INTRODUZIONE primo secondo

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1 INDICE INTRODUZIONE 2 SEZIONE 1 Requisito informativo generale 5 SEZIONE 2 Ambito di applicazione 30 SEZIONE 3 Composizione Fondi Propri 31 SEZIONE 4 Requisiti di capitale 33 SEZIONE 5 Rettifiche per il rischio di credito 35 SEZIONE 6 Uso delle Ecai 46 SEZIONE 7 Tecniche di attenuazione del rischio di credito 47 SEZIONE 8 Rischio di controparte 49 SEZIONE 9 Rischio operativo 50 SEZIONE 10 Esposizioni in strumenti di capitale non inclusi nel portafoglio di negoziazione 51 SEZIONE 11 Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio di negoziazione 55 SEZIONE 12 Politica di remunerazione 58 SEZIONE 13 Attività vincolate e non vincolate 61 SEZIONE 14 Rischio di leva finanziaria eccessiva 62 1

2 INTRODUZIONE La normativa di Vigilanza prevede a carico delle banche specifici obblighi circa la pubblicazione di informazioni riguardanti la propria adeguatezza patrimoniale, l esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all identificazione, alla misurazione, al controllo e alla gestione di tali rischi, nonché la fornitura di elementi informativi sulle prassi e politiche di remunerazione, al fine di rafforzare il ruolo di disciplina assicurato dal mercato. Dal 1 gennaio 2014 le disposizioni di vigilanza prudenziale applicate alle banche sono raccolte nella circolare 285/13, la cui emanazione è funzionale all avvio dell applicazione degli atti normativi comunitari (Regolamento CRR UE n. 575/2013 e Direttiva CRD IV 2013/36/UE) contenenti le riforme degli accordi del Comitato di Basilea (Basilea 3). La materia, come specificamente richiamato dalla Parte II Capitolo 13 della suddetta circolare, è direttamente regolata dal CRR (Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3) e dei Regolamenti della Commissione europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione. Secondo quanto stabilito dal CRR le banche pubblicato almeno annualmente le informazioni richieste. Nel seguito vengono rappresentate tutte le informazioni di natura qualitativa e quantitativa. La struttura della regolamentazione prudenziale, è ispirata al principio di proporzionalità, secondo cui gli adempimenti richiesti agli operatori sono proporzionati alle loro dimensioni, alle caratteristiche operative e alla rilevanza dei rischi che vanno ad assumere, e si basa su tre pilastri : il primo prevede dei requisiti patrimoniali minimi per misurare i rischi tipici dell attività bancaria e finanziaria, rappresentati da quelli: di credito, di mercato, di controparte ed operativo; il secondo richiede alle banche di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo dell adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica (Icaap: Internal capital adequacy assessment process) e di formalizzarli in un apposito documento (Resoconto Icaap), da redigere annualmente e da trasmettere all autorità di Vigilanza, che ne verifica l affidabilità e 2

3 la coerenza dei risultati ed adotta, ove la situazione lo richieda, le opportune misure correttive. Vengono inoltre individuati ulteriori rischi; il terzo introduce gli obblighi di informativa sopra citati. La banca ha reso noto nel bilancio 2014 (nota integrativa, parte E) le modalità di pubblicazione delle informazioni, rendendone possibile la consultazione sul sito Note esplicative sull informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2 La normativa di vigilanza prudenziale prevede a carico delle banche specifici obblighi circa la pubblicazione di informazioni relative a rischi e adeguatezza patrimoniale. Tali obblighi trovano origine dal capo 8 e 10 del richiamato Regolamento CRR. 3

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5 Sezione 1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO Premessa Obiettivo fondamentale della Banca del Sud è assicurare una sana e prudente gestione: a tal fine considera non solo i volumi intermediati, ma anche i rischi connessi, mirando a realizzare un equilibrato trade off rischio/rendimento. A tal proposito, il consiglio di amministrazione definisce ed aggiorna costantemente, in considerazione anche dei mutamenti interni ed esterni, la politica del rischio, che viene poi tradotta in attività operativa dall amministratore delegato attraverso il meccanismo delle deleghe. La strategia di fondo scelta dall istituto, fin dalla sua costituzione, è di mantenere un basso profilo del rischio, in modo da assicurare: uno sviluppo equilibrato dell impresa, la sua stabilità nel medio e nel lungo periodo, la sana e prudente gestione. A conferma di quanto sopra, la banca, al 31 dicembre 2014, non aveva assunto rischi di mercato relativi a strumenti finanziari; le erogazioni creditizie erano state concesse nelle classiche forme tecniche di: anticipazioni di conto corrente, anticipi su fatture e portafoglio; finanziamenti ipotecari a lungo termine e chirografari a breve ed a medio termine. Nel contempo, in ottemperanza alle disposizioni di Vigilanza, la Banca si è dotata di un sistema di controlli interni (Sci) basato su tre livelli: il I livello comprende: controlli di linea, effettuati dalle stesse strutture produttive che pongono in essere le operazioni o incorporati nelle procedure; sono diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni; il II livello è esplicitato in: 5

6 valutazione dei rischi, condotta a cura di strutture, diverse da quelle produttive, che definiscono le metodologie di misurazione dei rischi, verificano il rispetto dei limiti assegnati alle funzioni operative e controllano la coerenza dell operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti economici; verifica della conformità (affidata alla società Unione Fiduciaria S.p.A.), funzione indipendente di controllo di secondo livello, promuove il rispetto delle leggi, delle norme, dei codici interni di comportamento per minimizzare il rischio di non conformità normativa e i rischi reputazionali a questo collegati, e coadiuva, per gli aspetti di competenza, alla realizzazione del modello aziendale di monitoraggio e di gestione dei rischi; il III livello consiste nella: revisione interna, a cura dell internal auditing (funzione in outsourcing svolta dalla società di consulenza BDO S.p.A. divisione distinta rispetto a quella che coadiuva la funzione di conformità), che valuta l adeguatezza e la funzionalità del sistema dei controlli interni; è condotta sulla base di un piano annuale delle attività di auditing approvato dal consiglio di amministrazione ed attraverso verifiche puntuali sull operatività delle funzioni coinvolte, richieste in corso d anno. Il processo Icaap La rendicontazione Icaap richiede la definizione di un complesso processo, articolato in diverse fasi: identificazione dei rischi; aggiornamento del regolamento Icaap, con riferimento alla definizione di ruoli e responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali; definizione delle tecniche di misurazione dei rischi, di conduzione delle prove di stress e di determinazione del capitale interno. 6

7 La banca ha identificato e quantificato una serie di rischi, esposti nel resoconto Icaap; altre tipologie di rischio, seppure non attuali per la banca, sono stati considerati in ottica prospettica; essi non sono qui considerati. I rischi individuati nella fase di assessment sono: rischio di credito e di controparte; rischio operativo; rischio di concentrazione; rischio di tasso; rischio di liquidità; rischio residuo; rischio strategico; rischio reputazionale; rischio di non conformità alle norme. La responsabilità primaria di governo del processo Icaap è collocata in capo ai seguenti organi societari (consiglio di amministrazione, collegio sindacale, amministratore delegato) i quali, al fine di fronteggiare i rischi cui la banca può essere esposta, predispongono idonei dispositivi di governo ed adeguati meccanismi di gestione e di controllo. In particolare: Organi aziendali Il consiglio di amministrazione è responsabile della definizione e della revisione degli orientamenti strategici, delle linee guida di gestione dei rischi nonché degli indirizzi per la loro applicazione e per la relativa supervisione. 7

8 Il collegio sindacale vigila sull adeguatezza e sulla rispondenza del sistema di gestione e di controllo dei rischi e del processo Icaap ai requisiti stabiliti dalla normativa. L amministratore delegato è responsabile dell attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida definite dal consiglio di amministrazione. Egli si identifica nell organo con funzione di gestione. Non riveste ulteriori cariche amministrative oltre quella ricoperta in Banca del Sud. Il flusso informativo sui rischi avviene in modo periodico attraverso la predisposizione semestrale dei dati di assorbimento dei rischi di I e II pilastro (dati al e al ), attraverso la predisposizione annuale del resoconto ICAAP e attraverso la predisposizione di report sui profili di rischio assunti rispetto alla propensione di rischio individuata nel RAF. L amministratore Delegato fu scelto dal Consiglio di Amministrazione e rivestiva anche la carica di Vice Presidente dal 06 luglio Egli ha consolidato nel tempo una forte esperienza bancaria, durante la quale ha maturato diverse competenze nell ambito dei servizi esecutivi, ufficio titoli, ufficio estero-merci e servizi. Ha ricoperto ruoli di Direttore Commerciale, Direttore Generale, Condirettore Centrale e assistente all Amministratore Delegato in diverse banche e Sim. L amministratore Delegato garantisce che i sistemi di gestione del rischio sono in linea con il profilo e la strategia della banca. Si riportano di seguito inoltre i livelli di rischi assunti confrontanti con quanto riportato in fase previsionale nel Piano industriale : 8

9 Capitale interno complessivo Confronto ex ante ex post 2014 Base Descrizione Delta % (prev.) (cons.) Rischio di credito e controp ,6% Rischio operativo ,5% Capitale interno rischi I pilastro ,6% Rischio di concentrazione ,1% Rischio di tasso ,4% Capitale interno rischi II pilastro ,6% Capitale interno complessivo ,9% Capitale complessivo (patr. Netto c.) ,1% Eccedenza/carenza di capitale ,6% Scenario di stress Rischio di credito per scenario di ,4% stress Rischio di concentrazione per scenario ,3% stress Rischio di tasso di inter. per scenario ,8% stress Extra-capitale interno scenario di ,2% stress Capitale interno complessivo ,2% Capitale complessivo (patr. Netto ,1% cont.) Eccedenza/carenza di capitale ,5% Funzioni aziendali La funzione di conformità (compliance) è responsabile dell analisi, della valutazione e del monitoraggio dei rischi legali e dei rischi reputazionali agli stessi collegati, contribuendo alla relativa mitigazione, anche con l ordinario esercizio delle proprie attività. 9

10 Il controllo rischi e pianificazione affianca l amministratore delegato nella definizione degli obiettivi strategici e dei business della banca e condivide con lo stesso l individuazione dei relativi rischi; nella definizione degli stress test, analizza la loro coerenza con gli scenari strategici e competitivi nei quali la banca colloca la pianificazione della propria dotazione patrimoniale. La struttura contabilità detiene responsabilità dirette nel processo Icaap, prima fra tutte il calcolo del capitale interno inerente ai rischi di I pilastro, in raccordo con la funzione di controllo rischi e pianificazione e con le aree finanza e crediti. La funzione organizzazione e normativa collabora alla misurazione/valutazione ed alla mitigazione dei rischi aziendali nello svolgimento della propria attività di disegno e di implementazione dei processi e delle procedure di funzionamento della banca. Cura l aggiornamento del regolamento Icaap, in collaborazione con le funzioni conformità e controllo rischi e pianificazione. L unità di internal auditing sottopone a revisione il processo Icaap; propone interventi correttivi a fronte delle anomalie riscontrate ed informa gli organi aziendali in merito alle evidenze emerse nel corso della sua attività. La funzione crediti collabora con l unità controllo rischi e pianificazione per l individuazione degli indicatori di rilevanza, l identificazione dei rischi, la determinazione dei relativi gradi di rilevanza; inoltre supporta la misurazione e la mitigazione dei vari rischi, operando ai sensi e in conformità alle politiche ed ai regolamenti interni aziendali. Vengono ora riportate, per ciascuna tipologia di rischio, le informazioni qualitative richieste dalla normativa. Rischio di credito e di controparte 10

11 a) strategie e processi per la gestione del rischio Il rischio di credito è il rischio di incorrere in perdite dovute al peggioramento inatteso del merito creditizio di un cliente affidato anche a seguito di situazioni di inadempienza contrattuale. Intrinsecamente collegato al rischio di credito è quello di concentrazione, cioè il rischio derivante dalla mancata diversificazione delle esposizioni nel portafoglio bancario verso singole controparti, gruppi di controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica. Nella Banca del Sud, il rischio di credito e delle componenti ad esso connesso rappresenta un elemento fondamentale dell attività. Trattandosi della principale fonte di rischio per la banca, la politica di gestione del credito stabilisce in modo preciso: principi, criteri e limiti, allo scopo di contenere la sua configurazione di rischio, peraltro particolarmente critico per l attuale difficile congiuntura. La valutazione si basa sul merito creditizio dei richiedenti, vale a dire sulle capacità di rimborso derivanti dalle loro condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale. L istituto si avvale di numerosi strumenti informatici, i più importanti dei quali sono: la pratica elettronica di fido (Pef), utilizzata per tutti gli affidamenti a prescindere dall importo della linea di credito richiesta; il credit rating system (Crs) fornito dall outsourcer informatico Cedacri: mediante tale strumento, ad ogni cliente viene attribuito un rating, attraverso un algoritmo che prende in considerazione i seguenti moduli: verifica dell andamento del rapporto presso la banca; esame dell andamento del cliente presso il sistema; verifica della sua condotta sulla base dei dati provenienti dalla centrale dei rischi (Cr) o dalla centrale dei rischi associata (Cra); 11

12 analisi di bilancio; studio del settore di appartenenza. Il Crs prevede otto classi di rating per le posizioni in bonis e tre classi di rating per le posizioni non performing; per queste ultime, le classi previste sono: C+ per crediti scaduti/sconfinati da oltre 90 giorni con soglia di rilevanza del 5%; C per crediti in incaglio; D per crediti in sofferenza. La procedura prevede due tipi di frequenza per l aggiornamento dei rating: mensile standard, di tutte le posizioni e di tutte le fonti informative; giornaliera, delle posizioni per le quali sia stato modificato o aggiornato il bilancio, sia stata effettuata una variazione di stato anagrafico e/o per le quali sia arrivata dalla Banca d Italia l indicazione di una rettifica o una prima informazione della Centrale dei rischi. Il monitoraggio del comparto viene alimentato attraverso la procedura informatica Icc (Iter controllo crediti). Il processo consta di un applicazione che si colloca come strumento di supporto automatizzato alle attività di controllo del credito, attraverso lo sviluppo di work flow personalizzabili dalla banca secondo le proprie esigenze, sia in termini di generazione automatica delle pratiche, sia per la scelta dell iter di controllo che le pratiche stesse devono seguire. In altre parole, la procedura Icc permette alla banca di individuare, in maniera personalizzata e sulla base e con il supporto di altre procedure di valutazione (Crs, Seac, ), quali clienti porre sotto monitoraggio e quale percorso di controllo (iter) assegnare ad ogni tipologia di regola decisionale. b) struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio 12

13 La struttura organizzativa dell area crediti è improntata sul decentramento di facoltà e di competenze gerarchicamente crescenti verso le strutture centrali, con la finalità di sfruttare in modo sinergico e tempestivo le conoscenze legate al territorio. In conseguenza, la proposta di affidamento di norma parte dalla filiale e completa il suo iter deliberativo attraverso l intervento della struttura centrale (responsabile commerciale ed amministratore delegato) fino al consiglio di amministrazione. Attraverso il monitoraggio nel continuo del portafoglio crediti, vengono svolti svariati controlli delle posizioni, soprattutto di quelle che denotano una maggiore rischiosità, a seguito della insorgenza di indici di deterioramento della qualità, desumibili dall analisi sia dei dati contabili delle aziende sia dall andamento dei rapporti. In linea di principio, le azioni a tutela del credito possono essere rappresentate dalla revisione degli affidamenti, dal blocco delle linee di credito accordate, dall imposizione di scadenze più ravvicinate, dalla revoca e/o da una diversa articolazione degli affidamenti già erogati. Inoltre, la struttura segue con maggiore frequenza ed intensità le posizioni che vengono classificare SOTTO CONTROLLO intendendo con ciò le posizioni che, seppure classificate in bonis, presentano iniziali segnali di anomalia. Anche per quanto riguarda le posizioni ad incaglio (ora inadempienze probabili) vi sono opportuni presidi atti al recupero e/o al ripristino di una situazione di normalità, attraverso una maggiore frequenza delle revisioni ed una attenta movimentazione dei rapporti della specie. c) ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio Il processo del credito viene supportato da uno specifico sistema di reportistica, da intendersi in maniera dinamica, nel senso che, in base ai volumi che la banca raggiunge, lo stesso si modifica e si integra con ulteriori prospetti informativi, notizie e quant altro possa rivelarsi utile per la misurazione e per l andamento dei rapporti. Allo stato attuale, i principali flussi di reportistica sono: 13

14 il servizio controllo rischi, di concerto con l ufficio crediti, comunica periodicamente all amministratore delegato e al Consiglio di Amministrazione: impieghi, suddivisi per forma tecnica e per ramo di attività economica; accordati ed utilizzi, distinti per punto operativo e per organo deliberante; stato di revisione dei fidi; aggiornamenti sullo stato dei crediti problematici e sulle attività di recupero; aggiornamenti sugli affidamenti concessi in autonomia da parte di altri organi deliberanti; andamento della gestione del rischio di credito, in particolar modo per le posizioni deteriorate; d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la sorveglianza continuativa sulla loro efficacia Per mitigare il rischio, la banca si avvale prevalentemente dell acquisizione di garanzie, personali (fidejussioni) e/o reali. Le prime sono di norma rilasciate dai soci delle società o dai congiunti dei clienti facilitati; le garanzie reali sono di natura ipotecaria o pignoratizia. L acquisizione e la tipologia delle garanzie sono correlate alla forma tecnica dell affidamento. Per le operazioni creditizie assistite da pegno, la maggior parte delle garanzie è rappresentata da libretti di deposito a risparmio o da somme di denaro, mentre risulta marginale il pegno di titoli di stato. Ai sensi delle attuali disposizioni, il Consiglio di Amministrazione ha disciplinato, attraverso appositi riferimenti normativi interni, i limiti prudenziali e le procedure deliberative applicabili, rispettivamente, all assunzione di attività di rischio e all esecuzione di operazioni nei confronti dei soggetti collegati, allo scopo di preservare la correttezza formale e sostanziale di tutte le operazioni con tali soggetti, nonché ad assicurare l integrità dei relativi processi decisionali da condizionamenti esterni. 14

15 In particolare, il Consiglio di Amministrazione ha approvato le Procedure deliberative in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, nelle quali sono disciplinati i criteri per la classificazione delle operazioni e le procedure deliberative applicabili all assunzione di attività di rischio e all esecuzione di operazioni con soggetti collegati. Sono inoltre state definite e formalmente deliberate le Politiche in materia di assetti organizzativi, gestione delle operazioni e controlli interni in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati. Nelle Politiche la Banca ha provveduto alla definizione del proprio livello di propensione al ri - schio in termini di misura massima delle attività di rischio verso soggetti collegati, con riferimento alla totalità delle esposizioni verso i soggetti medesimi, accettabile in rapporto al Patrimonio di Vigilanza, nonché alla definizione di una soglia di allerta rispetto al limite di esposizione complessiva nei confronti dei soggetti collegati, superata la quale l assunzione di nuove attività di rischio verso soggetti collegati deve essere assistita da adeguate tecniche di attenuazione del rischio prestate da soggetti indipendenti dai soggetti collegati. Tali riferimenti sono stati integrati, nelle politiche assunte, con assetti organizzativi e controlli interni volti a individuare ruoli e responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e gestione dei conflitti d interesse, accurato censimento dei soggetti collegati, monitoraggio dell andamento delle relative esposizioni e del costante rispetto dei limiti, corretta e completa applicazione delle procedure deliberative definite. Nel corso del 2014 è stata inoltre approvata un apposita policy sulle operazioni di maggior rilievo che prevede il vaglio preventivo del Risk Controller per le pratiche di affidamento che superano il 5% del Patrimonio di Vigilanza al fine di verificarne la coerenza con i limiti di rischio individuati nel Raf, anch esso disciplinato da apposita policy approvata in corso d esercizio. Rischio di mercato Comprende rischi (di posizione, di regolamento, di concentrazione, di cambio), generati dall operatività su mercati che trattano strumenti finanziari. 15

16 Al 31 dicembre 2014, la banca non presentava saldi nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, risultando pertanto non esposta a rischi di mercato; possiede, invece, un portafoglio di titoli classificati fra le Attività finanziarie disponibili per la vendita, avendo l intenzione di mantenere gli stessi titoli fino alla loro naturale scadenza, prevalentemente a supporto della raccolta di risparmio attraverso operazioni passive di pronti contro termine. Rischi operativi I rischi operativi consistono nella possibilità di subire perdite derivanti dall inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, di risorse umane e di sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l altro, le perdite derivanti da frodi, da errori umani, da interruzioni dell operatività, da indisponibilità dei sistemi, da inadempienze contrattuali, da catastrofi naturali. Fra i rischi operativi è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. a) strategie e processi di gestione dei rischi operativi Per la mitigazione di tali rischi, la banca dà particolare importanza alla divulgazione di uno spirito etico nello svolgimento delle attività a tutti i livelli dell organizzazione. A tal proposito, ha aggiornato il regolamento Codice etico, che ha lo scopo di infondere principi di correttezza e di onestà in ogni collaboratore, e di rendere il documento ancora più rispondente ai principi stabiliti nel 15 aggiornamento della circolare della Banca d Italia n. 263/06. In merito al processo di gestione del rischio: 16

17 si sviluppano, si manutengono e si monitorano i diversi tools di supporto per la valutazione del rischio operativo; vengono individuati ed aggiornati gli ambiti operativi rilevanti; vengono rilevati periodicamente gli eventi di perdita più significativi; vengono verificati nel continuo i livelli di esposizione al rischio; vengono implementate procedure informatiche idenee ad escludere eventuali superamenti dei limiti di autonomia; b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio La funzione responsabile dell analisi e della valutazione dei rischi operativi è il Risk controller; essa garantisce una valutazione efficace e puntuale dei profili di manifestazione dei rischi medesimi. Tale funzione è responsabile dello sviluppo di tools e metolodogie che siano in grado di individuare gli aspetti critici della gestione del rischio. c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio La banca, in quanto azienda caratterizzata da un articolazione organizzativa e di processo relativamente complessa e dall utilizzo massivo di sistemi informativi a supporto delle proprie attività operative, risulta esposta al rischio operativo. Essa monitora l esposizione a determinati profili di insorgenza di tale rischio, anche attraverso alcuni indicatori, basati prevalentemente su serie storiche, che riportano il verificarsi di alcuni eventi. In concreto, fino al 31 dicembre 2014, anche in considerazione della giovane età della banca, non si sono manifestati episodi che espongano la banca ad un tale profilo di rischiosità. Gli indicatori individuati, che verranno utilizzati all occorrenza, sono: 17

18 numero ed ammontare delle cause e dei risarcimenti di lavoro negli ultimi anni; numero e valore delle perdite per frodi interne e esterne subite negli ultimi anni; numero e valore delle cause passive con la clientela negli ultimi anni; perdite negli ultimi anni per cause legali con la clientela; numero e valore delle azioni revocatorie subite negli ultimi anni; numero e valore dei risarcimenti assicurativi per cause esterne negli ultimi anni, distinti per tipologia; numero e valore delle rapine negli ultimi anni; perdite negli ultimi anni per indisponibilità dei sistemi; perdite negli ultimi anni per catastrofi naturali; perdite negli ultimi anni per altri eventi di rischio operativo; rapporto: sopravvenienze passive / margine di intermediazione; L attività di reporting, ad oggi, prevede la predisposizione annuale di una relazione sull attività svolta per il presidio del rischio di riciclaggio; quest ultimo rientra tra quelli di natura legale che, come indicato, sono ricompresi nell ambito dei rischi operativi. Viene inoltre formalizzata ed approvata annualmente dall Organo con funzione di supervisione strategica un programma delle attività e una relazione delle attività svolte nell esercizio precedente dove vengono riassunti i principali interventi svolti/da svolgere nell ambito del presidio del rischi operativo. d) politiche di copertura e di attenuazione dei rischi La banca, come già detto, attraverso la funzione Risk Controller sviluppa, manutiene e monitora le metodologie idonee, da un lato, ad individuare preventivamente le situazioni che possono impattare sui rischi operativi, e dall altro, a promuovere soluzioni organizzative e di controllo necessarie per il presidio degli stessi rischi. Rischio di concentrazione 18

19 Rappresenta il rischio derivante da esposizioni verso controparti o gruppi di controparti connesse (concentrazione single name) e controparti appartenenti allo stesso settore economico o alla medesima area geografica (concentrazione geo-settoriale). La banca, per la determinazione del rischio di concentrazione single name e del relativo capitale interno, utilizza l algoritmo del granularity adjustment (Ga); per la misurazione dello stesso rischio di natura geo-settoriale, in assenza di previsione normativa di algoritmi semplificati, ha condiviso, tramite l outsourcer informatico, la metodologia prodotta dall apposito gruppo di lavoro interbancario, che utilizza l indice di Herfindal (H s ). a) strategie e processi di gestione del rischio di concentrazione Le strategie ed i processi per la gestione di tale rischio, definite dal consiglio di amministrazione, si basano principalmente sui seguenti elementi specifici: modello organizzativo di governo e di controllo del rischio ben definito (struttura, processi, metodologie, rendicontazione); poteri delegati, in termini di gestione del rischio (ad esempio: concentrazione su singoli settori, su aree geografiche, su tipologie di clientela, su controparti); linee guida per massimali di esposizione di natura creditizia sulle tipologie di posizione rilevanti ai fini della concentrazione, quali, ad esempio, una singola controparte (grande rischio), un settore o una branca produttiva, un area geografica o un distretto economico, una forma tecnica di mitigazione del rischio; valore massimo di assorbimento patrimoniale accettabile sul rischio di concentrazione, eventualmente declinato per portafogli di clientela (sotto-portafogli creditizi); Vaglio preventivo del risk controller nel caso di affidamenti di maggiore rilevanza (5% del Patrimonio di Vigilanza); b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio 19

20 Anche l analisi e la valutazione del rischio di concentrazione è affidata alla funzione di Risk controller. Tale rischio viene presidiato attraverso un monitoraggio continuo delle esposizioni verso singole controparti, garantendo che esse non superino i limiti percentuali, stabiliti dalla normativa di riferimento, rispetto all ammontare del patrimonio di vigilanza. c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio Ai fini della quantificazione del rischio, vengono mensilmente monitorate le prime 20 posizioni in ordine di grandezza per affidamento. Tali posizioni, con l indicazione dell incidenza percentuale sul patrimonio di vigilanza, sono poi elencate trimestralmente nel report sul portafoglio crediti, portato alla conoscenza ed all esame dell organo di supervisione strategica. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, Viene monitorato nel continuo la concentrazione verso alcuni settori economici a rischio, per i quali sono stati individuati appositi limiti quantitativi di rischio (Risk appetite), ed il cui superamento può essere autorizzato dal Consiglio di Amministrazione secondo una logica di escalation. Rischio di tasso d interesse Consiste nel rischio, attuale o prospettico, di diminuzione del valore del patrimonio o del margine d interesse derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei tassi di interesse sulle attività diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza. La banca, relativamente alle proprie attività diverse dalla negoziazione, risulta essere esposta al rischio di tasso di interesse: le fonti del rischio di tasso sono state individuate nei processi del credito, della raccolta e della finanza. a) strategie e processi di gestione del rischio di tasso d interesse 20

21 Per valutare l esposizione al rischio di tasso d interesse, sono stati presi in considerazione i seguenti indicatori di rilevanza: rapporto: impieghi a breve / raccolta a breve; rapporto: impieghi a medio-lungo termine / raccolta a medio-lungo termine; valutazione dell impatto di una variazione dei tassi pari a +/- 200 punti base sull esposizione al rischio del portafoglio bancario, in base alla metodologia semplificata prevista dalla normativa; l applicazione si basa sui seguenti passi logici: definizione del portafoglio bancario; determinazione delle valute rilevanti; classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali; ponderazione delle esposizioni nette di ciascuna fascia; somma delle esposizioni nette ponderate delle diverse fasce; aggregazione delle diverse valute; determinazione dell indicatore di rischiosità. La banca presidia tale rischio, che continua ad essere uno dei principali dell attività bancaria; pertanto, la gestione delle scadenze dell attivo e del passivo è improntata al suo contenimento, al cui monitoraggio si provvede anche attraverso un equilibrato matching fra le scadenze. b) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio Il rischio di tasso viene calcolato e monitorato almeno 2 volte l anno, in corrispondenza della chiusura della semestrale al 30 giugno e alla chiusura dell esercizio al 31 dicembre. Il dato in - frannuale viene calcolato al fine di verificare eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi di fine anno stimati. Rischio di liquidità 21

22 Rappresenta il rischio che la banca non sia in grado di adempiere ai propri impegni di pagamento alla loro scadenza o debba farvi fronte incorrendo in perdite economiche: le fonti di tale rischio sono individuate nei processi della finanza e del credito. a) strategie e processi di gestione del rischio di liquidità La direttiva 2006/48/CE (Crd) aveva già introdotto obblighi di definire strategie e processi per la gestione del rischio di liquidità e, in particolare, per la sorveglianza della posizione finanziaria netta della banca nonché di predisporre piani di emergenza (contingency funding plan): il 4 aggiornamento della circolare 263/06, emanata nel dicembre 2010, ha previsto una disciplina puntuale per il suo governo (titolo V cap. 2), definendolo: rischio di non essere in gra - do di far fronte ai propri impegni di pagamento per incapacità sia di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk) sia di smobilizzare propri attivi (market liquidity risk), a causa del feno - meno della trasformazione delle scadenze. La banca, come richiesto dalla citata circolare 263/06, condusse, alla fine del 2010, un analisi di sensitività ed, il 31 gennaio dell anno successivo, fu deliberata, dal consiglio di amministrazione, la fissazione di un limite di esposizione al rischio di liquidità: in dettaglio, la massima esposizione ipotizzabile, per le caratteristiche operative aziendali, fu ritenuta garantita attra - verso il mantenimento di riserve di liquidità di primo e di secondo livello non inferiori al 20% dell ammontare della raccolta diretta e dei titoli di propria emissione in circolazione. Allo scopo di valutare la consistenza di questo rischio, si riferisce che lo stato patrimoniale della banca, al 31 dicembre 2014, segnala crediti per cassa a vista e a breve termine per oltre 39 milioni ed a medio e lungo termine per circa 18 milioni; di contro, i debiti verso la clientela, a vista e a breve termine, risultano pari a 86 milioni, a media e lunga scadenza a 626 mila, ed il patrimonio netto non investito in immobilizzazioni ammonta a 18,386 milioni. La situazione di liquidità viene verificata quotidianamente attraverso l aggiornamento delle consistenze della raccolta (diretta ed indiretta), degli impieghi e degli investimenti finanziari e 22

23 monetari: tutte le grandezze sono suddivise per forme tecniche e fra le quattro filiali, con indicazioni dei tassi medi di remunerazione. Inoltre, l intermediazione creditizia realizzata dalla Banca del Sud nel 2014 ha mantenuto il rischio di liquidità su livelli non rilevanti. Il controllo sul rischio di liquidità viene eseguito con cadenza quotidiana e mensile; l obiettivo è garantire il mantenimento di riserve di liquidità sufficienti ad assicurare la solvibilità nel breve termine (liquidità operativa ed, al tempo stesso, di mantenere un sostanziale equilibrio fra le scadenze medie degli impieghi e quelle della raccolta (liquidità strutturale). b) Struttura e organizzazione della funzione di gestione del rischio Il controllo della liquidità avviene attraverso un processo che comprende controlli di linea quotidiani sui livelli della raccolta e degli impieghi, controlli di II livello su eventuali situazioni di gap verificabili su un orizzonte temporale medio, e controlli di III livello svolti per testare l efficacia dell intero sistema di controllo del rischio di liquidità. c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio di liquidità Le nuove regole prudenziali introdotte dalla circolare 285/2013, in recepimento del Regolamento UE n. 575/2013, hanno comportato la necessità per le banche di detenere attività liquide che siano sufficienti a coprire i deflussi di liquidità al netto degli afflussi in condizioni di stress, al fine di assicurare che gli enti mantengano livelli di riserve di liquidità adeguate per far fronte ad eventuali squilibri tra gli afflussi e i deflussi in condizioni di forte stress per un periodo di trenta giorni. Il rapporto tra le riserve di liquidità e gli squilibri tra afflussi e deflussi è denominato Liquidity Coverage Ratio (LCR) che è l indice utilizzato per misurare nel continuo il rischio di liquidità e viene periodicamente segnalato alla Banca d Italia. La Banca, al fine di mantenere un basso rischio di liquidità, ha mantenuto una gestione improntata su criteri di ulteriore prudenza, incrementando il valore medio delle riserve di liquidità di primo livello. L incremento dei depositi presso la società di contazione e dei titoli di Stato in portafoglio di pro- 23

24 prietà non impegnati ha generato un valore della Liquidity Coverage Ratio (LCR) pari a 144 al , a fronte di un requisito minimo in materia di copertura della liquidità che al momento deve essere pari a 60. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la sorveglianza continuativa La banca ha formalizzato una policy di gestione e di controllo della liquidità articolata, alla luce delle linee guida fissate nella normativa e della best practice. Le regole di gestione del ri - schio di liquidità della policy che si intende consolidare sono fondate su due principi che rispondono a due obiettivi prioritari: gestione della liquidità operativa (breve termine fino a 12 mesi), con la finalità di garanti - re la capacità della banca di far fronte agli impegni di pagamento per cassa, previsti e imprevisti, dei prossimi 12 mesi; gestione della liquidità strutturale (medio/lungo termine oltre 12 mesi), volta a mantenere un adeguato rapporto tra passività complessive e attività a medio/lungo termine, finalizzato ad evitare pressioni sulle fonti, attuali e prospettiche, a breve termine. Per valutare e prevenire il rischio di liquidità, il consiglio di amministrazione ha inoltre approvato il contingency funding plan, che stabilisce le linee guida da assumere in caso di crisi di li - quidità, distinguendo fra l altro fra crisi sistemica e specifica e fra crisi temporanea e duratu - ra. Obiettivo del contingency funding plan (Cfp) è salvaguardare la banca da danni o da pericoli scaturenti dalla crisi di liquidità e contestualmente la continuità operativa aziendale in condizioni di grave emergenza. A tal fine il Cfp deve assicurare: l'identificazione dei segnali di crisi (indicatori di preallarme); 24

25 la definizione delle situazioni anomale, delle modalità di attivazione dell'unità organizzativa incaricata della gestione di situazioni di crisi e delle procedure di emergenza; l'individuazione delle strategie d'intervento. II sistema degli indicatori di preallarme può segnalare tre differenti scenari operativi riconducibili al progressivo deterioramento della posizione di liquidità della banca: normalità; allerta; crisi. Il responsabile del monitoraggio e della gestione della liquidità è chiamato a segnalare con tempestività ogni situazione di allarme o crisi (anche se non segnalata dagli indicatori di preallarme). Nel resoconto ICAAP 2014 è stato indicato che verranno svolti ulteriori interventi a mitigazione del rischio di liquidità. Rischio residuo E il rischio che le tecniche riconosciute per l attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca risultino meno efficaci del previsto. La sua valutazione fornisce quindi una misura dell efficacia delle tecniche di mitigazione del rischio di credito, del quale è una declinazione. La fonte è individuata nel processo del credito. a) strategie e processi per la gestione del rischio residuo La banca, nell ottica di una sana e prudente gestione, pone grande importanza all ottenimento di garanzie sugli affidamenti concessi. Esse, una volta rilasciate, sono oggetto di revisione, possibile incremento o estinzione. Per le garanzie personali non è in genere fissata una scadenza, tuttavia siccome le stesse si riferiscono normalmente ad affidamenti a revoca, sono 25

26 oggetto di revisione in sede di rinnovo delle linee di fido sottostanti. La revisione consiste nel verificare, come già in sede di primo rilascio, le capacità reddituali e patrimoniali del garante, attraverso la raccolta e l analisi di apposita documentazione. Il presidio quantitativo è assicurato dai seguenti parametri: le garanzie personali vengono raccolte per importi pari agli affidamenti concessi aumentati del 40% dei loro ammontari; le garanzie reali (ipoteca) sono acquisite per importi pari al doppio dei valori degli immobili oggetto di ipoteca. Gli immobili residenziali e non residenziali vengono aggiornati nei loro valori rispettivamente ogni 3 anni ed ogni anno, in base a quanto stimato dal perito esterno. b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio Compito della funzione di gestione del rischio è verificare, nel continuo, che le garanzie a presidio del rischio di credito siano, per qualità e per importi, in linea con quanto indicato dai regolamenti interni, in sede sia di primo rilascio sia di revisione, oltre a richiedere eventuali integrazioni nel caso le garanzie poste all origine, per effetto della riduzione del loro fair value, non siano più sufficienti a coprire il rischio. c) Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e misurazione del rischio caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio L attuale sistema di reporting prevede l elaborazione trimestrale, da parte della funzione controllo rischi, di una relazione per il consiglio di amministrazione sull evoluzione e la gestione del portafoglio crediti, il quale contiene, tra gli altri, informazioni sui livelli di garanzie reali e personali acquisite a presidio del complessivo rischio di credito. Viene inoltre calcolato attraverso metodologie interne il rischio residuo almeno 2 volte l anno. 26

27 d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio e strategie e processi per la sorveglianza continuativa Come previsto dal Regolamento interno, i rischi di terzo grado vengono coperti attraverso il rilascio di garanzie reali. Tali garanzie, come già riferito, sono sottoposte a revisione in sede di rinnovo delle linee di fido al fine di verificare nel continuo la loro efficacia di attenuazione del rischio. Rischio strategico Rappresenta il rischio attuale o prospettico di peggioramento dei risultati economici o di riduzione del capitale, derivante da: mancata o parziale realizzazione pro tempore degli scenari di mercato ipotizzati in sede di pianificazione strategica; decisioni aziendali errate in rapporto all evoluzione dell ambiente competitivo; incapacità di realizzazione totale o parziale delle decisioni previste nel piano per inadeguata programmazione delle risorse disponibili, dei tempi, delle modalità di azione. Non rientrano nella definizione di rischio strategico le attuazioni errate di processi e di procedure interne, nell ambito della gestione ordinaria, in quanto già previsti nella fattispecie del rischio operativo. a) strategie e processi per la gestione del rischio strategico La banca presidia il rischio strategico attraverso le seguenti modalità: nell ambito dei processi di pianificazione strategica ed operativa, definisce obiettivi coerenti e sostenibili tenendo presenti gli assorbimenti patrimoniali generati dall operatività attuale e prospettica; 27

28 ai fini del controllo di gestione, effettua un monitoraggio continuativo e tempestivo dei risultati conseguiti, rilevando eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi definiti. Tale presidio permette alle competenti funzioni di analizzare le cause che generano differenze e di individuare idonee azioni correttive, che possano comportare, se necessario, una ridefinizione degli obiettivi strategici ovvero impattare esclusivamente sugli interventi attuativi di breve periodo. b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio La funzione di gestione del rischio valuta periodicamente il livello di rischio strategico, verificando nel continuo i dati infrannuali e la loro coerenza (nonché la natura e l entità degli scostamenti) rispetto a quanto indicato nel piano strategico. c) politiche di copertura e di attenuazione del rischio Gli organi collegiali della banca valutano il rischio strategico attraverso l analisi dei dati acquisiti a consuntivo e degli scostamenti rispetto a quanto indicato nel piano strategico, in modo da deliberare eventuali azioni correttive sulla gestione e/o aggiornare lo stesso piano strategico. Tale verifica viene eseguita almeno una volta l anno, in sede di elaborazione del resoconto Icaap. Rischio reputazionale È il rischio, attuale o prospettico, di peggioramento dei risultati economici o di riduzione del capitale, derivante da una percezione negativa della banca da parte degli stakeholders, generata, ad esempio, da: atti dolosi o colposi commessi dalla banca o ad essa riconducibili, a danno diretto della clientela; mancata chiarezza nel trasferimento delle informazioni alla clientela; fenomeni di market abuse e di altri reati societari a danno degli investitori; 28

29 eventi ripetuti di regolamento parziale o non puntuale, tali da indurre le controparti istituzionali a contrarre il volume di negoziazioni nei mercati non regolamentati; mancato rispetto di accordi interbancari nell ambito di processi di ristrutturazione dei crediti extra-giudiziali; dichiarazioni errate, omissive o poco trasparenti all autorità di vigilanza. a) strategie e processi per la gestione del rischio reputazionale La banca non risulta al momento esposta in misura significativa al rischio reputazionale. Essa è tuttavia consapevole dell importanza di tale tipologia di rischio e del rapido incremento di capitale interno necessario alla sua copertura. Essa presidia tale rischio attraverso l implementazione di procedure informatiche e processi organizzativi idonei a mitigarne il rischio (verifica applicazione tassi debitori, gestione dei reclami ricevuti). b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio Per gestire e controllare l evoluzione di questa tipologia di rischio, la banca si è dotata di ap - posita procedura per la tempestiva gestione e risoluzione dei reclami provenienti dalla clientela, oltre ad aver potenziato ed ottimizzato le varie funzioni di controllo interno, di compliance e di internal audit. c) caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Tale rischio, fortemente correlato al rischio operativo di cui talvolta è una manifestazione, è connaturato all esercizio dell attività imprenditoriale. Esso viene monitorato dalla banca attraverso i seguenti indicatori: numero di reclami; numero di ricorsi all Adusbef; numero e valore delle sanzioni subite. 29

30 d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio L attenuazione del rischio reputazionale viene garantita attraverso verifiche di conformità, che controllano la correttezza operativa rispetto: alla regolamentazione interna (ad es.: rispetto del codice etico); alla regolamentazione esterna emanata a tutela del cliente/consumatore (ad es.: modulistica predisposta in ottemperanza alla direttiva 2004/397Ce (c.d. Mifid); corrette informazioni sui canali di tutela stragiudiziale dei consumatori). La banca sta inoltre predisponendo adeguati flussi informativi sull evoluzione dei rischi reputazionali. Sezione 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE Contenuto dell informativa Descrive la banca cui si applicano gli obblighi di informativa. Informativa qualitativa La presente informativa è riferita a: Banca del Sud S.p.A. La Banca del Sud è una banca italiana non appartenente a gruppi bancari, che non controlla società bancarie; pertanto, le disposizioni sull informativa al pubblico si applicano alla banca su base individuale. 30

31 Sezione 3 COMPOSIZIONE DEI FONDI PROPRI Contenuto dell informativa Nella tavola sono contenute informazioni sulle principali caratteristiche degli elementi concorrenti alla quantificazione del patrimonio di vigilanza. a) informazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali I Fondi propri costituiscono il principale punto di riferimento nelle valutazioni dell organo di vigilanza in ordine alla solidità delle banche. Su di esso si basano i più importanti strumenti di controllo prudenziale, quali i requisiti a fronte dei rischi e le regole sulla concentrazione di questi ultimi. I Fondi propri sono costituiti dai seguenti aggregati: Capitale di classe 1 (Tier 1 T1), costituito da : Capitale primario di classe 1 (Common equity Tier 1) Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1) Capitale di classe 2 (Tier 2) b) Riconciliazione dei fondi propri Per la banca, al 31 dicembre 2014, i fondi propri non coincidono con il patrimonio di base per effetto delle deduzioni. 31

32 A seguito dell approvazione del bilancio dell esercizio, l utile netto è stato ripartito, secondo le indicazioni dello statuto e la delibera dell assemblea ordinaria dei soci del 21 marzo scorso: per il 10% alla riserva legale; per il 15% alla riserva statutaria; per il 75% alla riserva da perdite pregresse, a loro parziale copertura. c) ammontare dei Fondi propri I Fondi propri sono stati calcolati secondo i nuovi principi generali della disciplina emanati dalla circolare n. 285/13 della Banca d Italia e dal Regolamento UE n. 575/2013, tenendo conto dei valori patrimoniali ed economici conseguenti all applicazioni dei principi contabili Ias/Ifrs FONDI PROPRI E COEFFICIENTE DI ADEGUATEZZA PATRIMONIALE AL 31 DICEMBRE 2014 (dopo riparto utili) (in euro) VOCI DESCRIZIONI SALDI AL 31/12/2014 A. Riserve di capitale e requisiti 1 CAPITALE VERSATO UTILI O PERDITE PORTATE A NUOVO UTILI O PERDITE DI PERIODO RISERVE - ALTRO ALTRE ATTIVITA IMMATERIALI AL LORDO DELL EFFETTO FISCALE FONDI PROPRI

33 Sezione 4 - REQUISITI DI CAPITALE Secondo quanto stabilito dalla normativa del Secondo Pilastro, le banche devono periodicamente valutare la propria adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, ampliando la gamma dei rischi da computare rispetto al Primo Pilastro. La suddetta attività è svolta nell ambito del processo ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process), la cui responsabilità è rimessa interamente all organo con funzione di supervisione strategica, che ne definisce in piena autonomia il disegno e l organizzazione, secondo le rispettive competenze e prerogative. Nella seduta del 28 aprile 2015, il Consiglio di Amministrazione ha approvato in resoconto ICAAP, ritenendo adeguata la patrimonializzazione sia in ottica attuale che prospettica. Ai fini di una concreta applicazione del principio di proporzionalità, la Banca d Italia ha suddiviso gli istituti bancari in tre classi differenti a seconda delle dimensioni e della complessità operativa. Banca del Sud risulta rientrare nella classe 3, relative a Gruppi di banche o banche che utilizzano metodologie standardizzate, con attivo, rispettivamente, consolidato o individuale, pari o inferiore a 3,5 miliardi di euro. Sono inclusi nel perimetro di riferimento ICAAP i seguenti rischi di I e II pilastro, con le relative metodologie indicate nella seguente tabella: 33

34 CATEGORIA TIPOLOGIA DI RISCHIO METODOLOGIA I Pilastro Rischio di credito e controparte Metodo standardizzato Rischi operativo Metodo base (BIA) Rischio di concentrazione Granularity Adjustment Rischio di tasso d interesse Approccio standard II Pilastro Rischio di liquidità Indicatore LCR Basilea III Rischio di eccessiva leva finanziaria Levarage ratio Rischio residuo Metodologia interna La tavola illustra sinteticamente i metodi applicati per la valutazione dell adeguatezza patrimoniale, fornendo inoltre le misure dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi individuati. Il processo ICAAP si articola in 5 sotto-attività di seguito puntualmente dettagliate: 1. Individuazione dei rischi rilevanti e loro gestione: l identificazione dei rischi cui la Banca è esposta avviene da parte del Risk controller che, per questa attività, affianca e collabora con l Amministratore Delegato. Sulla base delle diverse metodologie qualitative e quantitative di misurazione dei rischi, viene aggiornata la mappa dei rischi rilevanti. 2. Misurazione/valutazione dei rischi rilevati e calcolo del relativo capitale interno: la Banca definisce le metodologie di misurazione, valutazione e gestione dei rischi; Con riferimento ai rischi di I pilastro, le metodologie di misurazione sono quelle utilizzate a fini di Vigilanza prudenziale. Con riferimento ai rischi di II pilastro, essi vengono misurati attraverso le metodologie previste per le banche di classe 3 ed attraverso un approccio judgemental volto alla definizione di tecniche di valutazione ed attenuazione del rischio considerato. 3. Calcolo del capitale interno complessivo e raccordo con il capitale regolamentare: in aderenza a quanto stabilito dalla normativa di riferimento, la banca calcola il capitale interno complessivo secondo un approccio building block, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi di I pilastro l eventuale capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti evidenziati di II pilastro. 34

35 La banca poi effettua l operazione di raccordo tra capitale interno complessivo e requisiti regolamentari. 4. Determinazione del capitale complessivo e riconciliazione con i fondi propri: la banca analizza tutte le componenti patrimoniali disponibili al fine di quantificare il capitale complessivo disponibile. L attività successiva consiste nella riconciliazione tra fondi propri e Capitale Interno Complessivo. 5. Gestione e manutenzione del processo ICAAP: la Banca verifica che il capitale complessivo sia sufficiente alla copertura del fabbisogno di Capitale Interno Complessivo precedentemente determinato. Nel caso emerga una situazione di insufficienza, essa viene subito comunicata ai vertici aziendali. L intero processo ICAAP, viene sottoposto alla verifica della funzione Internal Audit e dell organo con funzione di controllo, ed entrambi formalizzano apposita relazione. Il processo viene poi sottoposto all approvazione del Consiglio di amministrazione. Sezione 5 RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO In generale, per tutte le esposizioni al rischio creditizio, la banca conduce nel continuo analisi e valutazioni, volte a classificare le esposizioni, ove ritenuto opportuno, tra le categorie di rischio del credito deteriorato. In base alla normativa di Vigilanza in essere alla data di riferimento del presente documento e delle disposizioni interne, le esposizioni deteriorate sono suddivise nelle seguenti categorie: Sofferenze: indicando con esse i debitori in grave difficoltà di lungo periodo o in stato di insolvenza insanabile, anche se non ancora accertata in sede giudiziaria; Incagli: prestiti nei confronti di soggetti in temporanea difficoltà, che si prevede possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo; Crediti ristrutturati: prestiti per i quali è stato raggiunto l accordo di ristrutturazione e si acconsenta a modifiche delle originarie condizioni contrattuali che comportino una perdita per la Banca; 35

36 Esposizioni scadute e/o sconfinate: debitori che alla data di riferimento presentano crediti scaduti/sconfinati da oltre 90 giorni; I crediti non compresi nelle su elencate classificazioni sono da considerare in bonis. In merito alle procedure di svalutazione, la banca opta per una quantificazione di dubbio esito del 5% per i crediti scaduti/sconfinati, almeno del 20% per gli incagli, mentre per le sofferenze il dubbio esito viene stimato in maniera analitica tenendo conto di: Tipologia di procedura attivata ed esito delle fasi già esperite; Relazione sull andamento dell azione da parte del legale esterno; Stima del tempo medio di recupero; In caso di garanzie ipotecarie, valore di pronto realizzo stimato tenendo conto del valore peritale aggiornato al netto di uno scarto prudenziale di almeno il 10% legato alle attuali condizioni sfavorevoli del mercato immobiliare; In caso di garanzie finanziarie, valore di pronto realizzo delle attività finanziarie tenendo conto di adeguati scarti prudenziali legati alla natura del prodotto ed al rischio di controparte; Le tabelle riportate nella seguente sezione sono tratte dal bilancio al 31 dicembre 2014, parte E della nota integrativa. Si ritiene che i valori di fine periodo siano rappresentativi delle esposizioni al rischio della Banca durante il periodo di riferimento. 36

37 Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori di bilancio) PORTAFOGLI/QUALITÀ soffer. incagli ristruttur. (Dati espressi in migliaia di euro) Esposiz. scaduti deter. Esposiz. scaduti non deter. altre att. Totale 1. Att. fin. det. per negoz. 2. Att. fin. disp. per vendita Att. fin. det. sino a scad. 4. Crediti verso banche Crediti verso clientela Att. fin. valut. fair value 7. Att. fin. in corso dismiss. 8. Derivati di copertura Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori lordi e netti) (importi espressi in migliaia di euro) 37

38 attività deteriorate attività in bonis totali PORTAFOGLI/QUALITÀ esposiz. rettif. esposiz. esposiz. rettif. esposiz. esposiz. lorde specif. nette lorde di port. nette nette 1. Att. fin. det. per negoz. 2. Att. fin. disp. per vendita Att. fin. det. sino a scad. 4. Crediti verso banche Crediti verso clientela Att. fin. valut. fair value 7. Att. fin. in corso dismiss. 8. Derivati di copertura Esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso banche (valori lordi e netti) TIPOLOGIA ESPOSIZIONI/VALORI esposizioni lorde (importi espressi in migliaia di euro) rett. di valore specifiche rett. di valore di portafoglio esposizioni nette A ESPOSIZIONI PER CASSA a sofferenze b incagli c esposizioni ristrutturate d esposizioni scadute deteriorate e altre B ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO a deteriorate b altre A+B Esposizioni creditizie per cassa verso banche dinamica delle esposizioni deteriorate e soggette a rischio paese lorde: Le esposizioni per cassa verso banche sono tutte in bonis Esposizioni creditizie per cassa verso banche dinamica delle terrifiche di valore complessive: Le esposizioni per cassa verso Banche sono tutte in bonis Esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela (valori lordi e netti) (dati espressi in migliaia di euro) 38

39 TIPOLOGIA ESPOSIZIONI/VALORI esposizioni lorde rett. di valore specifiche rett. di valore di portafoglio esposizioni nette A ESPOSIZIONI PER CASSA a sofferenze b incagli c esposizioni ristrutturate d esposizioni scadute deteriorate e altre attività B ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO a deteriorate b altre Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle esposizioni deteriorate lorde Sofferenze incagli Esposizioni ristrutturate Esposizione scadute A. ESPOSIZIONE LORDA INIZIALE di cui: esposizioni cedute non cancell. B. VARIAZIONI IN AUMENTO B1. Ingressi da esposizioni creditizie in bonis B2. Trasferim.da altre categorie di e- sposiz, deter. 236 B3. Altre variazioni in aumento 143 C. VARIAZIONI IN DIMINUZIONE C1. Uscite verso esposiz. creditizie in bonis 41 C2. Cancellazioni 6 C3. Incassi 6 C4. Realizzi per cessioni C4 bis. Perdite da cessione C5. Trasferim.ad altre categorie di e- sposiz, deter C6. altre variazioni in diminuzione 13 D. ESPOSIZIONE LORDA FINALE di cui: esposizioni cedute non cancell. Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive (dati espressi in migliaia di euro) 39

40 sofferenze incagli Esposizioni ristrutturate Esposizione scadute A. RETTIFICHE COMPL. INIZIALI di cui: esposizioni cedute non cancell. B. VARIAZIONI IN AUMENTO B1. rettifiche di valore B1bis. perdite da cessione 46 B2 Trasferim.da altre categorie di e- sposiz, deter. B3. Altre variazioni in aumento C. VARIAZIONI IN DIMINUZIONE C1. riprese di valore da valutazioni 177 C2. riprese di valore da incassi 1 C2bis. utili da cessioni C3. cancellazioni 1 C4 Trasferim. ad altre categorie di e- sposiz, deter. 46 C5. altre variazioni in diminuzione 2 D. RETTIFICHE COMPLESSIVE FI- NALI di cui: esposizioni cedute non cancell. Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela (valori di bilancio) 40

41 governi altri enti pubblici società finanziarie (A) (B) (C) (A) (B) (C) (A) (B) (C) A ESPOSIZ. PER CASSA A.1 sofferenze A.2 incagli A.3 esposizioni ristrutturate A.4 esposizioni scadute 13 1 A.5 altre B ESPOSIZ. FUORI BIL. B.1 sofferenze B.2 incagli B.3 altre esp. deteriorate B.4 altre 2014 ( A + B) (A + B) impr. assic. imprese non finanziarie altri soggetti (A) (B) (C) (A) (B) (C) (A) (B) (C) A ESPOSIZ. PER CASSA A.1 sofferenze A.2 incagli A.3 ristrutturate A.4 scadute A.5 altre B ESPOSIZ. FUORI BIL B.1 sofferenze B.2 incagli B.3 altre esp. deteriorate B.4 altre (A + B) (A + B) Legenda: (A): esposizioni nette; (B): rettifiche di valore specifiche; (C): rettifiche di valore di portafoglio. B.2 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela (valori di bilancio) 41

42 (dati espressi in migliaia di euro) A ESPOSIZ. PER CASSA A.1 sofferenze A.2 incagli A.3 esposizioni ristrutturate A.4 esposizioni scadute A.5 altre esposizioni B ESPOSIZ. FUORI BIL B.1 sofferenze B.2 incagli B.3 altre esp. deteriorate B.4 altre esposizioni (A + B) (A + B) Italia altri europ. America Asia res.mondo (A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B) Legenda: (A): esposizioni nette; (B): rettifiche di valore specifiche; Portafoglio bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie 42

43 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso banche (valori di bilancio) 43

44 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela (valori di bilancio) 44

45 Legenda: (A): esposizioni nette; (B): rettifiche di valore specifiche Al 31 dicembre 2014 i Grandi Rischi (Esposizioni di importo pari o superiore al 10% del Patrimonio di Vigilanza) sono costituiti da n. 5 posizioni, di cui n. 3 sono riferite a depositi presso altre istituzioni finanziarie per 33,84 milioni di importo nominale; n. 1 posizione è relativa a titoli di Stato detenuti per un importo pari a 6,50 milioni di importo nominale ed una posizione è relativa ad un gruppo economicamente connesso per un esposizione nominale di euro 2,76 milioni ed un valore ponderato di 1,89 milioni di euro. Sezione 6 - Uso delle Ecai 45

46 La banca non utilizza valutazioni del merito creditizio rilasciate da Ecai o Eca, adottando l approccio semplificato, che ha prudenzialmente comportato l applicazione del fattore di ponderazione pieno a tutte le esposizioni, ad eccezione di quelle per le quali la normativa prevede fattori differenti. Sezione 7 - Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito 46

47 Al 31 dicembre 2014 la banca aveva esposizioni che risultavano completamente garantite da garanzie reali eleggibili ai fini delle tecniche di crediti risk mitigation (CMR) (Dati espressi in migliaia di euro) Valore esposizione con attenuazione del rischio di credito e valori delle garanzie in essere Valore esposizione con attenuazione del rischio Valore ponderato Valore garanzia personale e reale metodo semplificato Valore garanzia reale metodo integrale Attività di rischio per cassa Garanzie rilasciate ed impegni ad erogare fondi Contratti derivati e operazioni con regolamento a lungo termine Operazioni SFT TOTALI (Dati espressi in migliaia di euro) 47

48 48

49 Sezione 8 - Rischio di controparte Il rischio di controparte è rappresentato dalla possibilità che la controparte di una transazione avente ad oggetto determinati strumenti finanziari (derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa - over the counter; operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli e merci e concessioni o assunzioni di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini - security financing transactions; operazioni con regolamento a lungo termine - long settlement transactions) risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Per la banca, le operazioni che possono determinare rischi di controparte sono circoscrivibili a pronti contro termine attivi e passivi su titoli e merci. In sostanza, il rischio di controparte si configura come una particolare fattispecie del rischio di credito, che può generare perdite se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell insolvenza. La banca utilizza, per il calcolo del valore delle esposizioni a rischio, il metodo semplificato. Ai fini della misurazione dei relativi assorbimenti patrimoniali, i valori delle esposizioni della banca vengono classificati nei portafogli regolamentari nell ambito della metodologia standardizzata del rischio di credito. La scelta delle controparti e l operatività in titoli è in capo all amministratore delegato sulla base delle linee guida del Regolamento della finanza. TIPOL. DI TRANSAZIONI RISCHIO DI CONTROPARTE (al 31 dicembre 2014) (in migl. di euro) FAIR VALUE LORDO POS. RIDUZ. PER COMPENS. FAIR VALUE NETTO POS. GARANZIE REALI FAIR VALUE NETTO EAD (MET. STANDARD) OPERAZIONI STF 914,54 914,54 913,71 914,54 914,54 913,71 49

50 Sezione 9 - Rischio operativo Il rischio operativo è il rischio di subire perdite derivanti dall inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane, sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tali tipologie le seguenti fattispecie: Frodi; Errori umani; Interruzioni operatività; Indisponibilità dei sistemi; Inadeguata esecuzione dei processi; Inadempienze contrattuali; Catastrofi naturali; Nel rischi operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e re - putazionali. La banca, azienda con articolazioni organizzative e di processo relativamente complesse e con un utilizzo massivo di sistemi informativi a supporto delle attività produttive, risulta esposta al rischio operativo, alla cui misurazione è tenuta per ragioni regolamentari. L organo amministrativo ha deliberato di adottare il metodo base per fronteggiare questo tipo di rischio, procedendo alla sua determinazione mediante l applicazione del coefficiente regolamentare del 15% alla media dei margini di intermediazione registrati negli ultimi tre esercizi. 50

51 Sezione 10 - Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione Le operazioni in titoli poste in essere nel corso del 2014 sono state realizzate sostanzialmente per impiegare eccedenze di liquidità. Le poche transazioni effettuate hanno riguardato prevalentemente acquisti e vendite di titoli di Stato e di obbligazioni di primari emittenti. I titoli esistenti in portafoglio alla data del 31 dicembre 2014 sono stati classificati nella categoria: Attività disponibili per la vendita. Gli strumenti finanziari sono valutati al fair value secondo i seguenti criteri di rilevazione: al conto economico sono stati scritturati gli interessi, calcolati con il metodo del tasso di interesse effettivo, che tiene conto dell ammortamento dei costi di transazione e delle differenze tra costi di acquisizione e valori di rimborso; al patrimonio netto, in una specifica riserva da valutazione, sono stati imputati i proventi e gli oneri, al netto degli effetti di natura fiscale, che derivano dalle variazioni di valutazione al fair value fra un esercizio e l altro. In caso di possesso di titoli il cui fair value è di difficile determinazione, gli stessi vengono valutati al costo. All atto di cancellazioni dal bilancio (ad esempio, in caso di realizzo dell attività) o di rilevazione di perdite durature di valore, le quote di riserva di patrimonio netto precedentemente costituite vengono imputate al conto economico. Con riferimento alle esposizioni in strumenti di capitale inclusi nel portafoglio della banca, si riportano le seguenti informazioni: 51

52 valori di bilancio (col. a) e fair value (valori di mercato) (col. b); utili e perdite complessivamente realizzati nel periodo di riferimento, a seguito di cessioni e di liquidazioni (col. c 1 ); plus/minusvalenze totali non realizzate (registrate nello stato patrimoniale) (col. d 2 ); totali delle plus/minusvalenze di cui sopra inclusi nel patrimonio di base ovvero in quello supplementare (col. e 2 ). In seguito alla cessione di attività finanziarie avvenuta nel corso del 2014, la Banca ha contabilizzato profitti su vendite per 59 mila euro. 52

53 Utili (Perdite) da cessione/riacquisto: composizione 53

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