Economia, Corso di L.M. in Ing. Elettrotecnica, A.A Prof. R. Sestini SCHEMA DELLE LEZIONI DELLA DECIMA SETTIMANA
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- Giovanna Cocco
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1 Economia, Corso di L.M. in Ing. Elettrotecnica, A.A Prof. R. Sestini SCHEMA DELLE LEZIONI DELLA DECIMA SETTIMANA Cenni sulla regolamentazione del mercato elettrico in Italia Il processo di liberalizzazione del mercato elettrico fu avviato dalla Commissione Europea nel 996 con l approvazione della direttiva comunitaria n. 96/92/CE recepita in Italia il 6 marzo 999. Obiettivo della direttiva: realizzare un mercato dell energia elettrica competitivo, in grado di assicurare la libera circolazione dell energia elettrica all interno del mercato unico europeo. Ingredienti fondamentali del processo di liberalizzazione: Possibilità dell accesso di terzi alla rete, ovvero le società di trasmissione e di distribuzione devono permettere di fruire della loro rete a tutti gli utenti del sistema elettrico, a prezzi ragionevoli e non discriminatori; Separazione e trasparenza della contabilità, ovvero necessità di separare 94
2 contabilmente le attività di produzione, trasmissione e distribuzione delle imprese verticalmente integrate. In Italia: a seguito del processo di liberalizzazione, si è passati da un unica impresa verticalmente integrata (Enel) di proprietà pubblica con prezzi all utenza fissati dall alto, per via amministrata (tariffe), ad un mercato potenzialmente concorrenziale. L Enel (ex monopolista) è stata costretta a vendere parte degli impianti di produzione (per una potenza complessiva di MW), tramite pacchetti di vendita appositamente costituiti, ossia le cosiddette Genco (Generation Company), Eurogen, Elettrogen ed Interpower. Caratteristiche peculiari del mercato elettrico: Il percorso che porta dalla produzione di energia elettrica al suo ingresso nelle case, negli uffici o nelle fabbriche si articola in 4 fasi: produzione, trasmissione, distribuzione e vendita. 95
3 Quanto alla produzione: sono oggi disponibili tecnologie di generazione che hanno ridotto la dimensione ottima minima degli impianti (in particolare il ciclo combinato gas-vapore). Quindi più soggetti possono operare nel campo della produzione (segmento potenzialmente concorrenziale). L attivita di trasmissione e gravata da elevati costi fissi e da alti costi non recuperabili (sunk costs) e dunque si configura come un monopolio naturale caratterizzato da consistenti economie di scala. Considerazioni simili valgono per l attività di distribuzione (= gestione cioè delle reti che forniscono l energia elettrica agli utenti finali). La distribuzione però non costituisce un monopolio unico a livello nazionale, ma piuttosto tanti monopoli naturali territoriali. L attività di vendita è invece un segmento potenzialmente concorrenziale, caratterizzato da una scarsa intensità di capitale. La concorrenza può avvenire sia sulla base del prezzo, sia in base alla qualità dei servizi offerti. 96
4 Quindi: regolamentare il mercato dell energia significa promuovere e sostenere la concorrenza nelle attività di produzione e vendita, in cui essa risulta realizzabile, accettando l esistenza di monopoli naturali nella trasmissione e nella distribuzione. In Italia, l attività di trasmissione è affidata a TERNA che gestisce la quasi totalità della RTN, mentre la distribuzione è affidata a varie società che operano territorialmente in regime di monopolio. A TERNA è affidata l attività di pianificazione e sviluppo della rete, la gestione e la sua manutenzione. Di fondamentale importanza è anche l attività di dispacciamento diretta al coordinamento degli impianti di produzione ai fini dell equilibrio in ogni istante tra immissioni e prelievi di energia elettrica, ovvero tra offerta e domanda di energia, dal momento che questa non si può immagazzinare. Per evitare che il monopolista usi il suo potere a monte per espandersi a valle, impedendo, per esempio, ai concorrenti di accedere al mercato 97
5 necessità della separazione verticale dell impresa (il cosiddetto unbundling). Per la trasmissione il problema è stato risolto con il Decreto Bersani (d.lgs. 79/99) togliendo ad ENEL la proprietà di TERNA. Per la distribuzione, sostanzialmente ripartita tra ENEL e aziende di servizi pubblici locali, si è provveduto soltanto ad una separazione giuridica, ma di fatto con controllo delle capogruppo. 98
6 La regolamentazione tariffaria dell energia in Italia 99
7 L Autorità fissa le tariffe per i servizi svolti in regime di monopolio (trasmissione/trasporto, distribuzione, misura) queste costituiscono il prezzo massimo che il monopolista può praticare le imprese regolate determinano i corrispettivi tariffari nel rispetto dei criteri definiti dall Autorità L Autorità non regola i prezzi delle attività in concorrenza (produzione, importazione e vendita) salvo: Condizioni economiche (Deliberazione n.56/07) sono relative a servizi liberamente svolti (vendita, produzione e importazione)ènm m sono definite dall Autorità sulla base di criteri di mercato e dei costi del servizio costituiscono una garanzia per i piccoli clienti. Competenza in materia di regolamentazione tariffaria L Autorità per l energia elettrica e il gas: 00
8 stabilisce e aggiorna ( ), la tariffa base, i parametri e gli altri elementi di riferimento per determinare le tariffe ( ) nonché le modalità di recupero dei costi eventualmente sostenuti nell interesse generale (lettera e) aggiorna la tariffa base ( ) con il metodo del price cap definisce le condizioni tecnico economiche di accesso e di interconnessione alle reti ( ) (lettera d) Il meccanismo del price cap All inizio di ciascun periodo regolatorio occorre: definire la base dei costi sottoposti a price cap valutare il livello di questi costi in un anno di riferimento, di solito l ultimo di cui si hanno dati consolidati da bilancio (anno n-) In base ai costi dell anno n, si definisce la tariffa per l anno n+ e per gli anni successivi del periodo regolatorio, tenendo conto dell inflazione (RPI) e del fattore X di efficientamento 0
9 I limiti di questo meccanismo sono: L incentivo si basa su una stima dei costi medi dell impresa. Questa stima si basa sulle informazioni fornite dall impresa monopolista, la quale ha tutto l interesse a far sembrare i costi maggiori di quanto siano in realtà. Vi è il problema connesso alla qualità del servizio. Il metodo spinge alla minimizzazione dei costi che può avvenire a discapito della qualità. 02
10 L OLIGOPOLIO Sin qui abbiamo illustrato 2 situazioni polari, la concorrenza perfetta e il monopolio. Nella realtà la maggior parte dei mercati e servita da un numero LIMITATO di imprese che hanno un certo potere su prezzi e quantita prodotte, e che debbono tenere conto delle decisioni reciproche nel fissare l una o l altra variabile. L INTERAZIONE STRATEGICA (o interdipendenza tra imprese) caratterizza i mercati cosiddetti oligopolistici. Per analizzare una struttura di mercato e capire se vi e interazione strategica: far uso degli indici di concentrazione: Per es. CRn (% vendite delle n piu grandi imprese) Gli indici di concentrazione non danno informazioni sulle dimensioni relative all interno di un certo settore. Far uso dell indice di Herfindahl: aggrega informazioni sulle quote di mercato di tutte le imprese. 03
11 2 2 H = s + s 2 + s s 2 n La quota delle imprese piccole ha poco peso sull indice, mente le imprese grandi pesano piu che proporzionalmente. Diversi tipi di modelli descrivono gli oligopoli non-cooperativi: a) le imprese fissano il prezzo; b) le imprese fissano la quantita c) scelte sequenziali d) scelte simultanee. Inoltre le imprese possono scegliere di colludere, invece di competere l una con l altra gioco cooperativo! Per semplicita ci concentreremo inizialmente sul duopolio. Consideriamo un modello STATICO, in cui le due imprese fissano l output e producono un bene omogeneo. Le loro scelte avvengono in maniera SIMULTANEA. MODELLO DI COURNOT 04
12 La previsione riguardo al comportamento adottato dall altra impresa e cruciale: - assumiamo che l impresa si aspetti che l impresa 2 produca e y 2 unita di output. Dunque l output totale e : Y = y + e y 2 Data una curva di domanda inversa p(y), essa diventa p( y + e y 2 ) Pertanto il problema di max del profitto per l impresa e : max p( y + e y 2 )y c( y ) Definiamo la CURVA DI REAZIONE DELL IMPRESA : e la scelta ottimale da parte dell impresa, date le sue congetture quanto al comportamento dell impresa 2. Si tratta di una curva decrescente (all aumentare di e y 2, diminuisce l output ottimo per l impresa ). 05
13 y 2 y C Curva di reazione dell impresa y +y 2 = y c y +y 2 = y M Curva di reazione dell impresa 2 y M La funzione di reazione dell impresa puo essere considerata come la relazione funzionale tra l output atteso dell impresa 2 e la scelta ottima dell impresa : e y = f ( y 2 ) y In maniera simile si puo ricavare la funzione di reazione dell impresa 2: e y 2 = f ( y ) Esiste solo un punto in cui le congetture di ciascuna impresa sono corrette: all intersezione tra le 2 curve di reazione si ha l equilibrio di Cournot. 06
14 * * y = f ( y 2 ) * * y 2 = f ( y ) Nel punto di equilibrio di Cournot nessuna delle 2 imprese ritiene conveniente variare il proprio livello di output quando viene a conoscenza del comportamento adottato dalla impresa rivale. Si noti che e possibile ricavare una espressione per l indice di Lerner in oligopolio, prendendo le mosse dal modello di Cournot. Si consideri, ad es. l espressione del MR per l impresa : MR = R( Y y ) = p( y + y e 2 ) + p(.) y y Da questa espressione e possibile notare dove risiede l interazione strategica: un aumento di e y 2 diminuisce p(.) e quindi il ricavo marginale del rivale (piu l altro produce, minore e la mia convenienza a produrre). Si noti anche che p(.) y = p(.) Y 07
15 Da cui: MR = R( Y y ) = p(.) + p(.) Y y Y Y p p = y (.) p p = p (.) Y ε s ε dove s = y / Y e la quota di mercato dell impresa. Ponendo quest ultima espressione pari al MC e possibile ricavare l indice di Lerner in oligopolio: (p MC )/ p = s / ε Confrontando questa formula con l indice di Lerner per il monopolista: (p MC)/ p = / ε si deduce che in oligopolio il potere di mercato varia (anche) al variare della quota di mercato. IL MODELLO DI COURNOT CON n IMPRESE Estendiamo ora il modello di Cournot al caso in cui nell industria vi siano n imprese. In questo caso Y = y + y 2 +. y n 08
16 La condizione di uguaglianza tra ricavo marginale e costo marginale per l impresa i-esima diventa: p p(.) Y ( Y ) + y i = MC i da cui: (.) si ε p = MC i Se le imprese sono simmetriche, ovvero impiegano tutte la stessa tecnologia, allora s i = /n per una qualsiasi impresa. La condizione di ottimo diventa dunque: p(.) = MC i nε Si mostra facilmente che: n = corrisponde al caso del monopolio; n corrisponde al caso di un mercato competitivo. All aumentare di n si ha che il livello di produzione di equilibrio del modello di Cournot si avvicina a quello di equilibrio concorrenziale. 09
17 Analogamente, p si avvicina a MC i. COSTI ASIMMETRICI NEL MODELLO DI COURNOT L analisi puo essere estesa considerando imprese asimmetriche, ovvero con costi marginali diversi. Trattiamo il caso di duopolio, nell ipotesi che le 2 imprese abbiano funzione di costo: C i = c i y i i =, 2 Per esemplificare, supponiamo di avere una funzione di domanda inversa lineare del tipo: p = a Y La funzione del profitto e dunque: π i = (a- y i - y j e c i ) y i I livelli di output di equilibrio saranno: a c + y CN = 3 2 c2 0
18 a 2c2 + c y CN 2 = 3 Tali espressioni indicano che: - la quantita prodotta da una certa impresa in equilibrio e decrescente nel suo costo marginale (effetto diretto) e crescente nel costo marginale della avversaria (effetto incrociato). - L impresa con il costo marginale piu basso (e quindi piu efficiente) produce di piu della rivale. - Lo stesso risultato vale per i profitti di equilibrio, che sono piu elevati per l impresa piu efficiente. Dal punto di vista grafico: Y 2 Curva di reazione dell impresa con costo c Curva di reazione dell impresa con costo c < c Curva di reazione dell impresa 2 Y
19 Si noti anche la forma assunta dall indice di Lerner: (p MC i )/ p = s i / ε ad una maggiore quota di mercato corrisponde una maggiore divergenza tra prezzo e costo marginale. COLLUSIONE Nei modelli di oligopolio quale quello di Cournot si ipotizzava che le imprese agissero in maniera indipendente l una dall altra (gioco non-cooperativo). In tutti i modelli visti fino ad ora un maggior grado di concorrenza riduce i profitti: π M > π + π π N La collusione potrebbe dunque essere di beneficio per le imprese. Esistono diversi modi per raggiungere un risultato collusivo:. accordi espliciti, o cartelli; 2. accordi segreti; 3. accordi taciti. 2
20 Ci concentriamo sul punto in ): le imprese formano un cartello e si comportano come un monopolista massimizzando il profitto congiunto. Ipotizzando per semplicita che vi siano solo 2 imprese, la funzione obiettivo e : max p(y +y 2 ) (y +y 2 ) c (y ) c 2 (y 2 ) Le condizioni di ottimo sono: (i) p (.)(y +y 2 ) + p(y +y 2 ) = MC (ii) p (.)(y +y 2 ) + p(y +y 2 ) = MC 2 da cui: MR = MC = MC 2 E opportuno notare come in un cartello le imprese abbiano l incentivo di derogare rispetto agli accordi (instabilita del cartello). Ipotizzando di aver determinato l output complessivo di cartello Y* = y* +y* 2, supponiamo che l impresa valuti la possibilita di aumentare il proprio output di y. Dunque: 3
21 π p * = p(.) + y MC y Y che per la condizione di ottimo del cartello e uguale a : p Y y * 2 > 0 Se l impresa ritiene che l impresa 2 mantenga il proprio livello di output invariato, il suo profitto puo aumentare variando unilateralmente il proprio livello di produzione. Affinche la stabilita del cartello sia assicurata, e necessario quindi che le imprese trovino il modo di scoprire e punire le imprese che derogano ai patti. 4
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