Il tema. Il federalismo (im)possibile

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1 CONFRONTI 3/ Il tema Il federalismo (im)possibile Nello scorso giugno, l incontro con Piero Bassetti sul tema Il federalismo (im)possibile ha inaugurato a Éupolis Lombardia un ciclo di seminari a inviti con personalità lombarde di grande esperienza e cultura. Pubblichiamo qui in sintesi le idee espresse da Bassetti nel dialogo con Stefano Bruno Galli, Alberto Brugnoli, Alessandro Colombo, Robi Ronza. Oggi nel nostro Paese lo Stato è in crisi, ma è in crisi anche la dimensione regionale. Siamo in una situazione molto diversa da quella che c era quando noi regionalisti abbiamo creato le Regioni; e, per quanto mi riguarda, la Regione Lombardia. All epoca, lo Stato repubblicano tutto sommato stava insieme, le forze politiche organizzate nei partiti erano unitarie, c era stata la Resistenza, c erano state vicende che avevano giustificato l idea di proporre una dimensione politica unitaria sul modello francese. Da questo punto di vista, le Regioni potevano solo concepirsi come un decentramento amministrativo, un modo per sostituirsi ai prefetti (che però continuavano a essere dei veri governatori, anche se non si chiamavano così), che avessero un ruolo maggiore di quello dei Comuni, una dimensione intermedia che conciliasse uno spazio di autogoverno, quindi di autonomia, con la dimensione unitaria della Repubblica. In questo contesto, il dibattito sugli articoli 117 e 118 aveva una sua coerenza e accettabilità. Piero Bassetti Primo Presidente della Regione Lombardia, Presidente di Globus et Locus La situazione è molto diversa da quella che c era quando furono create le Regioni

2 64 CONFRONTI 3/2012 Il tema La glocalizzazione ha messo fuori gioco lo Stato nazionale in quanto ribalta storica e politica primaria Anche le attuali Regioni non hanno più molto senso. Oggi in Italia le dimensioni federabili sono solo due: il Nord e il Sud Cos è che fa sì che oggi la situazione sia radicalmente diversa da quella degli anni Settanta? I nostri politici, ma anche i nostri intellettuali, non l hanno ancora capito: è la glocalizzazione, ovvero il rapporto diretto tra globale e locale, che ha messo fuori gioco lo Stato nazionale in quanto ribalta storica e politica primaria. Il vecchio ordine costituito dei 220 Stati nazionali che formano l Onu è stato completamente abolito e rimescolato dall avvento fortissimo della dimensione globale. In tale nuovo contesto, le attuali Regioni italiane non hanno più molto senso. Secondo me, oggi in Italia le dimensioni federabili sono solo due: il Nord e il Sud. L idea di uno Stato tenuto insieme da Roma, uno Stato unico che tiene insieme Milano e Reggio Calabria, non sta in piedi, a meno che lo Stato voglia farsi sostituire dalla mafia. Non è che l idea dello Stato di diritto sia poi eterna; anzi, a mio avviso, è già finita. C è il Nord Italia, che è l equipollente di una nazione, e c è il Sud Italia, ciascuno inserito in macro-sistemi completamente diversi. Il Nord Italia è sicuramente nel sistema euro-alpino, mentre il Sud Italia è sicuramente inserito nel sistema euro-mediterraneo. Allora il tema è: possiamo e dobbiamo inseguire l accesso all Europa attraverso Roma, o pensiamo che Milano e Napoli debbano andare in Europa percorrendo itinerari diversi, per giungere infine a una ricomposizione tra loro nel quadro di una statualità europea? Questo è uno schema passibile di suscitare delle lacerazioni e, secondo me, siamo a questo punto, anche per il fatto che il mondo glocale colloca il locale non in pezzi di territorio ma in città e il Nord Italia è una glocal city da Trieste a Torino mentre non lo è il Meridione. Il passaggio da una statualità basata sul confine, sulla Guardia di Finanza e sullo storico rapporto città-campagna, a una statualità organizzata invece un po alla maniera anseatica sulle reti delle città glocali, porta con sé un totale cambiamento della geografia politica. Come ci si potrà arrivare? Secondo me, ci arriveremo in modo frammentario e non tramite un disegno preciso di qualcuno che si impegni a creare lo Stato glocal. Ci si

3 Il tema CONFRONTI 3/ arriverà pian piano. A cominciare dall unificazione della valuta, che porterà poi all unificazione politica. Cosa sta succedendo in questi giorni? Si evince che la prima unificazione sta avvenendo in ambito finanziario, mentre ai tempi del pericolo russo, la prima unificazione era stata fatta tramite l acciaio e la difesa. Questo dimostra che l unità si crea intorno a grandi temi e funzioni. Per esempio, io sono assolutamente convinto che temi come il welfare e la sanità determinino delle spinte a rompere e a riunificare, perché la tecnologia spinge a riorganizzare la sanità, mentre la mera gestione autonomistica dell ospedale punta a romperla. Questo significa che devono essere utilizzati gli stessi mezzi, ma in modo diverso a Catanzaro da come li usi a Trento. Tutto sommato, quello della sanità è un tema unificante. Invece, l alta velocità ha cambiato la geografia del paese, cioè oggi ad esempio Novara è lontana da Milano più di Torino. In passato la conformazione del territorio suggeriva facilmente all organizzatore politico i criteri di organizzazione: oggi è più complicato. Oggi l idea di statualità, in quanto strumento ordinatore della convivenza civile, deve essere ripensata in base al nuovo contesto globale. Tale contesto è del tutto diverso da quello in cui negli anni Cinquanta-Sessanta facemmo la nostra battaglia per il regionalismo. Come è noto, la nostra Costituzione non è federale, quindi nel suo ambito un vero federalismo è impossibile. E in quell epoca oltre che impossibile era anche improponibile. Allora si poteva solo puntare ad attuare la Costituzione laddove non era ancora attuata. Si poteva puntare dicevamo solo a un regionalismo inteso come forma di decentramento, di articolazione dello Stato fortemente unitario così come l avevano voluto le forze che si erano imposte nel corso del Risorgimento, le quali partivano dall idea che in Italia non esistessero realtà da federare. Paradossalmente, pensavano anche loro come Metternich che l Italia fosse soltanto un espressione geografica. A questo riguardo, l influenza di Giuseppe Mazzini fu determinante. Mazzini è stato il vero teorico dell unità d Italia; era quasi ossessionato dall idea di L unità si crea intorno a grandi temi e funzioni La nostra Costituzione non è federale, quindi nel suo ambito un vero federalismo è impossibile, ma negli anni della battaglia per il regionalismo oltre che impossibile era anche improponibile

4 66 CONFRONTI 3/2012 Il tema La scelta nefanda fu pensare che per tenere insieme le diversità ci volesse uno Stato unico, fortemente centralizzato costruire un soggetto politico che potesse essere soggetto di storia, rivendicando qualcosa che, tra l altro, era di dubbia consistenza, ovvero l unità della dimensione demografica dentro la dimensione geografica della Penisola. Con una visione di questo genere (più nazionalistica che federalista) è chiaro che per Mazzini compito dello Stato era aggregare la Nazione. Siccome Mazzini affidava allo Stato il ruolo di aggregante di questa potenzialità, è chiaro che l alternativa fra una repubblica o una monarchia era politica, per esempio riferibile al grado di libertà e di democrazia diremmo oggi dei due schemi, ma sempre all interno di una medesima prospettiva unitaria. Da qui deriva la definizione in uso ancora oggi dell Italia una e indivisibile. Il problema era abolire la presenza degli Austriaci, dei Borboni e per Mazzini al limite anche dei Savoia. Cattaneo aveva un pensiero completamente diverso, e questo secondo me va detto: non pensava affatto a forme di regionalismo, bensì a forme di federalismo di tipo svizzero. Essendo l Europa la sua unità di riferimento rigida, egli pensava a un unificazione in cui la Penisola, l Italia, erano dimensioni di cui tener conto, ma fermo restando che il vero soggetto politico doveva essere l Europa. In questa prospettiva, la tradizione svizzera, o meglio la consuetudine di rapporti con l idea politica della Svizzera, calzava benissimo, perché in un certo senso un Europa fondata sull incontro delle tradizioni culturali italiana, francese e tedesca ripeteva su più ampia scala l esperienza elvetica. Le cose sono poi andate come sono andate. È stata fatta una scelta nefanda, che è quella che per tenere insieme le diversità che Garibaldi e l esercito piemontese avevano in qualche modo avvicinato ci volesse uno Stato unico, fortemente centralizzato e preso sul modello dello Stato francese, che in Italia ero lo Stato Sabaudo. Le ragioni per fare questa scelta c erano, perché in realtà la proposta di reductio ad unum, di unificazione, portata avanti da Garibaldi e dallo stesso Cavour, stava producendo problemi drammatici di contrasto, principalmente i problemi

5 Il tema CONFRONTI 3/ del cosiddetto brigantaggio, ma che in realtà era la rivolta diffusa soprattutto nel Sud. Allora il timore che senza un istituzione coercitiva e aggregante forte questa grossa operazione storico-politico-culturale fallisse fece nascere l idea di affidare questo compito a un unità di comando forte, (i piemontesi erano fondamentalmente dei militari, quindi le categorie concettuali erano queste). A un secolo e mezzo da quegli eventi, dopo il Fascismo, la fine del Regno, la Repubblica ecc..., dove siamo oggi? Siamo, dicevamo, nell epoca totalmente nuova della globalizzazione, di cui la paura dell olocausto nucleare fu il primo annuncio: fu infatti con l invenzione della bomba atomica e poi dei missili a lunga gittata che si prospettò il primo possibile evento globale, ovvero una guerra che avrebbe potuto condurre alla distruzione del mondo intero. Frattanto le nuove tecnologie della comunicazione sono giunte fino a modificare il nostro rapporto con il tempo e con lo spazio. Oggi il concetto spazio-temporale non è più quello che si aveva fino a prima dell apparizione da un lato della bomba atomica e dall altro dell informatica. Per esempio, nella mia famiglia ho una figlia a San Francisco, un figlio a Rio de Janeiro, e un altro a Buenos Aires il focolare è Skype. Da quando c è Skype ho ritrovato il focolare. C è più rapporto magari di quanto ce ne fosse un tempo, quando questi miei figli abitavano a Milano. Oggi io posso parlare in tempo reale con chiunque, dovunque nel mondo e posso andare dovunque desideri in meno di 24 ore. Posso sganciare una bomba atomica dovunque nel mondo nel giro di qualche ora con un missile. Questa possibilità non esisteva fino al 1980: questa è una novità assoluta portata dalla tecnologia, non portata dall evoluzione politica. Questo, di fatto, ha introdotto dei cambiamenti radicali che la politica non ha a tutt oggi recepito come tali; semmai ha messo in evidenza che di fronte a questo fatto, che cambia il rapporto fra ciò che è globale e ciò che è locale, certe organizzazioni statuali come gli Stati Uniti o la Germania, o la Svizzera la cui struttura istituzionale si discosta in vario modo da quella sancita come normale dai trattati di Vestfalia oggi si Le più grandi novità sono state portate dalla tecnologia, non dall evoluzione politica. Ciò ha introdotto cambiamenti radicali che la politica non ha a tutt oggi recepito come tali

6 68 CONFRONTI 3/2012 Il tema Prendere a modello istituzioni federali come quelle degli Stati Uniti e della Germania sarebbe un equivoco Un federalismo possibile va costruito su altri set di valori, per esempio la libertà muovono meglio perché secondo le loro necessità possono passare con una certa indifferenza dalla dimensione imperiale a quella cantonale. E ci riescono proprio nella misura in cui sono eredi di una tradizione e di un esperienza politica più ampie e più ricche delle loro stesse attuali istituzioni federali costituite. Prendere a riferimento soltanto queste ultime sarebbe dunque un equivoco. Quel federalismo che è il federalismo, per esempio, degli Stati Uniti e della Germania come prospettiva nostra è impossibile. Su questo non ho dubbi. Se dobbiamo pensare oggi a un federalismo possibile, dobbiamo sapere che è costruito su altri set di valori, per esempio la libertà. Qual è la forma politica che assicura, in un mondo come il nostro, un tasso di libertà che sia quello giusto? Il welfare, per esempio, ma quale, ma come? Occorre non solo un certo tasso di libertà, ma anche un certo tasso di omogeneità, di coesione sociale. Un tasso di omogeneità che però è in conflitto con il tasso di mobilità. Adesso i flussi migratori non sono più permanenti, ma in continua evoluzione. E in tale contesto qual è il federalismo possibile? Si apre dunque una vasta gamma di nuovi problemi con cui la nostra intenzione di andare verso nuove forme di statualità si deve confrontare.

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