ATEX. Corso di Formazione. Modulo 3. Patrocinio. Docenza: Gonzato Ing. Stefano
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1 Corso di Formazione ATEX Modulo 3 Docenza: Gonzato Ing. Stefano Patrocinio Collegio dei Periti Industriali e Periti Industriali Laureati della Provincia di Vicenza
2 Associazione dei Periti Industriali della Provincia di Vicenza Vicenza, 12 GIUGNO 2013 CORSO ATEX Stefano Gonzato ARPA VENETO
3 ZONA PRESENZA ATMOSFERA ESPLOSIVA CLASS. ATEX Zona 0 Zona 1 Zona 2 Zona 20 Zona 21 Zona 22 GAS CONTINUA, MOLTO FREQUENTE O PER LUNGHI PERIODI PROBABILE DURANTE IL NORMALE FUNZIONAMENTO PRESENTE SOLO IN CASO DI ANOMALIA POLVERI CONTINUA, MOLTO FREQUENTE O PER LUNGHI PERIODI PROBABILE DURANTE IL NORMALE FUNZIONAMENTO PRESENTE SOLO IN CASO DI ANOMALIA 1G 2G 3G 1D 2D 3D
4 Apparecchi elettrici e NON elettrici di categoria 1, Apparecchi elettrici e Motori a combustione interna di categoria 2: -Certificato di Esame CE del Tipo Apparecchi NON elettrici di categoria 2: -Deposito del Fascicolo Tecnico presso un ON Apparecchi elettrici e NON elettrici di categoria 3: -Controllo interno di fabbricazione In alternativa al Certificato di Esame CE del Tipo, gli apparecchi elettrici e NON elettrici di categoria 1, gli apparecchi elettrici e i motori a combustione interna di categoria 2 possono essere oggetto di un Certificato di Verifica di un Unico Prodotto (singoli o a lotti). Gli apparecchi NON elettrici di categoria 2 e tutti i tipi di apparecchi di categoria 3 possono essere oggetto di un Certificato di Esame del tipo (volontario).
5 DIRETTIVA EUROPEA 1999/92/CE Luoghi con presenza di polveri combustibili (EN o ) DIRETTIVA EUROPEA 1999/92/CE Luoghi con presenza di gas, vapori o nebbie (EN ) Zona Presenza di atmosfera esplosiva Zona Presenza di atmosfera esplosiva 20 Continua, molto frequente o per lunghi periodi 0 Continua, molto frequente o per lunghi periodi 21 Probabile durante il normale funzionamento 1 Probabile durante il normale funzionamento 22 Possibile solo in caso di anomalia 2 Possibile solo in caso di anomalia
6 Archi Scintille Temperatura superficiale
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8 GAS Metodo Contenimento Prevenzione Segregazione Modo di protezione Ex d Ex e Ex i Exn Ex p Ex m Ex o Ex q
9 L esplosione viene contenuta all interno di apposite custodie che non permettono la sua propagazione all esterno
10 Viene aumentata l affidabilità dei componenti elettrici che nel modo normale di utilizzo non possono scintillare, né raggiungere temperature superficiali pericolose
11 Vengono separate fisicamente parti elettriche in tensione o superfici calde dalla miscela esplosiva, in modo da non permettere mai il contatto con la fonte di innesco
12 EN Principio di base È il modo di protezione nel quale è consentito che un atmosfera esplosiva venga a contatto con un componente elettrico. Quest ultimo deve però essere racchiuso in una custodia costruita in modo da resistere alla pressione interna sviluppata da una eventuale esplosione, e da impedire il propagarsi della stessa all esterno.
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14 CUSTODIE a PROVA di ESPLOSIONE d. Applicazioni tipiche Interruttori, unità di comando e controllo, motori, trasformatori, corpi illuminanti ed in genere tutte le apparecchiature che in funzionamento normale danno luogo ad archi, scintille o temperature pericolose
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18 si no CONTIENE SORGENTE DI EMISSIONE? si Gas II C? no Pressacavo con anello di tenuta si Zona 1 no si VOLUME SUPERIORE A 2 dm 3 no Pressacavo barriera
19 Caratteristiche principali Le caratteristiche principali sono il peso e la robustezza costruttiva che è di per se garanzia di affidabilità nel tempo. La possibilità di utilizzare particolari materie plastiche (solo per custodie con volume inferiore a 3 dm³) ha permesso di ridurre notevolmente il peso di talune apparecchiature con modo di protezione d.
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21 Applicazioni tipiche Custodie con morsettiere, elettromagneti e bobine, alcuni tipi di motori elettrici e di corpi illuminanti, TA, TV, strumenti di misura non a bobina mobile, batterie di accumulatori e riscaldatori elettrici a resistenza.
22 Caratteristiche principali La caratteristica principale è l insieme dei particolari requisiti costruttivi che rendono queste apparecchiature non scintillanti anche in determinate condizioni di funzionamento anomalo. La tensione nominale massima consentita è 11 kv.
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27 Principio di base È il modo di protezione nel quale la penetrazione dell atmosfera esplosiva all interno della costruzione elettrica viene impedita mantenendo in sovrapressione il volume interno alla custodia con un gas di protezione (aria o gas inerte). E possibile proteggere con la pressurizzazione anche custodie di apparecchiature che possono avere emissioni interne di sostanze infiammabili. Sono previsti tre livelli di pressurizzazione: px riduce il volume interno da zona 1 a zona non pericolosa, py riduce il volume interno da zona 1 a zona 2, pz riduce il volume interno da zona 2 a zona non pericolosa.
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29 Principio di base Il sistema e gli apparecchi in zona pericolosa sono costituiti da circuiti intrinsecamente sicuri. Un circuito o una parte di circuito sono intrinsecamente sicuri se in nessun caso, nelle condizioni di prova previste dalla Norma (che includono il funzionamento normale e specificate condizioni di guasto), possono generare scintille o temperature superficiali tali da innescare l atmosfera esplosiva circostante. Applicazioni tipiche Strumentazione di misura, controllo e regolazione di parametri di processo, quali pressione, temperatura, livello portata, posizione, ecc. Elementi di comando e segnalazione, sia ottica che acustica.
30 SISTEMA A SICUREZZA INTRINSECA Area sicura Area pericolosa Aparechiatura Asociata Cavo Aparechiatura asicureza U o I o P o C o L o L o /R o l c R c C c L c L c /R c U i I i P i C i L i L i /R i
31 ANALISI DI UN SISTEMA A SICUREZZA INTRINSECA DOVRANNO ESSERE SODDISFATTE LE SEGUENTI CONDIZIONI: U o <= U i I o <= I i P o <= P i C i + C ct <= C o L i + L ct <= L o L c /R c <= L o /R o
32 Caratteristiche principali La caratteristica principale, oltre all alto grado di sicurezza, è rappresentata dalla possibilità di effettuare interventi di manutenzione o controllo con i circuiti sotto tensione. E un modo di protezione limitato a circuiti di bassissima potenza. Sono previsti tre livelli di protezione di apparecchiature e sistemi ( ia, ib e ic ), che differiscono per il diverso livello di sicurezza che devono garantire.
33 Apparecchiature e Componenti Semplici a) Componenti passivi (contatti, scatole di derivazione, elementi resistivi, semplici dispositivi a semiconduttori) b) Elementi in grado di accumulare energia, di costruzione semplice (condensatori, induttori): i parametri C ed L devono essere ben definiti e devono essere considerati nei calcoli del Sistema Ex i c) Sorgenti che generano energia (termocoppie, celle foto-voltaiche): non devono essere superati i seguenti limiti: 1,5 V; 100 ma; 25 mw -Devono soddisfare i requisiti della norma EN , ma non necessitano certificazione né marcatura specifica (devono essere contrassegnati in modo da indicare che fanno parte di un Sistema Ex i) -Per taluni tipi di apparecchiature semplici deve essere determinata la classe di temperatura - Devono SEMPRE essere protette da Apparecchiature Associate
34 Caratteristiche principali Permette di realizzare costruzioni elettriche idonee ad utilizzo in ZONA 0, senza i limiti energetici tipici della sicurezza intrinseca, utilizzando anche due modi di protezione normalizzati per zona 1, sovrapposti (in serie), in modo da rendere molto improbabile un innesco di atmosfera (ad es. morsetti Ex e in custodia Ex d). E prevista anche la separazione tra le parti elettriche e la zona 0 per mezzo di opportuni setti. EN
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38 APPLICAZIONI: Apparecchiature illuminanti Quadri elettrici Unità di comando Controllo e segnalazione In Zona 2 è una alternativa ai modi di protezione Ex d, Ex e, usati in Zona 1 Non prevede la protezione in caso di guasti
39 Apparecchiature non scintillanti Ex na Apparecchiature scintillanti Contatti protetti Ex nc Respirazione limitata Ex nr Limitazione di energia Ex nl Pressurizzazione semplificata Ex np
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41 MODI di PROTEZIONE Custodie a tenuta di polvere td Pressurizzazione pd Sicurezza intrinseca id Incapsulamento in resina md
42 Protezione contro l accensione della POLVERE td Principio di base Le apparecchiature elettriche sono racchiuse in custodie costruite in modo da prevenire la penetrazione di polvere all interno, limitando le temperature superficiali entro limiti compatibili con le temperature di accensione delle polveri (nubi e strati). Sono previste due tipologie di protezione: pratica A (IP secondo EN 60529) e pratica B (dimensionamento dei giunti). Applicazioni tipiche Interruttori, unità di comando e controllo, motori, trasformatori, corpi illuminanti ed in genere tutte le apparecchiature che in funzionamento normale possono causare l innesco di una nube o l accensione di uno strato di polvere combustibile (ad es. a causa di archi, scintille o temperature pericolose).
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44 PRINCIPIO DI BASE Il sistema SI e gli apparecchi sono costruiti intrinsecamente sicuri nel senso che in nessun caso, nelle condizioni di prova, possono generare scintille o temperature pericolose tali da innescare una nube di polvere o l accensione di uno strato di polvere di spessore specificato La norma EN è basata sulla norma delle costruzioni elettriche SI per la presenza di gas (EN ) Il livello di energia per il quale le costruzioni ExiD devono essere progettate e provate equivale alle sostanze del gruppo di gas IIB
45 Conosciute anche con il termine Barriere (di sicurezza). Non tutti i circuiti sono intrinsecamente sicuri, ma solo la parte prevista per essere collegata ai circuiti Ex id in zona pericolosa. Devono essere installate in zona sicura, o protette con altro modo di protezione (es. Ex td[iad]). Devono essere certificate, e possono essere connesse ad Apparecchiature a sicurezza intrinseca e ad Apparecchiature e Componenti semplici Apparecchiature Associate [Ex id] I Parametri di sicurezza sono riportati sul certificato e in targa, con i seguenti codici. Uo: massima tensione a circuito aperto Io: massima corrente di corto-circuito Po: massima potenza trasferibile Co: massima capacità esterna collegabile Lo: massima induttanza collegabile
46 Tutti i circuiti sono a sicurezza intrinseca. Devono essere certificate e devono essere protette da idonee Apparecchiature Associate. Esempi di apparecchiature a sicurezza intrinseca: Trasmettitori di pressione, livello, temperatura, portata, posizione, ecc. Sensori di prossimità induttivi (proximity) Convertitori I/P Elettrovalvole
47 Ga Sicurezza intrinseca ia incapsulamneto Due modi indipendenti di protezione ognuno dei quali ha un EPL Gb Gb Prova esplosione d Sicurezza aumentata Sicurezza intrinseca incapsulamento Immersione in olio presurizzazione Gc Sicurezza intrinseca ic incapsulamneto Sicurezza aumentata ma e ib mb o p mc N (na,nr,nl,nc)
48 Da Sicurezza intrinseca id incapsulamento md Protezione mediante custodie td Db Protezione mediante custodie td Sicurezza intrinseca id incapsulamento md pressurizzazione pd Dc Protezione mediante custodie td Sicurezza intrinseca id incapsulamento md pressurizzazione pd
49 ZONA PRESENZA ATMOSFERA ESPLOSIVA CLASS. ATEX CLASS. EPL GAS Zona 0 CONTINUA, MOLTO FREQUENTE O PER LUNGHI PERIODI 1G Ga Zona 1 PROBABILE DURANTE IL NORMALE FUNZIONAMENTO 2G Gb Zona 2 PRESENTE SOLO IN CASO DI ANOMALIA 3G Gc POLVERI Zona 20 CONTINUA, MOLTO FREQUENTE O PER LUNGHI PERIODI 1D Da Zona 21 PROBABILE DURANTE IL NORMALE FUNZIONAMENTO 2D Db Zona 22 PRESENTE SOLO IN CASO DI ANOMALIA 3D Dc
50 Dlgs 81/08 all. XLIX (Dlgs 233/03) suddivisione in zone Adeguamento entro 30/06/2003 Impianti esistenti e classificati secondo la CEI 64-2 la quale non prevedeva la suddivisione in zone
51 La CEI 64-2 prevedeva un IP minimo pari a: 1. IP44 polveri non combustibili 2. IP55 polveri conduttrici La CEI EN ( ) prevedeva un IP minimo pari a: 1. IP 5X polveri non combustibili (zone 22) 2. IP 6X polveri conduttrici (zone 20,21,22)
52 Guida CEI 31-93: Per le zone 22 è ritenuto accettabile un IP44 per polveri non conduttrici e un IP55 per le polveri combustibili purchè sia previsto un piano di verifica interno alle apparecchiature al fine di accertare l assenza di polvere tale piano integra quello delle verifiche previsto dalla norma CEI EN
53 RIFERIMENTI LEGISLATIVI D.P.R. 22/10/2001, n. 462, capi III e IV. Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi.
54 RIFERIMENTI LEGISLATIVI D.Lgs. 12/06/2003 n. 233, art. 2. Attuazione della direttiva 1999/92/CE relativa alle prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive. D.Lgs. 9/04/2008 n.81
55 DEFINIZIONI VERIFICA L insieme dell analisi della documentazione tecnica (parte integrante del documento sulla protezione contro le esplosioni ) e dell esame dell impianto.
56 DEFINIZIONI OMOLOGAZIONE Prima verifica sulla conformità dell impianto alla normativa vigente, con la quale l impianto acquista un valore legale che di per se non avrebbe.
57 D.P.R. 462/01 DENUNCIA Entro trenta giorni dalla messa in esercizio dell impianto, il datore di lavoro deve inviare la dichiarazione di conformità all ASL o all ARPA (in Veneto all ARPAV ) territorialmente competenti. N.B. le considerazioni successive si riferiscono all attuazione nella Regione Veneto.
58 D.P.R. 462/01 OMOLOGAZIONE L impianto viene omologato dall ARPAV, che esegue la prima verifica sulla conformità alla normativa vigente.
59 D.P.R. 462/01 VERIFICA PERIODICA Deve essere richiesta dal datore di lavoro all ARPAV o agli organismi individuati dal Ministero delle Attività Produttive. L impianto deve essere verificato ogni due anni.
60 D.Lgs. 81/08 art 296 OMOLOGAZIONE E VERIFICA PERIODICA Devono essere sottoposte alle verifiche di cui ai capi III e IV del D.P.R. 462/01, tutte le installazioni elettriche nelle aree classificate come zone 0, 1, 20, 21.
61 CEI 0-14 (guida all'applicazione del DPR 462/01) LA SOLA PRESENZA DI ZONE 2-22 NON IMPLICA L'OBBLIGO DI OMOLOGAZIONE/VERIFICA DELL'IMPIANTO NELLA VERIFICA/OMOLOGAZIONE DI IMPIANTI ELETTRICI IN ZONA LA STESSA SARA' ESTESA ANCHE ALLE ZONE 2-22 (CEI 0-14 art.2.2.3)
62 D.Lgs. 233/03 (81/08) ABROGAZIONI IMPORTANTI La tabella A (voci da 1 a 50) e la tabella B del D.M. 22 dicembre Rientrano nel campo di applicazione del D.P.R. 462/01, anche gli impianti installati nei luoghi non contemplati nelle tabelle suddette.
63 Definizione di luogo con pericolo di espolsione Luoghi nei quali è presente una miscela esplosiva (miscela con l'aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri) la cui esistenza è stata riscontrata dal datore di lavoro a seguito della valutazione del rischio effettuata secondo il Dlgs 81/08. Di tutti questi luoghi quelli che contengono aree classificate come zone 0 ed 1 e 20 e 21 sono anche soggette a denuncia ai sensi del DPR 462/01. Le tab. A e B del DM 22/12/58 sono state abrogate con l'esclusione della voce 51 della tab. A (esplosivi)
64 VERIFICHE DEGLI IMPIANTI PREESISTENTI AL D.Lgs. 233/03 Si possono individuare i seguenti casi: Impianti elettrici preesistenti non compresi nelle tabelle A e B del D.M. 22/12/1958. Impianti elettrici preesistenti compresi nelle tabelle A e B del D.M. 22/12/1958.
65 IMPIANTI PREESISTENTI non compresi nelle tabelle A e B Correttamente mai denunciati e mai verificati Va elaborato il documento sulla protezione contro le esplosioni, gli impianti vanno adeguati alle prescrizioni minime di cui all allegato L del D.Lgs. 81/08, denunciati e fatti omologare dall ARPAV
66 IMPIANTI PREESISTENTI compresi nelle tabelle A e B Mai denunciati e mai verificati Va elaborato il documento sulla protezione contro le esplosioni, gli impianti vanno eventualmente adeguati alle prescrizioni minime di cui all allegato L al D.Lgs. 81/08, denunciati e fatti omologare dall ARPAV
67 IMPIANTI PREESISTENTI compresi nelle tabelle A e B Denunciati e mai verificati nel biennio successivo alla messa in esercizio Va elaborato il documento di protezione contro le esplosioni, gli impianti vanno eventualmente adeguati alle prescrizioni minime di cui all allegato XV-ter al D.Lgs. 81/08 e fatti verificare dall ARPAV o da un organismo individuato dal Ministero delle Attività Produttive (indicazioni M.A.P.)
68 IMPIANTI PREESISTENTI compresi nelle tabelle A e B Denunciati e verificati ma con verifica scaduta Va elaborato il documento di protezione contro le esplosioni, gli impianti vanno eventualmente adeguati alle prescrizioni minime di cui all allegato L del D.Lgs. 81/08 e fatti verificare dall ARPAV o da un organismo individuato dal Ministero delle Attività Produttive
69 ATTENZIONE!!!!!! IL DATORE DI LAVORO È TENUTO COMUNQUE AD EFFETTUARE REGOLARI MANUTENZIONI DELL IMPIANTO (D.P.R. 462/01, art. 6, comma 1) E LA SORVEGLIANZA CONTINUA DA PARTE DI PERSONALE ESPERTO (norma CEI EN , punto 4.5)
70 VERIFICA ANALISI DELLA DOCUMENTAZIONE TECNICA La documentazione deve contenere almeno: 1. Relazione tecnica sulla classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione, redatta secondo le norme CEI che preveda almeno: le caratteristiche chimico fisiche delle sostanze da cui dipende il pericolo; l identificazione dei luoghi pericolosi e le relative sorgenti di emissione, specificandone il grado e l ubicazione.
71 VERIFICA ANALISI DELLA DOCUMENTAZIONE TECNICA, e quando necessario, sezioni con l indica- zione dell estensione e del tipo della zona pericolosa, nonché i criteri di scelta dei componenti elettrici. Le misure di sicurezza adottate contro l accu mulo delle cariche elettrostatiche Documento descrittivo ( CEI 31-79) per i sistemi a sicurezza intrinseca con l analisi dei parametri elettrici tensione, corrente, potenza, capacità ed induttanza.
72 VERIFICA ANALISI DELLA DOCUMENTAZIONE TECNICA 5. Documentazione prevista dalla Legge 37/08 : - dichiarazione di conformità - progetto dell impianto secondo la norma CEI elenco delle costruzioni Ex con l indicazione del gruppo e della classe di temperatura (i certificati di conformità delle costruzioni Ex / CE ATEX devono essere disponibili presso l utente).
73 VERIFICA ESAME DELL IMPIANTO Consiste in un attento controllo dei componenti dell impianto, della loro rispondenza al tipo scelto dal progettista e della loro corretta installazione, in modo da consentire l emanazione di un parere affidabile da parte del verificatore.
74 VERIFICA ESAME DELL IMPIANTO Può essere condotto osservando a vista i componenti, e se necessario, con l aggiunta di un parziale smontaggio degli stessi e talora con l esecuzione di misure elettriche.
75 VERIFICA ESAME DELL IMPIANTO La scelta del metodo viene fatta, ad esempio, in funzione: - dello stato di conservazione - delle condizioni ambientali - della gravità dell uso - della qualità della documentazione esibita. Vicenza, 14 <Novembre 2008
76 VERIFICA PREPOSTO La verifica dell impianto deve essere eseguita solo con la collaborazione di un preposto e cioè di una persona responsabile, esperta delle caratteristiche dell impianto, degli ambienti di lavoro e delle precauzioni da mettere in atto nell esecuzione della verifica. La persona si identifica con il personale esperto di cui al punto 3.8 della norma CEI EN
77 VERIFICA DOCUMENTAZIONE INTEGRATIVA All atto della verifica periodica, il verificatore può procedere all esame della documentazione inerente la manutenzione eseguita presso l impianto, di cui al punto della norma CEI EN
78 VERIFICA CONSIDERAZIONI GENERALI Le ispezioni possono essere a campione o totali. La verifica per campionatura dell impianto è consigliabile solo quando sono installate costruzioni elettriche simili, in grande quantità, e quando si è notata una corretta ed affidabile conduzione dell impianto.
79 VERIFICA CONSIDERAZIONI GENERALI Per gli impianti a sicurezza intrinseca occorre predisporre il documento descrittivo ( CEI 31-79) al fine di verificare la compatibilità tra i parametri elettrici delle costruzioni associate, dei cavi di collegamento e delle costruzioni a sicurezza intrinseca connesse.
80 VERIFICA NON CONFORMITÀ RILEVATE COMUNEMENTE Documentazione tecnica incompleta. Dichiarazioni di conformità rilasciate ai sensi della D.M. 37/08, mancanti della data e/o della sottoscrizione che l impianto è stato controllato ai fini della sicurezza. Mancata corrispondenza tra il tipo di apparecchiatura scelta dal progettista e quella installata in campo.
81 VERIFICA NON CONFORMITÀ RILEVATE COMUNEMENTE Mancata resinatura dei raccordi di bloccaggio normalmente previsti negli impianti con componenti Ex-d. Mancanza della sigillatura tra apparecchiature contigue. Classe di temperatura e gruppo dell apparecchiatura non idonee al tipo di sostanza pericolosa.
82 VERIFICA NON CONFORMITÀ RILEVATE COMUNEMENTE Allentamento e/o mancanza di alcuni bulloni delle custodie elettriche Ex-d. Modifiche alle custodie elettriche non autorizzate dal costruttore. Utilizzo di custodie non conforme alle indicazioni riportate sui certificati.
83 VERIFICA NON CONFORMITÀ RILEVATE COMUNEMENTE Mancata separazione dei conduttori dei circuiti Ex-i da quelli dei circuiti non a sicurezza intrinseca. Aperture non idonee tra luoghi diversi. Mancata protezione delle costruzioni e delle condutture contro la corrosione e le vibrazioni.
84 VERIFICA NON CONFORMITÀ RILEVATE COMUNEMENTE Costruzioni elettriche in zona con grado di protezione inadeguato ( negli impianti costruiti secondo la norma CEI 64-2 era previsto un grado di protezione inferiore a quanto stabilito dalle norme successive per gli impianti installati in zona con pericolo di esplosione per la presenza dii polveri); Impiego non idoneo dei pressacavi a prova di esplosione ( custodie con volume > 2 dmc, o utilizzati in costruzioni IIC);
85 Non sono stati valutati i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive Non sono state attuate tutte le misure di sicurezza per prevenire i pericoli d'esplosione euro Non è stata predisposta la classificazione delle zone con pericolo d'esplosione euro I lavoratori esposti ai pericoli d'esplosione non sono hanno avuto una formazione specifica Arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da a euro Arresto da 3 a 6 mesi oppure ammenda da a Arresto da 3 a 6 mesi oppure ammenda da a Arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da a euro
86 SANZIONI Impianto elettrico non idoneo per il tipo di zona pericolosa D. Lgs. 81/08: Arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2500 a 6400 ( art. 289, comma 2, lett. a)
87 SANZIONI MANCATA DENUNCIA E VERIFICA DEGLI IMPIANTI ELETTRICI D. Lgs. 81/08: Arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2500 a ( art. 296)
88 SANZIONI MANCANZA DI CLASSIFICAZIONE DELLE AREE PERICOLOSE E/O UTILIZZO DI ATTREZZATURE NON CONFORMI AI REQUISITI DELL ALLEGATO L D. Lgs. 81/08: Arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2500 a (art. 293, comma 1-2)
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Verifica di adeguatezza delle attrezzature (apparecchi e impianti) presenti all interno delle aree con pericolo di esplosione
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