Provvedimenti finanziari del centrodestra.

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1 Provvedimenti finanziari del centrodestra. Una riforma che aumenta le tasse. (elaborazione redazionale a cura di Fabula srl, da Appunti sull emendamento fiscale del Governo, bozza provvisoria del 10 dicembre 2004, a cura dell Ufficio economico del Gruppo DS-l Ulivo, della Camera dei Deputati). Sul finire del 2004 sono state varate dal Governo due manovre: la riforma fiscale e la Legge Finanziaria La seconda dovuta, la prima fortemente voluta: il Governo sbandiera i benefici di cui godranno i contribuenti grazie a una riforma che taglia nel primo anno 6,5 miliardi di euro di imposte. Ma questa, anche se rispondesse a verità, sarebbe una mezza verità che nasconde l altra mezza verità: la quantità di denaro che il Governo toglie al contribuente attraverso altri provvedimenti economici, più o meno contestuali. Perché la Riforma fiscale non può essere valutata isolatamente, ma solo nel contesto la Finanziaria per il 2005 e di altri provvedimenti economicofinanziari. La Finanziaria e la famiglia media Secondo l Intesa dei consumatori, la Finanziaria 2005 graverà sulla famiglia media per circa 262 euro su base annua. Famiglia media vuol dire che tutti in qualche misura pagheranno l aumento delle sigarette, anche se questo non sarà direttamente evidente nei costi di una famiglia dove non si fuma; tutti pagheranno l aumento dei valori bollati richiesti nei processi, anche se non lo subirà direttamente chi non è sotto processo; se i costi di benzina, gasolio, autostrada, bollo di circolazione, eccetera aumentano, aumentano anche per chi non ha l automobile, perché tutto il traffico automobilistico legato al commercio non potrà far altro che scaricare questi costi sui consumatori che al supermercato e in negozio comprano i prodotti trasportati dai camion su e giù per l Italia; la revisione delle classi catastali, cioè delle categorie in cui le proprietà immobiliari vengono raggruppate a fini fiscali, interesserà 3 milioni e mezzo di abitazioni: ciò riguarderebbe in linea diretta soltanto i proprietari, ma si rovescerà inevitabilmente anche sulla massa degli inquilini gli affitti aumenteranno del 5 %, dice il Governo, e probabilmente si sbaglia per difetto. Ogni aumento settoriale si traduce in aumenti per tutti i contribuenti, pesando di più su chi ha un reddito più basso. 1

2 Gli aumenti previsti in Finanziaria 2005 che colpiranno la famiglia sono: - 50 euro all anno per la tassa sui rifiuti; - 25 euro sulle accise (che sono tasse sulla produzione) gravanti sui tabacchi; - 40 euro di ICI (l imposta sulla casa di proprietà); - una stangata sugli autoveicoli: 32,9 euro per l omologazione, 8,17 per gli esami di guida, 4,14 per i passaggi di proprietà, 10 euro per il bollo di circolazione; - 30 euro sui valori bollati richiesti nei processi; - 25 sulle giocate al lotto; - 25 sul consumo di acqua; - 12 sui ticket sanitari. A conti fatti, le misure della Finanziaria costeranno alla famiglia media 262 euro all anno: euro al mese. Per commercianti, artigiani, professionisti, piccoli imprenditori c è poi l incubo della revisione dei cosiddetti studi di settore che stimano quanto il lavoratore autonomo tipo di ciascun settore dovrebbe ricavare dalla sua attività e quanto quindi dovrebbe versare al fisco altre risorse prelevate dalle tasche dei contribuenti. A carico della Finanziaria ci sono ancora i tagli che negli ultimi due anni sono stati fatti ai trasferimenti finanziari (di denaro liquido) dalla amministrazione centrale dello stato ai comuni e alle regioni, e la esplicitamente prevista riduzione del numero degli impiegati pubblici. Quest ultima misura si tradurrà in minore efficienza della Pubblica amministrazione e in aumento della disoccupazione. I minori soldi a disposizione degli enti locali priveranno alcune fasce sociali le più bisognose di servizi essenziali per gli anziani, i giovani e le famiglie, il verde e l ambiente, i trasporti, la sanità, la comunicazione e l informazione: gli enti locali non avranno i soldi per sostenerli. La riforma fiscale Su questo panorama si inserisce il cosiddetto taglio delle tasse. Un taglio delle tasse si può fare per molti motivi: principalmente per realizzare una redistribuzione del reddito (togliendo ad alcuni per dare ad altri) e per rilanciare i consumi (lasciando 2

3 più soldi in tasca a chi più spende per i consumi correnti per mangiare e per vivere decentemente). E allora segnaliamo subito che in questa riforma non compaiono due voci: nessun beneficio per coloro che hanno un reddito così basso da stare al di sotto della soglia a partire dalla quale si è tenuti a pagare le tasse; e nessun intervento sugli assegni familiari. Il che, secondo un noto fiscalista, significa che famiglie sotto la soglia della povertà (500 euro al mese) non otterranno una riduzione di imposte ma si troveranno a subire un aggravio per l inevitabile aumento dei servizi pubblici. Questa eloquente assenza conferma una tendenza seguita dal Governo anche con precedenti misure. Se confrontiamo il prelievo Irpef del triennio , riforma Visco, con l analogo prelievo del triennio , gestione Tremonti, ricaviamo che: - il prelievo fiscale sui redditi da lavoro dipendente e da pensione in tutti e due i periodi cresce del 6 %, in linea con l andamento del prodotto interno lordo; - il prelievo fiscale sugli altri redditi (non da lavoro dipendente, non da pensione) cresce nel triennio Visco del 10,49 %, diminuisce nel triennio Tremonti dell 11,33 %, che diventa un buon 20 % in termini di valore reale del denaro non versato, cioè evaso. Morale: l evasione fiscale è spropositatamente cresciuta nel periodo Tremonti. I versamenti iva, d altra parte, crescono nel triennio Visco del 21,58 % (tre volte più della crescita percentuale del prodotto interno lordo), mentre crescono solo del 7,48 % nel triennio Tremonti. La gestione Tremonti ha favorito l evasione? Di certo non l ha disincentivata: nel periodo, per esempio, i falsi in bilancio sono stati depenalizzati e i condoni hanno alimentato l evasione anche al di là delle intenzioni. Ma veniamo al succo della Riforma dell Ire (come da oggi si chiama la vecchia Irpef). A parte qualche intervento di minore incisività sulle detrazioni per carichi familiari e a vantaggio di chi, non essendo fisicamente autosufficiente, è costretto a pagarsi un o una badante, l operazione più decisiva è la suddivisione dei redditi (che sono la base su cui si calcolano le imposte) in quattro classi: fino a euro, da a , da a euro, oltre i euro. La prima di queste 3

4 classi verserà al fisco il 23 % del reddito, la seconda il 33 %, la terza il 39, la quarta il 43. La riforma determinerà un minor gettito Ire per le casse dello stato: i cittadini, considerati in blocco, verseranno circa milioni di euro in meno per il 2005 in termini di imposizione diretta. Se a questa somma aggiungiamo anche il minor gettito previsto dalla disposizione che riguarda i o le badanti per le persone non autosufficienti, arriviamo a milioni di euro di minori entrate nelle casse dello stato. I beneficiari della riforma Il Governo sostiene che la Riforma permetterà a 28 milioni di contribuenti di versare al fisco 300 euro in meno nel In realtà non è così: la riforma favorisce solo 15 milioni e 600 mila contribuenti che nel 2005 pagheranno circa 369 euro in meno. Si arriva a questa conclusione tenendo conto del fatto che la Riforma fiscale ha cancellato sia una riduzione di imposta varata dal governo precedente, sia la restituzione del fiscal drag, del drenaggio fiscale derivante dal mancato adeguamento all inflazione delle detrazioni e deduzioni dal reddito imponibile. Al netto di queste sottrazioni, i 28 milioni di contribuenti favoriti dalla riforma diventano appunto 15 milioni e I favoriti (quelli che pagheranno meno di prima) sono il 40,7 % dei contribuenti: il loro risparmio medio sarà di circa 369 euro. I contribuenti per i quali in pratica non ci saranno modifiche sono circa 22,7 milioni (59,3 %). Gli sfavoriti (quelli che pagheranno di più) sono circa (lo 0,03 %), con un esborso medio in più di circa 50 euro. A questo punto facciamo qualche conto su famiglie con redditi di , , , , , all anno. Costruiamo una tabella: - la prima colonna è il reddito lordo annuo; - la seconda colonna è il reddito netto mensile, calcolato su 13 mensilità sulla base delle aliquote fiscali pre-riforma; - la terza colonna è lo stesso reddito netto mensile in conseguenza dell applicazione delle nuove aliquote; 4

5 - la quarta colonna calcola la differenza fra la terza colonna e la seconda: fra il reddito mensile post-riforma e il reddito mensile pre-riforma; - la quinta colonna misura quanto peseranno sulla busta paga mensile i provvedimenti della Finanziaria 2005; - la sesta colonna calcola la differenza fra la quarta colonna e la quinta: cioè quanto in definitiva rimarrà in tasca, in più o in meno, al lavoratore dipendente a seguito della applicazione dell effetto congiunto della riforma fiscale e della Finanziaria Prendiamo un lavoratore dipendente con un coniuge e un figlio a carico: - se ha un reddito di euro all anno perde 11 euro al mese (143 euro all anno): sarà poco, ma ci perde; - se ha un reddito di euro perde 9 euro al mese (117 all anno): ci perde meno, non di più come ci aspetteremmo per il fatto che guadagna di più; - se ha un reddito di euro all anno incomincia a guadagnare qualche spicciolo: 23 euro al mese che corrispondono a 299 euro all anno; - coloro che hanno un reddito annuo di e euro ci guadagnano meno: 3 e 16 euro al mese, cioè 39 e 208 euro all anno; - si comincia a ragionare davvero con redditi intorno ai euro: un rispettabile risparmio di 1287 euro all anno. Chi ha un reddito più basso, con la riforma paga di più o risparmia di meno; chi ha un reddito più alto paga di meno o risparmia di più. Staranno meglio quelli che stavano meglio, staranno peggio quelli che stavano peggio. Abbiamo preparato altre tre tabelle: stesso reddito lordo ma diverso reddito netto perché il lavoratore considerato ha a carico solo un figlio, oppure due figli e il coniuge, ovvero è single con nessuno a carico. Le mettiamo nell allegato Tabelle lasciandole alle vostre considerazioni. Così come lasciamo alle vostre considerazioni la tabella dei risparmi dei contribuenti che hanno un reddito di centinaia di migliaia se non di milioni di euro: da quelli relativamente modesti (come Pera e Casini) a quelli relativamente ricchi (come Antonio Fazio o Lunari o Stanca), fino ai veri ricchi, come Profumo, Tremonti, Tronchetti Provera, Cordero di Montezemolo, Berlusconi. 5

6 C è da chiedersi se anche la Riforma fiscale non sia, come molte altre, una legge ad personas se non ad personam : una legge fatta apposta per favorire un certo numero di individui, se non un individuo solo. Un bilancio problematico La riforma fiscale aiuterà a rimettere in moto l arrugginito meccanismo dell economia italiana? Dal lato dei consumi delle famiglie (quella che gli economisti chiamano la domanda ) sembra di poter dire di no: i soldi in gioco sono pochi e la loro distribuzione favorisce, semmai, chi non ne avrebbe bisogno. Occorrerebbe un apposito esame per mostrare che neppure l offerta viene stimolata: non vengono premiate le imprese che assumono e investono, le pubbliche amministrazioni saranno costrette a ridurre i servizi a livelli minimi, i contratti del pubblico impiego rischiano una grave conflittualità, le assunzioni subiranno dei blocchi. Ma c è di più: non che diminuire, le imposte aumentano. Il Governo parla di una riduzione di 6 miliardi e mezzo di euro. In realtà una serie di provvedimenti degli ultimi mesi del 2004 ha portato l imposizione a oltre 10 miliardi, dati dalla somma di quattro addendi: milioni spigolati qua e là: tabacchi, imposte di bollo, riserve matematiche per le assicurazioni (che saranno gli assicurati a pagare), seconde case, eccetera milioni derivanti dagli studi di settore, dall inasprimento della tassazione sulle cooperative, dall introduzione del fitto minimo per le locazioni, dalla riclassificazione catastale degli immobili, dall aumento delle tasse sui giochi, dalle misure una tantum in materia di motorizzazione. E siamo a circa milioni: al di sopra di quanto verrebbe tagliato dalla riforma. - Poi ci sono le tasse invisibili: l inflazione gonfia artificialmente i redditi; al crescere (non reale ma apparente) del reddito scattano aliquote più alte di imposizione; la legge imporrebbe la revisione delle deduzioni e delle riduzioni per contrastare il fenomeno; ma il Governo non provvede. Conseguenza: alle imposte da pagare dobbiamo aggiungere altri milioni (impercettibili alla prima occhiata). Siamo a milioni. 6

7 - Infine rimane un grande punto interrogativo: alcuni dei tagli fiscali troverebbero copertura in altri aumenti di imposte; in sostanza si pensa di far fronte alla minore entrata di denaro nelle casse dello stato ricorrendo ad altre coperture tributarie che sarà sempre il consumatore finale a pagare. Per esempio si prevede che l Istat farà degli aggiustamenti sulle imposte indirette per circa 570 milioni. Senza entrare nei dettagli, questo interrogativo sospeso sulle nostre teste vale quasi 1000 milioni: 979,9, si calcola. Questi sono i quattro addendi. Se ne dovrebbe aggiungere un quinto. Il primo modulo della riforma fiscale Tremonti (datato 2003) ha aumentato l imposta sostitutiva sul trattamento di fine rapporto dal 18 al 23 %: 312 milioni di euro all anno in più a carico dei lavoratori dipendenti, che stanno ancora aspettando i 988 milioni di euro arretrati di drenaggio fiscale (per mancate deduzioni e detrazioni) dovuti per gli anni Anche rinunciando per prudenza a calcolare questa cifra (chi ha dato ha dato...), siamo comunque a milioni di euro di maggior gettito tributario. Non è poco per un taglio delle tasse di milioni di euro: meno 6500 fa Altro che riforma epocale! Inoltre: - la Riforma fiscale favorisce non più del 40 % dei contribuenti e il grosso del risparmio va a favore dei più ricchi; - e ci saranno pesanti costi sociali derivanti dalle difficoltà in cui se troveranno gli enti pubblici, centrali e locali: tagli alla sanità, alla scuola, alla giustizia, alla sicurezza, all università, alla ricerca. Se il legislatore aveva l ambizione di rimettere in moto con questa riforma l economia, si è sbagliato: la gente non spenderà di più perché non potrà spendere di più, perché avrà anzi meno soldi in tasca. Ma dice il Governo sarà la riduzione fiscale a vantaggio dei ricchi a rimetterla in moto. No. I ricchi, anche se diventano più ricchi, non per questo spendono più soldi in prodotti e servizi correnti per mangiare, per vestirsi, per leggere, per divertirsi. Sono solo i più poveri che possono rilanciare l economia se diventano, anche solo di poco, meno poveri. I ricchi, e per prime le grandi aziende, dovrebbero investire, questo sì. Ma è un altro discorso. Ci vorrebbe un Governo che premiasse la ricerca, l innovazione, la formazione, 7

8 l internazionalizzazione, la dimensione stessa delle imprese. Ci vorrebbe un Governo che non facesse le riforme solo per fini demagogici ed elettorali. 8