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1 Alma Mater Studiorum Università di Bologna Facoltà di Scienze della Formazione Corso di studio Formatore (Promozione e sviluppo risorse umane) LA DIFFERENZA DI GENERE. DIRITTI, INTERCULTURALITÀ, PEDAGOGIA ATTIVA E ANIMAZIONE SOCIO-EDUCATIVA Prova finale in: Pedagogia Interculturale Relatore Prof. Antonio Genovese Presentata da Federica Taddia Correlatore Prof.ssa Nadia Bonora III Sessione Anno accademico: 2003/2004

2 Indice Introduzione 5 Capitolo Primo I diritti delle donne nel mondo Universalità dei diritti - I diritti delle donne 16 Dichiarazione Universale dei diritti dell uomo e Convenzione sulla eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna 2 - Donne e società - Lavoro, famiglia, forme di violenza e difesa e i conflitti armati I diritti delle donne - Italia, Messico, Australia, India e Sudafrica 37 Capitolo Secondo Pedagogia della differenza e animazione socio-educativa, come problematica e proposta per affrontare le discriminazioni di genere Pedagogia della differenza - La situazione delle donne Sistemi educativi ed esclusione di genere - India, Sudafrica, Messico, Australia e Italia Animazione socio-educativa - Una proposta per affrontare le disparità di genere 101 Capitolo Terzo Il genere femminile fra interculturalità, pedagogia attiva e animazione Le migrazioni al femminile e il punto di vista interculturale I luoghi dell educazione come incontro-contatto e superamento delle discriminazioni I contributi pedagogici e l animazione socio-educativa 148 Capitolo Quarto Una ricerca sul campo Interviste, esperienze e percorsi didattici Interventi ed esperienze di educazione con e per le donne 167 India, Messico America Latina, Africa Sudafrica, Australia,

3 Italia Una esperienza personale 2 Interviste Percorsi ed interventi cooperativi e didattici 209 Tecniche, stili e strategie della animazione Conclusioni 218 Bibliografia e sitografia 229 Allegati - Allegato N Convenzione sulla eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna - Allegato N Schema dell intervista - Allegato N Documenti in inglese ricavati da Eric (Educational Resources), Banca dati bibliografica statunitense sull educazione. Raising gender issue in formal and non-formal settings; (L introduzione dei temi di genere in ambienti formali e non formali) Gender equity, citizenship education and inclusive curriculum: Another case of add women stir?; (Uguaglianza di genere, educazione alla cittadinanza e curricolo inclusivo. Un altro caso di aggiungi le donne e mescola ) Women in Vocational Education and Training A National Strategy; (Le donne nella Educazione e nella Formazione Professionale Una Strategia Nazionale) The influence of John Dewey on curriculum development in South Africa; (L influenza di John Dewey sullo sviluppo del curricolo in Sudafrica) Pubblicazione sulla educazione non formale delle donne in America Latina, risultato del seminario tenutosi in Colombia su Innovazione, genere e pedagogia in America Latina, UNESCO Istituto per l educazione Fondazione Tedesca per lo sviluppo internazionale: Chapter 1 Reflection on the gender Perspective in experiences of non-formal education with women; (Riflessioni sulla prospettiva di genere in esperienze di educazione non-formale con le donne) Chapter 2 Gender and Innovation; (Genere e innovazione) Chapter 4 The education dimension in Projects with women; (La Dimensione Educativa nei Progetti con Donne) Chapter 5 Everyday violence and women s education in Latin America. (Violenza quotidiana ed educazione delle donne in America Latina)

4 La mia tesi di laurea dal titolo La differenza di genere. Diritti, interculturalità, pedagogia attiva e animazione socio educativa, è suddivisa in quattro capitoli. I primi due, più teorici, affrontano la situazione delle donne in Italia, India, Messico, Australia e Sudafrica in termini di diritti, lavoro, famiglia, educazione e istruzione. Al loro interno vi è un analisi più approfondita sul tema dell animazione socio educativa e della pedagogia attiva come possibili proposte per affrontare le discriminazioni di genere, culturali e somatiche. Il terzo capitolo rivolge l attenzione alle migrazioni al femminile in termini di emancipazione e tradizione e all approccio interculturale all educazione come confronto e conoscenza delle motivazioni che conducono le donne, a lasciare il proprio paese, dei valori di cui sono portatrici, delle tensioni e delle emozioni che le accompagnano. Il quarto ed ultimo capitolo, più sperimentale, è caratterizzato dalla descrizione dell esperienze di educazione non formale per le donne nei diversi paesi presi in esame; dalle interviste a donne immigrate a cui ho insegnato Animazione socio educativa in corsi per Operatori sociali, e da alcuni esempi di percorsi cooperativi e didattici sperimentati durante le lezioni. In molte parti del mondo le donne sono soggette ad ingiustizie e discriminazioni che le privano del sostegno necessario a condurre una vita dignitosa. Ogni cultura del mondo è potenzialmente intrisa di forme di violenza sulle donne e questa violenza è invisibile perché è considerata normale in quanto ha basi solide e di lunga data. La ricerca che ho intrapreso sui diritti delle donne e sulle differenze sociali che l essere donna comporta, mi ha portato a concentrare l attenzione sulla situazione di alcuni paesi quali l Italia, l India, il Messico, l Australia e il Sudafrica. Lo studio si è poi spostato verso l analisi dell applicazione, in queste Nazioni, della Convenzione sulla eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne. Tale Convenzione stabilisce che gli Stati che vi hanno aderito, debbano provvedere ad eliminare i pregiudizi e le pratiche consuetudinarie, basate sulla convinzione della superiorità degli uomini rispetto alle donne. Gli Stati si impegnano a prendere ogni misura adeguata per garantire l uguaglianza in ambito pubblico e privato, a garantire l accesso all istruzione, al lavoro, a ricoprire ruoli decisionali e di prestigio, tanto quanto gli uomini, a combattere la prostituzione e la tratta. La Convenzione sottolinea inoltre che le discriminazioni potranno essere eliminate solo se gli stereotipi e pregiudizi, legati al genere femminile, saranno modificati, trasformati e superati. Molti paesi di fatto hanno sottoscritto la Convenzione dimostrando una certa sensibilità per altri si è invece trattato di una azione diplomatica dettata dalla preoccupazione per il giudizio della comunità mondiale nel caso non l avessero fatto, anziché una sincera convinzione. Nei paesi oggetto della mia tesi il Protocollo Opzionale della Convenzione è stato in alcuni ratificato e in altri non è stato firmato. Il protocollo è una sorta di regolamento di attuazione della Convenzione che nel momento in cui si ratifica, cioè si accetta di esserne vincolati, consente alle donne di ricorrere al comitato della Convenzione denunciando situazioni di discriminazione qualora non si siano risolte dopo aver cercato di farlo attraverso tutte le vie legali, permettendo di portare alla luce le discriminazioni, condurre indagini, raccomandare ma non può imporre sanzioni. In India, Australia, Sudafrica il Protocollo opzionale non è stato firmato, mentre in Italia e in Messico è stato ratificato. La situazione che di fatto si presenta in questi paesi è caratterizzata da numerose ingiustizie e violazioni dei diritti nei confronti delle donne, indipendentemente dalla firma o no della Convenzione. Le forme di violazione e discriminazione sono differenti ma di fatto in ogni caso presenti. La condizione peggiora ulteriormente quando la discriminazione legata al genere, si associa a quella dell appartenenza culturale e somatica, soprattutto negli ultimi anni in seguito all aumento delle migrazioni al femminile. Il quadro che deriva da tale situazione è sempre e comunque quello di difficoltà e sacrificio che si fa tanto più grande, quanto più si è lontani dalla propria cultura. A tale proposito la visione interculturale viene interpellata per riflettere sugli atteggiamenti e i possibili passi che le culture e le persone dovrebbero intraprendere, in modo particolare in ambito scolastico. Si devono favorire

5 incontri e contatti che aiutino a liberarsi da condizionamenti e facilitino la libera espressione della propria diversità, per arricchirsi reciprocamente nell incontro e sperimentare nuove modalità di apertura e condivisione. I contributi pedagogici da parte di alcuni autori come Freire, Rogers e Dewey, ispiratori della animazione socio-educativa, sono ripresi per sottolineare e riflettere con più attenzione sugli stili e le metodologie attive, terapeutiche e cooperative che pongono al centro del processo formativo l educando/a e che, se messe in pratica, possono aiutare a superare le discriminazioni non solo di genere ma anche nei confronti delle diverse culture. A partire dagli anni sessanta, quando le donne hanno cominciato a riflettere sulla loro condizione di subordinazione, è avvenuto un altro importante cambiamento in ambito pedagogico con la nascita all animazione socio-educativa. In entrambi i casi l attenzione si è concentrata sugli aspetti di libertà, di riscatto, di potere agli oppressi e di potenzialità individuali, al di là del genere o del colore della pelle. Importanti personaggi come Paulo Freire o Augusto Boal scesero in strada in mezzo alla gente e aiutarono, attraverso l alfabetizzazione, molte persone, uomini e donne, a liberare la loro parola e a riscattarsi da situazioni di degrado, utilizzando il teatro o lezioni di strada prendendo tutto ciò che si sentiva nei vicoli e nei quartieri poveri, dando dignità alle persone, agli studenti così come questi erano, ma soprattutto si ritrovarono a pensare partendo dalla pratica e non al contrario, perché come affermava Freire: Chi ha fame, ha fretta. Il metodo migliore era partire dal punto da cui la gente partiva ed educare diveniva così un atto collettivo che cominciava dal soggetto. Autori come Carl Rogers e John Dewey erano mossi dalla stessa intenzione: conferire un ruolo attivo, volontario e cosciente alla persona che apprende, che cambia mentre apprende, lasciando esprimerne le potenzialità, sostenendola ed aiutandola a promuoverne il processo di crescita, distaccandosi dai consuetudinari modi di fare educazione, perché la scuola deve essere un processo di vita e non una preparazione al vivere futuro, l educazione deve aiutare a promuovere lo sviluppo, in un clima di considerazione positiva e non coercitivo, in cui ci si aiuta reciprocamente, al fine di liberare le potenzialità di ognuno. Sulla spinta di questi impulsi l animazione socio-educativa ha iniziato a portare avanti un lavoro finalizzato a promuovere una evasione dai consuetudinari modi di fare educazione, attenta alle differenti esigenze dei discenti, proiettata a far fuoriuscire le potenzialità di ognuno, recuperando le risorse latenti, represse o rimosse, secondo il proprio stile e con un approccio maieutico. L animazione lavora per conferire empowerment agli individui così come molti programmi di educazione non formale per le donne. Conferire empowerment significa offrire una chiara percezione del proprio potenziale e una maggiore fiducia in sé, acquisire autonomia, consapevolezza del proprio valore, utili a cambiare le strutture ideologiche. Promuovere questo vuol dire anche ridurre la povertà in maniera sostenibile, vuol dire far riconoscere alle donne il carattere adattivo di molte preferenze e iniziare un cammino di crescita. L animazione aiuta a lottare gli emarginati a non accettare la perdita della dignità e della cultura di cui sono portatori e le donne a prendere coscienza delle potenzialità che possiedono, ma che ancora non conoscono; aiuta a pensare al di fuori dei condizionamenti e delle coercizioni, per poter trasformare la negativa situazione attuale, modificando i processi di comunicazione e di conseguenza quelli della propria cultura e del proprio ambiente. Solo così si potrà arrivare ad una distribuzione sempre maggiore della facoltà di parola e alla riduzione delle disparità. L analisi di alcuni progetti di educazione non formale, finalizzati al superamento delle discriminazioni di genere, in India, Sudafrica, Messico, Australia condotti da alcune Organizzazioni non governative, la mia personale esperienza di insegnamento a giovani donne immigrate e le interviste a loro sottoposte hanno evidenziato numerosi punti in comune. Ho sottolineato come molti programmi educativi abbiano dei buoni risultati e le donne che vi partecipano riescano, attraverso il gruppo, a trovare una nuova carica e motivazione ad andare avanti, per migliorare la propria situazione, facendo leva anche sul racconto e la condivisione di esperienze.

6 Tali programmi riconoscono le conoscenze implicite delle donne e cercano di renderle esplicite, di ampliarle affinché diventino utili nella vita quotidiana. In essi avviene una rielaborazione più accettabile della propria quotidianità, le si aiuta a capire le cause dei pregiudizi e degli stereotipi che le accompagnano, a trovare nuove modalità di rapportarsi, perché si sentano accolte e guidate nel trovare il coraggio a lasciarsi andare, scoprendo che questo nuovo modo di sentirsi, conferisce forza e sicurezza, aumentando la considerazione nei propri confronti. Le donne riconoscono così che questo modo di vivere e di prestare attenzione alle diversità di ognuno, recuperandole, comprendendole, conoscendole e sviluppandole aiuta a favorire incontri e contatti attenti e più utili, le aiuta a trovare nuove modalità di rapportarsi, non solo nella loro vita quotidiana, ma anche in quella lavorativa, soprattutto, come emerso dalla mie interviste, se lavorano con persone che necessitano della stessa attenzione (anziani, bambini, handicap) e anche nella gestione dei rapporti con i colleghi. Il clima che si viene a creare durante i momenti di formazione, è accogliente e non giudicante, un ambiente in cui le idee non vengono criticate, ma sono accolte in una atmosfera di fiducia e solidarietà. Lo svolgimento delle lezioni avviene quindi secondo un approccio interculturale all educazione, ovvero, attento a promuovere la realizzazione di ognuno, la dignità e il diritto a manifestarsi con la propria modalità, con la possibilità di essere un agente attivo nel cambiamento collettivo, traendone forza e benessere. A tale proposito le interviste sottoposte ad alcune donne a cui ho insegnato, hanno evidenziato come l approccio interculturale all educazione, sia stato apprezzato e abbia colpito l attenzione della quasi totalità delle intervistate. Una domanda, in modo particolare, ha dato la possibilità di esternarlo: I concetti e le tecniche di animazione apprese durante il modulo, pensa le siano state utili e, le saranno utili, per la sua crescita personale e professionale?. Quanto scaturito dalle risposte riflette molto bene i concetti affrontati fino ad ora che, da una parte, le hanno aiutate a rinforzarsi e ad accrescere l autostima, grazie anche a giochi di ruolo e di simulazione sperimentati assieme, e, dall altra, ad allacciare una positiva relazione con persone che, come loro, sono spesso emarginate dalla società: gli anziani. Purtroppo ho anche sottolineato come, per converso, molti di questi programmi non siano realizzati, molte bambine non abbiano la possibilità di andare a scuola e che le donne, nel momento in cui partecipano ad alcuni di questi interventi trasformativi ed emancipativi, si ritrovino a dover fronteggiare problemi di gestione familiare (come accaduto ad alcune delle mie intervistate), dove gli uomini non vogliono che le loro donne diventino meglio di loro, più istruite e più forti. Questo cambiamento ha anche causato nell uomo una perdita di identità che ha prodotto gravi conflitti all interno delle famiglie e dei rapporti coniugali, traducendosi in un aumento della violenza domestica. Oltre agli aspetti appena citati le donne immigrate incontrano, nel paese di accoglienza, una serie di problematiche che vanno dal non riconoscimento del titolo di studio conseguito nel proprio paese di provenienza, al doversi adattare a posti di lavoro mal pagati, a rischio di espulsione dal mercato del lavoro e inserite in esso senza reali possibilità di scelta autonoma e consapevole; sono soggette a discriminazioni a causa della loro provenienza, oppure possono essere o venire escluse dal mercato del lavoro per motivi familiari e sociali, dove da una parte i mariti vogliono che rimangano in casa, a continuare ad occuparsi dei figli e delle faccende, oppure, per le precarie condizioni economiche del marito, devono lavorare sostenendo comunque la cosiddetta doppia giornata lavorativa. Nel caso le donne non lavorino, devono inventarsi un nuovo ruolo all interno della famiglia, caratterizzato da elaborazioni del proprio sistema di origine e l interazione con quello nuovo. Tutto questo pone diverse problemi di gestione dei rapporti in ed extra famigliari, portandole spesso a scelte sofferte e mal giudicate all interno e all esterno di questa. La percezione negativa nei confronti dell educazione delle donne e delle ragazze spesso scoraggia le stesse dal continuare la loro educazione o dall intraprendere ulteriori percorsi educativi. Tuttavia questo non deve scoraggiare dal proporre e far conoscere percorsi alternativi utili a promuovere la realizzazione di ognuno, la dignità e il diritto a manifestarsi con la propria modalità, conferendo la possibilità di divenire agenti attive del cambiamento collettivo, traendo quella forza e benessere utili a pretendere di essere contate e di contare quanto esseri umani, aventi diritto alla

7 libertà e all uguaglianza ed avere accesso a tutti i diritti sanciti da Dichiarazioni, Trattati e Convenzioni.

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