SPECIALE. Un Albo al servizio della qualità di Giuseppe Alai SPECIALE ALBO MANGIMISTI

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1 SPECIALE 01 MAGGIO GIUGNO 2014 Periodico del Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano - bimestrale - anno 44- Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 306 del 08/10/1971 Un Albo al servizio della qualità di Giuseppe Alai Questo numero della nostra rivista è interamente dedicato al nuovo Albo fornitori di foraggi e mangimi. Il Consorzio istituì l Albo dei mangimisti nel 1993, in un epoca in cui le certificazioni volontarie per la qualità non erano ancora diffuse e le normative cogenti sugli alimenti per il bestiame erano molto meno stringenti di oggi, per creare una lista di fornitori qualificati che agevolasse gli allevatori nella scelta di un mangime sicuramente conforme al Disciplinare e di qualità adeguata ad una filiera esigente come la nostra. A distanza di vent anni abbiamo deciso di rinforzare questo importante strumento estendendo la proposta di aderire all Albo anche ai fornitori di foraggi (da ciò il nuovo nome), nella sempre maggiore determinazione ad individuare nell abbondanza di fieno uno dei cardini della nostra filiera. Abbiamo anche introdotto ulteriori requisiti di qualità per i prodotti ed innovato le modalità di controllo sui convenzionati, integrando i controlli sul prodotto con le ispezioni sugli stabilimenti con contestuale prelievo di mangime su cui verificare il rispetto dei parametri analitici fissati dalla Convenzione. Dato che l utilizzo di mangimi o foraggi iscritti all Albo è volontario, è importante ricordare che da un punto di vista economico l Albo non grava sul Consorzio ma si regge sui contributi versati dalle aziende aderenti, a fronte dei quali il Consorzio le autorizza all uso del logo dell Albo che permetta l immediato riconoscimento da parte degli allevatori. Riteniamo che quella dell Albo sia una importante e produttiva esperienza di partnership tra allevatori e fornitori di mezzi tecnici, nella logica di un comune, convinto impegno a garantire sempre meglio le tipicità e caratteristiche che fanno del Parmigiano-Reggiano il prodotto unico che i consumatori ricercano. SPECIALE ALBO MANGIMISTI Strategie di razionamento pag 2 Feed-Code, progetto di ricerca europeo pag 6 Le ispezioni nelle aziende pag 7 Il ruolo dell industria mangimistica pag 8 La giusta granulometria pag 10 1

2 LE STRATEGIE PER VALORIZZARE I FORAGGI DELL AZIENDA Utilizzazione ruminale della fibra dei foraggi Le fibre rappresentano la componente alimentare prevalente nei foraggi e il rumine è capace, in condizioni ottimali di utilizzarne oltre il 90%. Perché ciò accada i foraggi sono trattenuti selettivamente nel rumine e vi permangono fra le 30 e le 50 ore; le dimensioni deldi Andrea Formigoni, DIMEVET, Università di Bologna La produzione di fieni di qualità e la razionalizzazione dell uso delle risorse foraggere aziendali rappresenta un elemento di costante criticità per i produttori di latte destinato al Parmigiano Reggiano; di seguito alcune considerazioni sulla valorizzazione dei foraggi aziendali. La digeribilità, il razionamento, il contenuto in fibre: i parametri di un corretto approccio all alimentazione delle bovine 2 Digeribilità della fibra e cantieri di fienagione Oltre alle usuali analisi è essenziale determinare la digeribilità della fibra dei foraggi; ciò consente di stimare con più accuratezza il loro valore energetico e di meglio valutare gli effetti derivanti dal loro impiego nelle razioni. Dalla digeribilità della fibra dipende la capacità di ingestione delle bovine, soprattutto quelle entro i primi 4 mesi di lattazione; l uso dei foraggi più digeribili consente dunque di evitare i rischi derivanti dall impiego di eccessive quantità di mangimi. I principali punti sui quali è necessario agire per migliorare la digeribilità della fibra nei foraggi, sono rappresentati dallo sfalcio di piante giovani e dalla possibilità di raccogliere e conservare le foglie che sono più digeribili rispetto ai fusti; con il procedere della maturazione, infatti, aumenta l incidenza ponderale dei fusti e la quantità di fibre indegradabili mentre diminuiscono le proteine, gli zuccheri e l energia. Lo stadio di maturazione ottimale per la fienagione è rappresentato dal momento in cui le piante sono alla fine dello sviluppo vegetativo e prima della fioritura; in questa fase infatti, si ottiene la massima raccolta di principi alimentari digeribili. Questo momento purtroppo sfuma molto rapidamente ed è quindi necessario avere cantieri di fienagione dotati di elevate potenzialità di raccolta e essiccazione; un accurata analisi aziendale, dei tempi necessari alle diverse operazioni di fienagione, consentirà di evidenziare i punti critici e di indirizzare al meglio le scelte gestionali e gli investimenti per completare lo sfalcio e la raccolta in un arco temporale compreso fra i 4 e i 5 giorni rispetto allo stadio di maturazione del foraggio ritenuto ottimale.

3 le particelle del foraggio influenzano il tempo di soggiorno meno di quanto non si ritenesse nel passato mentre è la velocità con cui le fibre sono degradate l elemento che condiziona di più i tassi di scomparsa, l effetto ingombro e, in definitiva, la capacità di ingestione della bovina. I foraggi di medica, anche per l elevata presenza di foglie, apportano fibre più rapidamente degradabili che inducono un tempo di masticazione più breve e un più veloce svuotamento del rumine; ecco perché l utilizzo di questi fieni aumenta, di norma, la capacità di ingestione; le graminacee invece apportano fibre più lentamente digeribili che permangono più tempo nel rumine, influenzando positivamente i tempi di masticazione, la ruminazione e la regolarità del transito degli alimenti nel digerente. Queste diverse caratteristiche fisiche e dietetiche confermano la convenienza di utilizzare entrambe le essenze foraggere nelle razioni per avere un migliore equilibrio nutrizionale e dietetico. Le fibre dei foraggi sono utilizzate in maniera variabile a seconda della composizione delle diete nelle quali sono inclusi e in funzione dello stadio fisiologico e produttivo delle bovine che li consumano. Il foraggio è utilizzato tanto più efficientemente quanta più fibra è presente nelle razioni e ciò è giustificato dalle migliori condizioni fermentative che si realizzano per i batteri cellulosolitici. Nelle manze, nelle bovine in asciutta e in quelle che assumono meno concentrati si può ottenere una digeribilità della fibra potenzialmente degradabile di oltre il 90% mentre nelle bovine alimentate con razioni caratterizzate dalla presenza di elevate quantità di mangimi e amidi la digeribilità della fibra potenzialmente degradabile si riduce fino al 60-65%. Strategie di razionamento I foraggi dotati di fibre molto digeribili inducono una capacità di ingestione che può essere del 10-12% superiore rispetto a quella ottenibile con fieni le cui pareti cellulari siano poco degradabili. Questo in pratica significa che il loro uso permette alle bovine di assumere più alimento e meglio sostenere le esigenze di mantenimento e produzione senza ricorrere all impiego di maggiori quantità di concentrati; l impiego di 3

4 una maggiore percentuale di foraggio determina altresì un habitat ruminale più favorevole alla degradazione delle fibre con innegabili conseguenze positive sulla salute degli animali e sulla qualità del latte. Purtroppo, tuttavia, in azienda vi è di sovente la necessità di utilizzare fieni ottenuti da piante troppo mature e quindi dotati di fibra poco digeribile; come fare in questi casi? Una prima strategia è quella di favorire l ingestione delle bovine attraverso la trinciatura fine di questi foraggi cosa che può avvenire agevolmente con un utilizzo appropriato dei carri trincia miscelatori mentre è di fatto impraticabile con l alimentazione tradizionale. La trinciatura fine (entro i 2 cm di lunghezza), a parità di apporti, aumenta l ingestione di sostanza secca del 10% circa riducendo l effetto ingombro dei fieni e i tempi di masticazione. Nella realtà operativa, in una razione per bovine da latte che consumino circa kg di sostanza secca, ciò consente di aumentare l ingestione di circa 2 kg al giorno a tutto vantaggio della possibilità di sostenere meglio le esigenze produttive senza ricorrere all impiego di ulteriori quantità. Nel caso in cui si ricorra a queste scelta si potrà anche evitare l uso di acqua per omogeneizzare il piatto unico; ciò offre indubbi vantaggi legati ai minori rischi di fermentazioni anomale in greppia, alla possibilità di evitare di preparare due carri nel corso della giornata e alla possibilità di un più facile utilizzo dei residui. Per l ottimale utilizzo della fibra bisogna favorire l attività dei batteri cellulosolitici nel rumine; questo si può ottenere perseguendo i seguenti criteri di formulazione delle razioni: - evitare di eccedere con l apporto di amidi ed in particolare di quelli degradabili; sono comunque raccomandati livelli inferiori al 22-24% della sostanza secca; - utilizzare fibre degradabili apportate prevalentemente da cruscami, polpe di bietola e buccette di soia; si dovrà anche porre attenzione ai livelli complessivi di fibre solubili che, se eccessivi, possono interagire negativamente con i processi di assorbimento dei nutrienti e determinare fermentazioni anomale a livello intestinale; - impiegare degli zuccheri anche ad integrazione delle quote mancanti nei fieni ma sempre entro le quantità indicate nel disciplinare del Parmigiano Reggiano; - fornire una quota sufficiente di pro- 4

5 teine degradabili ai batteri ruminali; in tal senso si può considerare che quando i livelli di urea nel latte sono compresi fra 18 e 22 mg/dl i fabbisogni giornalieri sono soddisfatti; - assicurare alle bovine la presenza costante e abbondante di alimento in greppia nell arco dell intera giornata per favorire un numero elevato di pasti; ciò in pratica si può ottenere avvicinando frequentemente gli alimenti in greppia, mantenendo le luci accese in stalla durante la notte e assicurandosi che i residui alla fine della giornata non siano inferiori al 5-10% degli alimenti offerti. - consentire il consumo di una quota giornaliera (1-1,5 kg) di foraggio lungo preferibilmente di graminacee; ciò consente di mantenere la funzionalità motoria del rumine e la sua capacità di ritenzione selettiva delle particelle più fini dei foraggi; - non eccedere con l uso di mangimi nelle razioni ricordando che, per l insieme delle vacche da latte, non devono superare il 50%. Conclusioni l principali elementi che condizionano la qualità dei foraggi sono rappresentati dalla sfalcio di piante giovani, dalla rapida essiccazione e dalla raccolta della maggiore quantità possibile di foglie. Per un migliore sfruttamento aziendale dei fieni a bassa digeribilità è utile la trinciatura fine ed è necessario evitare l utilizzo di eccessive quantità di amidi e mangimi nelle razioni, apportando invece nutrienti favorevoli all azione dei batteri cellulosolitici che, al contempo, non inducano pericolose flessioni del ph ruminale (fibre e proteine degradabili soprattutto ma anche zuccheri e additivi specifici). Le bovine che rispondono maggiormente all uso dei fieni più digeribili sono quelle nelle ultime settimane di asciutta e nei primi 3-4 mesi di lattazione; a queste categorie potranno dunque essere riservati i fieni migliori utilizzando per le manze e le bovine nella seconda fase della lattazione quelli dotati di fibra meno digeribile; tali scelte comportano evidentemente la necessità di razionare le bovine considerando l uso di foraggi diversi a seconda della fase produttiva; la separazione nei fienili di lotti di foraggio omogenei e accuratamente analizzati ne può consentire un uso più razionale e economico a tutto vantaggio della salute delle bovine, della qualità e della quantità del latte e, in definitiva, del reddito degli allevatori. Speciale Albo fornitori 5

6 Il progetto di ricerca europeo FEED-CODE di Valentina Pizzamiglio, Servizio Tecnico Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano Foto di G. Battista 6 FEED-CODE: 11 partner europei uniti per sviluppare un nuovo metodo di analisi dei mangimi grante del Disciplinare di produzione del formaggio Parmigiano Reggiano. Il progetto FEED-CODE ha ricevuto un finanziamento totale di euro nell ambito del VII programma quadro della Commissione Europea (FP7/ , Research Executive Agency, Grant Agreement n ). Le attività di ricerca sono iniziate a dicembre 2012 e proseguiranno per 36 mesi. La partecipazione al progetto è molto sentita dal Consorzio che confida di ottenere uno strumento che possa rispondere alla necessità di verificare l assenza di materie prime vietate nelle razioni. Ora il progetto è giunto ad Il Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano partecipa al progetto europeo FEED-CODE in collaborazione con altri 10 partner di vari Paesi europei. Lo scopo del progetto è lo sviluppo di uno strumento di analisi dei mangimi per la determinazione delle specie vegetali che lo compongono. Lo strumento si bassa sull analisi del DNA e determina le specie vegetali che compongono il mangime. Questo metodo permetterà di analizzare con precisione e rapidità l assenza delle specie vegetali proibite dal regolamento di alimentazione delle bovine, parte inteuna fase intermedia con promettenti risultati parziali che consentono di testare la metodica sui primi campioni di mangime raccolti durante le ispezioni presso le aziende aderenti all Albo dei fornitori di foraggi e mangimi promosso dal Consorzio. Il progetto FEED-CODE coinvolge istituti di ricerca, associazioni e imprese per un totale di 11 partecipanti provenienti da diversi Paesi europei: Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano (Italia), Consiglio europeo dei giovani agricoltori (CEJA), Agricoltura è Vita (Italia), Associazione nazionale dei produttori carne della Bulgaria (AMPB) e della Romania (RMA), Fai Farms Ltd (Regno Unito), Mediterranea biotech srl (Italia), Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR, Italia), Labor srl (Italia), Università di Evora (Portogallo), Teknologisk Institutt AS (Norvegia). Sul sito eu sono disponibili ulteriori informazioni sullo stato di avanzamento del progetto e i partner coinvolti. La rappresentanza di diversi Paesi europei ha permesso di raccogliere, mediante la somministrazione di un questionario all inizio del progetto FEED-CODE, le esigenze delle aziende mangimistiche e degli allevatori, in questo caso utilizzatori dei mangimi, che si distinguono per la disponibilità di materie prime nel loro Paese, per il prezzo delle materie prime sul loro mercato e in particolare per le diverse necessità degli allevatori che hanno vincoli più o meno stringenti in funzione delle specie animali allevate e delle filiere in cui operano. Le produzioni alimentari italiane godono già di un elevato standard di qualità in ambito internazionale, i promettenti risultati del progetto FEED-CODE non possono che contribuire ad accrescere l eccellente reputazione dei nostri prodotti tipici.

7 Resoconto delle ispezioni presso le aziende aderenti di Barbara Ricci, Giorgia Canestrari, Andrea Serraino, Andrea Formigoni, DIMEVET, Università di Bologna Speciale Albo fornitori Nel corso del 2013 il Consorzio del Formaggio del Parmigiano-Reggiano in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell Università di Bologna ha avviato un attività di controllo presso i mangimifici aderenti all Albo dei fornitori di foraggi e mangimi per le bovine che producono latte destinato alla trasformazione in Parmigiano Reggiano DOP (Albo). Lo scopo è la verifica del rispetto dei requisiti della Convenzione stipulata tra le Aziende produttrici di mangimi e il Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano. Grazie al coinvolgimento di tre aziende campione, è stata messa a punto la metodologia per l ispezione predisponendo una lista di riscontro. Successivamente, per tutto l anno 2013, sono stati sottoposti a verifica tutti i produttori di mangime aderenti all Albo; gli ispettori hanno valutato gli stabilimenti produttivi, le procedure e le prassi adottate dalle aziende per garantire il rispetto dei requisiti della Convenzione. Nell occasione sono stati prelevati campioni di mangime poi sottoposti ad analisi per la verifica del rispetto dei limiti definiti nella Convenzione (tra gli altri: aflatossina B1 < 3ppb, assenza di urea, di essenza di senape, e di gossipolo libero). Tutte le Aziende hanno manifestato piena collaborazione e disponibilità, consentendo pertanto di trasformare l attività di auditing in un momento di confronto costruttivo per entrambe le parti. Con questo spirito sono state evidenziate, in diversi casi, aree di miglioramento in relazione all etichettatura dei mangimi, alla conoscenza dei requisiti del Disciplinare del Parmigiano Reggiano e della Convenzione da parte dei formulisti e del personale coinvolto. Gli audit hanno anche rappresentato, in alcuni casi, l occasione per revisionare i piani di controllo aziendali con la presa in carico di parametri volti alla valutazione del rispetto dei requisiti della Convenzione quali, ad esempio, la determinazione delle muffe e di altri contaminanti (gossipolo libero, essenza volatile di senape). Nel corso delle verifiche sono state rilevate alcune lievi difformità sul dosaggio massimo capo/giorno delle materie prime in relazione alle indicazioni d uso fornite in etichetta e ai limiti fissati da Disciplinare. Nel complesso le ispezioni hanno permesso di evidenziare una sostanziale conformità ai requisiti normativi e alle specifiche richieste dal Disciplinare e dalla Convenzione e le carenze riscontrate sono state prontamente prese in carico dalle aziende per una pronta risoluzione. Le verifiche sono state anche l occasione per rilevare difficoltà oggettive, da parte delle Aziende, nel rispetto di alcuni limiti analitici fissati nella Convenzione. Queste problematiche sono state inoltrate al Consorzio che ha provveduto, tramite la Commissione Tecnica e opportune indagini analitiche, ad avviare una rivalutazione di alcuni aspetti definiti nella Convenzione. Ad oggi alcuni approfondimenti analitici sono ancora in corso. Nei primi mesi del 2014, tramite incontri mirati, è stata definita la metodologia di ispezione da attuare presso i foraggicoltori; l attività verrà avviata nel corso dell anno 2014 presso le Aziende produttrici di foraggio aderenti all Albo. Ispezioni nelle aziende: collaborazione e spunti di riflessione per ulteriori approfondimenti 7

8 IL RUOLO DELL INDUSTRIA MANGIMISTICA IN ITALIA di Giulio Gavino Usai, Area Economica, Assalzoo 8 Una produzione superiore a 14 milioni di tonnellate. Un grande sviluppo della qualita e sicurezza grazie alla ricerca. La pratica dell allevamento rappresenta, da un punto di vista socio economico, un importante fonte di reddito ed è un elemento di tutela delle tradizioni agroalimentari del nostro Paese, di cui i prodotti di origine animale costituiscono una risorsa rilevante. La zootecnia svolge da sempre, infatti, un ruolo fondamentale nell economia agricola e alimentare italiana e si è sviluppata nel tempo tenendo conto, non solo della cultura e delle tradizioni locali, spesso alla base di specifici sistemi di allevamento e di determinate specie animali allevate che caratterizzano le varie aree geografiche del nostro Paese, ma tenendo anche in considerazione la continua crescita della qualità delle produzioni in conseguenza della domanda sempre più esigente che proviene dai consumatori finali di prodotti alimentari che derivano dall attività di allevamento. Per tali ragioni la zootecnia si è continuamente evoluta nel tempo perseguendo un miglioramento costante sia delle linee genetiche degli animali allevati, in cui sono stati esaltati i tratti relativi al tipo di produzione (carne o latte) cui gli stessi vengono destinati, sia con una specializzazione sempre maggiore nelle varie fasi di allevamento, con un adeguamento delle strutture e delle tecniche di allevamento e soprattutto con uno sviluppo continuo dei tipi di alimentazione. A quest ultimo riguardo un ruolo determinante è da attribuire all industria mangimistica che, a partire dalla fine degli anni quaranta del secolo scorso, si è progressivamente sviluppata ed evoluta, consentendo una base per la crescita della zootecnia nel nostro Paese attraverso, non solo, la produzione di mangimi in quantità sufficienti alle richieste provenienti dall allevamento, ma che è stata soprattutto in grado di garantire una razione alimentare mirata, bilanciata e sempre più efficiente e di assicurare elevati standard, sia in termini di salute e benessere degli animali allevati, sia in termini di qualità delle derrate alimentari che da essi ne derivano. È così che l industria mangimistica ha iniziato una forte crescita nel nostro Paese, conseguendo una specializzazione sempre maggiore delle sue produzioni e un forte incremento delle quantità di mangimi prodotti, tanto che dal dopo guerra ad oggi si è passati da circa 400mila tonnellate di mangimi industriali prodotti ogni anno agli oltre 14 milioni di tonnellate odierni. Oltre che

9 quantitativo lo sviluppo è stato anche qualitativo, con un ampia gamma di prodotti dedicati alle varie specie e categorie di animali, in funzione della loro fascia di età e del tipo di produzione cui sono dedicati. In tale modo la produzione mangimistica nazionale è giunta oggi a soddisfare oltre il 96% della richiesta di mangimi che proviene dagli allevamenti nazionali, con un ruolo di primaria importanza nell assicurare fin dai primi anelli della filiera agro-alimentare quella specificità e quella qualità tipica delle principali produzioni alimentari del nostro Paese, tra le quali spiccano quelle casearie, ma non solo, che rappresentano nel Mondo un riferimento di sicurezza, qualità e gusto e che, per tale ragione, sono anche oggetto di una intensa attività di contraffazione ed imitazione, da parte di operatori senza scrupoli e di Stati compiacenti. In questo contesto l industria mangimistica italiana ha investito molto, dedicando risorse importanti alla ricerca e ai controlli interni per soddisfare le più disparate esigenze di sicurezza e qualità della sue produzioni. Un impegno particolare è stato destinato anche a venire incontro alle richieste specifiche provenienti, in particolare dai Consorzi legati alle varie produzioni a denominazione di origine protetta, che rappresentano punte di assoluta eccellenza nel panorama alimentare nazionale e che consentono una valorizzazione di importanza strategica per l economia agro-alimentare del Paese. Anche in questo particolare contesto la mangimistica italiana ha svolto un importante ruolo per soddisfare le esigenze specifiche di queste filiere, collaborando all applicazione e al rispetto dei severi disciplinari di produzione che ne regolano le varie fasi di produzione tra le quali, appunto, uno specifico interesse riguarda l alimentazione degli animali dedicati a tali produzioni tipiche. Da sempre l industria mangimistica italiana ha creduto nella necessità di una forte integrazione delle varie componenti della filiera in chiave di sistema, ed è sempre più convinta oggi più che mai, con l apertura dei mercati, questo rappresenti un requisito essenziale che consentirà di poter fare crescere la competitività di tutto il settore e di mantenere la meritata leaderschip che il settore alimentare italiano ha non solo nel nostro Paese ma nel Mondo. 9

10 L IMPORTANZA DELLA GIUSTA GRANULOMETRIA DEL MANGIME dell Ufficio Ricerca e Sviluppo, Progeo s.c.a. Una serie di setacci per il giusto grado di macinazione. Come garantire la digeribilita dell amido Accade talvolta che percorrendo una strada la nostra attenzione sia catturata più facilmente da poster pubblicitari di piccole dimensioni, mentre rischiano di passare inosservati manifesti di superficie ben più generosa. Allo stesso modo, quando ci troviamo di fronte ad un problema alimentare corriamo il pericolo di farci distrarre da particolari di importanza minore (come ad esempio il dosaggio di una vitamina o di un oligoelemento minerale), mentre dovremmo puntare ad identificare i veri colli di bottiglia che impediscono alla bovina di esprimere al massimo il proprio potenziale genetico. Un tema di particolare interesse a questo riguardo è la granulometria dei cereali e dei mangimi composti. Una macinazione troppo grossolana impedisce ai batteri ruminali di attaccare a fondo l amido dei cereali, il che si traduce in prestazioni produttive inferiori e nel rinvenimento di pezzi di semi nelle feci. Al contrario, una macinazione eccessivamente fine in presenza di un insufficiente apporto di fibra può determinare uno stato di acidosi ruminale subclinica, con tutte le conseguenze negative che conosciamo. Qual è dunque il grado di macinazione più indicato per una bovina da latte? Per determinarlo con sufficiente precisione ed evitando le impressioni 10 Foto di G. Battista

11 soggettive, è indispensabile impiegare una serie di setacci e calcolare la percentuale di un campione di mangime che rimane su ognuno di essi; solo la produzione di dati numerici ci consente infatti di procedere con la dovuta precisione e sicurezza su un argomento di tale rilevanza. Proviamo dunque a considerare uno strumento composto da quattro setacci posti l uno sopra l altro, più un fondo. Se il setaccio superiore ha maglie quadrate da 4,5 mm di lato, esso tratterrà la granella di mais intera. Su un eventuale secondo setaccio da 2,2 mm si fermeranno invece le schegge di mais franto, mentre un terzo setaccio da 1,1 mm tratterrà la farina più grossolana. Un quarto setaccio con maglie da 0,6 mm non permetterà il passaggio di una farina fine (che potremo definire da suini ), mentre sul fondo troveremo una granulometria finissima, appena palpabile. Diciamo subito che una farina idonea per vacche da latte non deve lasciare alcuna delle sue parti nel primo e nel secondo setaccio, pena la perdita di amido attraverso le feci. Per gli altri tre strati si assiste in genere a distribuzioni variabili, ma si tenga comunque presente che più fine è la macinazione, migliore sarà l utilizzo del concentrato da parte della microflora, naturalmente a condizione che nella razione sia presente la giusta porzione di fibra strutturata in grado di assicurare una buona attività ruminale; si può infatti affermare che la giusta granulometria della farina di cereali dipende sia dal livello di foraggi nella razione, sia dalla concentrazione di amidi e zuccheri. Vi è inoltre da osservare che macinando la granella di cereali in modo fine si ottiene un prodotto la cui digeribilità dell amido è pressoché paragonabile a quella di un fiocco. Gli strumenti di campo di cui disponiamo per tarare al meglio la granulometria di cereali e mangimi composti possono essere così riassunti: - variazioni della produzione di latte; - variazioni della qualità del latte (percentuale di grasso, di proteine, contenuto di urea); - qualità delle feci; - presenza di farina non digerita nelle feci; - eventuali sintomi di acidosi ruminale. Il messaggio finale è quindi il seguente: è opportuno valutare la granulometria di cereali e mangimi non solo attraverso sensazioni soggettive (visive e tattili), ma preferibilmente tramite setacciatura, allo scopo di pervenire a dati numerici oggettivi e confrontabili. Il mangimista degno di fiducia valuta questo importante aspetto produttivo con scrupolo e costanza. Speciale Albo fornitori 11

12 la squadra degli aderenti Preti Mangimi s.r.l. Il Parmigiano-Reggiano 12 Proprietà e Redazione: Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano Via J. F. Kennedy, Reggio Emilia Tel. 0522/ Fax 0522/ stampa@parmigianoreggiano.it Direttore responsabile: Leo Bertozzi Redattori: Gino Belli, Igino Morini, Valentina Pizzamiglio Realizzazione: Centro Stampa - Bologna Progetto grafico: Gloria Rosselli StudioSalsi Comunicazione Stampa: Litocolor - San Rocco di Guastalla

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