CAPITOLO I INQUADRAMENTO NORMATIVO E STRUTTURA DEL PIANO. Piano d Ambito ATO n. 6 Chietino CAP. I Inquadramento normativo e struttura del piano

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1 CAPITOLO I INQUADRAMENTO NORMATIVO E STRUTTURA DEL PIANO 1

2 INDICE 1. INQUADRAMENTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO RICOGNIZIONE LIVELLI DI SERVIZIO AREE CRITICHE E PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI PIANIFICAZIONE D AMBITO LA STRUTTURA DEL PIANO

3 1. INQUADRAMENTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO La legge del n 36, Disposizioni in materia di risorse idriche rivoluziona l organizzazione del servizio idrico in Italia. La legge introduce un concetto fondamentale che ribalta l atteggiamento tenuto fino ad ora nei confronti del bene acqua, considerato illimitato, ed afferma invece il concetto di risorsa limitata: quindi un bene da salvaguardare e da utilizzare secondo criteri di solidarietà; introduce inoltre il principio della gestione del servizio efficiente, efficace ed economico. Questa nuova impostazione normativa sancisce il superamento della titolarità dei comuni in materia di gestione del servizio idrico imputando, in modo implicito, alla polverizzazione delle gestioni esistenti il grave deficit infrastrutturale impiantistico e gestionale presente oggi sul nostro territorio. Lo scopo principale della legge è quello di porre le fondamenta per modernizzare il settore, facendo leva sul recepimento delle direttive comunitarie in materia di acque, avviando un processo di industrializzazione nel settore. Il percorso tracciato dalla legge 36/94 prevede che il servizio idrico integrato sia organizzato a livello di ambito territoriale ottimale, dimensionato in modo tale da consentire interessanti economie di scala. Un altro punto caratterizzante del nuovo impianto normativo è quello che afferma l integrazione obbligatoria del servizio di acquedotto con quelli di fognatura e depurazione, servizi che attualmente sono gestiti in forma separata e con disomogeneità tariffari. L obbiettivo è quello di accelerare il processo di accorpamento delle gestioni esistenti e la loro rapida trasformazione in senso industriale e imprenditoriale. Questa impostazione ha lo scopo innanzitutto di ridurre le gestioni esistenti e consentire la nascita di gestori industriali di medie e grandi dimensioni che comprendono, comunque, il ciclo completo del S.I.I.. 3

4 L operato, assolutamente innovativo della riforma, è la separazione delle funzioni di governo, programmazione e controllo dalle funzioni di gestione dei servizi, le prime affidate alla Regione ed agli ATO, le seconde affidate in via esclusiva al gestore industriale selezionato dall Ente d Ambito. Questo schema di distinzioni dei ruoli, affida all ATO in sostanza, una attività di regolatore in ragione dell assenza di concorrenza nel mercato di questi servizi, con l obbiettivo di assicurare la tutela del consumatore nei confronti del gestore monopolista. Questo compito di regolazione deve essere assolto dall ATO attraverso la definizione del piano, l applicazione della tariffa ed il successivo controllo sulla realizzazione degli obbiettivi contenuti nel piano. Il controllo sull applicazione della tariffa consentirà all Ente d Ambito di regolare il comportamento del gestore in relazione all attuazione del piano, con la possibilità, addirittura, di revocare l affidamento nel caso che il gestore sia gravemente inadempiente. Il gestore è tuttavia sottoposto anche ad altre attività di regolazione fra cui quelle svolte dall Azienda Sanitaria locale sulla qualità delle acque potabili, e dall Agenzia Regionale per l Ambiente dell Abruzzo sulle caratteristiche degli scarichi. L Ambito è chiamato a valutare nel proprio Piano il fabbisogno di risorse idriche e conseguentemente, tutte quelle opere ritenute indispensabili per lo sviluppo e l adeguamento della risorsa rispetto a tale fabbisogno. Questa attività riguarda direttamente la qualità della risorsa idrica, e non può prescindere dalle competenze dell Autorità di Bacino. In conclusione abbiamo, quindi, oltre all attività di controllo dell Ente d Ambito anche altre attività di controllo e regolazione che competono alla Regione, all ASL, all Agenzia regionale per l ambiente e all Autorità di Bacino. All articolo 11 della legge 36/94 viene affidata all Autorità di ambito la complessa procedura di affidamento del servizio idrico integrato al soggetto gestore con le caratteristiche sancite dalla legge. 4

5 I tre commi dell articolo definiscono i criteri con cui l Ente d Ambito attraverso una sequenza di operazioni perviene all affidamento del servizio. I passaggi principali sono: - il comma 1 stabilisce che la gestione sia affidata attraverso una convenzione tipo predisposta dalla Regione; - il comma 2 elenca le caratteristiche contrattuali che devono essere comprese nella convenzione di gestione; - il comma 3 descrive le operazioni che l Ente d Ambito deve compiere per essere in grado di predisporre il Piano. Il terzo comma è quello che puntualizza il metodo di pianificazione e programmazione che l Autorità di Ambito è tenuta ad acquisire al fine di conoscere la realtà, fissare i traguardi da raggiungere, stabilire le precise normative alle quali il gestore prescelto deve rispondere: Ai fini della definizione dei contenuti della convenzione di cui al comma 2, i comuni e le province operano la ricognizione delle opere di adduzione, di distribuzione, di fognatura e di depurazione esistenti e definiscono le procedure e le modalità, anche su base pluriennale, per assicurare il conseguimento degli obbiettivi previsti dalla presente legge. A tal fine predispongono, sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati dalle regioni, un programma degli interventi necessari accompagnato da un piano finanziario e dal connesso modello gestionale ed organizzativo. Il piano finanziario indica, in particolare, le risorse disponibili, quelle da reperire nonché i proventi da tariffa, come definiti dall art. 13, per il periodo considerato. La normativa è stata successivamente completata con l adozione del D.M. n. 158/01 di attuazione dell art. 20 della L. 36/94 e delle due circolari esplicative, che determinano il contesto normativo relativo all affidamento del SII ai Soggetti Gestori. Più recentemente ancora l art. 35 della Legge 448/2001 (finanziaria 2002) ha indicato ulteriori modalità di affidamento della gestione del SII, in attesa del relativo Regolamento attuativo che definisce le procedure da seguire. 5

6 Il recepimento della legge n. 36/94 da parte della Regione Abruzzo è avvenuto attraverso la legge regionale n. 2 del 13/1/1997 Disposizioni in materia di risorse idriche di cui alla legge 36/94 Con questa legge la Regione, stabilite le competenze e le funzioni spettanti alla Regione stessa e agli Enti locali, ha delimitato sei Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), ha disciplinato le forme e i modi di cooperazione tra gli Enti locali e dettato le procedure e le modalità per l organizzazione e la gestione dei vari servizi idrici di captazione, adduzione e distribuzione all utenza delle acque per uso civile, di fognatura e di depurazione. La Legge regionale prevede inoltre che all Ente d ambito siano assegnati, fra l altro, i compiti preliminari stabiliti all articolo 11 - comma 3 della legge 36/94 e cioè: organizzazione dell attività di ricognizione delle opere esistenti; predisposizione ed approvazione del programma degli interventi necessari al conseguimento degli obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità del servizio; predisposizione del piano tecnico-finanziario e del connesso modello gestionale ed organizzativo. Dopo aver provveduto ai sopradetti adempimenti, l Ente d ambito potrà e dovrà: scegliere la forma di gestione fra quelle ammesse (azienda speciale, società mista, concessione ai privati); determinare la tariffa; pervenire all affidamento del servizio idrico integrato al nuovo gestore unico, ferma restando l eventuale salvaguardia di organismi esistenti e la tutela di eventuali concessioni assentite prima della data di entrata in vigore della legge 36; provvedere all aggiornamento annuale del programma degli interventi e del piano tecnico finanziario sulla scorta di una specifica attività di controllo di gestione e della qualità del servizio. 6

7 La regione esercita funzioni di programmazione e controllo sull attività degli Enti d Ambito. Per quanto riguarda le funzioni di controllo queste sono svolte dall Ufficio Piano generale acquedotti e gestione opere acquedottistiche collocato nel servizio tecnico del Settore Lavori Pubblici. I lavori del suddetto Ufficio saranno coadiuvati da una commissione regionale per la vigilanza e programmazione del SII e per la tutela degli utenti. Per consentire lo svolgimento delle attività di programmazione e controllo, l Ente d Ambito è obbligato a fornire all Ufficio tutti i dati che si renderanno necessari e comunque da quest ultimo richiesti. La Legge prevede inoltre che le interferenze dei SII che intercorrono tra ATO diversi all interno della Regione ed in modo particolare quelle connesse a schemi acquedottistici che prevedono il trasferimento di risorse e l uso comune di infrastrutture, siano disciplinate dalla Giunta Regionale, fatte salve le competenze dell autorità di bacino in tema di programmazione dell uso della risorsa. A tal fine la Giunta Regionale definisce gli schemi delle convenzioni obbligatorie che devono essere stipulate tra i soggetti gestori degli ATO interessati. A questo punto è utile dare l inquadramento normativo nelle singole fasi della predisposizione del Piano d Ambito. 1.1 Ricognizione L attività principale dell Autorità d Ambito, propedeutica alla predisposizione del Piano d Ambito ed alla definizione delle procedure e delle modalità, anche su base pluriennale, per assicurare il conseguimento degli obiettivi previsti dalla L. 36/94, è rappresentata dalla ricognizione delle opere di adduzione, di distribuzione, di fognatura e di depurazione esistenti (art. 11, comma 3 della stessa legge). Ancora, il D.P.C.M. 4 marzo 1996, nell All. 3 Metodologie generali per la programmazione della razionale utilizzazione delle risorse idriche con particolare riferimento agli usi plurimi (art.4, comma 1, lett. B) della L. 5 gennaio 1994, n.36, riporta, tra l altro, quanto segue: 7

8 «La razionale utilizzazione delle risorse idriche richiede che i relativi elaborati di pianificazione, rappresentando nella materia lo strumento di sintesi globale, siano disegnati sulla base dei seguenti presupposti: - conoscenza completa del sistema fisico da gestire; - valutazione del patrimonio idrico di riferimento, inteso come insieme delle risorse idriche, superficiali e sotterranee, riferito ad un bacino d utenza plurima; - analisi delle infrastrutture di prelievo, captazione, adduzione e distribuzione esistenti, ivi compresa l analisi finanziaria ed economica delle eventuali alternative di intervento e gestione; - valutazione dei fabbisogni soddisfatti e di quelli caratterizzati da carenze idriche, costanti nel tempo o periodiche; - messa a punto di un modello preliminare di gestione delle risorse idriche; - conoscenza delle interrelazioni esistenti con gli obiettivi di altri programmi di settore e con la pianificazione territoriale di ogni livello;.» L ultimo punto estende le considerazioni fatte sino all inquadramento del Piano d Ambito nel contesto della pianificazione sovraordinata, come il Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, il Piano Regionale di Risanamento delle Acque, il Piano di Bacino, i Piani territoriali e settoriali. In particolare, all aggiornamento del P.R.G.A. per ciascun ATO individuato, d intesa con gli enti locali ricadenti negli stessi ambiti e riuniti nella forma di cooperazione previste dalla L. 36/94, provvedono le Regioni, tenuto conto della ricognizione e del programma d interventi di cui all art. 11, comma 3 della stessa legge, vale a dire del Piano d Ambito. Tale disposizione è ancora contenuta nel D.P.C.M. 4 marzo 1996, all art. 3. La ricognizione è stata effettuata dalla SOGESID S.p.A., interamente di proprietà del Ministero del Tesoro, che ha, tra i suoi compiti, come specificato all art.10, comma 2, lettera a) del D.L. 244/95 convertito con modificazioni dalla legge 341/95, quello di compiere gli accertamenti ai 8

9 sensi dell art.10 del decreto legislativo 3 aprile 1993, n.96 dello stato delle opere e degli impianti di acquedotto e fognatura finanziati nell ambito dell intervento straordinario nel mezzogiorno, nonché dello stato delle reti di distribuzione, delle reti e collettori fognari e degli impianti di depurazione. Tale attività è stata svolta sulla base di un programma predisposto dalla stessa Sogesid ed approvato con decreto del Ministro dei Lavori Pubblici contestualmente alla relativa convenzione di attuazione. Essa ha riguardato: - strutture ed impianti - risorse idriche - gestioni esistenti. Con riferimento a queste ultime, relativamente al bilancio idrico di ciascuna gestione analizzata, la normativa d interesse è essenzialmente il D.M. 8 gennaio 1997, n. 99 Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature. I risultati della indagine ricognitiva come detto alla base del lavoro di predisposizione del Piano d Ambito; in fase di redazione del Piano alcuni dati sono stati oggetto di approfondimenti ed integrazioni presso i vari gestori al fine di acquisire ulteriori informazioni e di riscontrare i dati già raccolti. 1.2 Livelli di servizio Sono definiti, in ottemperanza ai criteri di cui al citato D.P.C.M 4 marzo 1996, All. 8, e del D.P.C.M 29 aprile 1999 Schema generale di riferimento per la predisposizione della carta del servizio idrico integrato. Con particolare riguardo alla qualità del prodotto, le norme di riferimento sono, per l acqua potabile, il D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236 Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, ai sensi dell art. 15 della L. 9

10 16 aprile 1987, n. 183 che verrà sostituito a decorrere dal 25 dicembre 2003 dal D.Lgs 2 febbraio 2001 n 31 Attuazione della direttiva CEE n. 98/83/CE, e, per lo scarico delle acque reflue urbane, il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 Disposizioni sulla tutela delle acque dall inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, come modificato ed integrato dal decreto legislativo 258/00. Il DPR 854/82 indirizza la dotazione per le derivazioni, di contatori a norma. 1.3 Aree critiche e programma degli interventi A seconda dell estensione delle singole aree critiche, si fa riferimento: - a quanto previsto dall art. 17 della L.36/94, nel caso di trasferimenti della risorsa da regione diversa da quella di appartenenza dell Ambito; - alla legge 18 maggio 1989, n. 183 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo, ove il livello di indagine sia quello del bacino idrografico. Quanto agli obblighi ed agli obiettivi, ci si riferisce in particolare a quelli derivanti da: - D.P.R 236/88; - D.Lgs. 152/99; - D.P.C.M. 4 marzo 1996; - L. 36/94 (con evidenza per gli artt. 5 e 6, come modificati dal decreto legislativo n. 152/99, sul risparmio idrico e sul riutilizzo delle acque reflue). 10

11 1.4 Pianificazione d Ambito Per i progetti d intervento, il riferimento eventuale all aspetto dell approfondimento tecnico della progettazione rimanda alla legge 11 febbraio 1994 n. 109 Legge quadro in materia di lavori pubblici, mentre quello sugli ammortamenti al D.M. 31 dicembre 1988, n. 17 Ammortamenti, tabelle per imprese. Per la tariffa, le linee guida sono fornite dal D.M. 1 agosto 1996 Metodo normalizzato per la definizione delle componenti di costo e la determinazione della tariffa di riferimento del servizio idrico integrato, e, quanto all articolazione per utenze e fasce di consumo, dai provvedimenti CIP 45 e 46 del 1974 e del 1975 e dall art. 13, comma 7 della L. 36/94. La salvaguardia delle gestioni esistenti è affrontata dal disposto normativo dell art. 9 comma 4 della legge 36/94 e dell art. 10 della stessa legge. 11

12 2. LA STRUTTURA DEL PIANO Il presente documento si compone di due parti distinte: PARTE I - Relazione generale PARTE II - Allegati La Relazione generale descrive tutte le fasi affrontate nella stesura del Piano d Ambito, riportando le metodologie, le ipotesi di base assunte, lo sviluppo del Piano d Ambito vero e proprio secondo il modello descritto dalla normativa vigente e nel rispetto dei vincoli presenti nel Metodo normalizzato. In particolare, viene definito il Piano degli Interventi ed investimenti, il modello gestionale-organizzativo ed infine il Piano Economico-finanziario e lo sviluppo della tariffa. Gli Allegati contengono i dati raccolti nelle varie fasi propedeutici alle elaborazioni ed alle sintesi riportate nel Piano, di cui costituiscono parte integrante. Il Piano d Ambito è stato sviluppato a partire dall accertamento dello stato delle opere e delle infrastrutture riferibili al servizio idrico integrato e dallo stato attuale dei livelli di servizio (ricognizione), giungendo, attraverso la definizione dei livelli di servizio obiettivo dell ATO N 6 Chietino, prima all individuazione delle criticità, poi agli interventi da programmare. Questi ultimi si sostanziano nei due pilastri del Piano d Ambito vero e proprio, che sono: - il Piano degli Interventi; - il Piano Gestionale. 12

13 Il primo consiste essenzialmente nella descrizione degli interventi programmati per ciascuna area critica e per ciascun segmento del S.I.I. e nella loro miglior definizione in termini di obiettivi, effetti attesi, livello di priorità, previsioni temporali e di costo. Il secondo presenta le linee guida generali del modello organizzativo e gestionale, che riguardano l organizzazione sul territorio (struttura centrale, centri di esercizio, punti di contatto con gli utenti), le attività necessarie con le rispettive funzioni ed i relativi parametri di produttività, il dimensionamento dell organico, una stima dei costi operativi, avuto riguardo ai costi di riferimento calcolati secondo il Metodo normalizzato. Una volta redatti i due strumenti citati sono stati fatti confluire nel Piano economico-finanziario, costruito sulla base dei costi d investimento e dei costi operativi preventivamente determinati, ed inserendo anche gli ammortamenti e la remunerazione del capitale investito. Si è così pervenuti al calcolo della Tariffa Reale Media. La stessa è stata confrontata, da un lato con la tariffa media ponderata delle gestioni esistenti e, dall altro, con i vincoli presenti nel Metodo Normalizzato; è così stato possibile presentare, conclusivamente, il suo sviluppo temporale durante tutto l arco del Piano d Ambito. Ciò premesso è necessario puntualizzare in modo sintetico i principali criteri e le ipotesi assunte nella pianificazione, sia perché definiscono il campo di applicazione, ma anche perché ne sottolineano gli eventuali limiti. Si è assunto che la politica degli interventi nei primi anni sia concentrata sulla riduzione delle perdite, sia apparenti che fisiche, con l obiettivo della razionalizzazione dell uso della risorsa. I risultati di questa campagna consentiranno di ridurre il fabbisogno lordo pur prevedendo un miglioramento nelle dotazioni idriche nette. L effetto di tale politica permette quindi di ipotizzare significativi benefici nei conti economici della gestione. Si è effettuata una duplice ipotesi: la prima riguarda il caso in cui non sono previsti contributi pubblici e la seconda il caso in cui è certo il finanziamento pubblico, di cui 13

14 all accordo di programma quadro per il ciclo integrato dell acqua (APQ), per la realizzazione dei seguenti interventi: - mappatura delle reti idriche, ricerca e riparazione puntuale delle perdite; - interventi prioritari nel settore fognario-depurativo di cui al Piano Stralcio ; - interventi per l emergenza idrica. Si è altresì assunta l ipotesi di contributi 1 a valere sulla Delibera CIPE 121/2001 ( Legge Obiettivo ), con riferimento al programma di interventi per il riefficientamento delle adduzioni potabili e delle opere connesse per i bacini idrici del Sangro, del Pescara e del Vomano. 1 L ammontare di contribuzione ipotizzato per l ATO 6 Chietino è stato assunto come proporzionale alla popolazione residente interessata. 14

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