I borghi. più belli d Italia. Friuli Venezia Giulia. la bellezza a due passi da casa!

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1 I borghi più belli d Italia Friuli Venezia Giulia la bellezza a due passi da casa!

2 I borghi più belli C lauiano, Cordovado, Fagagna, Gradisca d Isonzo, Poffabro, Polcenigo, Sesto al Reghena, Toppo e Valvasone sono I Borghi più belli d Italia in Friuli Venezia Giulia. È un onore e un impegno far parte di questo club formatosi nel 2001 su impulso della Consulta del Turismo dell Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Un onore perché viene riconosciuto il valore in termini di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni di piccoli centri di provincia. Un impegno perché l ammissione non è per sempre: è necessario dimostrare di esserne degni nel tempo con azioni concrete volte a mantenere e accrescere la qualità della vita e del tessuto urbano. Per far parte de I Borghi più belli d Italia occorre rispettare una serie di requisiti di carattere strutturale, come l armonia architettonica del paese e la qualità del patrimonio edilizio pubblico e privato, e altri di carattere generale relativi alla vivibilità del borgo in termini di attività e di servizi al cittadino. Per quanto il Friuli Venezia Giulia offra molte altre località ricche di bellezze artistiche, storiche, paesaggistiche e culturali, il comitato de I Borghi più belli d Italia ha valutato i nove paesi scelti come una piacevole occasione di scoperta sia per i turisti sia per gli abitanti della regione proprio per le loro unicità. Clauiano perché ha saputo custodire una schietta ruralità, Cordovado per l equilibrio tra verde e architettura, Fagagna perché ha salvaguardato la sua natura accogliente, Gradisca d Isonzo per il suo scrigno barocco rispettoso della storia, Poffabro per l architettura spontanea unica nel suo genere, Polcenigo scrigno di bellezze naturali e sorgente di esperienze autentiche, Sesto al Reghena sorta all ombra materna dell Abbazia di Santa Maria, Toppo dove l archeologia e le rassegne d arte si sposano con la natura e il volo a vela, Valvasone perché ha conservato la compattezza del suo borgo medievale e dei suoi tesori d arte. Questo è dunque un invito a gustare la vita dei borghi e a valorizzarne la filosofia. 2

3 Clauiano (Comune di Trivignano Udinese) piéris e clàps, ruralità di pietre e sassi Cordovado nella quiete della campagna friulana Fagagna il paese delle cicogne Gradisca d Isonzo barocco di frontiera Poffabro (Comune di Frisanco) la magia della pietra e del legno Polcenigo acque fresche e ritmi lenti Sesto al Reghena nelle terre degli Abati Toppo (Comune di Travesio) in volo sul feudo Valvasone (Comune di Valvasone Arzene) piccolo mondo antico 3

4 Clauiano amma li turchi! Quel lacerante grido che accumunò tanti paesi friulani dati alle fiamme nel 1477, risuonò di certo anche a M Clauiano, raso al suolo dalle orde saracene. Poi venne la ricostruzione. Premiante. La nuova struttura urbanistica infatti eliminò ogni soluzione rilevatasi debole o rischiosa nel corso della scorreria ottomana e delle diverse invasioni barbariche che afflissero l area durante l intero medioevo e fino al XV secolo. Poco alla volta si delineò un affascinante borgo di piéris e clàps, pietre e sassi. Gli edifici furono costruiti in muratura con coppi sul tetto, stretti gli uni agli altri in vere e proprie cortine difensive, sviluppate intorno alle due chiese di San Giorgio, a sud, e San Martino, a nord. Il borgo si ingrandì riprendendo la vita laboriosa che lo aveva reso un centro di riferimento. Non a caso sin dal medioevo nella chiesa di San Giorgio Casa Osso, affresco di San Martino, opera recente di Gianni Di Lena, e iscrizione. Questa fa riferimento alla confraternita dei calzolai di Udine che nel Seicento possedeva, oltre a casa Osso, diversi terreni e botteghe a Clauiano come testimonia anche l iscrizione di Casa Miani. si svolgevano adunate per prendere decisioni sulle questioni interne, ma anche su quelle dei paesi limitrofi. Fra le prime abitazioni in muratura ci furono Casa Gardellini con una struttura a L addossata ad altre cinquecentesche facenti parte di Casa Beltramini con la tipica corte interna, ben difesa, e Casa Tonutti Campagnolo dove si è conservato un affresco del XV secolo raffigurante una Madonna con Bambino fra due Santi. Nel Seicento Clauiano ebbe un importante fase di sviluppo durante la quale i due nuclei posti a nord e a sud del paese finirono per fondersi così che dal secolo successivo il borgo assunse la forma odierna. A questo periodo 4

5 risalgono molte parti del complesso a corte di Casa Colussi, Dri e Minin, la Casa Palladini con il tipico focolare, il fogolâr, dalla grande cappa che si sviluppa nei due piani successivi e si conclude con un elegante camino dalle forme venete, e il palazzo a tre piani dei nobili della Porta con annessi casa dell ortolano, stalla, prigione e foledôr, vale a dire la tinaia costruita abitualmente nei pressi del corpo principale dell abitazione. Del Settecento è Villa Ariis con il portale ad arco a tutto sesto sovrastato da una doppia finestra con balaustra in pietra e l attiguo, notevole, foledôr, Villa Manin con facciata impreziosita da lesene e timpano superiore e Casa Zof Piano che, dicono gli anziani, fosse in origine un convento ed è caratterizzata da un portale ad arco ribassato in pietra. Allo stesso periodo, ma di origini più antiche, risalgono Casa Barnaba Manin, Casa Calligaris Chiesa campestre di San Marco. I ritrovamenti archeologici segnalano una piccola costruzione già nel periodo romano. L edificio è del 300, con interni affrescati, un catino absidale in pietra, un gradino in muratura con funzioni di panca tutto intorno alle pareti e un altare del 500, eredità dei restauri in seguito al passaggio dei turchi. Foffani e Casa Bosco. Alla prima metà del XVIII secolo risale anche, nella via principale del paese, l attuale chiesa di San Giorgio Martire che scelse un barocco sobrio, mantenuto per interni ed esterni. L edificio, dalla storia ben più antica addirittura d epoca longobarda, custodisce una fonte battesimale del 500 attribuita a Carlo da Corona, una tela di Osvaldo Gortanutti del 1690 con l adorazione dei Magi e un gonfalone del 700 usato per le processioni. Per inciso, l altra chiesa attorno a cui si sviluppò Clauiano pure essa del periodo longobardo e dedicata a San Martino, fu demolita nel

6 Il nome Il toponimo Clauiano, a differenza di molti altri, è di immediata interpretazione: risale all epoca romana e fa riferimento al nome del possessore di un fondo di rilievo nella zona dell attuale borgo, chiamato appunto Claudius o Clavilius, da Clavius. A metà 800 Clauiano raggiunse il suo massimo sviluppo e famiglie importanti come i Manin, i Mattioli, i de Checo, i Bassi, i Bearzi e i De Vit vi costruirono abitazioni con ampi rustici. Furono loro a dare una svolta all economia del paese edificando una filanda vista la presenza in zona di numerosi filari di gelso, le cui foglie erano il cibo dei bachi da seta. Oggi gli abitanti di Clauiano dimostrano attenzione alla loro storia lastricando le strade con pietra piasentina o sassi del vicino torrente Torre, ripiantando quei gelsi di cui la zona era ricca e che furono un ottima fonte di sostentamento sino a pochi decenni or sono, valorizzando l area antistante la chiesa di San Giorgio, recuperando i muri a vivo delle case, gli antichi affreschi e le pitture, le meridiane, i loggiati e i numerosi archi d ingresso alle case. Esempio della stessa cura è l aver riportato alla luce il disegno del vecchio stagno della piazza. Lì si raccoglieva l acqua piovana usata per abbeverare gli animali e lavare i panni. Oggi si è sostituito l azzurro dell acqua con il verde dell erba, mantenendo sincero il sapore rurale del borgo. Le origini Seppure l attuale struttura del borgo risalga al tardo medioevo, la sua origine è decisamente più antica. I primi insediamenti in loco sono chiaramente d epoca romana, come testimoniano le macerie ritrovate nei pressi della chiesa di San Marco. La prima citazione ufficiale, però, si legge in una pergamena del 13 luglio Quel giorno il Patriarca di Aquileia Poppone inaugurò la ricostruita basilica e istituì il Capitolo al quale donò, per il mantenimento, un ampio territorio comprendente anche Cleuian, l attuale Clauiano, appunto. 6

7 La curiosità Clauiano permette un singolare percorso storico di architettura rurale attraverso i portali. Ne vanta d ogni tipo, databili fra la fine del Quattrocento e l Ottocento. Sono archi a tutto sesto, architravati, ribassati, in mattoni, pietra, legno o misti. Le chiavi di volta, con stemmi o semplici ornamenti, sono accompagnate o meno da capitelli e sovrastate da finestre e da balaustre in pietra o ferro. La tradizione Iniziata nel 2006, la manifestazione Immaginare il tempo è già una tradizione. Festeggia l equinozio d autunno con un fine settimana dedicato ad arte, cultura ed enogastronomia, ogni anno con un tema diverso. Ha anche il merito di aprire al pubblico case e palazzi del borgo. Come si raggiunge In auto: A4, uscita Palmanova; A23 uscita Udine sud In treno: linea Venezia-Trieste- Palmanova, stazione di Cervignano e Palmanova, autobus di linea Grado- Cervignano-Udine Altitudine 43 m s.l.m. Comune di Trivignano Udinese Provincia di Udine Distanze in km Gorizia 30, Udine 20, Aquileia 20, Palmanova 4 Abitanti (500 circa nel borgo) Patrono S. Marco, 25 aprile Il pozzo a ridosso della chiesa di San Giorgio Borgo San Martino Iscrizione confraternita dei calzolai di casa Miani 1615 con chiave di volta Informazioni turistiche Municipio tel fax Biblioteca Comunale tel , giovedì cell Ufficio di Informazione e accoglienza turistica Palmanova tel. e fax Internet

8 Cordovado antico castello di Cordovado vide innumerevoli assalti ai quali si oppose L con determinazione. Una storia gloriosa, iniziata ben prima dell anno Mille quando i vescovi di Concordia lo fortificarono e scelsero come il più importante castrum della pianura, sede di poteri civili, militari ed ecclesiastici e dove loro stessi risiedevano spesso, soprattutto d estate. Da allora fu in piena funzione fino al 1420 quando, passato sotto il dominio veneziano, la sua valenza strategica diminuì. A questo si aggiunga la tremenda pestilenza del 1454: il castello poco a poco perse d importanza sino all abbandono totale prima d essere addirittura abbattuto, in parte a fine Seicento e in parte, il mastio vescovile, a metà Ottocento. Ora ne rimangono il fossato, le mura e le torri portaie. Quella dell orologio del XIII-XIV secolo con porta a sesto acuto, posta a nord, conserva ancora i camminamenti interni in legno per le guardie. Statua in ferro dello Spaccafumo. Era il fornaio di Cordovado descritto da Ippolito Nievo ne Le confessioni di un italiano, uomo che dal prodigioso correre che faceva quando lo inseguivano, avea conquistato la gloria d un tal soprannome. Oggi è anche un dolce artigianale ricco d energia con fichi secchi, uvetta, noci, nocciole, pinoli, mandorle, arancini e miele. In una posizione singolare, completamente addossata alla torre, vi è la chiesa di San Girolamo menzionata per la prima volta in un documento del Costituita da un unico vano rettangolare, è in mattoni a vista con copertura con capriate di legno e tetto spiovente in coppi ed è caratterizzata da un entrata asimmetrica rispetto alla facciata, sormontata da un rosone. Nello stesso documento è citata anche la chiesa di Santa Caterina, costruita a metà del 300 in mezzo ai campi e poi assorbita dal borgo nuovo. Rimaneggiata a fine 500 e restaurata dopo il 1976, è completamente affrescata. Notevole è la pala dell altare raffigurante Santa Caterina con 8

9 corona regale in testa accanto a Madonna e Bambino, Santa Apollonia e Santa Lucia. Addossato al lato ovest della torre portaia nord è appoggiato Palazzo Bozza-Marrubini, d origine quattrocentesca ma ristrutturato in forma signorile a fine 500 come degna casa del capitano e del gastaldo. Al suo interno gli affreschi d inizio 700 di Gio.Francesco Zamolo da Venzone forniscono una precisa testimonianza di come fossero strutturati in passato gli edifici all interno delle mura di Cordovado. Su parte dell area prima occupata dal castello, nella seconda metà del 700 fu costruito Palazzo Freschi-Piccolomini. Eretto in uno stile veneziano classico a tre piani, ha una facciata dominata da tre alte e strette finestre ad arco a tutto sesto che sovrastano il portale in bugnato a cui si accede da Cordovado è zona d acque, rogge, risorgive e laghi artificiali grazie alle vecchie cave. Conta ben 23 fontanelle pubbliche. Una terra verde dai numerosi grandi alberi, secolari e plurisecolari: il bagolaro di parco Mainardi, la sofora pendula e quella japonica di parco Cecchini, i cipressi calvi di parco della Madonna, il platano alla torre nord del castello, il tiglio ibrido quasi centenario di piazza al Tiglio. una scalinata. Il retro e i lati dell edificio sono percorsi da porticati del 500 costruiti sull antico fossato e congiunti alla villa. Tutt intorno vi è un parco all inglese con alcuni degli alberi secolari vanto di Cordovado. Nell area del borgo antico si trova anche la chiesa di Sant Andrea, il vecchio duomo che sorse dopo la peste del I lavori infatti furono conclusi nel 1477, forse sui resti di quell antica pieve menzionata in una bolla papale del Le due navate laterali sono state aggiunte alla fine del 500. A fine 500 l apparizione della Madonna a una popolana cambiò lo sviluppo del paese, spostandolo a nord. A fianco del capitello ove accadde il mira 9

10 Il nome Il toponimo Cordovado ha origini latine come curtis de vado. Curtis significa corte e indica un grande complesso agricolo mentre vadum fa riferimento alla sua posizione, vale a dire un guado sull antico ramo maggiore del Tagliamento. colo, infatti, fu costruito il santuario della Beata Vergine inaugurato nel L arrivo di moltissimi fedeli anche da lontano, portò a edificare alloggi per gli officianti, i nobili e i poveri, ricoveri per i cavalli, un osteria e nuovi spazi di commercio. Il palazzo, sede del municipio, dal 1884 altri non è che l hospitio per persone nobili con letti, et in somma con tutte le comodità allora costruito. Palazzo Cecchini-Mainardi era invece la dimora dei cinque padri officianti del santuario, più tardi riconvertita, con adattamenti e ampliamenti vari, in convento per i padri domenicani che vi risedettero dal 1714 al 1806, quando furono cacciati da un editto napoleonico. Il santuario è un esempio di barocco veneto con pianta ottogonale ornato di stucchi, tele, bassorilievi, affreschi e statue che danno l idea della ricchezza d un tempo. In centro, lungo la strada principale, si nota la mole imponente del cinquecentesco Palazzo Beccaris-Nonis, costruito e abitato da importanti nuclei della borghesia locale. Fra i luoghi di culto di Cordovado da segnalare anche la nuova chiesa di Sant Andrea, attuale duomo. Inaugurata nel 1966 in stile romanico-gotico contiene numerose opere plastiche, pittoriche e vetraie del veronese Pino Casarini, vetrate istoriate di Albertella, gruppi in terracotta e croce di Italo Costantini. Le origini È molto probabile che Cordovado fosse fortezza vescovile già prima del Mille perché era in posizione strategica rispetto ai vicini possedimenti dell abbazia di Sesto, legata al patriarca, con cui ci fu perenne conflitto. A ogni modo il primo documento rimasto ove è nominata è una bolla di Papa Urbano III del 1186 dove è indicata come facente parte dei beni del vescovo di Concordia. Nello stesso scritto si cita anche una preesistente pieve di Sant Andrea che forse risaliva al IV-V secolo. Il castello vero e proprio invece fu citato ufficialmente solo nel 1276 perché vi ebbe luogo l investitura dell abate di Sesto. 10

11 La curiosità A un miglio da Cordovado c è la fontana di Venchieredo, incantevole sfondo per l inizio del tormentato amore fra Leopardo Provedoni e Doretta di Vinchiaredo narrato da Ippolito Nievo ne Le confessioni di un italiano e a cui anche Pier Paolo Pasolini, di casa in queste terre, dedicò la poesia Limpida fontana di Venchieredo. Questo e altri luoghi, come il vicino mulino di Stalis e il sito del castello di Fratta, confluiscono nel Paesaggio letterario nieviano. La tradizione La prima domenica di settembre Cordovado si immerge nella storia con la Rievocazione Storica e Palio dei Rioni organizzata dalla Pro Loco in collaborazione con i rioni Borgo, Saccudello, Suzzolins e Villa Belvedere. Come si raggiunge In auto: A4, uscita Portogruaro. Strada regionale 463 Portogruaro-S. Vito In treno: linea Portogruaro-Casarsa, stazione di Cordovado-Sesto Altitudine 15 m s.l.m. Distanze in km Udine 45, Pordenone 30, Casarsa della Delizia 17 Abitanti Comune di Cordovado Provincia di Pordenone Patrono Sant Andrea, 30 novembre Informazioni turistiche Punto Turistico c/o Biblioteca civica Palazzo Cecchini, tel biblioteca.cordovado@libero.it Internet Torre sud del castello Palazzo Bozza nel borgo Castello Stemma della comunità 11

12 Fagagna Poco più di seimila abitanti e due castelli. Succede a Fagagna, dove la storia ha fatto vivere insieme cinque antiche e distinte borgate sino a fonderle in un unica realtà. I patriarchi di Aquileia, possessori dell area dal 983, vi fecero costruire parecchie abitazioni affidate a piccoli feudatari che dovevano risiedervi stabilmente con compiti di custodia e difesa. Erano perciò chiamati feudi d Abitanza e tutti assieme formavano un consorzio d Abitanza. Quello di Fagagna è il più numeroso e ben documentato del Friuli Venezia Giulia. Le loro casette costruite fra il XIII e il XIV secolo su un ampio terrazzamento sotto il castello costituirono un borgo chiuso da una seconda cerchia muraria. Più a nord sorgeva il complesso della Brunelde, casa-forte dei nobili di Arcano, molto potenti nel medioevo. Citato per la prima volta nel 1208, fu ampiamente rimaneggiato nei primi vent anni del Il paese delle cicogne. Così è chiamata Fagagna dove è facile veder volare questi uccelli che hanno qui un oasi floro-faunistica tutta per sé, i Quadris, con un suggestivo ambiente lacustre e paludoso e quel che resta degli antichi boschi. Come compagnia, pure una colonia di Ibis Eremita, loro parente a forte rischio d estinzione. 500 ed è oggi di vero interesse per la storia delle tipologie residenziali. Nel 1420 il paese passò sotto il dominio della Serenissima, senza combattimenti. Una delegazione di fagagnesi, infatti, in rappresentanza del consiglio dei dodici, quattro nobili e otto popolari, che ormai reggeva la Comunità, si presentò spontaneamente al comandante veneto impegnato nell assalto di Udine e giurò fedeltà. Evitò così ogni spargimento di sangue al borgo formato da cinque piccoli villaggi (Paludo, Sacavan, Sospia, Portafrea, Riolo), un gruppetto di casali in aperta campagna intorno al mulino Lini e le case della cortina di San Giacomo poste subito sotto il castello, sempre meno importante. 12

13 Di esso oggi rimangono la vecchia torre trasformata in campanile, i resti del poderoso bastione semicircolare con tre feritoie, alcune case trasformate in trattoria, il torrione centrale e la trecentesca chiesa di San Michele. Con molte pietre del maniero ormai in rovina, fra il 1490 e il 1505 fu costruito il Palazzo della Comunità con la loggia aperta per le funzioni pubbliche e il salone del Consiglio al primo piano con quattro monofore e una trifora sovrastata dal leone di San Marco, emblema della Serenissima. Il castello di Villalta, invece, resiste al tempo anche se con una storia molto travagliata. Costruito almeno fra il X e il XII secolo, ebbe il suo splendore nel corso del 200 e fu distrutto una prima volta nel 1310 dal conte di Gorizia. Ripristinato, fu nuovamente demolito nel 1353 dal patriarca Nicolò di Lussemburgo e poi di nuovo nel 1385 nel corso della guerra per la nomina a Porta della sinagoga. È l unica delle tre antiche torri portaie del castello di Fagagna ancora esistente. Superati i suoi due archi, il più interno a sesto acuto è trecentesco, si scendeva alle case della cortina di San Giacomo e all abitato di Sacavan. patriarca di Filippo d Alençon. Nel 1511, l ultimo anno orribile: l incendio nel corso della rivolta del Giovedì Grasso, quando i popolani della zona assaltarono e saccheggiarono ben venti castelli, e un mese dopo un terremoto. Infine, la ricostruzione con le linee attuali, alcuni secoli di calma e poi una serie di storie fosche e truci che accompagnarono il castello fino al 900. Di Fagagna non si possono poi dimenticare i numerosi luoghi di culto fra i quali la medievale chiesa della Madonna della Tavella immersa nella campagna di Madrisio e la piccola chiesa di San Leonardo del 300 nel borgo Riolo. 13

14 Il nome Un tempo l intera zona era coperta da rigogliosi boschi, in particolare da alberi di faggio che in latino si diceva fagus. Il nome del borgo deriva appunto da fagus, quindi Faganeu e infine Fagagna, denominazione che dunque serba in sé un riferimento alla bellezza della natura circostante. Dalla storia più recente, emerge la figura di Fabio Asquini, intraprendente spirito illuministico. Avviò una fiorente attività vinicola nel 1753 portando il suo Picolit in mezza Europa fino al Verso il 1760 si interessò al nuovo combustibile, la torba, di cui erano ricche le sue terre per estrarlo sistematicamente. Nel 1779 fondò la Nuova Olanda che produsse laterizi fino a metà 800. Intraprese anche una produzione di maioliche e stufe ma con poca fortuna, introdusse per primo la coltivazione della patata in Friuli e promosse la sericoltura attraverso l innesto di gelsi e l allevamento dei bachi da seta. A fine 800, la contessa Cora Slocomb di Brazzà aprì una scuola di merletti, attiva fino agli anni Sessanta, per dare sostentamento alle figlie dei contadini e degli operai. Lavorarono persino per la regina Margherita. Imperdibile infine Cjase Cocèl, il museo della vita contadina. È un antica abitazione rurale risalente in alcune sue parti al 600 dove sono stati ricostruiti aia, stalla, granaio, casa, mulino, fucina, podere, osteria e latteria, tanto rinomata a Fagagna per i suoi formaggi. Tutto è vivo e funzionate, allietato dagli animali che si muovono placidi, da artigiani che svolgono mestieri ormai superati e fragranti odori di un tempo che fu. Le origini È probabile che il castello di Fagagna sorgesse all inizio del X secolo come fortificazione di una più semplice difesa eretta per arginare le invasioni degli Ungari. La zona, abitata sin dal I secolo d.c. e con la pieve di Santa Maria Assunta risalente al V-VI secolo, ma segnalata nelle cronache dal 1247, è citata per la prima volta nel 983 in un elenco di castelli donati dall imperatore Ottone II di Sassonia alla chiesa di Aquileia. L altro maniero, quello di Villalta, fu menzionato a partire dal Di Borgo Paludo e Borc di Piç, nuclei della libera Comunità costituitasi entro il 1420, si ha notizia dal

15 La curiosità Il borgo serba ben 5 organi di grande valore storico e artistico, testimoni della storia dell arte organaria dal 700 al 900: l organo barocco di Pietro Nacchini del 1752 nella parrocchiale di Madrisio, il rinascimentalebarocco di Francesco Comelli del 1788 nella chiesa di Santa Maria Assunta, l operistico di Gaetano Callido del 1792 a Villalta, il rococò di Valentino Zanin del 1827 nella chiesa di Ciconicco e il romantico di Beniamino Zanin del 1903 nella chiesa di San Giacomo. La tradizione La prima domenica di settembre c è la tradizionale festa del paese caratterizzata dal 1891 dalla corsa degli asini con carretto e fantini in piazza Unità d Italia. La seconda domenica al Palio, sfida tra i quattro borghi, si affianca un breve spettacolo ideato, scritto e realizzato dalle stesse contrade fagagnesi, con testi, musiche, scenografie e costumi giudicati da un apposita giuria. La pieve Il granaio di Cjase Cocèl Chiesa della Madonna di Taviele Come si raggiunge In auto: A4, uscita Palmanova; A23 uscita Udine sud In treno: stazione di Udine, poi autobus di linea Udine- Spilimbergo-S. Daniele Altitudine m s.l.m. Distanze in km Trieste 67, Udine 15, Spilimbergo 20 Abitanti Patrono S. Giacomo, 25 luglio Comune di Fagagna Provincia di Udine Informazioni turistiche Municipio tel Pro Loco tel Internet 15

16 Gradisca Gradisca d Isonzo Il compatto centro storico accoglie con un impianto urbano regolare dai larghi assi viari paralleli intersecati da strette calli: immediata la similitudine con gli accampamenti militari. Proprio così la Repubblica di Venezia, insediatasi nel Friuli patriarcale nel 1420, volle lo sviluppo di Gradisca, fondata nel 1479, che doveva permettere facili spostamenti di truppe ai confini dei suoi possedimenti, insidiati dai Turchi. La cinta muraria alta venti metri rispetto al fossato sottostante era munita di sette torri circolari d avvistamento e due porte d entrata. Di quel periodo è la Casa dei Provveditori, residenza dei rappresentanti del governo veneto, con un tipico impianto massiccio del tardo Quattrocento e un barbacane a rinforzare l angolo mentre settecentesche sono le finestre a trabeazione rettangolare della facciata e il balconcino a ringhiera in ferro In Piazza Unità d Italia svetta la colonna con il Leone di San Marco, immagine simbolo di Gradisca quale eredità del dominio della Serenissima, durato circa un secolo. In questo caso, però, è opera più recente: fa parte del monumento alla Redenzione di Gradisca, inaugurato nel 1924, lavoro del concittadino e scultore Giovanni Battista Novelli. battuto. Dal XV secolo sopravvivono anche i soffitti a volta del piano terra e le due bifore a sesto del lato settentrionale di Palazzo Coassini, già Palazzo del Fisco, la cui facciata fu rifatta nel 700, e la chiesa della Beata Vergine Addolorata, costruita fra il 1481 e il Trasformata in magazzino per decreto napoleonico nel 1810, perse gli oggetti sacri, il grandioso altare maggiore e quelli laterali, venduti dai francesi, mentre la statua della Madonna Addolorata fu messa in salvo. La chiesa fu riconsacrata nel 1850 dopo che i coniugi Francesco Giovanni e Anna Coassini la ricomprarono e donarono alla città, ma di nuovo fu magazzino durante la prima guerra mondiale e ad 16

17 dirittura incendiata con i fatti della vicina Caporetto per essere ricostruita e pacificata nel Il pericolo turco a cui si deve il centro fortificato di Gradisca non destituì il potere della Serenissima. Fu Massimiliano I d Asburgo a farlo nel 1511, dando inizio a una fase di tensioni con la repubblica veneta sfociato nelle guerre gradiscane ( ). Il borgo ne uscì così danneggiato da essere venduto nel 1647 dall impero austriaco, impegnato in Germania nella guerra dei Trent anni, ai nobili stiriani Eggenberg. In questo periodo, terminato nel 1717 a causa della mancanza di eredi maschi con il ritorno nelle mani degli Asburgo, i ceti dominanti locali raggiunsero una notevole autonomia e il centro da militare divenne amministrativo ed economico. L area era conosciuta come un vero e proprio granaio, rinomata per i vini rossi, per la lavorazione e commercializzazione della seta e contrabbandi d ogni Enoteca La Serenissima : la prima enoteca pubblica d Italia aperta nel 1965 nel quattrocentesco Palazzo dei Provveditori della Serenissima. Vi si possono assaporare i migliori vini bianchi e rossi della zona, scelti tramite il severo Premio Noè, e accompagnarli con le eccellenze alimentari regionali. Ospitate pure mostre e selezioni di livello. sorta. Entro la fine del 600 erano sorti tutti i palazzetti nobiliari più rappresentativi: l imponente Palazzo de Comelli-Stuckenfeld con lo squadrato portale sormontato da una balaustra su cui si affaccia una porta finestra ad arco conclusa da un ulteriore trabeazione, e su suo stile Casa de Portis, Casa de Salamanca e Casa Wassermann, seguite a inizio 700 da Casa de Brumatti, Casa Brumat, Casa Spangher e Casa Ciotti. Al XVII secolo risalgono pure, entrambi pressoché intatti, la slanciata Loggia dei Mercanti, con tre archi bugnati dal fusto rustico, e il Palazzo del Monte di Pietà, con eleganti cornici marcapiano in pietra bianca del Carso e un portale a chiave 17

18 Il nome Il toponimo sembrerebbe di origine slava. Potrebbe risalire a gradišče vale a dire luogo fortificato e per estensione aver indicato un paese, un forte, un castello, o a gradiscje e così rimandare alle rovine d un castello. Vi è anche chi sostiene derivi da warda o wardicula, che in gotico e longobardo significano piccolo posto di osservazione. di volta sul quale spicca un gran baldacchino barocco con scolpita una Pietà. Fra inizio 600 e il 1725 si formò l attuale Palazzo Torriani, l edificio più rappresentativo di Gradisca, avamposto della cultura veneta con la sua concezione palladiana con corpo centrale e ali laterali simmetriche. Oggi ospita il municipio, la Galleria d Arte Contemporanea Spazzapan e il Museo Civico. A metà 600 risalgono anche la severa Casa Toscani, che serba, affacciato sul cortile interno, un doppio loggiato con il secondo ordine ad archi ribassato molto simile a soluzioni tipiche stiriane e carinziane dell epoca, e Palazzo de Fin-Patuna già proiettato dal barocco al rococò. Nel 1754 Gradisca subì la battuta d arresto: l imperatrice Maria Teresa d Asburgo decise l unione delle contee di Gorizia e Gradisca. Quest ultima non era più strategica perché l impero aveva eroso la Serenissima e si era esteso per gran parte dell Italia settentrionale. Tale cambiamento autorizzò il borgo a demolire un tratto delle mura in cui era vissuto per secoli. La verde Spianata così creata divenne il centro della vita sociale cittadina. Le origini È molto probabile che Gradisca d Isonzo fosse già abitata in epoca romana e longobarda e quindi soggetta a quelle scorribande, in particolare di Avari (VII secolo) e di Ungari (fra il IX e il X secolo), che tanto spaventarono le genti del luogo. Per molto tempo però rimase un insediamento rurale sotto l influenza di centri vicini più importanti come Farra d Isonzo. Era una semplice villa e così è nominata per la prima volta nel più antico rotolo censuale del Capitolo di Aquileia, redatto il 20 luglio 1176 dall imperatore Federico Barbarossa e contenente l elenco delle terre soggette ai patriarchi di Aquileia. La vera storia del borgo iniziò con il passaggio, nel 1420, alla Repubblica di Venezia che la inserì subito nella linea difensiva in costruzione per fronteggiare le invasioni turche. Dapprima si trattò di terrapieni e palizzate, poi, dopo il 1479, si provvide a erigere una vera fortezza con cinte murarie, torrioni e un profondo fossato. Gradisca divenne l inespugnabile. 18

19 La curiosità Molti dei palazzi di Gradisca inglobano abitazioni precedenti. Succede pure nel Duomo dedicato ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, caratterizzato da un bella facciata barocca. Esso nasce per ampi rimaneggiamenti successivi e incorpora la cappella di Sant Anna, dagli eleganti stucchi fine 600. Nella cappella, nota anche come Torriana perché da qui la nobile famiglia seguiva le celebrazioni, è custodito il monumentale sepolcro di Nicolò II della Torre. La tradizione Il teatro a Gradisca fu sempre molto amato. Già nel 1792 i locali dell antico granaio pubblico furono destinati a buon uso di Teatro e luogo per divertimenti. La Società del Teatro di Gradisca dal 1850 propose arte lirica e drammatica (con Eleonora Duse nel 1873), feste da ballo e manifestazioni patriottiche e i gradiscani Costumi di Comelli furon famosi in tutta Europa. Abbattuto durante la Grande Guerra, fu prontamente ricostruito. Palazzo Torriani Il teatro Ritratto di fine 500-inizio 600 di Giovanni Battista Corona, capitano delle milizie urbane Come si raggiunge In auto: A34, uscita Gradisca d Isonzo In treno: linea Trieste-Udine, stazioni di Sagrado o Gorizia Altitudine 34 m s.l.m. Distanze in km Trieste 40, Gorizia 12, Udine 30 Abitanti Comune di Gradisca d Isonzo Provincia di Gorizia Patrono SS. Pietro e Paolo, 29 giugno Informazioni turistiche Ufficio IAT informazioni e Accoglienza Turistica Pro Loco tel Municipio tel Internet go.it 19

20 Poffabro Poffabro è un museo a cielo aperto grazie al suo isolamento nel cuore della Val Colvera durato secoli e secoli. Solo nel 1888 infatti fu costruita una strada che rese agevole scendere in pianura dai pendii della Prealpi Carniche. Ebbe così inizio l emigrazione volta ad allontanarsi da un luogo tanto bello eppure tanto povero. Oggi è in atto il processo inverso. Molti emigrati ritornano e di nuovi se ne aggiungono, affascinati dal verde e dalla tranquillità della valle e, soprattutto, dallo stile del paese. Poffabro vanta un ineguagliabile architettura spontanea, dove la severità della pietra tagliata a vivo e degli archi in sasso è riscaldata da finestre e ballatoi in legno con le tipiche assi di protezione poste in verticale, rallegrati da immancabili vasi fioriti. L insieme è un armonioso movimento di piani rialzati, scalinate tortuose e semplici pilastri che Il monastero. Lo spirito religioso della valle si è mantenuto sempre vivo tanto che in anni recenti è stato eretto il Monastero Santa Maria dove le Monache Benedettine sono dedite alla preghiera e a numerosi lavori che rendono dolce il soggiorno dei turisti: confetture di frutta, infusi e tisane oltre a svariati manufatti da regalare. si rincorrono a formare case di pianta cinque-seicentesca poste in linea o avviluppate in corti interne. Non vi sono edifici che svettano sugli altri o che si distinguono per magnificenza: ogni casa nasce dalle sole risorse del luogo e si nota, palpabile, la fatica affrontata nei secoli da uomini a contatto con una natura ostica. Il risultato è un architettura semplice e austera, intima e familiare. Uno scrigno appartato dove gli abitanti hanno mantenuto vive le tradizioni passate. E ancora le mantengono. 20

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