Intervento. Le reti di distribuzione del gas in Italia: l'impatto della riforma sul quadro normativo e regolatorio del settore. Roma, 26 febbraio 2009
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1 Intervento Presidente Bruno Tani Le reti di distribuzione del gas in Italia: l'impatto della riforma sul quadro normativo e regolatorio del settore Roma, 26 febbraio 2009 Sala capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva Senato della Repubblica Piazza della Minerva, 38 1
2 Introduzione Buon pomeriggio a tutti. Vi ringrazio di essere intervenuti. Ringrazio soprattutto il Senatore Baldassarri ed Economia Reale per la disponibilità e l interesse che hanno dimostrato per le nostre questioni. In questo periodo in cui la crisi, che ha investito gran parte dell economia, diventa argomento attorno a cui tutto ruota, è difficile richiamare l attenzione, dei media come della politica, su un settore come quello della distribuzione del gas che funziona bene, in cui le aziende sono solide, i clienti soddisfatti, gli impianti sicuri ed efficienti. Allora dov è il problema? Il problema è in una incertezza normativa che va avanti da dieci anni e che non trova un punto di equilibrio. Gli operatori, per continuare a lavorare e a investire, richiedono solo un quadro di regole certo e definitivo. Ma avrò modo di approfondire meglio tutte le questioni tra poco. Breve presentazione di ANIGAS L Associazione Nazionale Industriali Gas, aderente a Confindustria, è nata nel 1946, rappresenta le aziende private delle attività di vendita e distribuzione del gas, così come si sono configurate dopo la liberalizzazione del 2000 (D.Lgs. 23/05/2000 Letta). Costituisce oggi oltre il 50% di tutto il comparto. Aderiscono ad ANIGAS le più importanti aziende italiane (ENI ed ENEL) e straniere (E.ON, Gas Natural) oltre a tante piccole e medie aziende private italiane. In ANIGAS sono presenti anche alcune S.p.a. a maggioranza pubblica che hanno optato per l adesione al sistema confindustriale. 2
3 È una parte rilevante delle attività presenti nella filiera del gas in Italia. Questa, nel suo complesso, fattura intorno ai 30 miliardi di euro, investe ogni anno più di 2 miliardi di euro, senza contare le nuove grandi iniziative in infrastrutture in corso o in avviamento, fornisce oltre 20 milioni di clienti e da occupazione a più di addetti. Cenni storici del settore L utilizzo del gas distribuito con tubazioni in Italia risale a circa 150 anni fa, quando cominciò ad essere utilizzato per la pubblica illuminazione in sostituzione dei vecchi lampioni funzionanti con oli vegetali. L industria italiana del gas, soggetta ad autorizzazioni o concessioni comunali, è nata e cresciuta grazie all iniziativa di società private e pubbliche: la prima officina italiana del gas è stata inaugurata a Torino nel Molte aziende municipalizzate, nate agli inizi del 900, hanno costruito impianti del gas nelle loro città. La protagonista principale della metanizzazione italiana è stata comunque una società delle partecipazioni statali : la SNAM (1941), che oltre ad avere fatto importanti ritrovamenti di metano nel nostro sottosuolo, ha costruito l infrastruttura nazionale e una parte delle reti di distribuzione locale. L Italia è oggi il Paese industrializzato che più degli altri va a gas anche in conseguenza, negli anni passati, della rinuncia al nucleare e alla scarsità di fonti primarie disponibili. Questo è stato possibile grazie alla lungimiranza e all attività delle aziende qui presenti, protagoniste del settore che hanno costruito nel tempo una infrastruttura invidiata in tutto il mondo. Le aziende distributrici sono oggi proprietarie dell 80% degli impianti che gestiscono e hanno la grande responsabilità di mantenere sano un grande patrimonio. Sono aziende economicamente solide, efficienti, poco indebitate e che applicano tariffe molto basse. 3
4 Dati fisici e qualitativi dell infrastruttura La rete di distribuzione italiana è lunga oltre Km e porta il gas naturale per tutti gli usi civili, del terziario e industriali, a oltre di clienti finali. Il valore complessivo di questa infrastruttura è valutabile in circa 20 miliardi di euro. E evidente che, per una infrastruttura come questa, che corre sotto le nostre strade e marciapiedi, che entra in tutte le nostre case, edifici del terziario e industrie, l attributo principale e irrinunciabile è uno solo: LA SICUREZZA. Sicurezza intesa come tutela della pubblica incolumità. Siamo profondamente orgogliosi di un fatto: quando si parla di reti del gas non si parla mai di sicurezza, perché la sicurezza c è, è un fatto acquisito, dato per scontato. Significa che abbiamo lavorato bene. Oltre alla sicurezza, la rete deve naturalmente garantire prestazioni adeguate al continuo aumento della domanda di gas, in modo da assicurare il servizio a tutti coloro che lo richiedono, in condizioni di parità senza privilegi o indebite esclusioni La regolazione e suoi effetti sull attività di distribuzione L attività di distribuzione è un monopolio naturale. Per questo è necessaria una buona regolazione che eviti comportamenti opportunistici o vessatori nei confronti della collettività. Prima della istituzione dell Autorità dell Energia Elettrica e il Gas, la regolazione tariffaria era assicurata dal Comitato Interministeriale Prezzi o dal Ministero dell Industria, la sicurezza era garantita da normative tecniche generali, tutto il resto veniva regolamentato nei contratti che i Comuni siglavano con i gestori. 4
5 Il complesso di norme e regole mancava quindi di qualsiasi coordinamento, le aree di incertezza e non regolazione erano vaste. L Autorità, fino dall epoca della sua istituzione, ha operato bene, soprattutto nel settore della sicurezza e della qualità del servizio. Negli ultimi 10 anni abbiamo separato societariamente, per obbligo di legge, l attività di vendita, abbiamo effettuato continui adeguamenti operativi ed organizzativi, per ottemperare alle prestazioni sempre più impegnative richieste dalla regolazione. Le aziende di distribuzione, oggi, hanno vincoli ben precisi, misurati e controllati per ogni aspetto della loro attività. In caso di prestazioni richieste dal Cliente finale, eseguite con ritardo rispetto ai tempi imposti dall Autorità, vengono erogati rimborsi automatici al Cliente stesso. Tutti i controlli e le manutenzioni degli impianti sono regolamentati, qualsiasi inadempimento dovuto a errori, anche di lieve entità, porta all applicazione di pesanti sanzioni a carico delle Aziende. Nel medesimo periodo in cui il livello delle prestazioni è notevolmente aumentato, le tariffe della distribuzione sono diminuite, in termini reali, di oltre il 20%. Su questo aspetto siamo decisamente critici verso l Autorità, che a volte ha attuato una regolazione con una impostazione demagogica con effetti di immagine verso l esterno ma penalizzando eccessivamente le aziende. Il settore deve continuare a poter usufruire di una congrua remunerazione dei costi operativi e degli oneri per investimenti con l obiettivo di mantenere questa infrastruttura strategica in stato di efficienza e di sicurezza ottimali. Non è possibile continuare a imporre recuperi di produttività costanti negli anni, a tempo indeterminato. Del resto, l incidenza del costo della distribuzione sulla tariffa finale è veramente risibile, per cui non vale certo la pena correre il rischio di minare la sicurezza di un impianto così importante per pochi euro l anno. 5
6 2000 La liberalizzazione D.Lgs. 164/2000 e suoi effetti positivi e negativi. Mancanza di certezze ed orizzonti per le aziende Il d.lgs. 164/00 ( decreto Letta ), che recepisce la direttiva europea 98/30/CE, disciplina, insieme alla distribuzione del gas, tutte le altre attività della filiera (trasporto, stoccaggio, vendita etc.). Il decreto Letta è andato oltre al semplice recepimento della direttiva europea. Infatti, per quanto riguarda la distribuzione, ha ridotto drasticamente la durata residua delle concessioni come era prevista nei regolari contratti esistenti fra Comuni concedenti e società concessionarie. Nessuno degli altri paesi ha adottato un provvedimento così drastico e radicale, per cui il nostro settore in Italia è divenuto l unico terreno di competizione in Europa per tutte le altre aziende. Molte imprese sono state cedute ai grandi gruppi italiani ed europei, molte altre si sono aggregate. In questo periodo il numero totale è passato da circa 750 a meno di 300. In ogni caso, il decreto Letta nel suo complesso è sicuramente positivo, ha consentito la liberalizzazione, ha creato le condizioni per una reale concorrenza tra gli operatori. I consumatori italiani possono oggi scegliere fra più possibili fornitori. Ma torniamo all attività di distribuzione. Dopo il decreto del 2000 vi sono stati continui mutamenti sul piano legislativo e numerosi tentativi di rivedere ancora la disciplina con modifiche ulteriori e peggiorative del periodo transitorio. Dal 2004 in poi c è stato praticamente un intervento tutti gli anni sulle scadenze delle concessioni, a volte mirato sul solo settore gas, a volte contenuto in provvedimenti o disegni di legge omnibus che pretendevano di regolamentare contemporaneamente servizi locali che hanno caratteristiche diverse fra loro. In molti casi il legislatore non tiene conto che il nostro settore è già regolato da una normativa primaria (decreto Letta) e da una regolazione all avanguardia in Europa (forse anche troppo all avanguardia), e lo accomuna 6
7 a settori dove la concorrenza ancora non esiste, dove gli affidamenti diretti, dati dai Comuni, sono la norma. L art. 46 bis del decreto legge 159/07 Solo di recente si è arrivati ad un sufficiente grado di chiarezza delle norme e, con l art. 46 bis, si sono poste le basi per razionalizzare il settore. Da un lato, si mette mano alla definizione dei criteri di gara e si dà mandato ai Ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari Regionali di definire le regole. L esigenza deriva dal fatto che le gare effettuate finora si sono basate esclusivamente sulla valutazione della parte economica e hanno risultati potenzialmente pericolosi per il mantenimento e la sicurezza degli impianti. Dall altro lato, interviene sul versante dell individuazione dei bacini territoriali per lo svolgimento delle gare stesse. Anche questo compito era stato attribuito congiuntamente ai due Ministeri, su proposta dell Autorità per l Energia Elettrica e il Gas. Considerato che, grazie alla accurata regolazione, l urgenza delle gare è passata in secondo piano, l art. 46 bis le ha di fatto congelate in attesa che vengano definiti gli ambiti e le regole per un loro corretto espletamento. 23 Bis - L.133/08, un passo indietro L art. 23 bis approvato la scorsa estate è, purtroppo, un vero passo indietro per il gas. Riporta ulteriori incertezze, apre nuovi dubbi, mette insieme in modo indifferenziato servizi strutturalmente diversi sia come basi industriali, sia come livello di avanzamento della normativa, sia come livello di regolazione. Proprio per queste ragioni, il settore si è pubblicamente espresso con posizioni negative rispetto al 23 bis l estate scorsa quando è stato approvato. Al tempo stesso, abbiamo avuto rassicurazioni sul rispetto e la prevalenza delle discipline di settore, specialmente quando queste sono più avanzate. 7
8 E proprio nella stesura dei regolamenti che questo dovrebbe avvenire. Anche se da una attenta lettura dell art. 23 bis, appare che il precedente art. 46 bis non sia stato abrogato, si osserva che la funzione di definire i bacini passa alle Regioni e ai Comuni, nel rispetto delle normative di settore. È noto che il Dipartimento per i Rapporti con le Regioni sta lavorando ai regolamenti che dovrebbero dare finalmente un quadro compiuto alle regole e togliere tante incertezze e nubi sul futuro. Siamo anche consapevoli che sarà, purtroppo, arduo sistemare tutto ciò che ancora non va attraverso i regolamenti. In ogni caso la nostra attenzione è focalizzata su pochi aspetti, ma di fondamentale importanza: 1) Tutte le aziende devono poter competere a parità di condizioni, quindi niente privilegi per qualsiasi tipo di società siano esse pubbliche o private, quotate o non quotate. Questa richiesta può apparire banale, purtroppo non lo è in quanto la norma attuale prevede privilegi sia per le aziende pubbliche sia per le quotate. 2) La proprietà delle reti, nell 80% dei casi, è delle aziende. In fase di gara vanno naturalmente salvaguardati gli aspetti patrimoniali, ivi compresa la previsione del versamento dell indennizzo al vecchio concessionario prima della consegna degli impianti. La solidità anche finanziaria dei nuovi gestori deve essere certa. 3) La durata delle nuove concessioni deve essere adeguata. La delega prevede giustamente che questa sia proporzionale ai tempi di recupero degli investimenti. Il decreto 164/2000 ha introdotto una durata massima di 12 anni. Questa fin da subito è parsa non compatibile con la programmazione degli investimenti sugli impianti. Sono interventi che si ammortizzano in anni. A riprova di questo basti vedere che negli altri paesi europei la durata è molto più elevata: si va dai 17 anni nel Regno Unito fino a 20, 25 e 30 anni rispettivamente in Germania, Francia e Irlanda. In altri paesi, come l Austria, la durata è indeterminata. 8
9 Anche in Italia, altri servizi pubblici che comportano investimenti sulla rete hanno durata ben più lunga. Per il servizio idrico sono 30 anni. Con il passare del tempo, la durata di 12 anni si è rivelata sempre meno coerente con la situazione reale. Nel 2000 non esisteva ancora la regolazione tariffaria poi introdotta dall Autorità. È proprio la regolazione che ha previsto una vita utile degli impianti che arriva a 50 anni. È quindi importante che il regolamento tenga conto di questa situazione e intervenga sulla durata degli affidamenti. 4) Regolare meglio la durata del periodo transitorio in modo che tutte le concessioni non cessino ope legis contemporaneamente. Un modo molto più equo sarebbe quello di recuperare le durate originarie delle concessioni vigenti, che sono comunque in via di scadenza. Si otterrebbe così uno svolgimento più ordinato delle gare senza affollamento, con più concorrenza. 5) Esclusione senza eccezioni del servizio in house per il settore gas. Conclusioni Sappiamo che il Ministero sta ultimando il lavoro interno anche con le altre amministrazioni per poi portare i regolamenti in Consiglio dei Ministri. Noi abbiamo già dato il nostro contributo e siamo ovviamente disponibili a mettere a disposizione la nostra esperienza nel settore maturata in 150 anni di attività. Chiediamo quindi di essere consultati prima della adozione definitiva dei nuovi provvedimenti. Il nostro contributo non sarà permeato unicamente da interessi corporativi. Le nostre aziende, abituate ad erogare un PUBBLICO SERVIZIO, hanno acquisito da tempo la cultura dell interesse collettivo oltre naturalmente alla tutela della integrità aziendale. 9
10 Lo dimostrano i fatti che ancora una volta voglio ribadire. Non stiamo parlando di imprese, quelle del gas, che attendono benefici o privilegi di qualsiasi tipo. Le aziende fortunatamente sono solide ed efficienti. Attendono semplicemente un quadro di regole certe ed equilibrate che consenta di programmare gli investimenti per il futuro. Il nostro impegno e le nostre richieste vanno nella direzione di gestire il cambiamento e l innovazione cercando di migliorare ancora e di evitare pericolose involuzioni. 10
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