Le zecche. 1. Descrizione della specie. Hyalomma, Rhipicephalus, Dermacentor, Haemaphysalis.

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1 Le zecche 1. Descrizione della specie Le zecche sono animali invertebrati con il corpo protetto da rivestimento rigido (esoscheletro) e con zampe articolate (artropodi). Sono ectoparassiti (vivono cioè sulla superficie esterna del corpo dell ospite) e si nutrono di sangue. Appartenenti alla classe degli aracnidi (zecche, acari, ragni e scorpioni) e all ordine degli acari (zecche dure e molli-, alcuni acari e alcune pulci). Le zecche sono caratterizzate da dimensioni maggiori rispetto agli altri acari (da qualche mm a 1 cm). Hanno peritemi (aperture respiratorie in corrispondenza delle quali sboccano trachee) a livello del IV paio di zampe; l ipostoma (struttura specializzata per l ancoraggio all ospite, localizzata ventralmente alla cavità boccale) è caratterizzato da denti retroflessi; scarsità o assenza di peli. Delle varie famiglie di zecche, che comprendono oltre 870 specie, due hanno importanza per l Italia: Ixodidae ed Argasidae (Manilla, 1998). A differenza delle Argasidae, le Ixodidae sono caratterizzate dalla presenza, in tutti gli stadi di sviluppo, di uno scudo dorsale chitinoso e del rostro sempre visibile dorsalmente. FAMIGLIA IXODIDAE: Sono le zecche dure, provviste di scudo dorsale chitinoso che nel maschio copre tutto il dorso mentre nella femmina è presente solo anteriormente. Il rostro (parte anteriore mobile del corpo in cui è presente l apparato boccale) è sporgente e ben visibile dorsalmente. La parte posteriore del corpo della femmina è costituito da tessuto elastico che permette al parassita di ingerire quantità di sangue di gran lunga superiore al proprio peso corporeo. In Italia sono presenti sei generi di Ixodidae: Ixodes, Boophilus, Hyalomma, Rhipicephalus, Dermacentor, Haemaphysalis. - GENERE IXODES: unico genere degli Ixodidi ad avere il solco anale aperto posteriormente. Assenza di occhi (formazioni rotondeggianti traslucide in prossimità del margine antero-laterale dello scudo dorsale) e festoni (piccole aree rettangolari che contornano il margine posteriore del corpo al di sotto dello scudo). I palpi (appendici dell apparato boccale) sono lunghi. È presente un dimorfismo sessuale

2 pronunciato: nel maschio sulla faccia ventrale si osservano sette scudi chitinosi, uno pregenitale, anteriormente all apertura genitale; uno genito-anale, tra l apertura genitale e quella anale, uno anale, che circonda l ano; due adanali e due epimeralilaterali, che circondano le anche e i peritemi. - GENERE BOOPHILUS: si osserva assenza di solco anale; presenza di occhi ma non di festoni; palpi corti. Nel maschio si osservano due scudi adanali e un paio accessori. - GENERE HYALOMMA: gli occhi sono ben evidenti; possono essere presenti undici festoni; i palpi sono lunghi. Il maschio presenta centralmente un paio di scudi adanali triangolari. - GENERE DERMACENTOR: presenza sia di occhi che di festoni; i palpi sono corti; lo scudo dorsale è caratterizzato da tipiche macchie bianche. Nel maschio le anche del IV paio di zampe sono molto più grandi delle altre. - GENERE HAEMAPHYSALIS: assenza di occhi ma festoni solitamente presenti; trocanteri (II articolo delle zampe) del I paio muniti di una spina dorsale rivolta all indietro. FAMIGLIA ARGASIDAE: Sono le zecche molli, prive di scudo chitinoso dorsale e con il rostro visibile centralmente negli stadi ninfali e adulti; i pulvilli ( cuscinetti ambulacrali posti all estremità delle zampe) sono presenti solo allo stadio larvale. I peritemi sono molto piccoli e posti tra il III e il IV paio di zampe. L apertura genitale del maschio è semirenale, quella della femmina è a forma di fessura e più larga del rostro. Si contano 190 specie di Argasidi di cui sette presenti in Italia. In Italia sono presenti due generi Argas e Ornithodoros ai quali appartengono rispettivamente le specie Argas reflexus e Ornithodoros coniceps (acari ectoparassiti temporanei dei colombi). - GENERE ARGAS: esemplari caratterizzati dall assenza di occhio; il corpo e appiattito e limitato da bordo ben evidente. La faccia dorsale è ben separata da quella ventrale, anche quando la femmina è nutrita di sangue. Il bordo è appiattito, striato o con ornamenti quadrangolari. Tegumento non mammellonato, con solchi sottili separati da fessure. - GENERE ORNITHODOROS: esemplari talvolta muniti di occhi; il corpo non presenta separazione tra la faccia dorsale e quella ventrale. Il tegumento è

3 mammellonato, con sporgenze emisferiche. Il rostro è circondato da un camerostoma (fossetta che accoglie il rostro) con bordi spessi. Lateralmente al camerostoma si possono spesso osservare due espansioni chitinose, fisse o mobili, dette guance. 2. Biologia ed ecologia delle zecche Il ciclo biologico delle zecche dure (Ixodidae) è caratterizzato da metamorfosi incompleta e, dopo la schiusa delle uova, da tre stadi di sviluppo separati da mute (larva, ninfa, adulto). La metamorfosi da uno stadio a quello successivo richiede sempre un pasto di sangue, si parla infatti di parassitismo obbligato: l assunzione di sangue precede le mute, l ovodeposizione, la spermatogenesi (ad eccezione dei maschi che non si nutrono in quanto la spermatogenesi è già completa allo stadio ninfale). La nutrizione delle larve, delle ninfe e dei maschi avviene senza interruzioni; la nutrizione delle femmine adulte invece avviene in due fasi: una iniziale, molto lenta, con modico aumento di peso e della durata di alcuni giorni; una finale, rapida, che porta alla loro completa replezione. Durante la prima fase di suzione, il sangue assunto viene usato per produrre un feromone necessario ad attrarre il maschio. Il sangue assunto durante la seconda fase, invece, viene utilizzato per produrre le uova. La riproduzione è sessuata e può avvenire sia sull ospite che nell ambiente esterno. Il maschio pone la propria superficie ventrale a contatto con quella della femmina e vi si fissa mediante il rostro; dopo aver dilatato l apertura genitale della femmina mediante i cheliceri e l ipostoma, vi aderisce una spermatofora prelevata dal suo poro genitale. Dopo questa fase il maschio muore, mentre la femmina è così fecondata. La femmina di Ixodidae, una volta compiuto il pasto di sangue ed essere stata fecondata, trascorre un periodo di pre-ovodeposizione passato il quale depone nel terreno un numero variabile di uova a seconda della specie (da 600 a uova), dopo di che muore. Le uova si presentano in ammassi ricoperti da una sostanza particolare, prodotta dall organo di Genè, che ne impedisce l essicamento; sono ovali e di colore che varia dal giallo chiaro al marrone. Dopo circa giorni dall ovodeposizione, emerge una larva esapode (3 paia di zampe), priva di peritemi, di apertura genitale e di aree porose (due depressioni simmetriche, pressoché circolari, che si trovano sulla faccia dorsale della base del rostro). La larva

4 attende sui fili d erba il passaggio di un potenziale ospite sul quale poi si attacca e compie il pasto di sangue per mutare in ninfa. La ninfa ha dimensioni maggiori rispetto alla larva (1.5-2 mm) ed è ottopode (ha 4 paia di zampe). È provvista di peritemi, è priva di apertura genitale ed aree porose, le spine delle anche (I articolo delle zampe) o del rostro (parte anteriore mobile del corpo in cui è presente l apparato boccale) sono più evidenti che nella larva, ma meno che nell adulto. Anche la ninfa necessita di un pasto di sangue sull ospite per trasformarsi in individuo adulto. L esemplare adulto presenta un evidente dimorfismo sessuale: il maschio ha lo scudo dorsale completo, la superficie ventrale con scudi chitinosi o con anche del IV paio di zampe molto sviluppate ed aree porose assenti. La femmina invece ha la superficie dorsale ricoperta dallo scudo solo anteriormente e ha aree porose alla base del rostro. Figura 1 Ciclo biologico delle zecche dure

5 A differenza delle zecche dure, le zecche molli (Argasidae) di giorno si nascondono nelle vicinanze dell ospite e di notte si nutrono su di esso. Il pasto di sangue è molto rapido e abbondante, dopo di che la zecca torna a nascondersi. Sono acari che prediligono le zone calde. Delle zone temperate sono gli Argasidi che parassitano polli e piccioni e occasionalmente l uomo, invadendo talvolta le abitazioni. Il ciclo biologico si svolge attraverso quattro fasi: uovo, larva esapode, prima ninfa, seconda ninfa, adulto. Il dimorfismo sessuale è poco evidente. La femmina dopo l ovodeposizione non muore ma è pronta a compiere un altro pasto di sangue. Il potenziale riproduttivo delle zecche molli non è molto elevato (depongono uova per volta) ma è rapido il ciclo biologico che può completarsi, in condizioni ottimali, in circa 40 giorni. La durata del ciclo biologico ogico varia in relazione a diversi fattori: NUMERO DI OSPITI UTILIZZATI REPERIBILITA OSPITI CONDIZIONI AMBIENTALI In caso del mancato reperimento degli ospiti o se le condizioni climatiche non sono favorevoli, le zecche possono temporaneamente adottare uno stato di quiescenza, conseguente all arresto dei processi metabolici, detto diapausa, che prolunga la durata dei cicli rendendoli variabili. Più del 90% della loro vita si svolge nell ambiente esterno, periodo in cui la zecca rimane in balia degli agenti ambientali, inattiva e con bassi livelli di metabolismo. Seguono brevi periodi di rapido sviluppo durante i quali si verifica il pasto. Tali variazioni mettono a dura prova tutte le strutture, esterne e interne, della zecca. Nelle situazioni estreme le zecche hanno sviluppato specifiche strategie di sopravvivenza nell ambiente esterno mediante l economia delle riserve nutritive, ma soprattutto mantenendo efficacemente un minimo contenuto d acqua corporea. Per tutti gli artropodi terrestri che hanno un grande rapporto superficie/volume, il bilancio idrico corporeo è critico. Da un punto di vista fisiologico esso viene mantenuto grazie ad uno strato superficiale di lipidi che minimizza l evaporazione, mentre la respirazione viene controllata mediante una serie di valvole o strutture specializzate atte a limitare la perdita di molecole d acqua. L escrezione di sostanza azotate di rifiuto avviene in una forma che recupera l acqua (acido urico o guanina) e con riassorbimento dalle feci ad opera del retto.

6 La suscettibilità alla disidratazione e alle altre condizioni abiotiche esterne dipende da: stadio, sesso, età, condizioni fisiologiche. Per le zecche la principale riserva d acqua è l emolinfa; invece le più comuni risorse derivano dall acqua contenuta nel cibo, dall assorbimento di vapore acqueo contenuto nell aria insatura e da processi metabolici. Le zecche a tre ospiti o polifasiche (es. Ixodes ricinus) utilizzano individui diversi per cibarsi ad ogni stadio (Manilla, 1998). La ricerca dell ospite avviene secondo due modalità a seconda che la zecca sia endofila o esofila: nel primo caso la zecca compie tutto il ciclo in ambienti chiusi come tane, grotte o nidi; le zecche esofile invece compiono il loro ciclo in ambiente esterno. Le larva a carattere esofilo necessitano di ambienti caratterizzati da condizioni microclimatiche costanti, attendono l ospite (microroditore) sul terreno e sugli strati bassi della vegetazione, si cibano principalmente di notte ed attaccano l ospite durante il sonno. Le ninfe e gli adulti a carattere esofilo per raggiungere una determinata altezza dal suolo, si arrampicano su steli erbosi o cespugli dove si ancorano, protendendo i palpi ed il primo paio di zampe, in attesa di captare la presenza di ospiti attraverso la ricezione di segnali chimici o termici (usano l organo di Haller, posto sulle zampe, che rivela la presenza di anidride carbonica, ammoniaca, acido lattico, movimento). Una volta percepiti gli stimoli, le zecche si lasciano cadere dalla vegetazione e si aggrappano all ospite. Se le condizioni climatiche di temperatura e umidità sono favorevoli, queste zecche agiscono nelle ore diurne, la zecca si attacca all ospite con l apparato boccale e inizia a nutrirsi alternando momenti di suzione e rigurgito. L adulto di Ixodes ricinus, per esempio, si alimenta mediamente per 14 giorni, la ninfa per 7-8 giorni, la larva per 5-6 giorni. Sono necessari periodi così lunghi perché le Ixodidae non aspirano il sangue ma si ingorgano lentamente sfruttando la pressione sanguinea dell ospite compiendo un operazione di filtraggio del sangue, trattenendo la parte corpuscolata e rinviando all ospite la parte liquida. Con questo meccanismo le sostanze tossiche e i microrganismi passano dalla zecca all ospite e viceversa. 3. Distribuzione delle principali specie italiane Ixodes ricinus: specie maggiormente diffusa in Europa occidentale e in Italia dove è presente in tutte le regioni. Il suo habitat è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa e sottobosco, necessitando questa zecca di un microclima fresco e umido. Ixodes hexagonus: rispetto alla precedente è più rara nell Italia meridionale. Vive in ambienti ipogei (grotte e tane) e occasionalmente può attaccare l uomo.

7 Boophilus calcaratus: presente in Lazio, Toscana, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna. È parassita dei bovini. Hyalomma marginatum: segnalata in quasi tutte le regioni italiane ad eccezione della Valle d Aosta e del Friuli Venezia Giulia. Specie altamente prolifica, parassita di bovini ed equini. Nelle regioni a clima mite è presente sull ospite anche per tutto l anno. Rhipicephalus sanguineus: cosmopolita, strettamente associata ai cani domestici. Assente nelle zone forestali; si distingue per la sua endofilia. Rhipicephalus bursa: rispetto alla precedente, non è presente in Piemonte, Valle d Aosta e Friuli Venezia Giulia ed è specie esofila. È parassita di ovini, bovini, equini. Rhipicephalus turanicus: rispetto a Rh. Sanguineus (con la quale viene spesso confusa) è più selvatica e si trova in primavera anziché in estate. In Italia è stata segnalata in Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia. Dermacentor marginatus: presente in quasi tutte le regioni italiane. Vive in pascoli con scarsa copertura vegetazionale di media ed alta montagna, fino a m slm. I suoi ospiti di elezione sono bovini ed equini. Haemaphysalis puntata: zecca pressoché ubiquitaria, tipica di aree boschive, parassita di uccelli e di mammiferi di piccola e media taglia. Haemaphysalis sulcata: segnalata in Abruzzo, Molise, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana. Vive anche in zone povere di ospiti e di vegetazione; parassita di bovini, equini, uccelli e rettili. Haemaphysalis otophila: segnalata in Abruzzo, Molise, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Toscana, Umbria. Specie altamente resistente al digiuno (fino a 8 mesi) tanto da superare senza troppe difficoltà l inverno. Parassita di ovini, bovini, equini, e occasionalmente anche dell uomo. Argas reflexus: presente in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Marche, Lazio, Puglia, Campania. Parassita degli uccelli, soprattutto piccioni; si rinviene quasi esclusivamente in aree urbane, periurbane e rurali. Può anche attaccare l uomo. Ornithodoros coniceps: presente in Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio, Puglia, Sicilia. Specie altamente associata ai piccioni e agli ambienti da essi frequentati (soffitte, case diroccate, piccionaie). Coabita spesso con Argas reflexus ma a differenza di quest ultima difficilmente attacca l uomo.

8 4. Importanza sanitaria Le zecche sono vettori di diverse malattie dell uomo e degli animali, in quanto, durante il pasto, possono trasmettere diversi agenti infettivi quali batteri e virus. C è una malattia subdola, diffusa dalle zecche, che provoca vari disturbi alla pelle, alle articolazioni e al sistema nervoso. Si chiama Malattia di Lyme, il cui termine deriva dal nome di un piccolo centro del Connecticut, chiamato OldLyme dove, nel 1975, si sono verificati numerosi casi di artrite di sospetta origine infettiva che hanno interessato la maggior parte della popolazione, sia adulti che bambini. In realtà la malattia è stata descritta da oltre 100 anni anche nella letteratura Europea. In Italia il primo caso di Malattia di Lyme risale al la Malattia di Lyme è un infezione causata da un batterio appartenente alla famiglia delle Spirochete, la Borrelia burgodorferi, isolato, nel 1982, da Burgdorfer, un biologo di Hamilton (montana) dall intestino di una zecca del genere Ixodes dommini (oggi Ixodes scapularis). Questo germe ha come serbatoio naturale (organismo in cui vive e si riproduce) il topolino dei boschi, ma in minor misura anche altri roditori e occasionalmente ungulati, lepri e volpi. Le zecche non si infettano al contatto con la Borrelia, ovvero non sviluppano la malattia, ma trasportano i germi prelevati assieme al sangue dagli animali morsicati e li inoculano, in occasione di un nuovo pasto, agli ospiti del cui sangue si nutrono. Si comportano cioè solo come vettori delle borrelie e conseguentemente della malattia che esse inducono negli organismi sensibili capaci di sviluppare la malattia una volta a contatto con il germe patogeno. Questa malattia è un antropozoonosi, colpisce infatti sia l uomo che i mammiferi domestici. I vettori del Morbo di Lyme in Europa sono le zecche dure, nello specifico la specie Ixodes ricinus (Fig. 2). Figura 2 Ixodes ricinus

9 Si possono distinguere tre stadi della malattia: 1 stadio: l infezione resta localizzata nella regione della cute punta, dove si sviluppa un eritema migrante ovvero un arrossamento che diffonde dal centro alla periferia allargandosi anche di parecchi cm. L eritema si manifesta dopo qualche giorno dalla puntura e, a volte, anche dopo alcune settimane (fino a 40 giorni di distanza dalla puntura). A volte l arrossamento può essere accompagnato da prurito o da malessere, stanchezza e difficoltà di concentrazione. Nel giro di qualche settimana l eritema regredisce spontaneamente anche senza cure ma questo non significa che la malattia sia scomparsa. 2 stadio: se la Borrelia non viene debellata dalla terapia antibiotica durante il 1 stadio, essa può diffondersi attraverso il sangue o la circolazione linfatica a qualsiasi parte dell organismo. Colpisce soprattutto la pelle, le articolazioni e il sistema nervoso coinvolgendo talora l occhio, il cuore e altri organi interni. In questo stadio ricompaiono gli arrossamenti cutanei, meno estesi ma in più localizzazioni. Se vengono colpite le articolazioni, compaiono dolori muscolari e articolari normalmente di breve durata che colpiscono principalmente il ginocchio. Se viene colpito il sistema nervoso, possono manifestarsi segni lievi quali: disturbi della memoria, cefalea, diminuzione della sensibilità in alcune zone; oppure segni subito gravi come meningite, paralisi del nervo facciale o di altri nervi anche motori. Meno frequentemente possono essere colpiti anche: il cuore (conseguenze: aritmie, miocarditi, pericarditi); il fegato (conseguenze: epatiti ricorrenti); l occhio (conseguenze: congiuntiviti e distacchi di retina); l apparato respiratorio (conseguenze: tosse secca); il sistema linfatico (conseguenze: tumefazioni delle linfoghiandole locali o generalizzate). Tutti questi sintomi ed effetti possono durare alcune settimane o mesi, poi tutto sembra affievolirsi. 3 stadio: dopo un periodo di relativo benessere che può durare anche più di un anno, la malattia si ripresenta in forma cronica. Fortunatamente ciò accade in un numero limitato di casi. La pelle, specialmente delle braccia e delle gambe, diventa atrofica (secca, depigmentata, senza peli); le articolazioni già colpite si gonfiano e diventano dolorose. Le lesioni del sistema nervoso appaiono invece meno importanti: cefalea lieve, turbe del sonno e dell umore, formicolii alle estremità.

10 Come riconoscere la malattia L eritema della fase iniziale è tipico ed è sufficiente alla diagnosi della malattia. Tuttavia nel 20% dei casi non compare. In questi casi, se sussiste il sospetto di essere stati contagiati, bisogna ricercare gli anticorpi nel sangue ed in altri liquidi biologici, la cui presenza, oltre a confermare il sospetto clinico, ci informa sullo stadio della malattia e successivamente sull avvenuta guarigione. Come si cura La terapia si basa sull uso di comuni antibiotici, che però vanno assunti nelle dosi, con le modalità e per il tempo richiesto dall infezione. Se la terapia comincia precocemente, alla scoperta dei primi sintomi, la guarigione è assicurata. Alcune precisazioni La Malattia di Lyme non è nuova, basti pensare che i sintomi erano noti già all inizio del secolo scorso. Non esistono vaccinazioni contro questa malattia. Non è contagiosa: non si trasmette per contatto diretto con l ammalato o tra esseri umani. Le zecche sono i principali vettori, ma anche i moscerini e le zanzare possono ospitare la Borrelia anche se le probabilità che possano trasmettere la malattia sono rare. La Malattia di Lyme interessa anche gli animali ma non quelli selvatici, mentre possono ammalarsi quelli domestici, compresi cavalli e bovini. Non c è nessun pericolo di contrarre la malattia mangiando un animale infetto perché la Borrelia è un germe molto fragile, muore rapidamente se non si trova in un animale vivo. In ogni caso la cottura è sufficiente ad ucciderla. La malattia è pericolosa in gravidanza perché passa dalla madre al feto. Se si viene morsi da una zecca e si osserva un arrossamento della pelle, non si tratta sempre di Malattia di Lyme, specie se l eritema compare subito dopo il morso. Potrebbe trattarsi di una semplice allergia. Tuttavia è sempre bene consultare il medico. La probabilità di sviluppare la malattia è più alta nelle zone endemiche e dipende anche dal tempo che la zecca rimane attaccata alla pelle. Più tempestivamente viene rimossa, tanto minori sono le possibilità di contagio. Le zecche sono responsabili anche della trasmissione di una malattia molto seria che colpisce il sistema nervoso: la Meningoencefalite da zecca (TBE, Tick-Borne Encephalitis).

11 Questa malattia fu identificata per la prima volta in Russia nel È diffusa in quasi tutta Europa, soprattutto nella federazione Russa in Austria, Germania, Estonia, Lituania e Svizzera, mentre si mostra raramente in Italia e Grecia. Il periodo di maggior rischio epidemico è quello compreso tra i mesi si aprile e agosto. Si manifesta maggiormente in individui adulti rispetto a quelli più giovani e nei bambini. L agente responsabile è un virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae del genere Flavivirus, con genoma a RNA a filamento singolo (Tick-Borne Encephalitis Virus, TBEV). Può essere trasmesso al genere umano dal morso di tutti gli stadi di sviluppo (larva, ninfa e adulto) della zecca del genere Ixodes. I serbatoi di questo virus possono essere marmotte, topi, pecore e capre. Il morso, grazie all effetto anestetizzante della saliva della zecca, risulta indolore. Dopo un periodo di incubazione di 7-14 giorni il soggetto infetto manifesta febbre accompagnata da cefalea, senso di stanchezza, nausea. Tali sintomi hanno durata variabile da 1 a 8 giorni. Dopo un periodo di relativo miglioramento (della durata di settimane), può ricomparire febbre molto elevata con cefalea, dolore alla schiena, perdita di sensibilità e paralisi agli arti, confusione mentale, disturbi respiratori e circolatori. Le manifestazioni più gravi rendono necessario il ricovero in ospedale e richiedono una lunga convalescenza. In taluni casi la malattia può avere conseguenze permanenti e invalidanti (paralisi e mialgia). L infezione può tuttavia rimanere anche priva di sintomi, può auto-limitarsi ai disturbi iniziali o presentarsi subito in modo aggressivo e grave. Come si cura Non esiste una terapia specifica per questa malattia ma si può prevenire attraverso la vaccinazione. Il vaccino, denominato TICOVAC, è di origine austriaca ed è stato creato nel Il ciclo vaccinale prevede la somministrazione di 3 dosi, per via intramuscolare, a intervalli periodici: dopo la prima iniezione, la seconda deve essere effettuata a distanza di 1-3 mesi e la terza a distanza di 9-12 mesi. Successivamente è inoltre necessario sottoporsi a richiamo (il primo dopo 3-5 anni e i successivi in base all età a ai fattori di rischio). Alcune precisazioni La malattia non è contagiosa, non si trasmette per contatto diretto con l ammalato o tra esseri umani. Prima di cominciare la profilassi è sempre opportuno acquisire il parere del medico.

12 5. Difendersi dalle zecche Le zecche non hanno nemici naturali e la possibilità di utilizzare mezzi chimici è attualmente molto limitata, ma si possono evitare con piccoli ed efficaci accorgimenti da usare prima, durante e dopo un immersione nel verde. Imparare ad evitare le zecche Prima di partire: usare un abbigliamento che copra il più possibile il corpo. Durante l escursione: camminare sempre al centro dei sentieri, evitando il contatto con l erba incolta, le foglie e i cespugli; evitare di sedersi direttamente sull erba. Al rientro a casa: spazzolare i vestiti ed ispezionarsi con cura, dalla testa ai piedi. Se nonostante le precauzioni si trova una zecca sulla pelle, bisogna rimuoverla subito evitando di cospargerla con sostanze oleose o irritanti e proteggendo le mani. Per asportarla correttamente è necessario utilizzare delle pinzette afferrando la zecca quanto più possibile vicino alla pelle, staccandola con una trazione lieve e decisa (Fig. 3). Figura 3 Rimozione di una zecca utilizzando pinzette Bisogna fare molta attenzione a non schiacciare il corpo della zecca. Dopo la rimozione è importante disinfettare la zona della pelle interessata evitando prodotti che colorano la pelle (come per esempio la tintura di iodio). Dopo la rimozione è utile annotare la data della rimozione e attendere un periodo di giorni per individuare la comparsa di eventuali segni d infezione.

13 Qualora si manifesti un arrossamento in corrispondenza del morso, o compaiono sintomi generali di tipo simil-influenzale (febbre, stanchezza e dolori muscolari) è necessario consultare il medico, segnalando di aver subito un morso di zecca.

14 Fonti bibliografiche Acari, Ixodida G. Manilla,1998 (Fauna d Italia 30). Edizione Calderoni Bologna, Italy. Guida alle malattie Parassitarie degli animali domestici Puccini, Occhio alle zecche. Conoscere è prevenire. A CURA DI Maurizio Ruscio, direttore del S.O.C. Laboratorio Analisi Cliniche e microbiologia dell Ospedale di san Daniele del Friuli. Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Schede guida su acari e insetti di interesse sanitario R. Romi, C. Khoury, F. Bigliocchi, M. Marchi. ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA (ITISAN 94/8)

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