Progetto Strategico Manutenzione del Territorio

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Progetto Strategico Manutenzione del Territorio"

Transcript

1 PRESIDENTE MERCEDES BRESSO ASSESSORATO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E DIFESA DEL SUOLO Progetto Strategico Manutenzione del Territorio Piano di Indirizzo della Manutenzione Ordinaria V.to Il Dirigente del Servizio Difesa del Suolo Dott. Donatella AIGOTTI Dott. Geol. Massimo CALAFIORE Aprile 2004

2 Sommario INTRODUZIONE...3 I PIANI DI MANUTENZIONE...7 STRUTTURA DEI PIANI DI MANUTENZIONE...7 CARTA DEGLI AMBITI CARATTERIZZATI DA CARENTE O ASSENTE MANUTENZIONE... 9 CARTA DEGLI INTERVENTI DI MANUTENZIONE DEL TERRITORIO...12 STAZIONI DI MONITORAGGIO...16 SOFTWARE PER L ATTIVITÀ DI MANUTENZIONE ORDINARIA DEL TERRITORIO...17 VALIDITÁ E AGGIORNAMENTO DEI PIANI DI MANUTENZIONE...19 VALIDITÀ DEI PIANI DI MANUTENZIONE...19 AGGIORNAMENTO DEI PIANI DI MANUTENZIONE...19 DEFINIZIONE DEGLI AMBITI GEOGRAFICI...20 PREMESSA...20 INQUADRAMENTO...21 METODOLOGIA DI STUDIO...23 GLI AMBITI GEOGRAFICI...25 COMUNITÀ MONTANA VAL PELLICE...25 COMUNITÀ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA...27 COMUNITÀ MONTANA PINEROLESE PEDEMONTANO...30 COMUNITÀ MONTANA VAL SANGONE...32 COMUNITÀ MONTANA BASSA VAL DI SUSA E VAL CENISCHIA...34 COMUNITÀ MONTANA ALTA VALLE DI SUSA...36 COMUNITÀ MONTANA VAL CERONDA E CASTERNONE...39 COMUNITÀ MONTANA VALLI DI LANZO...41 COMUNITÀ MONTANA ALTO CANAVESE...44 COMUNITÀ MONTANA VALLI ORCO E SOANA...46 COMUNITÀ MONTANA VALLE SACRA...49 COMUNITÀ MONTANA VAL CHIUSELLA...51 COMUNITÀ MONTANA DORA BALTEA CANAVESANA...53 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE...55 ASPETTI OPERATIVI...55 AVVIO DELLA FASE DI REDAZIONE DEI PMO...55 PROCEDURE AUTORIZZATIVE...56 ALTRE TIPOLOGIE D INTERVENTO...56 ANALISI DELLE VALENZE AMBIENTALI...58 GESTIONE DELLE COPERTURE BOSCHIVE...58 NUOVE OPERE...58 USO DEL MATERIALE VEGETALE RISULTANTE DALLA GESTIONE ORDINARIA DEL TERRITORIO...59 RICADUTA SOCIO-ECONOMICA DELLA MANUTENZIONE ORDINARIA DEL TERRITORIO...60 ALLEGATI ALLEGATO 1: ANALISI DEI FATTORI FISICI E TERRITORIALI INFLUENZANTI LO STATO MANUTENTIVO ALLEGATO 2: IL COSTO DELLA MANUTENZIONE ORDINARIA DEL TERRITORIO ALLEGATO 3: CAPITOLATO TECNICO PER LA PREDISPOSIZIONE DELLA COMPONENTE GEOGRAFICA DEI PIANI DI MANUTENZIONE 2

3 INTRODUZIONE Con il Piano di indirizzo, elaborato nell ambito del Progetto Strategico Manutenzione del Territorio, la Provincia di Torino ha predisposto uno strumento tecnico con le seguenti finalità: 1. fornire alle Comunità Montane uno strumento di consultazione utile alla pianificazione della manutenzione ordinaria dei territori montani; infatti l insieme degli argomenti trattati costituisce un quadro di riferimento tecnico ai fini della predisposizione dei Piani di manutenzione ordinaria; il Piano fornisce anche i risultati dell analisi degli elementi fisici di base del territorio montano della Provincia di Torino (assetto geomorfologico, idrologico e vegetazionale, presenza antropica e di sorgenti) al fine di agevolare le scelte operative delle Comunità Montane nella fase di avvio del processo della gestione ordinaria del territorio; 2. proporre una metodologia comune a tutti i soggetti che sono e saranno interessati dalla manutenzione ordinaria del territorio, quindi non solo le Comunità Montane e la Provincia, ma anche il Corpo Forestale dello Stato, l Autorità di Bacino del Fiume Po, la Regione, i Comuni interessati, il mondo cooperativo, le figure professionali, le associazioni di categoria e gli operatori locali; 3. indicare uno standard di qualità di riferimento ai fini della stesura di Piani di Manutenzione Ordinaria. Quanto presentato nelle pagine successive è il risultato di un processo istituzionale, amministrativo e tecnico, avviato dalla Provincia a partire dal 2001: la 1 Conferenza sulla Manutenzione del Territorio, promossa dal Comitato di consultazione dell Autorità di Bacino del Fiume Po e l Autorità di Bacino, in 3

4 collaborazione con la Regione Piemonte e la Provincia di Torino, tenutasi a Torino il 9 marzo 2001, in cui veniva sostanzialmente evidenziato come la Manutenzione ordinaria del territorio sia condizione essenziale della sicurezza delle popolazioni, della prevenzione del dissesto idrogeologico e del degrado del paesaggio, nonché del miglioramento della qualità ambientale delle regioni fluviali. Altro aspetto emerso è che non esiste una pianificazione preventiva della manutenzione ordinaria che coinvolge nella programmazione operativa le Province, le Comunità Montane ed i Comuni e che individua come soggetti gli operatori presenti sul territorio e gli agricoltori residenti nelle aree montane e rurali; l avvio da parte della Provincia di Torino del Progetto Strategico Manutenzione del territorio (D.G.P /2001 del ), scaturito dalle risultanze della 1 Conferenza sulla Manutenzione del Territorio che, attraverso un confronto diretto con le rappresentanze del Governo centrale, delle Regioni, delle Autonomie Locali, di Enti e organi tecnici, delle Associazioni imprenditoriali, agricole e industriali, sindacali, agricole e ambientaliste interessate, ha definito proposte, modalità e soggetti di intervento, individuato le priorità e le condizioni di efficacia. Il Progetto Strategico della Provincia di Torino ha quindi fissato le modalità di programmazione realizzazione e gestione dell attività di manutenzione ordinaria del territorio; la redazione da parte del Servizio Difesa del Suolo della Provincia di Torino di indirizzi tecnici per la stesura dei Piani di Manutenzione Ordinaria; tali indirizzi sono stati predisposti sulla base delle esperienze acquisite nel corso della redazione di Piani pilota (Torrente Piova, Dora di Bardonecchia, Rio Corrente e Gerardo), tramite i quali si è messa a punto la metodologia di redazione di un Piano di Manutenzione Ordinaria (di seguito PMO); l attivazione del gruppo di lavoro manutenzione del territorio nell ambito del Comitato di Consultazione dell Autorità di Bacino del Fiume Po. Dal gruppo di lavoro, la cui attività si è conclusa il 30 giugno 2003, è scaturito, sulla scorta di specifici contributi messi a punto dalla Segreteria Tecnica della stessa Autorità 4

5 e dalla Provincia di Torino, un documento che intende fornire alle Istituzioni elementi utili ai fini della gestione ordinaria del territorio. l avvio nell ottobre 2003 di una fase interlocutoria con le Comunità Montane al fine di predisporre un Piano di Indirizzo della manutenzione ordinaria. In un successivo incontro (Febbraio 2004) sono stati esposti i primi risultati; successivamente (Marzo 2004) sono state apportate le prime modifiche richieste dalle Comunità Montane al Piano; la versione attuale (Aprile 2004) è stata redatta sulla base di ulteriori osservazioni effettuate nel corso della Consulta delle Comunità Montane del Marzo 2004 e di successive osservazioni pervenute in Provincia. Altro aspetto che si vuole evidenziare, e che riguarda il territorio della Provincia di Torino, è l esistenza dei contributi che le Comunità Montane riceveranno finalizzati alla manutenzione ordinaria secondo quanto stabilito dalla deliberazione dell'autorità d'ambito Torinese ATO 3 (ODG 3 1/2003) che ha in questo modo recepito le indicazioni della L. 36/94 (legge Galli) e della L. R. 13/97, secondo cui l'autorità d'ambito destina una quota della tariffa idrica, non inferiore al 3%, alle attività di difesa e tutela dell'assetto idrogeologico del territorio montano. Nello specifico il presente lavoro, redatto con la collaborazione della Cooperativa Corintea (Dott. Geol. Roberto GIANNINI, Dott. For. Margherita QUAGLIA, Dott. For. Raffaella ALBERY), oltre ad illustrare la struttura di un PMO e gli indirizzi tecnici per la redazione di un PMO, individua, all'interno delle Comunità Montane, i sottobacini di riferimento per la redazione dei singoli Piani. Inoltre sono effettuate alcune stime economiche di valore assolutamente indicativo, in assenza di esperienze consolidate in merito, sul costo dell attività di manutenzione ordinaria. Il Piano di indirizzo è rivolto principalmente alle Comunità Montane della Provincia di Torino, per le seguenti ragioni: gli Indirizzi Tecnici riguardanti le zone montane sono dettagliati; i piani pilota finora realizzati riguardano aree montane; l'accesso ai fondi della legge Galli è riservato alla montagna. 5

6 Il Piano, seppure in misura minore, è di riferimento anche per gli Enti presenti in pianura (Comuni, eventuali Patti Territoriali) perché l impianto metodologico per la redazione di PMO in zone montane e non montane è fondamentalmente lo stesso. 6

7 I PIANI DI MANUTENZIONE Struttura dei piani di manutenzione La struttura dei Piani di manutenzione ordinaria del territorio è stata elaborata sulla base dei seguenti presupposti: la manutenzione ordinaria del territorio non è un azione circoscritta e puntuale, cioè risolutiva di situazioni locali compromesse, ma è un attività complessa da pianificare e ripetere periodicamente nel tempo; l attività di manutenzione ordinaria del territorio è finalizzata a mantenere in efficienza corsi d acqua, versanti e opere esistenti; la manutenzione ordinaria del territorio, essendo un intervento preventivo ai fini della difesa del suolo, necessita di strumenti di programmazione e progettazione; uno strumento di pianificazione e gestione dell attività di manutenzione del territorio deve essere strutturato in modo da permettere l analisi di un unità di bacino idrografico oppure di un area significativa in termini di processi ed effetti geomorfologici, idraulici e forestali. elaborati: Il Piano di manutenzione ordinaria del territorio prevede la redazione dei seguenti Relazione generale (comprensiva di cartografia tematica relativa alle informazioni raccolte), contenente informazioni di carattere morfometrico, idrografico, geologico, geomorfologico, pedologico, vegetazionale e idrologico (tale elaborato includerà i dati ottenuti dall analisi di: Piano di Assetto Idrogeologico dell Autorità di Bacino del Fiume Po, Piano Forestale Territoriale, Banche dati regionali, Banche dati provinciali, Strumenti urbanistici e loro adeguamenti al PAI, Piani rurali, Piani generali di bonifica, Studi monografici, elaborati progettuali ed altro materiale disponibile). Inoltre, la Relazione generale riassume le criticità e le proposte di interventi 7

8 straordinari per la messa in sicurezza del territorio derivanti dai suddetti strumenti di pianificazione (indicazione descrittiva e cartografica). Relazione tecnica (comprensiva della seguente cartografia tematica: Carta degli ambiti caratterizzati da carente o assente manutenzione), contenente l analisi dei problemi di dissesto puntuale verificatisi nel tempo, la tipologia costruttiva delle opere utilizzate, materiale impiegato, efficienza e funzionalità nel tempo, l analisi delle opere esistenti e loro stato di funzionalità attuale e l analisi delle situazioni critiche per assenza di manutenzione. Relazione sulla manutenzione dell area esaminata (comprensiva della seguente cartografia tematica: Carta degli interventi di manutenzione del territorio) contenente il quadro degli interventi di manutenzione ordinaria necessari per l area esaminata (interventi migliorativi dello stato di fatto, interventi di mantenimento dell efficienza raggiunta con le sistemazioni esistenti), indicazione degli ambiti che risultano meritevoli di manutenzione per l effetto positivo che hanno sull equilibrio idrogeologico; cronoprogramma (priorità e ciclicità), quadro economico degli interventi vari; programma di monitoraggio di situazioni significative (tempi e modalità). Manuale schematico della manutenzione, contenente la rappresentazione in forma semplificata degli interventi di manutenzione: criteri e obiettivi (modalità di esecuzione ritenute più appropriate stante la situazione locale), localizzazione, tipologia, caratteristiche essenziali dei manufatti e delle opere, accesso alle aree, quantificazione della consistenza degli interventi sul territorio e quantificazione degli investimenti necessari partendo dai prezzi unitari elaborati sulla base di prezziari ufficiali. L applicazione degli indirizzi tecnici risulterebbe ottimale, considerato il grado di dettaglio richiesto dall analisi, per bacini dell ordine di 30 km 2. 8

9 Carta degli ambiti caratterizzati da carente o assente manutenzione La finalità della Carta degli ambiti caratterizzati da carente o assente manutenzione è l individuazione di porzioni di territorio, tratti d alveo e opere per cui è stata riscontrata una tendenza, per motivi naturali o antropici, alla riduzione della funzionalità ecologica ed idraulica. Tali ambiti dovranno essere distinti a seconda degli elementi e/o fenomeni che determinano il fabbisogno di manutenzione. Tale analisi è propedeutica alla redazione della cartografia indicata nel capitolo successivo. Per le criticità maggiori (aree soggette ad allagamenti, ad erosioni di una certa rilevanza, a sovralluvionamento, i restringimenti d alveo, i manufatti con capacità di deflusso nettamente inferiore rispetto a quella dell alveo, ecc.) si dovrà fare riferimento ai dati contenuti nella Relazione Generale. Di seguito si riporta la legenda di riferimento per la redazione della suddetta carta, proposta alla scala 1:

10 Carta degli ambiti caratterizzati da carente o assente manutenzione LEGENDA Ambito di studio Limite bacino idrografico Limite sottobacini idrografici Rete idrografica minore Rete idrografica principale Cause che predispongono ad una riduzione della funzionalità ecologica ed idraulica dei corsi d acqua A B Tratti d alveo soggetti all accumulo di rifiuti solidi che tendono ad ostacolare il deflusso regolare delle piene ricorrenti Tratti d alveo caratterizzati dalla crescita di vegetazione arbustiva ed arborea che tende ad ostacolare il deflusso regolare delle piene ricorrenti Tratti d alveo con tendenza all accumulo, localizzato e circoscritto di materiali litoidi in alveo, ostacolanti o parzializzanti il regolare deflusso, dovuto a fenomeni di debris flow (A) o per diminuzione di pendenza (B) Tratti d alveo a monte di attraversamenti con tendenza all accumulo di materiale vegetale (tronchi, rami, ecc ) e altro materiale (litoide, plastico, ecc ) in grado di ostruire la sezione di deflusso Tratti d alveo in corrispondenza di opere minori di attraversamento stradale (ponticelli, tombini, sifoni) e tratti di alveo canalizzati nei centri urbani con tendenza all accumulo di depositi litoidi o di altri materiali in grado di ostruire la sezione di deflusso Cause che predispongono ad una instabilità dei versanti Settori di versante in cui le reti di scolo e di drenaggio sono soggette nel tempo ad un peggioramento dei deflussi Opere di scolo e di drenaggio localizzate lungo il sistema viario minore (piste, sentieri, ecc ) soggette nel tempo ad un peggioramento dei deflussi Settori di versante con tendenza alla formazione di fessure di taglio in grado di facilitare l infiltrazione delle acque superficiali 10

11 Settori di versante con estese falde detritiche e settori di versante con tendenza all isolamento di massi pericolanti Settori di versante soggetto ad erosione areale Settori di versante soggetto a fenomeni gravitativi superficiali (soil-slip) Settori di versante in cui le coperture vegetazionali tendono a predisporre il versante all instabilità Cause che predispongono ad una riduzione della funzionalità delle opere di difesa idraulica Scarpate di argini e opere accessorie soggette alla crescita incontrollata di vegetazione infestante Tendenza al deterioramento di opere arginali (scoscendimenti, sommità, paramento) e dei manufatti connessi (chiaviche, scolmatori, botti a sifone, ecc ) Tendenza al deterioramento di opere di protezione spondale (scogliere in materiali sciolti, gabbionate, muri in calcestruzzo o in c.a.) per l esistenza di fenomeni di dissesto strutturale e/o al piede Tendenza al deterioramento di opere trasversali (briglie o soglie) per l esistenza di fenomeni di scalzamento, aggiramento, erosione Tendenza al deterioramento di opere di ingegneria naturalistica (per il bisogno costante di manutenzione della vegetazione, per la presenza di piccole erosioni superficiali) Cause che predispongono ad una riduzione della funzionalità delle opere di difesa idrogeologica Tendenza alla diminuzione dell efficacia delle reti di drenaggio Tendenza al deterioramento delle opere di sostegno di modeste dimensioni per la presenza di fenomeni di dissesto localizzato e circoscritto 11

12 Carta degli interventi di manutenzione del territorio La Carta degli interventi di manutenzione del territorio indica, sulla base delle risultanze della cartografia precedente, gli interventi di tipo manutentivo. Quanto indicato nella presente carta dovrà essere esplicitato nella Relazione sulla manutenzione dell area esaminata. Il collegamento tra la carta e la relazione è assicurato da un codice progressivo. Per quanto riguarda le stazioni di monitoraggio finalizzate al controllo periodico dello stato manutentivo si precisa che dovranno essere associate ad un codice progressivo. Di seguito si riporta la legenda di riferimento per la redazione della suddetta carta, proposta alla scala 1:

13 Carta degli interventi di manutenzione del territorio LEGENDA Ambito di studio Limite bacino idrografico Limite sottobacini idrografici Rete idrografica minore Rete idrografica principale Interventi in alveo AR Tratti d alveo da manutenere attraverso una periodica rimozione di rifiuti solidi in alveo AV Tratti d alveo da manutenere attraverso una periodica rimozione di vegetazione arbustiva ed arborea AL AP AT Interventi sui versanti VD Tratti d alveo da manutenere attraverso una periodica rimozione, localizzata e circoscritta, di materiali litoidi in alveo e relativa area di stoccaggio. Tratti d alveo da manutenere attraverso una periodica rimozione di materiale vegetale (tronchi, rami, ecc ) e altro materiale (litoide, plastico, ecc ) a monte degli attraversamenti Tratti d alveo da manutenere attraverso una periodica rimozione di depositi litoidi o di altri materiali in prossimità di opere minori di attraversamento stradale (ponticelli, tombini, sifoni) e di tratti d alveo canalizzati in attraversamento dei centri urbani Settori di versante in cui è necessaria una pulizia costante delle reti di scolo e di drenaggio superficiali e della rete irrigua collegata VV Pulizia costante delle reti di scolo e di drenaggio superficiali localizzate lungo il sistema viario minore (piste, sentieri, strade interpoderali) e ripristino della parte di sistema viario minore per l accesso alle reti di scolo e di drenaggio oggetto della manutenzione ordinaria 13

14 VF Ricucitura costante delle fessure di taglio in grado di facilitare l infiltrazione delle acque superficiali VM Disgaggio costante di massi pericolanti VG Gestione ordinaria delle coperture vegetazionali (erbacce/cotica erbosa, arboree/boschi e macchia) che predispongono il versante all instabilità, inclusi interventi fitosanitari con eventuali reimpianti a carico di soprassuoli boschivi colpiti da eventi biotici o abiotici la cui instabilità predispone il versante o le sponde a fenomeni di dissesto, incluso l eventuale parziale ripristino della viabilità minore che condiziona l accesso per la realizzazione degli interventi Interventi sulle opere di difesa idraulica OV Interventi manutentivi costanti sulla vegetazione (scarpate degli argini e delle opere accessorie) OA OS OT OI Interventi manutentivi costanti mirati al mantenimento dell efficienza di opere arginali (scoscendimenti, sommità, paramento) e di manufatti connessi (chiaviche, scolmatori, botti a sifone, ecc ) Interventi manutentivi costanti mirati al mantenimento dell efficienza di opere di protezione spondale (scogliere in materiali sciolti, gabbionate, muri in calcestruzzo o in c.a.) finalizzati alla mitigazione di fenomeni di dissesto strutturale e/o al piede Interventi manutentivi costanti mirati al mantenimento dell efficienza di opere trasversali (briglie o soglie) finalizzati alla mitigazione di fenomeni di scalzamento, aggiramento, erosione Interventi manutentivi costanti mirati al mantenimento dell efficienza di opere di ingegneria naturalistica (miglioramento dell assetto vegetazionale ed eliminazione di piccole erosioni superficiali) Interventi sulle opere di difesa idrogeologica DD Interventi manutentivi costanti mirati al mantenimento dell efficienza di reti di drenaggio DS Interventi manutentivi costanti mirati al mantenimento dell efficienza di opere di sostegno di modeste dimensioni finalizzati alla mitigazione di fenomeni di dissesto localizzato e circoscritto Stazioni di monitoraggio per le verifiche periodiche dello stato manutentivo 14

15 SS Stazione di monitoraggio finalizzata al controllo periodico di aree SP SA Stazione di monitoraggio finalizzata al controllo periodico di situazioni puntuali Stazione di monitoraggio finalizzata al controllo periodico di sezioni d alveo Altri interventi ed attività di controllo PC SG Opere di vario tipo (viarie, di difesa idrogeologica, di regimazione idraulica, ecc ) che al momento della redazione del Piano di manutenzione presentano segni di degrado strutturale. Le problematiche individuate saranno oggetto di future segnalazioni agli Enti competenti Interventi manutentivi costanti mirati alla pulizia della aree circostanti le acque superficiali e le sorgenti utilizzate a scopi idropotabili 15

16 Stazioni di monitoraggio Il Piano di manutenzione individua sul territorio stazioni di monitoraggio per le verifiche periodiche dello stato manutentivo. Le stazioni di monitoraggio hanno la funzione di rilevare periodicamente, in punti riconosciuti critici in termini manutentivi, l evoluzione nel tempo dello stato di fatto. Le stazioni di monitoraggio possono essere distinte in: stazioni di monitoraggio finalizzate al controllo periodico di aree; stazioni di monitoraggio finalizzate al controllo periodico di situazioni puntuali; stazioni di monitoraggio finalizzate al controllo periodico di sezioni d alveo. 16

17 Software per l attività di manutenzione ordinaria del territorio Attualmente è in fase di progettazione da parte della Provincia di Torino e del CSI - Piemonte un software cartografico e gestionale dell attività di manutenzione ordinaria del territorio. Una volta collaudato l applicativo sarà distribuito gratuitamente alle Comunità Montane della Provincia di Torino. La procedura informatica permetterà l acquisizione, previa validazione dei dati, dei Piani di manutenzione secondo l architettura di seguito illustrata. Montana: L applicativo garantirà le seguenti funzionalità per l utente della Comunità validazione della componente geografica dei PMO consegnata dai Professionisti alla Comunità Montana, sulla base di un Capitolato tecnico ; visualizzazione e consultazione delle informazioni geografiche ed alfanumeriche della componente geografica dei PMO relativi al territorio di competenza della Comunità Montana; gestione degli interventi mediante uno scadenziario, basato sul cronoprogramma definito dai PMO, in base alle priorità e alle periodicità assegnate agli interventi di manutenzione e alle attività di monitoraggio; controllo nel tempo dell avanzamento lavori, dell avanzamento economico ed amministrativo degli interventi di manutenzione e delle attività di monitoraggio della Comunità Montana; trasmissione dei PMO validati e degli aggiornamenti alla Provincia. L applicativo garantirà le seguenti funzionalità per l utente della Provincia: visualizzazione e consultazione delle informazioni geografiche ed alfanumeriche della componente geografica dei PMO di tutte le Comunità Montane della Provincia di Torino; visualizzazione e consultazione degli aggiornamenti della componente geografica che le Comunità Montane inviano periodicamente alla Provincia; 17

18 controllo nel tempo dell avanzamento lavori e delle attività di monitoraggio di tutte le Comunità Montane della Provincia di Torino. La trasmissione delle informazioni (interventi manutentivi e monitoraggi) consentirà di effettuare valutazioni a scala provinciale sull assetto idrogeologico del territorio. In allegato alla presente relazione si fornisce il capitolato tecnico che elenca le specifiche per la predisposizione della componente geografica della Carta degli interventi di manutenzione del territorio. Il soggetto incaricato deve consegnare alla Comunità Montana di competenza i seguenti elaborati nei formati stabiliti (oltre che su supporto cartaceo): relazioni (generale, tecnica, sulla manutenzione dell area esaminata) e manuale schematico in formato doc (Microsoft Word) e/o pdf (Acrobat Writer); dimensioni foglio UNI A4 e A3; cartografia tematica da allegare alla relazione generale in formato doc (Microsoft Word) e/o pdf (Acrobat Writer); dimensioni foglio UNI A4 e A3; cartografia tematica Carta degli ambiti caratterizzati da carente o assente manutenzione, da allegare alla relazione tecnica, in formato shape; questa componente non deve rispettare delle specifiche tecniche; cartografia tematica Carta degli interventi di manutenzione del territorio, da allegare alla relazione sulla manutenzione dell area esaminata, in formato shape, secondo le specifiche fornite nel documento allegato. 18

19 Validitá e aggiornamento dei piani di manutenzione Validità dei Piani di manutenzione Il piano di manutenzione ha durata di sei anni (tre cicli biennali: priorità 1 = primo biennio; priorità 2 = secondo biennio; priorità 3 = terzo biennio). Tale flessibilità temporale tiene conto del clima di alta montagna che potrebbe costituire un fattore di ostacolo alla realizzazione della manutenzione ordinaria, della più che realistica indisponibilità di forza lavoro capillare sul territorio e del verificarsi di fenomeni alluvionali particolarmente intensi. Aggiornamento dei Piani di manutenzione A seguito della redazione di un piano di manutenzione, e quindi della sua attuazione, si considera la naturale scadenza, il sesto anno. Dopodiché il piano, sulla base degli interventi effettuati e dei risultati del monitoraggio, va aggiornato. Alla luce delle suddette considerazioni redigere il primo vero piano di manutenzione, in un contesto caratterizzato da carente o assente manutenzione ordinaria, significa prevedere non solo azioni finalizzate alla conservazione del territorio e delle opere esistenti, ma anche al miglioramento dello stato di fatto. Associare poi a tali azioni un programma di monitoraggio equivale a predisporre un modello di gestione ordinaria del territorio che già dalla seconda stesura del piano contiene elementi di periodicità e ciclicità coerenti con l area esaminata. Pertanto la stesura del primo piano di manutenzione ordinaria potrà contenere elementi che in alcuni casi possono avere significato di ripristino di una situazione desiderata, attualmente scomparsa. La fase di ripristino dello stato manutentivo non è però surrogabile con opere strutturali. Il piano di manutenzione successivo avrà di conseguenza la caratteristica principale di prevedere azioni di conservazione dello stato attuale (se già soddisfacente) o di quello raggiunto tramite il programma di ripristino. 19

20 DEFINIZIONE DEGLI AMBITI GEOGRAFICI Premessa Il presente piano individua, all'interno delle Comunità Montane, degli ambiti geografici di riferimento che si propongono: come oggetto del singolo PMO, nella fase di pianificazione; come unità gestionale nelle fasi successive. La scelta di avere un'area geografica diversa dal territorio dell'intera Comunità Montana ha motivazioni varie di cui le principali sono le seguenti. Nella fase di pianificazione, il territorio di un'intera Comunità Montana è troppo vasto e soprattutto troppo complesso dal punto di vista geomorfologico da consentire una pianificazione in tempi brevi ed effettuata tenendo conto a sufficienza dei molteplici rapporti tra le varie componenti del sistema. La tipologia ideale di area geografica di riferimento è quella dei piani pilota già citati in introduzione: un sottobacino, cioè un'entità ben definita dal punto di vista geomorfologico e idrologico, di superficie all'incirca pari a ettari. Nella fase di gestione il singolo ambito geografico di riferimento sarà, appunto, un'unità gestionale: i dati ad esso relativi saranno inseriti in modo autonomo nel software di gestione. I limiti degli ambiti geografici sono stati disegnati sulla base della Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000, cioè con un dettaglio tale da poter essere direttamente utilizzati durante la redazione dei PMO; tali limiti sono a disposizione delle Comunità Montane sotto forma di files grafici (shapefile di ArcView GIS ). Le cartine che nel presente piano illustrano la suddivizione in ambiti per ogni Comunità Montana hanno invece un valore rappresentativo. 20

21 Inquadramento Il Piano di Indirizzo della Manutenzione Ordinaria ha come oggetto di studio le 13 Comunità Montane della Provincia di Torino. Nella Tabella 1 si riportano alcuni dati fondamentali riferiti ad esse, mentre la Figura 1 rappresenta graficamente la distribuzione geografica delle Comunità Montane. Tabella 1. Comunità Montane della Provincia di Torino Codice Comunità Montana Superficie (ha) Superficie (km 2 ) Numero comuni 24 Val Pellice Valli Chisone e Germanasca Pinerolese Pedemontano Val Sangone Bassa Val di Susa e Val Cenischia Alta Val di Susa Val Ceronda e Casternone Valli di Lanzo Alto Canavese Valli Orco e Soana Valle Sacra Val Chiusella Dora Baltea Canavesana Totale

22 Figura 1. Comunità Montane della Provincia di Torino 22

23 Metodologia di studio Gli ambiti geografici, che nel corso della relazione saranno anche chiamati "sottobacini", sono stati disegnati sulla Carta Tecnica Regionale in scala 1: in base ai seguenti criteri. si sono seguiti e mantenuti i confini delle Comunità Montane; superficie di riferimento di ogni sottobacino di circa 3.000, salvo alcuni casi in cui si è optato, per motivi morfologici e ambientali, per superfici di circa ettari; rispetto dei limiti idrografici e geomorfologici; utilizzo del corso d'acqua principale come limite di ambito geografico. L'importanza dei criteri suddetti segue l'ordine con cui sono stati elencati. Il rispetto dei limiti di Comunità Montana è avvenuto sempre; poiché com'è noto non sempre i confini di Comunità Montana coincidono con i limiti territoriali, vi sono sottobacini la cui delimitazione è incoerente con i limiti idrografici e geomorfologici. La superficie degli ambiti è stata mantenuta il più possibile entro i ettari; ma vi sono delle eccezioni sia sotto sia sopra tale intervallo. Alcuni sottobacini infatti hanno superficie piuttosto superiore: si tratta ad esempio di bacini laterali con limiti idrografici molto ben evidenti la cui suddivisione non sarebbe stata possibile (ad esempio, il sottobacino del T. Rochemolles in Alta Val Susa e quello del T. Forzo in Val Soana). Alcuni sottobacini hanno invece dimensioni inferiori; o per lo stesso motivo di cui sopra (ad esempio il T. Germanasca di Salza) o perché si tratta di porzioni di un sottobacino tagliato dai confini di Comunità Montana (ad esempio, il T. Chisonetto in Alta Val Susa). Sottobacini di dimensioni molto piccole, situati in genere nelle zone di confine perché spezzati dai confini di Comunità Montana, sono stati accorpati a sottobacini adiacenti perché evidentemente al di sotto di una certa superficie, indicativamente pari ad un migliaio di ettari, non si può identificare un'unità di pianificazione e tanto meno di gestione. Ovviamente ciò ha comportato un risultato non corretto da un punto di vista 23

24 idrografico, in quanto porzioni di territorio afferenti ad un bacino sono state attribuite ad un differente benché prossimo bacino. Per quanto riguarda infine l'ultimo aspetto, si è appunto utilizzata l'asta principale di ogni valle (ad eccezione delle testate di valle) come confine degli ambiti geografici, ottenendo così degli ambiti di sinistra e di destra idrografica. Tale scelta è in contrasto, per la parte mediana delle valli, con il metodo di suddivisione utilizzato negli studi di carattere prettamente idraulico secondo cui il limite inferiore di ogni sottobacino è in corrispondenza di una sezione che sottende il bacino a monte. È stata effettuata per due principali motivi. L'asta principale di ogni valle è in genere esclusa dal Piano di Manutenzione Ordinaria perché di competenza dell'agenzia Interregionale per il Fiume Po o di altri Enti. Inoltre un PMO non prevede uno studio idraulico vero e proprio perciò non è necessario avere una serie di sezioni di relativi bacini sottesi; invece è utile avere un ambito di riferimento che abbia connotazioni geografiche chiare, com'è il caso di un versante in destra o in sinistra. La denominazione dei sottobacini è stata data in base al principale torrente/rio presente all interno della porzione di territorio delimitata. Inoltre, pur essendo l intera area in questione localizzata in ambito montano, in taluni casi al nome del torrente è stata aggiunta l indicazione pianura, montagna oppure basso, alto per indicare se geograficamente il sottobacino in questione è localizzato ad esempio all imbocco della valle o in alta montagna. La suddivisione in sottobacini, una volta effettuata secondo i criteri suddetti, è stata proposta alle Comunità Montane e successivamente modificata in base ai suggerimenti ricevuti. In base alle delimitazioni descritte si sono venuti a creare 124 ambiti geografici di riferimento. 24

25 Gli ambiti geografici Di seguito vengono presentate le varie Comunità Montane oggetto del Piano e vengono descritti, per sommi capi, i criteri e le linee guide seguite per la creazione dei singoli ambiti geografici di riferimento. In ogni paragrafo relativo a ciascuna Comunità Montana sono state inserite una Tabella riportante il codice, la denominazione, la superficie e la lunghezza dell asta principale di ciascun sottobacino ed una Figura della suddetta suddivisione. Comunità Montana Val Pellice La Comunità Montana Val Pellice si estende per una superficie pari a circa ettari, e comprende 9 comuni. La suddivisione ha generato 10 ambiti di riferimento. Tale ripartizione si è basata sul corso del torrente principale, il T. Pellice; per contro si è preferito racchiudere in singoli bacini il T. Angrogna e il T. Ghicciard. Il T. Pellice localizzato nella parte alta della valle è stato suddiviso a sua volta in due poligoni in modo tale da mantenere il più possibile superfici contenute. Tabella 2. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Val Pellice Codice Denominazione sottobacino Superficie (ettari) Lungh. asta (km) Torrente Chiamogna 33,68 36, Torrente Angrogna 42,68 26, R. Rospard R. Biglione 22,75 20, T. Cruello T. Subiasco 27,92 18, Torrente Pellice 28,98 23, T. Pellice alto 27,11 13, Torrente Ghicciard 41,07 28, Rio Lioussa 22,47 20, Torrente Luserna 25,38 17, Rio Serabial 21,11 23,44 Totale 293,15 218,56 25

26 Figura 2. I sottobacini della Comunità Montana Val Pellice 26

27 Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca La Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca è formata da 16 comuni compresi su una superficie di circa ettari. In seguito alla suddivisione sono state generate 19 aree di riferimento. I sottobacini presentano superfici in linea con i criteri evidenziati nella premessa, comprese tra i del Rio delle Balze e i ettari del T. Chisone alto ; unica eccezione è rappresentata dal T. Germanasca alto con i suoi poco più di ettari. La linea di divisione è stata realizzata, per la maggior parte dei sottobacini, sulla base del corso del T. Chisone e del T. Germanasca, mentre le porzioni in alta montagna di entrambi i torrenti sono state tenute insieme; allo stesso modo si è operato per i T. Germanasca di Massello, di Salza e di Rima. I punti di confluenza tra i principali corsi d acqua sono stati utilizzati per suddividere i vari sottobacini; si è preferito in tale maniera costruire piccoli poligoni come quello del Rio delle Balze, quello del T. Germanasca di Rima e di Salza piuttosto che collocare all interno di un unico poligono zone afferenti a rii diversi. 27

28 Tabella 3. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) R. Gran Comba 26,90 12, T. Gran Dubbione 23,42 15, R. delle Balze 11,61 11, R. Agrevio R. Balma 33,11 24, R. del Villaretta 42,26 32, T. Assietta R. d Usseaux 30,02 28, Sx Chisone media montagna 26,80 28, T. Chisone alto 39,82 19, Dx Chisone media montagna 26,65 27, R. Laux 39,83 32, R. Borsetto 23,20 19, T. Risagliardo 25,68 18, T. Riclaretto dx Chisone 27,95 25, T. Germanasca 32,71 31, T. Germanasca Massello 36,61 27, T. Germanasca di Salza 15,26 16, T. Germanasca di Rima 17,52 10, T. Germanasca alto 51,36 22, T. Faetto 27,13 23,94 Totale 557,84 428,01 28

29 Figura 3. I sottobacini della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca 29

30 Comunità Montana Pinerolese Pedemontano La Comunità Montana Pinerolese Pedemontano comprende una superficie di poco più di ettari. Sono stati delimitati 6 ambiti geografici di riferimento in base al criterio delle linee spartiacque dei versanti. Al sottobacino T. Chisone è stato accorpato anche quello relativo al torrente Chiamogna, affluente del T. Pellice, anche se ciò, come detto in precedenza, comporta un errore di valutazione in quanto si considerano simili porzioni di territorio afferenti a bacini diversi. Il bacino del T. Lemina è stato suddiviso in due tronconi: a nord la porzione più montana, comprensiva di tutte le caratteristiche peculiari di tale ambito, e a sud la parte in pianura, comprendente principalmente l ambito agricolo. Tabella 4. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Pinerolese Pedemontano Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) T. Chisone pianura 33,63 29, T. Lemina pianura 29,07 20, T. Lemina 21,42 27, R. Torto 26, T. Noce 48,55 42, T. Chisola 28,14 26,92 Totale 187,28 167,65 30

31 Figura 4. I sottobacini della Comunità Montana Pinerolese Pedemontano 31

32 Comunità Montana Val Sangone La Comunità Montana Val Sangone consta di 6 comuni per una superficie territoriale di circa ettari. La ripartizione in sottobacini si è basata anche in questo caso sul tratto del corsa d acqua principale. Si è tenuto isolato il sottobacino T. Sangone pianura di circa ettari in quanto l ambiente di fondovalle necessita di interventi differenti rispetto ad ambienti più montani. Mentre i restanti sottobacini sono localizzati sia in sinistra sia in destra idrografica del torrente Sangone; con la consueta eccezione del poligono relativo al torrente Sangone di alta montagna e del suo affluente il torrente Sangonetto, suddivisione costruita nel punto di confluenza dei due torrenti. Il sottobacino che presenta una considerevole superficie è quello denominato R. Ollasio (circa ettari), che racchiude il rio Ollasio ed il rio Orbana, confluenti nel torrente Sangone presso la frazione di San Bernardino nelle vicinanze dell abitato di Trana. Tabella 5. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Val Sangone Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) T. Sangone Dora Riparia 19,81 15, R. Ollasio 40,57 32, T. Sangonetto 19,54 14, T. Sangone 37,97 26, R. Taonera 22,17 17, R. Romarolo 27,36 18,02 Totale 167,42 124,08 32

33 Figura 5. I sottobacini della Comunità Montana Val Sangone 33

34 Comunità Montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia La Comunità Montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia comprende una superficie di circa ettari e si estende per 23 comuni. I sottobacini sono stati creati suddividendo il territorio lungo il corso del torrente Dora Riparia. Le porzioni così ottenute presentano nella maggioranza dei casi una superficie compresa tra i ed i ettari, con l unica eccezione del sottobacino Rio Gerardo R. Corrente di ha, che si sono mantenuti accorpati in quanto i due torrenti sono oggetto di un PMO pilota già realizzato dalla Provincia di Torino. Tabella 6. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) T. Morsino 27,24 23, T. Messa 41,32 32, T. Sessi 37,38 26, T. Gravio di Condove 36,53 26, R. Pissaglio 39,18 26, R. Pissaglio 28,15 15, R. Rocciamelone 39,82 27, T. Gioglio 25,91 29, R. Bard 24,23 18, R. Gerardo e Corrente 54,82 29, R. Gravio di Villarforchiardo 28,12 16, R. Chiapinetto 29, R. Fico 32, Totale 449,83 319,00 34

35 Figura 6. I sottobacini della Comunità Montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia 35

36 Comunità Montana Alta Valle di Susa La Comunità Montana Alta Valle di Susa è stata suddivisa in 16 sottobacini. La Comunità Montana comprende un area di circa ettari ed è attraversata per tutta la sua lunghezza dal Torrente Dora Riparia. In base allo sviluppo di tale torrente si è costruita la suddivisione in sottobacini, soprattutto per quanto riguarda la zona mediana. Per la zona di imbocco della valle si è preferito lasciare in un unico poligono sia la parte bassa della Dora Riparia sia la zona a sud-ovest (comprendente i rii secondari quali il R. dei Grilli e il R. Arneirone). Per la zona di alta montagna si è privilegiato mantenere la suddivisione fornita dal reticolo secondario. I sottobacini T. Rochemolles e T. Dora Riparia montagna, rispettivamente di e di ettari, risultano superiori alla superficie prefissata in precedenza; è sembrato opportuno mantenere in unico blocco gli ambiti che presentassero le medesime caratteristiche morfologiche e ambientali. Il medesimo discorso si è fatto per quanto riguarda il sottobacino T. Chisonetto ; esso fa parte in realtà del bacino del Torrente Chisone, ma in quanto appartenente al territorio della Comunità Montana Alta Valle di Susa, si è dovuto lasciare come poligono a sé stante, di soli ettari. 36

37 Tabella 7. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Alta Valle di Susa Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) R. dei Grilli 33,67 15, T. Clarea 34,97 18, R. Galambra 29,74 23, R. Secco 27,62 23, R. Seguret 40,26 36, T. Rochemolles 69,77 26, T. Rho T. Frejus 39,81 17, T. Dora di Bardonecchia 21,07 15, Dx Dora di Bardonecchia 34,69 29, Sx Dora Riparia 48,17 28, T. Thuras 55,91 24, T. Dora Riparia montagna 88,15 33, T. Chisonetto 17,07 13, Dx Dora Riparia 43,96 40, R. Gorges 40,06 33, R. di Pietra Maria 39,06 33,61 Totale 663,98 414,81 37

38 Figura 7. I sottobacini della Comunità Montana Alta Valle di Susa 38

39 Comunità Montana Val Ceronda e Casternone La Comunità Montana Val Ceronda e Casternone si estende per una superficie di circa ettari e raggruppa il territorio di 6 comuni. Entrambi i sottobacini creati dalla delimitazione degli ambiti geografici di riferimento hanno una dimensione considerevole; si è ritenuto più importante mantenere in un unico poligono tutto il territorio che presenta le medesime caratteristiche morfologiche. Il sottobacino del Torrente Ceronda comprende il territorio afferente al torrente stesso e tutta una considerevole fascia di pianura posta al limite della Comunità Montana. Tabella 8. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Val Ceronda e Casternone Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) R. Casternone 45,87 30, T. Ceronda alto 56,57 24,03 Totale 102,44 54,93 39

40 Figura 8. I sottobacini della Comunità Montana Val Ceronda e Casternone 40

41 Comunità Montana Valli di Lanzo La Comunità Montana Valli di Lanzo raggruppa sul suo territorio 19 comuni su una superficie complessiva di poco meno di ettari. A seguito della ripartizione sono stati generati 19 sottobacini. La suddivisione ha utilizzato come confine di ciascun sottobacino l'asta principale di ogni valle ottenendo così degli ambiti di sinistra e di destra idrografica. Si è così seguito il corso della Stura di Val Grande, della Stura di Ala e di quella di Viù con la formazione di sottobacini denominati, ad esempio, sx Stura di Val Grande", dx Stura di Val Grande. Le testate di valle sono state considerate a parte anche se in alcuni casi (ad esempio il T. Stura Ala alto ) i poligoni presentano una superficie di circa ettari. Nella porzione di fondovalle si sono creati i sottobacini T. Malone alto e R. Fandaglia R. Bana ; entrambi i torrenti presenti nei poligoni si sviluppano per la maggior parte nella zona di pianura, ma in quanto compresi nel territorio della Comunità Montana delle Valli di Lanzo devono essere trattati in questo contesto. 41

42 Tabella 9. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Valli di Lanzo Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) T. Malone alto 29,99 25, R. Fandaglia R. Bana 24,54 27, T. Stura di Lanzo 27,76 20, T. Tesso 48,60 31, R. Vonzo 30,13 29, Sx Stura di Val Grande 49,07 37, T. Strura Val Grande 20,91 16, T. Stura di Sea 26,51 25, Dx Stura di Val Grande 31,08 31, R. dell Uja 33,30 34, Sx Stura Ala basso 37,21 39, T. Stura Ala alto 54,20 26, Dx Stura Ala basso 43,27 50, R. della Viana 35,93 33, Sx Stura di Viù 39,50 42, R. Arnas 27,38 12, T. Stura Viù alto 47,54 28, Dx Stura di Viù 41,96 35, R. Ricchiaglio 48,28 45,58 Totale 697,16 593,05 42

43 Figura 9. I sottobacini della Comunità Montana Valli di Lanzo 43

44 Comunità Montana Alto Canavese La Comunità Montana Alto Canavese si estende per una superficie complessiva di ettari e comprende 11 comuni. La suddivisione in ambiti ha portato alla formazione di 4 sottobacini. Per tale suddivisione si è utilizzato il criterio di racchiudere ciascun torrente/rio di una certa importanza un sottobacino: per questo motivo si sono venuti a creare e si sono lasciati indipendenti ambiti anche di minore superficie rispetto a quella prefissata di ha (ad esempio il sottobacino T. Orco presenta una superficie di ha). Tabella 10. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Alto Canavese Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) T. Levone 31,54 23, T. Viana 38,11 27, R. Gallenca 27,34 21, T. Orco 16,38 19,94 Totale 113,37 92,36 44

45 Figura 10. I sottobacini della Comunità Montana Alto Canavese 45

46 Comunità Montana Valli Orco e Soana La Comunità Montana Valli Orco e Soana si estende per una superficie di circa ettari e comprende 11 comuni. La ripartizione in sottobacini si è basata anche in questo caso sul Torrente Orco, con la formazione di sottobacini sia sul versante sinistro sia in quello destro. Eccezioni sono il poligono di testa del suddetto torrente e i poligoni relativi ad alcuni grossi affluenti (ad esempio il R. Pian Tonetto e il R. Ribordone). Per quanto riguarda il torrente Soana non si è potuto seguire il criterio precedente in quanto i rii/torrenti laterali hanno tutti una certa rilevanza e si è preferito tenerli indipendenti dal corso del principale. Le superfici ottenute sono nella maggior parte dei casi considerevoli per il motivo di cui sopra. Il sottobacino del R. Forzo presenta una superficie di quasi ettari, quella del già sopra citato R. Pian Tonetto è superiore ai ettari e, infine, quella relativa al R. del Roc è superiore ai ettari. 46

47 Tabella 11. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Valli Orco e Soana Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) T. Orco Soana pianura 37,80 30, R. Verdassa 20,27 21, T. Soana media pianura 24,77 30, T. Soana media montagna 18,85 20, T. Soana montagna 36,78 29, T. Campiglia 33,33 21, T. Forzo 64,29 39, T. Ribordone 37,49 29, T. Eugio 31,14 25, T. Pian Tonetto 49,81 31, R. di Noaschetta 25,25 15, R. del Roc 44,12 32, T. Orco alto 40,43 28, R. di Nel 18,62 21, R. del Dres 25,59 27, T. Orco medio 43,67 43, R. Bianetto 28,15 23, R. Vollungo 37,21 28,44 Totale 617,52 500,62 47

48 Figura 11. I sottobacini della Comunità Montana Valli Orco e Soana 48

49 Comunità Montana Valle Sacra La Comunità Montana Valle Sacra presenta una superficie territoriale di circa ettari e comprende 6 comuni. In seguito alla ripartizione sono stati creati 3 sottobacini. QueIlo denominato T. Savenca presenta una superficie di circa ettari; non è stato possibile accorparlo con quelli adiacenti in quanto il torrente Savenca si sviluppa per gran parte del suo corso sia all interno del territorio della Comunità Montana Val Chiusella sia sul confine tra le due comunità montane. L isola amministrativa del Comune di Castellamonte situata nella zona di pianura è stata inclusa nel territorio del sottobacino del torrente Malesina. Tabella 12. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Valle Sacra Codice Denominazione sottobacino Superficie (ha) Lungh. asta (km) Torrente Malesina , Torrente Piova , Torrente Savenca ,92 49

50 Figura 12. I sottobacini della Comunità Montana Valle Sacra 50

51 Comunità Montana Val Chiusella La Comunità Montana Val Chiusella si sviluppa per una superficie territoriale di circa ettari e comprende 12 comuni. Nel presente caso nel formulare la suddivisione in ambiti geografici non si è potuto tenere conto appieno dei criteri spiegati all inizio del paragrafo, in quanto la morfologia del territorio ha generato l introduzione di alcuni aggiustamenti. Il sottobacino denominato T. Chiusella pianura è localizzato all imbocco della valle e arriva fino alla confluenza con il T. Savenca. Quest ultimo insieme al suo affluente, il R. Porraglio, è stato incluso in un unico poligono, anch esso di piccole dimensioni (circa ettari) e fa parte della suddetta CM per un breve tratto, mentre la rimanente parte si trova nel territorio della Comunità Montana della Valle Sacra. Il sottobacino denominato T. Assa si estende per una superficie di soli ha e comprende piccole porzioni di alcuni rii affluenti della Dora Riparia (ad esempio R. Alpuccia, T. Assa). La porzione di territorio situata in ambito propriamente montano è racchiusa nel sottobacino del T. Chiusella alto, che ha una superficie di ha. Altra caratteristica peculiare è la presenza della piccola isola amministrativa (di soli 37 ha) localizzata al di fuori del limite della Comunità Montana e inclusa nel sottobacino denominato T. Chiusella alto. Tabella 13. Ripartizione in sottobacini della Comunità Montana Val Chiusella Codice Sottobacino Superficie (km 2 ) Lunghezza aste (km) T. Assa 13,22 16, T. Chiusella pianura 14,27 9, T. Chiusella 39,38 31, T. Chiusella alto 60,67 37, R. Porraglio T. Savenca 15,31 9,55 Totale 142,85 105,31 51

Assessorato alla Pianificazione Territoriale Difesa del suolo e Protezione Civile. TORINO, febbraio 2007

Assessorato alla Pianificazione Territoriale Difesa del suolo e Protezione Civile. TORINO, febbraio 2007 Assessorato alla Pianificazione Territoriale Difesa del suolo e Protezione Civile LA MANUTENZIONE ORDINARIA DEL TERRITORIO NELLA PROVINCIA DI TORINO I dati della fase attuativa TORINO, febbraio 2007 Responsabile

Dettagli

CAPITOLO 8 I PROGRAMMI DI INTERVENTO IN MATERIA DI DIFESA DEL SUOLO

CAPITOLO 8 I PROGRAMMI DI INTERVENTO IN MATERIA DI DIFESA DEL SUOLO CAPITOLO 8 I PROGRAMMI DI INTERVENTO IN MATERIA DI DIFESA DEL SUOLO 207 I PROGRAMMI DI INTERVENTO IN MATERIA DI DIFESA DEL SUOLO 8.1 Criteri generali di individuazione e valutazione degli interventi Gli

Dettagli

PIANO PROVINCIALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE della Provincia di Torino

PIANO PROVINCIALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE della Provincia di Torino PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE PIANO PROVINCIALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE della Provincia di Torino Allegato 1 Analisi dei corsi d'acqua provinciali e delle Attività Estrattive nelle

Dettagli

CAPITOLO 6 IL SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DELL AUTORITÀ DI BACINO DELLA BASILICATA

CAPITOLO 6 IL SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DELL AUTORITÀ DI BACINO DELLA BASILICATA CAPITOLO 6 IL SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DELL AUTORITÀ DI BACINO DELLA BASILICATA 189 IL SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DELL AUTORITÀ DI BACINO DELLA BASILICATA 6.1 Premessa Il Sistema Informativo

Dettagli

Gemellaggi per l Internalizzazione Regionale di Esperienze di successo (A.G.I.R.E. POR) A.G.I.R.E. POR - Bari 17.03. 2008 1

Gemellaggi per l Internalizzazione Regionale di Esperienze di successo (A.G.I.R.E. POR) A.G.I.R.E. POR - Bari 17.03. 2008 1 Gemellaggi per l Internalizzazione Regionale di Esperienze di successo (A.G.I.R.E. POR) A.G.I.R.E. POR - Bari 17.03. 2008 1 Fase 2.1.1 Trasferimento delle esperienze maturate dalla Regione Marche in materia

Dettagli

La manutenzione degli argini. Seminario IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN TOSCANA: LE STRUTTURE ARGINALI Firenze, 17 marzo 2015

La manutenzione degli argini. Seminario IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN TOSCANA: LE STRUTTURE ARGINALI Firenze, 17 marzo 2015 La manutenzione degli argini Iacopo Iacopo MANETTI MANETTI Consorzio Consorzio di di bonifica bonifica Medio Medio Valdarno Valdarno Seminario IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN TOSCANA: LE STRUTTURE ARGINALI

Dettagli

Settore Agricoltura Beni culturali e ambientali Turismo. X Gestione del territorio

Settore Agricoltura Beni culturali e ambientali Turismo. X Gestione del territorio REGIONANDO 2001 REGIONE LIGURIA Settore Assetto del territorio e Controllo Tecnico ATTIVITÀ REGIONALI PER LA QUALIFICAZIONE E SOSTEGNO DEGLI ENTI LOCALI LIGURI NELLA DIFESA DEL SUOLO E NELLA TUTELA DELLA

Dettagli

PIANO REGOLATORE DEI SENTIERI

PIANO REGOLATORE DEI SENTIERI PIANO REGOLATORE DEI SENTIERI Nel citato Manuale CAI n. 10 CATASTO SENTIERI (pag. 21 e seguenti) sono riportate le istruzioni per la realizzazione di un piano regolatore dei sentieri in funzione della

Dettagli

5. COMPRENSORIO DI PIAGGE-SAN SALVATORE (AP-20 AREA STRALCIATA) 5.1 VERIFICA PRELIMINARE E VERIFICA SEMPLIFICATA

5. COMPRENSORIO DI PIAGGE-SAN SALVATORE (AP-20 AREA STRALCIATA) 5.1 VERIFICA PRELIMINARE E VERIFICA SEMPLIFICATA 5. COMPRENSORIO DI PIAGGE-SAN SALVATORE (AP-20 AREA STRALCIATA) 5.1 VERIFICA PRELIMINARE E VERIFICA SEMPLIFICATA Il Comprensorio PIAGGE SAN SALVATORE si estende a Sud del centro urbano della Città, lungo

Dettagli

TRACCIA PER LA REDAZIONE DELLA RELAZIONE GEOLOGICA E DELLA RELAZIONE GEOTECNICA FACENTI PARTE DI UN PROGETTO PER COSTRUZIONI.

TRACCIA PER LA REDAZIONE DELLA RELAZIONE GEOLOGICA E DELLA RELAZIONE GEOTECNICA FACENTI PARTE DI UN PROGETTO PER COSTRUZIONI. TRACCIA PER LA REDAZIONE DELLA RELAZIONE GEOLOGICA E DELLA RELAZIONE GEOTECNICA FACENTI PARTE DI UN PROGETTO PER COSTRUZIONI. PRECISAZIONI Il presente documento nasce dalla pressante richiesta di iscritti

Dettagli

Autorità di Bacino BACINO PILOTA DEL FIUME SERCHIO

Autorità di Bacino BACINO PILOTA DEL FIUME SERCHIO Autorità di Bacino BACINO PILOTA DEL FIUME SERCHIO Piano di Gestione delle Acque I Aggiornamento Rapporto tra PDGAcque e altri piani di indirizzo: PDGAlluvioni, Piano di Sviluppo Rurale, Piano di Indirizzo

Dettagli

Una metodologia da utilizzare può essere così sintetizzata:

Una metodologia da utilizzare può essere così sintetizzata: 10 CRITERI TECNICI DELLE PRIORITÀ L elenco dei siti con gli indici di priorità contenuti nel presente piano, dovrà essere rivisto ed aggiornato alla luce delle risultanze emergenti dai piani di caratterizzazione.

Dettagli

REGIONE LIGURIA PROVINCIA DI SAVONA. COMUNE di BOISSANO

REGIONE LIGURIA PROVINCIA DI SAVONA. COMUNE di BOISSANO REGIONE LIGURIA PROVINCIA DI SAVONA COMUNE di BOISSANO VARIANTE AL PIANO URBANISTICO COMUNALE, PER OPERE DI DEMOLIZIONE CON TRASFERIMENTO DELLA VOLUMETRIA AD ALTRO LOTTO E INCREMENTO DI VOLUME PER LA REALIZZAZIONE

Dettagli

PIANIFICAZIONE E DIFESA DEL SUOLO IN TOSCANA Ing. Beatrice Mengoni Settore Difesa del suolo Regione Toscana

PIANIFICAZIONE E DIFESA DEL SUOLO IN TOSCANA Ing. Beatrice Mengoni Settore Difesa del suolo Regione Toscana Progetto di Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni FASE DI PARTECIPAZIONE ATTIVA (art.66 c.7 D.Lgs 152/06) I INCONTRO PUBBLICO PIANIFICAZIONE E DIFESA DEL SUOLO IN TOSCANA Ing. Beatrice Mengoni Settore

Dettagli

STATUTO CONSORTILE. Art. 50, comma 4

STATUTO CONSORTILE. Art. 50, comma 4 STATUTO CONSORTILE Art. 50, comma 4 Entro due anni dall approvazione dello statuto da parte della Giunta regionale, il Consorzio provvede ad esplicitare nell avviso di pagamento lo specifico beneficio

Dettagli

INTRODUZIONE AL PROBLEMA DELLA FRANOSITA DEI VERSANTI

INTRODUZIONE AL PROBLEMA DELLA FRANOSITA DEI VERSANTI Seminario: Il dissesto idrogeologico: dalla conoscenza del territorio alla sua protezione Milano, 20 maggio 2015 INTRODUZIONE AL PROBLEMA DELLA FRANOSITA DEI VERSANTI Dott. Geol. Dario Fossati Regione

Dettagli

VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE : PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA PER REALIZZAZIONE IMPIANTO FOTOVOLTAICO

VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE : PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA PER REALIZZAZIONE IMPIANTO FOTOVOLTAICO Nelle tavole seguenti si esaminano rispettivamente i valori storico-culturali e il patrimonio storico architettonico con la viabilità storica; in questo caso non si rilevano situazioni di particolare interesse.

Dettagli

GLI INTERVENTI DI SISTEMAZIONE IDRAULICO-FORESTALI NELLA PREVENZIONE DEI RISCHI NATURALI LE LINEE DI AZIONE DELLA REGIONE PIEMONTE

GLI INTERVENTI DI SISTEMAZIONE IDRAULICO-FORESTALI NELLA PREVENZIONE DEI RISCHI NATURALI LE LINEE DI AZIONE DELLA REGIONE PIEMONTE GLI INTERVENTI DI SISTEMAZIONE IDRAULICO-FORESTALI NELLA PREVENZIONE DEI RISCHI NATURALI LE LINEE DI AZIONE DELLA REGIONE PIEMONTE G. Cacciabue, V.Debrando 1 La mitigazione degli effetti prodotti sul territorio

Dettagli

IL DISSESTO IDROGEOLOGICO nuove scelte per la difesa del nostro Appennino

IL DISSESTO IDROGEOLOGICO nuove scelte per la difesa del nostro Appennino Comitato alluvione 11 Giugno 2011 onlus Il dissesto nell Appennino di Parma programmiamo la prevenzione Fornovo, Biblioteca Comunale, 20 Maggio 2014 IL DISSESTO IDROGEOLOGICO nuove scelte per la difesa

Dettagli

GUIDA RAPIDA PER LA COMPILAZIONE DELLA SCHEDA CCNL GUIDA RAPIDA PER LA COMPILAZIONE DELLA SCHEDA CCNL

GUIDA RAPIDA PER LA COMPILAZIONE DELLA SCHEDA CCNL GUIDA RAPIDA PER LA COMPILAZIONE DELLA SCHEDA CCNL GUIDA RAPIDA BOZZA 23/07/2008 INDICE 1. PERCHÉ UNA NUOVA VERSIONE DEI MODULI DI RACCOLTA DATI... 3 2. INDICAZIONI GENERALI... 4 2.1. Non modificare la struttura dei fogli di lavoro... 4 2.2. Cosa significano

Dettagli

Piano Regionale di Tutela delle Acque del Friuli Venezia Giulia

Piano Regionale di Tutela delle Acque del Friuli Venezia Giulia Associazione Imprenditori Idroelettrici del Friuli Venezia Giulia Monitoraggio dei corsi d'acqua per la realizzazione e la gestione delle derivazioni Palazzo Torriani, Udine, 20 settembre 2013 Piano Regionale

Dettagli

Comune di Busto Garolfo Provincia di Milano

Comune di Busto Garolfo Provincia di Milano Comune di Busto Garolfo Provincia di Milano INDIVIDUAZIONE DEL RETICOLO IDRICO COME DEFINITO DALLA D.G.R. 7/7868 del 25/01/2002 e s.m.i. Relazione tecnica illustrativa Maggio 2009 Aggiornamento: Marzo

Dettagli

CAPITOLO 20 AGGIORNAMENTO DEL CODICE DI STOCCAGGIO

CAPITOLO 20 AGGIORNAMENTO DEL CODICE DI STOCCAGGIO CAPITOLO 20 AGGIORNAMENTO DEL CODICE DI STOCCAGGIO 20.1 PREMESSA... 255 20.2 COMITATO DI CONSULTAZIONE... 255 20.3 SOGGETTI TITOLATI A PRESENTARE RICHIESTE DI MODIFICA... 255 20.4 REQUISITI DI RICEVIBILITA

Dettagli

Repertorio dei Piani e Programmi relativi a sottobacini o settori e tematiche specifiche

Repertorio dei Piani e Programmi relativi a sottobacini o settori e tematiche specifiche Repertorio dei Piani e Programmi relativi a sottobacini o settori e tematiche specifiche All. VII, parti A e B, punto 8 della Direttiva 2000/60/CE e All. 4, parti A e B, punto 8, alla Parte Terza del D.Lgs.

Dettagli

Relazione introduttiva Febbraio 2006

Relazione introduttiva Febbraio 2006 Amministrazione Provincia di Rieti Febbraio 2006 1 Progetto Sistema Informativo Territoriale Amministrazione Provincia di Rieti Premessa L aumento della qualità e quantità dei servizi che ha caratterizzato

Dettagli

Controllo di Gestione - Guida Operativa

Controllo di Gestione - Guida Operativa Controllo di Gestione - Guida Operativa Il modulo software di Controllo di Gestione, meglio denominato Monitoraggio e Controllo del piano degli obiettivi permette di monitorare, durante l esercizio, gli

Dettagli

DECRETO SEGRETARIALE N. 10 DEL 03.01.2012

DECRETO SEGRETARIALE N. 10 DEL 03.01.2012 DECRETO SEGRETARIALE N. 10 DEL 03.01.2012 OGGETTO: L. 365/00. Istanza di aggiornamento PAI Tagliamento, ai sensi dell art. 6 delle Norme di Attuazione, a seguito della progettazione di interventi urgenti

Dettagli

CAPO I PROGETTAZIONE DI OPERE E LAVORI PUBBLICI

CAPO I PROGETTAZIONE DI OPERE E LAVORI PUBBLICI DISCIPLINA PER LA RIPARTIZIONE DELL INCENTIVO PER LA PROGETTAZIONE O PER LA REDAZIONE DI ATTI DI PIANIFICAZIONE EX. ART. 18 LEGGE 109/94 E SUCCESSIVE INTEGRAZIONI AGGIORNATO ALLA LEGGE 415/98 e s.m.i.

Dettagli

Sistema Informativo Territoriale (SIT)

Sistema Informativo Territoriale (SIT) Agenda 21 locale comunica solo con carta ecologica L Amministrazione Comunale di Cesano Maderno presenta il Sistema Informativo Territoriale (SIT) il SIT è un progetto Agenda 21 locale Le novità illustrate

Dettagli

PIANO GENERALE DEL SISTEMA FOGNARIO DEL COMUNE DI RIMINI 11 PIANO DEGLI INTERVENTI CON INDIVIDUAZIONE DEL LIVELLO DI PRIORITA E DEI COSTI

PIANO GENERALE DEL SISTEMA FOGNARIO DEL COMUNE DI RIMINI 11 PIANO DEGLI INTERVENTI CON INDIVIDUAZIONE DEL LIVELLO DI PRIORITA E DEI COSTI PIANO GENERALE DEL SISTEMA FOGNARIO DEL COMUNE DI RIMINI 11 PIANO DEGLI INTERVENTI CON INDIVIDUAZIONE DEL LIVELLO DI PRIORITA E DEI COSTI 85 PIANO GENERALE DEL SISTEMA FOGNARIO DEL COMUNE DI RIMINI IL

Dettagli

Sogin - Linee Guida sui cantieri temporanei o mobili

Sogin - Linee Guida sui cantieri temporanei o mobili Sogin - Linee Guida sui cantieri temporanei o mobili 1. PREMESSA La disciplina dei cantieri temporanei e mobili ha trovato preciso regolamentazione nel Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e nel successivo

Dettagli

IL CONSIGLIO COMUNALE

IL CONSIGLIO COMUNALE Si chiede di iniziare dal punto 3 dell ordine del giorno. I Consiglieri sono d accordo. Illustra l Assessore Diegoli. IL CONSIGLIO COMUNALE PREMESSO CHE: - rientra tra gli obiettivi dell Amministrazione

Dettagli

REGOLAMENTO INTERNO DEL CONTROLLO DI GESTIONE

REGOLAMENTO INTERNO DEL CONTROLLO DI GESTIONE COMUNE DI CORMANO PROVINCIA DI MILANO REGOLAMENTO INTERNO DEL CONTROLLO DI GESTIONE (approvato con deliberazione C.C. n. 58 del 01/12/2003) 1 INDICE ART. 1 ART. 2 ART. 3 ART. 4 ART. 5 ART. 6 AMBITO DI

Dettagli

I dati ricavabili da suddette verifiche (tiranti, velocità, etc.) saranno comunque necessari per procedere con la fase progettuale esecutiva.

I dati ricavabili da suddette verifiche (tiranti, velocità, etc.) saranno comunque necessari per procedere con la fase progettuale esecutiva. INDICE 1. Premessa 1 2. Descrizione dei luoghi 1 3. Valutazione degli afflussi meteorici 3 4. Valutazione dei deflussi 6 5. Calcolo del DMV 7 6. Modifiche alle portate attese a seguito delle opere 10 1.

Dettagli

Tutela dei versanti e sicurezza idrogeologica

Tutela dei versanti e sicurezza idrogeologica Tutela dei versanti e sicurezza idrogeologica 20 ottobre 2004 Tutela dei versanti e sicurezza idrogeologica Norme di Attuazione: Titolo 6 Elaborati grafici di riferimento: Tavola 2 OBIETTIVI DEL PTCP COORDINAMENTO

Dettagli

I SISTEMI QUALITÀ NEI RAGGRUPPAMENTI DI IMPRESE E NEI CONSORZI

I SISTEMI QUALITÀ NEI RAGGRUPPAMENTI DI IMPRESE E NEI CONSORZI I SISTEMI QUALITÀ NEI RAGGRUPPAMENTI DI IMPRESE E NEI CONSORZI DINO BOGAZZI Direttore Qualità e Organizzazione Consorzio Cooperative Costruzioni e Vicepresidente Settore Costruzioni AICQ 1. Premessa Il

Dettagli

SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA CUSTOMER S SATISFACTION E DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA

SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA CUSTOMER S SATISFACTION E DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA CUSTOMER S SATISFACTION E DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA Sommario I principi di riferimento... 2 Misurazione dei risultati delle strutture ante D.L. n. 78/2010...

Dettagli

4.5 CONTROLLO DEI DOCUMENTI E DEI DATI

4.5 CONTROLLO DEI DOCUMENTI E DEI DATI Unione Industriale 35 di 94 4.5 CONTROLLO DEI DOCUMENTI E DEI DATI 4.5.1 Generalità La documentazione, per una filatura conto terzi che opera nell ambito di un Sistema qualità, rappresenta l evidenza oggettiva

Dettagli

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile 1 Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE STRUTTURA DEL PIANO COMUNE DI RIETI SETTORE VI - Ufficio Protezione Civile CODICE DOCUMENTO ELABORATO 0 1-0 1-0 2-0 4

Dettagli

Comune di OLGIATE OLONA SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Comune di OLGIATE OLONA SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Comune di OLGIATE OLONA SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE 1. INTRODUZIONE La legge-delega 4 marzo 2009, n. 15, ed il decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, di seguito Decreto,

Dettagli

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

Linee guida di progettazione geologica: un esempio in rapporto alla idrogeologia di bassa pianura IL PROGETTO IDRO DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

Linee guida di progettazione geologica: un esempio in rapporto alla idrogeologia di bassa pianura IL PROGETTO IDRO DELLA PROVINCIA DI VENEZIA ORDINE DEI GEOLOGI DEL VENETO Venezi a Mestre, 01 febbraio 2014 Linee guida di progettazione geologica: un esempio in rapporto alla idrogeologia di bassa pianura IL PROGETTO IDRO DELLA Valentina Bassan

Dettagli

COMUNE DI PESCIA RELAZIONE IDRAULICA DI SUPPORTO ALLA VARIANTE AL PIANO STRUTTURALE AI SENSI DELL'ART.30 L.R. 65/2014 COMMITTENTE: COMUNE DI PESCIA

COMUNE DI PESCIA RELAZIONE IDRAULICA DI SUPPORTO ALLA VARIANTE AL PIANO STRUTTURALE AI SENSI DELL'ART.30 L.R. 65/2014 COMMITTENTE: COMUNE DI PESCIA COMUNE DI PESCIA RELAZIONE IDRAULICA DI SUPPORTO ALLA VARIANTE AL PIANO STRUTTURALE AI SENSI DELL'ART.30 L.R. 65/2014 COMMITTENTE: COMUNE DI PESCIA IL TECNICO: DOTT. ING. CRISTIANO CAPPELLI MAGGIO 2015

Dettagli

Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche

Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche Metodologia dell attività di vigilanza e controllo dell Autorità in relazione agli obblighi di pubblicazione

Dettagli

AUTORITA DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE NORMATIVA-TIPO RELATIVA AGLI AMBITI NORMATIVI DELLE FASCE DI INONDABILITÀ EX DGR 250/05

AUTORITA DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE NORMATIVA-TIPO RELATIVA AGLI AMBITI NORMATIVI DELLE FASCE DI INONDABILITÀ EX DGR 250/05 AUTORITA DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE NORMATIVA-TIPO RELATIVA AGLI AMBITI NORMATIVI DELLE FASCE DI INONDABILITÀ EX DGR 250/05 Documento approvato con DGR 1532 del 2.12.2005 - Allegato 2 - ALLEGATO 2

Dettagli

La prevenzione attraverso la gestione dei presidi idraulici ed idrogeologici

La prevenzione attraverso la gestione dei presidi idraulici ed idrogeologici La prevenzione attraverso la gestione dei presidi idraulici ed idrogeologici Settimo T.se, ottobre 2011 PRESIDI IDRAULICI E IDROGEOLOGICI DI REGIONE PROVINCIA COM PRESIDIO COMUNE... A COMUNE... B PUNTI

Dettagli

tra la Regione Autonoma della Sardegna e il Consorzio di Bonifica. per lo svolgimento di attività

tra la Regione Autonoma della Sardegna e il Consorzio di Bonifica. per lo svolgimento di attività SCHEMA DI ACCORDO DI PROGRAMMA tra la Regione Autonoma della Sardegna e il Consorzio di Bonifica. per lo svolgimento di attività inerenti al servizio di piena e intervento idraulico e presidio territoriale.

Dettagli

PSR CAMPANIA 2007/2013 FONDO FEASR MANUALE OPERATIVO DELLE ATTIVITA DI CONTROLLO DELL AUDIT

PSR CAMPANIA 2007/2013 FONDO FEASR MANUALE OPERATIVO DELLE ATTIVITA DI CONTROLLO DELL AUDIT PSR CAMPANIA 2007/2013 FONDO FEASR MANUALE OPERATIVO DELLE ATTIVITA DI CONTROLLO DELL AUDIT INDICE - Premessa Pag 1 1 Tipologia dei controlli 1 1a Controlli di gestione 1 1b Controlli di ammissibilità

Dettagli

L aggiornamento della Carta dell Uso del Suolo della Regione Sardegna

L aggiornamento della Carta dell Uso del Suolo della Regione Sardegna L aggiornamento della Carta dell Uso del Suolo della Regione Sardegna Assessorato degli Enti Locali Finanze ed Urbanistica Direzione Generale della Pianificazione Urbanistica Territoriale e della Vigilanza

Dettagli

PIEMONTE. D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005

PIEMONTE. D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005 PIEMONTE D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005 Oggetto: Programmazione della rete scolastica nella Regione Piemonte - anni scolastici 2005/06-2006/07 art. 138 del D.lgs 112/98. Indicazioni programmatiche inerenti

Dettagli

Gestione Turni. Introduzione

Gestione Turni. Introduzione Gestione Turni Introduzione La gestione dei turni di lavoro si rende necessaria quando, per garantire la continuità del servizio di una determinata struttura, è necessario che tutto il personale afferente

Dettagli

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO. Intercomunale XXXXXXXXXXXX Comune capofila XXXXXXXXXXXXXXXXXXX FIA. Elenco acquedotti intercomunali

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO. Intercomunale XXXXXXXXXXXX Comune capofila XXXXXXXXXXXXXXXXXXX FIA. Elenco acquedotti intercomunali PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Intercomunale XXXXXXXXXXXX Comune capofila XXXXXXXXXXXXXXXXXXX FIA FASCICOLO INTEGRATO DI ACQUEDOTTO PIANO DI ADEGUAMENTO DELL UTILIZZAZIONE (PAU) 1 Elenco acquedotti intercomunali

Dettagli

Piano Stralcio di Bacino per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.) (ART.1 D.L. 180/98 CONVERTITO CON MODIFICHE CON LA L.267/98 E SS.MM.II.

Piano Stralcio di Bacino per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.) (ART.1 D.L. 180/98 CONVERTITO CON MODIFICHE CON LA L.267/98 E SS.MM.II. REPUBBLICA ITALIANA Regione Siciliana Assessorato Regionale del Territorio e dell Ambiente DIPARTIMENTO REGIONALE DELL AMBIENTE Servizio 3 "ASSETTO DEL TERRITORIO E DIFESA DEL SUOLO (P.A.I.) (ART.1 D.L.

Dettagli

PIANIFICAZIONE DELLA FORMAZIONE: processi, attori e strumenti

PIANIFICAZIONE DELLA FORMAZIONE: processi, attori e strumenti PIANIFICAZIONE DELLA FORMAZIONE: processi, attori e strumenti Dott.ssa Patrizia Castelli Premessa: Il processo di pianificazione della formazione nasce dall esigenza di sviluppare le competenze e le conoscenze

Dettagli

Accordo di Programma EXPO 2015

Accordo di Programma EXPO 2015 Accordo di Programma EXPO 2015 Tavolo di coordinamento L integrazione dei dati territoriali per il coordinamento degli interventi Nuovo spazio Guicciardini, 13 gennaio 2011 a cura del Settore Pianificazione

Dettagli

INDIRIZZI PER L INSTALLAZIONE DI PANNELLI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI

INDIRIZZI PER L INSTALLAZIONE DI PANNELLI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI L.P. 5 SETTEMBRE 1991, N. 22 articolo 99, comma 1, lettera e bis) INDIRIZZI PER L INSTALLAZIONE DI PANNELLI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI (testo approvato con deliberazione della Giunta provinciale n.

Dettagli

Il rischio idraulico REGIONE EMILIA-ROMAGNA. Servizio Tecnico Bacino Reno. Giuseppe Simoni

Il rischio idraulico REGIONE EMILIA-ROMAGNA. Servizio Tecnico Bacino Reno. Giuseppe Simoni Il rischio idraulico Giuseppe Simoni Servizio Tecnico Bacino Reno REGIONE EMILIA-ROMAGNA Il rischio da eventi naturali CONCETTI FONDAMENTALI 1) Il RISCHIO è il prodotto di più fattori : - PERICOLOSITA

Dettagli

UNI EN ISO 9001:2008 Sistemi di Gestione per la Qualità: requisiti e guida per l uso

UNI EN ISO 9001:2008 Sistemi di Gestione per la Qualità: requisiti e guida per l uso SORVEGLIANZA E CERTIFICAZIONI UNI EN ISO 9001:2008 Sistemi di Gestione per la Qualità: requisiti e guida per l uso Pagina 1 di 10 INTRODUZIONE La Norma UNI EN ISO 9001:2008 fa parte delle norme Internazionali

Dettagli

Catasti digitali delle derivazioni e degli attingimenti dai corpi idrici superficiali della provincia di Piacenza.

Catasti digitali delle derivazioni e degli attingimenti dai corpi idrici superficiali della provincia di Piacenza. Amministrazione Provinciale di Piacenza Dipartimento Politiche di Gestione del territorio e Tutela dell ambiente. UOA Monitoraggio delle risorse territoriali e ambientali. Loc. Gariga, 29027 Podenzano

Dettagli

Procedura concordata tra Regione e Province per l attuazione del 3 Programma di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale

Procedura concordata tra Regione e Province per l attuazione del 3 Programma di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale Procedura concordata tra Regione e Province per l attuazione del 3 Programma di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale DOCUMENTO DI SINTESI Sommario: 1.Campo d intervento... 2.Obiettivi...

Dettagli

PROCEDURA --------------------------------------

PROCEDURA -------------------------------------- PROCEDURA PER L ACQUISIZIONE DI BENI IMMOBILI (AREE O FABBRICATI) FUNZIONALI ALL EROGAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO -------------------------------------- La PROVINCIA DI GENOVA, nella sua qualità

Dettagli

Sistema Web-Gis per la segnalazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico

Sistema Web-Gis per la segnalazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico Sistema Web-Gis per la segnalazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico Il progetto si pone l obiettivo di rilanciare la manutenzione diffusa del territorio montano attraverso l analisi delle basi informatiche

Dettagli

BANDO. Progetti di formazione per il volontariato

BANDO. Progetti di formazione per il volontariato BANDO Progetti di formazione per il volontariato Anno 2016 1. Chi può presentare I progetti possono essere presentati da tutte le associazioni di volontariato con sede legale nel territorio della regione

Dettagli

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1

Dettagli

REGOLAMENTO CONTENENTE I CRITERI PER L EROGAZIONE DEI PREMI DI RISULTATO AL PERSONALE DIPENDENTE

REGOLAMENTO CONTENENTE I CRITERI PER L EROGAZIONE DEI PREMI DI RISULTATO AL PERSONALE DIPENDENTE REGOLAMENTO CONTENENTE I CRITERI PER L EROGAZIONE DEI PREMI DI RISULTATO AL PERSONALE DIPENDENTE Approvato con deliberazione del Consiglio dei Delegati n. 13 del 30/12/2008 Approvato dalla Provincia di

Dettagli

PROPOSTA DI PARERE OBBLIGATORIO VINCOLANTE N. 02/04 11 2012 OGGETTO:

PROPOSTA DI PARERE OBBLIGATORIO VINCOLANTE N. 02/04 11 2012 OGGETTO: PROPOSTA DI PARERE OBBLIGATORIO VINCOLANTE N. 02/04 Conferenza dei Comuni 11 ottobre 2012 OGGETTO: Piano delle opere per il superamento della procedura di infrazione n. 2009/2034/CE e relativo piano economico

Dettagli

CERTIFICAZIONE ISO 14001

CERTIFICAZIONE ISO 14001 CERTIFICAZIONE ISO 14001 Il Comune di Mozzate ha ottenuto la certificazione ambientale ISO 14001 in data 30.04.2003, ha difatti impostato e mantiene attivo un Sistema di Gestione Ambientale in linea con

Dettagli

COMUNE DI ZERO BRANCO Provincia di Treviso

COMUNE DI ZERO BRANCO Provincia di Treviso COMUNE DI ZERO BRANCO Provincia di Treviso SISTEMA DI VALUTAZIONE PERMANENTE DELLA PERFORMANCE INDIVIDUALE E DELLE PERFORMANCE ORGANIZZATIVE APPROVATO CON DELIBERAZIONE DI G.C. N. 15 DEL 9.2.2012 E MODIFICATO

Dettagli

CURRICOLO DI GEOGRAFIA della scuola primaria

CURRICOLO DI GEOGRAFIA della scuola primaria CURRICOLO DI GEOGRAFIA della scuola primaria CURRICOLO DI GEOGRAFIA al termine della classe prima della scuola primaria...2 CURRICOLO DI GEOGRAFIA al termine della classe seconda della scuola primaria...3

Dettagli

CITTA DI PINEROLO CRONOPROGRAMMA ALLEGATO ALLE VERIFICHE DI PRGC. Scheda n 1 AREE 1 E 2. Scala 1:5000

CITTA DI PINEROLO CRONOPROGRAMMA ALLEGATO ALLE VERIFICHE DI PRGC. Scheda n 1 AREE 1 E 2. Scala 1:5000 Scheda n 1 AREE 1 E 2 Area 1: potrebbe essere utilizzata dopo l avvenuta realizzazione delle opere di difesa spondale a monte del nuovo ponte Chisone; dovrà inoltre essere eseguito un argine sul limite

Dettagli

Presupposti per la determinazione per l anno 2003 del prezzo all ingrosso dell energia elettrica destinata ai clienti del mercato vincolato

Presupposti per la determinazione per l anno 2003 del prezzo all ingrosso dell energia elettrica destinata ai clienti del mercato vincolato Relazione tecnica Presupposti per la determinazione per l anno 2003 del prezzo all ingrosso dell energia elettrica destinata ai clienti del mercato vincolato 1. Premessa e contesto normativo Il provvedimento

Dettagli

DOCUMENTO TECNICO. 1) Ripartizione delle somme

DOCUMENTO TECNICO. 1) Ripartizione delle somme DOCUMENTO TECNICO Programmazione delle risorse finanziarie per gli anni 2014-2016 stanziate sul bilancio regionale - cap. E31900, cap. E32510 e cap. E32501, destinate alla Raccolta Differenziata. Le risorse

Dettagli

DETERMINAZIONE PROT N. 8498 / REP. N. 509 DEL 02.10.2012

DETERMINAZIONE PROT N. 8498 / REP. N. 509 DEL 02.10.2012 AUTORITà DI BACINO DETERMINAZIONE PROT N. 8498 / REP. N. 509 DEL Oggetto: Comune di Arzana - Studio di compatibilità geologica e geotecnica ai sensi dell art. 31 comma 6 lett. a delle N.A. del PAI inerente

Dettagli

SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE SUOLI E TERRENI: BANCA DATI INTEGRATA NEL S.I. REGIONALE E WEBGIS DI CONSULTAZIONE

SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE SUOLI E TERRENI: BANCA DATI INTEGRATA NEL S.I. REGIONALE E WEBGIS DI CONSULTAZIONE SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE SUOLI E TERRENI: BANCA DATI INTEGRATA NEL S.I. REGIONALE E WEBGIS DI CONSULTAZIONE Cecilia SAVIO (*), Mario PEROSINO (*), Mariagrazia GABBIA (**), Sergio GALLO (**) (*)

Dettagli

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Direzione generale per i porti S.I.D. SISTEMA INFORMATIVO DEMANIO MARITTIMO Guida alla compilazione del Modello Domanda D3 (Parte Tecnica: cartelloni, insegne

Dettagli

Il Direttore DISCIPLINARE DEL PROCESSO DI BUDGET 2015

Il Direttore DISCIPLINARE DEL PROCESSO DI BUDGET 2015 Il Direttore DISCIPLINARE DEL PROCESSO DI BUDGET 2015 DEFINIZIONE DI BUDGET Il Budget è lo strumento per attuare la pianificazione operativa che l Istituto intende intraprendere nell anno di esercizio

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

PROFILO RIASSUNTIVO DELLE AREE

PROFILO RIASSUNTIVO DELLE AREE PROFILO RIASSUNTIVO DELLE AREE CATEGORIA AREE DEFINIZIONE IMPLICAZIONI CHIAVE Relazioni e Comunicazione Interpersonale A - B - C Sviluppo delle conoscenze e Abilità Qualità e Prestazioni Soddisfazione

Dettagli

Sistemi di misurazione e valutazione delle performance

Sistemi di misurazione e valutazione delle performance Sistemi di misurazione e valutazione delle performance 1 SVILUPPO DELL'INTERVENTO Cos è la misurazione e valutazione delle performance e a cosa serve? Efficienza Efficacia Outcome Requisiti minimi Indicatori

Dettagli

Provincia di Lecco Individuazione reticolo idrografico minore e regolamento di polizia idraulica DGR 25-01-02 n. 7/7868

Provincia di Lecco Individuazione reticolo idrografico minore e regolamento di polizia idraulica DGR 25-01-02 n. 7/7868 COMUNE DI CRANDOLA VALSASSINA Provincia di Lecco Individuazione reticolo idrografico minore e regolamento di polizia idraulica DGR 25-01-02 n. 7/7868 Lecco Febbraio 2003 (Aggiornamento all Aprile 2004)

Dettagli

SOFTWARE A SUPPORTO DELLA GESTIONE AMMINISTRATIVA DELLO SPORTELLO UNICO SPECIFICA DEI REQUISITI UTENTE

SOFTWARE A SUPPORTO DELLA GESTIONE AMMINISTRATIVA DELLO SPORTELLO UNICO SPECIFICA DEI REQUISITI UTENTE Pag. 1 di 16 SOFTWARE A SUPPORTO DELLA (VERS. 3.1) Specifica dei Requisiti Utente Funzionalità di associazione di più Richiedenti ad un procedimento Codice Identificativo VERIFICHE ED APPROVAZIONI CONTROLLO

Dettagli

VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola

VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola Premessa VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola progetto sperimentale per individuare criteri, strumenti e metodologie per la valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici Le precedenti sperimentazioni

Dettagli

2.0 Gli archivi. 2.1 Inserire gli archivi. 2.2 Archivio Clienti, Fornitori, Materiali, Noleggi ed Altri Costi. Impresa Edile Guida all uso

2.0 Gli archivi. 2.1 Inserire gli archivi. 2.2 Archivio Clienti, Fornitori, Materiali, Noleggi ed Altri Costi. Impresa Edile Guida all uso 2.0 Gli archivi All interno della sezione archivi sono inserite le anagrafiche. In pratica si stratta di tutti quei dati che ricorreranno costantemente all interno dei documenti. 2.1 Inserire gli archivi

Dettagli

Scheda azione emergente - 10

Scheda azione emergente - 10 Scheda azione emergente - 10 Azione emergente Politica cui l azione concorre Obiettivo Strategico Obiettivi operativi Attività DEFINIZIONE E ADOZIONE DI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI ED INTERCOMUNALI Riduzione

Dettagli

La metodologia IDRAIM e la valutazione della dinamica morfologica dei corsi d acqua

La metodologia IDRAIM e la valutazione della dinamica morfologica dei corsi d acqua La Direttiva Europea Alluvioni : verso una gestione del rischio idraulico in ambito montano - Bolzano, 21-22 Novembre 2013 La metodologia IDRAIM e la valutazione della dinamica morfologica dei corsi d

Dettagli

COMUNE DI MONTESPERTOLI

COMUNE DI MONTESPERTOLI OGGETTO: Questionario sul benessere organizzativo 2012 - Report Il presente documento è finalizzato all analisi dei dati scaturiti dalla compilazione dei questionari in oggetto, da parte dei dipendenti

Dettagli

Manutenzione straordinaria del Torrente Salsero

Manutenzione straordinaria del Torrente Salsero PREMESSA Il presente progetto prende le mosse da un finanziamento per complessivi 367.021,00 necessario la manutenzione straordinaria del Rio Salsero e cofinanziato dalla Regione Toscana, Provincia di

Dettagli

Guida alla redazione del Fascicolo XBRL

Guida alla redazione del Fascicolo XBRL o Europeo 2015 22.2.3 BILANCIO EUROPEO 2015 Guida alla redazione del Fascicolo XBRL Versione 22.2.3 Data Marzo 2015 Sommario GUIDA ALLA REDAZIONE DEL FASCICOLO XBRL parte 1 Premessa o Europeo e la gestione

Dettagli

Studio di trasporto solido sul fiume Serchio Il gruppo di ricerca è così composto: - Prof. Geol. Massimo Rinaldi, docente di Geologia Applicata presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITA Revisione: Sezione 4 SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITA

MANUALE DELLA QUALITA Revisione: Sezione 4 SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITA Pagina: 1 di 5 SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITA 4.0 SCOPO DELLA SEZIONE Illustrare la struttura del Sistema di Gestione Qualità SGQ dell Istituto. Per gli aspetti di dettaglio, la Procedura di riferimento

Dettagli

ACCESSO AL SISTEMA HELIOS...

ACCESSO AL SISTEMA HELIOS... Manuale Utente (Gestione Formazione) Versione 2.0.2 SOMMARIO 1. PREMESSA... 3 2. ACCESSO AL SISTEMA HELIOS... 4 2.1. Pagina Iniziale... 6 3. CARICAMENTO ORE FORMAZIONE GENERALE... 9 3.1. RECUPERO MODELLO

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO

PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO ALLEGATO A ALLA DELIBERAZIONE N. DEL PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO nel circondario idraulico di ROVIGO PROTOCOLLO DI INTESA tra l'agenzia Interregionale

Dettagli

CHIUSURE di MAGAZZINO di FINE ANNO

CHIUSURE di MAGAZZINO di FINE ANNO CHIUSURE di MAGAZZINO di FINE ANNO Operazioni da svolgere per il riporto delle giacenze di fine esercizio Il documento che segue ha lo scopo di illustrare le operazioni che devono essere eseguite per:

Dettagli

BANDO. per le associazioni socie del Cesvot. per la presentazione. di progetti di formazione per il volontariato ANNO 2015

BANDO. per le associazioni socie del Cesvot. per la presentazione. di progetti di formazione per il volontariato ANNO 2015 BANDO per le associazioni socie del Cesvot per la presentazione di progetti di formazione per il volontariato ANNO 2015 volontariato ANNO 2015 Pagina 1 1. Chi può presentare Hanno diritto a presentare

Dettagli

Presidenza della Giunta Ufficio Società dell'informazione. ALLEGATO IV Capitolato tecnico

Presidenza della Giunta Ufficio Società dell'informazione. ALLEGATO IV Capitolato tecnico Presidenza della Giunta Ufficio Società dell'informazione ALLEGATO IV Capitolato tecnico ISTRUZIONI PER L ATTIVAZIONE A RICHIESTA DEI SERVIZI DI ASSISTENZA SISTEMISTICA FINALIZZATI ALLA PROGETTAZIONE E

Dettagli

(Atti per i quali la pubblicazione non è una condizione di applicabilità) COMMISSIONE

(Atti per i quali la pubblicazione non è una condizione di applicabilità) COMMISSIONE L 86/6 Gazzetta ufficiale dell Unione europea 5.4.2005 II (Atti per i quali la pubblicazione non è una condizione di applicabilità) COMMISSIONE DECISIONE DELLA COMMISSIONE del 22 marzo 2005 che stabilisce

Dettagli

EX COMPRENSORIO 11 VERSILIA MASSACIUCCOLI IL PIANO DI CLASSIFICA DEGLI IMMOBILI PER IL RIPARTO DELLA CONTRIBUENZA E MODALITÀ DI CALCOLO DEL CONTRIBUTO

EX COMPRENSORIO 11 VERSILIA MASSACIUCCOLI IL PIANO DI CLASSIFICA DEGLI IMMOBILI PER IL RIPARTO DELLA CONTRIBUENZA E MODALITÀ DI CALCOLO DEL CONTRIBUTO EX COMPRENSORIO 11 VERSILIA MASSACIUCCOLI IL PIANO DI CLASSIFICA DEGLI IMMOBILI PER IL RIPARTO DELLA CONTRIBUENZA E MODALITÀ DI CALCOLO DEL CONTRIBUTO Il Piano di Classifica degli Immobili ha il fine di

Dettagli

--------------------------------------------------------------------------------

-------------------------------------------------------------------------------- D.P.R. 14 aprile 1993 "Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni recante criteri e modalità per la redazione dei programmi di manutenzione idraulica e forestale." Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale

Dettagli

1. INSERIMENTO URBANISTICO

1. INSERIMENTO URBANISTICO A.S.A. Azienda Servizi Ambientali Comune di Pomarance OPERE DI COLLETTAMENTO DELLA RETE FOGNARIA AL NUOVO DEPURATORE RELAZIONE INSERIMENTO URBANISTICO Data Aprile 2015 Codice PGI G089-0636-000 Codice Commessa

Dettagli

MODIFICHE AL REGOLAMENTO N. 11768/98 IN MATERIA DI MERCATI

MODIFICHE AL REGOLAMENTO N. 11768/98 IN MATERIA DI MERCATI MODIFICHE AL REGOLAMENTO N. 11768/98 IN MATERIA DI MERCATI DOCUMENTO DI CONSULTAZIONE 27 luglio 2006 Le osservazioni al presente documento di consultazione dovranno pervenire entro il 7 agosto 2006 al

Dettagli