Tesina svolta dalla diplomanda Carmela Sicher dell Istituto Tecnico Agrario di San Michele a/a, in relazione alla tesi di fine corso in Enologia.

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1 ISTITUTO AGRARIO DI SAN MICHELE ALL ADIGE Tesina svolta dalla diplomanda Carmela Sicher dell Istituto Tecnico Agrario di San Michele a/a, in relazione alla tesi di fine corso in Enologia. Supervisione dell insegnante Marco Dal Rì e della coresponsabile del Centro SafeCrop, Ilaria Pertot. La diplomanda è stata ospitata presso i laboratori di difesa dell Istituto Agrario Centro SafeCrop e coadiuvata nello sviluppo del lavoro sperimentale di ricerca dal personale del Centro SafeCrop.

2 Istituto Agrario di San Michele all Adige ISTITUTO TECNICO AGRARIO Con ordinamento speciale per la viticoltura e l enologia Scuola Paritaria con del. G.P del 31/08/2000 Prove di efficacia dell acqua acida elettrolizzata su Plasmopara viticola (Berk. e Curt.) Berlese e De Toni Anno scolastico 2004/2005 Classe VI S Insegnante referente: Dal Rì Marco Diplomando: Sicher Carmela 1

3 INTRODUZIONE La peronospora della vite è un patogeno fungino d origine americana presente in Europa da più di un secolo. Plasmopara viticola (Berk. e Curt.) Berl. e De Toni (l agente della peronospora) è un parassitoide biotrofo obbligato, specifico, trofico, della classe degli Oomiceti e rappresenta uno dei più temibili nemici della vite nella maggior parte delle regioni europee. Può infettarne tutti gli organi verdi: foglie, tralci giovani, infiorescenze e bacche. È particolarmente dannosa nelle aree viticole caratterizzate da clima caldo-umido soprattutto durante la stagione vegetativa della vite. Si rendono quindi necessari dai 12 ai 15 trattamenti chimici all anno. Il primo prodotto efficace usato per la difesa di tale patogeno, e tutt ora impiegato in viticoltura, è il rame che, nel tempo, è stato in parte sostituito da prodotti di sintesi quali Mancozeb, Propineb, Zineb (appartenenti alla famiglia dei ditiocarbammati), Cymoxanil (appartenente agli acetammidi), Fenilammidi, Fosetil alluminio (appartenente al gruppo dei fosforganici), Rameici, Dimethomorf (derivato dell acido cinnamico), e prodotti analoghi e non naturali come le Strobiruline. Com è noto, però, i prodotti usati per la difesa non sono utilizzabili per più di un certo numero di volte l anno, e non è possibile superare determinate dosi, per questioni di sensibilità della pianta nelle diverse fasi fenologiche e induzione di fenomeni di resistenza ed eventi d accumulo del principio attivo nell ambiente (ad es. l accumulo di rame nei terreni trentini che è ormai ben superiore ai limiti, raggiunge valori dai 50 ai 200 ppm, mentre la soglia è di 100 ppm). Per limitare questi problemi si è pensato di testare una particolare acqua, mediante prove in laboratorio su foglie e frutti. Nell ambito delle attività di ricerca del gruppo SafeCrop Centre presso l Istituto Agrario di S. Michele a/a svoltesi nell estate 2004 ed alle quali ho partecipato, si è valutata l efficacia di questa particolare soluzione, acqua acida elettrolizzata, su patogeni vegetali. L acqua acida elettrolizzata (EAW = eletrolized acid water) è stata sviluppata in Giappone ed è attualmente utilizzata soprattutto in campo medico per la disinfezione di strumenti endoscopici. L EAW viene prodotta tramite elettrolisi di una soluzione di acqua e cloruro di potassio (KCl). La soluzione che si ottiene ha così una forte attività ossidativa, con un potenziale di ossidoriduzione maggiore ai 1000 mv e un ph più basso di 2,7 (Tsuji et al.). È attiva 2

4 contro una molteplicità di funghi, batteri e virus, e potrebbe dunque rappresentare un metodo di controllo di malattie fungine in agricoltura. L obiettivo di questa ricerca è stato quindi la valutazione dell efficacia di EAW nei confronti dei sistemi pianta/patogeno vite/plasmopara viticola, fragola/sphaerotheca macularsi, lampone/botritis cinerea e melo/monilia fructigena. Nei primi due sistemi EAW è stata applicata sulla foglia, mentre nei restanti due casi, sul frutto in post raccolta. In questa sede verranno trattate solamente le prove effettuate sull agente della peronospora. 3

5 PLASMOPARA VITICOLA (BERK. ET CURT.) BERL. E DE TONI INFORMAZIONI STORICHE La peronospora fu ritrovata in Europa per la prima volta nel 1878 nei vigneti francesi e, nel 1879, fu segnalata anche in Italia. Negli anni successivi il patogeno si diffuse in tutta Europa fino a raggiungere le zone viticole della Turchia, della Russia, ed in seguito dell Africa e dell Asia Minore. Nel 1880 Edmund Mach, direttore della Scuola Agraria di S. Michele all Adige, segnalò la prima comparsa della peronospora nel Tirolo del Sud. Il 1883 ed il 1884 furono i primi anni con gravi focolai di questa malattia e da questo momento iniziò la preziosa attività dell Istituto Agrario di S. Michele all Adige, nella persona del dott. Mach, per la gestione di questo fungo. Mach aveva individuato che ad essere colpiti con maggior virulenza, soprattutto nelle estati calde ed umide, erano i vigneti situati nelle posizioni di fondovalle. Osservando, Mach vide che l intensità era tale che le foglie delle viti si disseccarono e caddero prima ancora che l uva avesse raggiunto la necessaria maturazione. Oltre a ciò, in quelle posizioni non poté maturare bene il legno, per cui venne messa in forse la vendemmia dell anno venturo. Questo fungo microscopico è divenuto una vera calamità (Almanacco Agrario 1885). Le sperimentazioni messe in atto per combattere la malattia partirono dall impiego dello zolfo, senza per altro riuscire a distruggere il fungo. Il suo impiego 4

6 si rivelò vantaggioso, ma non certamente risolutorio, optando poi per la distruzione delle foglie infette da peronospora. Risultati migliori si ottennero spargendo ripetutamente sulle viti infette della polvere fina di calce viva a mezzo dell ordinario soffietto da solforazioni. Non si trattava di un rimedio definitivo, ma più semplicemente di un palliativo che leniva, senza però sconfiggere, la peronospora. Ulteriori sperimentazioni con l utilizzo di irrorazioni a base di soluzioni di carbonato di sodio, alternate con trattamenti di polvere di calce, non produssero risultati soddisfacenti. La svolta nelle ricerche e i primi risultati nella viticoltura pratica si ebbero dopo un viaggio di studio che Mach fece nel 1885 in Francia. Doveva studiare i progressi raggiunti nella campagna antifillosserica, ma intendeva anche rendersi personalmente conto delle iniziative intraprese contro il dilagare della peronospora. In particolare poté verificare come, nella Gironda e in Borgogna, la lotta contro la peronospora avesse ottenuto eccellenti risultati, grazie all irrorazione della viti con sali di rame. Attraverso delle ricerche, eseguite in tempi stretti, si individuò l efficacia dei trattamenti con la cosiddetta miscela o poltiglia bordolese, composta da solfato di rame e latte di calce (250 g/hl di rame metallico per 1hl di poltiglia che può essere acida, se aggiunto a 350g/hl ci calce, neutra, se la dose di calce è 500g/hl, e alcalina se la calce raggiunge 1kg/hl). Lo stesso risultato positivo fu ottenuto anche dalle sperimentazioni effettuate nelle principali regioni viticole europee. La diffusione di questo prodotto nelle aree viticole del Trentino e del Tirolo del Sud non fu immediata, in quanto i contadini ritenevano che il rame irrorato, potesse essere causa di inquinamento dei foraggi destinati al bestiame, del vino e delle grappe. Furono quindi effettuate delle analisi chimiche, dall Istituto Agrario di S. Michele a/a, che permisero inoltre di fare degli studi approfonditi sulle conseguenze della lotta antiperonosporica, oltre che nel vigneto, anche in cantina e nella stalla. Il rame rimase il dominatore incontrastato dei mezzi di lotta contro la peronospora della vite fino a dopo la 2 a Guerra Mondiale. A partire dal 1950 cominciarono a comparire i primi fungicidi organici che vennero presentati come acuprici perché non evidenziavano gli effetti di fitotossicità e di contenimento della vigoria che i rameici spesso procuravano; primo tra tutti il famoso Aspor, prodotto a base di Zineb (etilenbisditiocarbammato di zinco). Iniziò così l era del dominio incontrastato dei Ditiocarbammati. Nella seconda metà degli anni 70 comparvero le Fenilammidi: Metalaxil (Ridomil) e altri prodotti sistemici che avrebbero dovuto garantire la protezione dall interno della pianta. 5

7 All inizio degli anni 80 arrivò il Cymoxanil, prodotto con attività curativa, dai primi anni 90 sono iniziate le esperienze con Dimetomorph e dal 1998 con le Strobiruline. Tutti i prodotti, appena inseriti sul mercato, vengono spesso proposti come risolutivi del problema; purtroppo il loro uso negli anni ci ha fatto conoscere molti limiti sia di efficacia, sia di effetti collaterali, sia di resistenza. L acqua acida elettrolizzata è quindi una possibile alternativa ancora in fase di sperimentazione. 6

8 SISTEMATICA P. viticola appartiene alla classe dei Dicomiceti, ordine degli Oomicetales, famiglia delle Peronosporaceae, sottofamiglia delle Peronosporee. Nella classificazione più recente, quella secondo Ainsworth, P. viticola appartiene alla divisione Eumycota, classe Mastigomicotina, ordine Oomicetales, famiglia delle Peronosporaceae, sottofamiglia delle Peronosporee. Nella loro biologia, i Ficomiceti sono strettamente legati alla presenza di acqua e per questa caratteristica, prendono il nome di funghi alga. Ad essi appartengono sia specie saprofite sia specie parassite. Nei Ficomiceti meno evoluti, si hanno forme di moltiplicazione agamica e di riproduzione gamica. Le forme più evolute si differenziano nella fase gamica, nella quale si ha la differenziazione di ife specializzate, le quali maturano degli zoosporangi che danno origine alle zoospore. La gamia avviene tra strutture differenziate, l anteridio e l oogonio. L anteridio lisa la parete dell oogonio ed in esso riversa il suo contenuto. Successivamente l oogonio fecondato evolve ad oospora, una struttura in grado di resistere alla siccità e al freddo invernale. P. viticola è un parassita obbligato, cioè per poter svolgere il suo ciclo biologico necessita di un ospite vivo (non è allevabile in vitro e organi di peronospora su tessuto viticolo morto si hanno solamente per quanto riguarda la forma svernante). E specifico, in quanto colpisce solo ed esclusivamente la vite. Questo patogeno è causa di una malattia trofica perché si nutre dei succhi cellulari mediante l austorio. 7

9 SINTOMI DELLA PERONOSPORA La peronospora attacca tutte ed esclusivamente le parti verdi delle viti europee (tutto il genere Vitis), che sono venute a contatto con la malattia; colpisce solo gli organi verdi in quanto entra nei tessuti attraverso le aperture stomatiche dei tessuti recettivi della vite. Le viti americane evolvendo contemporaneamente alla peronospora, hanno sviluppato dei caratteri di resistenza al patogeno. SINTOMI SU FOGLIE Le foglie sono i primi organi della pianta ad essere colpiti. Le lamine fogliari diventano suscettibili all attacco appena gli stomi, che per lo più si trovano sulla pagina fogliare inferiore, diventano funzionali, ossia quando il diametro della foglia è di qualche centimetro. In fase di crescita si ha il massimo della recettività si ha quando le foglie sono molto giovani e quindi non hanno ancora gli stomi, quando invecie le foglie sono vecchie ed hanno perso ormai la loro efficienza fotosintetica la sesibilità al patogeno diminuisce sensibilmente. Il primo sintomo visibile è la tipica macchia d olio. È propria delle prime infezioni peronosporiche che si verificano con umidità elevata e temperatura media non troppo alta. Questa sintomatologia si evidenzia, nella pagina superiore della foglia con chiazze tondeggianti, inizialmente verde più chiaro, poi giallastre, sparse sul lembo. Le zone colpite assumono aspetto translucido. Tale manifestazione è dovuta alla decolorazione di porzioni circolari di foglie e si verifica come conseguenza della penetrazione del patogeno nella foglia che, in questa prima fase, si nutre di clorofilla. In corrispondenza delle macchie, sulla pagina inferiore ed in condizioni d elevata umidità, compare un feltro miceliare biancastro (le fruttificazioni conidiche). 8

10 Alla fine del suo ciclo la macchia necrotizza, partendo generalmente dal centro, lascia sulla foglia dei disseccamenti localizzati. In casi particolari di attacchi massicci si possono avere gravissime filloptosi anche totali. Se l infezione avviene in tarda estate, quindi sulle foglie vecchie, l infezione si propaga tra le nervature della foglia, manifestandosi con piccole macchie clorotiche (poi necrotiche) poligonali di colore giallo-rosso con la comparsa di muffa bianca sottoforma di piccoli ciuffi di micelio sulla pagina inferiore in corrispondenza della mosaicatura (il micelio è più rado). In questo caso si parla di Peronospora a mosaico. SINTOMI SU GRAPPOLO Gli attacchi al grappolo sono i più dannosi per la produzione finale e possono verificarsi prima, durante e dopo la fioritura. Le infiorescenze della vite sono particolarmente attaccabili perché trattengono più a lungo l acqua rispetto alle foglie. Per questo è possibile vedere un forte attacco di peronospora sui grappolini in formazione, senza aver osservato prima un infezione fogliare. Si evidenzia con un improvvisa deformazione della parte terminale del grappolo che si incurva ad uncino (tipico ripiegamento a C o a S ) ed assume una colorazione brunastra (allessatura). In condizioni d elevata umidità, tutto il grappolo si ricopre della caratteristica muffa bianca. In pre-fioritura il micelio della peronospora può invadere anche vaste porzioni di rachide causandone il disseccamento di porzioni più, o meno vaste. Se l attacco avviene in piena fioritura, sull infiorescenza si sviluppa un abbondante fruttificazione conidica. In post -allegagione il grappolo può essere colpito dalla peronospora finché gli stomi degli acini non sono atrofizzati (acini delle dimensioni di un grano di pepe, cioè con diametro di circa 2-3 mm); l attacco si manifesta sui piccoli acini con la muffetta biancastra che li ricopre 9

11 ( marciume bianco ), la ripiegatura del rachide (a forma di S ) e l aspetto allessato. Se l infezione si manifesta tardivamente, sui grappoli già ingrossati o invaiati, il patogeno entra nella bacca solo attraverso il pedicello causando una forte disidratazione, in seguito gli acini imbruniscono assumendo una colorazione caratterizzata da sfumature più o meno violacee a seconda dello stadio di invaiatura, e poi disseccano. Quando si manifesta questo tipo d infezione si parla di Peronospora larvata. Dopo l invaiatura il grappolo non è più sensibile alla peronospora ma il rischio rimane sulle femminelle. Interventi peronosporici di questo tipo hanno lo scopo di ridurre l inoculo per l anno successivo. SINTOMI SU GERMOGLI E TRALCI I tralci sono gli organi della vite meno coinvolti dalla peronospora e vengono interessati dall infezione solo in fase giovanile, infatti la loro recettività diminuisce con l avanzare del processo di lignificazione. L attacco peronosporico su germogli erbacei si manifesta con allessature, imbrunimenti e necrosi. Nel giovane tralcio l infezione causa dei portamenti contorti, specialmente nelle parti distali del germoglio (ripiegamento a pastorale). In qualsiasi caso, alla fine del ciclo, in condizioni favorevoli al patogeno, compare la muffa bianca (anche se poco frequente). Nei tralci in fase di lignificazione, l infezione è meno evidente e si manifesta con lesioni dei tessuti corticali e piccoli cancri. Nel complesso i danni di un attacco di Peronospora dipendono dalla fase fenologica in cui si verificano le infezioni; le fasi fenologiche più delicate, e in cui l attacco provoca il maggior danno alla produzione, sono quelle che vanno dall inizio fioritura all allegagione. I danni causati da un attacco peronosporico sono: perdita quantitativa di produzione, qualità scadente dei vini prodotti, generale deperimento della pianta e maggiore suscettibilità ad altre fisiopatie, specialmente degli organi permanenti in caso di defogliazioni precoci 10

12 BIOLOGIA P. viticola è un organismo appartenente alla classe degli Oomiceti. Questi miceti hanno una spiccata propensione per l acqua e tutte le condizioni di elevata umidità. È noto che la presenza di un velo liquido sulle foglie è la condizione per permettere alle zoospore (i principali organi di trasmissione delle infezioni peronosporiche) di muoversi e raggiungere le aperture stomatiche da cui innescare le infezioni. Lo sviluppo delle infezioni di Peronospora è favorito da temperature miti (ottimale è una temperatura di C) e soprattutto da condizioni di elevata umidità, necessaria per i processi di diffusione del parassita nel vigneto. CICLO BIOLOGICO DEL PATOGENO ED EPIDEMIOLOGIA La Peronospora supera l inverno come spora sessuata, detta oospora, nella vegetazione infetta dell anno precedente (foglie), che rimane sul terreno sotto le viti (svernamento). Le oospore sono strutture (con corredo cromosomico n + n) di forma tendenzialmente sferica, giallastre, con diametro di circa μm. Hanno la parete interna spessa e ialina, la parete esterna invece sottile, scura e a sua volta avvolta dalla parete oogoniale. Le oospore si formano in autunno, dentro il mesofillo delle foglie colpite, dalla coniugazione dei gametangi maschili (anteridi), con quelli femminili (oogoni) formatisi nel micelio (ifa) endofitico infettante. In foglie non più fisiologicamente attive si possono formare le oospore già da giugno luglio. Il massimo di attività produttiva di spore sessuate si registra però in settembre - ottobre. Su di una foglia possono esserci anche più di 300 oospore per mm 2. L oospora, quindi, rappresenta la forma di conservazione sessuata del fungo. La spora sessuata germina in primavera e, a maturazione raggiunta, con le condizioni ottimali avviene l infezione primaria. 11

13 Ciclo di Plasmopara viticola (Berk. et Curt.) Berl. e De Toni (The American Phytopathological Society. 2002). L oospora che si trova nel tessuto della foglia è di forma sferica, di colore ialino e misura μm di diametro. Essa è circondata da due membrane che la proteggono dalle avversità invernali, come freddo, bagnato e siccità. Per poter resistere alle dure condizioni invernali la 12

14 presenza della doppia membrana deve essere accompagnata da una struttura citologica definitiva e stabile, quando raggiunge queste condizioni si dice che l oospora è matura. Un oospora si definisce matura quando: la parete cellulare ispessisce fino al punto di impedire l entrata dell acqua, il vacuolo è cresciuto occupando gran parte della cellula, si è formato il nucleo ottenuto dalla cariogamia e i mitocondri sono disattivati (perché disidratati). In questa situazione l oospora entra in uno stato di quiescenza. L oospora matura che ha superato l inverno, in primavera germina dando inizio alle infezioni primarie, alle quali seguono partendo dall estate fino all autunno, le secondarie durante le quali si ha la formazione delle zoospore che l anno successivo daranno origine a nuove infezioni. Alcune oospore sono in grado di germinare anche a distanza di due anni dalla loro formazione, altre possono germinare precocemente e quindi nel mese di luglio circa, dando inizio ad infezioni primarie a mezza estate. Le infezioni primarie di queste ultime zoospore non sono mai di rilevante importanza in quanto non sono in grado di dare origine ad infezioni secondarie dannose. INFEZIONE PRIMARIA Le infezioni hanno inizio quando si raggiungono, contemporaneamente, determiniate condizioni micro-climatiche, conosciute come la regola dei tre dieci. La regola sta a significare che: 1) la temperatura media deve essere superiore ai 10 C; 2) le precipitazioni degli ultimi due tre giorni devono raggiungere almeno i 10 mm; 3) i nuovi germogli devono essere di almeno 10 cm (quindi con foglie dal diametro superiore ai 2 cm). Le zoospore, dopo aver raggiunto la maturazione e superato l inverno, emettono all esterno un tubetto di germinazione. Velocemente la parte superiore di quest ifa s ingrossa fino a formare il macrozoosporangio, al cui interno si differenziano zoospore. 13

15 Il macrosporangio libera le zoospore che, per mezzo di schizzi d acqua, raggiungono la pagina inferiore delle foglie. Qui mediante i flagelli, e per differenza di potenziale osmotico (gradiente di CO 2 ), le spore si muovono nell acqua in direzione degli stomi. Minore è le distanza tra il terreno e la prima foglia, più facilmente può aver luogo l infezione primaria. La copertura d erba in un vigneto può ostacolare l uscita delle zoospore e l allontanamento dal terreno, sia il raggiungimento della foglia di vite. Una volta arrivata sulla rima stomatica la zoospora entra nello stoma e qui si incista. Successivamente la questa spora si fissa, perde i flagelli ed emette il tubetto germinativo che si accresce attraverso lo stoma. Nelle cellule sottostanti inizia una crescita intercellulare del fungo. Appena il filamento del fungo, con l aiuto degli specifici organi di suzione (gli austori), è in grado di alimentarsi a spese delle cellule della foglia di vite, diventa indipendente dalla presenza d acqua e può così proseguire lo sviluppo senza ostacoli anche con tempo asciutto. L infezione primaria si manifesta visivamente con la comparsa delle macchie d olio nei punti in cui c è la presenza del fungo saprofita. Tali macchie compaiono solo dopo che è trascorso il periodo di incubazione. PERIODO DI INCUBAZIONE Si definisce periodo di incubazione il lasso di tempo che intercorre tra l inizio dell infezione, e precisamente la penetrazione del filamento del fungo nello stoma della foglia, e la possibilità di vedere i primi sintomi dell attacco. Durante questo periodo che, a seconda delle temperature, dura da una a due settimane, i filamenti del fungo si diffondono tra le cellule della foglia e sottraggono (per osmosi) per mezzo degli austori, gli elementi nutritivi necessari. La fascia di cellule privata della clorofilla diventa giallo verde e successivamente si evidenzia, sulla pagina superiore della foglia, la macchia d olio. Sulle foglie giovani la macchia d olio compare prima e può ricoprire tutta la 14

16 superficie della foglia. Sulle foglie più vecchie le macchie sono più piccole e limitate dalle nervature (peronospora a mosaico). Alle macchie d olio, sulla pagina inferiore, segue la formazione di una muffetta bianca che permetterà al fungo di diffondersi. Questo processo è definito sporulazione ed avviene solo in determinate condizioni. I presupposti importanti affinché avvenga la sporulazione sono: presenza di macchie d olio; bagnatura fogliare continua per almeno 4 ore; buio e la temperatura media di almeno 11 C. SPORULAZIONE Per determinare il momento della sporulazione, si deve stimare il periodo di incubazione che è il periodo che intercorre tra la penetrazione delle zoospore e la comparsa dei primi sintomi, quindi delle macchie d olio dalle quali, trovando le condizioni ottimali, si ha la sporulazione. Per questo vengono utilizzati dei calendari che permettono di stimare la crescita del micelio tenendo sotto controllo determinati parametri quali temperatura ed umidità. La sporulazione avviene attraverso gli stomi nel momento in cui il micelio forma rami sporangiofori, all estremità dei quali si trovano gli 15

17 sporangi. Gli stomi si trovano quasi esclusivamente sulla pagina inferiore della foglia e pertanto, in corrispondenza delle macchie d olio compare la muffa bianca. Quest insieme di sporangi si forma anche sui fiori, sugli acini fino a grandezza di grano di pepe, sui piccioli delle foglie, sui cirri ed anche sui giovani germogli. I presupposti indispensabili affinché la sporulazione possa avvenire e sono: la presenza delle macchie d olio; durata della bagnatura fogliare (rugiada, umidità dell aria maggiore al 95% o pioggia) ininterrottamente per almeno quattro ore (tra le 22 della sera e le 4 del mattino); buio, la sporulazione non avviene mai durante il giorno; temperatura media di almeno 11 C. l interruzione di una sola di queste condizioni non permette alla sporulazione di avvenire. Macchie d olio che non trovano condizioni favorevoli per lungo tempo (più di 10 giorni) per sviluppare la muffa, perdono lentamente la vitalità. In condizioni ideali, invece, le macchie d olio possono sporulare a lungo. Il periodo durante il quale gli sporangi rimangono attivi e in grado di provocare infezioni secondarie diminuisce con l aumento della temperatura e con la riduzione dell umidità relativa dell aria. Con tempera di 10 C e umidità relativa del 100 % gli sporangi sono in grado di germinare per più di 10 giorni, al contrario a 30 C di temperatura la capacità di germinare si esaurisce in 8 ore. INFEZIONE SECONDARIA La gravità dell attacco di peronospora dipende generalmente dalle infezioni secondarie, bastano infatti poche macchie di primaria per scatenare, in annate favorevoli e nelle zone più predisposte, gravissimi attacchi con conseguenti ingenti danni alla produzione, data la perdita dell intero grappolo. A differenza dell infezione primaria, nell infezione secondaria gli sporangi si separano da soli dai rami sporangiofori e vengono sparpagliati nelle immediate vicinanze dalle gocce di rugiada o trasportati a distanze maggiori dal vento e dalla pioggia. La peronospora può propagarsi a grandi distanze solo in condizioni atmosferiche favorevoli (lungo periodo di pioggia, vento). 16

18 Appena uno sporangio maturo, in presenza di acqua, cade sulla pagina inferiore di una foglia di vite, emette le zoospore (che hanno dimensioni di 6 8 µm) che coi flagelli nuotano in direzione delle più vicine aperture stomatiche. Uno sporangio contiene mediamente dalle 6 alle 8 zoospore. Quanto avviene dopo l incistamento della zoospora è simile a ciò che avviene per le infezioni primarie. La zoospora s incista, perde il flagello, emette un tubo di geminazione e penetra. Si può ritenere che l infezione secondaria abbia avuto inizio dopo che c è stata la sporulazione, condizioni di umidità con bagnatura di almeno 4/5 ore, ed una temperatura media di 11/12 C. 17

19 SENSIBILITA P. viticola è un patogeno fungino, il cui sviluppo è strettamente legato alle condizioni ambientali e dall ospite su cui si trova a vivere. Innanzitutto distinguiamo le vitis più sensibili al patogeno da quelle più resistenti, premettendo che per tutte le varietà si assiste ad una sensibilità fenologica nelle fasi: F - formazione grappoli; H - inizio fioritura; J - acino verde dalle dimensioni di un grano di pepe, in cui l acino è molto recettivo. Tra le Vitis più resistenti troviamo: Vitis Riparia, Vitis Rupestris, Vitis cordifolia e tutti gli ibridi ottenuti dalla loro unione, mentre sono sensibili le Vitis Labrusca e Vitis Berlandieri. Nel gruppo delle Vitis molto sensibili ci sono: la Vitis Californica e la Vitis Vinifera. Facenti parte delle Vitis Vinifera troviamo delle varietà tra loro più o meno sensibili. Cataloghiamo fra le molto sensibili la Schiava (in particolar modo per quanto riguarda le foglie), il Melot (specialmente il grappolo) ed il Müller Thurgau; mentre sono meno sensibili le varietà: Lagrein, Moscato, Teroldego, Riesling, e Gewürz Traminer. 18

20 Tra le varità poco sensibili elenchiamo il Pinot Bianco, Pinot Grigio, Pinot Nero, Chardonnay, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. La virulenza della peronospora è molto legata anche alle zone di produzione, ed all interno di queste, al microclima. Possiamo convenzionalmente dividere tali zone in: asciutte, a minor rischio e umide, a maggior rischio in quanto,le condizioni di bagnatura ed umidità sono una condizione favorevole allo sviluppo del patogeno. Il microclima ha un importanza non trascurabile, in quanto al variare dello stesso si possono originare situazioni diverse pur essendo nella stessa zona geografica. Per questo motivo, per il controllo della P. viticola, si devono tenere sotto costante controllo i valori di temperatura, umidità, pioggia, e il numero di ore di bagnatura legato alla ventosità. La distinzione tra le zone umide e quelle asciutte è fondamentale in quanto da questa semplice informazione si possono prevedere il tipo ed il numero di sporulazioni primarie, secondarie e la loro gravità, così da poter impostare una difesa tempestiva ed efficace. 19

21 STRATEGIE DI DIFESA Dalla comparsa del patogeno P. viticola, il viticoltore ha messo in atto diverse strategie di difesa, che si sono evolute nel tempo. In Trentino, dalla comparsa della peronospora si sono succedute diverse strategie di difesa: 1. Difesa cieca 2. Difesa guidata 3. Difesa tempestiva 4. Difesa preventiva mirata o mista. DIFESA CIECA La parola stessa cieca lascia intuire che l attuazione di questo metodo di lotta non si basava su i dati climatici o stadio di evoluzione della malattia. I trattamenti si susseguivano ad intervalli più o meno regolari, calcolando il primo prima della fioritura. Tra il 1885 e il 1886 furono introdotti i primi criteri di difesa in grado di contenere in parte il patogeno. I mezzi di lotta proposti in questo periodo erano di tipo agronomico e chimico. MEZZI DI LOTTA AGRONOMICI Questa metodologia aveva come principale scopo l ottenimento di piante con tralci ben sviluppati e robusti. Si consigliavano quindi potature corte e la presenza di uno sperone vicino al tralcio a frutto in modo da ottenere almeno due tralci ben maturi. Per l impianto di nuove viti, si suggeriva la messa a dimora di barbatelle forti che sviluppassero quindi germogli resistenti alle critiche condizioni invernali. Si raccomandava inoltre di raccogliere e bruciare tutte le foglie cadute in autunno e i residui di potatura. La lavorazione del terreno sembrava dare dei risultati positivi alla lotta contro il patogeno perché così facendo si interravano le foglie sfuggite alla raccolta. LOTTA CHIMICA CON IDRATO DI CALCE E CALCE POLVERIZZATA Questo metodo, uno dei primi consigliati per combattere la peronospora, consisteva nell irrorare la vite con calce polverizzata o con soluzione d idrato di calce. Nonostante l imbrattamento della pianta, il trattamento non le recava danno. L inconveniente 20

22 maggiore, era però la spiccata disacidificazione dei mosti provenienti dalle uve trattate e per questo i grappoli venivano lavati prima della vinificazione con acqua acidula. IMPIEGO DELLA MISCELA CUPRO CALCICA Era considerato uno dei metodi più sicuri per combattere la peronospora. La miscela si preparava in azienda miscelando 2 parti di calce con 2 parti di vitriolo di rame in 100 parti d acqua. Successivamente fu appurato come la miscela all 1% bastasse per ottenere dei buoni risultati. LOTTA CON L ACQUA CELESTE Anche per questo prodotto, come per la miscela cupro calcica, si verificava la liberazione di ossido idrato di rame. Veniva preparata miscelando il solfato di rame con l ammoniaca e si diluiva il tutto con acqua. Il prodotto che se ne otteneva presentava, una buona omogeneità di distribuzione, ed una sufficiente resistenza al dilavamento, però presentava l inconveniente di essere fitotossico, e inoltre, con questa soluzione, si riscontravano risultati meno validi rispetto alla poltiglia cupro calcica. DIFESA GUIDATA Grazie alle nozioni acquisite relativamente alla biologia del fungo e alla difesa dallo stesso, nel corso del XX secolo fu possibile attuare, dagli anni Cinquanta fino a metà dagli anni Ottanta, una nuova linea d intervento: la difesa guidata. Il principale scopo di questa nuova strategia era la riduzione del numero di trattamenti, e l utilizzo di prodotti di copertura o preventivi per impedire le infezioni secondarie combattendo già le primarie. Per un lotta guidata efficace era necessario prevedere il periodo in cui avrebbe avuto inizio l infezione primaria, per questo si facevano trattamenti cautelativi durante le fasi fenologiche F, H, J della scala secondo Baggiolini. 21

23 Si rendeva indispensabile comunque tenere conto delle piogge, ricordando che si considerava pioggia infettante per le infezioni primarie, precipitazioni superiori ai 10 mm d acqua. Per le infezioni secondarie, quindi mediamente dopo metà giugno, si ritenevano sufficienti più di 5 mm di pioggia. Le fasi F, H, J sono momenti in cui la recettività della pianta è massima ed un infezione comprometterebbe una forte perdita di produzione. La valutazione dell inizio della difesa contro le infezioni primarie si faceva seguendo la regola dei tre dieci. Successivamente si calcolava l avanzamento dell incubazione con i calendari d incubazione, che prevedevano il calcolo del periodo di incubazione trascorso prendendo in considerazione due soli fattori: temperatura media e umidità (considerata bassa se inferiore al 60%, alta se superiore). Questo tipo di difesa avveniva coinvolgendo nella lotta al patogeno tutti i coltivatori di una zona. In Trentino, ad esempio, il centro di assistenza tecnica (nato nel 1978) comunicava ai coltivatori l obbligo di trattare entro due giorni dalla scoperta delle macchie d olio, quindi al raggiungimento del 70/80% del periodo d incubazione. Lo scopo di questo trattamento era di impedire la germinazione delle zoospore. Molto importante, per questa tipologia di difesa, era il periodo di copertura dei prodotti, che mediamente era di 6/7 giorni, in base alla resistenza al dilavamento, che era di mm d acqua per i prodotti acuprici, e di 50 mm d acqua per quelli cuprici. Se il giorno dopo il trattamento pioveva, andava stabilito se si trattava di pioggia infettante o dilavante. Nel caso in cui la pioggia fosse stata infettante si ricalcolava il 22

24 periodo di incubazione trascorso; se invece fosse stata dilavante, oltre al nuovo calcolo del periodo d incubazione, si sarebbe dovuto fare un nuovo trattamento. Non era impossibile, che in particolari annate, si avessero 4 o più infezioni calcolate in uno stesso momento, per questo si doveva verificare se un trattamento era in grado di coprire anche l infezione successiva. Anche nel caso in cui non ci fossero piogge infettanti, si preferiva agire con dei trattamenti cautelativi. Rispetto alla lotta cieca, questo tipo di lotta consentì un enorme passo in avanti nella campagna di difesa dalla P. Viticola perché diminuì il numero dei trattamenti, consentì un controllo omogeneo su vaste superfici dando inoltre un impulso alla nascita dell assistenza tecnica. Gli svantaggi di questo tipo di difesa erano dovuti al fatto che la regola dei tre dieci in molti areali italiani sovrastimava le infezioni, e non considerava la durata della bagnatura dopo la pioggia. Un altro fattore agravante era che in questo periodo, si dava per scontato che la sporulazione fosse immediata, perché non si era a conoscenza del periodo di latenza (rendendo inutili certi trattamenti effettuati troppo presto) in più la difesa guidata non poteva essere effettuato nel caso di frequenti piogge consecutive. Questo tipo di difesa riscosse maggior successo a metà degli anni Ottanta, nelle zone a bassa pressione infettiva, come in Trentino Alto Adige e in Germania. DIFESA TEMPESTIVA Grazie ad una più approfondita conoscenza della biologia della Peronospora, fu possibile sostituire la difesa guidata con quella tempestiva. Questa nuova difesa era supportata dai nuovi prodotti antiperonosporici curativi delle infezioni secondarie (come ad esempio il Cymoxanil che in questo tipo di difesa è utilizzato per contrastare le infezioni secondarie). Affinché si verifichi un infezione secondaria sono necessari un grado di bagnatura sufficiente (piogge), e che il numero di ore di bagnatura moltiplicate per la temperatura durante il periodo stesso, sia superiore a 50 ([ t media x h bagnatura] > 50). Non appena si verificano queste condizioni si deve trattare entro ore con prodotti curativi. Solitamente il prodotto curativo veniva accoppiato con uno di copertura per garantire una miglior efficacia di difesa. La tempestività d intervento era possibile solo in presenza di un accurato controllo delle prime manifestazioni di infezioni primarie. Si desume che era molto importante la partecipazione attiva dei viticoltori nell individuazione delle prime macchie d olio; infatti i trattamenti dovevano essere fatti su tutte le possibili infezioni secondarie. I prodotti usati dovevano disporre di una buona capacità curativa come per esempio il Cymoxanil e il Metalaxyl, che riuscivano a bloccare l accrescimento del micelio e la 23

25 produzione di spore. Il Cymoxanil però, a causa del suo largo impiego, causò la nascita di ceppi di peronospora resistenti. Per questo dal 1993 fu usato sempre meno in viticoltura, e ad oggi è usato solo nei formulati misti. Questa tecnica ha riscosso maggior successo nelle zone a bassa pressione infettiva (es. zone collinari). La difesa tempestiva ha dunque permesso di ridurre il numero dei trattamenti da cui sia l ambiente, sia la salute dell uomo ne ha tratto vantaggio. DIFESA PREVENTIVA MIRATA O MISTA Il raggiungimento di questa nuova strategia è stato possibile anche grazie alle previsioni meteorologiche sempre più affidabili, vista l importanza che hanno per i tecnici e la divisione tra zone umide (a maggior rischio) e zone asciutte (a minor rischio) che è un altro aspetto fondamentale per la difesa preventiva mirata. Questo tipo di difesa prevede un trattamento preventivo con prodotti di copertura (es. Ditiocarbammati, rame ) in caso di previsione di piogge infettanti. Sono mantenuti i trattamenti cautelativi nelle fasi fenologiche F, H, J in cui la recettività della pianta è massima. È compito del tecnico responsabile tener conto del periodo di copertura del prodotto e della sua resistenza al dilavamento. In questo modo, se la pioggia dovesse essere dilavante, è possibile intervenire successivamente con un prodotto curativo. Data la forte sensibilità della vite nel periodo della fioritura risulta fondamentale l utilizzo di prodotti sistemici o citotropici, i quali sono caratterizzati da un periodo di copertura di circa 10 giorni. SCHEMA SEMPLIFICATO DI DIFESA DALLA PERONOSPORA La difesa dalla peronospora può essere condotta nel seguente modo: 1. In prefioritura con prodotti di copertura quali Ditiocarbammati, Folpet, Rame, considerandone un periodo di copertura pari a 6/7 giorni, e persistenza al dilavamento di 30/40 mm di pioggia. 2. Durante il periodo della fioritura utilizzando prodotti sistemici come Benalaxyl, Metalaxyl, o locosistemici come Dimetomorph. Entrambe le categorie accompagnate da prodotti di copertura. Si consideri un periodo di copertura di 10 giorni. 3. In corrispondenza dell allegagione può essere una buona soluzione l uso delle Strobiruline. 4. Dalla prechiusura all invaiatura si possono utilizzare prodotti miscelati con rame come Iprovalicarb e Dimetomorph. 24

26 5. Dopo la chiusura del grappolo si può utilizzare rame a basse dosi perché dopo l invaiatura il grappolo non è più infettabile. Nelle ultime fasi, infatti, il trattamento può essere effettuato solo sulle foglie escludendo i grappoli. Nelle zone più ventilate ed asciutte i primi trattamenti si possono evitare, mentre sono indispensabili i trattamenti cautelativi in prossimità della fioritura, in quanto abbiamo detto essere la fase più delicata nei confronti dell attacco fungino di peronospora. 25

27 PRINCIPALI PRODOTTI ANTIPERONOSPORICI PRINCIPI ATTIVI RAME È un prodotto inorganico con azione fungicida; viene utilizzato preventivamente. Il principio attivo che agisce contro il fungo è lo ione Cu 2+. Ha azione multisito, non da origine a fenomeni di resistenza, denatura alcune proteine a livello di membrana citoplasmatica, blocca diversi sistemi enzimatici anche a livello di respirazione, modifica gli equilibri di ossido riduzione, ecc. Il rame, inoltre, ha diverse caratteristiche positive e anche negative: - Aumenta lo spessore della cuticola; - Favorisce la lignificazione dei tralci; - Favorisce la cicatrizzazione; - Ritarda la filloptosi; - I riflessi enologici sono pressoché nulli; - Non danneggia i fitoseidi; - Può essere fitotossico su varietà sensibili; - Può indurre la colatura se usato impropriamente; - Può causare rugginosità. Il principale problema causato dall utilizzo del rame è l aumento del suo tenore nel terreno. Essendo un metallo pesante è poco mobile, e il suo accumulo tende ad essere nei primi 30 cm. Un tenore troppo alto diminuisce la fertilità del suolo danneggiando la microflora e la microfauna. Proprio per questo si cerca di diminuirne l apporto riducendone le dosi, facendo trattamenti mirati della vegetazione, ricercando coadiuvanti che ne aumentino l efficacia o nuovi formulati. I prodotti in commercio sono: - Poltiglia bordolese (solfato di rame + calcio) - Ossicloruro tetraramico - Ossicloruro triramico - Idrossido di rame - Solfato tribasico di rame. 26

28 MANCOZEB, METIRAM, PROPINEB Sono ditiocarbammati alchilen derivati. Hanno una buona efficacia, ed azione multisito. Agiscono su diversi sistemi enzimatici a livello di respirazione. Nella loro fase degradativi possono dare origine all etilentiurea (ETU), la quale è cancerogena dannosa per la tiroide. Inoltre sono dannosi per i fitoseidi diminuendo le fertilità delle femmine. I ditiocarbammati sono vietati dal protocollo viticolo dopo l allegagione. Rientrano spesso nei formulati misti. FOLPET È un tioftalimmide. Agisce sui processi di decarbossilazione ed interferisce indirettamente sulla respirazione (blocco del ciclo di Krebs). Ha un influenza negativa sulla fermentazione alcolica, poiché inibisce i lieviti. Inoltre, è tossico verso l uomo: ha problemi di cancerogenicità e teratogenicità Folpet è vietato dopo l allegagione, ha un azione collaterale sulla botrite. Rientra in formulati misti. METALAXIL, BENALAXYL Appartengono alla famiglia dei fenilammidi. Sono dotati di sistemia acropeta, proteggono maggiormente le parti nuove della vegetazione. Il grappolo viene protetto solo quando è ancora verde. Sono stati i primi veri antiperonosporici sistemici (anni 80). Vanno ad interferire sulla trascrizione del DNA, agendo sul RNA. Poiché sono molto specifici c è il rischio di resistenza da parte della peronospora, quindi esiste un limite d impiego imposto dalla ditta produttrice. Non hanno problemi tossicologici o ecologici. Hanno attività curativa (4/5 giorni), ma vengono usati in maniera preventiva, considerando come periodo di copertura 10 giorni. Rispetto al Metalaxyl, il Benalaxyl è un po meno idrosolubile, quindi garantisce maggiormente la protezione delle parti vecchie (perché è quindi meno mobile). PHOSETIL AL Appartiene alla famiglia dei fosfiti metallici. È dotato di doppia sistemia ed è specifico nei confronti delle Peronosporacee. Il Phosetil Al ha due tipi di meccanismi: uno indiretto stimolando le fitoalessine, l altro diretto grazie alla tossicità dell acido fosforoso nei confronti del fungo. L azione non è rapida, quindi non può essere usato come curativo. Ha inoltre azione collaterale verso l escoriosi. Può presentare fitotossicità nei confronti di alcune varietà. Non da problemi dal punto di vista tossicologico. 27

29 DIMETOMORPH Fa parte della famiglia delle morfoline. È un derivato dell acido cinnamico. Agisce bloccando la crescita del micelio con azione di distruzione della parete cellulare. È un prodotto parzialmente sistemico che può essere usato sia come curativo (2/3 giorni) che come preventivo (10 giorni). Un altra caratteristica del prodotto è di essere antisporulante, riduce la produzione di muffa quindi l inoculo. IPROVALICARB Appartiene alla famiglia dei carbammati amminoacidi ammidi. Il meccanismo d azione non è del tutto noto, sembra che blocchi la sintesi degli amminoacidi. È un prodotto a sistemia acropeta, penetra velocemente nel tessuto vegetale. Ha una certa azione curativa (2 giorni), ma è consigliato come preventivo (10 giorni). Esistono diversi formulati misti di questo prodotto con Mancozeb, Rame, Folpet, Phosetil Al. Si consiglia l uso per un massimo di 3-4 trattamenti. PRODOTTI CON MECANISMO METI I seguenti prodotti agiscono sulla respirazione a livello di mitocondri, sul citocromo B. Nei confronti di questo tipo di meccanismo si è manifestata resistenza da parte della peronospora, quindi questi prodotti vengono consigliati con molta cautela. I principi attivi con questo meccanismo sono: AZOXISTROBIN (famiglia delle strobiruline), OXADIXIL, FAMOXATE (famiglia degli ossazolidinedioni), FENAMIDONE (famiglia degli imidazolinoni). 28

30 TABELLA RIASSUNTIVA DELLA DIFESA ANTIPERONOSPORICA (IASMA Notizie n.3 anno II) 29

31 ESPERIENZA PRATICA OBIETTIVO L acqua acida elettrolizzata (EAW = eletrolized acid water) è stata sviluppata in Giappone e viene attualmente utilizzata, anche in Italia, soprattutto in campo medico per la disinfezione di strumenti endoscopici. EAW è in grado di sconfiggere diversi funghi, batteri e virus, e per questo si è pensato ad una possibile applicazione per il controllo di malattie fungine in agricoltura. Le prove in seguito descritte hanno lo scopo di valutare la potenzialità dell utilizzo di EAW nella difesa della vite contro la peronospora causata da P. viticola. Con questa tecnica si vorrebbe ottenere un nuovo strumento che permetta di sconfiggere il fungo che dal 1878 attacca le viti europee. PROVA SPERIMENTALE In Italia gli ambienti più soggetti agli attacchi peronosporici sono quelli situati nelle aree di pianura delle regioni settentrionali, specialmente in prossimità di corsi d acqua o acqua stagnante, scarsamente ventilati, dove le precipitazioni sono abbondanti e frequenti, cioè dove le condizioni ambientali sono più favorevoli al ciclo biologico del patogeno. Sono meno favorevoli a P. viticola le aree collinari del Nord e la maggior parte delle regioni del centro-sud. Sarebbe possibile ridurre l incidenza della malattia scegliendo opportunamente la zona di coltivazione. Sappiamo però che ciò non è quasi mai possibile nella realtà, dove le zone di coltivazione della vite sono ormai definite e consolidate. Le forme d allevamento, l esposizione dei filari e la densità d impianto che permettono un maggior arieggiamento, una migliore esposizione dei grappoli all aria ed alla luce sono le basi per poter gestire efficacemente la difesa fitosanitaria del vigneto. Pertanto sono da consigliarsi le pratiche di potatura a verde e la sfogliatura. Una concimazione azotata eccessiva è un altra delle variabili agronomiche che favoriscono l insorgere della malattia. Queste pratiche da sole però non risolvono il problema dei danni causati dalla malattia. La vite quindi deve essere protetta nei confronti di questo patogeno con trattamenti fungicidi basati su principi attivi chimici di sintesi. Purtroppo questi prodotti presentano effetti collaterali come la tossicità nei confronti dell ambiente e dell uomo. L individuazione di alternative a basso impatto potrebbe essere di notevole beneficio. 30

32 L obiettivo era quello di valutare l efficacia di EAW da sola ed in combinazione con un bagnate ed del bagnate stesso, nei confronti di infezioni artificiali di P. viticola, su foglie di vite in condizioni controllate, per verificarne il suo potenziale utilizzo come agente antiperonosporico. Tutte le prove pratiche sono state effettuate nei laboratori del Centro di Ricerca SafeCrop presso l Istituto Agrario di San Michele all Adige. MATERIALI E METODI L acqua acida elettrolizzata (CBC Europe, Milano) utilizzata aveva ph = 2,50 e potenziale di ossidoriduzione di 1154 mv. Una parte di quest acqua ottenuta dall elettrolizzatore, è stata addizionata con il bagnante KF643 (Shin-etzu, Giappone) usato per la prova. La concentrazione del bagnante era pari al 0,1%. I valori di questa componente erano di 6,04 per il ph, e 345 mv per quanto riguarda il potenziale di ossidoriduzione. La terza soluzione, quella ottenuta dall unione delle due, quindi l acqua più il bagnante, presentava ph = 2,60 e potenziale di ossidoriduzione di 1135 mv. Il materiale vegetale usato nelle tesi era costituito da giovani foglie di vite della varietà Pinot grigio, provenienti da barbatelle allevate in serra. 31

33 I trattamenti sperimentali con l inoculo fungino, sono stati effettuati con l ausilio di un aeropenna in grado di fornire uno spruzzo costante e uniforme di goccioline dal diametro ridotto. Le foglie infette sono state prelevate nel vigneto biologico, dell Istituto Agrario di S. Michele a/a, di Navicello (Rovereto). Il fatto che questo materiale provenga da un vigneto biologico ci garantisce che i ceppi di peronospora utilizzati non siano resistenti nei confronti di alcuni fitofarmaci. La soluzione usata per l inoculo aveva una concentrazione in sporangi pari a 1,1 x 10 5 sporangi/ml. Tale soluzione è stata preparata utilizzando foglie di vite con forti sporulazioni di peronospora. Per ottenere la sospensione dell inoculo gli sporangi sono stati prelevati tramite un pennello, immergendo le foglie in acqua distillata fredda. Nella sperimentazione sono state effettuate tre tesi, ciascuna ripetuta su tre foglie; le quali venivano trattate con: EAW, EAW + bagnante e bagnante diluito in acqua distillata. Questa operazione è stata ripetuta in quattro tempi diversi: un ora prima, contemporaneamente, un ora dopo e ventiquattro ore dopo l inoculo. È stata trattata la pagina inferiore delle tre foglie, cercando, nei limiti del possibile di imitare le condizioni naturali di sviluppo della peronospora. Le foglie trattate venivano messe in camere umide : in ambiente buio, in termostato ad una temperatura costante di 20 C ed in saturazione di umidità. Venivano lasciate in queste condizioni per una settimana, quindi fino alla fine del periodo d incubazione. Allo scadere di questo periodo, allo stereomicroscopio, si osservava la presenza di sporulazione sulla pagina inferiore della foglia. 32

34 RISULTATI E DISCUSSIONE La valutazione consisteva nella determinazione della presenza o meno di sporangi sulla lamina fogliare. Il controllo veniva effettuato valutando lo sviluppo dei rametti sporangiofori osservando, per ogni foglia, cinque aree di un centimetro quadrato ciascuna. La sporulazione veniva espressa come percentuale di foglia ricoperta dalla muffa. I dati raccolti durante le osservazioni sono stati raccolti in tabelle. PROVA PERONOSPORA Descrizione % foglia infetta N rametti conidiofori Testimone Testimone Testimone Testimone h prima acqua ionizzata acqua ionizzata acqua ionizzata bagnante bagnante bagnante acqua+bagnante acqua+bagnante acqua+bagnante t=0 acqua ionizzata acqua ionizzata acqua ionizzata bagnante bagnante bagnante acqua+bagnante acqua+bagnante acqua+bagnante h dopo acqua ionizzata acqua ionizzata acqua ionizzata acqua+bagnante acqua+bagnante acqua+bagnante bagnante bagnante bagnante h dopo acqua ionizzata acqua ionizzata acqua ionizzata acqua+bagnante acqua+bagnante acqua+bagnante bagnante bagnante bagnante

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