Rapporto sulla società e sull economia del Lazio 2008
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5 Regione Lazio Rapporto sulla società e sull economia del Lazio 2008 A cura di Sviluppo Lazio S.p.A. Servizio Studi
6 Hanno collaborato alla redazione del Rapporto: Marcello Degni, Giaime Gabrielli, Andrea Morgia, Elisabetta Paladini, Massimiliano Tancioni, Massimo Paradiso, Stefano Fantacone, Patrizio Gonnella, Michele Raitano, Raffaele Lagravinese, Elisa Marini, Francesco Ferrante, Massimiliano Bagaglini e Marina Xenia Lipori. Il presente volume è stampato su carta riciclata Il presente Rapporto è stato cofinanziato dal DOCUP Misura 5.1.
7 INDICE Indice PRESENTAZIONE di Piero Marrazzo PREFAZIONE di Luigi Nieri NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO I - III 1 IL TERRITORIO 1 2 LA SOCIETÀ 14 3 IL LAVORO 29 4 L IMPRESA 39 5 IL PRODOTTO REGIONALE 55 6 GLI IMPIEGHI DEL REDDITO REGIONALE 68 7 DISTRIBUZIONE DEL REDDITO REGIONALE 87 PARTE MONOGRAFICA 1 IMPRESE E SVILUPPO ECONOMICO MICROCREDITO E POVERTA LA CRIMINALITA ECONOMICA NEL LAZIO 144
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9 Presentazione di Piero Marrazzo* 1 Le vicende finanziarie degli ultimi mesi conferiscono un rilievo particolare ai dati e alle analisi contenute nel Rapporto sulla Società e sull Economia del Lazio. Giunto alla sua terza edizione, il Rapporto diviene uno degli elementi conoscitivi sui quali incardinare le politiche della Regione, orientate a preservare il benessere e la crescita del territorio in un contesto esterno ormai radicalmente mutato. Il sistema economico internazionale è scosso da una crisi epocale. Viene evocato lo spettro del 1929 e non c è esagerazione in questo richiamo. Lo testimonia la dimensione degli interventi messi in campo dalle autorità monetarie che, come sottolinea la Banca d Italia, sono stati senza precedenti nell ammontare e nelle modalità di erogazione. Sono al pari imponenti le misure adottate dai governi attraverso i bilanci pubblici, chiamati a garantire la sicurezza dei depositi e a farsi carico di quote di capitale degli istituti bancari. Le virtù taumaturgiche di un mercato sempre più deregolamentato, in quanto capace di scoprire al suo interno i meccanismi di una crescita sostenibile, sono venuti meno all improvviso. E svanita l inerzia di uno sviluppo centrato sull immaterialità, sul vorticoso aumento delle attività finanziarie, sull irrazionale euforia delle bolle speculative dei mercati immobiliari, sull assunzione che la crescita non sarebbe stata intaccata da un prezzo di 150 dollari per barile di petrolio. La volatilità dei mercati si è rivelata opacità, avvitando al ribasso le prospettive dell economia reale. La politica non si è fatta trovare impreparata di fronte a questo impegno inatteso. La capacità di reazione delle autorità pubbliche impedisce oggi il ripetersi della drammatica esperienza degli anni Trenta. Dopo gli interventi delle banche centrali e dei governi nazionali, anche le Regioni devono ora dare il loro contributo per rallentare, quanto più possibile, la propagazione della crisi finanziaria sul territorio. Nel Lazio, l opera è cominciata. Con le Associazioni imprenditoriali è stato avviato un comitato tecnico paritario, il cui obiettivo primo è di contrastare fenomeni di razionamento del credito ai danni del sistema produttivo. Una misura pensata in particolare per le piccole e medie imprese, che potrebbero non disporre di uno scudo patrimoniale sufficiente a respingere l onda d urto della crisi. Altre iniziative sono in cantiere, indirizzate più espressamente alle famiglie, con lo scopo innanzitutto di alleviare l aumentato onere dei mutui immobiliari. Dovrà essere scrupoloso il monitoraggio del mercato del lavoro, per essere pronti a scongiurare aumenti della disoccupazione o di altre marginalità sociali. Occorrerà rafforzare il ruolo degli investimenti infrastrutturali, recuperando un ottica di sostegno della domanda aggregata, cara alla tradizione keynesiana. Il sistema nervoso della Regione è dunque all erta. La messe di informazioni organizzate in questo Rapporto ci da gli strumenti per agire nella giusta direzione, rafforzando le potenzialità di crescita del nostro territorio, indicandoci quali sono gli squilibri che per primi devono essere corretti, quali le eccellenze che consentiranno di non interrompere le evoluzioni della nostra società. * Presidente della Regione Lazio
10 Lo scorso anno, ancora una volta, il Lazio ha registrato uno sviluppo fra i più elevati d Italia. Siamo impegnati a far sì che questa caratteristica sia conservata nel nuovo mondo che emergerà dalla grande crisi della finanza internazionale.
11 Prefazione di Luigi Nieri* 2 In un momento di particolari tensioni economiche e di prospettati rivolgimenti dell assetto istituzionale italiano lungo il complesso percorso del federalismo, il Rapporto sulla società e sull economia del Lazio si propone nuovamente come fondamentale strumento di conoscenza e analisi, lungo un percorso di partecipazione alla decisione politica. Occorre infatti conoscere per deliberare. Ciò contribuisce a rafforzare la credibilità e la responsabilità dell azione pubblica nella consapevolezza delle effettive risorse disponibili e nel segno della trasparenza delle procedure e delle scelte allocative di tali risorse. E questa una cruciale questione di metodo, perché richiede un processo di decisione di spesa fondato su previsioni economiche attente; sulla analisi e la ricognizione dei bisogni di cittadini ed imprese; sul rafforzamento e sulla razionalizzazione degli strumenti e degli istituti di controllo delle decisioni. Non a caso, il Rapporto fornisce un utile complemento agli altri documenti di programmazione delle scelte economiche. Quelle che il Lazio è chiamato a compiere sono scelte che sul piano finanziario risentono dei vincoli imposti dalle norme nazionali e dal severo risanamento della sanità. Ciò in un contesto economico che è ormai entrato in una fase recessiva, che coinvolge anche il Lazio seppure in una misura meno sensibile rispetto ad altre regioni italiane. L economia italiana risente in modo particolare delle turbolenze internazionali e, anche a causa di una struttura produttiva meno dinamica rispetto a quella delle altre economie mondiali, si stimano variazioni negative del PIL sia per il 2008 (-0,1%) sia per il 2009 (-0,2%). Il Lazio chiude tuttavia il 2007 con un dato di crescita del PIL, secondo le stime Istat, pari al 2%: valore superiore a quanto ottenuto a livello nazionale (+1,5%). Non a caso, nel 2007 la dinamica delle imprese nel Lazio ha seguito il trend di crescita del sistema produttivo. Le imprese registrate a fine 2007 risultano essere pari a oltre (+1,9% rispetto all anno precedente). Per quanto riguarda la struttura del sistema produttivo regionale e il suo confronto con quello nazionale, si confermano le peculiarità del Lazio: un minore rilievo dell industria manifatturiera, anche se con punte di elevata specializzazione nei comparti chimico-farmaceutico ed energetico, a fronte di una maggiore concentrazione nelle attività finanziarie, immobiliari e informatiche. Elevata è l incidenza della Pubblica Amministrazione. Nel complesso, le imprese laziali rappresentano il 10% circa dell intero sistema produttivo nazionale: il Lazio è infatti la seconda regione per numerosità delle imprese registrate dopo la Lombardia. Non stupisce dunque che tale dinamica positiva si sia riflessa nel tasso di occupazione della forza lavoro, che ha rilevato nel 2007 un incremento dello 0,4% rispetto all anno precedente. Questa crescita occupazionale ha però la sua zona d ombra: l occupazione non è sempre buona occupazione, ovvero certezza e stabilità del proprio futuro lavorativo. L osservazione della struttura occupazionale per tipologia contrattuale evidenzia come nel Lazio la quota di lavoratori con contratti flessibili (dipendenti a tempo determinato o parasubordinati) sia significamene maggiore che nella media del Paese. Il Lazio è la regione italiana con la quota più elevata di lavoratori parasubordinati (9,8%). * Assessore al Bilancio, Programmazione Economico-Finanziaria e Partecipazione della Regione Lazio
12 Ovviamente tale condizione colpisce significativamente i giovani. Nel Lazio, rispettivamente, il 70,3 ed il 66% di tali tipologie di occupati ha meno di 40 anni a fronte di un dato nazionale pari, rispettivamente, al 67,3 ed al 57,6%. Dato altrettanto rilevante è quello relativo al livello di scolarizzazione. La quota di laureati tra i dipendenti a termine e, soprattutto, tra i parasubordinati è ben più elevata di quella che si osserva fra i lavoratori a tempo indeterminato. L instabilità dell occupazione si accompagna spesso a situazioni di disagio economico, che investono una nuova categoria di soggetti, classificabili come lavoratori poveri. E di questa condizione il Rapporto da adeguato conto. Ne emerge come il Lazio sia una regione ad alta diseguaglianza economica: l indice di diseguaglianza risulta infatti nel Lazio superiore alla media nazionale e inferiore unicamente a quello di Campania e Sicilia. D altro canto, valutando la povertà relativa (calcolata in riferimento a una soglia definita in termini di reddito disponibile) nel Rapporto si osserva come nel Lazio il tasso di povertà sia inferiore alla media nazionale, ma comunque molto elevato e superiore a quello registrato nelle regioni del Centro-Nord. Ancora una volta emerge con sufficiente chiarezza la condizione del Lazio come regione di confine del dualismo economico italiano: una regione capace di tassi di crescita economica che l accomunano al settentrione, ed al contempo di diseguaglianze economiche che l avvicinano al mezzogiorno. Ciò pure risulta dagli indicatori di disagio economico: l essere in arretrato con il pagamento per le bollette delle utenze domestiche; la capacità di affrontare senza indebitarsi una spesa imprevista di 600 euro; la facilità di arrivare senza problemi alla fine del mese. Relativamente a tutti e tre gli indicatori considerati il Lazio non si discosta dalla media nazionale, ma è ancora distante dai dati osservati nelle regioni settentrionali. Una misura di contrasto a tale situazione di disagio è stata realizzata dalla Regione con l approvazione della Legge Regionale n. 10/2006, istitutiva del Fondo per il Microcredito, quale strumento di lotta alla povertà e alla esclusione sociale, con particolare attenzione alle persone escluse dal circuito di credito tradizionale. Nel suo funzionamento il Fondo si è proposto quale mezzo di copertura in situazioni di esclusione sociale legate a due diversi tipi di situazioni di fallimento: dei mercati (finanziari), che non concedono credito a individui che potrebbero avere le capacità di rimborso; e dello stato (del welfare state), che non è in grado di assistere adeguatamente i cittadini in condizioni di disagio economico. Il Rapporto rileva come i richiedenti microcredito siano in maggioranza uomini, residenti a Roma, ancora in attività lavorativa e con un reddito familiare basso (solo 1 su 5 dichiara un reddito superiore ai euro annui), in maggioranza affittuari dell abitazione di residenza. Fra le esigenze citate come motivazione della richiesta di microcredito circa la metà si riferisce a necessità legate all abitazione di residenza. La vera sfida è dunque nel disegnare politiche informate che mirino a ridurre tale diseguaglianza. Perché, ed il Rapporto con i suoi dati bene ce lo ricorda, non è più tempo di assecondare il mito di una uguaglianza sociale apparentemente raggiunta nella omologazione dei gusti e degli stili di vita. Occorre che la politica si faccia carico consapevolmente dei bisogni reali dei cittadini: prima che la diseguaglianza economica si traduca definitivamente in diseguaglianza sociale.
13 NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO Per questa terza edizione del Rapporto sulla società ed economia del Lazio è stata introdotta una struttura differente rispetto alle precedenti edizioni: oltre ai sette capitoli principali, ognuno dei quali suddiviso in sezioni e sottosezioni di approfondimento, infatti, sono state introdotte tre monografie su altrettanti aspetti rilevanti dello sviluppo economico regionale: la povertà e le azioni di contrasto intraprese dall Amministrazione regionale per combatterla; la struttura imprenditoriale del Lazio e gli interventi finanziari a favore delle imprese; la criminalità economica del Lazio. Prima di passare alla descrizione di dettaglio della struttura del Rapporto, è utile fornire qualche precisazione metodologica. Un elemento di continuità con la prima edizione emerge nella sottolineatura congiunta degli aspetti di tendenza e di dettaglio. Anche in questa edizione, nella progettazione e realizzazione del lavoro, si è preferita una trattazione dei temi analizzati in grado di rappresentare sia la dinamica delle grandezze analizzate, sia la loro struttura. L aspetto dinamico viene studiato utilizzando grandezze misurate ad un livello più aggregato rispetto all analisi di struttura. Come si ha avuto modo di sottolineare nelle edizioni precedenti, ciò è connesso a due esigenze fondamentali: ridurre al massimo l obsolescenza dell informazione statistica, maggiore per la componente strutturale 1 ; disporre di serie storiche sufficientemente lunghe sulle quali basare le previsioni per il 2007, che si rendono necessarie all allineamento temporale delle serie 2. La distinzione congiuntura-struttura è risultata utile anche al conseguimento del duplice obiettivo di fornire informazioni di confronto con le altre realtà regionali italiane contenendo le dimensioni del Rapporto. I dati utilizzati nelle analisi sono di fonte ufficiale, ma vengono spesso rielaborati a fini interpretativi e di presentazione. Le rielaborazioni non incidono in alcun modo sulle grandezze di origine. Unica eccezione, rispetto alla quale potrebbero rinvenirsi lievi scostamenti con la fonte, riguarda i dati macroeconomici e settoriali di alcune variabili (consumi finali interni, investimenti fissi lordi etc.) utilizzate nei capitoli 5 (produzione), 6 (impieghi) e 7 (distribuzione), in particolare per i dati di fonte Istat sistema dei conti territoriali. La struttura del data-base, nella versione del 2008, è stata aggiornata, ma riporta informazioni riferibili esclusivamente al periodo La necessità di effettuare una analisi sulle serie storiche, anche in vista delle simulazioni ARIMA per il 2007, ha richiesto l allineamento dei dati dell edizione del 2008 con quella del 2006, che forniva informazioni per il periodo L allineamento è stato effettuato sui dati storici , in modo da mantenere le quantità desumibili dalla fonte ufficiale. Esso viene ottenuto applicando ai dati aggiornati i tassi di variazione dei dati storici dell edizione del In 1 Ciò è dovuto al fatto che le informazioni di dettaglio sono generalmente desumibili da fonti statistiche ufficiali di livello strutturale, la cui pubblicazione presenta maggiori ritardi rispetto al periodo di riferimento. 2 La mole delle informazioni trattate, congiuntamente alla necessità di mantenere costante la tecnica di previsione, ha motivato l utilizzo di una strategia univariata. Le estrapolazioni per il 2007, quando presenti, si basano su tecniche di stima delle componenti di memoria delle singole serie storiche. Sulla base dello studio preliminare delle proprietà statistiche delle serie, è stata applicata la metodologia di stima e previsione ARMA-ARIMA, per la cui specificazione dinamica viene utilizzata esclusivamente informazione statistica. Sebbene essa precluda l interpretazione economica delle stime, alla metodologia vengono comunemente riconosciute ottime capacità previsive, valutabili in termini di minimizzazione dell errore di previsione. La presupposta buona performance della tecnica utilizzata è stata confermata dal confronto tra previsione e realizzazione dei dati relativi al 2005 prodotti nella scorsa edizione del Rapporto. I
14 NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO pratica, il dato del 1999 viene ottenuto considerando il tasso di crescita del 2000, quello del 1998 considerando il tasso di crescita del 1999, quindi andando indietro nel tempo fino al Fatte queste precisazioni di metodo, diamo di seguito una breve descrizione della struttura e dei contenuti dei singoli capitoli del Rapporto. Il primo capitolo è dedicato all analisi del territorio regionale ed è strutturato in tre sezioni: la prima sezione contiene informazioni relative alla qualità ambientale e, in particolare, alla produzione e smaltimento dei rifiuti; la seconda i dati relativi all energia, discussi seguendo la tripartizione produzioneconsumo-bilancio energetico; la terza sezione propone una analisi della mobilità e logistica territoriale, approfondendo la movimentazione della persone e distinguendo tra trasporto aereo, ferroviario e marittimo. Il secondo capitolo è dedicato alla rappresentazione della società del Lazio ed è suddiviso in due sezioni: quella demografica, dove vengono forniti dati sulla dinamica della popolazione e sui flussi migratori, e quella relativa dell istruzione, in cui vengono presentati dati ed indicatori del sistema di istruzione regionale, distinguendo tra le scuole dei diversi livelli e università. Il terzo capitolo contiene l analisi della dinamica e della struttura del mercato del lavoro regionale ed è suddiviso in quattro sezioni: la prima contiene i dati relativi alla dinamica dell offerta di lavoro; la seconda i dati relativi alla dinamica dell occupazione e della disoccupazione; la terza sezione è dedicata alla descrizione di dettaglio, strutturale, delle grandezze analizzate nelle prime due sezioni; la quarta sezione contiene un approfondimento sulle tipologie, qualifiche e modalità di lavoro, proponendo inoltre una analisi di durata dei periodi lavorativi. Il quarto capitolo è dedicato alla descrizione delle imprese operanti sul territorio regionale e fornisce informazioni in merito ai settori produttivi di appartenenza e alla forma giuridica delle stesse. Rispetto alle precedenti due edizioni del Rapporto, gli argomenti trattati sono in numero inferiore poiché si è scelto di approfondire l argomento impresa anche con una monografia contenuta in calce al documento. Come nelle scorse edizioni, invece, rimane la sezione relativa all impresa turistica, data la sua rilevanza strategica nell ambito dell economia regionale. Il quinto capitolo introduce all analisi macroeconomica della produzione regionale. Esso è strutturato in tre sezioni: la prima fornisce il quadro di riferimento, nazionale ed internazionale, nel quale si colloca l economia laziale; la seconda sezione contiene informazioni sulla dinamica, storica e recente, del valore aggiunto e della produttività media del lavoro, distinguendo esclusivamente rispetto ai tre macrosettori di attività economica; la terza sezione è dedicata all analisi di struttura e propone anche uno studio dei contributi settoriali alla crescita del prodotto. Il sesto capitolo è dedicato all analisi degli impieghi del reddito. L analisi si svolge in quattro sezioni: la prima è dedicata all analisi della dinamica degli impieghi del reddito, considerando la tripartizione in consumi, investimenti e saldo con l estero; la seconda sezione contiene l analisi di dettaglio della struttura del consumo, considerando i consumi privati e i consumi pubblici e, all interno di questo, fornendo un focus sulla spesa sanitaria; la terza sezione contiene l analisi di dettaglio dell investimento, distinguendo rispetto al settore di produzione e a quello proprietario; la quarta sezione propone l analisi della struttura del saldo estero, sviluppata considerando la distinzione per settore di attività e per partner commerciale. II
15 NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO Il settimo capitolo è dedicato all analisi della distribuzione funzionale e personale dei redditi. Il capitolo si articola in tre sezioni: la prima contiene le informazioni, di dinamica e di struttura, sui redditi da lavoro dipendente; la seconda fornisce la descrizione, anche in tal caso rispetto all evoluzione e alla struttura, dei redditi da capitale, approssimati dal margine operativo; nella terza sezione si concentra l attenzione sulla dinamica dei prezzi relativi e dei tassi di interesse. Come già riportato per il capitolo quattro, anche in questo caso gli argomenti trattati in questa edizione sono in numero inferiore rispetto agli anni passati, poiché si è scelto di dedicare alla questione della distribuzione dei redditi e alla povertà una specifica monografia. Come nella precedente edizione, per ogni capitolo è stato inserito, in apertura, un box che riassume i principali risultati delle analisi di dettaglio sviluppate all interno del capitolo. Seguendo lo sviluppo logico degli argomenti trattati, la lettura dei box di sintesi favorirà la successiva lettura dei contenuti specifici, o ne permetterà una comprensione degli elementi salienti prescindendo dalla lettura completa del volume. III
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17 1. IL TERRITORIO 1. Il territorio Rifiuti: nel 2006, la produzione di rifiuti solidi urbani (Tab. 1.1) ha raggiunto nel Lazio i 3,3 milioni di tonnellate, che corrisponde al 10,3% sul totale nazionale, con una quota per abitante pari a 611 kg, valore che si assesta al di sopra della media nazionale (550 kg). Nel periodo , la quantità di rifiuti urbani prodotti dal Lazio mostra un incremento del 12,7% e solo nell ultimo biennio del 2,5%. La quota di raccolta differenziata del Lazio (Tab. 1.2) nel 2006 è dell 11,1% con un incremento di 37 punti percentuali rispetto al 2003; questo trend positivo viene confermato anche nel periodo dove la quantità di differenziata è aumentata del 6,7%. Nonostante un maggior ricorso alla raccolta differenziata da parte dei cittadini laziali, rimane molto elevata la quantità di rifiuti solidi urbani (85,1%) smaltita ricorrendo alle normali discariche. Il Lazio, insieme alla Liguria, risulta la regione in cui maggiore è il ricorso allo smaltimento dei rifiuti in discarica (Tab. 1.2), dato confermato dalla quota di rifiuti smaltiti per abitante pari a 528,8 kg a fronte dei 313,3 kg nazionali. A livello provinciale, la Provincia di Roma (Tab. 1.3) produce il 76,8% sul totale dei rifiuti regionali, con una quota pro capite di 641,9 kg per abitante. Energia: nel 2007, la produzione di energia elettrica del Lazio è stata di GWh, pari al 5,5% della produzione nazionale (Tab. 1.4). Rispetto al 2003 la produzione è diminuita del 43,6%, fatto legato essenzialmente ad una riduzione della produzione idroelettrica e della termoelettrica tradizionale. Per quel che riguarda le energie rinnovabili (Tab. 1.5), il Lazio nel 2007 ha prodotto il 2% del totale nazionale e tale produzione è diminuita fortemente rispetto al 2003 registrando un -16%. Ciò è dovuto fondamentalmente ad una minore produzione del settore idroelettrico che ha registrato nel 2007 una decremento del 26% rispetto al 2003 e del 45% rispetto al Negli ultimi anni è aumentato, invece, l apporto di altre rinnovabili quali l eolico e il fotovoltaico. Il Lazio è la quinta regione in termini di consumo energetico (Tab. 1.6) con GWh, pari al 7,3% dei consumi nazionali. Il 2007 registra un incremento dei consumi rispetto al 2006 (+1,8%), confermando il trend registrato negli ultimi anni. L aumento dei consumi e una ridotta produzione fa si che il Lazio nel 2007 presenti un bilancio energetico negativo ( GWh) peggiorando, in tal modo, il deficit registrato nel 2006 che era pari a ,1 GWh (Tab. 1.8). Trasporto privato: nel 2006 il tasso di motorizzazione del Lazio è di 891 veicoli per abitanti (Tab. 1.9), mentre l anno precedente era di 864, ben al di sopra del valore medio nazionale (787) mentre il rapporto tra popolazione ed autovetture (1,45) è al di sotto del valore medio nazionale (1,67). Trasporto ferroviario: nel Lazio il 31% delle persone con più di 14 anni ha utilizzato il treno come mezzo di trasporto almeno una volta nel corso del 2007, con un incremento dell 8,8% rispetto al 2002 mentre ha registrato un decremento del -6,4% rispetto al 2006 (Tab. 1.10). Aeroportualità: il 2007 conferma il forte sviluppo in termini di traffico passeggeri degli aeroporti di Roma Fiumicino e Roma Ciampino, che hanno registrato, rispettivamente, un incremento del 10,8% e del 10,3% rispetto al 2006 (Tab. 1.11). Fiumicino si conferma il primo aeroporto italiano 1
18 1. IL TERRITORIO per traffico nazionale mentre è il secondo, dopo Milano Malpensa, in termini di traffico internazionale. Ciampino nonostante incrementi nel 2007 il numero di passeggeri trasportati, viene superato dagli aeroporti di Bergamo e Venezia, divenendo così il quinto aeroporto italiano in termini di tasporto internazionale. Portualità: nel 2007, l Autorità Portuale di Civitavecchia ha registrato 3,8 milioni di passeggeri nel Porto di Civitavecchia, in aumento del 5,6% rispetto all anno precedente. Questo incremento è legato esclusivamente a quello del traffico crocerista (25%). Il traffico di merci è diminuito per il secondo anno consecutivo, anche per effetto del calo della movimentazione di container (Fig. 1.3). 2
19 1. IL TERRITORIO 1.1 Rifiuti I dati pubblicati nel rapporto 2007 sulla gestione dei rifiuti urbani in Italia, curato dall APAT e dall Osservatorio Nazionale sui Rifiuti, mostrano una crescita della produzione totale di rifiuti urbani, che, nel 2006, ha raggiunto 32 milioni tonnellate con un incremento rispetto al 2002 dell 8,9% (Tab. 1.1). Nel 2006 la quota pro capite ha toccato i 550 kg per abitante con un incremento del 5,6% rispetto al L analisi dei dati mostra come questa crescita sia diffusa in tutte le regioni. Il Lazio ha prodotto, nel 2006, 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti (il 10,3% sul totale nazionale) con una quota per abitante pari a 611 kg, valore molto al di sopra della media nazionale (550 kg). Nel periodo , la quantità di rifiuti urbani prodotti dal Lazio è cresciuta del 12,7% e solo nell ultimo biennio del 2,5%. Nello stesso periodo considerato la crescita maggiore è stata registrata in Umbria con un incremento del 23,3%. Tab Produzione totale (1000*t) e pro capite (kg/abitanti) di rifiuti urbani per regione Anni 2002 e 2006 Regioni Var% Var% Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Piemonte ,8 3,8 2,2 1,9 Valle d Aosta ,6 2,6 1,4 0,8 Lombardia ,9 3,0 3,8 3,0 Trentino AA ,7-1,8 2,9 2,1 Veneto ,3 4,6 4,7 3,8 Friuli VG ,0-2,8-1,0-1,2 Liguria ,5 0,3-2,0-1,8 Emilia R ,5 3,5 2,5 1,7 Toscana ,8 5,2 1,5 1,0 Umbria ,3 17,8 16,8 16,2 Marche ,3 5,6-0,9-1,4 Lazio ,7 5,5 2,5-1,0 Abruzzo ,4 11,3 0,9 0,4 Molise ,3 11,0-3,0-2,4 Campania ,3 6,9 2,6 2,5 Puglia ,2 13,8 5,2 5,1 Basilicata ,5 4,7-11,6-11,1 Calabria ,7 11,2 1,6 1,9 Sicilia ,8 6,9 4,0 4,0 Sardegna ,4 2,0-1,6-1,9 Italia ,9 5,6 2,7 2,0 Fonte: APAT I dati relativi alla gestione dei rifiuti urbani, nel 2006, confermano quanto già avvenuto negli anni precedenti ossia una riduzione dello smaltimento in discarica (Tab. 1.2). A livello nazionale, il ricorso alla discarica nel 2006 è diminuito, rispetto al 2003, del 5,3% mentre la raccolta differenziata è aumentata del 22,3%. In talune regioni, però, il ricorso allo smaltimento in discarica continua ad essere il metodo maggiormente utilizzato nel gestire i rifiuti urbani; ciò in particolare avviene nel Lazio (con l 85,1% dei rifiuti prodotti), Sicilia (93,7), Puglia (91) e Molise (92,5). Alla raccolta differenziata vi ricorrono in maggior misura le regioni del Nord: in particolare, Veneto e Trentino smaltiscono quasi il 50% dei loro rifiuti urbani con tale metodo. 3
20 1. IL TERRITORIO Tab Percentuali di raccolta differenziata e smaltimento in discarica dei rifiuti urbani per regione - Anni 2003 e 2006 Regioni Var RD SD RD SD RD SD RD SD RD SD Piemonte 28,0 62,1 32,8 56,5 37,2 55,8 40,8 50,8 45,7-18,2 Valle d Aosta 23,5 75,6 25,6 76,7 28,4 67,6 31,3 65,5 33,2-13,5 Lombardia 39,9 23,5 40,9 19,6 42,5 15,4 43,6 16,5 9,3-29,6 Trentino AA 33,4 45,1 37,8 43,7 44,2 40,6 49,1 39,2 47,0-13,1 Veneto 42,1 36,5 43,9 36,7 47,7 36,6 48,7 35,6 15,7-2,4 Friuli VG 26,8 30,9 25,8 52,9 30,4 38,8 33,3 37,4 24,3 21,1 Liguria 14,7 86,1 16,6 82,0 18,3 76,1 16,7 89,9 13,6 4,4 Emilia R. 28,1 54,3 29,7 41,2 31,4 42,8 33,4 38,2 18,9-29,6 Toscana 28,8 34,2 30,9 44,9 30,7 46,1 30,9 50,2 7,3 47,0 Umbria 18,0 72,9 20,2 54,5 24,2 64,2 24,5 58,2 36,1-20,1 Marche 14,9 83,4 16,2 76,7 17,6 65,2 19,5 65,6 30,9-21,3 Lazio 8,1 92,8 8,6 89,1 10,4 82,3 11,1 85,1 37,0-8,4 Abruzzo 11,3 84,2 14,1 77,4 15,6 74,8 16,9 80,8 49,6-4,0 Molise 3,7 72,5 3,6 76,4 5,2 95,5 5,0 92,5 35,1 27,6 Campania 8,1 50,1 10,6 38,1 10,6 28,5 11,3 58,9 39,5 17,6 Puglia 7,2 88,5 7,3 91,6 8,2 93,2 8,8 91,0 22,2 2,8 Basilicata 6,0 81,6 5,7 75,1 5,5 52,2 7,8 59,5 30,0-27,0 Calabria 8,7 79,5 9,0 74,7 8,6 84,6 8,0 66,8-8,0-16,1 Sicilia 4,4 91,3 5,4 95,4 5,5 90,8 6,6 93,7 50,0 2,6 Sardegna 3,8 83,8 5,3 72,1 9,9 73,6 19,8 65,3 421,1-22,1 Italia 21,1 59,9 22,7 57,0 24,3 54,4 25,8 56,8 22,3-5,3 Fonte: APAT Nel 2006 il Lazio, come detto in precedenza, ha prodotto 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti di cui 373mila tonnellate attraverso la raccolta differenziata, che costituisce l 11,1% sul totale rifiuti. La Tab. 1.3 evidenzia la produzione di rifiuti a livello provinciale e la relativa quota di raccolta differenziata: in particolare nel 2006 la provincia romana ha prodotto 2,5 milioni di tonnellate (il 76,8% sul totale regionale), confermando il dato del 2005, con una produzione pro capite di 641,9 kg, mentre Frosinone risulta la provincia più virtuosa con una produzione per abitante di 432,3 kg. Tab Produzione e raccolta differenziata nelle province laziali Anno 2006 Provincia Abitanti Tonnellate Raccolta differenziata Produzione totale Raccolta differenziata % Produzione totale Raccolta differenziata pro capite Kg/ab.*anno Produzione pro capite Viterbo ,7 5,0 42,4 548,2 Rieti ,5 2,2 21,5 474,1 Roma ,1 76,8 77,9 641,9 Latina ,5 9,7 65,1 618,2 Frosinone ,3 6,3 18,6 432,3 LAZIO ,1 100,0 67,8 610,9 Fonte: APAT 4
21 1. IL TERRITORIO L analisi dei dati relativi alla raccolta differenziata a livello provinciale nel periodo mostra come tutte le province laziali abbiano aumentato la loro quota di differenziata. In particolare, la Provincia di Roma ha toccato quota 12% nel 2006 mentre quella reatina è quella che oltre ad avere i valori percentuali più bassi dimostra, nel periodo considerato, una crescita percentuale vicino allo zero. Fig Raccolta differenziata nelle province laziali Anni 2003 e % Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Fonte: APAT La raccolta differenziata continua ad essere una delle priorità della Regione Lazio; ciò è nuovamente confermato dagli stanziamenti della finanziaria regionale 2007 con cui l amministrazione regionale ha messo a disposizione 175 milioni di euro per il periodo per finanziare un programma straordinario sui rifiuti. Inoltre, è stato disposto uno stanziamento di 50 milioni di euro di risorse ordinarie dal 2006 al 2010 per l'incentivazione e promozione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani e alle campagne di sensibilizzazione dell opinione pubblica. L obiettivo dell amministrazione è far si che la quota di raccolta differenziata giunga al 50% sul totale dei rifiuti prodotti nel Lazio entro il 31 dicembre 2010: ciò sarà possibile solamente attraverso un nuovo modello organizzativo, che dovrà puntare sulla raccolta porta a porta, sulla produzione di compost di qualità in impianti di bacino che servano mediamente di abitanti, sulla filiera del riciclaggio e sul riutilizzo e recupero del materiale. 5
22 1. IL TERRITORIO 1.2 Energia L analisi dei dati pubblicati sul sito web di Terna S.p.A., responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell energia elettrica sulla rete ad alta e altissima tensione su tutto il territorio nazionale, conferma il trend di crescita della produzione lorda di energia a livello nazionale, anche se nell ultimo biennio si è verificata una leggera contrazione (Tab. 1.4). Emerge così che in Italia dal 2003 al 2007 la produzione lorda è passata da GWh a GWh con un incremento del 6,8% che, come si vedrà più avanti, non permette comunque di soddisfare i consumi interni che hanno raggiunto, nel 2007, i GWh. Per quanto riguarda l energia prodotta da impianti da fonti rinnovabili, nel 2007, rappresenta solo il 15,7% della produzione totale. Nel 2007 l apporto delle rinnovabili, a livello nazionale, è diminuito rispetto a quello del 2003 passando dal 16,3% al 15,7%. A livello regionale, spiccano per incremento di energia prodotta nel periodo la Lombardia (39,6%), il Friuli VG (35,1%), l Emilia Romagna (10,2%), il Piemonte (24,2%), la Campania (80,9%) e il Molise (325,6%). In controtendenza con le regioni di cui sopra ci sono il Veneto (-32,6%) e il Lazio (-43,6%) che hanno drasticamente ridotto la loro produzione energetica. Il Lazio, terza regione per quantità di energia prodotta nel 2003 ( GWh) con un apporto da rinnovabili pari al 4%, è passata all ottavo posto nel 2007 ( GWh) con una contrazione del -43,6%. Tab Produzione lorda di energia (GWh) per regioni e percentuale prodotta da fonti rinnovabili Anni 2003 e 2007 Regioni Var% Tot % Rinn. Tot % Rinn. Tot % Rinn. Tot % Rinn. Tot % Rinn. Tot % Rinn. Piemonte , , , , ,7 24,2-22,9 Valle d Aosta , , , , ,0-3,1 0,0 Lombardia , , , , ,5 39,6-31,4 Trentino AA , , , , ,2-5,8-0,1 Veneto , , , , ,6-32,6 66,4 Friuli VG , , , , ,2 35,1-5,8 Liguria , , , , ,9-9,0 15,2 Emilia R , , , , ,3 10,2 6,8 Toscana , , , , ,7 2,0 0,4 Umbria , , , , ,2 18,7-23,0 Marche , , , , ,1 17,4-53,4 Lazio , , , , ,8-43,6 48,9 Abruzzo , , , , ,5-12,0-26,2 Molise , , , , ,5 325,6-74,9 Campania , , , , ,6 80,9-37,3 Puglia , , , , ,8 27,0 95,0 Basilicata , , , , ,3 6,9 17,1 Calabria , , , , ,2 1,1-2,0 Sicilia , , , , ,0-0,9 403,7 Sardegna , , , , ,8 5,1 131,5 ITALIA , , , , ,7 6,8-3,8 Fonte: Terna 6
23 1. IL TERRITORIO La produzione di energia da fonti rinnovabili (Tab. 1.5) è giunta a GWh nel 2007 con un incremento del 3% rispetto al 2003 ( GWh). I maggiori incrementi in questo periodo si sono verificati in Veneto (12,2%), Friuli VG (27,3%), Puglia (147,7%), Sicilia (399%) e Sardegna (143,4%), mentre occupano una posizione opposta le Marche (-45,3%), il Lazio (-16%) e l Abruzzo (-35,1%). Tab Produzione lorda degli impianti da fonti rinnovabili per regioni (GWh) Anni 2003 e 2007 Regioni Var% Idrica Eolico Fotov. Geo Biomasse Tot Idrica Eolico Fotov. Geo Biomasse Tot 2007 Piemonte ,2 Valle d'aosta ,1 Lombardia ,2 Trentino AA ,9 Veneto ,2 Friuli VG ,3 Liguria ,8 Emilia R ,6 Toscana ,4 Umbria ,7 Marche ,3 Lazio ,0 Abruzzo ,1 Molise ,8 Campania ,5 Puglia ,7 Basilicata ,1 Calabria ,9 Sicilia ,0 Sardegna ,4 ITALIA ,0 Fonte: Terna I consumi, a livello nazionale, dal 2003 al 2007 sono aumentati del 6,4% e nell ultimo biennio dello 0,4% (Tab. 1.6). Ciò trova riscontro in maniera generalizzata in tutte le regioni anche se questo incremento risulta più marcato in Umbria (11,8%), Marche (8,8%), Lazio (9,8%), Puglia (10,6%) e Basilicata (10,7%). Tab Consumi di energia (GWh) per regioni Anni 2003 e 2007 Regioni Var% Var% Piemonte ,9 0,3 Valle d'aosta ,6-1,1 Lombardia ,8 1,1 Trentino AA ,8 1,5 Veneto ,7 0,6 Friuli VG ,6 1,6 Liguria ,3-1,6 Emilia R ,4 0,6 Toscana ,8-2,3 Umbria ,8 6,9 Marche ,8 0,7 Lazio ,8 1,8 Abruzzo ,4-0,4 Molise ,4 0,6 Campania ,4 1,5 Puglia ,6 0,5 Basilicata ,7-3,0 Calabria ,9-0,1 Sicilia ,6-0,5 Sardegna ,5-3,5 ITALIA ,4 0,4 Fonte: Terna 7
24 1. IL TERRITORIO In Italia il consumo energetico per abitante è aumentato dal 2003 al 2007 del 3,1%, passando da KWh/ab a kwh/ab (Tab. 1.7). Nel 2007, le regioni che hanno registrato i consumi medi più elevati sono il Friuli VG (8.394 KWh/ab) e la Valle d Aosta (7.830 KWh/ab) mentre il Lazio si colloca al sedicesimo posto con un valore pari a KWh/ab molto al di sotto del consumo medio nazionale pro capite. Tab Consumi di energia (kwh) per abitante Anni 2003 e 2007 Regioni Var% Var% Piemonte ,3-0,5 Valle d'aosta ,4-1,7 Lombardia ,1 0,2 Trentino AA ,2 0,4 Veneto ,3-0,3 Friuli VG ,8 1,2 Liguria ,4-1,5 Emilia R ,5-0,4 Toscana ,8-3,0 Umbria ,1 6,0 Marche ,3 0,0 Lazio ,7-1,9 Abruzzo ,3-1,2 Molise ,8 0,6 Campania ,2 1,3 Puglia ,5 0,4 Basilicata ,8-2,7 Calabria ,1-0,4 Sicilia ,9-0,7 Sardegna ,2-3,8 ITALIA ,1-0,4 Fonte: Terna La dipendenza dell Italia dall energia prodotta all estero è ancora una volta confermata nel 2007 con un deficit energetico interno pari a GWh, dato dalla differenza tra l energia richiesta e la produzione netta destinata al consumo (Tab. 1.8). La maggioranza delle regioni presentano infatti un bilancio energetico negativo, soprattutto quelle maggiormente industrializzate, quali il Piemonte, Lombardia e Veneto. Valori negativi vengono registrati, nel 2007, anche nelle Marche ( GWh), Lazio ( GWh) e Campania ( GWh), mentre tra le regioni più virtuose vi sono la Liguria (4.755 GWh), la Puglia ( GWh) e il Molise (3.772 GWh). 8
25 1. IL TERRITORIO Tab Bilancio energetico (GWh) per regioni Anni 2003 e 2007 Regioni Piemonte Valle d'aosta Lombardia Trentino AA Veneto Friuli VG Liguria Emilia R Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA Fonte: Terna Il bilancio energetico del Lazio, nell ultimo quinquennio, mostra come nel 2003 il Lazio fosse autosufficiente in termini di rapporto tra produzione e consumo energetico (Fig. 1.2). Successivamente la situazione è totalmente cambiata non tanto perché sono aumentati i consumi quanto perché è diminuita drasticamente la produzione energetica destinata al consumo, che nel 2007 si è assestata a GWh a fronte dei GWh di energia richiesta dal territorio laziale. Fig Bilancio energetico del Lazio Anni 2003 e Energia richiesta Produzione Fonte: Terna 9
26 1. IL TERRITORIO Una spinta propulsiva al sistema energetico laziale è stata data dalla Giunta regionale con l adozione del Piano Energetico Regionale (PER) che adotta gli obiettivi europei sull efficienza energetica, sulle rinnovabili e sulla riduzione dei gas serra che entreranno nelle politiche energetiche della Regione. Il Piano ha come obiettivi la stabilizzazione dei consumi, l aumento della produzione da rinnovabili, la riduzione della CO2 (12 milioni di tonnellate al 2020 con una diminuzione del 25%: cinque punti oltre gli obbiettivi europei) e il supporto alla ricerca e sviluppo, incrementando anche l attività delle aziende in materia di rinnovabili ed efficienza. In linea con l ambito nazionale, il PER si prefigge l ambizioso obiettivo di aumentare l incidenza nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (20%) attraverso riduzione dei consumi d energia del 24% rispetto al 2004, investendo nell efficienza energetica del sistema. Il nuovo Piano prevede un incremento della produzione elettrica al 2020 senza aumentare la potenza installata, ma ammodernando gli impianti obsoleti. La produzione elettrica da rinnovabili, al 2020, aumenterà del 400% arrivando a MWe, dopo che già fino a luglio 2008 sono stati avviati impianti per 100 MWe. Il piano, inoltre, prevede che al 2020 siano installati pannelli solari termici per 1,6 milioni di metri quadrati. 1.3 Trasporti L Annuario Statistico ACI (2007) mostra che nel Lazio, nel 2006, a fronte di una popolazione residente di era presente un parco veicolare pari a mezzi, di cui autovetture, secondo solamente a quello della Lombardia (Tab. 1.9). Dall analisi dei dati rilevati si evidenzia che le regioni meridionali presentano un tasso di motorizzazione più basso di quello delle regioni centro-settentrionali; nel Lazio esso è pari a 891,3, valore molto al di sopra di quello nazionale (787). Per quel che riguarda il rapporto tra la popolazione e le autovetture, si passa da un 0,94 della Valle d Aosta ad un 1,94 della Liguria. Nel Lazio questo rapporto è pari a 1,45, valore al di sotto di quello nazionale (1,67). 10
27 1. IL TERRITORIO Tab Popolazione, veicoli e autovetture nelle regioni italiane - Anno 2006 Regioni Popolazione Autovetture Veicoli Veicoli/ Popolazione (x1000) Popolazione/a utovetture Piemonte ,8 1,59 Valle d'aosta ,1 0,94 Lombardia ,0 1,69 Trentino A.A ,0 1,84 Veneto ,3 1,68 Friuli V.G ,6 1,63 Liguria ,9 1,94 Emilia Rom ,2 1,61 Toscana ,4 1,58 Umbria ,9 1,50 Marche ,2 1,59 Lazio ,3 1,45 Abruzzo ,9 1,64 Molise ,6 1,70 Campania ,6 1,78 Puglia ,9 1,89 Basilicata ,0 1,80 Calabria ,8 1,79 Sicilia ,6 1,70 Sardegna ,8 1,78 ITALIA ,0 1,67 Fonte: ACI Per quel che riguarda l uso della modalità ferroviaria, è stato rilevato che nel Lazio il 31% della popolazione residente ha utilizzato il treno come mezzo di trasporto almeno una volta nel corso del 2007, con un incremento di 8,8 punti percentuali rispetto al 2003 (Tab. 1.10). Tab Indice di utilizzazione del trasporto ferroviario Anni 2002 e 2007 (a) Regioni Var Var Piemonte 31,4 32,7 29,7 34,3 35,3 12,5 2,8 Valle d'aosta 24,8 22,6 22,4 26,2 28,7 15,9 9,7 Lombardia 30,0 32,1 32,5 35,3 34,7 15,5-1,8 Trentino AA 34,0 28,0 32,1 36,2 32,9-3,5-9,4 Veneto 33,4 36,4 36,9 32,7 35,1 5,0 7,2 Friuli VG 29,3 33,5 33,5 29,2 35,1 19,7 20,0 Liguria 44,3 40,1 35,4 39,8 41,0-7,3 3,1 Emilia R. 32,4 31,5 31,7 29,8 32,7 1,1 9,8 Toscana 37,4 32,6 34,0 36,2 34,4-7,9-4,9 Umbria 23,2 22,3 23,4 29,5 22,2-4,1-24,6 Marche 24,1 25,7 28,0 23,6 23,1-4,1-2,3 Lazio 28,5 25,0 35,6 33,2 31,0 8,8-6,4 Abruzzo 18,1 19,4 23,7 18,6 20,8 14,8 11,3 Molise 23,0 22,2 17,9 26,4 22,5-2,3-14,9 Campania 24,6 25,4 27,9 28,7 31,0 26,0 8,1 Puglia 28,2 25,5 27,5 26,9 26,0-8,0-3,5 Basilicata 24,7 18,6 23,0 20,5 22,1-10,7 7,8 Calabria 31,5 28,9 30,3 26,7 27,7-12,0 4,0 Sicilia 17,7 13,1 11,7 13,7 12,5-29,5-9,2 Sardegna 14,1 14,7 13,7 12,4 16,7 17,9 34,4 ITALIA 28,6 27,9 29,3 29,6 29,9 4,3 1,0 Fonte: Istat e Ministero dell'interno (a) Persone di 14 anni e più che hanno utilizzato il treno almeno una volta nell'anno 11
28 1. IL TERRITORIO Così come accaduto negli anni precedenti, anche nel 2007, i principali aeroporti italiani hanno registrato un aumento del traffico passeggeri (134,8 milioni) rispetto al 2006 (122,4 milioni) con una variazione del 10,1% (Tab. 1.11). A livello nazionale, gli aeroporti che nel 2007 hanno registrato il maggior traffico passeggeri sono stati quello di Roma-Fiumicino (32,9 milioni) e di Milano-Malpensa (23,8 milioni), che presentano un marcato aumento del loro traffico rispetto al 2006, rispettivamente, del 10,8% e del 10,5%. Anche Roma-Ciampino ha registrato ottime performances con 5,4 milioni di passeggeri nel 2007 con un aumento del proprio traffico del 10,3% rispetto all anno precedente. Per quel che riguarda l aeroporto di Ciampino, le precedenti edizioni di questo Rapporto avevano evidenziato sia le sue criticità infrastrutturali che le problematiche legate all inquinamento acustico, ambientale e i rischi connessi alla vicinanza delle abitazioni civili all infrastruttura. Si auspicava quindi una soluzione condivisa a livello istituzionale che risolvesse questa situazione. Così è effettivamente avvenuto il 31 gennaio 2008, quando è stato firmato l'atto di intesa programmatica tra il Ministero dei Trasporti e il Presidente della Regione Lazio che ha individuato Viterbo quale sede di aeroporto aperto al traffico civile commerciale. Il documento d'intesa ha recepito come l'attuale sistema aeroportuale laziale, incentrato sui due aeroporti di Fiumicino e Ciampino, non fosse in grado di soddisfare la crescente domanda di traffico aereo. Da alcuni studi svolti dall ENAC risulta infatti che la domanda di trasporto aereo che interesserà il solo bacino romano si assesterà nel 2020 intorno ai 50 milioni di passeggeri. La scelta di Viterbo, come terzo scalo del Lazio dedicato essenzialmente ai voli low cost, tende a risolvere da una parte le problematiche legate alle gravi ripercussioni che attualmente gravano sulla popolazione residente intorno all aeroporto di Ciampino, dall altra le difficoltà legate all impossibilità di ampliare le infrastrutture di quest ultimo giunte oramai al punto di saturazione. A settembre 2008 è stato fatto un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione del futuro aeroporto di Viterbo con la firma tra l ENAC e la società di Aeroporti di Roma di un accordo propedeutico per l'avvio della concessione di questa nuova infrastruttura. Il nuovo scalo aeroportuale, che a partire dal 2011 andrà a sostituire quello di Roma-Ciampino, accoglierà nei prossimi 15 anni, circa 12 milioni di passeggeri ogni anno; mentre Ciampino verrà utilizzato per le sole attività legate ai voli privati e istituzionali. 12
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