Politecnico di Milano. Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica. Giulio Natta

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1 IMPIANTO PER SMALTIMENTO DI AMIANTO PER TRATTAMENTO TERMICO DA REALIZZARSI IN COMUNE DI GIANICO (BS) Prof. dott. ing. Paolo Céntola Cattedra di Ingegneria Chimica Ambientale Milano 8 gennaio 2012 Politecnico di Milano Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica Giulio Natta -1-

2 INDICE Introduzione Pag. 3 Analisi dei documenti Pag. 7 Considerazioni di merito Pag. 10 Conclusioni Pag

3 INTRODUZIONE A seguito di espressa richiesta dell Amministrazione Comunale di Gianico (BS) nella presenta memoria vengono riportate considerazioni sia tecniche che ambientali in merito alla proposta avanzata dalla società SCABI per la realizzazione di un impianto di trattamento termico dell amianto da costruire presso lo stabilimento della stessa società esistente nel comune di Gianico. La società SCABI possiede nella zona industriale del comune di Gianico un insediamento industriale di estensione di circa metri quadri dove venivano effettuate operazione di trattamento metalli (laminazione ecc.). Le lavorazioni esistenti sono state sospese da oltre 2 anni e lo stabilimento risulta allo stato attuale dismesso. Nello stabilimento vi sono numerosi capannoni e sono disponibili i servizi per lavorazioni siderurgiche (energia elettrica, vapore, rete gas, piazzali di carico e scarico e magazzini per le materie prime e per i prodotti finiti). Peraltro lo stabilimento e la disposizione dei capannoni e delle strutture di servizio son ben individuabili nei rilievi fotogrammetrici allegati alla richiesta autorizzativa inviata alla Regione Lombardia. La descrizione di tutti gli assets costituenti l insediamento industriale SCABI sono altresì descritti compiutamente nella medesima richiesta. -3-

4 A seguito di tale situazione di dismissione e nell ottica di riutilizzare le strutture e le risorse esistenti nel sito, la società SCABI ha proposto di poter riutilizzare una parte dell area per la realizzazione di un impianto per il trattamento termico dell amianto risultante dalla rimozione dei manufatti costituiti da tale materiale. E ben noto che sono stati acclarati in modo scientifico ed incontrovertibile i nessi di causalità tra l esposizione alle fibre di amianto e l insorgenza di gravi morbilità (mesotelioma pleurico); la rimozione dei manufatti contenenti amianto è divenuta una obbligatorietà per la eliminazione della esposizione alle fibre di amianto e quindi per la eliminazione del rischio ad esse connesso. Le recenti stime della dimensione del problema (peraltro di assai difficile e corretta determinazione) valutano nella solo Regione Lombardia da 4 a 6 milioni di tonnellate la quantità di materiali da rimuovere e da smaltire. Attualmente tale operazione di smaltimento prevede accanto ad una corretta rimozione dei manufatti con tutte le attenzioni e la attivazione delle sicurezze del caso, il successivo imballaggio in bancali confinati con fogli di plastica ed il successivo abbancamento (interramento) in discariche autorizzate a tal fine. Questo sistema rappresenta il metodo più semplice per liberarsi del problema senza però provvedere ad una sua soluzione definitiva (l amianto rimane tal qual comprese le sue potenzialità di pericolo e di inquinamento). -4-

5 Recentemente pertanto sono state indagati sistemi alternativi a questo metodo di abbancamento attuando procedimenti che prevedono la trasformazione dell amianto, mediante trattamento termico dei materiali contenti amianto, in sostanze che non sono più pericolose e che non sono in grado di procurare gli effetti negativi del materiale di partenza. Sono stati peraltro a tal fine messi a punto e studiati procedimenti per la realizzazione di tale inertizzazione. In particolare quello proposto per la realizzazione nel comune di Gianico dalla società SCABI è un processo individuato dalla società DIZETA di Reggio Emilia che ha studiato il processo in collaborazione con l università di Reggio Emilia (gruppo di ricerca del prof. Gualtieri). Il procedimento consiste trasformazione termica dell amianto a temperature elevate ( C)e per tempi lunghi (12-24 ore). Con questo trattamento l amianto (crisotilo) modifica il suo stato cristallino trasformandosi in prodotti (fosterite) che non hanno possibilità di produrre le microfibre che sono le cause delle neoplasie sopra citate. Pertanto il prodotto finale, previa macinazione, può essere utilizzato quale filler senza alcun pericolo per coloro che lo trattano ma senza alcun rischio per coloro che ne vengono (anche indirettamente) contatto. La descrizione del processo è riportata negli allegati alla richiesta di autorizzazione ed è documentato da esperienze eseguite presso l università di Reggio Emilia e in un forno della società DIZETA. -5-

6 E da sottolineare che nel processo proposto non vi sono trattamenti preliminari del materiale da sottoporre alla trasformazione termica ma le lastre o i manufatti contenenti amianto vengono direttamente immessi nella zona di trattamento termico. Da questo punto di vista mentre da un lato la possibilità di spolveramento durante eventuale macinazione risulta azzerata, dall altro lato la durata del trattamento ed i livelli termici da raggiungere e mantenere potrebbero provocare impatti ambientali di difficile contenimento. -6-

7 ANALISI DEI DOCUMENTI I documenti inviati a corredo della richiesta di autorizzazione sono numerosi ed in alcuni casi assai dettagliati e congruenti. Qui di seguito viene fatta un elencazione. a) Relazione tecnica della sperimentazione KRY.AS anni Riassunto dei risultati e modellazione matematica b) caratterizzazione materiale macinato di risulta della trasformazione termica dell amianto c) Prove inertizzazione d) Scheda tecnica materiale di risulta e) Effetto citotossico materiale di risulta f) Tossicologia in vitro materiale di risulta g) Riciclo in vetroceramica h) Riciclo in fritte i) Riciclo in attività industriali j) Riciclo in materiali plastici k) Riciclo in smalti e prodotti ceramici l) Riciclo in calcestruzzi m) Articolo su riciclo in ceramica n) Articolo sulla trasformazione dell amianto o) Controllo ai raggi X delle trasformazioni p) Relazione si impianto trattamento fumi da inertizzazione -7-

8 q) Valutazione del rumore r) Valutazione dispersione inquinanti s) Tavole sulla dispersione degli inquinanti t) Allegato grafico con la mappa del sito da utilizzare u) Piano gestione delle emergenze nel sito. In un successivo faldone documentale è riportato in 8 allegati la relazione sull impianto da realizzare. In tale documento sono riportati accanto all inquadramento normativo, il gruppo di lavoro che ha realizzato questo progetto, lo sviluppo del progetto e le analisi preliminari sulle sensibilità ambientali. Vengono poi dettagliatamente descritti a) La localizzazione dell impianto. b) La descrizione del processo. c) Gli impatti ambientali generati. d) Piano di monitoraggio. e) Elenco delle autorizzazione disponibili. Sono altresì presenti gli elaborati di progetto e l elenco delle autorizzazioni disponibili. Viene altresì allegata la relazione tecnica AIA articolata in otto documenti. Viene prodotto lo studio di impatto ambientale articolato in 8 documenti. Viene prodotto ulteriore implementazione dello studio di impatto ambientale in 13 documenti (o parti o metadati). -8-

9 Vengono altresì prodotti documenti relativi al VAS e tavole relative. Inoltre viene riportato un organigramma per la strutturazione delle figure necessarie per la gestione della attività industriale e le relative schede anagrafiche. In generale i documenti sono ben strutturati e particolareggiati descrivono la situazione relativa all autorizzazione per l attività richiesta anche se sono in alcuni casi ridondanti e ripetitivi. I documenti sono stati per quanto possibile analizzati e se ne è ricavata l impressione sopra indicata -9-

10 CONSIDERAZIONI DI MERITO A seguito delle indicazioni contenute nei documenti allegati alla richiesta di autorizzazione dell impianto di trattamento e smaltimento di materiali contenenti amianto, è opportuno indicare alcune criticità della richiesta che vengono qui di seguito elencate. Tale criticità riguardano sostanzialmente il lato tecnico del processo proposto e la sua ricadute ambientali. In particolare vengono citate le seguenti: a) movimentazione e trasporto del materiale all interno dello stabilimento e successivo trasporto e mobilità dei materiali di risulta; b) consumi di combustibile; c) emungimento di acque o utilizzo di acque superficiali; d) controllo delle emissioni gassose; e) controllo delle emissioni di fibre; f) ricadute delle emissioni sia gassose che solide nella zona a monte e a valle di Gianico (Valcamonica). Nello specifico per quanto attiene la movimentazione ed il trasporto del materiale all interno dello stabilimento e successivo -10-

11 trasporto e mobilità dei materiali di risulta, occorre riferirsi alle quantità previste di smaltimento. In tal senso la viabilità della zona potrebbe essere fortemente compromessa dalla frequenza e dalle dimensioni dei mezzi di trasporto utilizzati. Di tale problema si fa cenno nella relazione AIA prodotta da SCABI ma occorre tener presente la dimensione dell impianto con la attuale situazione viabilistica sia locale che di transito. Per quanto attiene ai consumi di combustibile tale problema sarà di fatto assi impattante per il concomitante problema dovuto alle emissioni. Le temperature di lavoro, dato che si suppone che il combustibile sia solo metano, avranno come effetto una produzione elevata di ossidi di azoto con problemi di contenimento di tali emissioni attraverso l utilizzo di reagenti chimici specifici. Analogo problema si presenta per l utilizzo di acque derivante emungimento dal sottosuolo o da acque superficiali Il monitoraggio ed il controllo delle emissioni gassose è ben descritto e rilevato negli allegati alla autorizzazione. Ben più complesso è il controllo delle emissioni di fibre e delle ricadute delle emissioni sia gassose che solide nella zona a monte e a valle di Gianico (Valcamonica). Ultima perplessità riguarda la assoluta novità (quand anche sperimentalmente validata) del processo proposto. Per ora in Europa esiste un piccolo impianto in Francia da (1.000 t/anno) con trattamento di conversione termica al plasma ed un piccola unità in Germania di cui non è nota né la procedura di trasformazione né la potenzialità. -11-

12 Questa assenza di impianti produttivi a livello industriale per tale processo di trattamento pone una serie di perplessità per qunto attiene la logica sequenza di attivazione di un qualsiasi processo chimico o manifatturiero di cui non sono note perfettamente tutte le implicazioni produttive e ambientali. In altri termini dopo una fase di sperimentazione di laboratorio occorrerebbe passare ad un livello di impianto pilota quindi ad un impianto in semiscala e quindi all impianto industriale vero e protio. Orbene questi passaggi, nel caso proposto, non sono stati tutti perfettamente eseguiti. Da un punto di vista sperimentale, e ne fanno fede le numerose pubblicazioni scientifiche presentate dall Università di Reggio Emilia, vi è una larga messe di dati ed esperienze che sono sicuramente utili e esaurientemente sufficienti per la realizzazione e la gestione di un impianto pilota. Vi sono inoltre esperienze in un forno industriale (tipo forno per ceramica) per la cottura dei materiali contenenti amianto. Anche in questo caso vi sono dati ed esperienze utilizzabili in impianti pilota. Quello che in realtà non è presente è la realizzazione e la conseguenze sperimentazione in impianti di taglia semiscala tali da permettere i test di validazione del processo senza il rischio di situazioni di rischio non controllabili. In Italia, peraltro, vi è stata una realtà di trattamento termico dell amianto con potenzialità di circa t/anno, realizzata in Sardegna, che ha funzionato per circa 2 anni a dalla quale si sono -12-

13 potuti ricavare una serie di indicazione che avrebbero reso l impianto ed il processo da realizzare su scala industriale con minore incognite. Il processo colà realizzato a differenza di quello proposto da SCABI presentava la criticità relativa alla macinazione del materiale in ingresso prima del trattamento termico che era conseguentemente meno severo (durata minore del tempo di permanenza ad alte temperature). -13-

14 CONCLUSIONI A seguito di quanto espresso nella presente relazione si ripetono qui di seguito le criticità per la attuazione del processo di inertizzazione di materiali contenenti amianto per via termica. In particolare: a) incertezza sula realizzazione di impianto industriale avendo a disposizione dati ottenuti solo su impianti di scala ridotta (scala di laboratorio) b) movimentazione e trasporto del materiale all interno dello stabilimento e successivo trasporto e mobilità dei materiali di risulta; c) consumi di combustibile; d) emungimento di acque o utilizzo di acque superficiali; e) controllo delle emissioni gassose; f) controllo delle emissioni di fibre; g) ricadute delle emissioni sia gassose che solide nella zona a monte e a valle di Gianico (Valcamonica). -14-

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