Corso di Tecnica Urbanistica, anno accademico Proposte per la città a partire dalla fine del XIX secolo

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1 Corso di Tecnica Urbanistica, anno accademico Proposte per la città a partire dalla fine del XIX secolo Cheti Pira Dipartimento Ingegneria di Ingegneria civile, ambientale e architettura Università degli Studi di Cagliari 1

2 Le proposte per la città a partire dalla fine del XIX secolo Urbanistica e pianificazione nel ventennio tra le due guerre Sommario 2

3 Alla fine del XIX secolo vengono a mutarsi profondamente nei centri urbani maggiori dei paesi più avanzati le motivazioni storiche che avevano determinato la formazione originaria della città industriale. Alla crisi dei vecchi sistemi di controllo spaziale, tipici della prima fase dell'urbanizzazione industriale, si cerca di porre riparo da un lato modificando e potenziando la gestione del territorio, dall'altro elaborando teorie, metodologie e tecniche specifiche di formalizzazione e costruzione dello spazio fisico. Le proposte per la città a partire dalla fine del XIX secolo 3

4 Possiamo distinguere due sostanziali direzioni dirette ad affrontare le problematiche legate all urbanizzazione industriale: 1. Approcci che danno per scontato il modello vigente di crescita urbana. Essi muovono verso un allargamento e una sistematizzazione della disciplina, in vista di una sua applicazione razionalizzante agli organismi urbani e territoriali; 2. Approcci orientati all'ideazione di modelli urbani alternativi. Essi, pur lasciando impregiudicato nelle sue linee strutturali il sistema economico dominante tentano di modificarne le forme' spaziali. Le proposte per la città a partire dalla fine del XIX secolo 4

5 I rappresentanti del primo filone sono particolarmente sensibili alle sistemazioni urbane con qualità armoniche e visuali e alle più pressanti problematiche della metropoli di fine secolo, in particolare delle infrastrutture dei trasporti. In particolare dalla scuola tedesca della seconda metà dell 800 nascono una serie di concetti base, che, nella loro formulazione tecnicistica sono destinati a durare tenacemente sul piano pratico. Nascono le nozioni di lottizzazione, di zonizzazione, di indici', di tipologia edilizia, che si traducono in atti di programmazione urbana di dimensioni variabili ma che si prefigurano nei teorici tedeschi con l idea del piano regolatore (Stadtplan). Introduzione alla zonizzazione 5

6 Per il ruolo molto importante che, la zonizzazione si assicurerà nella gestione urbanistica della città, vale la pena approfondire alcune tesi in merito agli studi sulla nascita di questo strumento. Secondo Mancuso (1978) essa non è semplicemente la traduzione tecnica di un ipotesi urbanistica corrispondente a una determinata idea di città, ma si riferisce a una serie di azioni, svolte dall amministrazione municipale, allo scopo di regolare l appropriazione del suolo da parte di attività economiche diverse, per attenuare la conflittualità sociale, per eliminare la congestione e la degradazione dell ambiente fisico [ ] in una parola per far funzionare la città. 1 Adottato come strumento connesso alla regolamentazione edilizia viene impiegato nei primi piani regolatori moderni in Europa e in Italia (Firenze 1865, Napoli e Milano 1885). Entra nel Town Planning Act nel Continua ad essere adottato in Italia nei piani regolatori comunali, anche prima di essere ratificato ufficialmente dalla Legge Urbanistica n del Per approfondimenti si veda (ultimo accesso 17 settembre 2012) Introduzione alla zonizzazione 6

7 Nasce per le seguenti motivazioni: - Per mettere ordine nelle città investiste dalla rivoluzione industriale, soprattutto per eliminare gli inconvenienti originati dalla commistione di funzioni incompatibili tra loro (es. industrie inquinanti ed abitazioni). - Evitare il sovraffollamento. - Dotare la città di servizi indispensabili. Condizioni operative della zonizzazione: - Definizione di usi possibili. - Attribuzione per ciascun uso della dotazione necessaria per il loro corretto svolgimento (spazi pubblici, verde, ect) 1 Per approfondimenti si veda (ultimo accesso 17 settembre 2012) Introduzione alla zonizzazione 7

8 Il secondo filone di pensiero diretto a elaborare teorie per risolvere i problemi derivanti dalla urbanizzazione industriale, è quello degli utopisti. Una delle formulazioni ideologicamente più incisive dei tempi moderni fu quella della città giardino esposta dall inglese E. Howard nel 1902 in Garden cities of tomorrow 2 e quello della città lineare città lineare' (Ciudad Lineal). 2 Per approfondimenti si veda Novecento%29/ (ultimo accesso 17 settembre 2012) Le proposte per la città a partire dalla fine del XIX secolo 8

9 Le città giardino si fondano su un equilibrio armonico tra residenza, industria e agricoltura A scala territoriale si tratta di un sistema di città satelliti immerse nel verde, sufficientemente distanziate per evitare di saldarsi, che si dispongono a corona di una città centrale Fonte : accesso 17 settembre 2012) La città giardino di Howard 9

10 Fonte : accesso 17 settembre 2012) La città giardino di Howard 10

11 La città ha una struttura concentrica radiale, suddivisa in sei settori uguali. Al centro è collocato un piacevole e ben irrigato giardino di poco più di 2 ha attorno al quale sorgono i principali edifici pubblici (municipio, auditorium principale, teatro, biblioteca, museo, ospedale). La successiva corona circolare, delimitata da una galleria vetrata ( Crystal Palace ) di forma anulare con funzioni espositive e commerciali, è occupata da un parco pubblico di 58 ha, che comprende vasti campi di gioco. La città giardino di Howard 11

12 Procedendo verso la periferia si incontrano due serie di spazi lottizzati per la costruzione di case singole o accostate. L'anello esterno della città è destinato ad attività produttive (fabbriche, depositi, centri distributivi ecc) che possono accedere alla linea ferroviaria circolare ( circle railway ), che circoscrive la città ed è collegata mediante raccordi laterali alla linea ferroviaria principale ( main railway line ) che attraversa la zona e collega le Città Giardino tra loro e alla Città centrale La città giardino di Howard 12

13 Le caratteristiche dimensionali di una garden city, secondo Howard, devono corrispondere a una popolazione di abitanti, dei quali insediati su un'area di acri (circa 405 ha) corrispondenti al nucleo urbano, e distribuiti in una cintura agricola di acri (circa ha). Al di là dei dati del modello fisico, Howard afferma in sostanza alcuni punti molto importanti La città giardino di Howard 13

14 a) il decentramento pianificato di popolazione e industria dalla metropoli; b) la possibilità di concepire il decentramento come un sistema generale e universalizzabile per le trasformazioni urbane; c) il ruolo imprenditoriale di una società cooperativa per azioni, del tipo non profit, responsabile di tutta l'operazione economica e urbanistica, e quindi di un livello collettivo molto alto di pianificazione e gestione integrata dell'intero sistema; d) la qualità specifica dell'ambiente urbano, nei suoi parametri di articolazione per quartieri, densità, tipologia, attrezzature, arredo. La città giardino di Howard 14

15 Nonostante lo straordinario successo delle sue idee in tutto il mondo occidentale, Howard incontra invece difficoltà proprio in Inghilterra per la realizzazione della sua proposta, e nell'arco di vent'anni riesce soltanto a mettere in cantiere due esperimenti dimostrativi, nell'area di Londra, coronati da parziale successo (Letchworth, iniziata nel 1903, su progetto di R. Unwin e B. Parker, e Welwyn, iniziata nel 1920 su progetto di L. de Soissons). La città giardino di Howard 15

16 Eccezionale è invece a partire dai primi anni del Novecento e soprattutto, ma non solo, in ambiente anglosassone - la diffusione dei garden suburbs a bassa densità nelle periferie urbane, che sviluppa e allarga esperienze precedenti ed è resa possibile dal ramificarsi delle reti di trasporto su rotaia e dalla comparsa dell'auto privata. Di applicazioni di questo tipo è interprete in Inghilterra R. Unwin, che si pone il problema dell'integrazione di una crescita equilibrata attraverso sobborghi attrezzati e parzialmente autosufficienti, ad alto grado di identità urbana. Hampstead Garden Suburb Le garden suburbs 16

17 Accanto alla pubblicizzazione dell'idea della città giardino', va segnalato, pur con la sua minore presa negli ambienti tecnici e imprenditoriali, il movimento per la città lineare' (Ciudad Lineal), una formulazione espressa dopo il 1880 dallo spagnolo A. Soria y Mata ma diffusa in Europa nei primi anni del secolo scorso, tendente ad affermare un modello di crescita urbana strettamente correlato nel suo impianto e nel suo funzionamento ai sistemi di trasporti urbani e interurbani di massa. La città lineare 17

18 L insediamento si fonda su una precisa gerarchia stradale organizzata su tre ordini. L elemento ordinatore è la strada principale, un viale alberato a sezione complessa largo 40 mt che si compone: di una parte centrale dove corre la linea tramviaria; dei camminamenti per i pedoni; delle corsie per le biciclette; delle carreggiate esterne per la viabilità. Fonte : /15-ciudad_lineal_soriaymata.pdf (ultimo accesso 17 settembre 2012) Ortogonalmente alla strada principale si collocano le arterie di distribuzione della residenza dette strade trasversali larghe 20 mt e distanti tra loro mt. La città lineare 18

19 Fonte : (ultimo accesso 17 settembre 2012) La città lineare 19

20 Nell'ultimo decennio del secolo XIX Arturo Soria creò la Compañía Madrileña de Urbanización, una impresa privata che acquistò terreni ad est di Madrid per realizzare un quartiere sul modello della Ciudad Lineal. Soria credeva che l'iniziativa avrebbe dovuto restare ai privati senza alcun controllo pubblico, questo però impedì il ricorso agli espropri creando difficoltà nell'avanzamento del progetto, che venne realizzato per circa un quarto dell'estensione prevista. La città di Soria venne inglobata nella periferia di Madrid diventando l'attuale distretto di Ciudad Lineal, perdendo così la funzionalità originaria. La città lineare 20

21 Urbanistica e pianificazione nel ventennio tra le due guerre 21

22 Il Movimento moderno nasce all'indomani del conflitto mondiale, nel diffuso senso della necessità, di un rigenerante distacco dal passato come precipitazione e convergenza di idee e programmi maturati nel densissimo dibattito del primo quindicennio del 900. La visione degli architetti moderni parte anzitutto da una nuova definizione dell'architettura e del suo campo d'azione. L'architettura non può essere concepita come una regola esteticoformale da sovrapporre al dato funzionale o tecnico-costruttivo (tradizionale dicotomia ingegneria/architettura), né può essere vincolata a scale e generi specifici; può - anzi deve, liberandosi dei modelli passati - assumere il significato più vasto di progettazione e ordinamento di tutto l'ambiente costruito. Il movimento moderno_la città funzionale 22

23 Alcune costanti del movimento moderno sono: - Il bello coincide con le leggi della progettazione («la forma segue la funzione») - Il progetto deve essere prioritariamente guidato dai bisogni della committenza - Volumi semplici e trasparenza (luce = salute) Il movimento moderno_la città funzionale 23

24 Le Corbusier, uno dei più importanti esponenti di questo movimento, insieme a Mies van der Rohe e Gropius, sin dall'inizio si muove su un'area problematica assai ampia, dalla cellula abitativa alla struttura urbana.. Elabora tra il '21 e il '22 il progetto per La Ville contemporaine, di una città moderna ideale, con l'intento di dimostrare l'inadeguatezza della città attuale rispetto alle necessità dell'uomo contemporaneo. Il modello di tale città è basato su un impianto viario razionale, un centro commerciale con al suo interno funzioni direzionali e servizi, una quota parte delle residenze situata all'interno della città, ed una ulteriore fascia residenziale suburbana. Gli edifici disposti su maglia ortogonale sono di tre tipologie: grattacieli cruciformi al centro, case di 6 piani nella zona intermedia, complessi di 120 alloggi (immeuble villas) alla periferia Il movimento moderno_la città funzionale 24

25 Le Corbusier fu il principale estensore della Carta di Atene, documento fondativo del Movimento Moderno e della sua visione dell'urbanistica. Pubblicata nel 1938, in lingua francese, ebbe successivamente innumerevoli edizioni in tutte le principali lingue. In Italia fu tradotta e pubblicata per la prima volta nel Il movimento moderno_la città funzionale 25

26 Assunti che si cerca di determinare con grande rigore tecnico L'autonomia della strada dagli edifici. La sistematizzazione delle gerarchie viarie in rapporto alle funzioni. La distinzione fra viabilità di scorrimento e viabilità di penetrazione, La separazione ed enucleazione delle funzioni. La dimensione e la posizione dei servizi collettivi. La crescita per ambiti controllati (quartieri). Sistematica serialità e linearità delle tipologie edilizie. Il movimento moderno_la città funzionale 26

27 Il riconoscimento, poi, della funzionalità dello zoning ha la sua radice nella fiducia di un ipotetico ottimale equilibrio di tutti i fattori tecnici e sociali coinvolti, perseguibile con una più complessa e affinata articolazione di tutti i parametri normativi in gioco (integrazione sociale, tecnicizzazione della città, decentramento, ecc.). La zonizzazione - recita la Carta d'atene - è quell'operazione fatta sulla pianta di una città al fine di assegnare a ogni funzione e a ogni individuo il suo giusto posto. Essa si basa sulla necessaria discriminazione tra le diverse attività umane che richiedono ognuna il proprio spazio particolare: locali per abitazioni, centri industriali o commerciali, sale e spazi aperti destinati allo svago". Per Le Corbusier la zonizzazione è fattore di misura e di grande ordine, che deve garantire un livello adeguato di infrastrutturazione degli insediamenti e dar corpo a un'armonica unità urbana. Il movimento moderno_la città funzionale 27

28 Nel 1933 pubblica in una sorta di proposta-manifesto per risolvere, i problemi della residenza di massa: La Ville Radieuse. Fonte : accesso 17 settembre 2012) Il movimento moderno_la città funzionale 28

29 Nel 1933 pubblica in una sorta di proposta-manifesto per risolvere, i problemi della residenza di massa: La Ville Radieuse. Fonte : accesso 17 settembre 2012) Il movimento moderno_la città funzionale 29

30 La superficie coperta della Ville Radieuse risulta essere circa il 12% del totale. La Ville Radieuse Tutto il resto è libero da costruzioni e in gran parte destinato a verde. Le densità fondiarie sono conseguentemente molto elevate raggiungendo anche i ab/ha Fonte : accesso 17 settembre 2012) Il movimento moderno_la città funzionale 30

31 Di fronte a tante realizzazioni che non travalicano mai l'orizzonte del quartiere urbano di piccole e medie dimensioni, è stata possibile una sola applicazione dei principi della moderna urbanistica alla scala di un'intera città. È questo il caso del piano di Amsterdam, (basato sulla basato sulla Legge per la Casa olandese) elaborato negli anni centrali del periodo fra le due guerre ( , fra l'inizio degli studi e la redazione) nelle condizioni favorevoli offerte da una prassi e da un costume di guida dell'espansione urbana da tempo radicati. Il movimento moderno_la città funzionale 31

32 Caratteristiche del piano di Amsterdam Chiara formulazione degli obiettivi La precisa finalizzazione delle indagini Una fondata impostazione delle soluzioni progettuali Una rigorosa gestione tecnico-amministrativa. Il principio ispiratore fondamentale del piano è quello di organizzare l'espansione suddividendola per funzioni nell'ambito dei vari piani particolareggiati. Il movimento moderno_la città funzionale 32

33 Il piano di Amsterdam, affidato all'architetto C. van Eesteren è stato caratterizzato da una distribuzione/continuità temporale e spaziale degli interventi, dimensionati e cadenzati nelle loro complesse interrelazioni e in rapporto ai fabbisogni presenti e in proiezione. Rifiuta l'agnosticismo dei piani di allineamento generalizzati nella prassi, in favore di scelte morfologiche contestualmente specificate. Di fronte alle applicazioni dei quartieri giardino - più evasive che rassicuranti, velate da una sottile ideologia antiurbana afferma il dovere e la possibilità di fare i conti con l'eredità della metropoli industriale e con i suoi sviluppi futuri. Il movimento moderno_la città funzionale 33

34 Il piano generale di Amsterdam Fonte : ultimo accesso 17 settembre 2012) Il movimento moderno 34

35 Alla concezione del movimento moderno si contrappone il modello culturalista già proprio di Howard e Unwin, che si sforza di assicurare al quadro ambientale e all organizzazione sociale della città moderna l unità organica della città pre-industriale. Alla sistematizzazione delle prime esperienze del garden suburb nascono le teorie del neighborhood planning, cui non sono estranee le tematiche di certa sociologia americana dell'inizio del secolo. La tesi centrale di queste teorie individua nella famiglia l'unità di base che struttura i raggruppamenti umani e costituisce l'elemento naturale di controllo sociale in un ambito più vasto localizzato nel vicinato (neighborhood). Le teorie comunitarie 35

36 Le dimensioni del vicinato saranno individuate dalle funzioni sociali' localizzate che possono definirsi in relazione alle necessità della vita giornaliera familiare (scuola elementare, attività sociali e ricreative, negozi commerciali di prima necessità). La viabilità esterna e quella di penetrazione saranno dimensionate per il traffico previsto. Le attrezzature collettive saranno raggiungibili pedonalmente dalle abitazioni, evitando rigorosamente ogni interferenza con il traffico meccanizzato; L'organismo urbano si amplierà per successiva ramificazione di autonome unità di vicinato secondo un modello nucleare gerarchico. Le teorie comunitarie 36

37 L. Mumford analizza le possibilità di simili insediamenti in funzione del decongestionamento delle grandi aree urbane e del decentramento di alcune funzioni terziarie. Altri ne propongono l'impiego anche nella riqualificazione e ristrutturazione delle aree degenerate all'interno della città. I risultati migliori si ottengono negli Stati Uniti (Radburn, New Jersey; alcuni quartieri a New York) nella realizzazione di complessi abitativi, soprattutto per la coesione ambientale perseguita attraverso l'accurato studio delle attrezzature e degli spazi aperti, nella tradizione anglosassone del landscape. Le teorie comunitarie 37

38 Nei suoi sviluppi ulteriori, anche l'etica culturalista, attenuate le preoccupazioni ambientali', può sedimentare proprie conseguenze metodologiche, avvicinandosi in certo modo ad alcune ipotesi del funzionalismo. La ricerca di grandezze ottimali (o conformi', come avrebbe detto Le Corbusier) per gli insiemi insediativi verrà estesa a individuare unità di aggregazione superiori al vicinato o al quartiere. Le teorie comunitarie 38

39 Ponendo attenzione alla gestione urbanistica nel ventennio compreso tra le due guerre non si fa fatica a constatare nella pratica corrente la limitata penetrazione dei nuovi indirizzi. Il piano regolatore si afferma come uno strumento sostanzialmente impermeabile al progetto edilizio e l'urbanistica si consolida come tecnica separata dall'architettura. Occasionalmente, per le capitali e le grandi città, si pongono ancora in essere programmi di ascendenza ottocentesca, con ampio uso di sventramenti, creazione di assi monumentali o commerciali, sostituzione di interi tessuti urbani (Roma nel periodo fascista, Madrid, ecc.). Pochi sono i piani elaborati con metodi scientifici (si è già citato il caso di Amsterdam, eccezione esemplare), anche se gradualmente tendono ad affermarsi nella preparazione professionale e nelle procedure amministrative i primi presupposti di un'analisi degli elementi potenzialmente incidenti sullo sviluppo della città (demografia, innanzitutto, economia urbana, traffico, impianti tecnici). La gestione urbanistica della città 39

40 Alcune questioni aperte sulla gestione urbanistica delle città dopo le due guerre Nuove regole per disciplinare i rapporti tra privato e pubblica amministrazione Si profila la differenza tra il livello dei piano generale e il livello dei piani di dettaglio La configurazione dell'ambito territoriale su cui deve incidere programmaticamente il piano rappresenta un forte limite Incertezze su come intendere il territorio agricolo rispetto a quello urbano La gestione urbanistica della città 40

41 La legge urbanistica italiana del 1942 è un'espressione matura di articolazione di strumenti di varia scala, che adombrano nel loro insieme una posizione tendenzialmente dirigistica e impositiva, corrispondente al delinearsi all'interno del regime fascista nei suoi ultimi anni di vita di una pervasiva ideologia del piano. Negli anni trenta si attuano negli Stati Uniti e in Europa esperienze e programmi di pianificazione regionale, che nascono da situazioni assai diverse fra loro, in cui un mutevolissimo peso hanno di volta in volta le motivazioni ideologiche, politiche e produttivistiche. La gestione urbanistica della città 41

42 Gabellini P. (2001), Tecniche urbanistiche, Carocci Ed., Roma (Biblioteca urbanistica). Riferimenti bibliografici consigliati 42

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