RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 7 maggio 2013

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1 7 maggio 2013

2 kenn0w36hm+uee4dior2vak0kliplkqwmxvm7d/o7pi= ANNO 12 - N ,20 in abbinata obbligatoria con Italia Oggi Direzione e Redazioni: POTENZA, via Nazario Sauro 102, cap 85100, tel , fax ; MATERA, Piazza Mulino 15, cap 75100, tel , fax Morto a 94 anni il simbolo della Dc. No a funerali di Stato Addio a Belzebù Lo giudicherà la storia Quel giorno a Potenza Giulio Andreotti con Emilio Colombo Il senatore: «Eravamo diversi, ma amici». E Capotosti candida lo statista lucano a presidente della convenzione per le riforme POTENZA PISTICCI RIPACANDIDA da pagina 6 a pagina 11 L intreccio tra il destino lucano e gli scenari nazionali Basilicata La grande attesa Aspettando che il Pd capisca cosa fare si allargano i vuoti della mancanza di governo: nostro report sui maledetti 3000 lavoratori che aspirano a pochi soldi di sostegno al reddito. E Scelta civica fa una proposta Intervista a Tito Di Maggio «Una larga intesa per le elezioni in Basilicata» LA CASTA MAGNA: Mancusi e Pici: revocato l esilio IL CASO: E la Mastrosimone tornò insegnante ma a scuola non si vede: «Cosa dobbiamo fare?» AMATO, SANTORO, SERINO, GIACUMMO, PANETTIERI da pagina 13 a pagina 18 ALLA RICERCA DI UN DI NARDO DEL XXI SECOLO di LUCIA SERINO A questo punto manca solo l'internazionale socialista. Ecco, a Roberto Speranza manca solo quest'ultima candidatura. continua alle pagine 14 e 15 MIRNA E ATTILIO di VITO BUBBICO LA POLEMICA provocazione di Mirna Mastronardi nei confronti dell assesso - re alla sanità Attilio Martorano, lanciata sul web continua a pagina 22 Vi segnaliamo Potenza Portò la bara di Abruzzese Ora arrestato per rapina AMATO a pagina 20 Matera I rapinatori della banca catturati grazie a Fb La conferenza stampa della Polizia CIERVO alle pagine 34 e 35 Lauria Danneggiati dai lavori sull A3 Da oggi senza dimora ROSA a pagina 31 Report di domenica Mette in onda il video lucano ma dimentica la Basilicata PANETTIERI a pagina 19 Siesto durante i funerali di Abruzzese Una delle tende di Lauria Milena Gabbanelli in onda con Report Processo Claps, per le donne delle pulizie rinvio al 23 settembre GIAMMARIAa pagina 30 La chiesa di San Rocco a rischio crollo: gli esperti discutono D ALESSANDRO a pagina 39 Verso il voto tra candidati e programmi: il nostro approfondimento SPORT Colombo e Andreotti Vi racconto il giro di Domenico La dolce Valentina aspetta il suo Pozzo Nel cuore del Sud Il Giro sfiora Maratea e domani sarà a Matera De Filippo e Speranza ROSA a pagina

3 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dYtY4wom9pF7v5UIXCRJmnI= TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI PREVISTI DALLA LEGGE N 250/90 w w w. l a g a z z e t t a d e l m e z z o g i o r n o. i t Edisud S.p.A. - Redazione, Amministrazione, Tipografia e Stampa: Viale Scipione l Africano Bari. Sede centrale di Bari (prefisso 080): Informazioni Direzione Generale Direzione Politica (direzione politica@gazzettamezzogiorno.it) - Segreteria di Redazione (segreteria.redazione@gazzettamezzogiorno.it) - Cronaca di Bari (cronaca.bari@gazzettamezzogiorno.it) - Cronache italiane (cronaca.it@gazzettamezzogiorno.it) - Economia LANCIÒ LA POLITICA-SHOW TRA ROMA, SPORT E CINEMA C LA GAZZETTA DI PUGLIA - CORRIERE DELLE PUGLIE Quotidiano fondato nel 1887 B A S I L I C ATA ' %%#'"! (economia@gazzettamezzogiorno.it) - Esteri (esteri@gazzettamezzogiorno.it) - Interni (politica.int@gazzettamezzogiorno.it) - Regioni (cronache.regionali@gazzettamezzogiorno.it) - Spettacoli (cultura.e.spettacoli@gazzettamezzogiorni,it) - Speciali (iniziative.speciali@gazzettamezzogiorno.it) - Sport (sport@gazzettamezzogiorno.it) - Vita Culturale (cultura.e.spettacoli@gazzettamezzogiorno.it). Abb. Post. - 45% - Art. 2 C 20/B L. 662/96 - Filiale Bari - tassa pagata - *promozioni valide solo in Puglia e Basilicata - Anno 126 Numero 124 LA SCOMPARSA DELL EX PREMIER LASCIA A 94 ANNI IL LEADER PIÙ CONTROVERSO DELLA PRIMA REPUBBLICA. NIENTE FUNERALI DI STATO Il Divo, una vita spericolata Morto Andreotti: per oltre mezzo secolo simbolo del potere dc Fu processato per mafia, fino al 1980 prescritto e poi assolto FU TUTTO E IL CONTRARIO IN ITALIA E ALL E S T E RO di GIUSEPPE DE TOMASO A 20 anni parlava col Papa. A 27 anni era di fatto il numero due del governo. Dai 40 anni in poi è stato il politico più ammirato e detestato dello Stivale, il più citato e il più temuto, il più chiacchierato e il più difeso, il più processato e il più assolto, il più bersagliato e il più ironico, il più potente e il più attaccato. Una vita da romanzo che neppure un giallista nato come Leonardo Sciascia ( ) avrebbe osato immaginare per un sua trama. Si deve a Indro Montanelli ( ), che lo aveva visto da vicino, il fl a s h più azzeccato sul futuro Divo Giulio. Rieccolo: Alcide De Gasperi ( ) e Giulio Andreotti andavano insieme in chiesa, ma De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete. Il gobbo più dritto d Italia non se la prese, ma non ritirò la lingua. «È vero, è proprio così - replicò al grande giornalista - ma i preti votano». SEGUE A PAGINA 25 >> La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20 (Da martedì a domenica in abbinamento obbligatorio con Il Sole 24 Ore) Con Magazine Papa Francesco A 1,70 REGIONE BASILICATA. IL GIP REVOCA IL PROVVEDIMENTO SOLO PER MANCUSI E PICI Rimborsopoli lucana sì al divieto di dimora per sei consiglieri AMENDOLARA E INCISO IN GAZZETTA DI BASILICATA A PAGINA II E III >> COZZI, INDENNITATE, PERCHIAZZI, TONDO E ALTRI SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3, 4, 5, 6 E 7 >> di FRANCESCO COSTANTINI he fosse romanista, non è tutto. Era la Roma, ne sovrintendeva movimenti e manovre dall alto, nemmeno troppo defilato. Era molto appassionato di sport, tutto lo sport, competente ed equilibrato nei giudizi. Che abbia dato più volte una mano allo sport italiano è arcinoto. SEGUE A PAGINA 25 >> I N C H I E S TA Il procuratore Triassi col gip Spina [ Ve c e ] Napolitano: giudizio alla storia. Berlusconi: vittima della sinistra. Formica alla Gazzetta: era l interprete di un vincolo del Vaticano a garanzia della pace religiosa LA LETTERA «Presidente, ricorda quando le toccai la gobba talismano?» P R O F I LO UNICO Una immagine simbolo di Giulio Andreotti. Negli anni si è accentuata la gobba, che è notoriamente un portafortuna per chi la tocca SELVAGGI A PAGINA 6 >>!#% Rifiuti, consorzi e conti oggi vertice da Vendola Consiglio, il nodo delle commissioni E i gruppi rendono i fondi non spesi SANNICANDRO DI BARI ACCERTAMENTI NELLA VILLA DEGLI ORRORI Sei i colpi sparati ma il giallo resta Oggi l autopsia fugherà i dubbi LA VILLA DELLA TRAGEDIA I rilievi dei Carabinieri PARL AMENTO M5S, CASO DIARIE Commissioni i nuovi presidenti Sono cinque i pugliesi l Scelti i nuovi presidenti delle Commissioni. Cinque i pugliesi: Boccia, Bordo e Latorre per il Pd, Azzollini e Sisto per il Pdl. Nel movimento dei grillini rivolta per le diarie. SERVIZI ALLE PAGINE 8 E 9 >> LA BCE INSISTE: RISANARE I CONTI CON TAGLI A SPESA E TASSE Sempre più disoccupati La cig +16% in un anno Draghi: pronti ad agire ancora sui tassi SERVIZIO A PAGINA 10 >> DE VITO, NATILE E TURI A PAGINA 15 >> RUBY E MEDIASET Restano a Milano i processi al Cav SERVIZIO A PAGINA 12 >> GERMANIA Criminale nazista arrestato a 93 anni SERVIZIO A PAGINA 18 >> IN PIAZZA La protesta dei disoccupati l Tutt altro che incoraggianti le stime dell Istat sul fronte lavoro: la disoccupazione arriverà all 11,9% quest anno per toccare il 12,3% nel E vola il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, con 100 milioni di ore ad aprile secondo i dati Inps: +3,1% in un mese, +16,05% rispetto a un anno prima. Mentre è quasi raddoppiata la cig straordinaria in un anno: 57,5 milioni di ore, +92,2%. Monito del presidente della Bce, Mario Draghi: ridurre le tasse e tagliare le spese per risanare i conti. «Pronti a intervenire ancora sui tassi, se necessario». SERVIZI ALLE PAGINE 20 E 21 >>

4 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dWQtPKNtxzqBJR+k8XbAxOk= LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887 w w w. l a g a z z e t t a d e l m e z z o g i o r n o. i t LA GA Z Z E T TA DI POT E N Z A - LA GA Z Z E T TA DI MAT E R A Redazione Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/ Fax: 080/ redazione.potenza@gazzettamezzogiorno.it Redazione Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/ Fax: 080/ redazione.matera@gazzettamezzogiorno.it Pubblicità-Publikompass. Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/ Fax: 0971/274883; Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/ Fax: 0835/ Necrologie: - Gazzetta Affari: LE ALTRE REDAZIONI Bari: 080/ Foggia: 0881/ Lecce: 0832/ Barletta: 0883/ Brindisi: 0831/ Taranto: 099/ ABBONAMENTI: tutti i giorni esclusi i festivi: ann. Euro 260,00; sem. Euro 140,00; trim. Euro 80,00. Compresi i festivi: ann. Euro 290,00; sem. Euro 160,00; trim. Euro 90,00. Sola edizione del lunedì: ann. Euro 55,00; sem Euro 30,00. Estero: stesse tariffe più spese postali, secondo destinazione. Per info: tel. 080/ , dal lunedì al venerdì, 09,30-13,30, fax 080/ , commerciale@gazzettamezzogiorno.it. Copia arretrata: Euro 2,40. Tel 080/ REGIONE LE DECISIONI DEL GIP. DALLE INDAGINI SUI GRUPPI LE INTERCETTAZIONI TRA DI LORENZO E BOCCHINO CHE NON SARANNO TRASCRITTE Sei consiglieri indagati resteranno in «esilio» Obbligo di dimora revocato per Mancusi (Udc) e Pici (Pdl) Il quadro dettagliato dei fondi contestati ai consiglieri da parte della Guardia di Finanza l Il gip di Potenza, Luigi Spina, ha annullato la misura cautelare del divieto di dimora per i consiglieri regionali Agatino Mancusi (Udc) e Mariano Pici (Pdl), nell ambito dell inchiesta sui rimborsi illeciti alla Regione che ha portato agli arresti domiciliari per due ex assessori regionali (Rosa Mastrosimone e Vincenzo Viti) e per l ex capogruppo del Pdl, Nicola Pagliuca, e al divieto di dimora per altri sei consiglieri ed ex consiglieri lucani. AMENDOLARA E INCISO NELLE PAGINE II E III >> PROCURA Il gip Luigi Spina con il procuratore Laura Triassi [foto Tony Vece] POTENZA AGENTI DELLA POLIZIA ARRESTANO DUE UOMINI Rapina e botte nel bar: il Dna li ha incastrati Uno dei due aveva dimenticato il cappellino prima di fuggire. È stato analizzato dalla Scientifica l La squadra mobile della questura di Potenza ha arrestato due uomini, Gianfranco Siesto, 44 anni, e Luchian Ionut, 24, accusati della violenta rapina ai danni del titolare di un bar in via Sabbioneta, a Potenza. Il fatto è accaduto il 6 dicembre Per inchiodare i due presunti ladri, che picchiarono selvaggiamente il commerciante, la polizia ha utilizzato immagini del sistema di videosorveglianza e l esame del dna su un cappellino lasciato sul posto da uno dei due. SERVIZIO A PAGINA V >> CASO CLAPS Scoperta del cadavere Il processo a settembre l Rinviato al 23 settembre prossimo il processo a carico delle due donne delle pulizie della chiesa della Trinità accusate di aver visto il corpo di Elisa prima della scoperta ufficiale del 17 marzo SERVIZIO A PAGINA V E IN NAZIONALE A PAG. 13 >> INCHIESTA «IENA 2» Bardi avvisò il boss e finì in manette La Corte d Appello «Non andava arrestato» IL RICORDO Ecco la Basilicata di Andreotti Da Colombo agli amici di Senise M AT E R A In manette gli «specialisti» delle rapine alle filiali di Mps OLIVA A PAGINA X >> l L accusa era quella di aver avvisato il boss Renato Martorano degli arresti in corso. Piervito Bardi fu arrestato con l accusa favoreggiamento. A distanza nove anni dall ar - resto, il 23 novembre 2004, i giudici della Corte di Appello di Salerno stabiliscono che quella condotta non era censurabile. Bardi non andava arrestato perché in quel momento stava facendo il suo lavoro di avvocato (difendeva Martorano). Oltre 40 pagine di motivazioni con cui viene assolto il legale pot e n t i n o. SERVIZIO A PAGINA VI >> l Talvolta alleati, più spesso rivali. Ma sempre con un reciproco, grande rispetto. La storia di Giulio Andreotti, scomparso ieri, incrocia spesso quella del lucano Emilio Colombo, ora rimasto l ultimo padre costituente. Spuntano aneddoti e curiosità sul rapporto tra i due e tra Andreotti e la Basilicata. A Senise l amicizia con l imprenditore Angelo Chiorazzo. SAMMARTINO E VERGALLITO A PAGINA IV >> INSIEME Andreotti e Colombo a Potenza nel 2007 [foto Tony Vece] P OT E N Z A Un parco per tre quartieri L idea nasce a rione Lucania SERVIZIO A PAGINA VII >> LA CURIOSITÀ UNA DONNA UGUALE A QUELLA DEL PRODOTTO La nuova moneta da 5 euro «copia» l Amaro Lucano IL PERSONAGGIO UN MURALES REALIZZATO A DICEMBRE DEL 1974 L ultima traccia di Levi a San Costantino Albanese SOLDI La nuova banconota l Una lucana (centenaria) sulla nuova moneta da 5 euro? L ul - tima banconota uscita dalla zecca dello Stato riporterebbe la figura della stessa donna simbolo dell Amaro Lucano. Sono donne molto simili sia nella pettinatura che nei tratteggi dei lineamenti. Persino nella leggera inclinazione della testa verso la spalla sinistra. Quasi un ammiccare allusivo al prodotto propagandato. Solo casualità o plagio? PALAZZO A PAGINA XII >> S TO R I A Levi a S. Costantino l Tre ragazzi, in costume albanese, ritratti durante una serata in compagnia di amici, nell ultimo suo viaggio in Basilicata, prima di morire, un mese dopo. È l ultimo, grande regalo di Carlo Levi alla Basilicata. Si trova a San Costantino Albanese ed è frutto spontaneo di una serata di tanti anni fa, di inizio dicembre del 1974, quando Levi era di nuovo nella regione da lui tanto amata. SERVIZIO A PAGINA IX >>

5 WH112C7qxbD18Y7n4EDExqN5G0TBzfrp6zQEuhoylkg= Anno 90 n ,20 Martedì 7 Maggio 2013 I libri senza parole U: Le nuove Erri De Luca storie tese e la poesia di Elio & c. di Lampedusa della scienza Perugini pag. 21 Baffoni pag. 19 Per aumentare la produttività, sostenere la domanda e far crescere il pil è fondamentale il pieno coinvolgimento delle donne: frenare il loro potenziale significa frenare la crescita economica Jack Lew segretario Usa al Tesoro Guglielmi pag. 21 Cig e giovani, arriva il decreto Saccomanni: «Non solo lo stop all Imu». Letta: «In politica un po di follia visionaria» Il governo prepara un pacchetto per finanziare la cassa in deroga e sostenere l occupazione Il premier vede Rajoy: sì a un piano straordinario Ue per la crescita CARUSO FRANCHI VESPO A PAG. 2-3 Il primo obiettivo è creare lavoro RUGGERO PALADINI FABRIZIO SACCOMANNI, PARLAN- DO ALLE COMMISSIONI SPECIALI DI CAMERA E SENATO, ha invitato ad approvare il Def a saldi invariati, rinviando la Nota di aggiornamento al momento in cui avverrà la chiusura della procedura per disavanzo eccessivo, prevista per metà giugno. L obbiettivo del governo è quello di mantenere il deficit sotto il 3%. L uscita dalla procedura di disavanzo eccessivo, nel quale si trovano la gran parte dei paesi europei, costituisce un obiettivo «alla nostra portata». Da esso il governo si attende un atteggiamento di maggiore flessibilità da parte di Bruxelles. SEGUE A PAG. 3 IL CASO I Cinque stelle si ribellano a Grillo. Solo per la diaria Libertà di coscienza sulla restituzione dei contributi JOP A PAG. 7 È MORTO L ULTIMO UOMO SIMBOLO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA Il potere e la sua ombra Giulio Andreotti aveva 94 anni È stato il politico più longevo della storia repubblicana Simbolo della Democrazia cristiana, fu sette volte capo del governo italiano. Dal 91 senatore a vita. Lo hanno chiamato DivoGiulio, Belzebù. Gli sono statidedicati film, libri, barzellette. A tratti un icona. Tra misteri e segreti mai svelati, non si è però mai sottratto al giudizio dei tribunali: assolto per prescrizione dall accusa di collusione mafiosa. L intervista a Macaluso: «Fu la quintessenza della Dc» ma anche uomo del dialogo con il Pci e con il mondo arabo. E intanto Berlusconi polemizza: demonizzato dalla sinistra. Oggi i funerali in forma privata a Roma. BENIGNO, FANTOZZI, GRAVAGNUOLO A PAG.8-9 Nonostante il partito IL COMMENTO DOMENICO ROSATI «Signora Enea, chi abbiamo alle Finanze?». Se gli chiedevi di interessarsi per un problema di fisco, Giulio Andreotti si rivolgeva così alla sua storica segretaria, la signora Enea. La quale prontamente gli forniva il nome del referente, cioè del fiduciario in quel ministero. SEGUE A PAG. 18 L intelligenza e il cinismo IL PERSONAGGIO ORESTE PIVETTA Roma, 14 gennaio Roma, 6 maggio A dargli retta, a rispettarne la volontà, si potrebbe chiudere qui. Una volta disse: «Che cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali». SEGUE A PAG. 8 IL PD Ancora niente intesa E Renzi vede Barca Posizioni distanti sulla prossima assemblea COLLINI SABATO ZEGARELLI A PAG. 4-5 IL DIBATTITO Non si parli solo di nomi ALFREDO REICHLIN Non ho nostalgia per il passato. Sbaglia chi pensa che coloro che si considerano di sinistra devono tornare alla vecchia casa. A PAG. 17 Bersani resti fino al congresso MARIO TRONTI Se è vero - ed è tutto vero - quello che Bersani ha detto a l Unità, allora per conseguenza logica tocca a lui portare il partito al congresso. A PAG. 16 Gli altri interventi FULVIO DE GIORGI CATIUSCIA MARINI ANTONIO MAZZEO ROBERTO RAMPI A PAG L APPELLO DE L UNITÀ Cittadinanza, legge subito ROMA In manette Sosteniamo l iniziativa di Kyenge a favore dei figli dei migranti nati in Italia Continua la campagna de l Unità a sostegno dello «ius soli» e della ministra Cecile Kyenge che ha annunciato un ddl per dare la cittadinanza ai figli dei migranti nati in Italia. Sul sito potete firmare la nostra petizione. Contro la proposta si è subito mossa la Lega. CHAOUKI CALICETI A PAG. 15 «Er Pantera» il vecchietto della Magliana Assalto a un furgone: arrestato a 70 anni un ex della banda CAMUSO A PAG. 13 Staino

6 Of0l17FbcY8zFvAErmK9deLBIhWn+H8uRZ0Vk+Hr9gc= 2 PRIMO PIANO ADDIO AL DIVO GIULIO LA VITA E LE TESTIMONIANZE Il senatore a vita, sette volte presidente del Consiglio, aveva 94 anni. Oggi i funerali in forma privata È morto Andreotti: si chiude pagina della storia italiana Letta: «Attore di primissimo piano di oltre 60 anni di vita pubblica nazionale» Giorgio Napolitano: «Sui di lui potranno esprimersi valutazioni approfondite e compiute solo in sede di giudizio storico» l ROMA. Addio a Giulio Andreotti. A 94 anni muore il più longevo e blasonato dei politici italiani. Sette volte presidente del Consiglio. Uno dei leader democristiani più votati. Il «Divo Giulio» per gli estimatori, «Belzebu» per i detrattori. Da tempo malato, Andreotti si è spento alle nella sua casa romana. E l Italia si è fermata a ricordarne luci e ombre, a raccontarne la storia, a citare i suoi fulminanti aforismi. «A parte le guerre puniche, mi attribuiscono di tutto», ha detto una volta Andreotti. «Giudicherà la storia», dice oggi Giorgio Napolitano. Oggi, l ultimo saluto. In forma privata, secondo le sue volontà. Dall ama - tissima abitazione di corso Vittorio a Roma, dove è stata allestita la camera ardente, la salma di Andreotti sarà portata nel pomeriggio di domani alla Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, per le e s e q u i e. «Protagonista della democrazia italiana, ininterrottamente presente nelle istituzioni, con lui se ne va un attore di primissimo piano di oltre sessant'anni di vita pubblica nazionale», scrive il presidente del Consiglio Enrico Letta, nell esprimere alla famiglia Andreotti le sentite condoglianze di tutto il governo. Si fermano a ricordare il senatore a vita entrambe le Camere. Partecipano al minuto di silenzio anche i 5 Stelle: le loro proteste all inizio della commemorazione di Palazzo Madama erano sembrate voler rompere l una - nimità del cordoglio e invece, precisano, erano legate ai lavori d Au l a. Ci sono ombre nella carriera politica del Divo Giulio, culminate nei processi giudiziari. Quelle ombre sono evocate in gran parte dei messaggi di cordoglio, accanto all esaltazione della caratura dello statista. Ma il giudizio spetta adesso alla storia, sottolineano in molti. Primo fra tutti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, avversario di un tempo, che nel messaggio di vicinanza alla famiglia dello statista afferma: «Sulla sua lunga esperienza di vita e sull'opera da lui prestata in molteplici forme, potranno esprimersi valutazioni approfondite e compiute solo in sede di giudizio storico». Intanto, la notizia della morte di Andreotti fa il giro del mondo. E la sua figura viene ricordata anche dai leader stranieri. «Era un amico del popolo ebraico. Saremo eternamente grati per il suo ruolo nel salvataggio della comunità ebraica in Libia», dichiara il capo dello stato israeliano Shimon Peres. L ambasciatore David Thorne lo ricorda come amico degli Stati Uniti. «Leader discusso ma brillante, ha rafforzato l'italia in Ue», dice il presidente dell Europarlamento Schulz. Andreotti viene ricordato dal capitano della «sua» Roma Francesco Totti e da chi gli è stato più vicino in politica, come Paolo Cirino Pomicino: «Perdo un amico e un maestro di vita». Mentre Ciriaco De Mita sottolinea che «il dissidio, anche profondo» che li vide contrapposti nella Dc, «è stato sempre di natura politica e mai di carattere personale». Romano Prodi ne ricorda la caratura da «statista». Massimo D Alema parla di un «leader molto discusso» ma di cui «non si può negare» l apertura al dialogo con le altre forze politiche. «Ha attraversato tutto e si sottopone a un giudizio che non può essere solo fiori ma anche qualche spina», ammette Pier Ferdinando Casini. «Per lui la mediazione andava esercitata con tutti lo difende Fabrizio Cicchitto dal Pci agli alleati politici fino anche alla mafia tradizionale, mentre condusse una lotta senza quartiere contro quella corleonese». Ma Silvio Berlusconi stigmatizza la «forma lotta indegna di un paese civile» che contro di lui ha fatto la sinistra. E mentre il web si scatena in critiche verso «Belzebu», sono invece composti anche i messaggi dei politici più critici verso Andreotti, come Di Pietro, Ingroia e anche il M5S, che con Giulia Sarti scrive: «E' morto il condannato prescritto per mafia». Definitivo Oliviero Diliberto: «Era un avversario di livello, oggi i nostri avversari sono degli omuncoli, come d altro canto anche noi». Serenella Mattera LE TAPPE NASCE A ROMA IL 14 GENNAIO NEL 41 SI LAUREA IN GIURISPRUDENZA. NEL 44 È GIÀ CONSIGLIERE NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA Da statista a «grande vecchio» L unico politico ad aver partecipato a tutte le elezioni dei Presidenti della Repubblica l ROMA. Dei 94 anni della sua vita, Giulio Andreotti ne ha trascorsi la maggior parte ai vertici della politica italiana. Una lunga serie di date che scandiscono prima il suo «cursus honorum», poi la sua odissea giudiziaria. Era l unico uomo politico ad aver partecipato, se si esclude il Napolitano-Bis, a tutte le elezioni dei Presidenti della Repubblica italiana, tra i pochissimi ancora in vita ad aver partecipato ai lavori dell as - semblea Costituente, ma l unico a poter vantare la partecipazione alla Consulta, l assemblea istituita nel 1945 per definire le regole per eleggere la Costituente. Giulio Andreotti era l uomo dei record della Repubblica. L unico anche ad essere stato processato, ed assolto, per mafia. Ha guidato 7 volte il governo stabilendo il primato dell esecutivo più breve della Repubblica: 9 giorni. QUESTE LE PRINCIPALI TAPPE Nasce a Roma il 14 gennaio Si laurea in Giurisprudenza, specializzandosi in Diritto canonico Presidente nazionale degli universitari dell Azione cattolica Consigliere nazionale Dc Si sposa con Livia Danese Deputato Costituente con oltre 25 mila voti Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Alcide De Gasperi Presidente del Consiglio nei due governi di centrodestra Record di preferenze personali alle elezioni politiche: 367 mila Ministro della Difesa e del Bilancio nei governi Rumor e Moro Presidente del Consiglio nei tre governi di solidarietà nazionale Presidente della commissione Esteri della Camera Ministro degli Esteri nei governi Craxi, Fanfani, Goria e De Mita Record di preferenze alle elezioni Europee: 500 mila nella circoscrizione Nord-Est Presidente del Consiglio per la sesta e settima volta È nominato senatore a vita da Francesco Cossiga. ROMA L amatissima casa in cui, ieri poco dopo mezzogiorno si è spento il senatore a vita Giulio Andreotti LA VITA PRIVATA E PUBBLICA - Ecco alcuni numeri che riassumono la sua straordinaria vita politica. 4 - i figli. 27 gli anni che aveva quando è stato eletto per la prima volta all Assemblea Costituente. 11 Le volte che è stato eletto in Parlamento. 66 gli anni vissuti da parlamentare. 28 gli anni che aveva quando è entrato nel governo come sottosegretario. 6 - gli incarichi da sottosegretario. 10 i governi in cui non è stato ministro. 22 gli anni vissuti in Parlamento come senatore a vita. 2 - i processi a cui è stato sottoposto ( mafia e omicidio Pecorelli). 2 - le volte in cui è stato eletto al Parlamento europeo. 0 - le volte in cui è stato segretario della Dc. 22 le volte in cui Andreotti è stato ministro ( 8 alla Difesa, 5 agli Esteri, 2 alle Finanze, 2 al Bilancio, 2 all Industria, 1 Tesoro, 1 all Interno, 1 Beni Culturali, 1 Politiche Comunitarie, gli ultimi due ad interim). 7 Le volte in cui è stato presidente del Consiglio. 26 le volte in cui c'è stata una richiesta di azione penale è questa è stata archiviata dall I n q u i re n t e. I RAPPORTI CON IL MONDO ARABO - «L'Italia perde uno dei più grandi politici europei dopo la seconda guerra mondiale», promotore del primo incontro fra europa e paesi arabi del Mediterraneo. Non ha esitazioni Nemer Hammad consigliere del presidente dell Autorità palestinese Abu Mazen e per 30 anni responsabile dell Olp a Roma nel commentare la figura di Giulio Andreotti. Hammad non ha escluso che una rappresentanza palestinese si rechi a Roma per i funerali. Visto dall estero Potente, abile e controverso ROMA. Potente e controverso, abile nel tirar fuori il Paese dalle rovine della Seconda Guerra mondiale ma segnato, per tutta la vita, dall ambiguità. La stampa mondiale ricorda così Giulio Andreotti, al quale dedica diverse prime pagine sottolineando, dalla Gran Bretagna agli Usa, luci e ombre di un uomo che ha incarnato vizi e virtù dell Italia post-fascista, «capace di trattare con Dio e con il diavolo», restando sempre al potere. Così il Financial Times descrive «l'astuto e deliberatamente enigmatico» Giulio Andreotti, al quale dedica un lungo necrologio e un articolo di cronaca in cui si sottolinea come le «caute» reazioni della politica alla sua scomparsa «riflettano l ambiguità che ha segnato la sua vita». Per il Guardian fu «ostinato e controverso» premier per il quale la politica «fu cautela e prudenza». In Germania la notizia è sulle prime dei siti dei principali quotidiani. Per la Frankfurter Allgemeine Andreotti era «uno scaltro e potente tattico» mentre la Suddeutsche Zeitung sottolinea come Andreotti fosse «temuto per clientelismo, collusione politica e volontà assoluta di potere». In Francia Le Monde lo descrive come «l'incarnazione delle miserie e delle glorie della Dc» sottolineando come «malgrado le immense ombre che sovrastavano il suo gracile corpo, abbia saputo imporre un rispetto retrospettivo» nei suoi confronti grazie anche al «vantaggio comparativo» rispetto alla «folla di processi» che hanno coinvolto Silvio Berlusconi. Per Le Figaro Andreotti fu «il lato oscuro dell Italia del dopoguerra». Il sette volte premier «fu capace di trattare con Dio e con il diavolo, dando a ciascuno il suo posto senza perdere mai il suo», sottolinea lo spagnolo El Pais. In Medio Oriente Al Jazeera lo ricorda come «figura chiave e piena di ombre» della storia moderna dell Ita - lia.

7 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dWHFaLNrsZPE5L3kTwAznl0= PRIMO PIANO 3 Nel 1993 gli venne contestato di avere stretto un «patto scellerato» con Cosa Nostra. La sentenza definitiva nel 2004 I SOSPETTI DA GLADIO ALL ATTIVITÀ AL FIANCO DEI SERVIZI SEGRETI CONTRO IL BLOCCO SOVETICO «Tesoriere» di tutti i segreti della storia repubblicana l ROMA. Sono ancora tanti gli aspetti di Giulio Andreotti ancora in ombra. Tra i segreti che hanno avvolto la storia della Repubblica, fu proprio Andreotti a confermare l esistenza di Gladio, una struttura paramilitare segreta promossa dalla Nato per contrastare un eventuale attacco delle forze del Patto di Varsavia. E poi basti pensare alle carte degli inquirenti che hanno fatte parte della commissione parlamentare per i procedimenti di accusa e che hanno analizzato le 27 richieste di autorizzazione a procedere contro il Divo Giulio: sono ancora in gran parte coperte da segreto. Dall al - tro, invece, ci sono storie, come quelle legate ai procedimenti per mafia e per il delitto Pecorelli. In tema di materiale inedito, c'è un intero capitolo dal quale emerge il ruolo cruciale che Andreotti svolse nella questione triestina: ossia che fin dal 1946 De Gasperi aveva affidato al giovane politico incarichi di gestione dei rapporti con apparati di sicurezza ufficiali e clandestini, poi parzialmente confluiti in Gladio. In particolare, i documenti dimostrano che Andreotti era uno dei responsabili politici del cosiddetto Ufficio Zone di Confine, un particolare organismo segreto che si occupava di inviare fondi riservati a tutte le organizzazioni, anche a carattere armato, che lungo il confine orientale si battevano contro il comunismo. In «Divo Giulio» sono riportate anche due lettere inedite provenienti dall archivio privato di Moro, dalle quali risulta che a fine anni '50 Fanfani sosteneva che vi erano ufficiali dei carabinieri che lo stavano spiando in tutte le sue mosse e che dietro a tutto questo vi era certamente Andreotti, visto il suo ruolo di ministro della Difesa. Le accuse di mafia: prescrizione per i reati commessi prima del Tra il 1992 e il 1993 la situazione politica interna muta. Dopo la caduta del Muro, il cambio di nome del Pci e l'avvio di Tangentopoli che sfalda la Prima Repubblica, il 12 marzo 1992 viene ucciso dalla mafia Salvo Lima, il potente referente siciliano del Divo. Il 2 maggio 2003 quando a Palermo viene pronunciata la sentenza di secondo grado Andreotti è «Ecco, ora tocca a Belzebù» il processo del secolo per mafia Scagionato tra le ombre. Caselli: «Colpevole fino al Reato prescritto» l PA L E R M O. Quando, nel 1993, la Procura di Palermo chiese al Parlamento l autorizzazione a procedere nei confronti di Giulio Andreotti un giornale titolò: «Ora tocca a Belzebù». Erano in effetti accuse diaboliche quelle elencate nel dossier dei magistrati siciliani: al senatore veniva in sostanza contestato di avere stretto un «patto scellerato» con la mafia. Fu lo stesso Andreotti a chiedere che fosse concessa l'autorizzazione a procedere e così tre anni dopo, il 26 settembre 1995, nell aula bunker dell Ucciardo - ne, gremita di giornalisti e telecamere, cominciò il «processo del secolo». Misurato, preciso, puntuale, Andreotti si comportò come un imputato rispettoso delle regole. Sempre presente nelle udienze importanti, cortese con i giudici e i cronisti, fece dell ironia la sua arma più apprezzata. «Spero di arrivare vivo fino alla sentenza». Non potè che esprimere perciò il suo compiacimento quando la sentenza definitiva lo trovò vivo e vegeto il 15 ottobre In primo grado (23 ottobre 1999) era stato assolto IL PROCESSO Andreotti nell aula bunker di Rebibbia riconosciuto colpevole per i reati commessi prima del Però per essi non è punibile perchè andati nel frattempo prescritti. Per ciò che accade dopo quell'anno, invece, viene assolto con formula dubitativa. Ciò che emerge dagli atti è comunque grave. Oltre ai vari contatti con l ala moderata di Stefano Bontade, emerge che Andreotti sapeva con sei mesi d anticipo quanto meno della possibilità che Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia e intenzionato a rompere i legami mafiosi, sarebbe stato ucciso. Quando il politico Dc fu davvero assassinato, il 6 gennaio 1980, secondo le carte di Palermo, Andreotti avrebbe avuto un successivo incontro con Bontade per chiedere spiegazione. Ma venne preso a male parole e a quel punto si rese conto che la mafia, utile quando si era trattato a fine anni '60 a consolidare la corrente Primavera, non era controllabile, come sempre aveva cercato di fare il Divo qui come altrove. Paolo Cucchiarelli ma in appello, il 2 maggio 2003, il verdetto era stato più controverso: prescrizione per i fatti contestati fino al 1980, assoluzione per quelli successivi. La Cassazione ha confermato proprio questa impostazione del verdetto nel quale si afferma che Andreotti ha avuto «rapporti di amichevole disponibilità» e di «concreta collaborazione» con la mafia. Ma solo fino al Da quel momento ha assunto invece «atteggiamenti incompatibili con il perdurare della par tecipazione». L'accusa di rapporti collusivi con Cosa nostra era sostenuta da 37 pentiti. Alcuni di grande caratura come Buscetta e Francesco Marino Mannoia. Altri di discutibile affidabilità come Balduccio Di Maggio, che ha parlato di un incontro del senatore con Totò Riina suggellato da un bacio. «Non mi piace baciare gli uomini» era stata la sulfurea replica di Andreotti. REPLICA AL PENTITO Alle accuse di un incontro con Riina suggellato da un bacio, rispose: «Non bacio gli uomini» LA DIRETTA Segui gli aggiornamenti sul tuo telefonino. Le istruzioni sono a pagina 25 Nel sistema di relazioni «pericolose» ricostruito dal processo di Palermo un ruolo centrale è assegnato a Salvo Lima, proconsole di Andreotti in Sicilia e capo di quella che il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa definiva nel suo diario la «famiglia politica più inquinata dell isola». Lima, secondo i pm, avrebbe portato in dote un cospicuo pacchetto di tessere. Con la mediazione di Lima sarebbero cominciati i rapporti di Andreotti con Cosa nostra che alla fine del 1979 avrebbero avuto una svolta drammatica. La mafia, per bocca di Stefano Bontade, avrebbe fatto sapere al senatore di non essere disposta a tollerare più l azione di rinnovamento avviata dal presidente della Regione, Piersanti Mattarella. Andreotti sarebbe venuto in Sicilia per tentare una mediazione e salvare la vita a Mattarella, cresciuto all ombra di Aldo Moro. Sarebbe tornato dopo il delitto (6 gennaio 1980) per chiedere spiegazioni ancora a Bontade. Nel 92 fu ucciso Salvo Lima perchè, con i cugini Nino e Ignazio Salvo, non avrebbe garantito Totò Riina, nuovo capo della cupola mafiosa, sull'esito del maxiprocesso in Cassazione. Andreotti ha sempre negato rapporti e scambi con la mafia: «Sono stato descritto come un traditore dei doveri di fedeltà allo Stato. Ma nessuno ha saputo dire in che cosa si fossero concretizzati i miei favori a questa gente». Così ha commentato ieri Giancarlo Caselli, procuratore capo a Torino: «Dell attività politica del senatore non posso parlare perchè non mi compete. Del processo che cominciò quando ero a capo della procura di Palermo, osservo che dopo l assoluzione in primo grado portò in appello ad una affermazione di penale responsabilità fino al 1980; il reato, ritenuto commesso, fu dichiarato estinto per prescrizione. Il senatore fu dunque dichiarato colpevole fino al 1980». Franco Nicastro IL SOSPETTO L EX BOSS RACCONTÒ DI UN FAVORE FATTO A ANDREOTTI DA COSA NOSTRA Omicidio Pecorelli, il peso terribile delle accuse del pentito Buscetta Il calvario, la condanna a 24 anni, l assoluzione in Cassazione I due processi ASSOCIAZIONE MAFIOSA Procura di Palermo 27 marzo: al Senato arriva la richiesta di autorizzazione a procedere 26 settembre: comincia nell aula bunker dell Ucciardone il processo del secolo 23 ottobre: Andreotti è assolto con la formula dubitativa 19 aprile: inizia il processo di appello a Palermo 2 maggio: la Corte di appello conferma la sentenza di assoluzione per Giulio Andreotti 28 dicembre: la Cassazione conferma la sentenza di assoluzione l PERUGIA. Quando le sezioni unite della Cassazione lo assolsero definitivamente dall accusa di essere stato mandante dell omici - dio del giornalista Mino Pecorelli, Giulio Andreotti disse semplicemente «sapevo che finiva così». Eppure per quel delitto era stato processato per anni a Perugia, venendo condannato in appello a 24 anni di reclusione insieme al boss Gaetano Badalamenti (anche lui dichiarato estraneo ai fatti dai giudici di piazza Cavour). E dopo quella sentenza che considerava «una assurdità» si era limitato a ripetere: «Ho sempre creduto nella giustizia e continuo a crederci». Quasi sempre presente alle udienze nell aula allestita nel carcere di Capanne, Andreotti le seguiva prendendo appunti, accanto ai suo difensori Franco Coppi e Giulia Bongiorno. Sempre apparentemente calmo. Nel processo di primo grado accettò anche di essere interrogato per otto ore. A coinvolgere Andreotti nell in - dagine sull'omicidio Pecorelli - il direttore di Op, Osservatorio politico, ucciso a Roma con quattro colpi di pistola il 20 marzo del 1979 fu all inizio degli anni Novanta Tommaso Buscetta riferendo ai magistrati di Palermo una frase attribuita dal pentito a Badalamenti - ma da questi sempre negata - intendendo secondo Buscetta che Badalamenti e Stefano Bontade avevano fatto un «favore ad Andreotti» perchè Pecorelli avrebbe avuto documenti scottanti che avrebbero recato problemi al senatore se pubblicati. L'indagine si spostò quindi a Roma e poi a Perugia per il coinvolgimento dell allora magistrato della capitale Claudio Vitalone. Nel capoluogo umbro vennero quindi processati Andreotti, Badalamenti, Vitalone, Giuseppe Calò, Michelangelo La Barbera e Massimo Carminati tutti poi assolti il 24 settembre del 1999 dalla Corte d assise di primo grado «per Vicende giudiziarie di Giulio Andreotti Accuse OMICIDIO PECORELLI Procura di Perugia 20 luglio: richiesta l autorizzazione a procedere con l accusa di omicidio nei confronti del giornalista Carmine Pecorelli 30 aprile: i Pm chiedono l ergastolo per tutti gli imputati 24 settembre: dopo oltre 100 ore di camera di consiglio arriva il verdetto: tutti assolti per non aver commesso il fatto 17 novembre: la Corte di appello condanna a 24 anni di reclusione Giulio Andreotti e Tano Badalamenti 30 ottobre: la Cassazione annulla la sentenza: di fatto è l assoluzione piena per Andreotti e Badalamenti ANSA-CENTIMETRI non avere commesso il fatto». Sentenza confermata in appello tranne che per Andreotti e Badalamenti, condannati a 24 anni. Decisione annullata il 30 ottobre del 2003 dalle Sezioni unite della Cassazione che ha così reso definitiva l'assoluzione di tutti gli imputati. Claudio Sebastiani

8 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dd37/FEoH94HyJlwxJhcPpo= 4 PRIMO PIANO ADDIO AL DIVO GIULIO LO SPORT E LE PASSIONI «È vero, la signora ha due occhi bellissimi, specialmente uno», disse l allora sottosegretario allo Spettacolo in un salotto romano Fin da giovanissimo si rivelò maestro della battuta velenosa Dal «potere logora» al «tirare a campare», centinaia di motti di spirito l ROMA. Un giorno del 1927, un bambino di otto anni si trovava su un tram che percorreva rumorosamente le strade di Roma. D improvviso, un uomo zoppicante, nel tentativo di portarsi verso l uscita, glimontòsuipiedi. Il bambino fece una smorfia di dolore, e l uomo, imbarazzato, si scusò dicendo di essere un mutilato. Il piccoletto alzò lo sguardo e replicò freddamente: «Se tutti i mutilati passassero sui miei piedi, sarei rovinat o...». Da quel lontano 1927 a oggi, Giulio Andreotti ha partorito centinaia di motti di spirito e aforismi, freddure e definizioni fulminanti: alcune sono entrate nei dizionari e nelle enciclopedie, e hanno contribuito ad alimentare la fama di politico freddo e cinico del suo autore. Come la classicissima «il potere logora chi non ce l ha», pronunciata nel 1951 durante un dibattito parlamentare. Il giovane parlamentare democristiano rispose così a un avversario di De Gasperi che chiedeva al presidente del consiglio di farsi da parte, visto che aveva raggiunto gli ottant'anni ed era ormai logorato dall esercizio del potere. Da allora la frase è restata incollata al suo autore come il motto di una nobile casata su uno stemma araldico. A volte velenose, a volte bonariamente ironiche, le battute andreottiane, che gli appassionati del genere possono consultare nel libro «Il potere logora... ma è meglio non perderlo» uscito qualche anno fa da Rizzoli, non hanno risparmiato nessuno. Politici, magistrati, generali, uomini di Chiesa, frequentatrici di salotti «à la page»: Andreotti si è sempre divertito a gelare chi gli stava antipatico. «È vero, la signora ha due occhi bellissimi, specialmente uno», disse l allora sottosegretario allo Spettacolo (era il 1954) in un salotto romano, gelando una donna un po troppo vanitosa: Groucho Marx non avrebbe saputo fare di meglio. Autoironico ESTRO Andreotti in look arabo all occorrenza («Non ho vizi minori», ama dire per spiegare la sua avversione per il fumo), Andreotti ha sempre dato il meglio di sé quando si trattava di sfoderare un ironia corrosiva. «De Gasperi ha raccontato un giorno durante una conferenza sul suo antico maestro disse un giorno a mia moglie che in vecchiaia io sarei diventato più maligno di Francesco Saverio Nitti. La presi come una lode, I numeri gli anni che aveva quando è stato eletto per la prima volta all'assemblea Costituente 11 le volte che è stato eletto in Parlamento le volte in cui è stato presidente del Consiglio gli anni vissuti da parlamentare 2 le volte in cui è stato eletto al Parlamento europeo perchè voleva dire che pensava che a trent'anni non lo fossi ancora molto». Alcuni urticanti giudizi passati alla storia, Andreotti nega di averli mai pronunciati. Quella contro De Sica e i film neorealisti («i panni sporchi si lavano in famiglia»), sembra che non sia mai uscite dalle sue labbra. Mentre la celeberrima «a pensar male del prossimo si fa peccato, ma si indovina», ha una sua storia: Andreotti la ascoltò nel 1939 sulla bocca del vicario di Roma Marchetti Selvaggiani, quando studiava Giurisprudenza all Università Lateranense, e da allora l ha ripetuta in varie occasioni. Il problema è che, a furia di sentirglielo dire, qualcuno cominciò ad applicarla anche a lui. E cominciarono i guai politici e giudiziari, che Andreotti ha commentato con amaro sarcasmo: «A parte le guerre puniche, mi attribuiscono di tutto». Confidava nei giudici, ma gli tornava quello che aveva scritto molti anni prima sulla loro imparzialità: «Perchè la bellissima frase La Giustizia è uguale per tutti è scritta alle spalle dei magistrati?». Per conoscere Andreotti, dunque, vale più una sua battuta che un intera collezione di scritti. I «due forni» della destra e della sinistra dove la Dc doveva cuocere il pane a secondo delle circostanze (altra invenzione di Andreotti) descrivono alla perfezione 50 anni di storia democristiana. A chi gli chiedeva un commento alla sua tendenza politica a «tirare a campare» senza prendere di petto le difficoltà, rispondeva sornione: «Meglio tirare a campare che tirare le cuoia...». Anche perchè Andreotti, consapevole delle sue debolezze e manchevolezze, sapeva che per l aldilà avrebbe dovuto affidarsi al perdono del Giudice Supremo: «Se mi salverò l anima aveva scritto qualche anno fa sarà solo per misericordia divina, una specie di amnistia ultraterrena». le volte in cui è stato ministro 22 gli anni vissuti in Parlamento come senatore a vita i processi a cui è stato sottoposto le richieste di azione penale poi archiviate dall'inquirente E ancora: «So di essere di media statura ma non vedo giganti attorno a me». Oppure: «Non basta avere ragione ma bisogna avere anche qualcuno che te la dia». Celebre inoltre la battuta sulle due Germanie quando ci fu l'unificazione: «Amo talmente la Germania che ne preferivo due». Marco Dell Omo ANSA-CENTIMETRI STAR DELLA RISATA ANDREA PAZIENZA, PINO ZAC, GIORGIO FORATTINI, VAURO. E I MOTTEGGI DI TOGNAZZI, MONTESANO, TROISI, GRILLO Per decenni fu il soggetto prediletto per il mondo della satira su carta e tv Dai vignettisti alle caricature celeberrime di Noschese e Bagaglino Il ruolo nel mondo del cinema Dal no al neorealismo al «Divo» Quando la televisione non c'era ancora, e i politici non litigavano per la presidenza della commissione di Vigilanza Rai, un sottosegretario di appena una trentina d anni vigilava sul cinema italiano, allora ritenuto un potente mezzo di formazione delle coscienze dei cittadini. Tra il luglio del 1951 e il luglio del 1953, Giulio Andreotti, nel settimo e ottavo governo De Gasperi, aveva il delicato compito di occuparsi di tutto il settore dello spettacolo. Luci e ombre caratterizzano l operato di quel suo primo incarico governativo. L allora sottosegretario, per dirne una, aveva obbligato le produzioni americane a versare nelle casse dello Stato italiano una percentuale degli utili del botteghino. La tassa su Hollywood serviva per finanziare il cinema tricolore, e qui cominciavano i guai. Per accedere ai contributi, bisognava passare attraverso il giudizio di commissioni e burocrati di nomina governativa. Al giovane sottosegretario, il neorealismo proprio non piaceva, perchè insisteva troppo sugli aspetti tragici dell Italia del dopoguerra. Primo fra tutti Vittorio De Sica. Dietro la posizione di Andreotti c'era l insofferenza del Vaticano per la lontananza della cinematografia italiana dai valori della tradizione cattolica. Anni dopo Andreotti accettò di interpretare sè stesso nel film di Alberto Sordi «Il tassinaro». Poi con l asso - luzione al processo per mafia alle spalle, Andreotti si è ritrovato protagonista di un film che lo presentava come il simbolo del «lato oscuro» della politica italiana, ne «Il Divo» di Paolo Sorrentino. Lui: «E' cattivo, è maligno, è una mascalzonata», disse il giorno della prima. l ROMA. Nel 1978 «il Male» lo disegnò a forma di pitale, con il titolo «la misura è colma». Poco dopo, un busto in marmo che lo rappresentava fu esposto al Pincio. Bersaglio di strali satirici e di prese in giro sul suo difetto fisico, Giulio Andreotti ha sempre risposto con una proverbiale ironia che nel tempo lo ha reso fonte di una nutrita schiera di battute ancora oggi di uso comune. Migliaia le vignette satiriche, a lui dedicate dai più grandi disegnatori satirici da Andrea Pazienza a Pino Zac, Giorgio Forattini, Vauro e tantissimi altri. Fra i suoi imitatori più celebri ci sono Alighiero Noschese, Ugo Tognazzi, Enrico Montesano e Oreste Lionello. Ma a prenderlo di mira anche Massimo Lopez, Beppe Grillo e in un cameo Massimo Troisi. Portamento curvo, mani congiunte davanti al petto, mezzo sorriso stampato in faccia, Oreste Lionello riprodusse così le movenze dell originale. Pier Francesco Pingitore tiene a ricordare il grande umorismo di Andreotti: «quando lo abbiamo avuto ospite nella trasmissione Biberon abbiamo B AG AG L I N O Giulio Andreotti con Pippo Franco fatto 14 milioni di telespettatori, ascolti da finale di campionato. Lo divertiva molto l imitazione di Lionello con cui fece un duetto in tv su richiesta del pubblico. Le sue battute erano taglienti e argute. Fa parte di una generazione politica che non esiste più». Dello stesso parere il disegnatore Giorgio Forattini che in 40 anni lo ha rappresentato in centinaia di vignette, «più di 500 e mai una querela. Con lui si chiude una pagina anche della satira italiana che ormai è morta. Non si è mai offeso, anzi voleva che le inviassi a casa sua, era un autentico collezionista». Forattini pubblica sul suo sito una vignetta dedicata al senatore appena scomparso: lo ritrae con le orecchie a forma di grandi ali mentre vola su una spiaggia al tramonto dell Italia. Vauro sul suo blog sceglie di ripubblicare una sua vignetta del 1993 in cui ironizza sul fatto che Andreotti in tutti questi anni si sarebbe tenuto per sè molti segreti sulle stragi di stato. Era il 1973 quando Alighiero Noschese sdoganò l imitazione di Andreotti nel programma Formula Due. Fu una performance che è rimasta nell immaginario collettivo per la fedeltà con cui il comico interpretò il neo-eletto premier, per la prima volta divenuto capo del Governo. Infatti Noschese riuscì, pare, a trarre in inganno persino la madre stessa di Andreotti. Alla fine degli anni 80 quella di Oreste Lionello al mitico Bagaglino di Pippo Franco. E quindi l imitazione portata in scena da Massimo Lopez, Tullio Solenghi e Anna Marchesini all edizione 1989 del Festival di Sanremo. Nicoletta Tamberlich

9 Of0l17FbcY8zFvAErmK9deQ3hOz9hdgLx4fE2p0BEFY=.. PRIMO PIANO 5 AI TEMPI DEL GOVERNO Giulio Andreotti fra Bepi Gorjux, ex direttore e amministratore delegato della «Gazzetta del Mezzogiorno» con, a destra, Stefano Romanazzi, ex presidente del nostro giornale, nella Fiera del Levante La cosiddetta «gens Giulia» era temuta e rispettata dentro e fuori la Democrazia cristiana. Raggiunse lo zenit a inizi anni Novanta Quando «andreottiano» era sinonimo del potere Alleati leggendari come «lo squalo» Sbardella e Franco Evangelisti l ROMA. «Andreotti è il regista, il numero dieci, il capitano. Io il centravanti di sfondamento. Evangelisti il libero. Pomicino un tornante che si ingarbuglia da solo. Vitalone, un panchinaro». Era il 1992, l anno di Tangentopoli, quando Vittorio Sbardella, detto «lo squalo», signore delle tessere democristiane di Roma, descriveva così la potente squadra andreottiana, allora all apice del potere. La lotta politica, nella prima repubblica, non era tanto tra partiti, quanto tra correnti; e la «gens Giulia», gruppo di uomini legati al sistema di potere di Andreotti, era temuta e rispettata dentro e fuori la democrazia cristiana. Grazie ai suoi seguaci, politici in primo luogo, ma anche manager pubblici, banchieri, uomini d af - fari, Andreotti ha costruito e difeso una cittadella che ha resistito negli anni agli assalti dei nemici e che si è arresa solo all urag ano giudiziario che travolse tutto il par tito. Si trattava di un gruppo di vassalli, ciascuno con un suo feudo ben difeso, costruito a suon di tessere, che nella Dc degli anni d o ro IL SOCIAL NETWORK CLICCATISSIMI TWEET ANCHE DA BRIATORE ED ENRICO MENTANA E su Twitter spopola come l elezione del Papa Tanto cinismo ma anche molti estimatori Amava la Roma, l ippica e il Coni l Al conclamato amore della sua vita pubblica, il potere, Giulio Andreotti ha aggiunto una inarrestabile passione per lo sport al quale lo ha legato un rapporto lungo e intenso. Lungo come la sua esistenza, a dispetto di quello che gli aveva predetto un medico militare (morto, lui sì, prematuramente, notò con scaramantico humour tanti anni fa il divo Giulio). Intenso come l amore per la sua Roma, incrollabile nella buona e nella cattiva sorte. Per oltre 60 anni, politica e sport si sono intrecciati strettamente nella carriera di Andreotti. Appassionato soprattutto di calcio (praticato da ragazzo, «ma ero una schiappa») e ippica, interessato a tutte le discipline sportive, il senatore non ha mai fatto mistero della sua fede giallorossa. Più in generale, ha guardato sempre a tutto lo sport con competenza ed ironia. Giallorosso dall età di otto anni («e solo perchè fino a quel momento la Roma non c'era ancora», diceva), Andreotti non ce l ha fatta a veder realizzato il desiderio espresso nel giugno 2001, quando i giallorossi vinsero il campionato: «Adesso spero solo che per il quarto scudetto non ci siano da aspettare tanti anni, perchè non ho tantissimo tempo...». Romanista: quindi anti-juventino. Romanista che una sola volta «si è impicciato» nelle vicende della società, adoperandosi, nel 1983, perchè, dopo il secondo scudetto giallorosso «l' ottavo re di Roma» non andasse all I n t e r. Il ricordo del vecchio campo Testaccio si tinge di nostalgia: «Di soldi a quei tempi ce n'erano pochi, ma le due lire per il posto dietro la porta le trovavo sempre. Si stava attaccati al campo, si viveva la partita come un sogno. Erano momenti di gioia intensa, i Paolo Cirino Pomicino era il punto di riferimento in Campania e aveva il compito di contrastare il rivale Antonio Gava erano il cemento con cui edificare le fondamenta del potere. Pronti a rendere omaggio al loro signore, ma anche, all occorrenza, a farsi la guerra l uno con l a l t ro. L' «homo andreottianus» non brillava per disinteresse e limpidezza. Spesso il seguace di «zì Giulio» si muoveva al confine tra politica e affari. Franco Evangelisti era quello di «a Frà, che te serve?» frase «cult» dell intera Tangentopoli, pronunciata dal costruttore Gaetano Caltagirone, grande supporter della corrente. Ma Evangelisti, negli anni '60, era stato anche il presidente della A.S. Roma, costretto a vendere Giancarlo De Sisti alla Fiorentina per salvare la società dal fallimento. Presidente della squadra capitolina era stato all inizio degli anni '90 Giuseppe Ciarrapico, altro uomo chiave della corrente. Dino Viola, il presidente dello scudetto, non faceva parte della corrente, ma fu premiato da Andreotti, che aveva capito ben prima di Berlusconi che il calcio porta consensi, con un seggio a Palazzo Madama. Ma l andreottiano doc era anche un uomo di mondo, capace, giocatori già allora erano idoli». Nel dopoguerra Andreotti salvò il Coni, che doveva essere soppresso in quanto branca del disciolto Partito fascista. Lui stesso ricordava quando Giulio Onesti dapprima commissario liquidatore, poi presidente del Coni fino al gli chiese di intercedere presso De Gasperi perchè l ente non morisse. La soluzione fu trovata con l autosufficienza economica frutto dei proventi della schedina della Sisal. Appassionato di uno sport che «ha bisogno di essere conosciuto veramente», Andreotti amava frequentare gli ippodromi e non demonizzava le scommesse («lo Stato creatore del gioco del Lotto non si può mettere a fare prediche»). Scherzava poi sulla maggiore popolarità delle discipline equestri all este - ro. seguendo l esempio del capo, di mettere d accordo il diavolo e l'acqua santa. E così, se Andreotti aveva guidato i governi di solidarietà nazionale con l appo ggio del Pci, Ciarrapico, re delle acque minerali di Fiuggi, nella Ciociaria andreottiana, riuscì nell a rd u a impresa di far sedere intorno a un tavolo De Benedetti e Berlusconi all epoca della guerra di Segrate che contrapponeva il gruppo del'espresso e il proprietario dell impero televisivo privato. Oltre che dalle tessere, dal calcio, e dalle partecipazioni statali, il potere degli andreottiani, in anni in cui i cordoni della borsa erano parecchio lenti, veniva anche da un accorta politica delle uscite. Le finanziarie dirette da Paolo Cirino Pomicino, ministro andreottiano del Bilancio negli ultimi governi prima di Mani Pulite, sono passate alla storia per i vorticosi movimenti di fondi e stanziamenti concessi a enti, associazioni, comitati, società sportive, in un crescendo vertiginoso di milioni e miliardi. In Sicilia la storia della corrente deve fare i conti con la presenza della mafia. Salvo Lima, a differenza di Andreotti, non potè mai difendersi dalle accuse di aver sostenuto Cosa Nostra. Fu infatti ucciso da una sventagliata di mitra mentre andava a Palermo il 12 marzo del Secondo i giudici del processo fu ucciso su ordine di Riina come un ex amico. LO SCRITTORE PADRONE DELLA LINGUA ITALIANA Capace anche di firmare dei best-seller GLORIA INDENNITATE l «È morto Andreotti». Topic trend imme - diato su Twitter al pari delle dimissioni del papa e dell elezione del nuovo papa. Il sentimento del tempo nella piattaforma virtuale è ormai il metronomo con cui misurare quanto un uomo o una storia siano popolari (o meno) nell immaginario collettivo. Era scontato che per il «divo Giulio» andasse così... e così è stato. «Il mio coccodrillo di Giulio Andreotti, un grande autore di satira a sua insaputa» è solo uno degli innumerevoli hashtag che si sono riversati nel web 2.0. Voce ai nostalgici con «Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona». C è chi torna sul re f ra i n dei segreti d Italia, «Prima di sigillarlo, magari un oc - chiatina al comparto segreto nascosto nella gobba», o riconnette il personaggio politico all attuale groviglio... politico, «Impossibile che sia morto Andreotti è una notizia falsa per vedere se possono farlo sottosegretario». Impazza la leggenda dell «immortalità» e qualcuno osserva: «Il web è pieno di messaggi su Andreotti. Io per sicurezza aspetto il terzo giorno per dire la mia. Non si sa mai...». I pareri per tutti i gusti la fanno da padrone, «Era la testimonianza vivente di un Italia che vorrei non rivedere mai più», «Morto Andreotti ora c è la fila di gg i u v a n i politici rottamatori che darebbero l anima per durare quanto lui. Vediamo in chi si reincarna...». Telefonatissime, altresì, le battute su Vespa-Porta a Porta: «Il plastico della trattativa Stato-Mafia sarà a forma di gobba». Ma sono anche tanti gli estimatori del senatore a vita: «Giulio Andreotti visse un calvario che ha superato con dignità e compostezza, uscendone vincitore», «Quando uno è protagonista assoluto del proprio tempo le chiacchiere stanno a zero!». Poi, «Ho avuto il piacere di conoscere lui e la sua splendida signora tanti anni fa, un politico d altri tempi e un cattolico esemplare» e Flavio Briatore, «Un grande che se ne va... un pezzo d Italia che non cè più». Cinismo a non finire nei tweet, prevedibile anche questo: «Mi sa che a Berlusconi conviene schiattare oggi visto che tutti i battutisti si sono sfogati con Andreotti», accanto a «La miseria di molti sinistrati che esultano per la morte di Andreotti. Ora vivono solo per il funerale del Cav», passando per «Nietzsche è morto, Andreotti è morto e neanche io mi sento tanto bene». La piazza «cinguettante» per l occasione sfodera gli inevitabili «dantisti»: «Vedrai che Andreotti andrà in paradiso... chissà in quale girone» e un tweet di Dagospia rispolvera un elenco di mitici aforismi («La cattiveria dei buoni è pericolosissima», «So di essere di media statura ma... non vedo giganti intorno a me»). Non potevano non sbizzarrirsi i notisti politici come Luca Telese: «Andreotti era questo: a parte le guerre puniche, perché ero troppo giovane, mi hanno attribuito veramente tutto», «Muore Andreotti, ma vince su tutto il suo sarcasmo: Meglio tirare a campare che tirare le cuoia». Per non parlare di chi in genere di occupa d altro, tipo Ivan Zazzaroni: «È morto Giulio Andreotti: ha aspettato che rinascesse la sua Dc prima di andarsene». Iper-ritwittato il Mentana-pensiero: «È morto Giulio Andreotti. Prepariamoci a mille rievocazioni su Costituente, De Gasperi, Dc, Caf, Gladio P2, Pecorelli, Lima, Riina, Caselli e Il Di vo». E per finire: «Con la morte di Andreotti d ora in poi per classificare un evento storico si userà A.A (avanti Andreotti) D.A (dopo Andreotti )». UN FIUME DI TWEET L hashtag Andreotti ha macinato pensieri e citazioni nel topic trend della piazza virtuale Numerosi anche i volti noti che hanno scelto il web 2.0 l ROMA. Indro Montanelli citava spesso un giudizio dato da Alcide De Gasperi sul giovane Giulio Andreotti: «Un ragazzo talmente capace a tutto, che può diventare capace di tutto». Anche di scrivere 39 libri in 38 anni vendendo, complessivamente, oltre un milione e seicentomila copie. Un vero e proprio record che lo colloca tra i long-sellers dell editoria italiana; un aspetto poco scandagliato della biografia del 7 volte presidente del Consiglio che dal 1971 ha pubblicato con la Rizzoli. Fu proprio il capostipite della casa editrice, Angelo Rizzoli, a permettere al giovane uomo politico di pubblicare la sua rivista «Concretezza». In 38 anni di «fedeltà» editoriale Andreotti ha pubblicato 39 titoli per un totale di 96 edizioni e di un milione e seicentomila copie. Tra i libri di Andreotti, il maggior successo commerciale è la serie di libri «Visti da vicino», trilogia pubblicata tra il 1982 e il 1985, cui hanno fatto seguito altri due volumi su Usa e Urss, sempre «Visti da vicino», 500mila copie, comprese le edizioni tascabili. Con «Visti da vicino 3» Andreotti ha vinto nel 1985 il premio Bancarella. Altri best-sellers sono «Onorevole stia zitto» e il famoso «Il potere logora..» (1990). Tra i saggi politici quello di maggior successo è «Governare con la crisi dal 1944 a oggi» (1991, 100 mila copie). La memorialistica di Andreotti ha un carattere spiccatamente seriale. Ha pubblicato molti libri di storia e di storia della chiesa: «Ore 13: il ministro deve morire» (1976), «A ogni morte di Papa» (1982), «De Gasperi» (1986), «Sotto il segno di Pio IX» (2000), «Un gesuita in Cina» (2001).

10 Of0l17FbcY8zFvAErmK9df52T6/ufUwILFd+vwiA8RE= 6 PRIMO PIANO ADDIO AL DIVO GIULIO STORIE E TESTIMONIANZE «Oscuri misteri, contraddittorie alleanze non possono essere associati al nome di Andreotti se non lo si studia da vicino» Formica: leader solitario in un Paese di frontiera «Quando mi perdonò per le mie dichiarazioni sul caso Eni-Petronim» MICHELE COZZI Rino Formica, storico dirigente del Partito Socialista. È stato ministro delle finanze del governo Andreotti tra la fine degli anni ottanta e l inizio del decennio successivo. In questo colloquio parla dell Andreotti politico, premettendo di non volere parlare di altre vicende, extra politiche. Ministro Rino Formica: in queste giorni su Andreotti si scriverà tutto e il contrario. E le schiere degli innocentisti e dei colpevolisti riprenderanno l antico duello. Che ne pensa? «Buona parte della produzione sarà capitolo inutile perchè saranno riproposti vecchi luoghi comuni, giudizi sedimentati e percezioni epidermiche. Il nome di Andreotti sarà richiamato per giustificare la teoria della reversibilità delle alleanze politiche, da Arcinazzo all Unità nazionale». Partiamo dalla politica estera, che è stata forse troppo ondivaga. È giusta questa tesi? «Il suo nome ricorrerà spesso quando si parlerà della disinvolta LETTERA SELVAGGIA «Giulio, quel giorno accarezzai a Bari la sua gobba talismano» G di ALBERTO SELVAGGI politica estera italiana sempre oscillante tra atlantismo ed ostpolitik e tra europeismo e terzomondismo. Ma oscuri misteri, contraddittorie alleanze politiche e di governo e pragmatismo istituzionale non possono essere associati al nome di Andreotti se non si studia Andreotti da vicino. Bisogna saper scavare nel chiuso del suo carattere per riuscire a penetrare in una concezione antica e secolare che sa distinguere tra peccato filosofico e peccato teologale, quando l uomo di fede si cala nei meandri del potere mondano». A proposito di potere mondano. È passato da posizioni di destra nella Dc ai governi della non sfiducia, con i comunisti. Realismo o una buona dose di cinismo? «Franco Briatico, democristiano ed alto dirigente dell Eni, in un saggio parla diffusamente di Andreotti quale regolatore istituzionale dell Italia repubblicana e dà della sua persona una lapidaria descrizione: Egli è, nella sua leadership, biologicamente solitario. Richiama perciò il giudizio weberiano su Bismarck che non si adattava a tollerare accanto a sè come Satana, che è P2 e messa cantata, che è Anticristo e Papa, anzi, tanti, tanti papi, che è tutto quanto in nullità, che è l inser - vibile e il necessario, che è addio e arrivederci, che è bacio criminale e inginocchiatoio lambito dalle labbra, che è Italia, nostra Italia, non può morire. Non può neanche una forza comunque indipendente, vale a dire operante sotto la propria responsabilità. Non la tollerava nei ministeri. Come Cuccia, anche Andreotti opera attraverso i se g reti : c è simmetria tra di loro per prestigio, finezza culturale, solitudine, disprezzo silenzioso, freddezza di scelta, dissimulazione, pessimismo». Era indicato come l uomo del Vaticano. «I fondamentali che delimitano il suo essere papalino raffinato e colto nella città del potere e dei poteri chiamato a governare un Paese di doppia frontiera - est-ovest e nord-sud - sono due: contenere i poteri che si scontrano nello Stato perchè uno Stato somma di poteri deboli non confligga con lo Stato Vaticano; regolare i rapporti internazionali partendo dalla condizioni di paese di frontiera chiamata a essere quasi neutrale, quasi atlantico e quasi potenza economica». Ricorda un episodio specifico dei suoi rapporti con Andreotti? «Nel gennaio del 1985, durante il governo Craxi, scoppiò una devastante polemica tra me e Spadolini, che era il ministro della entile presidente, gentile senatore, gentile bene necessario, gentile male minor danno, gentile tutto, gentile Italia, le scrivo per raccontarle. Giunto ieri in redazione alle 17,05, sono stato placcato dal direttore all istante: «Alberto, devi scrivere una delle tue Lettera Selva g gia su Giulio Andreotti». Cioè, ho abbozzato, per il suo compleanno? «Che cosa hai detto, scusa?». Da quell istante nell in - tera redazione s è scatenato il caos: ero l unico in Europa a non sapere che lei si era fossilizzato in forma di cadavere. Ma io guardavo i colleghi dagli occhi fantasmi, o che si scompisciavano, come poveracci. Non avevano capito che il principio F O R AT T I N I Giulio «Andreacula» «Andreotti morto» non è in filosofia. Non è assimilabile né accolto dalla ratio. soffrire. Non può andarsene né Andreotti è vivo. Io lo so, lei lo ritornare. Bensì eternarsi nel sa. Un vampiro, come i vignettisti c o n s u s t a n z i a l e. l hanno disegnata, si distende nella bara e poi rinasce. prima che non la condannassero: Pensi che io stesso la condannai Cosa possono saperne i cronisti trasognato, in una riunione di politici e parlamentari che alle redazione pronunciai nel resoconto dei fatti quotidiani: An- 12,26 già battevano l «Ei fu. Siccome immobile» sugli ipad, della dreotti è stato condannato. Alcuni realtà che si estende oltre le ristrettezze dello sguardo? da che il processo è ancora in colleghi stigmatizzarono: «Guar- Quando la luna, fredda come il corso». ghiaccio che le ardeva nel petto Embè? Cosa cambiava? Cosa è carenato, sorgerà sopra il Belpaese, Andreotti, che è la Chiesa nato. Giudicato colpevole e cambiato? Lei fu assolto condan- purificato. Dico, cos era cambiato? Non aveva già attraversato tutti i foschi scandali crescendo come primula vergine dai succhi del suo fango? Non si offrì sempre negli ambienti romani, ovvero alla sua stessa anima, come Barabba nella verità rivelata? Shakespeare ce l ha insegnato: essere e non essere è la virtù dei grandi. Lo prova la storia, la nostra storia sopratutto, la storia di Lima e di Riina, la storia di Marcinkus e di Calvi, la storia del grande Michele Sindona, ultimo cesare della Repubblica italiana. Lo prova la sua gobba apotropaica che a Bari, durante un convegno, tra i rimandi di un in - tervista che mi concesse fra la calca, per scommessa - come di Berlusconi un anno prima il deretano - le palpai. Aveva una consistenza inconsistente. Mi parve malleabile nella sua prominenza coriacea. Mi parve pietra filosofale quella gibbosità da gnomo alto. Mi parvero i lampi dei suoi occhi che mi gelarono attraverso le lenti deformanti degli occhiali: non dimenticabili. Mi parve un riferimento, un colle dantesco attraverso il quale seguire una via per il barlume dei raggi. Un interpretazione, un percorso ambivalente, cristianità discrezionale. Tanto che ancora oggi, gentile senatore Andreotti, non so dire se quel tocco sulla sua gobba la fortuna me l abbia portata o per sempre negata. CON CRAXI E VITALONE Giulio Andreotti, ripreso con il leader del Psi e in basso con l amico magistrato, candidato nel collegio di Tr i c a s e, A fianco, Rino Formica LA TESTIMONIANZA L ARTICOLO DEL VICECAPOGRUPPO DEL PARTITO DEMOCRATICO ALLA CAMERA Grassi: 15 anni fa a Noci ricordò Moro e De Gasperi L di GERO GRASSI Difesa, a seguito di una mia intervista a Repubblica dopo la strage sul treno Roma-Firenze (27 dicembre 1984). Avevo affermato che qualcuno aveva avvertito il governo che stava varcando il limite di sovranità che ci era stato assegnato. Spadolini chiese a Craxi la mia testa, ma non ero al Governo, ma ero capogruppo alla Camera. Craxi non poteva né voleva sostituirmi, ma allestì alla buona un processo a mio carico. Mi convocò a Palazzo Chigi». Cosa accadde? «Spadolini era furioso, Forlani ascoltava con indifferenza, Amato faceva finta di prendere appunti, Craxi aveva fretta di chiudere e temeva che io reagissi a sproposito. Andreotti, che aveva ascoltato le mie ragioni e la sfuriata di Spadolini, con voce sottile minimizzò e disse: Ma la sovranità limitata c è sempre stata, cominciò con la circolare Trabucchi!». Dopo questa fredda frase, calò il gelo nella riunione, Amato si allontanò con Forlani, Craxi sciolse la riunione. Andreotti accennò ad un sorriso perchè volle ricordarmi che aveva perdonato i miei interventi su Eni-Petromin, offrendo un argomento documentato alla mia tesi. Lo salutai e cominciai a ricercare la circolare ultima presenza in Puglia di Giulio Andreotti risale a sabato 31 gennaio 1998, a Noci: evento organizzato dal Ppi di Bari. Quel giorno ebbi l opportunità di trascorrere con lui dieci intensissime ore. Non sono mai stato andreottiano. Anzi, sempre moroteo, teoricamente potrei non essere scevro da pregiudizi ed antipatie. Dopo il primo attimo di sbigottimento dinanzi a un uomo che ha conosciuto Kennedy, Gorbaciov, Krusciof, Mitterrand, Eisenhover, Gheddafi, Arafat, De Gasperi, Togliatti, Nenni, Saragat, Einaudi, Papa Giovanni e Papa Paolo VI, ho tentato, timidamente, poi sempre Trabucchi. E capii molte cose. Questo fu Andreotti: la politica come arte». Voi socialisti aveva sempre avuto una quasi istintiva chiusura nei suoi confronti. Pe r ch é? «Noi socialisti non lo capimmo bene perchè non eravamo e non possiamo essere che ostili alla doppia verità di tutte le Chiese. Da ciò nacquero incomprensioni ed ostilità. I socialisti non vollero comprendere che Andreotti era nelle istituzioni italiane l inter - prete di un discutibile ma forse necessario vincolo Vaticano a garanzia della pace religiosa». con maggiore insistenza, di porgli alcune domande. Le risposte? Sempre puntali. Da amico e studioso di Moro, la prima domanda non poteva che essere: «Ritiene di aver fatto tutto per salvare Moro?» «Sì», fu la sua risposta secca. E aggiunse che il Governo da lui presieduto «fece tutto, proprio tutto. Non si poteva accettare lo scambio con le Brigate Rosse, né di fatto ci furono possibilità serie di mediazione cui pure il Governo acconsentì. Anche il pagamento di un lautissimo riscatto fu tentato invano. Moro, ovviamente, in una condizione di estrema difficoltà quale quella del sequestro, non poteva che reagire duramente nelle sue lettere». «Fu Moro che mi spinse all im - pegno politico durante gli anni della FUCJ, anche se poi, in occasione della Costituente, presiedetti la Commissione Elettorale per la formazione della lista DC per il collegio Bari-Foggia, in quanto negli ambienti romani si temeva che Aldo non volesse andare in lista perché riteneva doversi dedicare allo studio». «Presidente è esistito il CAF?», gli chiesi a bruciapelo. «Ma, no. Assolutamente. Il CAF fu una invenzione giornalistica. «Chi sono gli andreottiani»? «Molti. Tranne me, che non lo sono mai stato». E poi: «Le riforme più importanti in Italia sono state fatte durante la prima legislatura, l unica in cui la DC ha avuto la maggioranza assoluta. Riforma agraria, riforma fiscale, istituzione della Cassa per il Mezzogiorno. Per voi pugliesi fu costruito l Acquedotto Pugliese». Togliatti? «Ebbe un grande merito. Intuì, in occasione della Costituente, a differenza di molti socialisti, che la questione religiosa MORO Durante il sequestro dovesse rimanere fuori dalla competizione politica». «Il 1948 fu un anno difficile: la tensione a Roma era altissima. Noi DC fummo bravi a gestire il processo di ricostruzione e di avvio alla democrazia. De Gasperi in questo fu un Maestro per noi tutti». Saltava dagli arabi agli israeliti. Con citazioni latine e di passi biblici Gli chiesi: «Come finirà il processo di Palermo»? «Come vuole il Signore». «Dell Andro»? «Renato carissimo. Valente giurista ed ottimo parlamentare». Anche in quella circostanza, ammise di aver commesso, in tanti anni di gestione, degli errori. Ma sempre in buona fede. Non spetta a noi emettere giudizi. Mi ha colpito una sua frase. «In politica la migliore furbizia è la lealtà». Arrivederci, Presidente.

11 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dVH5XfUwqumgGVOwuLE46mQ= PRIMO PIANO 7 La storia di una grande amicizia, nata all inizio degli anni Settanta e culminata nella clamorosa rottura nel 1983 Ma l ex senatore a vita ha sempre avuto un occhio di riguardo per l ex presidente della Regione. Anche dopo lo scioglimento della Dc Lecce, quando Ninì Quarta si vide sbarrare le porte di un ministero Di lui Andreotti disse: «È intelligente, ma in politica bisogna sapere atten d e re» TONIO TONDO CALCIO E POLITICA «TENEVA MOLTO ALLA ROMA» Matarrese «Lui era l Italia, la Dc» NINNI PERCHIAZZI l Giulio Andreotti non era uomo da confidenze, in particolare nei rapporti con gli esponenti di partito. Conosceva bene la volubilità umana e le debolezze degli individui. Su questo aveva costruito il suo potere. Eppure, con un uomo politico pugliese, Nicola Quarta, difficile e spigoloso, le ha tentate tutte, pur di trattenerlo nella sua corrente, crocevia di compromessi e cooptazioni. Inutilmente. Anche dopo lo scioglimento della Dc Andreotti ha avuto parole buone per Quarta. «Con ammirazione» scrive nella dedica di un suo libro regalato all a m i c o. Dal 1970 al 1990 la Democrazia cristiana cambia in profondità, diventa una cosa diversa rispetto al partito degasperiano, snello e fondato sui comuni, e poi fanfaniano, centralizzato e pesante. Nel 70 nascono le regioni che molti considerano l inizio dell impazzimento l BARI. «Avevo preso un sacco di voti e volevo fare il sottosegretario a tutti i costi. Anche il capo del Governo, Giovanni Goria, era d accordo. Fu Andreotti a persuadermi. Mi disse: Tu fai il capo del calcio italiano, che vale più di un ministero. E capii di dover fare un passo indietro». Ricordi e aneddoti sul «divo Giulio» di Antonio Matarrese - deputato eletto nella Dc per 5 legislature (dal 1976) - partono dal calcio. «Anche quando fui eletto a capo della Lega calcio, era il 10 marzo 82, lo chiamai subito. Mi sembra una buona cosa per te, sentenziò». «Teneva molto alla Roma», dice ancora don Tonino raccontando una passione ben nota del senatore a vita. «Ricordo che mi contattò quando Gaucci voleva comprare la squadra, anche se poi non se ne fece nulla», afferma l ex presidente della Federcalcio (dal 1987 al 1996) per poi narrare un episodio che coinvolge il Palermo. «Nel 1989 il Palermo era in difficoltà economiche - racconta - e non riusciva a dare la garanzia da 500 milioni di lire nella gestione dei soldi pubblici. Il potere si sdoppia, una parte va alle regioni, con relativi appannaggi. Quarta, dirigente del ministero dell interno, vuole candidarsi; la Dc leccese gli chiude le porte. Andreotti corre in suo aiuto e lo propone come candidato di corrente. Quarta gli sarà riconoscente per molti anni, fino al 1983, quando arrivò la rottura. «Quarta è un uomo intelligente, competente, poteva fare il ministro, ma in politica bisogna sapere per l iscrizione al campionato. Si mosse l allora sindaco Leoluca Orlando, a un certo punto contattai Andreotti per informarlo della situazione. Che sibilò: Ma che razza di mafiosi stanno a Palermo che non riescono a trovare 500 milioni?». Matarrese ne ha anche sui Mondiali 90. «Il presidente della Repubblica, Cossiga pretese che intervenisse lui alla cerimonia inaugurale: Dillo a Giulio, che io non ci capisco nulla», disse. Lo invitai anche alle partite più importanti, ma declinò perché la Digos suggeriva di evitare». «Lui era l Italia, la Dc», sostiene ancora, svelando di aver incontrato spesso il presidente. «Abitavamo vicini e la mattina ci trovavamo a messa nella basilica di S.Giovanni dei fiorentini. Dobbiamo pregare per restare buoni, mi diceva». Infine un aneddoto su Andreotti-capo del governo. «Un giorno fuggì da palazzo Chigi per andare in una sezione Dc del Tuscolano. Cercai di persuaderlo, ma senza successo. Io per stare qua, devo andare là. Altrimenti a palazzo Chigi non ci sarei mai arrivato» re plicò. attendere e avere pazienza»: così risponde Andreotti a un giornalista (Ilio Palmariggi, ndr) che lo intervistava alla Città del libro di Campi Salentina del Il politico salentino non è stato mai uomo di attese. In questo, poco democristiano. Per 10 anni è stato l uomo più potente della Puglia. Sempre andreottiano. Presidente della giunta dal 1978 al 1983, fino alle elezioni politiche quando si aprì lo scontro delle candidature. L organo più potente della Prima Repubblica è stata la direzione nazionale della Dc. Conflitti e accordi nascevano e si concludevano lì, nella sala al primo piano di Piazza del Gesù a Roma. Quarta aveva varcato la porta del potere. Ma Piazza del Gesù non era la Puglia. Troppo sofisticato e misterioso il gioco romano. Andreotti, nel 1983, voleva a tutti i costi un suo nome al collegio senatoriale di Tricase. Si trattava di Claudio Vitalone, un magistrato al centro di polemiche, respinto dalla stessa base democristiana del Capo di Leuca. Anche il vescovo di Ugento, M i ch e l e Mincuzzi, si era espresso contro quella candidatura. Quarta abbandonò ogni tatticismo e si oppose ad Andreotti, apertamente e senza le prudenze democristiane. Il presidente della regione, alle elezioni del 1983, fu il capolista per Lecce-Brindisi e Taranto, ma Andreotti non dimenticò mai lo sgarbo. Ogni volta che arrivava in Puglia chiedeva di Quarta, ne parlava bene e poi aggiungeva: «La furbizia della politica è la lealtà». Insomma, i capi non si contraddicono, si rispettano e si attende il proprio turno. Quarta non ha rispettato questa regola e il ministro non lo ha mai fatto. La forza diventa leggerezza. 5 volte più resistente dell acciaio inox 40% più leggero dell acciaio inox Collezione Supertitanium da 168 a 298 Vetro Zaffiro: la preziosità della trasparenza Inesauribile 2 minuti di luce = 24 ore di energia

12 Of0l17FbcY8zFvAErmK9da/8Zokoalm/gWnpMyP49PM=. 8 PRIMO PIANO GOVERNO AL LAVORO IL TOUR DEL PREMIER E I PARTITI VERTICE TRA ITALIA E SPAGNA Strategia comune in vista del summit di Bruxelles dove l Ue dovrà varare un piano contro la disoccupazione e per lo sviluppo Asse fra Letta e Rajoy per lavoro e crescita Il premier: onoreremo gli impegni, nessun match con la Merkel STRASBURGO La sede del Pa r l a m e n t o europeo: si guarda con attenzione alla tenuta dei conti italiani, dopo gli annunciati provvedimenti sul taglio dell Imu e sul rinvio dell aumento dell Iva Ipotesi manovrina L Europa chiede compensazione per Imu e Iva Il governo deve mettere in campo alcune misure subito. La sospensione dell Imu a giugno e le risorse per la Cig in deroga sono tra queste. Ma c'è anche lo stop all aumento dell Iva. Un pacchetto da circa 6 miliardi di euro, che dovrebbe prendere la forma del decreto legge. La Commissione Ue si aspetta entro metà mese, cioè nel giro di dieci giorni, che il governo presenti il programma di stabilità aggiornato, con le compensazioni di queste misure. Ma non c'è più tempo da aspettare anche per il lavoro. Il ministro dell Econo - mia Fabrizio Saccomanni ha confermato l arrivo del decreto con le prime misure. E se le risorse per sospendere l Imu, evitare l au - mento dell Iva e per garantire la Cig in deroga sono le emergenze già indicate dalla maggioranza, Saccomanni dice che «se possibile» ci saranno nel dl anche le prime misure per aiutare i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro. Nel provvedimento potrebbero rientrare dunque aumenti delle agevolazioni fiscali per l assunzione dei giovani, come anche minori paletti per contratti a termine. l M A D R I D. Una task force italo-spagnola per arrivare al vertice europeo di fine giungo con proposte concrete per rilanciare crescita e occupazione giovanile. Dopo il francese Francois Hollande e il belga Elio Di Rupo, Enrico Letta trova un altro utile alleato nella partita europea con Angela Merkel, per fare in modo che l Europa dia risposte «immediate e concrete» alla crisi economica e sociale che altrimenti, nelle elezioni del 2014 per il Parlamento Ue, rischia far trionfare i movimenti antieuropei. Il presidente del Consiglio viene accolto dal premier spagnolo con parole calorose. «Un amico della Spagna», lo definisce Rajoy nella conferenza stampa seguita alla bilaterale. Lo spagnolo sottolinea come crescita sostenibile e occupazione siano «elementi fondamentali» di un Europa che ha nel welfare la sua «identità comune». Rimarca che i Paesi devono proseguire sulla strada delle riforme strutturali e del risanamento economico, ma sottolinea altresì che anche l Europa deve «darsi da fare». L asse è scontato: Spagna e Italia sono in cima alla classifica dei Paesi Ue con più disoccupati fra i giovani. Quella che Letta definisce la sua «ossessione». La sintonia è piena anche su un altro tasto battuto delicato per la Germania: l unione bancaria, necessaria per ridare fiato alle imprese strangolate da tassi di interessi che non hanno ragione d esi - stere. Nè Rajoy, nè Letta chiedono sconti sul fronte del rigore. Madrid, del resto, ha già ottenuto più tempo per il rientro del deficit evitando una manovra da 18 miliardi di euro. L'Italia no, ma il capo del governo è chiarissimo: Roma non chiederà sconti. Anzi intende presentarsi al vertice Ue di giugno forte della chiusura della procedura per disavanzo eccessivo. «Siamo due Paesi, Italia e Spagna, che vogliono onorare i loro impegni» ed essere «credibili» sulla scena europea, assicura parlando a nome del padrone di casa. In questo modo, aggiunge, nessuno ci potrà dire che «siamo scolari discoli». Letta parla di «strategia comune» in vista del Summit di Bruxelles dove l Ue dovrà varare un piano contro la disoccupazione e per la crescita, finanziato dai partner europei senza che queste risorse ven- gano conteggiate nei bilanci nazionali. In singoli Stati, poi, potranno varare misure mirate a seconda delle necessità peculiari. A questo scopo Madrid e Roma hanno deciso di costituire una task force dei ministri del Lavoro e dello Sviluppo per «mettere a punto idee e proposte» in vista del summit. Perchè, ammonisce Letta, mentre Rajoy annuisce, quello di fine giugno è un appuntamento che l Europa non può mancare. Altrimenti i «movimenti politici antieuropei» nel 2014 prevarranno ed avremo il «Parlamento europeo più antieuropeo che ci sia mai stato». Non solo: se l Europa darà risposte «burocratiche» o «routinarie» c'è il rischio che si surriscaldi anche il fronte IL CASO PER ORA ABBASSA I TONI VERSO IL GOVERNO. E GUARDA ALLE SUE VICENDE GIUDIZIARIE Berlusconi spera di ottenere la nomina di senatore a vita l ROMA. Silvio Berlusconi si aspettava la decisione presa dalla corte di Cassazione che ha bocciato la richiesta avanzata dai sui legali di spostare «per legittimo sospetto» i processi Mediaset e Ruby da Milano al tribunale di Brescia. Una sentenza attesa dunque su cui l ex premier al momento non intende alzare un polverone. Berlusconi vuole tenere le sue vicende giudiziarie in secondo piano evitando di offrire il fianco ai suoi avversari pronti ad accusarlo di mettere in difficoltà l esecutivo per le sue vicende personali: Ci sono delle cose da fare in campo economico è il ragionamento fatto con i suoi e se Letta non rispetta gli impegni sull'imu o sulla tassazione sul lavoro è chiaro che il banco salta. Insomma, la linea che l ex capo del governo continua a tenere per il momento è quella dello «statista» confidando che il clima di pacificazione possa incidere anche in quella che lui considera una «persecuzione» da parte di certa magistratura. L intento del Cavaliere in questo momento - spiegano i suoi uomini è dell ordine pubblico. Il premier italiano deve però frenare chi in casa, il Pdl su tutti, lo esorta a battere i pugni sul tavolo con la Merkel. Sa bene che dare alla Germania l impressione di essere accerchiata è controproducente. «Contrastare» Berlino come se si trattasse di un «match di football o come la rivincita di una semifinale di Champions sarebbe un errore «gravissimo», spiega con un riferimento alla doppia sconfitta delle squadre spagnole da parte di Borussia e Bayern. Si dice però sicuro che anche la Germania «capirà», visto che torna ad ammonire «se la domanda interna di tutti i Paesi viene meno, nessuno si salva». quello di dare fiducia al governo e semmai metterlo in difficoltà sul mancato rispetto degli accordi e non su vicende private. In secondo luogo il low profile e la decisione di non attaccare frontalmente la magistratura ha come fine anche quello di lavorare all ipotesi di una nomina a senatore a vita. Pubblicamente Berlusconi ha sempre detto di non essere interessato al ruolo, anzi, a domande precise ha sempre sponsorizzato il nome di Gianni Letta come possibile candidato. In realtà, con i suoi più fidati collaboratori, il Cavaliere non ha escluso l idea come riconoscimento al suo ruolo. In più, osservano dal Pdl, i posti ci sarebbero e Napolitano proprio per suggellare il clima di larghe intese e pacificazione politica potrebbe nominarne due, uno appunto di centrodestra (e per il partito di via dell Umiltà il nome sarebbe appunto quello del Cavaliere) ed uno di centrosinistra. Un progetto che non è detto vada a buon fine, ecco perchè il Cavaliere si tiene aperte diverse strade. IL CASO IL PREMIER LETTA AVEVA INDICATO L OBIETTIVO DI RIDURRE I COSTI. ERA GIÀ TUTTO PRONTO, POI IL DIETROFRONT Mannaia sulle feste militari Saltano la cerimonia per i 152 anni dell Esercito e quelle di Polizia e Finanza E S E R C I TO Soldati schierati in una cerimonia l ROMA. E' l Esercito il primo a cadere nella tagliola che il premier Enrico Letta ha imposto sulle feste militari e delle forze dell ordine. Salta infatti la cerimonia per i 152 anni prevista domani a Roma, cui avrebbe dovuto partecipare anche il capo dello Stato. E niente più tradizionale festa della polizia a piazza del Popolo, in programma il prossimo 16 maggio. Sorte analoga per quella della Guardia di Finanza, il 20 giugno allo stadio dei Marmi, sempre nella Capitale. In tempi di crisi, niente da festeggiare per gli uomini in d iv i s a. L'indicazione a «ridefinire le modalità di organizzazione delle feste delle singole forze armate, dei corpi militari e dei corpi non armati dello Stato» è contenuta in una lettera che Letta ha inviato venerdì scorso ai ministri competenti: Angelino Alfano (Interno), Annamaria Cancellieri (Giustizia), Mario Mauro (Difesa), Fabrizio Saccomanni (Economia), Nunzia De Girolamo (Politiche agricole). Le disposizioni sono chiare: «in considerazione delle esigenze di contenimento della spesa si legge le celebrazioni di ciascun anniversario subiranno sostanziali modifiche nelle modalità di svolgimento. Queste ultime si limiteranno a: messaggio augurale del presidente della Repubblica; incontro del presidente della Repubblica con il capo dell Istituzione interessata, accompagnato da una rappresentanza di allievi degli istituti di formazione; celebrazioni organizzate all interno delle relative strutture e aperte solo al personale dipendente». Ma la macchina organizzativa dell E s e rc i t o era già partita per definire quello che è l evento clou della sua annata, Stampati su carta tricolore gli inviti del capo di Stato Maggiore, generale Claudio Graziano, alla cerimonia dell 8 maggio presso l I p p o d ro m o Militare «Gen. Pietro Giannattasio». Fitto il programma: alzabandiera, carosello di lance e carica di cavalleria, schieramento della brigata di formazione, afflusso dei medaglieri e labari della associazioni combattentistiche e d Arma, conferimento di onorificenze. Prevista anche la partecipazione del capo dello Stato Giorgio Napolitano e del ministro della Difesa. Ieri il dietrofront. Con un laconico comunicato l Esercito informa che «a seguito delle recenti disposizioni emanate dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, la cerimonia in oggetto è stata annullata». Delusione tra i militari, i quali ora si aspettano che analoga sforbiciata tocchi anche le altre feste. Ed infatti, anche la polizia non commemorerà il 16 maggio a piazza del Popolo, tra palchi, stand e transenne, i suoi 161 anni. Ogni anno, alla presenza del capo dello Stato e di tanti ministri, la polizia esponeva nella piazza il meglio delle sue specialità, ricordava i suoi caduti e riceveva le onorificenze. Tutto cancellato, nel nome del «contenimento delle spese». Il nuovo Governo salverà solo due feste: quella della Repubblica, il 2 giugno con la sfilata ai Fori Imperiali e quella delle forze armate il 4 novembre all Altare della Patria.

13 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dSbwoULwsLRzHE0z4z2wX+E=. PRIMO PIANO 9 SABATO L ASSEMBLEA Sembra emergere l indicazione di scegliere un «reggente» che poi non si candidi alla scontro finale per la segreteria ECCO I PAPABILI Calano le chance di Cuperlo e Epifani. Chiamparino si defila. In lizza Castagnetti, Violante, Finocchiaro e Chiti Renzi e Barca puntano al congresso del Pd A Firenze incontro a pranzo: più divisioni che unità A L L E AT I Nella foto centrale, il leader spagnolo Mario Rajoy, e il presidente del Consiglio Enrico Letta IL CASO ESPLODE LA PROTESTA SUL WEB. IL M5S RIVENDICA COPASIR E VIGILANZA RAI I parlamentari grillini difendono la loro diaria l ROMA. Il nodo dei «costi della politica» finisce per travolgere anche il Movimento Cinque Stelle che ha trionfato alle elezioni anche grazie alla promessa di drastici tagli alle indennità degli eletti M5S. Un sondaggio tra i parlamentari ha di fatto di «sconfessato» la richiesta di una più marcata «trasparenza» sugli emolumenti lanciata ancora pochi giorni fa da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio. La maggioranza dei senatori e deputati del gruppo 5 stelle - interpellati in un sondaggio si è infatti espressa per mantenere completamente la quota della «diaria», la somma spettante a tutti i parlamentari in aggiunta all in - dennità. Una decisione che ha «spaccato» i gruppi in Parlamento e scatenato le ira dei militanti, che protestano in rete costringendo i «vertici» del Movimento ad un ondata di precisazioni. Sugli stipendi «vorrei assicurare tutti che il M5s manterrà gli impegni presi» assicura il capogruppo al Senato Vito Crimi che posta in rete un video per spiegare: «oggi siamo impegnati sulle Commissioni: dateci qualche giorno e non vi deluderemo..». Quello delle Commissioni di garanzia è infatti in questi giorni il cavallo di battaglia del M5S: il count down per la scelta delle presidenze delle Commissioni è infatti iniziato e, seppure la formazione di quelle speciali avverrà in coda a quelle permanenti, il M5s è impegnato ora a rivendicarne la guida invocando la prassi che le affida alle forze di opposizione. I gruppi stanno così lavorando all individuazione della squadra di candidati alle presidenze: alla Camera sarebbero stati selezionati Roberto Fico, candidato forte per la Vigilanza Rai accompagnato da Stefano Vignaroli e Dalila Nesci. Per il Copasir è stato indicato Angelo Tofalo. Anche il gruppo del Senato è al lavoro per sfornare altri nomi e si parla di Vito Crimi per il Copasir. Candidature destinate comunque ad essere vagliate dalla «graticola», quella sorta di «esame» collettivo da parte dei colleghi a cui vengono sottoposti i candidati alle cariche parlamentari del M5S, che potrebbe 'legittimarè la prassi di far indicare il nome per la Vigilanza alla Camera e quello per il Copasir al Senato. l FIRENZE. Sensibili differenze ma nessuna spaccatura. A pranzo in un hotel extralusso della città, il Four Seasons, il sindaco di Firenze Matteo Renzi e l ex ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca, elettore del partito di Vendola da poco iscritto al Pd, hanno evidenziato ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, le loro visioni profondamente diverse ma, al tempo stesso, l esig enza di evitare qualsiasi spaccatura. Il sindaco, all uscita dal locale, non parla. Al suo posto, più tardi, lo fa il deputato «renziano» Francesco Bonifazi, presente al pranzo. È stato «un incontro molto cordiale, tra due persone oggettivamente assai diverse, non solo dal punto di vista generazionale». Il tema al centro del colloquio, «proposto da Renzi ma ampiamente condiviso da Barca», spiega Bonifazi, «è stato il cercare di tenere il più possibile unito il Pd». Una spaccatura del partito «mi sembra improbabile, ma sarebbe un disastro», dice più tardi nel corso di uno dei suoi incontri fiorentini, Fabrizio Barca. «Tra me e Renzi vedo una complementarietà e certamente un comune impegno a lavorare nel Pd», ribadisce l ex ministro. «Ci siamo parlati, come facciamo normalmente, come abbiamo fatto altre volte attraverso la stampa. Oggi osserva l ex ministro lo abbiamo fatto direttamente. Abbiamo parlato del fatto che è importante impegnarsi direttamente in questa fase, nel partito, ognuno nei suoi modi». «La mancanza di una comunicazione continua crea solchi, va cancellata. Differenze che sono di contenuti diventano solchi incolmabili», afferma ancora davanti agli studenti universitari di centrosinistra dell ateneo fiorentino. Barca riconosce a Renzi di aver avuto la capacità di spingere sul FIRENZE Matteo Renzi, all uscita del ristorante, dopo il pranzo con Barca rinnovamento, dice sì ad un partito leggero come lo vorrebbe anche il sindaco, ma poi precisa che, anche in questo caso, la sua posizione è ben diversa da quella del «rottamatore»: «Servono organizzazioni meno rigide, pagate prevalentemente dai partecipanti, ma anche con un finanziamento pubblico rivisto». Quanto al futuro segretario del Pd, Barca resta per ora defilato: «Sono un semplice iscritto di via dei Giubbonari», si schermisce. Da parte sua il sindaco continua a ripetere che non è adatto a fare il se g retario. Intanto, evitare quello che qualcuno, citando il nome del teatro nel quale si tennero le drammatiche assemblee dei gruppi parlamentari Pd per il Quirinale, chiama l «effetto Capranica». È questo l imperativo che circola tra i dirigenti Pd in vista dell assem - blea di sabato, alla quale è il mantra di tutti il partito non si può mostrare ancora una volta diviso. Per questo, anche se non è ancora del tutto tramontata l'idea di eleggere un «segretario forte», prende sempre più quota l ipotesi di mettere in campo una figura «alta», un garante autorevole che magari abbia ricoperto incarichi istituzionali (questo il profilo descritto da più parti) e che traghetti il Pd fino al congresso in autunno e poi si tiri fuori dai giochi. Ed è dunque in atto un pressing trasversale perchè dalla riunione del coordinamento con i segretari regionali, che si terrà domani al Largo del Nazareno, emerga un indi - cazione di questo tipo: un «reggente» che poi non si candidi al congresso. In questa chiave sembrano scendere le quotazioni dei due nomi circolati finora: l ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani e il deputato di area dalemiana Gianni Cuperlo. Mentre Sergio Chiamparino si sfila autonomamente dalla partita ( Io segretario? Non scherziamo»). Se per evitare la conta la scelta ricadrà su una figura di «traghettatore» qualcuno fa il nome dell ex presidente della giunta per le autorizzazioni della Camera Pierluigi Castagnetti o quella dell ex presidente della Camera Luciano Violante ma anche della ex capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro o ancora quello di Vannino Chiti (c'è anche chi, come Laura Puppato, propone che fino al congresso resti Pier Luigi Bersani). IL CASO OGGI LE NOMINE PER LE PRESIDENZE. SCONTRO FRA PD E PDL SU ROMANI E NITTO PALMA. E SCATTA LA RITORSIONE DEI BERLUSCONIANI Commissioni, nomi e veti Certa la nomina dei pugliesi Boccia, Bordo, Latorre, Azzollini e Sisto IN CORSA In alto Fr a n c e s c o Boccia: potrebbe diventare il presidente della commissione «bilancio» della Camera. Accanto, Fr a n c e s c o Paolo Sisto: in lizza per «Affari costituzionali» l ROMA. I veti incrociati tra Pd e Pdl e il braccio di ferro tra correnti all interno dei partiti, determineranno i nomi dei presidenti delle Commissioni permanenti di Camera e Senato che verranno eletti oggi. Per le Commissioni di Vigilanza, che di solito spettano alle opposizioni, un incontro tra M5S e Sel non ha sortito un accordo su Rai e Copasir. Il principio su cui si sono accordati Pd e Pdl è di «incrociare» tra loro le presidenze delle 14 commissioni del Senato con le 14 della Camera, fermo restando quelle attribuite a Scelta Civica. Quando ieri i quattro capigruppo di Pdl e Pdl dei due rami del Parlamento (Luigi Zanda, Roberto Speranza, Renato Schifani e Renato Brunetta) si sono incontrati, il puzzle si è complicato per i veti del Pd sul nome di Paolo Romani alla commissione Lavori pubblici e Telecomunicazioni del Senato, perchè l ex ministro sarebbe troppo vicino a Berlusconi rispetto al tema delle Comunicazioni. Il Pd storceva il naso anche sull'ex Guardasigilli, Nitto Palma alla commissione Giustizia sempre a Palazzo Madama. A questo punto è scattata la ritorsione, con il «niet» del Pdl a Donatella Ferranti come presidente della commissione Giustizia della Camera. A complicare il quadro la concorrenza interna ai partiti: Anna Finocchiaro, candidata a guidare la Affari costituzionali del Senato, ha avuto come concorrente il «franceschiniano» Gianclaudio Bressa che era in ballo per la stessa Commissione ma alla Camera. Per la commissione Cultura erano in corsa il «renziano» Andrea Marcucci e la franceschiniana Emilia De Biase al Senato, e il «giovane turco» Matteo Orfini alla Camera, mentre per il Pdl aspiravano all incarico i due ex ministri MariaStella Gelmini e Gancarlo Galan. In questo complicato incrocio Romani ha rinunciato alla carica, in favore di Altero Matteoli, ma a questo punto il Pdl non ha ceduto su Palma, mentre il Pd lo ha dovuto fare su Ferranti. La Giustizia della Camera sembra destinata a Scelta Civica, Gregorio Gitti in pole position. Alla strategica commissione Affari costituzionali andranno Finocchiaro e, alla Camera, Francesco Sisto, vicino a Raffaele Fitto che ha rinunciato a questo ruolo. Altra commissione Strategica è la Bilancio che sarà retta da Antonio Azzollini (Pdl) al Senato e Francesco Boccia alla Camera. In lizza anche i pugliesi del Pd, Michele Bordo e Nicola Latorre. La nomina dei cinque pugliesi è certa. Alla Cultura la spunterebbero, alla Fine, Marcucci e Galan, mentre alla Lavoro andranno du ex ministri: Cesare Damiano alla Camera e Maurizio sacconi al Senato. Per le commissioni Esteri sono pronti Pier Ferdinando Casini al Senato e Fabrizio Cicchitto alla Camera. Ulteriori incontri di maggioranza si sono svolti nella notte ma l attribuzione delle commissioni Affari costituzionali a nomi forti fa capire che si punta ad esse e non alla Convenzione per le riforme: quella elettorale e il taglio dei costi della politica potrebbero essere varate in questa sede così come il taglio del numero dei Parlamentari. Le commissioni di controllo saranno elette solo nei giorni successivi ma oggi M5S e Sel si sono incontrati per tentare un accordo su chi attribuire la Vigilanza Rai e il Comitato di controllo sui Servizi.

14 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dUTSoVUvo+LdvoRQfFOfwVE= 12 PUGLIA E BASILICATA B A S I L I C ATA L INCHIESTA SULLA REGIONE IL CASO RIMBORSI FACILI I magistrati non hanno chiesto alla giunta per le autorizzazioni a procedere il via libera allo sbobinamento delle registrazioni Spuntano telefonate con i vertici di An Ma non verranno trascritte quelle fra Di Lorenzo e i parlamentari FABIO AMENDOLARA I DIAMANTI Non ancora depositati i faldoni che riguardano l acquisto dei preziosi l Le telefonate tra l ex consigliere regionale di Alleanza nazionale Pasquale Di Lorenzo e l ex vicepresidente del Pdl alla Camera Italo Bocchino, intercettate dalla Procura di Potenza nell in - chiesta sui rimborsi «scroccati» alla Regione Basilicata, non verranno trascritte. Bocchino all epoca - le telefonate risalgono al mese di dicembre del era un parlamentare in carica e i magistrati non hanno chiesto alla giunta per le autorizzazioni a procedere il via libera alla trascrizione delle registrazioni. È dalla posizione del consigliere Di Lorenzo che è partita l in - chiesta sui finanziamenti ai gruppi (il fascicolo poi è stato riunito a quello per i rimborsi per le spese di rappresentanza di cui si sono occupati carabinieri e Guardia di finanza). È indagato per peculato e per aver «falsificato - si legge negli atti dell inchiesta - una scheda carburante e per false attestazioni dei rimborsi». Ma tra le sue telefonate - conferma chi ha potuto consultare il fascicolo - ce ne sono tante in cui compaiono nomi di primo piano del partito un tempo guidato da Gianfranco Fini. Quelle in cui indirettamente vengono intercettati parlamentari non verranno trascritte. Le altre intercettazioni riempiono pagine e pagine di trascrizioni. È in questo fascicolo che è emersa l ipotesi investigativa suggestiva dell ac - quisto di diamanti. Le intercettazioni dei consiglieri del gruppo di Alleanza nazionale verso il Pdl sono in Procura. I magistrati ti- chances di facile arricchimento contando sulla reciproca copertura». Una sorta di «inciucio» che avrebbe garantito tutti. «L inte - grazione probatoria - si legge in un atto giudiziario - che verrà offerta dagli accertamenti sui contributi ai gruppi consiliari molto verosimilmente aggraverà la posizione di tutti i consiglieri, in quanto le verifiche sinora espletate sul conto dei consiglieri hanno dimostrato che la principale fonte di approvvigionamento è stata ottenuta attraverso i finanziamenti ai gruppi». Con molta probabilità i consiglieri regionali indagati conosceranno oggi - durante l udienza davanti ai giudici del Tribunale del Riesame di Potenza - il resto dei documenti allegati all inchiesta. Ieri pomeriggio, invece, il gip di Potenza Luigi Spina - dopo gli interrogatori di garanzia (tutti i consiglieri nei giorni scorsi hanno risposto alle domande del giudice e cercato di chiarire la loro posizione) - ha revocato la misura cautelare del divieto di dimora ai consiglieri regionali Agatino Mancusi (Udc) e Mariano Pici (Pdl). Rimarranno in «esilio», lontani da Potenza, Antonio Autilio (Idv), Alessandro Singetta (ex Api, ora gruppo misto), Rocco Vita (Psi), Vincenzo Ruggiero (La Destra), Mario Venezia (Fratelli d Italia) e Paolo Castelluccio (Pdl). L I N I Z I AT I VA COME DA TRADIZIONE OGNI DUE ANNI L AERONAUTICA MILITARE SI MOBILITA Bari, domani si esibiscono le «Frecce» di San Nicola sul lungomare lo show della Pattuglia acrobatica E un gruppo di imprenditori scende in campo per contribuire alle spese REGIONE B A S I L I C ATA Va avanti l inchiesta sui rimborsi facili in Basilicata che avrebbe svelato anche l appropriazione illegale di somme di denaro. Tra le ipotesi investigative c è anche quella secondo la quale sarebbero stati acquistati diamanti da parte di esponenti del gruppo di «Alleanza nazionale verso il Pdl». LA TASK FORCE IN REGIONE Club Med di Otranto ok al nuovo gestore Capone: un primo passo l La vertenza del Club Med di Otranto è avviata a soluzione, ma è necessario individuare un percorso definitivo. Al gigante francese - che ha annunciato il disimpegno a partire dal 31 dicembre - subentrerà l operatore Bestar, che garantirà l apertura dell insediamento turistico da metà giugno a metà settembre. Se ne è discusso ieri in Regione, nella riunione coordinata dall assessore Loredana Capone (Sviluppo economico) con il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi ed i rappresentanti di Club Med, Bestar e delle parti sindacali. L assessore Capone ha parlato di «un risultato importante ottenuto in assoluta sinergia con tutti i protagonisti di questa vicenda. Il villaggio turistico di Otranto - ha detto - aprirà garantendo non solo massima operatività ai turisti che vorranno usufruirne, ma anche continuità nei rapporti lavorativi a tutti quei dipendenti che, da un giorno all altro, avrebbero potuto ritrovarsi a casa senza neanche avere il tempo di comprendere le ragioni dell accaduto». La Capone ha ricordato di aver chiesto «garanzie» sia a Club Med, sia alla Bestar, in merito «alla prosecuzione del rapporto di lavoro con i dipendenti che negli anni precedenti hanno prestato servizio nel villaggio nonché ogni sforzo per assicurare l indotto che ruota attorno alla struttura ricettiva». Il nuovo gestore riassumerà i 3 dipendenti a tempo indeterminato, impegnandosi, «a compiere ogni tentativo per assorbire il personale già coinvolto nella scorsa stagione, e quello dalle aziende subappaltatrici dei servizi». L ING. MARTINO PRESIDENTE DELLA TECNOMEC ENGINEERING «In quegli articoli informazioni sbagliate» I PROVVEDIMENTI Revocato il divieto di dimora per i consiglieri Mancusi (Udc) e Pici (Pdl) tolari del fascicolo non hanno ancora depositato i faldoni che ricostruiscono lo «svuotamento» delle casse del gruppo di An e l acquisto di diamanti (comprati da un personaggio vicino al consigliere regionale). Effetto Belsito anche in Basilicata? Non c erano solo scontrini per pranzi, cene e feste private. In una informativa della Squadra mobile gli investigatori segnalano alla Procura che alcuni consiglieri si sono appropriati illegalmente delle somme percepite dai gruppi consiliari. Scrivono i pm: «La messa a disposizione dei contributi erogati e la mancanza di qualsiasi controllo da parte dei vertici consiliari ha sicuramente innescato un meccanismo collettivo di autoprotezione in cui ciascuno ha potuto approfittare delle GAETANO CAMPIONE l BARI. Ormai le chiamano le frecce di San Nicola. Arrivano ogni due anni. A maggio. Puntuali, come i viaggiatori della fede che onorano il Santo delle genti. Fanno parte della tradizione della festa. Come le luminarie, i simboli ricamati a mano sui labari delle Compagnie che arrivano dall Abr uzzo, dal Molise, dalla Campania, il corteo storico. Arrivano ogni due anni a testimoniare il legame saldo, immutato nel tempo, tra l Arma azzurra e la città devota al suo patrono. E non a caso si esibiscono sul mare. Lì dove viaggiano i desideri le speranze, i sogni e le attese dei pellegrini. Insomma, le Frecce tricolori, non possono mancare a Bari. Anche perché tutti i componenti della Pan, che si alternano a bordo dei veicoli MB 339, sono in qualche modo figli della nostra terra. In Puglia hanno concluso l iter addestrativo, all ombra degli ulivi del Salento hanno ottenuto l aquila turritta di pilota, nell università dell aria si sono laureati. Quando, qualche anno fa, il sindaco Michele Emiliano aprì il corteo storico che rievoca la traslazione delle reliquie del Santo, con in testa i piloti della Pan, la città si colorò idealmente di bianco, rosso e verde. E apprezzò il gesto sottolineato da applausi interminabili. Il programma delle Frecce tricolori di domani sarà anche scontato, visto e rivisto. Ma ogni anno inchioda tutti col naso per aria, richiama forestieri che arrivano e soggiornano negli alberghi cittadini, con una ricaduta economica sull intera città, anche LA PAN I piloti delle Frecce tricolori solo per le acrobazie aeree. Non è facile avere la Pan. Tra impegni, richieste e manifestazioni in mezzo mondo le richieste sono tante. Troppe. Quest anno siamo a quota 22, compresi sei appuntamenti all estero. Ma Bari, grazie a San Nicola, ha una corsia preferenziale. Anche in tempi di tagli e di revisione della spesa pubblica. Perché - qui viene il bello - di fronte agli inevitabili costi legati all esibizione, un gruppo di lungimiranti imprenditori si è fatto carico di una parte della trasferta. Un operazione di marketing territoriale con un valore aggiunto: il brand della Pattuglia, immagine dell Italia delle eccellenze, abbinata alla testimonianza della fede affidata a San Nicola. Patrimonio dei baresi ancora una volta. Lo show partirà alle 17. l In relazione a due articoli a firma di Antonio Portolano, uno pubblicato sulla «Gazzetta» del 3 maggio e l altro sull edizione web della stessa «Gazzetta» e relativa al malore di un operaio originario di Torchiarolo, intitolati rispettivamente «Taranto, lo stipendio ritarda ancora, grave malore per operaio di Torchiarolo» e «Lo stipendio non c è, operaio sviene», l ing. Carlo Martino, in qualità di presidente della Tecnomec Engineering srl, fa presente che «gli articoli riportano informazioni sbagliate che potrebbero mettere a rischio il futuro dell azien - da». «Nei due articoli - fa presente Martino - si parla di ritardi sistemici, di mesi, nella corresponsione degli stipendi al punto che alla data della pubblicazione non sarebbe stato, ancora, corrisposta la mensilità di marzo Nulla di più falso. Se di ritardi si è trattato, vista la crisi congiunturale del momento, questi si sono aggirati massimo in quattro-cinque giorni lavorativi e non di più. Slittamento comunicato e concordato con le rappresentanze sindacali aziendali. Inoltre l articolo cartaceo parla di una retribuzione di 700 euro al mese, anche questo dato è palesemente falso, come risulta dalla busta paga e dai relativi atti contabili. L operaio in questione porta a casa uno stipendio pari a euro a febbraio e a marzo in conformità con quanto previsto dal suo contratto collettivo nazionale». «Inoltre - conclude Martino - nei due articoli non si parla dei anni che l operaio in questione ha provocato all azienda in quell occasione e delle minacce verbali rivolte a un suo superiore che per suo conto adirà le competenti sedi giudiziarie».

15 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dVe5hnkxFZwbBK2WEc4Z9A4= 20 Disoccupazione senza freni nel 2014 toccherà il 12,3% Giù la spesa delle famiglie. L Istat: quest anno il Pil perderà l 1, 4 % l ROMA. L'avanzata della disoccupazione non si fermerà neppure il prossimo anno. I senza lavoro continueranno ad aumentare anche se il prodotto interno lordo riprenderà a crescere. La quota di chi è in cerca di un posto arriverà così all 11,9% quest anno e al 12,3% nel Insomma sul fronte lavoro la crisi domina e ad oggi non si vede nessuna luce in fondo al tunnel. A certificarlo è l I s t at, che rivede anche in forte peggioramento la stima sul Pil per il 2013, portando la caduta all 1,4%. Il 2014 segnerà un inversione di tendenza, ma la crescita non andrà oltre lo 0,7%. Intanto i consumi languono e la spesa delle famiglie segnerà una forte contrazione quest anno, gravata dall erosio - ne del reddito disponibile Di certo il 2013 sarà un anno «nero» per l intera economia italiana. La recessione proseguirà, pur se con minore intensità, fino al terzo trimestre, raggiungendo una durata di due anni. Sulla caduta prevista per quest anno pesa, spiega l'istituto nazionale di statistica, una domanda interna ridotta ai minimi termini. Meglio andrà nel 2014, ma, come precisa l'istituto, la crescita sarà «moderata», niente exploit. Rispetto alle stime fornite dagli altri osservatori, le previsioni dell Istat si collocano tra le più pessimistiche per il 2013 e tra le più ottimistiche per il Quanto alla disoccupazione ormai quasi tutti indicano uno sfondamento della soglia del 12% per il prossimo anno. In particolare, il 12,3% calcolato dall Istat sarebbe il tasso di gran lunga più alto dal 1977, data d inizio delle serie storiche. Nel 2014 quindi alla disoccupazione record si accompagnerebbe un Pil positivo, una contraddizione solo apparente. Infatti il mercato del lavoro risponde con ritardo ai segni più del Pil. Ma non solo. La disoccupazione diventa una trappola da cui è sempre più difficile uscire, con i mesi trascorsi nella ricerca invana di un posto che si allungano. La mancanza di lavoro si Le prospettive ripercuote anche sui redditi e sulla capacità di spesa delle famiglie, con il conseguente calo dei consumi. Un corto circuito fatale. La contrazione degli acquisti sarà nel 2013 pari all 1,6%. Il prossimo anno ricomparirà il segno più, ma l'aumento sarà appena dello 0,4%, inferiore anche alla crescita del Pil. Un aiuto alla ripresa potrebbe arrivare dal pagamento dei debiti contratti dalla amministrazioni pubbliche verso le imprese. A riguardo l Istat parla di «moderati effetti espansivi». Ancora di salvezza dell Italia restano le esportazioni (+3,9% nel 2014), anche se la quota di mercato detenuta dal Made in Italy si assottiglierà LA PARTITA SFUMA L'IPOTESI DELLA CESSIONE DI TUTTI I PERIODICI IN UN UNICO BLOCCO Senza acquirenti, entro giugno saranno chiuse 10 testate Rcs I soci rilevanti Quota totale nel Patto fuori Patto Mediobanca 14,20% 13,7% Fiat (G.Agnelli & C.) 10,49% 10,3% Efiparind (Pesenti) Finsoe (Unipol, ex Fonsai) 7,74% 5,46% 7,4% 5,2% Azioni vincolate nel Patto* Pirelli (T. Provera) 5,16% 5,2% 58,138% Intesa Sanpaolo Ass. Generali Sinpar (Lucchini) Francesco Merloni 5,06% 3,95% 2,06% 2,09% 4,9% 3,7% 2% 2% Giuseppe Rotelli Dorint (Della Valle) Edizione (Benetton) Banco Popolare Ubs (conto terzi) 13,03% 8,69% 4,79% 3,63% 3,52% 16,5% in diritti di voto *con Mittel (1,2%), Bertazzoni (1,2%) ed Edison (1%) l M I L A N O. Rcs ha archiviato del tutto l'ipotesi di cedere in blocco i dieci periodici dichiarati non strategici e fissato il paletto ultimo al 30 giugno: oltre tale data e in assenza di acquirenti, ha annunciato internamente, ne cesserà la pubblicazione. Si tratta di un pacchetto di testate anche storiche della Rizzoli che va da Novella 2000 a Max, passando per l Eu - ropeo e Astra, e che impiega circa 110 persone, di cui 90 giornalisti, oltre a una cinquantina di precari. Su nessuna risulta siano già arrivate offerte. Tra le dieci, solo quelle nell enigmistica un polo di sette riviste sotto un unica direzione si dovrebbero salvare, perchè più redditizie e più facili a vendersi. «Siamo ottimisti» sul futuro del gruppo, ha dichiarato il presidente Angelo Provasoli, a margine dell assemblea annuale della Consob. L'amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni ha chiarito intanto di non aver avuto «nessuna notizia» sulle voci di un presunto pressing a riaprire l ac - cordo con le banche sul debito Rcs. Altre fonti segnalano come i tempi stretti rendano difficile comunque rivedere un contratto già firmato, come si ritiene vogliano i soci contrari, Diego Della Valle su tutti. In attesa dell assemblea che a fine mese dovrà approvare la ricapitalizzazione, comunque, la situazione in Rcs appare ancora del tutto fluida. L'azienda ha deciso un nuovo assetto organizzativo che prevede la creazione di un unico comparto editoriale denominato «Media Publishing», in cui confluiscono le divisioni Quotidiani e Periodici, sotto la guida di Alessandro Bompieri (direttore generale della Quotidiani). L at - tuale numero uno dei Periodici, Matteo Novello, prende invece la guida della nuova unità Sfera, in cui si accorpano le attività nella Previsioni per l economia italiana Variazioni sull'anno precedente. Dati in % Pil Pil Eurozona Importazioni Esportazioni reale per confronto -1,4 Fonte: Istat +0,7-0,4 +1,0 ANSA-CENTIMETRI -1,5 prima infanzia, presenti anche a livello internazionale. Il riassetto, che non riguarda la controllata Rcs Libri, prevede poi la creazione di una nuova divisione Operation, responsabile degli stabili e delle infrastrutture oltre che della gestione dei fornitori. La quarta divisione sarà quella della Pubblicità. A giorni il confronto sindacale sulle possibili chiusure. Sabina Rosset ulteriormente. Su tutti i dati forniti dall Istat, sono le stime sulla disoccupazione a suscitare le reazioni più forti. La Cisl si augura l immediata apertura del confronto con il governo sui temi del lavoro; la Fiom invoca il ritorno agli investimenti; Retribuzioni lorde +3,8 +3,9 +2,3 +1,0 +1,3 Tasso disoccupati 11,9 12, Spesa famiglie +0,4-1,6 ANSA-CENTIMETRI mentre la Uilm lancia «l'allarme rosso». Sulla stessa linea Federconsumatori e Adusbef, che denunciano per l Italia uno stato di «emergenza». L unica via per uscire dalla spirale negativa secondo Confesercenti è il rilancio della domanda interna. Marianna Berti È venuta a mancare all affetto dei Suoi cari all età di 85 anni Olga Finocchio ved. Macchione Ne danno il triste annuncio i figli MARINA e GIUSEPPE con LOREN- ZO e INEZ ed i nipoti DAVID, TO- BIAS, la piccola SARA e la cara INGA. Il rito funebre sarà celebrato oggi 7 maggio alle ore 16,30 presso la Chiesa di San Giovanni Battista. Bari, 7 maggio 2013 Funeral Center Viale Pasteur, 17 Bari Tel. 080/ FABRIZIO, con FRANCO ANNA- MARIA CARLOTTA e MARIATE- RESA MONTARULI, è vicino a Beppe e famiglia in questo triste momento e ricorda con affetto Zia Olga punto di riferimento della nostra g i ove n t ù. Bari, 7 maggio 2013 FULVIO, ANTONELLA, ANNALI- SA, EMILIO, AUGUSTO e FRAN- CESCO abbracciano il caro amico Beppe e gli sono affettuosamente vicini nel giorno della scomparsa dell amata mamma S i g. ra Olga Finocchio ved. Macchione Bari, 7 maggio 2013 PORZIA e NINO DAMBRA, ADRIANA, GABRIELLA e RENATA PEPE partecipano al dolore dei figli Marina e Giuseppe con Lorenzo e Inez e i nipoti tutti per la scomparsa di Olga Finocchio M a c ch i o n e Bari, 7 maggio 2013 GENNARO NOTARNICOLA e CARLO TANGARI, con i COLLEGHI e COLLABORATORI di Studio, stringono in un forte abbraccio Beppe e i suoi cari condividendone il dolore per la scomparsa dell a d o r at a mamma, sig.ra Olga Macchione Bari, 7 maggio 2013 FEDERICA e MICHELE, PAOLA e FRANCESCO, IVANA e EUGENIO, FRANCESCA e MIMMO, CLAUDIA e TONI, ANNALISA e MIMMO si associano al dolore di Beppe per la perdita dell amata madre Olga Macchione Bari, 7 maggio 2013 Dopo una vita dedicata alla famiglia ed all insegnamento è salita al cielo la Prof.ssa in Congedo Rosa Carciotto ved. Pignataro Donna di ellette virtù. Ne danno il triste annunzio il figlio PINO, con TINA e ROSALBA. I funerali saranno celebrati il 7 maggio 2013 alle ore 16,00 nella Parrocchia del Preziosissimo Sangue in San Rocco. Bari, 6 maggio 2013 CARLO MARIANI con PAOLA, ALESSANDRO OROFINO con MA- RILÚ, CLAUDIA CATALDI con FRANCESCO, partecipano commossi al dolore dell avv. Giuseppe Pignataro per la scomparsa dell ado - rata madre Rosa Carciotto Bari, 6 maggio 2013 Il Signore ha chiamato all eter na gloria il Sac. D. Giulio Sibilio Cappellano dell Ospedale Umberto I in Fasano Brindisi Nel partecipare la dolorosa notizia il Vescovo di Conversano-Monopoli S.E. Mons. DOMENICO FU- SILLO e il CLERO DIOCESANO esprimono le più sentite condoglianze ai familiari del defunto, ne ricordano con profonda gratitudine lo zelante ministero sacerdotale soffuso da grande bontà, mitezza e umiltà e invitano i fedeli a partecipare alla Messa esequiale che sarà celebrata nella Chiesa di S. Maria della Salette in Fasano, oggi 7 maggio 2013, alle ore 16,00. Conversano, 7 maggio 2013 ANTONIO RICCI e tutta STRI- SCIA LA NOTIZIA sono vicini al caro Fabio in questo momento di immenso dolore per la perdita della mamma Maria Concetta Milano 2, 7 maggio 2013 L AMMINISTRATORE ed i signori CONDOMINI di via Melo 48 partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa della P ro f. s s a Mara Cassano Bari, 6 maggio 2013 Ha concluso la Sua vita terrena il Dott. Nicola Maggi Medico Radiologo Lo piangono la moglie MARIA IRENE TATEO e l adorato figlio PIE- T RO. Partecipano i familiari tutti a tumulazione avvenuta. Bari, 5 maggio 2013 L ORDINE dei MEDICI CHIUR- GHI ed ODONTOIATRI della Provincia di Bari partecipa la scomparsa del Dott. Nicola Maggi ed esprime ai familiari i sensi della più profonda solidarietà. Bari, 5 maggio 2013 Ha lasciato questo mondo per ritornare al Signore e ricongiungersi al Suo Guglielmo Grazia Amendolagine ved. Somma Ne danno il triste annuncio la figlia MARISA con CLAUDIO TRI- PODO, il figlio NICOLA con GIAN- NA CIANCIO ed i nipoti tutti. I funerali saranno celebrati oggi, 7 maggio, alle ore 9,30 nella Chiesa S. Giovanni Battista di Poggiofranco. Bari, 7 maggio 2013 ROSA con PIERO, MICHELE con GABRIELLA, ANTONELLA con MIMMO partecipano con profonda tristezza al dolore di Nicola Marisa e familiari tutti per la perdita della cara Gr azia Bari, 7 maggio Maggio 2013 Dott. Luigi Cavalcanti Un ricordo. La Tua famiglia.

16 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dbDWLikkezwj9p3R007ENcM= 21 ECONOMIA&F I NA N Z A La cig aumenta ancora in un anno balzo del 16% In dodici mesi raddoppiato il ricorso alla cassa straordinaria BCE LA RICETTA DEL PRESIDENTE: PER RISANARE I BILANCI, I PAESI AD ALTO DEBITO DEVONO TAGLIARE LA SPESA E RIDURRE LE TASSE Draghi: se necessario, sui tassi siamo pronti ad agire di nuovo l ROMA.Per risanare i bilanci i Paesi ad alto debito devono scegliere la strada dei tagli di spesa accompagnati a tasse più basse, rilanciando la crescita con le riforme per la competitività. La Bce è pronta a fare la sua parte, con un nuovo taglio dei tassi dopo quello di appena una settimana fa. Mario Draghi, presidente Bce, è a Roma per ricevere la laurea honoris causa in Scienze politiche dalla Luiss. E approfitta della «trasferta in casa» per ribadire ai mercati la posizione della Bce dopo il taglio dei tassi allo 0,50% della scorsa settimana: «Siamo pronti ad agire ulteriormente», sia sul tasso principale che sul tasso sui depositi bancari che potrebbe così scendere per la prima volta sotto zero, con l intento di spingere le banche a prestare anzichè parcheggiare liquidità. Una breve parentesi operativa di politica monetaria, pronunciata a braccio e che ha immediatamente fatto scendere l'euro sotto gli 1,31 dollari, mentre nel testo scritto del suo intervento Draghi torna a ribattere sul tasto della BCE Il presidente Mario Draghi L I M P E N N ATA Vola il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, con 100 milioni di ore ad aprile secondo i dati Inps: +3,1% in un mese, +16,05% rispetto a un anno prima crescita, a suo dire nient'affatto incompatibile con il risanamento del bilancio. Davanti a una platea piena di giovani studenti, presenti anche la sua famiglia, i colleghi di Bankitalia, del Tesoro e degli studi, oltre a «tanti giornalisti che negli anni mi hanno perseguitato», affronta la crescita dal lato 'socialè, lanciando l allar me-disoccupazione che, specie giovanile, ha raggiunto livelli che «rischiano di innescare forme di protesta estreme e distr uttive». Il presidente della Bce non esita ad addentrarsi sulle ricette di politica fiscale per uscire dalla crisi e lo fa rompendo l apparente contraddizione, diventata di uso comune, fra risanamento dei bilanci e crescita. Risanare i bilanci pubblici spie ga alla Luiss ha nel breve periodo un effetto recessivo, che però è possibile «mitigare» privilegiando «le riduzioni di spesa pubblica corrente e delle tasse». Una strigliata che tocca da vicino l Italia, costretta dall emergenza della crisi a una stangata fiscale che a detta di molti osservatori ha esacerbato la recessione in atto da fine E l ROMA. Vola il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, con 100 milioni di ore ad aprile secondo i dati Inps: +3,1 per cento in un mese, +16,05 per cento rispetto a un anno prima. Mentre è quasi raddoppiata la cig straordinaria in un anno: 57,5 milioni di ore, +92,2 per cento. E crolla la cig in deroga, -65,7 per cento rispetto a marzo, -76,5 per cento rispetto ad aprile 2012, per i «noti problemi di finanziamento dello strumento»: è un dato quindi «solo in apparenza in controtendenza», spiega il presidente dell Inps Antonio Mastrapasqua, sottolineando che «insomma, purtroppo, i segnali dal mondo delle imprese e del lavoro continuano a essere assai critici». Sulla copertura della cig in deroga «siamo al lavoro per trovare il modo di fronteggiare l emergenza», ha garantito il neoministro del lavoro Enrico Giovannini. Intanto il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria aumenta «senza freni», avverte la Cgil, con proprio la politica italiana deve essersi sentita chiamare in causa quando Draghi ha ricordato che «in alcuni Paesi» la crescita «era più debole anche prima della crisi, nonostante una crescita spesso tumultuosa della spesa pubblica, perchè non si erano volute affrontare fragilità strutturali di cui oggi sentiamo tutto il peso». È il nodo La Cassa integrazione ,1% +16,05% milioni di ore autorizzate ad aprile ,7 +4,9% 57,5 rispetto a marzo 2013 Ordinaria Straordinaria +33,4% 6,8 In deroga -65,7% Fonte: Inps «una continua crescita che, senza adeguati e urgenti contromisure, ci porterà a sforare quota un miliardo di ore anche per il 2013». Il sindacato di rispetto ad aprile 2012 sensibile delle riforme possibili, che Draghi enumera nei dettagli: più concorrenza, flessibilità del lavoro «che sia ben distribuito fra le generazioni», una «burocrazia pubblica che non sia di ostacolo alla crescita», un «capitale umano adatto alle sfide poste dalla competizione globale». Domenico Conti ANSA-CENTIMETRI 268 milioni di ore autorizzate nel 2013 Corso Italia sottolinea che i 100 milioni di ore di cig ordinaria toccati ad aprile rappresentano un picco rispetto agli 80 milioni di media mensile. Dati che, commenta il segretario confederale Elena Lattuada, «ci mostrano per l ennesima volta quali sono le vere urgenze dalle quali ripartire: servono risposte che mettano al centro il lavoro, e che affrontino da subito il tema del rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga». Mentre preoccupa «l'aumento delle richieste di intervento sulle crisi di grandi gruppi industriali. Situazioni davvero complesse, che non trovano risposte soddisfacenti». Se al dato generale «aggiungiamo l esplosione della cassa straordinaria, che indica l al - largarsi del bacino delle aziende in crisi profonda», avverte dalla Uil il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy, «non si può che lanciare l ennesimo allarme». L emergenza crisi è confermata, aggiunge, anche dalla «crescita delle domande di disoccupazione». Mentre dal fronte caldo dei metalmeccanici il leader della Uilm, Rocco Palombella, parla di «allarme ro s s o». Riforma del lavoro riapre il cantiere ora più flessibilità l ROMA. Il pressing per misure che spingano crescita e occupazione porta il dossier «riforma del lavoro» sul tavolo del neoministro Enrico Giovannini già nei suoi primi giorni di lavoro al ministero di via Veneto. Non si escludono, tra i primi passi del nuovo governo, misure per smussare alcune rigidità della riforma varata dal ministro Elsa Fornero durante il governo Monti, in particolare sul fronte della flessibilità in entrata, come chiedono le imprese. Misure da affiancare alla riduzione del costo del lavoro, in particolare per i neoassunti a tempo indeterminato: una priorità del programma del governo Letta, ribadita dal neosottosegretario al Lavoro Carlo Dell Aringa come «prima misura» per rilanciare economia e lavoro. A Giovannini tocca così riaprire un fronte di acceso confronto con le parti sociali (con cui potrebbe esserci un incontro già nei prossimi giorni). Il lavoro del ministro dovrebbe puntare ad alleggerire alcuni vincoli per introdurre più flessibilità d ingresso, a partire da apprendistato e contratti a tempo determinato. Un percorso che sarebbe in linea con le richieste del mondo imprenditoriale ma a rischio di andare in rotta di collisione con i sindacati. «Se l unica cosa» della Riforma Fornero «su cui agiscono è rendere ancora più facili i contratti a termine, la stanno peggiorando, non migliorando», avverte il leader della Fiom Maurizio Landini. Una messa a punto dello strumento dell apprendistato (mai decollato) potrebbe portare a sostituire con incentivi l obbligo di stabilizzare una quota degli apprendisti in azienda imposto dalla riforma Fornero. Mentre sui contratti a tempo indeterminato si ipotizza un intervento sui tempi che devono passare tra la scadenza di un contratto e la possibilità di rinnovarlo, e sull'obbligo per le imprese di giustificare l'esigenza di ricorrere a un contratto non a tempo indeterminato. Toccare la riforma Fornero sarà un lavoro da fare in tandem con il ministero dell Economia, perchè ogni intervento è subordinato a una soluzione sulle coperture. Il tema «lavoro» è poi più ampio, e si intreccia su vari fronti con altri nodi aperti.

17 Of0l17FbcY8zFvAErmK9dVWZ4aaQQFp7aesQmV/GDT0= LETTERE E COMMENTI 25 DE TOMASO Fu tutto e il contrario di tutto N >> CONTINUA DALLA PRIMA el fulminante ritratto da parte di Montanelli e nella cinica risposta da parte del diretto interessato, è condensata l intera filosofia di Andreotti e dell a n d re o t t i s m o : l attività politica come realismo ossessivo, la mediazione interpartitica oliata dal pubblico denaro, il trasformismo camuffato da compromesso permanente, la constatazione che nulla si può fare contro il legno storto dell umanità, l uti - lizzo della religione come strumento di potere e persuasione, la convinzione che la spregiudicatezza paga. E via motteggiando. Insomma: il potere come divinità, il potere che logora chi non ce l ha. La Buonanima era un italiano, anzi un romano, esagerato. Nel bene e nel male. Nel bene perché il suo pragmatismo, improntato a buon senso, era un buon antidoto contro le tossine dell ideolo gismo assoluto. Nel male, perché il suo pragmatismo non si coniugava facilmente con le aspettative crescenti di moralità, tanto che Margaret Thatcher ( ) si ritrasse scandalizzata quando - così racconta la Lady di ferro - il suo collega italiano le confidò che un uomo provvisto di princìpi è un essere ridicolo. Andreotti era tutto e il contrario di tutto. Negli anni Cinquanta era il campione dell Occidente. Ma pochi decenni dopo si ritrovò avvocato del Mediterraneo, degli arabi e dell Est Europeo. Era la destra della Dc, fino a quando la politica dei due blocchi imponeva di schierarsi: o con l America o con l Unione Sovietica. Ma era, anche, la GIULIO ANDREOTTI Aveva 94 anni Dc del compromesso storico: lo diventerà quando Aldo Moro ( ) per convincere i suoi parlamentari sull inevita - bilità dell apertura a sinistra, affiderà proprio al moderato Giulio la guida del primo governo appoggiato dai comunisti. Era l uomo che andava a messa ogni mattina. Ma era, anche, l uomo raffigurato, non soltanto da Bettino Craxi ( ), come il sosia più riuscito di Belzebù. Era il politico italiano più noto all estero e in patria, ma anche quello etichettato come il vero ministro degli Esteri del Vaticano. Era il big più sospettato e inquisito di contiguità con alcuni poteri criminali, ma era anche il p re m i e r che approvò la più rigorosa legislazione antimafia. Forse nemmeno Andreotti era in grado di dire chi fosse davvero Andreotti. Senza i mille chili di tritolo che nel 1992 distrussero la famiglia Falcone e la scorta, i mille Grandi Elettori di Montecitorio avrebbero inviato lui, l ottavo re di Roma, sul Colle più venerato della Capitale. Invece fu proprio l attentatuni ordinato dalla cupola dei mammasantissima a stroncare, quasi per sempre, l irresistibile carriera della Sfinge più luciferina mai apparsa sulla faccia del globo. Incredibile a credersi, visto che, anni dopo, Andreotti sarà chiamato a Palermo come imputato, con il Gotha dei padrini siciliani, nel processo del secolo. Titoli choc su giornali e tv in tutto il pianeta. Incredulità da parte della Gens Giulia. Sconcerto, quando la fine della maratona processuale non risolve, nonostante l assoluzione, i terribili dubbi sulla lealtà istituzionale del Nostro: l im - putato viene riconosciuto colpevole di legami con la mafia fino al Grazie alle attenuanti scatterà quella prescrizione che eviterà la condanna. Una macchia destinata a sopravvivergli. Un giorno qualcuno gli sentì ammettere che lui e la classe politica coeva avrebbero meritato l inferno, per i danni che hanno provocato alla nazione. Uno su tutti: il debito pubblico stellare. Beh, come dargli torto? Il debito pubblico è la supertassa che sta rubando il futuro ai giovani di oggi e domani. Ma c è anche un altra vicenda che forse ha turbato i sonni della Volpe democristiana, assai più di quanto appaia nel corrosivo film «Il Divo», nella strepitosa interpretazione di Toni Servillo: la tragedia di Moro. Fece il possibile l allora presidente del Consiglio per salvare la vita del presidente scudocrociato? A leggere le lettere del prigioniero dei brigatisti, la risposta è no. Il sogno di gloria di chi allora reggeva il governo prevaleva, nei disperati appelli di Moro, su ogni considerazione di natura umanitaria. Lo statista pugliese non stimava affatto colui che fu il pupillo di De Gasperi. Lo considerava privo di scrupoli, per i suoi gusti. Lo sconcertavano certe temerarie amicizie andreottiane, a cominciare da Michele Sindona ( ) e Licio Gelli. Anche Andreotti non stimava il vero architetto della Dc, anche se trovò spesso riparo e fortuna proprio sotto le costruzioni morotee. Un fatto è certo, però. Andreotti, che deve il segreto del suo successo proprio al successo dei suoi segreti, dirà poco o punto sui 56 giorni più terribili della Repubblica. Del resto, come sosteneva il banchiere Enrico Cuccia ( ), antagonista storico dell intramontabile, scappare con la cassa è peccato veniale, divulgare un segreto è peccato mortale. Una massima che avrebbe sottoscritto anche il Divo, il genio del Potere, perfetta sintesi tra uomo di curia e personaggio di corte rinasciment a l e. Giuseppe De Tomaso giuseppe.detomaso@gazzettamezzogiorno.it CHE AMBIENTE FA di GIORGIO NEBBIA Non ci sono più le stagioni di una volta U n recente studio dell Agenzia Europea per l Am - biente, con sede a Copenhagen, ha analizzato le emissioni nell atmosfera di gas ser ra (anidride carbonica, metano e altrui gas che fanno peggiorare il clima planetario) nei vari paesi europei, ed ha concluso con una apparentemente buona notizia: l Italia nel 2011 ha rispettato il protocollo di Kyoto, l accordo internazionale firmato nel 1997 che impegna a diminuire le emissioni di gas serra ad un valore inferiore a quello del Buon segno - si e no. La diminuzione dei gas inquinanti provenienti dai tubi di scappamento delle automobili, dagli impianti di riscaldamento domestico, dalle centrali termoelettriche, dalle industrie e dalla stessa agricoltura deriva, in parte, dalla crisi economica, dalla chiusura delle fabbriche e dai minori consumi nazionali. Inoltre, anche con questa lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti, la quantità di gas inquinanti immessa nell atmosfera in Italia è ancora grandissima: circa 500 milioni di tonnellate all anno; ogni anno, cioè, ogni italiano inquina l atmosfera con una quantità di gas che è circa 15 volte il suo peso. L effetto negativo sul clima, l aumento delle tempeste improvvise, della siccità, degli incendi boschivi, delle alluvioni, in Italia e nelle varie parti del mondo, dipende non tanto dalle emissioni annue, ma dalla quantità totale di gas serra presenti nell atmo - sfera. Dipende, insomma, dalla concentrazione dei gas serra, una concentrazione che si esprime in parti per milione in volume (ppm), cioè in metri cubi di gas serra p re s e n t i in un milione di metri cubi di gas atmosferici totali (principalmente azoto e ossigeno). E tale concentrazione che influenza la quantità di radiazione solare che viene trattenuta nell atmosfera terrestre e ne riscalda la superficie generando le anomalie del clima. E qui arriva una cattiva notizia; la concentrazione di anidride carbonica CO2, il principale g as ser ra, è arrivata, proprio in questi giorni, al valore di 400 ppm, un numero che preoccupa molto se si pensa che nel 1960, mezzo secolo fa, era di appena 315 ppm e che è in continuo aumento. L atmosfera, nel suo complesso, contiene circa 5 milioni di miliardi di tonnellate di gas; le attività economiche umane basate sulla combustione di carbone, petrolio, gas naturale, immettono nell atmosfera ogni anno circa 30 miliardi di tonnellate di CO2. Fortunatamente non tutte restano nell atmosfera: le piogge e la neve trascinano circa la metà di questi gas serra dall atmosfera sulle terre emerse e negli oceani. C O S TA N T I N I Lanciò la politica spettacolo «A >> CONTINUA DALLA PRIMA vrei voluto stare di più con lui, ci siamo visti poche volte, ma in ognuna di queste occasioni era come se fossimo stati amici da sempre, l intesa tra noi era spontanea e c era affetto reciproco. Lui era una persona fantastica». Paulo Roberto Falcao, l ottavo re di Roma, ricorda così Giulio Andreotti. In comune l amore per la squadra giallorossa e una sopraffina intelligenza tattica. Quando Falcao dopo lo scudetto si accordò per passare all Inter, Andreotti intervenne a gamba tesa e bloccò il trasferimento. «Ma lo seppi solo dopo», dice dal Brasile il campione. E Francesco Totti sottolinea di essere sicuro che il «Divo» Giulio (divo era l appellativo dovuto agli imperatori romani, da Claudio in poi anche a quelli in vita) da lassù continuerà ad occuparsi della sua adorata Roma. Era stato «Fuffo» Bernardini, il giocatore più sopraffino degli Anni Trenta, quello che il «leghista» Pozzo escludeva dalla nazionale bicampione del mondo perché era troppo più bravo ed intelligente degli altri, elegantissimo in campo e fuori, laureato, romanissimo e sornione, il primo campione di famiglia non proletaria del calcio italiano, a stregarlo. Diventato il perno della politica italiana, non se ne sarebbe mai dimenticato: chi voleva diventare presidente del club giallorosso, doveva necessariamente avere il suo beneplacito, come ricorda Antonio Matarrese, che è un pozzo di aneddoti andreottiani. Ma per dire la sua importanza per l intero sport italiano, era stato il vero promotore della candidatura di Roma per le indimenticabili Olimpiadi del 1960 e fu il presidente del comitato org anizzatore. Ironico, assolutamente comunicativo, finissimo stratega, fu tra i primi politici italiani a capire l importanza del mondo dello spettacolo nella ricostruzione del Paese dopo la guerra. Fu lui ad aprire la strada al cinema italiano, o meglio romano, in quegli anni. Il neorealismo era nato nella capitale martoriata dalla guerra civile, lui si ritrovò vicinissimo a Rossellini, a De Sica, poi a Fellini, Dino Risi e IL TIFOSO Andreotti e la Roma, una passione infinita via dicendo. Furono anche i suoi preziosi agganci oltreoceano, a far nascere la Hollywood sul Tevere che portò alla Dolce Vita. Sembra difficile raccontarlo oggi, ma allora Roma era piena di dive (una costante nella sua vita): Sophia, la Lollo, la Cardinale, la più bella di tutte Silvana Mangano, ma anche Giovanna Ralli o Sylva Koscina. Ma soprattutto lei, l unica regina che Roma abbia mai avuto: Anna Magnani. Giravano chiacchiere a Cinecittà e dintorni, sulla presunta «liaison dangereuse» tra il ministro e Nannarella. Finì che la moglie di Andreotti se li ritrovò vicini ad una cerimonia e fece un e pica piazzata: continuò ad essere la moglie del Divo Giulio per l eter nità ma nessuno la vide più negli appuntamenti pubblici. Francesco Costantini AC I D I T À -Questo continuo lavaggio dell atmosfera fa però progressivamente aumentare l acidità dell acqua dei mari e degli oceani rendendola ogni anno più aggressiva nei confronti del carbonato di calcio che compone le conchiglie e i rivestimenti protettivi di molti animali marini e le isole coralline. Lo stesso effetto che si osserva se si versa una bevanda g assata su un tavolo di marmo. Comunque, nonostante le piogge e la neve, la massa di CO2, di origine umana, che si aggiunge ogni anno all atmosfera del pianeta è di circa 15 miliardi di tonnellate. Fatte le debite proporzioni, tenendo conto del peso specifico di ciascuno dei gas in gioco, l au - mento della concentrazione di gas serra nell atmosfera corrisponde a circa 2 ppm all anno: ogni anno di più, senza freno. Il processo è non solo irreversibile, ma destinato a far sentire sempre più i suoi effetti perché i grandi paesi inquinatori, come la Cina, l India, gli stessi Stati Uniti, pur spaventati dalle conseguenze del peggioramento del clima, che si traduce in perdite monetarie di centinaia di miliardi di euro all anno, non sono disposti a limitare i consumi di combustibili fossili. Che fare - Se ne sentono di tutti i colori, dalla proposta di filtrare e seppellire sotto terra l anidride carbonica che esce dai camini, alle automobili elettriche che non inquinano le città, ma inquinano nelle centrali che producono elettricità. La vera speranza starebbe nell uso di energia da fonti che non emettono nell atmosfera i gas serra : il Sole o il vento che peraltro stentano a decollare a livello planetario e che difficilmente riusciranno a sostituire i combustibili fossili. Ogni tanto qualcuno propone la resurrezione dell energia nucleare che produce elettricità senza gas serra, ma con disastrosi sottoprodotti radioattivi inquinanti. Nessuno ha una ricetta convincente. Ed ecco che, dopo la sostenibilità, è stata inventata la re s i l i e n z a o adattamento: le stagioni saranno sempre più bizzarre e imprevedibili - Adottiamo coltivazioni adatte a climi più aridi, alziamo gli argini dei fiumi, allontaniamoci dalle coste, in vista dell aumento del livello dei mari per la progressiva fusione dei ghiacciai. Tanto per evitare di affrontare le vere cause della crisi ambientale e climatica. Non so che tempo farà nel momento in cui leggerete questo articolo: se piove più del normale o fa un gran caldo per il mese di maggio, e vi chiedete perché, guardate i gas che escono dallo scappamento della vostra auto o di quella vicino a voi, pensate agli sprechi di elettricità e di merci, e troverete lì qualcuna delle risposte.

18 2 martedì 7 maggio 2013 LA CRISI ITALIANA Nel primo decreto Imu, Cig e giovani Saccomanni indica le priorità: sospensione della tassa sulla casa, finanziamento della cassa in deroga, sostegni all occupazione giovanile Il decreto sarà varato la prossima settimana MASSIMO FRANCHI ROMA Un decreto legge che rifinanzi gli ammortizzatori sociali e che preveda le prime misure perdare lavoro ai giovani. Il primo provvedimento effettivo del governo Letta riguarderà la vera priorità del nuovo esecutivo: il lavoro. Le parole del premier di domenica sera sono state ribadite ieri pomeriggio dal ministro dell Economia Fabrizio Saccomanni. Che le ha elencate in maniera chiara: «l immediata sospensione» della rata dell Imu di giugno, il rifinanziamento della Cig in deroga e «se possibile le prime misure» contro la disoccupazione giovanile. Il provvedimento sarà un lavoro di squadra, visto che le competenze riguardano sia il dicastero dell Economia che quello del Welfare. Le coperture previste sono minime: si stimano in poco più di 2 miliardi. Se per gli ammortizzatori in deroga (cig e mobilità) il governo conta di arrivare a coprire tutto il 2013 rifinanziando per 1,5 miliardi. Sull Imu invece, vista la sospensione, al momento non servono coperture che saranno invece necessarie a dicembre quando andrà saldata la rata restante. Assieme a questo è possibile che sia inserito nel decreto anche il rifinanziamento delle missioni all estero per le quali servono milioni. TEMPI STRETTISSIMI I tempi non sono strettissimi, ma nel giro di una settimana-dieci giorni si punta a varare un primo provvedimento che affronti le scadenze cruciali. E che dia un segnale chiaro di quale sarà «la priorità assoluta» del governo Letta: lavoro ai giovani. Per farlo il governo punta a dare impulso immediato alle assunzioni con sgravi fiscali che riguarderanno in special modo le donne e il Sud. Un provvedimento mirato che Nuovi record per la cassa integrazione. Ieri l Inps ha comunicato che ad aprile sono state autorizzate complessivamente 100 milioni di ore di cig, pari al 3,1% in più rispetto a quelle autorizzate nel precedente mese di marzo, che si erano fermate a 97 milioni. Prendendo invece in considerazione il mese di aprile 2012, nel quale furono autorizzate 86,1 milioni di ore, si registra un incremento pari a +16,05%. Ad aumentare sono sia gli interventi ordinari che quelli straordinari. I primi sono passati dai 34 milioni di ore di marzo 2013 ai 35,7 milioni di aprile, con un aumento del +4,9%. Si evidenzia un aumento più marcato, pari al +30,9%, se si confrontano i dati di quest anno con quelli di aprile dello scorso anno, quando furono autorizzate 27,2 milioni di ore. L incremento è segnerà la strada per un Piano più organico a cui sta già lavorando il ministro del Welfare Enrico Giovannini. L uomo che ha sostituito Elsa Fornero punta ad usare il cacciavite per modificare la riforma del lavoro lasciatagli in eredità dal suo predecessore a via Veneto. Oltre che di merito, Giovannini porterà avanti un cambio di metodo: ha infatti confermato che «nei prossimi giorni», probabilmenteall inizio dellaprossima settimana, ci sarà l incontro con i sindacati per affrontare assieme tutti i nodi dell emergenza lavoro. Il cronoprogramma è stato tracciato ieri dal ministro dell Economia Saccomanni che ha illustrato alla Camera la posizione del governo sul Documento di economia e finanza, «primo tassello del mosaico» del programma del nuovo I TRE FRONTI APERTI Nel decreto d urgenza che il governo varerà in una settimana, la sospensione della rata Imu di giugno è al primo posto. La sospensione interessa 17,8 milioni di proprietari di prima casa e ha un costo di 1,5 miliardi. Nonostante le pressioni di Berlusconi e del Pdl per prevederne la cancellazione, il governo ha ribadito che si tratterà di una «sospensione». In questo modo il decreto non avrà bisogno di coperture che andranno invece reperite a dicembre, quando è previsto il pagamento della seconda rata. Le conseguenze però sono forti soprattutto per i Comuni che avevano già previsto di utilizzare gli introiti, a loro spettanti, in questi mesi. Il governo è quindi già a caccia delle compensazioni necessarie e sta lavorando sull ipotesi di usare altre competenze di cassa, per esempio la Cassa depositi e prestiti. da attribuire, in egual misura, alle autorizzazioni riguardanti il settore industrialeeil settoreedile, chehannoregistrato un aumento rispettivamente del 30,3% e del 32,8%. Analizzando gli interventi straordinari, i 57,5 milioni di ore autorizzate ad aprile fanno registrare un aumento del +33,4% rispetto allo scorso mese di esecutivo. Il Def messo a punto dal governo Monti sarà presto aggiornato e le modifichenonsaranno poche. Mail via libera del Parlamento è il passo necessario per portare a casa la chiusura della procedura di infrazione sul rapporto deficit/pil e già oggi dovrebbe ricevere il via libera col voto positivo del Senato (relatrice Rita Ghedini del Pd). Il 29 maggio è previsto a Bruxelles l incontro che la suggellerà e che darà la possibilità al nuovo governo di avere margini di manovra più ampi nella gestione della finanza pubblica. Dopo quella data si potrà mettere a punto il provvedimento per diminuire la tassazione sul lavoro che punta ad intervenire sull Irap, dallato delle imprese, e Irpef, per i lavoratori. Un doppio binario che consentirà alle aziende di respirare e a lavoratori e pensionati di avere soldi in più per rilanciare i consumi interni. Altre due emergenze da affrontare sono poi i contratti dei precari, oltre 100mila, la cui proroga scade a luglio, e l aumento dell Iva dal 21 al 22% e che il governo punta a scongiurare entro il primo luglio trovando 2 miliardi per quest anno e 4 per l anno prossimo. Per quasi 400mila lavoratori sono finiti o sono agli sgoccioli gli ammortizzatori sociali: cassa integrazione e mobilità in deroga, l unico tipo di cig non cofinanziato da imprese e lavoratori. L allarme è stato lanciato mesi fa dalle Regioni, gli enti preposti a ricevere le domande dalle aziende. Le stime del governo fissano in 1,5 miliardi i fondi necessari per arrivare a fine anno che andranno ad aggiungersi agli 1,4 già stanziati. Ma per Regioni e sindacati esiste il rischio che la cifra sia molto più alta, oltre 2,7 miliardi, visto che nel 2012 sono serviti 2,4 miliardi e le stime delle Regioni parlano di aumento del 60% quest anno. Inoltre imprese e sindacati sono contrari al dirottamento di fondi da un capitolo di spesa all altro del comparto lavoro (ad esempio i 200 mln per la formazione) per evitare partite di giro. Boom della cassa integrazione, difficile anche il 2014 In aprile 100 milioni di ore di ammortizzatori Istat: aumento dei senza lavoro anche con i segnali di ripresa GIUSEPPE CARUSO MILANO La sospensione dell Imu e la copertura dei Comuni La Cig in deroga è in aumento 1,5 mld potrebbero non bastare marzo, con43,1 milionidiore. Rispetto allo stesso mese dell anno precedente, le ore autorizzate sono aumentate del 92,2%, essendo passate dai 29,9 milioni di aprile 2012 agli attuali 57,5 milioni. Ma le cattive notizie sul fronte della mancanza di lavoro non riguardano soltanto il presente, ma anche il futuro prossimo. L Istat ha infatti previsto che Il ministro dell Economia Fabrizio Saccomanni FOTO LAPRESSE la situazione di crisi sul mercato del lavoro continuerà ad aggravarsi fino al prossimo anno, con un tasso di disoccupazionecheregistrerà «un rilevanteincremento» nonostante il miglioramento del ciclo economico. Sgravi fiscali per chi assume a tempo indeterminato La priorità delle priorità del governo, ribadita anche ieri da Enrico Letta, è quella di dare lavoro ai giovani. Per questo il governo ha deciso di inserire i primi provvedimenti in materia già nel decreto legge che sarà varato da qui a dieci giorni. Assieme a Imu e ammortizzatori in deroga, il primo provvedimento urgente del governo Letta darà un segnale chiaro: saranno previsti sgravi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato riguardanti in special modo donne e lavoratori del Sud. Il decreto sarà messo a punto dai ministri competenti: Saccomanni e Giovannini, che prima di vararlo incontreranno i sindacati. In un secondo momento invece toccherà a un provvedimento più organico ed esteso che punterà a ridurrre le tasse sul lavoro su imprese (Irap) e lavoratori (Irpef). CRESCITA SENZA LAVORO Nello studio dell Istat si può leggere come «nel 2013 il mercato del lavoro continuerà a manifestare segnali di debolezza con un rilevante incremento del tasso di disoccupazione all 11,9% (+1,2 punti percentuali rispetto al 2012). Nel 2014 il tasso di disoccupazione continuerà a crescere fino a raggiungere il 12,3% a causa del ritardo con il quale il mercato del lavoro risponderà alla lenta ripresa dell economia». Elena Lattuada, segretario confederale della Cgil, commentando gli ultimi dati su cig e crescita della disoccupazione, ha parlato di una situazione «sempre più preoccupante nel mercato del lavoro, che sembra ormai fuori controllo. La continua crescita della cassa integrazione, senza adeguate e urgenti contromisure, ci porterà a sforare quota un miliardo di ore anche per il Il sistemaproduttivo è in una caduta senza freni, una valanga che investe il mondo del lavoro, che colpisce con violenza l apparato produttivo e la condizione di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, e che trascina, senza al momento incontrare alcun argine, l intero Paese». Luigi Sbarra, segretario confederale della Cisl, sottolinea come «i dati della cig sono perfettamente in linea con le previsioni economiche diffuse oggi dall Istat, per le quali il mercato del lavoro continuerà a manifestare segnali di debolezza. Non è sufficiente avere fiducia nei piccoli segnali di ripresa attesi per sperare in una crescita dell occupazione, ma va immediatamente messo in moto un meccanismo che faccia crescere consumi e investimenti attraversoun alleggerimentodelprelievofiscalesu famiglie e imprese. Civogliono anche alcuni mirati investimenti in infrastrutture materiali e immateriali e misure specifiche che favoriscano le nuove assunzioni». Il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, è convinto che «i numeri sulla cassa integrazione e sulla disoccupazione in aumento, ci mostrano l allargarsi del bacino delle aziende in crisi profonda: non si può che lanciare l ennesimo allarme. Le tante domande di disoccupazione indicano il passaggio verso l inoccupazione di molti lavoratori espulsi dalle aziende in difficoltà. Fare presto e bene per stimolare la crescita e proteggere i lavoratori non è più un opzione ma una necessità».

19 martedì 7 maggio Letta lancia l Expo 2015, treno per la ripresa Intesa con Madrid: misure Ue per la crescita Il premier a Milano: un po di follia visionaria è necessaria alla politica Vertice con Rajoy, pressing su Bruxelles GIUSEPPE VESPO iusve@twitter.com Il teatro della prima milanese di Enrico Letta premier è il cuore finanziario della città: in attesa di volare in Spagna, il presidente del Consiglio passa la mattina tra piazza Cordusio e piazza Affari, per parlare di Expo 2015 e presenziare alla relazione annuale della Consob. Letta porta un po di ottimismo in via Rovello, sede dell Esposizione universale, che per l occasione si rivela inadeguata ad ospitare l evento (diversi, e non solo tra i giornalisti sono rimasti fuori). Parla di follia visionaria il premier democratico, rispondendo così al Financial Times che ha definito il suo programma un libro dei sogni: «I sogni ci vogliono, se pensiamo di essere qui senza avere un po di follia visionaria... Anche Expo lo era sette anni fa, era una follia visionaria e oggi siamo qui. I sogni servono anche alla politica arida dei numeri». E ancora: «L Italia può crescere senza indebitarsi. Non sarà facile ma è possibile». Letta guarda all Expo come a «uno dei punti cardinali di riferimento per la vita di questo governo. Da qui vogliamo che venga un messaggio di coesione, siamo una squadra», dice, «la squadra Italia». Lui si impegnerà in prima persona per risolvere i problemi, così comel impegnodel governo «controle attività illecite e illegali sarà totale: la criminalità e le mafie non pensino di avere mano libera», specifica riferendosi alle inchieste che hanno svelato gli appetiti della criminalità sull Esposizione. COMMISSARIO UNICO In prima linea ci sarà certamente l attualeamministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala, nominato commissario unico dell evento. Un incarico GiuseppeSala, EnricoLetta, RobertoMaronieGiulianoPisapia FOTO VANNINI/ TM NEWS - INFOPHOTO che fa automaticamente decadere i due commissari fino a ieri in carica, il sindaco Giuliano Pisapia e l ex presidente della Regione Roberto Formigoni. Quest ultimo affida a twitter il proprio fastidio per l estromissione dalla partita, pubblica un foto del premier col sindaco, Sala e Maroni (che nel pomeriggio ha nominato un altro Sala, Fabrizio, sottosegretario regionale con delega all Expo), e commenta: «Letta delle larghe intese ha fatto fuori il Pdl». Sarà della partita il segretario lombardo del Pd, Maurizio Martina, nominato sottosegretario del governo con delega all Expo. Un ruolo potrebbe averlo anche Romano Prodi, premier all epoca della candidatura vincente di Milano all Esposizione: «Lo coinvolgerò di sicuro», dice Letta. E chissà che al professore non possa andare l incarico di commissario per i rapporti internazionali, figura sulla quale il governo mantiene una riserva. Nel frattempo saranno lo stesso premier e il ministro degli Affari esteri, Emma Bonino, ad incontrare i rappresentanti degli altri Paesi, primo fra tutti il segretario di Stato americano, John Kerry. Gli Stati Uniti, come la Gran Bretagna, non hanno ancora formalizzato la loro partecipazione all evento. La Cina invece sì. Lì «c è una nuova leadership, con cui sono sicuro lavoreremo bene». A registrare il cambio di passo dato dal premier, «dai proclami ai fatti» dice Pisapia, c è buona parte della politica lombarda, sindaco governatore e presidente della Provincia (Podestà), e i ministri delle Infrastrutture, della Cultura e dell Agricoltura, Maurizio Lupi, Massimo Bray e Nunzia De Girolamo. L UNIONE BANCARIA Il primo segue poi il premier in piazza Affari, dove la Consob ha riunito il gotha della finanza e dell economia per la relazione annuale. Letta arriva in anticipo, non parla coi giornalisti e dopo aver ascoltato l intervento del presidente Giuseppe Vegas, va via diretto all aeroporto che lo ha portato in Spagna. A Madrid Letta ha incontrato il premier Mariano Rajoy, col quale ha concordato sulla necessità di ottenere dall Europa misure a sostegno della crescita e dell occupazione giovanile. «L Unione europea deve fare di più adottando misure che sviluppino la crescita». «L Unione bancaria, fiscale e politica - ha detto Rajoy - devono evolvere rapidamente, speriamo nel Consiglio europeodi giugnoci siaun passoavanti deciso». Letta si è detto fiducioso anche sul ruolo giocato dalla Germania: «Lo sforzo che noi chiediamo è a favore dell Europa e quindi anche della Germania. Nessuno si salva da solo». BANKITALIA L obiettivo prioritario è creare lavoro Visco accelera L ANALISI RUGGERO PALADINI SEGUE DALLA PRIMA Che si dovrebbe tradurre nella possibilità di escludere alcune spese d investimento di interesse europeo (corridoi ferroviari e autostradali) dal calcolo del deficit, nonché nell utilizzo di risorse comunitarie aggiuntive rivolte specificamente ai giovani, secondo il programma «youthguarantee» varato dalla Commissione. Si può comprendere che questa sia considerata una strada molto meno rischiosa di quella di andare ad uno scontro frontale con la Commissione (e con Berlino), dichiarando di voler attuare subito tutti i punti del programma delineato da Enrico Letta nel suo discorso alle Camere. Oltre ad un atteggiamento benevolo delle autorità europee, il governo conta in una significativa riduzione dello spread e quindi su risorse aggiuntive dovute alla minore spesa per interessi. Nell immediato e nei prossimi mesi comunque bisogna reperire le risorse che riguardano la cassa integrazione in deroga (un miliardo e mezzo), la sospensione dell Imu sulla prima casa (due miliardi), nonché la sospensione dell aumento dell Iva dal 21% al 22% (due miliardi e mezzo). Al di là di questo breve orizzonte, il governo deve impostare una politica economica che abbia chiari gli obiettivi da perseguire, in una situazione nella quale il rispetto del vincolo del 3% di deficit, al netto di quanto Bruxelles potrà concedere, pone dei limiti stringenti alle risorse disponibili. L obbiettivo non può che essere uno: il lavoro, ovviamente, in particolare a livello giovanile. Il Def consegnato in eredità da Monti indica che nel 2016 il nostro Pil sarà ancora del 4% più basso di quello del In queste circostanze la tendenza spontanea dell economia sarà quella di espellere forza lavoro. Pertanto le risorse vanno utilizzate mirando specificamente a favorire l assunzione di giovani da parte delle imprese. Vanno ripresi strumenti che erano stati utilizzati dai due governi Prodi, rivolti particolarmente al sud e alle donne. L incentivazione, quando avviene in un contesto macroeconomico di recessione o di bassa crescita, ha un costo minore, in quanto la percentuale di assunzioni che sarebbero comunque state effettuate anche in assenza di incentivi è più bassa. Pertanto gli incentivi possono essere più generosi. Anche la sospensione dell aumento dell Iva s inserisce bene nel quadro della manovra macroeconomica, perché l aumento dell imposta indiretta impatta pienamente sulla domanda interna; così gli interventi a favore dei cassa-integrati e degli esodati, perché l aumento del reddito disponibile si tradurrà quasi integralmente in consumi. Per quanto riguarda l Imu invece la richiesta di Berlusconi non è per nulla coerente con l obbiettivo del lavoro. L Imu sulla prima casa è stata versata in misura rilevante da nuclei familiari a reddito medio-alto. Su 18 milioni di contribuenti, l 85% ha versato meno di 400 euro ed il 10% oltre 500. L Imu ha un grado di progressività maggiore della vecchia Ici. Ma non è questo il punto: la questione è che l eliminazione proposta dal Cavaliere implica un utilizzo di quattro miliardi con un impatto limitato sui consumi. Dal punto di vista macroeconomico sono soldi in buona misura sprecati, per il limitato sostengo della domanda aggregata. Sostenere poi che l eliminazione serve ad alleviare i costi delle imprese è una delle tante barzellette che Berlusconi ci ha sempre generosamente elargito. L Imu sulla prima casa pesa per un 17% sul totale del prelievo. Ed infatti il mondo delle imprese chiede la riduzione del cuneo fiscale, lo stimolo alla domanda, ma si guarda bene dal chiedere qualcosa sull Imu, e certamente non sulla prima casa. Questo non significa che l Imu sia da conservare così com è. Ci sono vari punti critici che vanno affrontati, e la sospensione può essere l occasione per farlo. Tra l altro quando l Imu era stata disegnata, nell ambito delle leggi attuatrici del federalismo, non includeva la casa d abitazione, per cui era prevista la Tares, alla quale veniva affidato il compito di tassare non il proprietario ma l inquilino di se stesso. Pertanto una riformulazione dei due prelievi può essere opportuna. sul successore di Saccomanni Il governatore della Banca d Italia Ignazio Visco ha convocato per oggi il Consiglio superiore straordinario dell istituto per nominare il sostituto di Fabrizio Saccomanni alla direzione generale. Candidato naturale è l economista Salvatore Rossi, attuale vicedirettore generale con maggiore anzianità nella carica. Rossi nel suo curriculum può vantare anche la recente chiamata nel comitato dei saggi formato dal presidente della Repubblica. L obiettivo è quello di arrivare all assemblea annuale del 31 maggio con il direttorio al completo. Così oltre al successore di Saccomanni sarebbe in arrivo anche la nomina di Valeria Sannucci, attuale funzionario generale a vice direttore generale, nella casella che lascerebbe libera, appunto, Rossi. Il nome di Sannucci in realtà è circolato anche nei mesi passati quando fu invece nominato vice direttore generale Luigi Federico Signorini. L altro vice dg è Fabio Panetta. Quella di Valeria Sannucci è una candidatura molto accreditata anche perché andata via Annamaria Tarantola, non c è ancora una figura femminile che l abbia sostituita.

20 4 martedì 7 maggio 2013 LA CRISI ITALIANA Segretario e statuto Nuove tensioni nel Pd Il candidato più quotato resta Cuperlo, ma Bersani teme spaccature e cerca la soluzione «condivisa» Rischio sul numero legale dell Assemblea: molti assenti per protesta? SIMONE COLLINI ROMA Nel Pd si lavora per evitare di andare al buio all Assemblea nazionale di sabato, ma finora non è stata trovata un intesa né sul tipo di guida da dare al partito - segretariocon mandatopienoo reggente - né sulla persona da eleggere - si cerca un nome capace di mettere d accordo tutte le componenti democratiche, e al momentonon èquesto ilcasodigugliemo Epifani e del più quotato Gianni Cuperlo - né sulle modifiche da apportare allo statuto (se cioè il segretario debba o meno continuare a coincidere con il candidato premier). Anche sulla data in cui convocare il congresso ci sono diverse posizioni, ma ormai è chiaro che non ci sono più i tempi per farlo prima dell estate e si andrà a scadenza naturale ad ottobre. C è altro? Sì, perché in queste ore appare anche a rischio il numero legale necessario perché quanto votato sabato sia formalmente valido: dal quartier generale Pd stanno telefonando agli oltre milledelegatisparsisututto ilterritorio nazionale ma stanno anche ricevendo molte risposte negative rispetto alla loro presenza a Roma, corredate da spiegazioni di critica e protesta di varia natura. Inodi andrannoscioltientrodomani, quando cioè si riuniranno il coordinamento nazionale del Pd e tutti i segretari regionali. Un intesa a quel tavolo è la condizione necessaria, anche se forse non sufficiente, perché l appuntamento di sabato si chiuda senza lacerazioni e perché quanto votato sia messo al riparo da possibili impugnazioni (dovranno cioè essere presenti la metà più uno dei delegati scelti con il congresso del 2009). Non sarà facile anche perché in un momento come questo emergono tutte le vecchie divisioni. Tanto che Rosy Bindi, conversando con qualche cronista a Montecitorio, ironizza amaramente sulla necessità, sabato, di eleggere il capo «delle 12 tribù». Il primo nodo che deve essere sciolto riguarda il tipo di figura da scegliere per ildopo-bersani, vistoche c è ancorachi, come Debora Serracchiani, insiste sulla necessità di eleggere un reggente e non un segretario con mandato pieno. «Non ritengo che il Pd in questa fase di governo possa permettersi uno stress-test come un congresso e auspico pertanto una soluzione terza come quella di una reggenza», dice la presidente del Friuli Venezia Giulia e segretaria regionale del Pd. Questa posizione è però avversata dal grosso del gruppo dirigente nazionale e dalla maggior parte degli altri segretari regionali. «La cosa migliore è seguire lo statuto», dice il segretario del Pd della Campania Enzo Amendola facendo notare che la carta fondamentale del partito prevede l elezione di un nuovo segretario, in caso di dimissioni del leader, mentrelafigura del reggente non èprevista. «E poi in questa particolare fase il Pd ha bisogno di un segretario con mandato pieno, non di figure temporanee e Matteo Renzi è una «grande risorsa» per il Pd, ma deve «giocare di squadra» e rimanere «in un sistema in cui non prevalgano iniziative populiste». Lo ha sottolineato il ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato. «Se il Pd perde voti e li prende il Pdl è quello il problema - ha evidenziato -, non gli effetti successivi. Non si può ricorrere a un espediente tecnico. Bisogna conquistare il consenso», ha detto, sottolineando di credere come comunque, «in questa fase non sia possibile recuperare Grillo a una politica diversa. E sul nuovo segretario Pd, Zanonato dice: «Non conta la persona, ma il consenso e la volontà precisa che si costruisce». di manutenzione». Ragionamento condiviso dal segretario del Pd del Lazio Enrico Gasbarra, che ieri insieme ai parlamentari democratici della stessa regione ha scritto una lettera a Enrico Letta per chiedere che il governo mantenga una posizione terza rispetto alle amministrative di fine mese (si vota a Roma e in decine di altri Comuni laziali e la scelta didarvitaaunesecutivo colpdlstaprovocando non pochi problemi sul territorio). Ma se la scelta di eleggere un segretario con pieni poteri viene largamente condivisa sia nel fronte ex-ds che in quello ex-margherita (distinzioni che sono ampiamente tornate a tenere banco in questa fase) sul nome la discussione è ancora del tutto aperta. D Alema si sta spendendo molto per far convergere il massimo dei consensi su Cuperlo, ma dal fronte degli ex-popolari stanno arrivando molte chiusure (Antonello Giacomellicontesta la più generale teoria che con Letta premier serva un «riequilibrio a sinistra» al vertice del Pd). Una situazione che preoccupa Bersani, che vuole evitare una conta all Assemblea di sabato e sta lavorando per una candidatura che goda della «più larga condivisione». Così tornano in campo i nomi di Anna Finocchiaro (ma viene data in pole per la presidenza della commissione Affari costituzionali del Senato), di Roberto Speranza (ma si riaprirebbe la partita per il capogruppo alla Camera), più quelli di Pierluigi Castagnetti, Sergio Mattarella,Vasco Errani, Sergio Chiamparino e anche Vannino Chiti (nome proposto nel corso di una riunione dei parlamentari renziani). Entrodomani sera andràtrovata una soluzione, per siglare poi un intesa entro venerdì. In caso contrario, per evitare una conta e nuove lacerazioni rimarrebbe in campo un ipotesi, evocata ancora ieri da Laura Puppato: far rimanere al suo posto Bersani. Il segretario dimissionario finora ha respinto richieste di questo tipo, ma bisognerà vedere nelle prossime ore quali potrebbero essere le alternative. «Subito una figura autorevole e senza limitazioni» MARIA ZEGARELLI ROMA IL CASO Zanonato: Matteo è una grande risorsa, ma niente populismi L INTERVISTA Katiuscia Marini La presidente dell Umbria: «Lo Statuto parla chiaro si elegga un segretario non un reggente Se Cuperlo è disponibile è la scelta migliore»... Gasbarra e i parlamentari del Lazio scrivono a Letta: amministrative, i membri del governo ne stiano fuori «Non credo ci si debba chiudere in una discussione tutta interna sulle formule. Il nostro Statuto è chiaro: dobbiamo eleggere un segretario». Catiuscia Marini, presidente dell Umbria, è diretta a Bruxelles dove oggi parteciperà ad una riunione del Comitato delle Regioni di cui è membro in quanto rappresentante di quelle italiane. Presidente, sabato l Assemblea dovrà prendereunadecision suopartito sembraancorainaltomare.c èbisogno di un segretario o di un reggente? «Credo che il Pd, anche per la grande responsabilità che dobbiamo avere in questa fase politica e di governo, abbia bisogno senza indugio di un organismo di direzione politica, quindi di un segretario che inizi da subito a preparare il congresso di ottobre. Una figura autorevole, che dia certezza e stabilità alla direzione politica del partito che deve essere fortemente in campo anche a supporto dell azione di governo. C è bisogno di un Pd legittimato in tutti i suoi organismi mentre la reggenza darebbe l idea di una incertezza e di una instabilità che non possiamo permetterci». La reggenza è una figura prevista dallo Statuto? «Lo Statuto è molto chiaro su questo punto: di fronte alle dimissioni del segretario l Assemblea deve eleggerne un altro e credo debba essere questa la strada, senza trovare altre soluzioni, a maggior ragione oggi che viviamo un passaggiomolto complesso nel partito non compreso all esterno». Ma come si arriva all elezione di un segretarioseancoraogginonriusciteatrovareconvergenza nésul nome nésulla formula da adottare? «L errore che non possiamo compiere è quello di pensare che l unità nasca da una composizione correntizia. L unità delpartito lasipuòtrovarepresentando in maniera molto trasparente delle proposte nominative dietro a cui ci siano idee di progetto di governo del Pd». Civati e Bindi ritengono che ci sia bisogno di una figura super partes, in grado di rappresentare tutte le anime del Pd e che guidi il partito fino al congresso. Secondo lei? LA PROTESTA Pd siciliano contro nomine di Miccichè e Vicari Monta la protesta nel Pd siciliano dopo la nomina dei sottosegretari del governo Letta che «mortifica» il partito nell Isola, premiando figure «incompatibili» come Gianfranco Miccichè e Simona Vicari. A dare voce al dissenso diffuso è il segretario regionale Giuseppe Lupo: «Esprimiamo profondo disappunto e disagio per la composizione dell esecutivo nazionale, che mortifica i democratici e la Sicilia, negando un adeguata rappresentanza al Pd della nostra Regione e premiando oltremisura la presenza di esponenti del Pdl». Nella lettera aperta inviata ieri al presidente del Consiglio Enrico Letta ed alla segreteria nazionale del Partito democratico, il leader siciliano «Sono abituata a stare in un partito dove il segretario è anche la garanzia di un progetto e di una capacità di tenere insieme un partito. Una figura di garanzia se viene interpretata come una sorta di composizione delle derive correntizie, le più negative le abbiamo viste nelle vicende dell elezione del Presidente della Repubblica, sarebbe un secondo grave errore. Perché non legittimare un segretario che presenta una proposta anche politica e indica il percorso per arrivare al congresso? Noi abbiamo bisogno di una figura che rappresenti appieno il Pd nel Paese sia nel sostegno leale e determinato nel governo, sia nelle urgenze che vanno affrontate. Temo un partito ripiegato suse stesso inundibattitosureggente o segretario mentre fuori, nel Paese, ci sono cassintegrati che vogliono certezza finanziaria, c è una questione aperta sull Imu, e c è, infine, un dibattito che riguarda la violenza sulle donne e il femminicidio... Il silenzio del Pd su tutte queste vicende è assordante». C èchi chiede che il prossimo segretario si impegni a non candidarsi al congresso. del Pd parla di «scelte che contraddicono la necessità di aprire una nuova fase di coesione sociale e territoriale». La protesta dei democratici sicilani si incentra sui nomi dei due esponenti pidiellini. «Suscitano, in particolare, profonda incomprensione - prosegue infatti la nota di Giuseppe Lupo - le nomine dei sottosegretari Miccichè e Vicari che, anche in questi ultimi giorni, hanno assunto comportamenti che riteniamo incompatibili con la carica che ricoprono nell ambito del governo». Per queste ragioni, conclude il segretario regionale del Pd, «ci auguriamo che vogliate assumere immediate iniziative coerenti e conseguenti». «Perché non dovrebbe farlo? Non capisco perché dovremmo sentirci meno garantiti da un segretario che con la sua autorevolezza guida il partito fino al congresso e poi con la stessa autorevolezza e una propria piattaforma politica e programmatica decide di candidarsi accettando le regole dello Statuto che saranno quelle che ci vorremo dare in vista di quell appuntamento». Segretarioecandidatopremierdevono essere la stessa cosa? «Credo che sarebbe meglio distinguerei dueruoli eavere unsegretario che si impegni fino in fondo nel partito. Lo dico anche alla luce delle vicende che hanno caratterizzato le primarie che ci sono state sia per la scelta degli amministratori locali sia per i parlamentari». Si fanno i nomi di Gianni Cuperlo e GugliemoEpifaniperlasegreteriadaquial congresso. Chi ritiene più adatto? «Se Gianni Cuperlo conferma la sua disponibilità mi sembra la persona più adatta. Mi convincono le sue caratteristiche di cultura politica e la sua idea di partito come soggetto partecipativo. Spero davvero possa farcela».

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