AUDIZIONE AEEG ROMA 18 SETTEMBRE 2013

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1 AUDIZIONE AEEG ROMA 18 SETTEMBRE 2013 Documento della Cgil Nazionale e della Filctem Nazionale Cinque anni di recessione economica hanno determinato la contrazione della richiesta elettrica nazionale che nel solo 2012 si è ridotta di oltre 2% e nel periodo gennaio-agosto 2013 è scesa ulteriormente. Il quadro negativo della domanda ha influenzato la forte riduzione registrata dalla produzione termoelettrica in particolare dei cicli combinati, che negli ultimi quattro anni è scesa del 21%, mentre in controtendenza si è avuta una grande espansione della produzione elettrica rinnovabile che è cresciuta del 63% per la politica di forte incentivazione. L'apporto crescente della produzione rinnovabile ha avuto riflessi positivi sulla riduzione delle emissioni di CO 2 (- 18 milioni di ton. nel 2011) e sulla diminuzione dei costi delle importazioni di combustibili fossili (- 2,5 miliardi di euro nel 2011) confermandosi come uno degli strumenti più validi per ridurre la dipendenza energetica che nel 2012 è scesa per la prima volta sotto l'80%. A fronte di risultati positivi per il sistema paese gli alti incentivi per lo sviluppo delle FER hanno contribuito all'appesantimento del costo finale dell'energia elettrica. L'attuale differenziale di costo dell'energia elettrica con gli altri paesi europei non è più sopportabile per i consumatori sia domestici che industriali e costituisce un freno per la ripresa economica del paese. Gli incentivi, stimati in miliardi di euro l'anno per venti anni, 1

2 rendono necessario un intervento di rimodulazione temporale delle agevolazioni già in corso che insieme alla revisione delle altre componenti fiscali e parafiscali dovrà contribuire a ridurre il peso delle bollette e rendere più competitivo il sistema, come indicato nel documento di Cgil Cisl Uil e Confindustria firmato a Genova il 2 di settembre u.s. Suscita invece forte perplessità la proposta per l'emissione di bond (decreto Fare bis) destinati a coprire nei prossimi anni parte degli oneri per gli incentivi rinnovabili, poiché mantiene, aumentandoli, i costi a carico del sistema elettrico e dei consumatori e scaricherebbe sulle prossime generazioni decine di miliardi di debito tariffario e relativi interessi monetari. Pur salvaguardando gli impegni sottoscritti dagli investitori, per non perdere di credibilità internazionale con provvedimenti retroattivi, è necessario individuare meccanismi per conseguire la sostenibilità economica delle FER, tenuto conto che è una delle componenti essenziali se si considera prioritaria la riduzione del costo dell'energia elettrica. Sarà importante la scelta delle misure di accompagnamento alla grid parity, misure che hanno lo scopo principale di promuovere la piena integrazione delle diverse fonti sul mercato e sulla rete. La transizione verso un nuovo modello energetico, in atto nei maggiori paesi industrializzati, per essere attuata senza pesanti traumi ha necessità di una efficace azione di governo per superare gli squilibri e le contraddizioni, sia economiche che sociali, che sono emerse con evidenza negli ultimi anni con la insufficiente gestione del sistema elettrico. Migliaia di posti di lavoro sono a rischio nel termoelettrico perchè lo 2

3 sviluppo di un nuovo modello energetico non comporta automatismi occupazionali tra la riduzione dell'attività termoelettrica e lo sviluppo della produzione rinnovabile, richiedendo di intervenire sulle criticità che si sono aperte nel paese. Gli accordi siglati tra aziende e sindacati, tesi a ridurre l'impatto sociale con la gestione delle eccedenze occupazionali, non possono sostituire l'azione del Governo che deve fornire risposte di politica industriale, di politica sociale, di formazione professionale nel nuovo paradigma, con garanzie sui livelli occupazionali e di politica energetica con la riduzione dei costi del kwh e la garanzia di approvvigionamento. In modo prioritario occorre superare l'attuale squilibrio tra sviluppo delle rinnovabili e l'insufficiente azione per la crescita dell'efficienza energetica che è il principale strumento per realizzare un sistema a basse emissioni di CO2, con ridotti consumi energetici, capace di determinare importanti ricadute economiche ed occupazionali per le industrie nazionali, in particolare quelle del settore manifatturiero. Il confronto tra la quantità di risorse impegnate nella espansione delle FER e quelle utilizzate per stimolare l'efficienza fornisce la misura di questo squilibrio che ha abbassato l'efficacia delle politica di riduzione delle emissioni e aumentato i costi per il sistema energetico. In tal senso occorre la definizione di un piano strutturale di sostegno per l'efficienza energetica e le rinnovabili non elettriche (termiche, biorcarburanti) che favorisca lo sviluppo delle filiere nazionali invertendo una tendenza consolidata negli ultimi anni che ha visto una insufficiente ricaduta industriale sulle nostre imprese. Un piano che stimoli la ripresa 3

4 degli investimenti nel settore e che costituisca una opportunità di crescita e di riconversione per il nostro sistema industriale, come indicato anche nell'avviso Comune sull'efficienza energetica firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 21 dicembre Un ulteriore punto di criticità per la crescita della produzione elettrica rinnovabile, secondo le prospettive indicate nella SEN, è quello dello sviluppo adeguato delle reti elettriche attive che consentiranno di utilizzare pienamente la capacità produttiva rinnovabile riducendo i costi di sistema. Il miglioramento dell'assetto delle reti di trasmissione e di distribuzione dell'energia elettrica rappresenta una concreta possibilità di investimenti e di sviluppo del sistema industriale contribuendo in modo significativo alla ripresa economica. In tal senso è apprezzabile lo sforzo dell'autorità teso a determinare il rispetto delle scadenze nella realizzazione delle infrastrutture strategiche oggetto di incentivazioni. Altrettanta attenzione va posta al mantenimento della capacità di sviluppare investimenti da parte delle imprese che operano sulle reti (1,5 miliardi di euro/anno) per il mantenimento della qualità del servizio e per le ricadute occupazionali che si determinano su territorio. La forte penetrazione delle rinnovabili nel sistema elettrico ha accresciuto i rischi di sbilanciamento sulla rete con un costo economico per gli utenti a causa della loro natura intermittente (in particolare dell'eolico e del fotovoltaico). Tale costo dovrebbe essere coperto anche con il contributo dei produttori delle rinnovabili, escludendo le utenze domestiche e le piccole imprese. 4

5 E' necessario realizzare forti interventi strutturali per ridurre i rischi sulla rete consentendo una gestione programmata dei flussi di produzione da eolico e fotovoltaico e un migliore utilizzo del parco termoelettrico, in primo luogo dei cicli combinati che svolgono anche una funzione di equilibrio per le loro caratteristiche tecniche di flessibilità. Anche nella prospettiva ravvicinata dell'impiego di sistemi di accumulo con batterie è indubbio che la garanzia di stabilità della rete è principalmente affidata, ancora per un lungo periodo, ad una gestione efficiente ed equilibrata del parco termoelettrico. La riserva termoelettrica, in particolare i cicli combinati, dovrà essere correttamente dimensionata per assicurare la continuità del servizio e la stabilità. Per questo si rende necessario ridefinire le regole del mercato della capacità, riconoscendo la sua strutturalità per gli impianti termoelettrici essenziali per la sicurezza del sistema e per i servizi di flessibilità. La recente delibera dell'aeeg può essere un punto di equilibrio per il futuro assetto del mercato elettrico cercando di garantire la capacità produttiva di energia elettrica nel lungo periodo evitando criticità in termini di sicurezza anche a riguardo allo sviluppo delle Fer e allo stesso tempo assicurare i consumatori dal possibile rischio-prezzi determinato dagli inevitabili costi dell'operazione che entrerà nel concreto, secondo la proposta, non prima del E' assolutamente necessario conciliare lo sviluppo delle FER con la generazione termoelettrica che nella prospettiva di una ripresa economica, con una crescita dei consumi elettrici, e la chiusura degli impianti più obsoleti, vedrà comunque una riduzione della attuale overcapacity. 5

6 La possibilità di orientare parte della produzione elettrica verso i mercati europei è legata alla riduzione dei costi di produzione oggi non competitivi. Per questo dovrà consolidarsi l'attuale tendenza alla riduzione del costo del gas con un allineamento tendenziale ai costi europei, essendo questa la condizione prevalente per una ripresa della produzione elettrica con cicli combinati. In tale prospettiva può avere un senso detassare l'elettricità( nel rispetto delle regole Comunitarie) destinata all'esportazione abbattendo il prezzo di un 10-15%. Tale scelta può essere rafforzata dalla prospettiva di ridurre le importazioni elettriche (oggi il 13% circa) così come indicato dalla SEN (al 7-10%). Oltre alla ripresa industriale le condizioni di una moderata crescita dei consumi sono legate all'utilizzo dell'energia elettrica in settori dove si possono determinare condizioni di miglioramento ambientale e di efficienza energetica: forni elettrici per la siderurgia al posto di quelli termici; mobilità elettrica su ferro e gomma; sistemi ad alta efficienza energetica (pompe di calore). La necessità di integrare i diversi sistemi di produzione elettrica (rinnovabili, fossili) non è dettata solo da esigenze di governo della crisi termoelettrica, ma anche dalla necessità di programmare al 2020 e al 2030 la transizione dall'utilizzo del carbonio, come indicato dalla UE, dando maggiori certezze sul mix di combustibili necessario in relazione all'andamento dei consumi e allo sviluppo delle opere di infrastrutturazione energetica. 6

7 La politica di diversificazione dei combustibili richiede di guardare allo sviluppo delle tecnologie di sequestro e stoccaggio della CO2 con un'ottica più larga di quella finalizzata all'uso del carbone, poiché queste costituiscono una opportunità per la ricerca e per il sistema produttivo di realizzare sistemi complessi applicabili a differenti tipologie di impianti industriali e ai diversi combustibili fossili (metano incluso). In questo quadro il carbone, secondo le indicazioni della SEN al 2020, continuerà a svolgere una funzione limitata, con il mantenimento degli impianti in essere, ma di valore strategico per la diversificazione e il contenimento dei costi di generazione, come avviene anche in altri paesi industriali europei. La transizione verso il nuovo modello di generazione distribuita nonostante i pesanti cali dei consumi indotti dalla crisi, resta con tutta evidenza affidata al gas, per cui non è eludibile il problema dello sviluppo in Italia e dell'integrazione a livello europeo delle infrastrutture gasiere (rigassificatori di GNL, gasdotti internazionali e nazionali, strutture di stoccaggio). Ciò deve conseguire un sensibile miglioramento delle condizioni di sicurezza di approvvigionamento e contribuire alla riduzione del costo del gas diversificando gli approvvigionamenti e utilizzando il mercato Spot sullo scenario internazionale. La riduzione del costo del gas, che resta un obiettivo strategico, ha ottenuto importanti risultati a partire dal 2012, come segnala la relazione del Presidente Guido Bortoni, con una riduzione dello spread di prezzo tra il mercato spot nazionale e quello delle borse europee. Segno che anche in Italia si sta formando un mercato spot che, congiuntamente alla integrazione regolatoria a livello europeo, ha consentito lo sviluppo della 7

8 concorrenzialità rispetto ai contratti di lungo periodo, determinando un primo e importante effetto di separazione del prezzo del gas italiano da quello del petrolio. Occorre consolidare questi importanti risultati anche in un ottica di integrazione europea in grado di ridurre l'attuale differenziale di costo tra il gas europeo e quello americano determinato dalla espansione dello shale-gas. La costruzione del mercato europeo del gas con una comune politica infrastrutturale e della regolamentazione del mercato, deve determinare la riduzione del carico fiscale che grava sulla materia prima. Nel nostro Paese è necessaria una significativa riduzione della eccessiva fiscalità del gas che contribuisce al declino della domanda e rallenta la ripresa economica. In particolare occorre equiparare al 10% l'aliquota IVA sui consumi di gas, sia per uso termico che per uso cucina. Sul versante distribuzione del gas evidenziamo con preoccupazione l'ulteriore slittamento dei tempi attuativi della riforma che si manifesta con i ritardi non tollerabili sull'apertura delle gare. Il ribasso significativo dei prezzi all'ingrosso del mercato elettrico nel 2013, determinato dal calo della domanda, dalla riduzione del costo del gas e dall'apporto delle rinnovabili a costo marginale pari a zero, non ha prodotto la riduzione dei prezzi finali per il consumatore a causa del peso delle componenti fiscali e parafiscali delle bollette elettriche. Come 8

9 diventa indispensabile riprogettare la programmazione delle fasce orarie di costo per le utenze domestiche oggi non indicative dei nuovi margini di mercato. E' necessario quindi intervenire in modo significativo sia riducendo l'iva che gli oneri di sistema, a partire da quelli di dispacciamento che risultano più elevati rispetto alla media degli altri paesi europei. Riteniamo importante la decisione dell'autorità circa la necessità di riorganizzare la tariffa elettrica domestica considerando l'interesse sociale che ricopre. Riorganizzazione a cui non dovrebbe essere estraneo un intento di salvaguardia delle fasce sociali più deboli. In tal senso rinnoviamo la nostra preoccupazione circa l'insufficiente ambito di applicazione dei bonus elettricità e gas a fronte di una povertà sempre più diffusa a causa della crescita della cassa integrazione e della perdita di posti di lavoro. Forse sarebbe utile una nuova campagna informativa e pubblicitaria compreso lo snellimento burocratico per attingere all'incentivo. Solo partendo da questo contesto è possibile valutare gli effetti di una riduzione della progressività della tariffa elettrica. Per ultimo una considerazione sull'assetto attuale del mercato elettrico. La situazione che si è determinata, con il calo drastico dei consumi e la crescita esponenziale delle fonti dispacciate prioritariamente (FER) ha alterato il rapporto fra fra domanda e offerta privando il mercato elettrico, già di per se rigido, di quella contendibilità che doveva garantire la riduzione dei costi finali. E' quindi indispensabile una riflessione più ampia che partendo dai fondamentali riconsideri le esigenze del sistema Paese per i necessari adeguamenti. 9

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