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1 PERCORSO FORMATIVO DESTINATO A RESPONSABILI E ADDETTI DEI SERVIZI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE MODULO B Macrosettore 3 Unità didattica B3.6 MAATT EERRI IAALLEE DDI IDDAATTTTI ICCOO AADD UUSSOO DDEEI I PAARRTTEECCI IPPAANNTTI I II RIISCHII FIISIICII RUMORE,, VIIBRAZIIONII,, RADIIAZIIONII Dirreezzionee i i Ceent trral le e Prreevveenzzi ionee Polo Forrmat tivvo Ceent trral lee

2 INDICE 1. Il rischio da rumore Introduzione Cenni di acustica L ipoacusia da rumore Riferimenti legislativi La valutazione del rischio Misure di prevenzione e protezione Il rumore nelle attività di costruzione Il rischio da agenti fisici: vibrazioni Premessa Definizioni e nozioni generali Vibrazioni trasmesse all'uomo in ambiente lavorativo Malattie professionali da vibrazioni Vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio La valutazione del rischio Le vibrazioni trasmesse al corpo intero La valutazione del rischio Adempimenti di legge Il rischio da agenti fisici: le radiazioni Inquadramento normativo Evoluzione legislativa Richiami normativi Le radiazioni ionizzanti o radiazioni Definizioni e unità di misura Effetti biologici delle radiazioni ionizzanti Rischio radiologico Radioprotezione Il gas Radon Rischio da Radon Il rischio da agenti fisici: la radiazione solare Introduzione Il fototipo I danni dovuti all esposizione alla radiazione solare I lavoratori maggiormente esposti ai rischi dovuti alle radiazioni solari La normativa Informazione, formazione e addestramento dei lavoratori La valutazione del rischio La protezione dalla radiazione solare Fotoprotezione organizzativa e ambientale

3 1. Il rischio da rumore 1.1 Introduzione Il rumore costituisce storicamente uno degli agenti di rischio più diffusi e rilevanti negli ambienti di lavoro. Infatti l ipoacusia da rumore rappresenta, ancor oggi, una tra le tecnopatie più diffuse tra i lavoratori, sebbene negli ultimi anni vi sia una tendenza in diminuzione In particolare, sulla base dei riconoscimenti da parte dell Inail di tale malattia professionale, il settore delle costruzioni risulta tra quelli più a rischio per questo specifico agente fisico. In questa sede, oltre a fornire brevi cenni di acustica, verranno approfonditi gli aspetti riguardanti la valutazione del rischio e le misure di protezione e protezione più adeguate in merito, facendo riferimento alla normativa attualmente vigente. 1.2 Cenni di acustica Il suono, in termini fisici, può essere descritto come un fenomeno ondulatorio, che si verifica nell aria o in altri mezzi elastici, a seguito della perturbazione dello stato di equilibrio. Una sorgente di rumore, di tipo qualsiasi, altera tale equilibrio, producendo una vibrazione, che provoca lo spostamento delle particelle d aria a contatto con la sorgente; in questo fenomeno entrano in gioco due forze principali: la forza elastica del mezzo, che tende a riportare la particella d aria nella posizione originaria, e l inerzia della particella. Ne deriva quindi l oscillazione delle particelle d aria intorno alla loro posizione di equilibrio; tale oscillazione si propaga alle particelle d aria contigue, determinando così la propagazione del suono. In quanto fenomeno ondulatorio il suono è caratterizzato dai seguenti parametri principali che sono: Lunghezza d onda: distanza percorsa da un onda nel tempo necessario per completare un ciclo (rappresenta un oscillazione completa della singola particella d aria); Periodo; tempo necessario affinché l onda compia un ciclo completo Frequenza: numero di cicli completati in un secondo (viene misurata in Hertz); Fig.1 La lunghezza d onda e la frequenza sono inversamente proporzionali tra di loro. Nella realtà quasi mai le sorgenti sonore producono un oscillazione del mezzo (generalmente aria), descrivibile con una semplice sinusoide (tono puro); infatti di solito il suono è descritto dalla sovrapposizione di più onde sinusoidali, con diversi valori di frequenza e sfasate tra di loro. L altro aspetto fondamentale del fenomeno sonoro è legato al meccanismo uditivo, che determina la percezione acustica. Come per altri fenomeni fisici, quali la luce, l uomo è in grado di percepire, tramite l organo dell udito, solo i suoni che rientrano nello spettro uditivo, che si estende, in termini di frequenza, 3

4 da 20 Hz a 20 KHz. I suoni di frequenza inferiore (infrasuoni) e quelli di frequenza superiore (ultrasuoni) ai suddetti limiti non possono essere percepiti dall orecchio. Inoltre la sensibilità dell organo dell udito è diversa a seconda delle diverse frequenze. Questo fa sì che nella descrizione del rumore, in quanto fonte di possibile danno o disturbo per l apparato uditivo, bisogna tener conto di come esso viene percepito dall organo dell udito; il campo di udibilità è quell insieme di valori (in termini di livello di pressione sonora e di frequenza), che l orecchio può percepire; esso è delimitato verso il basso dalla soglia di udibilità, che rappresenta i livelli minimi di pressione sonora che possono essere percepiti, e verso l alto dalla soglia del dolore, che rappresenta i livelli massimi che possono essere sopportati (fig.2). Fig.2 Le grandezze principali in acustica sono la pressione, la potenza e l intensità. La pressione, come abbiamo visto, è correlata alle fasi di compressione e rarefazione che si verificano nell aria durante la trasmissione di un onda acustica. L unità di misura della pressione è rappresentata dal Pascal. Tuttavia, in considerazione dell estensione del campo di percezione della pressione acustica da parte dell udito, si preferisce adottare una scala logaritmica, la cui unità di misura è rappresentata dal Decibel; pertanto si parla di livello di pressione sonora che è venti volte il logaritmo in base dieci del rapporto tra due grandezze (quella misurata e quella di riferimento pari a 20µPa, che costituisce la soglia minima di udibilità). Il livello di pressione sonora sarà rappresentato dalla seguente relazione: Lp = 10 log p 2 /p 0 2 = 20 log p/p 0 L utilità di questa rappresentazione in scala logaritmica è dovuta,come detto, all ampiezza della sensazione sonora, che se espressa in termini di pressione, comporterebbe l uso di una gamma molto vasta di valori numerici, da molto grandi a molto piccoli. 4

5 Per dare un idea più precisa sull opportunità dell utilizzo della scala in decibel nella tabella 1 vengono indicati i valori di pressione sonora (in Pascal) e di livello di pressione sonora (in Decibel), associati ad alcune sorgenti sonore. Sorgente sonora Pressione sonora (Pa) Livello di pressione sonora (dba) Razzo Jet Aeroplano a elica Soglia del dolore 135 Ricettatrice Autotreno pesante Ufficio rumoroso, traffico 0,2 80 pesante Voce in conversazione 0,02 60 Ufficio, abitazione privata 0, Studio di registrazione 30 Fruscio di foglie 0, Soglia uditiva, udito finissimo 0, Tabella 1 L utilizzo della scala in Decibel comporta una certa pratica nelle operazioni relative ai calcoli sulla somma e sulla sottrazione di due o più livelli di pressione sonora, considerando che si ha a che fare con termini logaritmici. Se, ad esempio, si vuole determinare il livello di pressione sonora che si ha in un determinato punto grazie al contributo di due sorgenti sonore, sarà necessario sommare i livelli di pressione sonora che ogni singola sorgente genera in quel punto. A tale scopo si può applicare la seguente relazione: Lp,t = 10 log (p p 22 /p 02 ) Dove: L p,t è il livello sonoro totale dovuto al contributo delle due sorgenti; p 1 è la pressione sonora dovuta al contributo della sorgente 1; p 2 è la pressione sonora dovuta al contributo della sorgente 2. Se per esempio nel punto individuato entrambi le sorgenti di rumore generano un livello di pressione sonora pari a 70 db, si avrà: Lp,t = 10 log (2p 1 2 /p 0 2 ) = 10 log p 1 2 /p log 2 = 20 log p 1 /p = = 73. Da questo esempio si evince che al raddoppio della pressione sonora, corrisponde un aumento del livello di pressione sonora di 3 db. Per effettuare invece una sottrazione tra livelli di pressione sonora, si può utilizzare la stessa relazione sopra descritta, sostituendo il segno più con il segno meno. Oltre alla pressione sonora, spesso è utile determinare un altra grandezza caratteristica, rappresentata dalla potenza sonora; questa rappresenta l energia acustica irradiata da una determinata sorgente di rumore nell unità di tempo. La determinazione della potenza sonora è particolarmente importante quando si vogliano individuare le sorgenti di rumore presenti in un dato ambiente, al fine di proporre degli interventi di bonifica. Come per la pressione sonora, anche la potenza viene espressa ricorrendo al Decibel come unità di misura, per cui si parlerà di livello di potenza sonora, espresso dalla seguente relazione: L w = 10 log pw 1 /pw 2 La potenza sonora di riferimento al denominatore è data da 1 pw (un picowatt) 5

6 La misurazione delle grandezze acustiche sopra descritte può essere effettuata secondo due diverse modalità: - In termini lineari; - Inserendo un fattore di ponderazione. La prima modalità rappresenta la misurazione delle grandezze acustiche in termini assoluti, quindi oggettivi, e si rappresenta con il prefisso Lin.; la seconda è motivata dal fatto, come accennato, che la sensibilità dell orecchio è diversa per le diverse frequenze. Per tale motivo nella catena di misura vengono inseriti i cosiddetti filtri di ponderazione, che modulano il fenomeno lineare; questi sono rappresentati dalla figura 3. Fig.3 Il filtro di ponderazione più comunemente utilizzato nelle misure acustiche è quello A, ragion per cui le misurazioni in decibel, con filtro di ponderazione A, vengono rappresentate dall unità di misura db (A). Focalizzando l attenzione sulla misura del rumore per verificare l esposizione a tale agente di rischio dei lavoratori, questo va fatto tenendo conto che, quasi sempre, il fenomeno sonoro non ha un andamento costante nel tempo, bensì è caratterizzato da una certa variabilità. Pertanto subentra la necessità di rappresentare un livello sonoro variabile durante un determinato intervallo di tempo T, con un unico valore di livello sonoro che sia ugualmente rappresentativo; ovverosia è necessario definire un valore equivalente di livello sonoro costante che, per lo stesso intervallo di tempo T abbia la stessa energia acustica del fenomeno reale. In termini matematici questo è visibile nel diagramma di figura 4, dove è rappresentata l energia acustica in funzione del tempo; infatti l energia acustica totale è costituita dall area della figura sottesa dalla curva in funzione del tempo. Il livello sonoro equivalente sarà rappresentato da una linea orizzontale sul medesimo diagramma, che sottende un area uguale a quella descritta dal fenomeno reale. Il valore individuato sulle ordinate rappresenta quindi il Livello sonoro continuo equivalente (Leq). 6

7 Fig. 4 Anche in questo caso i valori misurati possono essere espressi in termini lineari oppure, inserendo la costante di ponderazione A, in termini di Leq (A). Nella valutazione dell esposizione a rischio dei lavoratori si dovranno misurare, come vedremo, i diversi valori di Leq (A), che caratterizzano le diverse fasi dell attività lavorativa, in modo da ricavare il livello di esposizione giornaliera o settimanale del lavoratore al rumore. 1.3 L ipoacusia da rumore Le cause che determinano l insorgere di una ipoacusia da rumore sono riconducibili essenzialmente ai seguenti fattori: - livello di rumore a cui è esposto il lavoratore; - durata dell esposizione; - suscettibilità individuale al trauma acustico; - tipo di rumore (di livello costante, continuo, interrotto, impulsivo). In generale si può affermare che mentre l esposizione ad un rumore costante e continuo nel tempo provoca una ipoacusia di tipo bilaterale, che interessa cioè entrambe le orecchie, l esposizione al rumore di tipo impulsivo generalmente può provocare un danno a carico di un solo orecchio, in quanto la testa svolge una funzione di schermo, proteggendo l orecchio non esposto. La difficoltà nel diagnosticare una ipoacusia da rumore è legata, tra l altro, all esistenza dei cosiddetti fattori extralavorativi, che possono concorrere alla determinazione del danno uditivo; tra questi vanno segnalati principalmente: - la presbiacusia; ovvero la naturale degenerazione dell organo uditivo dovuta all età; - l esistenza di condizioni morbose; alcune patologie possono determinare un danno uditivo; trattasi di malattie proprie dell apparato uditivo (otiti, otosclerosi) o di altro tipo (ipertensione arteriosa, aterosclerosi, diabete, patologie traumatiche, ecc ); - l esposizione ad agenti ototossici; in particolare alcuni solventi organici possono deteriorare la funzione uditiva; - l assunzione di particolari farmaci; l assunzione cronica od acuta ad alte dosi di alcuni farmaci può determinare forme di ipoacusia. Viceversa è necessario verificare se nell ambiente di lavoro sussistono ulteriori fattori di rischio. Tipica ad esempio è l esposizione contemporanea a rumore e vibrazioni; numerosi studi hanno dimostrato l effetto sinergico di questi due rischi nella patogenesi del danno uditivo. 7

8 1.4 Riferimenti legislativi L esposizione al rumore nei luoghi di lavoro è normata dal D.Lgs 195/2006, emanato in attuazione della direttiva 2003/10/CE della Comunità Europea. Il suddetto decreto, entrato in vigore il 15 dicembre 2006, ha sostituito il Capo IV del D.Lgs. 277/1991 (Protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro). Il DLgs. 195/2006 è stato inizialmente inserito nel Titolo V-bis del DLg.626/94, dedicato agli agenti fisici; questo trovava la sua motivazione nel fatto che il DLgs. 626/94 rappresentava la normativa di carattere generale in riferimento alla sicurezza ed alla prevenzione nei luoghi di lavoro, includendo quindi tutti gli agenti di rischio presenti negli ambienti di lavoro, mentre il DLgs. 195/2006 ne rappresentava una sua parte specifica, essendo riferita esclusivamente al rischio da rumore. Infine con l emanazione del D.Lgs 81/2008 (Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro), il D.Lgs 195/2006 è stato inserito al Titolo VIII (Agenti fisici), capo II. Il citato capo II del titolo VIII è composto da 12 articoli: - L art.1 definisce il Campo di applicazione delle indicazioni contenute; - L art.2 contiene le Definizioni utili alla comprensione del testo; - L art.3 definisce i Valori limite di esposizione e valori di azione; - L art.4 indica gli obblighi di Valutazione del rischio; - L art.5 introduce le modalità per la Valutazione di attività a livello di esposizione molto variabile; - L art.6 è dedicato alle Misure di prevenzione e protezione; - L art.7 riguarda l Uso dei dispositivi di protezione individuali; - L art. 8 indica le Misure di limitazione dell esposizione; - L art. 9 è dedicato alla Informazione e formazione dei lavoratori; - L art. 10 riguarda la Sorveglianza sanitaria nei confronti degli esposti a rumore; - L art. 11 le Deroghe per attività particolari nelle quali i livelli di esposizione non possono essere abbassati; - L art. 12 rimanda alla stesura di Linee Guida per l applicazione del Capo a specifiche attività. L entrata in vigore del D.Lgs. 3 agosto 2009 n.106, recante disposizioni integrative e correttive del D.Lgs. 81/2008, ha inserito alcune modifiche al capo II del Titolo VIII (art.97, 98, 99, 100) nei termini che seguono: Art.97 (Modifica l Art.190 del D.Lgs 81/2008) 1.All articolo 190 del decreto, dopo il comma 5 è aggiunto, in fine, il seguente: 5-bis. L emissione sonora di attrezzature di lavoro, macchine e impianti può essere stimata in fase preventiva facendo riferimento a livelli di rumore standard individuati da studi e misurazioni la cui validità è riconosciuta dalla Commissione consultiva permanente di cui all articolo 6, riportando la fonte documentale cui si è fatto riferimento. Art.98 (Modifica l Art.192 del D.Lgs 81/2008) 1.All articolo 192, comma 2 del decreto, la parola: inferiori è sostituita dalla seguente: superiori. 8

9 Art.99 (Modifica l Art.193 del D.Lgs 81/2008) 1.All articolo 193, comma 2, del decreto, le parole: mantengono un livello di rischio uguale od inferiore ai livelli inferiori di azione sono sostituite dalle seguenti: e comunque rispettano le prestazioni richieste dalle normative tecniche. Art.100 (Modifica l Art.198 del D.Lgs 81/2008) 1.All articolo 198, comma 1, del decreto, dopo la virgola: sentite la parola: la è sostituita dalla seguente: le e le parole: entro un anno sono sostituite dalle seguenti: entro due anni. Infine per quanto riguarda gli aspetti più strettamente tecnici, di cui parleremo in seguito, si può fare riferimento alla Norma UNI 9432 (Determinazione del livello di esposizione personale al rumore nell ambiente di lavoro), di cui è stata emanata la revisione nell anno L analisi del rischio da rumore si articola sostanzialmente in tre momenti principali. Il primo è costituito dalla Valutazione del rischio, che rappresenta la fase conoscitiva del rischio in oggetto; tale valutazione a sua volta si compone di tre fasi che sono: - la pianificazione preliminare; - l analisi del rischio; - la valutazione in senso stretto. Si tratta in definitiva di realizzare adeguati rilievi strumentali, indispensabili per definire in termini quali-quantitativi l esposizione dei lavoratori allo specifico rischio. A seguito della suddetta valutazione dovranno essere programmati e realizzati: - interventi di prevenzione: sono finalizzati a ridurre la probabilità connessa al rischio specifico; - interventi di protezione: hanno lo scopo di ridurre l intensità del rischio e, di conseguenza, la gravità degli effetti che ne derivano. 1.5 La valutazione del rischio Il primo adempimento prescritto dal DLgs. 81/08 consiste nella valutazione del rischio, di cui all art Tale attività prelude ovviamente alle eventuali azioni da intraprendere a seguito della valutazione stessa. L art. 28, comma 5 del decreto prevede che i datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori possono assolvere all obbligo dell effettuazione della valutazione dei rischi, mediante autocertificazione senza necessariamente produrre una relazione tecnica; ciò è però consentito fino e non oltre il 30 giugno Va tuttavia rilevato che l assenza di tale relazione, sebbene formalmente non costituisce inadempienza, può mettere il DL nella condizioni di non poter supportare le sue valutazioni in caso di eventuali contenziosi per il riconoscimento di malattie professionali. In definitiva, considerando che la Relazione Tecnica è lo strumento indispensabile per una corretta valutazione del rischio specifico, specie nei settori produttivi più esposti al rumore, se ne consiglia comunque la redazione. La Relazione Tecnica sarà così parte integrante del Documento di Valutazione per le aziende con oltre 10 occupati; per le aziende fino a 10 occupati farà invece parte del documento di autocertificazione. Un aspetto importante riguarda inoltre l individuazione del soggetto che, nell ambito del Servizio di Prevenzione e Protezione, si occupa della specifica valutazione del rischio rumore. In tal senso va sottolineato come la normativa sopra richiamata non prevede requisiti professionali specifici. 9

10 Si parla invero di persone con adeguate competenze; infatti l Art.31, c.3 del D.Lgs. 81/08 recita: Il datore di lavoro può avvalersi di persone esterne all azienda in possesso delle conoscenze professionali necessarie per integrare, ove occorra, l azione di prevenzione e protezione del servizio Per quanto riguarda l ambito più strettamente tecnico il nuovo decreto riporta i medesimi parametri indicati nel D.Lgs. 195/06, che vengono utilizzati per esprimere l esposizione del lavoratore al rumore; rispetto alla vecchia normativa, costituita dal D.Lgs. 277/91, variano i relativi limiti di riferimento. Infatti la vecchia normativa prevedeva la rappresentazione dell esposizione mediante i valori di L EP,d L EP, w (livello di esposizione personale giornaliero e settimanale), mentre il DLgs. 195/06 rappresenta l esposizione in termini di L EX, 8h ; trattasi tuttavia di un cambiamento più formale che sostanziale. Ciò che cambia sostanzialmente sono i livelli di riferimento e le azioni da intraprendere al superamento degli stessi Secondo la nuova normativa (di cui al D.Lgs. 195/06) i parametri da utilizzare per la valutazione del rischio sono costituiti da: - L EX, 8h ; - p peak Il primo rappresenta il livello di esposizione al rischio rumore per il lavoratore, rapportato ad una giornata lavorativa di otto ore; nel caso in cui l attività lavorativa, e quindi l esposizione giornaliera, varia significativamente è possibile sostituire, ai fini dell applicazione dei valori limite di esposizione e dei valori di azione, il livello di esposizione giornaliera al rumore con il livello di esposizione settimanale. Per determinare questo parametro è necessario misurare il livello sonoro continuo equivalente, con curva di ponderazione A (L Aeq ), associato ad una determinata attività lavorativa, dal quale si ricava: L EX, 8h = L Aeq, Te + 10 log (T e /T 0 ) Dove T e è la durata quotidiana dell esposizione personale di un lavoratore ad un dato L Aeq, mentre T 0 è il tempo di riferimento pari ad otto ore; come è noto l utilizzo della ponderazione A, al posto dei valori assoluti o lineari, è legato alla diversa sensibilità dell orecchio umano alle varie frequenze. La suddetta relazione è applicabile là dove il livello di esposizione sia costante nell arco della giornata; in realtà nella maggior parte dei casi, specie per le lavorazioni industriali, l attività lavorativa comporta differenti livelli di esposizione nell arco della giornata (diversità di ambienti, macchine e lavorazioni effettuate); pertanto sarà necessario associare a ciascuna fase lavorativa il valore misurato di L Aeq ; in tal caso l esposizione al rischio rumore sarà espressa dalla seguente relazione: L EX, 8h = 10 log [1/k Σ (n; i=k) 10 0,1 (Laeq, Tei) ] Il secondo parametro (p peak ) rappresenta la pressione acustica istantanea o il cosiddetto livello di picco; la sua determinazione è motivata dal fatto che i rumori impulsivi possono avere effetti nocivi; ciò può accadere indipendentemente da quale sia il valore di L Aeq, che è associato ad una determinata fase di lavoro. Con la nuova normativa si richiede che la determinazione di p peak venga effettuata secondo la costante di ponderazione C, e non più come valore lineare non ponderato. Per quanto riguarda la strategia di misura, sarà necessario programmare i rilievi strumentali, in funzione di una serie di informazioni relative a: 10

11 -organizzazione del ciclo lavorativo (lay-out aziendale); -mansione svolta dal lavoratore; -tipologia di attrezzature e/o macchinari utilizzati; -tempi di adibizione alle diverse lavorazioni; Tali elementi sono propedeutici all effettuazione delle misure, sia per ottimizzare la campagna di rilievi strumentali, sia per tenere conto di tutti gli elementi utili al fine di definire l esposizione al rumore dei singoli lavoratori. Ad esempio un lavoratore può essere esposto ad elevati livelli di pressione sonora a causa di lavorazioni che avvengono in prossimità della sua postazione e che quindi non lo vedono direttamente coinvolto. Va sottolineato che l effettuazione delle misure è obbligatoria, ai sensi della normativa, qualora venga superato il valore inferiore di azione. Un punto critico è sicuramente rappresentato dalla scelta della strumentazione adeguata. Infatti il D.Lgs 81/2008, riprendendo il D.Lgs.195/2006, non definisce i requisiti tecnici della strumentazione da utilizzare per la valutazione del rischio; infatti si fa riferimento, per quanto riguarda la misurazione del rischio, alle norme di buona tecnica. Si può tuttavia ricorrere a quanto prescritto dalla già citata Norma UNI 9432, che prescrive l utilizzo di un fonometro integratore, munito di indicatore di sovraccarico e con memoria, che soddisfi i requisiti della classe 1 in conformità alla Norma CEI EN Per un indagine più accurata, specie se finalizzata all individuazione delle sorgenti di rischio, è consigliabile un analizzatore di spettro, tale da consentire l individuazione delle bande di frequenza caratterizzate dai maggiori livelli di pressione sonora. A seguito dei rilievi strumentali ed avendo acquisito tutte le informazioni al contorno relative all organizzazione del lavoro in azienda, sarà possibile definire il livello di pressione sonora (in termini di L EX, 8h e di p peak ) a cui è esposto ogni singolo lavoratore. Il D.Lgs 81/2008 prevede la realizzazione di una serie di misure ed interventi a seguito del superamento di determinati livelli di esposizione; vengono infatti individuati tre livelli di esposizione così denominati: - Valori inferiori che fanno scattare l azione: L EX, 8h = 80 db(a) e p peak = 135 db(c); - Valori superiori che fanno scattare l azione: L EX, 8h = 85 db(a) e p peak = 137 db(c); - Valori limite di esposizione: L EX, 8h = 87 db(a) e p peak = 140 db(c) In maniera sintetica si può dire che, nel caso di superamento dei valori inferiori di azione, il datore di lavoro: - misura, con adeguata strumentazione, i livelli di rumore cui i lavoratori sono esposti; - fornisce ai lavoratori gli idonei dispositivi individuali di protezione uditiva; - permette l accesso dei lavoratori ai test audiometrici, su loro richiesta o su richiesta del medico competente; - provvede alla informazione e formazione dei lavoratori su questo specifico rischio. Nel caso di superamento dei valori superiori di azione, il datore di lavoro: - provvede a realizzare un idoneo programma di misure, di tipo sia tecnico che organizzativo, allo scopo di ridurre l esposizione dei lavoratori al rumore; - provvede alla perimetrazione, indicazione ed al controllo sull accesso ai luoghi di lavoro, là dove questo sia tecnicamente possibile e giustificato dal rischio; - esige che i lavoratori facciano uso dei dispositivi individuali di protezione uditiva; - garantisce ai lavoratori i controlli audiometrici. 11

12 Nel caso infine di superamento dei valori limite di esposizione sussiste l obbligo, da parte del datore di lavoro, di adottare misure immediate per riportare l esposizione al disotto di tali valori. E importante sottolineare come la valutazione del rispetto del limite di esposizione, deve essere effettuata tenendo conto dell attenuazione prodotta dai dispositivi di protezione individuale dell udito. In sostanza nel dettato di legge vengono illustrate in via molto generale l insieme delle misure da adottare per limitare l esposizione dei lavoratori al rumore. Come si è detto con l entrata in vigore del D.Lgs. 195/2006, è stato abrogato il Capo IV del DLgs. 277/91; di conseguenza sono decaduti i seguenti obblighi: - l obbligo dei produttori di macchine rumorose di indicare il rumore prodotto nelle normali condizioni di utilizzazione al superamento degli 85 db(a); rimane l obbligo, secondo la cosiddetta direttiva macchine (DPR 459/96), di dichiarare il livello di potenza sonora delle macchine; questo dato però è svincolato dalle reali condizioni di utilizzo, prescindendo cioè dal riverbero ambientale e dal rumore di fondo. - l obbligo del datore di lavoro di informare l organo di vigilanza ed il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) dell incapacità aziendale di rientrare al di sotto del livello limite di esposizione. - l obbligo all istituzione del registro degli esposti, con le relative comunicazioni agli organi competenti. Infine sono stati abrogati anche gli allegati VI e VII del D.Lgs. 277/91, relativi alla strumentazione, ai criteri di misurazione, nonché all esecuzione delle audiometrie. Le principali novità introdotte dal DLgs. 195/06, riportate nel D.Lgs.81/2008, sono invece costituite da: - La modifica del parametro fisico per la valutazione del rumore di picco; si passa infatti dalla misura in db lineare, alla misura in db(c); ciò necessita evidentemente della strumentazione adeguata. - La modifica dei valori di riferimento, che comportano l adozione di specifiche misure di intervento, sia in riferimento all intera giornata lavorativa (L EX, 8h ), sia in riferimento ai rumori impulsivi (p peak ). - La necessità di formalizzare il programma di misure tecniche ed organizzative al superamento dei valori superiori di azione. - La ridefinizione degli adempimenti relativi al superamento dei valori di riferimento, con un abbassamento complessivo dei livelli, a cui sono connessi determinati obblighi. - La necessità di valutare la sussistenza di altri fattori che possono concorrere alla determinazione di un danno uditivo; in particolare si fa riferimento alle sostanze ototossiche ed alle vibrazioni. - Il chiaro riferimento all obbligo di valutare l efficacia dei DPI; ciò esprime la volontà di migliorare l utilizzo dei DPI, spesso superficiale e lacunoso; ciò richiede, come vedremo, un analisi sulle modalità di valutazione dell efficacia dei DPI stessi. 1.6 Misure di prevenzione e protezione La valutazione del rischio prelude alla stesura del DVR (Documento di valutazione dei rischi), che, oltre a rappresentare una fotografia dell esposizione dei lavoratori ai diversi rischi, deve indicare l insieme delle misure di prevenzione e protezione finalizzate all eliminazione o, in alternativa, alla riduzione dei rischi. 12

13 Per quanto riguarda i criteri generali, a cui ispirarsi nell attuazione delle misure di prevenzione e protezione, vi sono tre possibili linee di intervento: - direttamente sulle fonti di rischio, in riferimento alla o alle attrezzature a cui sono associati i più elevati livelli di rumorosità; - indirettamente sulla propagazione del rumore, con riferimento al miglioramento delle caratteristiche acustiche dell ambiente; - fornendo ai lavoratori i dispositivi individuali di protezione dell udito. Le suddette tipologie di intervento sono elencate secondo una priorità legata all efficacia degli stessi; mentre infatti la prima modalità di intervento risolve il problema in via definitiva, l ultima rappresenta l extrema ratio per tutelare i lavoratori rispetto al rischio specifico. Agli aspetti prettamente tecnici, si affiancano quelli di tipo meramente organizzativo, che talvolta possono essere sufficienti a risolvere il problema (ad esempio riducendo i tempi di esposizione mediante un opportuna turnazione dei lavoratori). Il decreto legge 81/2008 illustra le diverse tipologie di interventi da attuare in azienda; infatti l Art. 192 (Misure di prevenzione e protezione) afferma che: il datore di lavoro elimina i rischi alla fonte o li riduce al minimo. Nel medesimo articolo vengono elencate le misure da intraprendere a tale scopo: adozione di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione al rumore ; scelta di attrezzature di lavoro adeguate, tenuto conto del lavoro da svolgere, che emettano il minor rumore possibile ; progettazione della struttura dei luoghi e dei posti di lavoro ; adeguata informazione e formazione sull uso corretto delle attrezzature di lavoro. ; adozione di misure tecniche per il contenimento: del rumore trasmesso per via aerea, quali schermature, involucri o rivestimenti realizzati con materiali fonoassorbenti; del rumore strutturale, quali sistemi di smorzamento o di isolamento ; opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, del luogo di lavoro e dei sistemi sul posto di lavoro ; riduzione del rumore mediante una migliore organizzazione del lavoro attraverso la limitazione della durata e dell intensità dell esposizione e l adozione di orari di lavoro appropriati, con sufficienti periodi di riposo. La realizzazione di adeguate misure di prevenzione e protezione comporta, da un punto di vista pratico, la misurazione di alcuni parametri necessari a caratterizzare l ambiente da un punto di vista acustico. In sostanza non è sufficiente la misurazione dei livelli di pressione sonora in prossimità dei lavoratori, ma è necessario verificare come le onde sonore, generate dalle diverse sorgenti presenti nell ambiente, si propagano all interno dell ambiente stesso. Ad esempio, se si intende intervenire direttamente sulla sorgente di rumore, può essere opportuno determinarne il livello di potenza sonora. La misura della potenza sonora di una macchina o attrezzatura può essere realizzata seguendo il dettato delle norme UNI EN ISO e UNI EN ISO , oppure secondo le norme ISO ; il primo gruppo di norme comporta l effettuazione di misure intensimetriche, mentre nell altro caso è sufficiente realizzare misure di livello di pressione sonora. Il metodo intensimetrico consente di effettuare misure in presenza di un rumore di fondo molto elevato; inoltre permette di studiare le emissioni sonore provenienti dai diversi componenti della macchina, individuando quindi le parti più rumorose; tuttavia richiede una strumentazione molto sofisticata e tempi di misura piuttosto lunghi. 13

14 Per questo si ricorre normalmente al secondo gruppo di norme (ISO ); queste si differenziano per la tipologia di ambiente di prova, il numero di postazioni di misura e la relativa incertezza di misura; in tal senso la ISO 3740 elenca tali diverse metodologie di misura, fornendo un orientamento sul metodo più opportuno da utilizzare nei diversi casi.. In particolare i metodi previsti dalle ISO 3741, 3742 e 3745 sono definiti di precisione e richiedono particolari ambienti di prova, ovvero camere riverberanti o semianecoiche; viceversa le ISO 3743 e 3744 illustrano metodi di tipo ingegneristico, che sono meno rigidi in merito alle caratteristiche degli ambienti di misura e prevedono, rispetto alle precedenti, un minor numero di misure; ciò a scapito di una minor precisione; infine i metodi previsti dalle ISO 3746 e 3747 vengono definiti di controllo e sono caratterizzati da una scarsa precisione, a fronte di una maggiore facilità nella loro esecuzione. I metodi utilizzati più di frequente in campo industriale sono quelli afferenti alle ISO 3744 e 3746; quest ultimo permette di effettuare la misura del livello di potenza sonora globale, con filtro di ponderazione A, anche in ambienti moderatamente riverberanti e più elevati rumori di fondo. Tale metodo seppure comporti una deviazione standard compresa tra 3 e 5 db, è di relativamente facile e rapida realizzazione, consentendo di valutare l opportunità di intervenire per diminuire l energia sonora alla sorgente (schermature, silenziatori etc..) Viceversa se si vuole intervenire sulla propagazione delle onde sonore è necessario determinare le caratteristiche acustiche dell ambiente. E noto infatti che quando un onda sonora, generata da una sorgente presente nell ambiente, incontra le superfici che delimitano l ambiente stesso, si possono verificare diversi fenomeni: - l energia sonora incidente si trasforma in vibrazione meccanica della struttura costituente la superficie; - l energia sonora incidente viene ritrasmessa all ambiente mediante riflessione; - l energia sonora incidente viene trasmessa negli ambienti adiacenti per via aerea; - l energia sonora incidente viene dissipata nella struttura costituente la superficie, sotto forma di calore. L andamento e l entità di questi fenomeni sono legati essenzialmente alla geometria ed alla natura dei materiali costituenti le superfici che delimitano l ambiente; in tal senso esistono dei coefficienti che, per le caratteristiche sopra riportate, rappresentano le diverse proprietà acustiche dei materiali, in riferimento anche alla loro geometria. Il modo più semplice per caratterizzare un ambiente dal punto di vista acustico e, quindi, ricavare indirettamente le proprietà acustiche dei materiali costituenti le superfici di un determinato ambiente, è quello di calcolare il Tempo di riverbero T 60. Esso è definito come il tempo necessario affinché la densità di energia sonora in un ambiente si riduca al valore di un milionesimo della densità di energia presente al momento dell interruzione della sorgente acustica. In definitiva è il tempo necessario affinché si abbia una riduzione di 60 db dal momento in cui si interrompe la sorgente sonora. Questo parametro, opportunamente misurato, consente indirettamente la determinazione del coefficiente di assorbimento medio dell ambiente e quindi ci fornisce una prima importante indicazione sulla modalità di propagazione del suono in un dato ambiente. La definizione delle caratteristiche acustiche dell ambiente costituisce un ulteriore elemento necessario alla scelta finale degli interventi da effettuare per ridurre il rischio rumore. E chiaro che la scelta degli interventi più idonei da attuare, sarà preceduta dalla valutazione del rischio e da un attenta analisi dei costi e benefici, correlati agli eventuali interventi di carattere preventivo e/o protettivo. 14

15 Come già detto gli interventi sulla sorgente di rumore o sulla modalità di propagazione del rumore sono sicuramente più efficaci e risolutivi ai fini del miglioramento del clima acustico di un ambiente. Qualora però tali interventi, di natura preventiva, siano di difficile realizzazione o comportino oneri economici eccessivi, si può ricorrere all utilizzo dei DPI, per garantire la protezione dei lavoratori. E importante sottolineare come sia importante la valutazione dell efficienza-efficacia dei DPI. Ciò è dovuto a due elementi principali; il primo è legato strettamente alla normativa, là dove si dice che la verifica dell eventuale superamento del limite di esposizione va effettuata tenendo conto dell attenuazione dovuta all utilizzo dei DPI. La seconda ragione, più generale, è legata all opportunità di scegliere i DPI adeguati in riferimento alle caratteristiche del rumore a cui il lavoratore è esposto. Innanzitutto va precisato che i DPI devono essere corredati da una certificazione stabilita da apposite norme in materia; in particolare l attenuazione acustica ad essi connessa viene misurata facendo riferimento alla norma EN ; secondo tale norma viene selezionata una popolazione costituita da 16 soggetti, per i quali viene determinata la soglia di percezione del rumore a cui sono esposti prima senza e poi con l utilizzo degli otoprotettori da certificare. Tale modalità di valutazione dell efficienza dei DPI per l udito risente dell incertezza legata alle caratteristiche della popolazione prescelta. Questo, considerando anche che i soggetti prescelti sono adeguatamente istruiti per effettuare tale prova, comporta differenze significative rispetto ad una popolazione normale di lavoratori. In tal senso è scientificamente dimostrato che i valori certificati dai singoli DPI, sovrastimano l attenuazione rispetto alla realtà degli ambienti di lavoro di 10, 15 db. Inoltre la protezione fornita da un determinato dispositivo è definita dalla Norma UNI EN ISO :1998, che permette di calcolare l attenuazione del singolo dispositivo secondo le diverse bande di ottava, ed in riferimento ad una predeterminata percentuale di soggetti che si intende proteggere; pertanto per il singolo dispositivo di protezione viene ricavato il valore di attenuazione APV f,x, secondo la seguente relazione: APV f,x = m f α s f dove: m f = attenuazione media fornita dal DPI per la specifica banda centrata alla frequenza f; s f = deviazione standard; α = coefficiente moltiplicativo della deviazione standard al quale corrisponde una data percentuale di persone protette. In definitiva il valore di APV f,x rappresenta il valore corrispondente alla minima attenuazione (per una data frequenza f) fornita dal DPI per la percentuale x di soggetti esposti, in riferimento alla popolazione di prova. Una volta ricavato il valore di APV f,x, e dopo aver misurato il livello di pressione sonora a cui è esposto il lavoratore, per valutarne l esposizione tenendo conto dell utilizzo dei DPI si può procedere, secondo la norma UNI EN ISO , sulla base di uno dei seguenti metodi: - metodo OBM: i valori di pressione sonora misurati per le diverse ottave (fra 63 e 8000 Hz), vengono diminuiti dei corrispondenti valori di APV f,x, certificati per quel dato otoprotettore, ricavando così il livello sonoro ponderato A; 15

16 - metodo HLM: vengono calcolati i parametri H x (attenuazione alle alte frequenze), M x (attenuazione alle medie frequenze) ed L x (attenuazione alle basse frequenze); di seguito sulla base dei livelli di pressione sonora misurati (con ponderazione A e C) si ricava l esposizione, in ponderazione A, tenendo conto della protezione dello specifico DPI; - metodo SNR: effettuata la misurazione del livello sonoro, in ponderazione C, si sottrae il parametro SNR x, ricavato sulla base dei valori di APV x, in modo da ottenere l esposizione del lavoratore in ponderazione A, tenuto conto dello specifico DPI indossato. Tra quelli sopra citati il metodo OBM è il più preciso, sebbene richieda misure per bande di ottava, quindi chiaramente più laboriose; il metodo HLM comporta invece solo la misura dei livelli di pressione sonora ponderati A e C, ma necessita di una elaborazione più complessa. Il metodo SNR infine è quello più rapido, in quanto richiede la misura unicamente del livello sonoro ponderato C; tuttavia presenta una maggiore incertezza rispetto ai due precedenti Oltre al problema della reale efficienza dei DPI, si pone anche il problema della loro efficacia, che dipende dal modo in cui tali dispositivi vengono utilizzati e conservati; è infatti noto che il non corretto utilizzo degli otoprotettori nell ambiente di lavoro anche per tempi limitati, ne fa decadere la capacità di attenuazione in maniera drastica. In definitiva si suggerisce di verificare con attenzione la scelta degli otoprotettori, in considerazione di quanto detto sopra. 1.7 Il rumore nelle attività di costruzione Il settore delle costruzioni presenta caratteristiche che lo differenziano notevolmente da altri settori lavorativi, in merito alla tutela ed alla prevenzione dei rischi sul lavoro. Infatti al di là della natura specifica delle lavorazioni tipiche del settore bisogna sottolineare la variabilità delle attività lavorative, che comporta una netta differenza rispetto ad attività di tipo ripetitivo caratteristiche di numerose tipologie di industrie. In particolare nella valutazione del rischio da rumore risulta spesso difficile definire con esattezza i tempi di esposizione alle diverse fasi di attività, che compongono l attività lavorativa, proprio per l estrema variabilità che connota il ciclo produttivo. In questo senso si può ricorrere, più significativamente, al livello di esposizione settimanale al rumore (art.189, comma 2 del D.Lgs. 81/08); il comma 3 dell art.189 inoltre aggiunge che: nel caso di variabilità del livello di esposizione settimanale va considerato il livello settimanale massimo ricorrente. L inadeguata attribuzione dei giusti tempi di esposizione può determinare errori anche grossolani nella stima dell esposizione al rischio da rumore; infatti se i tempi di esposizione alle fasi lavorative più rumorose vengono sottostimati, il lavoratore non si troverebbe sufficientemente protetto rispetto al rischio specifico. Viceversa nel caso di una sovrastima, il datore di lavoro si troverebbe costretto ad attuare misure eccessive rispetto a quelle previste, con inutile spreco di risorse sia umane che economiche. Pertanto si consiglia di porre particolare attenzione specie nella definizione dei tempi di adibizione alle diverse fasi di lavoro. Va inoltre sottolineato che le lavorazioni tipiche del settore delle costruzioni comportano spesso l utilizzo di attrezzature ed utensili ad elevato livello di rumorosità. In tal senso nella tabella 2 sono riportati i valori, in termini di Leq (A), misurati in posizione operatore, di alcune attrezzature ed utensili tipici del settore; trattandosi di valori medi, ne consegue che alle attrezzature utilizzate sono associati anche valori superiori a quelli indicati. 16

17 Macchina o utensile Leq (A) Autocarro 78,0 81,0 Dumper 86,0 87,0 Escavatore 83,0 84,0 Escavatore con martello 95,7 Pala meccanica cingolata 90,0 92,0 Macchina battipalo 88,0 90,0 Macchina trivellatrice 88,0 90,0 Jumbo per perforazione gallerie 102,0 106,0 Gru 80,0 82,0 Autobetoniera 84,0 86,0 Pompa per calcestruzzo 84,0 86,0 Sega circolare 95,0 98,0 Vibratore per cemento armato 75,0 81,0 Martello elettrico 98,0 102,0 Martello pneumatico 100,0 105,0 Intonacatrice elettrica 87,0 88,0 Grader 83,0 86,0 Rullo compressore 86,0 94,0 Tabella 2 Per quanto riguarda le misure di tipo preventivo da attuare nelle attività di cantiere, le più semplici da attuare sono quelle di tipo organizzativo; tra queste possiamo citare le seguenti: -Allontanamento efficace della sorgente: le sorgenti caratterizzate dai più elevati livelli di rumorosità, quando possibile, devono essere poste a debita distanza dai lavoratori, in modo da minimizzare il rischio ad esse correlato. -Isolamento dei macchinari: l utilizzo di barriere acustiche, frapposte tra le sorgenti di rumore e gli operatori, è spesso di difficile realizzazione nelle attività di cantiere; infatti spesso le lavorazioni sono caratterizzate da un avanzamento spaziale, che richiederebbe il continuo riposizionamento delle barriere stesse. In alcuni casi è possibile realizzare delle barriere acustiche improprie, operando in maniera opportuna lo stoccaggio dei materiali in lavorazione, in modo tale che siano frapposti tra le sorgenti di rumore e gli operatori. -Sovrapposizione di attività o macchinari: si dovrebbe evitare, quando possibile, l utilizzo contemporaneo di più macchinari ad alta emissione di rumore, specie quando posizionati in aree limitrofe. -Turnazione dei lavoratori: la rotazione dei lavoratori adibiti all utilizzo di macchine ed attrezzature rumorose, può diminuire l esposizione al rischio per ognuno di loro.un'altra tipologia di intervento preventivo, seppur comportante un certo onere economico, consiste nell acquisto di macchine ed utensili con il più basso livello di emissione di rumore. Molto importante è anche la corretta manutenzione degli stessi. 17

18 Nella tabella 3 vengono indicati alcuni interventi da realizzare sulle macchine di cantiere. Tipologia della macchina Azioni di bonifica realizzabili Misure organizzative procedurali martello demolitore eventuale sostituzione attrezzatura obsoleta insonorizzazione dello scarico dell aria compressa per quelli già esistenti separazione o isolazione della lavorazione limitazione numero esposti turnazione del personale manutenzione ordinaria Macchine operatrici cabina per operatore (se possibile climatizzata) separazione o isolazione della lavorazione compressori, elettrogeneratori, gruppi endotermici segregazione ermetica con materiale isolante del blocco motore dotazione marmitte silenziate dislocazione in luogo distante dalle lavorazioni, eventuale segregazione o isolazione sega circolare lame silenziate separazione o isolazione della lavorazione limitazione numero esposti turnazione del personale manutenzione ordinaria clipper lame di tipo diamantato (dischi con anima multistrato o ad intagli laser) separazione o isolazione della lavorazione limitazione numero esposti turnazione del personale manutenzione ordinaria smerigliatrici angolari a disco (flessibile) dischi silenziati (del tipo "a centro depresso" o lamellari) separazione o isolazione della lavorazione limitazione numero esposti turnazione del personale manutenzione ordinaria Tabella 3 Fonte 18

19 2. Il rischio da agenti fisici: vibrazioni. 2.1 Premessa In questa sezione si introduce l argomento delle vibrazioni trasmesse all uomo nell ambiente di lavoro, e dei rischi per la sicurezza e per la salute da esse determinati. Si farà cenno alle possibili sorgenti di vibrazione, ai metodi di valutazione dell esposizione e alle disposizioni legislative a tutela dei lavoratori. 2.2 Definizioni e nozioni generali Una vibrazione consiste in un movimento oscillatorio di un punto mobile intorno a una posizione di equilibrio. In genere l oscillazione meccanica è generata da onde di pressione propagantesi attraverso corpi solidi a causa di organi meccanici in movimento. L'estensione dell oscillazione, ovvero la distanza tra le posizioni estreme raggiunte dalla particella vibrante rispetto alla sua posizione di equilibrio, determina l'ampiezza della vibrazione [m] (in termini di spostamento); essa può essere tanto piccola da rendere la vibrazione non percepibile visivamente. Il moto oscillatorio può essere alternativo (se il moto è alterno, ossia si svolge da parti opposte rispetto al punto di equilibrio) e periodico (se si ripete lo stesso cammino nel medesimo tempo). Le oscillazioni possono essere forzate o libere, a seconda che siano determinate o meno da una forza esterna; le oscillazioni prodotte dagli strumenti vibranti, e che si trasmettono ai lavoratori, sono sempre di tipo forzato. Il tempo che intercorre tra due passaggi della particella nel suo punto di equilibrio è detto periodo, mentre il numero di periodi in un secondo costituisce la frequenza delle vibrazioni (rapidità con cui le oscillazioni si ripetono) e si misura in Hertz [Hz]. Le vibrazioni possono essere descritte (oltre che con lo spostamento [m]) anche con la velocità [m/s] o con l'accelerazione [m/s 2 ] del relativo moto oscillatorio, grandezze che sono tra loro strettamente correlate matematicamente. Ai fini pratici, per caratterizzare le vibrazioni e la loro pericolosità per l'uomo, viene usata proprio la grandezza accelerazione, e per misurarla vengono impiegati dei sensori di misura detti, appunto, accelerometri. E inoltre importante evidenziare la natura vettoriale del fenomeno vibratorio, caratterizzato da una direzione e da un verso, per tener conto dei quali è necessario misurare le componenti dell accelerazione lungo tre assi cartesiani (accelerometri triassiali). Fig. 1 Schematizzazione per lo studio analitico delle vibrazioni 19

20 2.3 Vibrazioni trasmesse all'uomo in ambiente lavorativo Nell ambiente di lavoro, impianti, macchinari e utensili possono trasmettere vibrazioni all'uomo attraverso le superfici che vengono a contatto con il corpo umano. Le vibrazioni trasmesse possono semplicemente creare situazioni di discomfort e far diminuire la produttività (ad esempio vibrazioni a bassissima frequenza trasmesse ai conduttori di mezzi di trasporto su ruote), oppure possono interferire con altre attività (nel caso che le vibrazioni meccaniche ostacolino il corretto uso di comandi manuali o la lettura di strumenti indicatori), determinando rischi per la sicurezza. Quando si abbiano esposizioni di lungo termine a vibrazioni di elevata intensità, queste possono costituire un vero e proprio rischio per la salute delle persone esposte che può determinare patologie anche molto serie a carico della colonna vertebrale o del sistema mano-braccio. Gli effetti prodotti sull'uomo dipendono da numerosi fattori, tra i quali: le caratteristiche delle vibrazioni (ampiezza, frequenza, contenuto impulsivo), quelle della persona esposta, la durata dell esposizione, le particolari attività svolte, le circostanze ambientali. Nei casi reali le vibrazioni, analogamente al rumore, comprendono componenti di frequenza diversa. La risposta del nostro organismo varia notevolmente con la frequenza. Una classificazione orientativa delle vibrazioni in base alla frequenza è la seguente: Bassa frequenza: 0 2 Hz Media frequenza: 2 20 Hz Alta frequenza: oltre Hz Il corpo umano, sollecitato da vibrazioni a bassa frequenza, risponde uniformemente (come una massa unica ed omogenea) grazie alla capacità della muscolatura di irrigidirsi per contrastare le sollecitazioni. A frequenze medio-basse e medie il corpo umano, anche nell ipotesi che venga sollecitato dalle vibrazioni nella sua totalità, reagisce con un comportamento disuniforme delle sue parti principali (la testa, la parte superiore del tronco, il bacino): la muscolatura volontaria non è più in grado di controllare pienamente i movimenti oscillatori ed esso si comporta come un insieme di masse suscettibili di movimento e collegate tra loro da strutture elastiche e smorzanti. Ciascun distretto corporeo può essere soggetto inoltre a fenomeni di risonanza, in cui le vibrazioni che si instaurano all interno sono di ampiezza superiore a quelle trasmesse dall esterno, con incremento della pericolosità nel lungo periodo, e con fenomeni sintomatologici specifici, sintetizzati nella tabella seguente. Per frequenze più alte il moto vibratorio si smorza facilmente nel corpo ed interessa solo un'area relativamente limitata intorno al punto d'applicazione. Frequenze di risonanza Organi/Apparati interessati Sintomatologia associata 1 : 4 Hz Apparato respiratorio Dispnea 1 : 10 Hz Apparato visivo Riduzione dell acuità visiva 4 : 6 Hz Encefalo Sonnolenza, perdita dell attenzione 4 : 8 Hz Orecchio interno, cuore Disturbi dell equilibrio, algie precordiali 20 : 30 Hz Colonna vertebrale Dolore cervicale e lombare 20 : 40 Hz Apparato visivo Riduzione della capacità di fissare le immagini Sintomatologia a carico di vari organi ed apparati in funzione delle diverse frequenze di risonanza Dato che la sensibilità e gli effetti delle vibrazioni sul corpo umano variano con la frequenza, è necessario che la grandezza adottata in campo igienistico per quantificarle, l accelerazione, venga 20

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