazione del cliente reperimento di manodopera accesso a nuovi segmenti di mercato 9
10 migliori capacità gestionale minor tasso di ricambio della manodopera minori tassi di assenteismo minori costi di azioni legali Uno studio dell Ufficio Statistico del Comune di Roma analizza l incidenza della condizione di donne con carichi di famiglia (matrimonio o/e figli) sulle attività lavorative. Le differenze che emergono all interno dello stesso mercato del lavoro femminile sembrano evidenziare che la condizione di donna sposata o con figli pesa soprattutto sul settore produttivo in cui le donne trovano un impiego, più che sulla posizione professionale acquisita. Quest ultima resta sostanzialmente invariata anche in presenza di scelte di vita diverse. E il lavoro in alcuni specifici settori a condizionare pesantemente le scelte riproduttive delle donne che sono una componente sempre più presente nel mercato del lavoro. In particolare, nella fascia di età 26-40, composta da persone in maggior parte formate ed in età riproduttiva, le donne che sono fuori dal mercato del lavoro (casalinghe, studentesse, etc.) sono il 32,6% del totale, mentre tale percentuale sale rispettivamente al 41% e al 43% tra le donne coniugate e tra quelle con figli conviventi. Le donne di queste età, inoltre, rappresentano la componente più attiva sul mercato del lavoro. Risultati analoghi si possono osservare nella classe 41-50, composta da donne per le quali le scelte di vita in famiglia e nel lavoro sono già definite. Le donne che appartengono alle cosiddette non forze di lavoro sono il 36,8% in media, il 43,4% tra le coniugate e il 42% tra le donne con figli. Le donne occupate, d altra parte, sono in media il 59,8% delle donne, il 53,1% delle donne sposate e il 54,6% di quelle con figli. Differenze meno sensibili si verificano nella classe 51-65, soprattutto tra le occupate. In questa classe di età, mentre in media le donne che si collocano al di fuori del mercato del lavoro sono il 69,4% del totale, esse raggiungono il 72,8% tra le coniugate e il 66,7% tra le donne con figli. Le occupate, inoltre, sono più numerose fra le donne con figli (32,3%), mentre sono il 29,7% della media delle donne e il 26,7% delle donne sposate, a conferma che la presenza di figli in età adolescenziale o adulta, non incide sui livelli di occupazione delle madri. Per quel che riguarda i settori di attività in cui le donne trovano più frequentemente occupazione, le differenze più significative, legate alla condizione familiare, si riscontrano nei servizi. In particolare le comunicazioni, i trasporti, le banche e le assicurazioni, che nell insieme assorbe il 23,8% delle donne occupate. Al contrario il comparto dei Servizi pubblici (Pubblica Amministrazione, istruzione e sanità, servizi sociali) assorbe in medie il 48 %. Non si rilevano differenze sostanziali nei settori del commercio, delle costruzioni, dell industria e dell agricoltura che, nel complesso assorbono il 22% delle occupate. Nel complesso la distribuzione fra lavori a tempo pieno e lavori in part time non differisce in modo sostanziale fra le tre categorie analizzate: il totale delle donne e quelle coniugate o con figli risultano occupate a tempo pieno o in part time in percentuali simili. Differenze più marcate si registrano, al contrario, se si analizzano i settori di attività. Nell agricoltura, ad esempio, il tempo pieno riguarda il 74,9% delle donne coniugate, il 79,3% delle donne con figli e il 79,6% della media. D altra parte sembra che le donne impiegate in agricoltura ricorrano più frequentemente al part time per motivi di cura familiare (il 6% delle donne con figli dichiara di lavorare in part time non per scelta, ma per una serie di ragioni soprattutto legate a motivi personali e familiari). Nel commercio è visibile una riduzione dell occupazione a tempo pieno passando dalla media delle donne 10
11 (85,8%) alla condizione di coniugate (84,7%) e ancor di più a quella di donne con figli (82,5%). Lo stesso avviene nei servizi privati, dove si verifica un calo sensibile dell occupazione a tempo pieno dal 82,7% della media al 78% circa delle donne con carichi familiari. L analisi per settore consente anche di evidenziare alcune peculiarità: nel commercio la precarietà è più elevata tra le donne con figli (9,6%) che tra le donne coniugate (6,4%). Al contrario tra le occupate nel settore della ristorazione (alberghi e ristoranti) solo le donne con occupazioni più stabili sembrano riuscire ad avere dei figli: mentre, infatti, il 81,2% delle donne coniugate ha un occupazione a tempo indeterminato in questo settore, fra le donne con figli questa percentuale sale al 89,9%. In media, la posizione professionale delle donne con carichi di famiglia non sembra peggiorare, se confrontata con quella di tutte le altre donne. Il 12% delle donne con carichi familiari sono hanno una posizione di dirigenza, contro il 10,9% della media delle donne; il 4,5% delle donne con carichi familiari sono libere professioniste contro il 5,1% della media; il 1,5% delle donne con carichi familiari sono imprenditrici, contro lo 0,9% della media di tutte le donne. In particolare nella fascia di età si riscontra una lieve prevalenza di lavoratrici in proprio che hanno carichi di famiglia (13%) rispetto alla media delle donne (10,1%). Una tendenza simile si registra per le donne di anni: il lavoro a domicilio o la collaborazione in imprese familiari evidentemente si riescono a conciliare più facilmente con la cura della famiglia e dei figli. 11
12 3. La promozione dell imprenditoria femminile Dal 1950 sono state molte le iniziative volte a promuovere la presenza attiva delle donne nel mercato del lavoro. L elenco dimostra l interesse e l enfasi del legislatore nel trovare meccanismi di incentivo per rafforzare le imprese gestite da donne. I numeri invece dimostrano che dal punto di vista del fatturato, i processi per il quale le donne diventano manager e responsabili della conduzione delle aziende è più legato ad aspetti cognitivi e di professionalità delle singole persone che a motivazioni di genere. Normativa riguardante l imprenditoria femminile Anno e numero Legge 860/1950 Legge 986/1950 Legge 300/1970 Legge 1204/1971 Direttiva 75/117/CEE Direttiva 76/207/CEE Legge 903/1977 Direttiva 86/613/CEE Legge 546/1987 Legge 379/1990 Legge 125/1991 Legge 166/1991 Legge 215/1992 Legge 236/1993 D. lgs. 29/1993 Legge 52/1996 DL 645/1996 Direttiva 96/34/CE DPCM 17/03/1997 DPCM n. 405/1997 Legge 380/1999 Legge 53/2000 Titolo Tutela fisica ed economica della lavoratrice madre Divieto di licenziamento delle lavoratrici madri, gestanti e puerpere Statuto dei lavoratori Tutela delle lavoratrici madri Ravvicinamento delle legislazioni degli Stati Membri relative all'applicazione del principio della parità delle retribuzioni tra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile Attuazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne per quanto riguarda l'accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro Parità di trattamento fra uomini e donne in materia di lavoro Applicazione del principio di parità tra uomini e donne che esercitano un attività autonoma, comprese quelle del settore agricolo, nonché tutela della maternità Estensione dell indennità giornaliera di gravidanza Tutela della maternità per le libere professioniste Azioni positive per la realizzazione delle pari opportunità nel campo del lavoro Trattamento economico delle lavoratrici madri dipendenti da amministrazioni pubbliche Azioni positive in favore della imprenditoria femminile Vincoli ai licenziamenti del personale femminile Parità e pari opportunità per l accesso e il trattamento sul lavoro. Istituzione delle quote di donne Recepimento della normativa europea in tema di parità di trattamento tra uomini e donne Miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in allattamento Congedi parentali Azioni volte a promuovere l attribuzione di poteri e responsabilità delle donne, a riconoscere e garantire libertà di scelte e qualità sociale a donne e uomini Istituzione del Dipartimento per le Pari Opportunità Istituzione del servizio militare volontario femminile e sull accesso delle donne a tutti i ruoli Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità (congedi parentali), per il diritto di cura e per il coordinamento dei tempi delle città. Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Dipartimento per le Pari Opportunità (2006) 12
13 4. Dinamiche e indicatori delle Icf ( imprese a conduzione femminile) I numeri che meglio descrivono la presenza delle donne imprenditrici sono i seguenti Tabella 1: imprese a conduzione femminile per tipologia giuridica - Italia Forma giuridica Imprese a conduzione femminile Imprese totali Imprese a conduzione femminile / totale imprese (%) Imprese a conduzione femminile per forma giuridica (%) Ditte individuali ,72% 74,10% S.a.s. S.n.c ,90% 15,74% Società di capitale (*) ,77% 10,16% Totale ,19% 100,00% (*) Società di capitale per le quali è presente l elenco soci. Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Infocamere (2005) A livello nazionale le imprese a conduzione femminile sono oltre , pari al 25% circa del totale. Considerando la forma giuridica la maggiore presenza si registra nelle ditte individuali (quasi il 30% delle imprese sono a conduzione femminile), seguite dalle S.a.s. e S.n.c. (quasi il 19%) e dalle società di capitali (quasi il 16%). La seguente figura illustra la ripartizione delle Icf in Italia ( imprese) secondo la forma giuridica. Figura 1: imprese a conduzione femminile per forma giuridica - Italia 10,16% 15,74% Ditte individuali S.a.s. S.n.c. Società di capitale 74,10% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) Nel Regione Lazio, su un totale di imprese, le imprese a conduzione femminile (Icf) sono , pari al 20,3% del totale. Il rapporto tra Icf e totale delle imprese è molto equilibrato. In media nelle province del Lazio, il 20% delle imprese totale sono gestite da donne. 13
14 Tabella 3: imprese a conduzione femminile per provincia - Regione Lazio Provincia Imprese a conduzione Imprese rosa / totale Imprese totali femminile imprese (%) Frosinone ,96% Latina ,05% Rieti ,77% Roma ,81% Viterbo ,05% Lazio ,31% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Infocamere (2005) Il tasso più alto di imprese rosa si riscontra nella Provincia di Frosinone, dove quasi 1/3 delle imprese sono condotte da donne. Il tasso più basso appartiene invece alla Provincia di Roma dove, su oltre imprese appartengono a donne poco più di , pari a circa il 19% del totale. Figura 2: imprese a conduzione femminile per provincia - Regione Lazio 11,04% 14,01% 13,16% 4,16% Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo 57,62% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) La dinamica del tasso di mortalità imprenditoriale nel biennio per settore è la seguente Tabella 2: Imprese femminile attive per settore nel Lazio (variazione % ) settore Variazione % Italia Regione Lazio Agricoltura -0,7-0,2 Pesca 2,0 2,5 Estrazione minerali 5,6-16,1 Attività manifatturiera 0,6 0,7 Energia 15,8 0,0 Costruzioni 7,0 8,5 Commercio 1,9 3,0 Turismo 2,6 1,7 Trasporti e TLC 9,6 6,4 Intermediazione mon. e fin. 2,7 3,0 Servizi alle imprese 5,8 2,3 Istruzione 0,3-3,5 Sanità 9,8 4,9 Altri servizi pubblici 5,5 4,5 Non classificabili - 5,5-10,7 Fonte: Osservatorio dell imprenditoria femminile Unioncamere (2005) 14
15 Le dinamiche più significative a livello regionale sono nei settori delle costruzioni (8,5%) e i trasporti (6,4%). La flessione più evidente è stata quella delle cave (-16,1%). Nel panorama imprenditoriale regionale riveste particolare importanza l artigianato, su cui si fonda il patrimonio delle tradizioni e della cultura locale, sono presenti oltre imprese artigiane (pari al 22,3% delle imprese totali), di cui oltre sono a conduzione femminile. L incidenza dell imprenditoria femminile nel settore è del 16,5% a livello regionale, con punte del 18,8% nella Provincia di Frosinone. Tabella 4: imprese artigiane a conduzione femminile - Province della Regione Lazio Provincia Imprese artigiane Imprese artigiane a % imprese artigiane a conduzione femminile conduzione femminile Frosinone ,8% Latina ,0% Rieti ,5% Roma ,5% Viterbo ,0% Regione Lazio ,5% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati CNA (2005) Il settore di attività più diffuso tra le Icf è quello dei servizi alle persone (oltre il 47% del totale), seguito dal manufatturiero (oltre 37%) e dai servizi alle imprese (quasi il 9%). La figura evidenzia la distribuzione delle imprese tra i settori. Figura 3: imprese a conduzione femminile - settori di attività 8,50% 4,30% 2,70% 47,20% Servizi alle persone Manifattura Servizi alle imprese Costruzioni e riparazioni Altro 37,30% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati CNA (2005) Tabella 5: imprese a conduzione femminile - settori di attività Settore di attività Imprese % Servizi alle persone ,20% Manifattura ,30% Servizi alle imprese ,50% Costruzioni e riparazioni ,3.% Altro ,70% Totale ,00% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati CNA (2005) 15
16 5. Analisi dimensionale Nel presente capitolo si illustrano i risultati dell analisi compiuta sui parametri dimensionali (numero di addetti e fatturato) e sui settori di attività imprese a conduzione femminile della Regione Lazio. Per analizzare i parametri dimensioni è stata utilizzata la classificazione adottata dalla Commissione Europea 2 per identificare le piccole e medie imprese. Tabella 6: definizione di micro, piccola e media impresa - Commissione Europea Classe di impresa Numero di addetti Fatturato Stato patrimoniale (*) Micro Impresa <10 < 2 milioni oppure < 2 milioni Piccola Impresa <50 < 10 milioni < 10 milioni Media Impresa <250 < 50 milioni Fonte: Commissione Europea (2005) (*) lo stato patrimoniale non è stato considerato in questa analisi < 43 milioni Secondo quanto stabilito dalla Commissione Europea una impresa, per rientrare in una delle tre categorie, deve comunque rispettare i due parametri. Le due dimensioni, numero di addetti e fatturato, sono state trattate separatamente, pertanto, la ripartizione delle imprese nelle tre categorie cambia secondo la dimensione considerata. Considerando il numero degli addetti, circa la metà delle imprese a conduzione femminile della Regione Lazio sono micro imprese (meno di 10 addetti). Se si tiene conto anche del fatturato, le micro imprese sono poco meno della metà (47,74%). In dettaglio, tra le imprese a conduzione femminile,vi sono: micro imprese (meno di 10 addetti), piccole imprese (tra i 10 e i 49 addetti), medie imprese (tra i 50 e i 249 addetti) 723 grandi imprese (da 250 addetti in su). Tabella 7: imprese a conduzione femminile per numero di addetti e classe di impresa Classe di impresa Numero di addetti Imprese % sul totale Micro impresa ,84% Piccola impresa ,06% Media impresa ,11% Grande impresa oltre ,98% Totale ,00 Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Infocamere e AIDA (2005) 2 Raccomandazione della Commissione, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese, testo integrale dell atto (2003/361/CE) [Gazzetta ufficiale L 124 del ]. 16
17 La seguente figura illustra la situazione, evidenziando la diffusione delle micro imprese nell imprenditoria femminile. Figura 4: imprese a conduzione femminile per numero di addetti e classe di impresa 13,11% 0,98% 50,84% Micro impresa 1-9 addetti Piccola impresa addetti Media impresa addetti Grande impresa oltre 250 addetti 35,06% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) Il numero totale di addetti (persone occupate) nelle imprese a conduzione femminile è di , pari al 27,4% degli occupati totali della Regione, che sono (fonte: ISTAT - conti economici provinciali 2005). Nelle imprese rosa vi sono, in media 9 addetti, rispetto ai 6 di una impresa a conduzione maschile. L imprenditoria femminile si conferma, pertanto, come un importante bacino di occupazione a livello regionale. Analizzando il fatturato delle imprese a conduzione femminile, si riscontra uno spostamento verso la classe di impresa di dimensioni maggiori (diminuiscono tutte le categorie a vantaggio delle grandi imprese). Più dettagliatamente, tra le oltre imprese a conduzione femminile: hanno meno di 2 milioni di Euro di fatturato (micro imprese) hanno un fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di Euro (piccole imprese) hanno un fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di Euro (medie imprese) hanno un fatturato superiore a 50 milioni di Euro (grandi imprese) Tabella 8: imprese a conduzione femminile per fatturato e classe di impresa Classe di impresa Fatturato in milioni di Euro Imprese % sul totale Micro impresa meno di ,56% Piccola impresa ,74% Media impresa ,17% Grande impresa oltre ,52% Totale ,00 Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Infocamere e AIDA (2005) I dati relativi al fatturato evidenziano una situazione di alta produttività delle imprese a conduzione femminile. 17
18 Figura 5: imprese a conduzione femminile per fatturato e classe di impresa 19,17% 1,52% Micro imprese (fatturato < 2 M ) 47,56% Piccole imprese (fatturato 2-10 M ) Medie imprese (fatturato M ) Grandi imprese (fatturato oltre 50 M ) 31,74% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) La seguente figura illustra la ripartizione delle imprese confrontando il numero di addetti e il fatturato. Si registra uno spostamento verso categorie dimensionali maggiori del 6,6% del totale delle imprese.(quasi imprese). Figura 6: imprese a conduzione femminile per fatturato e classe di impresa Micro imprese (fatturato < 2 M ) Micro imprese (addetti 1-9) 47,56% 50,84% Piccole imprese (fatturato 2-10 M ) Piccole imprese (addetti 10-49) 31,74% 35,06% Medie imprese (fatturato M ) Medie imprese (addetti ) 13,11% 19,17% Grandi imprese (fatturato oltre 50 M ) Grandi imprese (oltre 250 addetti) 1,52% 0,98% 0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) 18
19 Le imprese a conduzione femminile sono presenti in tutti i settori di attività economiche. La presenza maggiore si registra nel commercio all ingrosso e al dettaglio, seguiti dalle costruzioni e dai servizi alle imprese. Tabella 9: principali settori di attività delle imprese a conduzione femminile Attività Imprese % sul totale Commercio all ingrosso e intermediari ,82% Commercio al dettaglio ,92% Costruzioni ,72% Servizi alle imprese ,62% Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli ,17% Altri settori ,75% Totale ,00% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Infocamere e AIDA (2005) 19
20 6. Le Icf e i settori innovativi Nell evoluzione economica attuale lo sviluppo di idee e progetti creativi sono destinati ad avere un valore economico sempre più rilevante, a tal punto che si parla oggi di economia creativa, intendendo con questo termine uno specifico ramo dell economia che comprende alcuni particolari settori in grado di generare nuova ricchezza e proprietà intellettuale (brevetti, diritti d autore, marchi di fabbrica, design registrato) sostenendo così anche lo sviluppo di settori economici tradizionali. Questo processo si iscrive nell ambito della Strategia di Lisbona della Commissione Europea, tesa a far divenire l Europa entro il 2010 l economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale 3. Nell ambito della presente indagine, particolare attenzione è stata dedicata alle Icf attive nei settori ad alto contenuto innovativo. Questa scelta è motivata dall importanza che tali imprese rivestono all interno dell economia regionale (le imprese innovative rappresentano il 63% del PIL regionale e il 6,4% del PIL nazionale). Sono stati considerati i settori di attività di particolare rilievo per le caratteristiche innovative: audiovisivo biochimico editoria informatica manufatturiero high tech pubblicità servizi alle imprese telecomunicazioni. Ciascuno dei settori è stato in seguito confrontato con l equivalente codice di classificazione utilizzato dall ISTAT (sono stati presi in considerazione i primi 3 digiti della classificazione ATECO), come illustrato dalla tabella seguente. Tabella 10: corrispondenza tra i settori dell indagine e la classificazione ISTAT Settore Codice Descrizione ATECO ATECO audiovisivo 92.2 Attività radiotelevisive biochimico 24.1 Fabbricazione di prodotti farmaceutici e di prodotti chimici e botanici per usi medicinali editoria 22.1 Editoria informatica 72 Informatica e attività connesse 30.0 Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici manufatturiero high tech 32.2 Fabbricazione di apparecchi trasmittenti per la radiodiffusione e la televisione e di apparecchi per la telefonia 33.1 Fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici pubblicità 74.4 Pubblicità servizi alle imprese 74 Attività di servizi alle imprese telecomunicazioni 64.2 Telecomunicazioni Fonte: ISTAT (2002) 3 Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo par. 5, marzo
21 Le imprese femminili ad alto contenuto innovativo sono , pari al 24% del totale. All interno dei settori individuati, il più presente è quello dei servizi alle imprese, con oltre imprese, pari al 37, 28% Tabella 11: imprese femminili ad alto contenuto innovativo per settore di attività Settore Imprese femminili ad alto % sul totale imprese contenuto innovativo innovative audiovisivo 816 4,5% biochimico ,8% editoria ,9% informatica ,7% manufatturiero high tech ,0% pubblicità 816 4,5% servizi alle imprese ,8% telecomunicazioni 162 0,9% Totale ,00 Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Infocamere e AIDA (2005) Figura 7: imprese femminili ad alto contenuto innovativo per settore di attività 0,9% 4,8% 5,8% 37,8% 4,5% 7,0% 20,7% 14,9% audiovisivo biochimico editoria informatica manufatturiero high tech pubblicità servizi alle imprese telecomunicazioni Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) L analisi dimensionale delle imprese ad alto contenuto innovativo rileva una distribuzione più equilibrata tra le diverse classi di imprese rispetto alle Icf in generale, sia per quanto riguarda gli addetti che per il fatturato. Tabella 12: imprese femminili ad alto contenuto innovativo per numero di addetti e classe di impresa Classe di impresa Numero di addetti Imprese % sul totale micro impresa ,13% piccola impresa ,80% media impresa ,07% Totale ,0% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Infocamere e AIDA (2005) 21
22 Figura 8: imprese femminili ad alto contenuto innovativo per numero di addetti e classe di impresa 27,07% 40,13% Micro impresa 1-9 addetti Piccola impresa addetti Media impresa addetti 32,80% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) A livello complessivo la dimensione delle micro imprese è la più diffusa in ogni settore, mentre le piccole medie e imprese sono meno rilevanti in termini di presenza: le imprese con meno di dieci addetti sono il 57,4% del totale considerato, in base al fatturato (meno di 2 milioni di euro ) sono il 67,16% A livello del fatturato le imprese a conduzione femminile privilegiano le micro imprese (41,08%), valore che di per sé è significativo ma comunque al di sotto della media del totale delle aziende ad alto contenuto innovativo presenti nel Lazio (57,4%) Tabella 13: imprese femminili ad alto contenuto innovativo per fatturato e classe di impresa Classe di impresa Fatturato in milioni di Euro Imprese % sul totale Micro impresa meno di ,08% Piccola impresa ,17% Media impresa ,75% Totale ,00% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Infocamere e AIDA (2005) 22
23 Figura 9: imprese a conduzione femminile per fatturato e classe di impresa Micro imprese (fatturato < 2 M ) Micro imprese (addetti 1-9) 41,08% 40,13% Piccole imprese (fatturato 2-10 M ) Piccole imprese (addetti 10-49) 32,17% 32,80% Medie imprese (fatturato M ) Medie imprese (addetti ) 26,75% 27,07% 0,00% 5,00% 10,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00% 35,00% 40,00% 45,00% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) 7. Benchmarking: imprenditoria femminile nel Greater London Per valutare la realtà imprenditoriale del Lazio (trainata dalla dinamicità della capitale) è stata scelta la regione inglese capofila: Greater London. Il territorio scelto è paragonabile alla Regione Lazio per le seguenti caratteristiche: presenza di una metropoli capitale del paese; peso all interno dell economia nazionale; diffusione del settore terziario (all interno del quale operano le imprese ad alto contenuto innovativo). Di seguito sono presentati alcuni dati utili per contestualizzare le due realtà locali all interno dei rispettivi paesi. Tabella 13: Regione Lazio e Greater London a confronto Regione Lazio Greater London Superficie kmq % superficie nazionale 5,7% 0,6% Popolazione % popolazione nazionale 9,0% 12,4% PIL (m ) % PIL nazionale 10,1% 18,7% PIL pro capite regionale ( ) Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Eurostat (2006) 23
24 Al fine di paragonare indicatori e tendenze è stata utilizzata la stessa metodologia di calcolo e criteri di selezione. Sono state escluse le grandi imprese (più di 250 addetti e fatturato oltre i 50 M.euro). Le imprese a conduzione femminile nella Regione Lazio sono , pari al 20,3% del totale. Nel Greater London sono , pari al 15,9% del totale delle imprese ( ). Tabella 14: Distribuzione delle imprese a conduzione femminile nella Greater London per settori di attività. Settore di attività Icf % sul totale Servizi alle imprese ,78% Informatica ,29% Attività immobiliari ,93% Attività ricreative, culturali e sportive ,76% Commercio all ingrosso ,49% Servizi alle famiglie ,60% Commercio al dettaglio ,24% Costruzioni ,91% Alberghi e ristoranti ,29% Sanità e assistenza sociale ,20% Altri settori (partecipazione inferiore al 3%) ,51% Totale ,00% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Eurostat (2006) Nel Greater London i settori di maggior diffusione delle imprese femminili sono: Servizi alle imprese: 29,78% Informatica: 7,29% Attività immobiliari: 6,93% Attività ricreative, culturali e sportive: 6,76% Tabella 15: Presenza di Icf nel Lazio e Greater London. Settore di attività Icf % sul totale Servizi alle persone ,2% Manifattura Servizi alle imprese Costruzioni e riparazioni Altro ,3% ,5% ,3% ,7% Totale ,0% 24
25 Nella Regione Lazio, invece, le Icf prevalgono in: Commercio all ingrosso e intermediari: 17,82% Commercio al dettaglio:15,92% Costruzioni: 11,72% Servizi alle imprese: 4,62% Anche nel Greater London la tipologia di imprese più diffusa tra le Icf sono le micro impresa, sia per fatturato che per numero di addetti Tabella 16: Distribuzione delle imprese a conduzione femminile nella Greater London per classi di addetti Classe di impresa Imprese % sul totale Micro imprese ,67% Piccole imprese ,87% Medie imprese ,46% Totale ,00% Fonte: elaborazione Ideactiva su dati Eurostat (2006) Figura 10: distribuzione delle imprese a conduzione femminile nel Greater London per classi di addetti 11,46% 21,87% M icro impresa 1-9 addetti Piccola impresa addetti M edia impresa addetti 66,67% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) Tabella 17: Distribuzione Icf nella Greater London per classi di fatturato Fatturato in % sul Classe di impresa Imprese milioni di Euro totale Micro imprese meno di ,00% Piccole imprese ,71% Medie imprese ,29% Totale ,00% Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) 25
26 Tabella 18: Lazio-Greater London: imprenditoria femminile a confronto Regione Lazio Greater London Imprese a conduzione femminile Imprese a conduzione femminile / totale imprese (%) 20,31 15,9% Occupati nelle imprese a conduzione femminile Occupati imprese femminili / occupati totali (%) 27,38 14,01% Media degli addetti per impresa 9 4 Fonte: elaborazione Ideactiva (2006) 8. Conclusioni L analisi sullo stato delle Imprese a conduzione femminile fornisce una panoramica completa della realtà imprenditoriale con un focus sui settori ad alto contenuto innovativo. Al fine di contestualizzare i numeri del Lazio è stata realizzata una comparazione con la realtà del Greater London. Le Icf giocano un ruolo sempre più centrale nello sviluppo dell economia regionale, mostrando non solo di aver saputo cogliere e valorizzare le ottime opportunità offerte dal tessuto economico e produttivo, ma anche di aver contribuito, per una quota sempre più rilevante, al successo di quello che agli occhi degli osservatori si va configurando come un vero e proprio modello di crescita per il Paese L analisi condotta ha evidenziato un modello-tipo di impresa femminile: ha una media di 9 addetti un fatturato medio inferiore ai 2 milioni di Euro Il settore dove le ICf sono più diffuse è quello dei servizi alle persone (quasi la metà delle imprese), seguito dal manufatturiero e dai servizi alle imprese. Il settore dei servizi alle persone include le attività appartenenti al terzo settore, ambito nel quale le donne possono esprimere a pieno le loro capacità imprenditoriali. Per quanto riguarda i settori ad alto contenuto innovativo, invece, la presenza femminile è particolarmente rilevante nei settori dei servizi alle imprese, informatica ed editoria. Nel biennio l imprenditoria femminile è cresciuta, nella Regione Lazio, del 6,7%, con un tasso di crescita superiore alle imprese non femminili. E aumentato, di conseguenza, il livello di femminilizzazione del tessuto imprenditoriale regionale, raggiungendo una quota del 20,31% delle imprese totali. Tra le Province, è la Provincia di Frosinone a registrare la presenza maggiore di imprese a conduzione femminile, che sono il 27% circa del totale. Seguono le Province di Rieti, Latina e Viterbo, con circa il 21% di imprese femminili e, per ultima, la Provincia di Roma, dove poco meno del 19% delle imprese sono rosa. Le ICF occupano quasi un terzo (27,38%) degli occupati totali della Regione, pari a oltre persone. 26
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