Analisi comparativa del settore sociale

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1 Analisi comparativa del settore sociale Italia Repubblica Ceca Slovacchia Unione Europea Fondo Sociale Europeo Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Equal Iniziativa Comunitaria

2 Analisi comparativa del settore sociale Italia Repubblica Ceca Slovacchia

3 Sommario Premessa 1 Il settore sociale in Italia 5 I servizi sociali nella Repubblica Ceca 23 Il settore sociale nella Repubblica Slovacca 37 Analisi comparativa del settore sociale 49 Futuri sviluppi: il mediatore socio-finanziario 65 Conclusioni 83

4 Premessa 1

5 Premessa Per costruire l Europa e sviluppare soluzioni europee per i problemi comuni ai Paesi dell Unione occorre stabilire una cooperazione con persone, organizzazioni ed istituzioni degli altri Stati membri, imparare gli uni dagli altri e sviluppare insieme nuove attività, prassi e sistemi. Ecco perché la transnazionalità è un elemento centrale dell Iniziativa EQUAL. Una cooperazione transnazionale realmente efficace e proficua rappresenta un obiettivo tutt altro che facile da realizzare. Richiede tempo ed energie, impegno, fiducia e buona volontà, disponibilità all apertura e all apprendimento reciproco, una visione chiara delle mete da raggiungere. Ma, nonostante gli ostacoli, le difficoltà e le sfide da superare, i risultati finali ripagano degli sforzi compiuti. L Iniziativa EQUAL riconosce, nei suoi presupposti progettuali, l esistenza di queste difficoltà ed ha quindi predisposto meccanismi e strumenti specifici per aiutare i promotori e i partecipanti a superarli. fonte: Guida alla Transnazionalità EQUAL Il presente documento intende dare un contributo sostanziale all analisi europea del settore sociale con particolare focus sulla comparazione del settore sociale dei Paesi Europei dei partner coinvolti nel progetto Equal Work Through Social Economy. In particolare i tre Paesi presi in considerazione per l analisi comparativa sono stati: Italia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Il proposito ultimo del progetto è la condivisione della conoscenza, il confronto di modelli individuali nel settore sociale e la creazione di nuovi modelli che possano essere adattati e implementati nei Paesi dei partner così come in altri Paesi europei. Le attività transnazionali hanno avuto fra i loro scopi l analisi comparativa del settore sociale, considerano diversi fattori caratterizzanti i settori sociali dei tre Paesi (legislazione, politiche adottate, mercato del lavoro, 3

6 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA bisogni formativi e competenze professionali) al fine di identificare sia i punti di forza e di debolezza in ciascun modello sia le differenze e similarità fra i modelli. Questa analisi permetterà una migliore comprensione del terzo settore in ciascun Paese, sarà utilizzata per provare ad introdurre nell ambiente sociale il business sociale e/o influenzare i decisori delle politiche sociali. Questo lavoro inizialmente sviluppato durante le attività transnazionali programmate è confluito in un analisi maggiormente approfondita e puntuale a cura dei partner di progetto. In questo libro il contributo di ciascun partner è presentato in capitoli separati concernenti ogni singolo Paese. Il capitolo finale rappresenta l analisi comparativa fra i settori sociali dei tre Paesi ed è finalizzato a delineare i punti in comune, le diversità, i punti di forza e di debolezza di ogni Paese oltre che casi positivi e best practices che possano essere trasferiti da un contesto ad un altro. 4

7 Il settore sociale in Italia INTRODUZIONE: ITALIA IN CIFRE In Italia il settore sociale ha una solida tradizione, grazie alla lunga storia delle iniziative sociali in ambito religioso. Ciò ha contribuito a create un panorama molto complesso sotto molti punti di vista: leggi specifiche, diversi tipi d impresa operanti nel settore sociale, numero elevato di professionisti/ operatori e loro tipologia. Al fine di dare un idea della segmentazione della popolazione italiana, e del target d utenti del settore sociale, risulta importante iniziare con questo primo paragrafo che presenta alcuni indicatori demografici; ciò consentirà dall inizio qualche considerazione rispetto ai probabili problemi sociali che il terzo settore in Italia deve affrontare. Alcune cifre presentano immediatamente la situazione italiana con particolare riferimento prima di tutto alla distinzione nelle tre aree geografiche: Nord, Centro e Sud. È molto significativo, infatti, vedere le differenze nei dati concernenti la popolazione residente in queste tre aree in termini di popolazione attiva, percentuale di povertà, disoccupazione, ecc... Seguendo l analisi di questi indicatori è chiaro che una gran parte dei possibili utenti del settore sociale è localizzata nel sud. 5

8 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA Questo fatto è sicuramente sintomatico ma la situazione è molto più complessa di quanto ci possa apparire; un analisi maggiormente approfondita e la comparazione con altri dati è importante per capire il generale quadro del settore sociale italiano. Per esempio, stanti le premesse, risulta singolare il fatto che la maggior parte delle organizzazioni non-profit attive in Italia siano localizzate nel centro e nel nord dell Italia. Una delle ipotesi esplicative potrebbe essere che nel nord, ci siano le maggiori possibilità finanziarie per questo tipo d impresa. È da sottolineare, comunque, che queste aziende lavorano su tutto il territorio nazionale indipendentemente dalla loro sede legale. Tavola 1. Popolazione residente al 31 dicembre 2006 e differenze con il 2005 per area geografica Popolazione al 31 Dicembre 2006 Differenze con il 31 dicembre 2005 Area Geografica Maschi Femmine Maschi e % % di Totale % femmine stranieri Nord Ovest ,4 6, ,5 Nord Est ,9 7, ,8 Centro ,5 6, ,9 Sud ,8 1, ,1 Isole ,3 1, ,1 Italia ,0 5, ,6 Tavola 2. Indicatori demografici al 1 Luglio 2006 Area Geografica % pop % pop % pop. % pop Età media 0-14 anni 0-17 anni anni 65 anni e oltre Nord Ovest 13,1 15,6 65,7 21,2 44,0 Nord Est 13,4 15,9 65,7 20,9 43,8 Centro 13,1 15,9 65,6 21,3 43,9 Sud 15,9 19,6 66,8 17,3 40,4 Isole 15,2 18,8 66,8 18,0 41,1 Italia 14,1 17,0 66,1 19,9 42,8 6

9 Il settore sociale in Italia Tavola 3. Popolazione attiva secondo trimestre 2007 Area Geografica Forza lavoro Totale Maschi Femmine Nord Centro Sud Totale Tavola 4. Cittadini stranieri popolazione residente al 31 dicembre 2006 Maschi Femmine Totale Cittadini stranieri residenti al 31 dicembre , Minori Nati in Italia Tavola 5. Livello di disoccupazione secondo trimestre 2007 Non destagionalizzato Stagionalizzato Area Valore Comparazione con Valore Comparazione con Geografica percentuale (%) il 2 trimestre 2006 percentuale (%) il 2 trimestre 2006 Nord 3,2-0,3 3,5-0,1 Centro 4,8-1,0 5,2-0,2 Sud 10,6-1,4 10,8-0,2 Totale 5,7-0,8 6,0-0,1 7

10 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA Tavola 6. indicatori di povertà Nord Centro Sud ITALIA Famiglie Totale delle famiglie residenti Individui Totale degli individui residenti Percentuali Famiglie 4,5 5,2 6,0 6,9 24,0 22,6 11,1 11,1 Individui 5,1 5,5 6,7 7,9 26,5 25,2 13,1 12,9 Tavola 7. Persone disabili Persone con disabilità con più di 6 anni che vivono in famiglia e più Total Valore (in migliaia) Maschi Femmine ,727 Totale ,207 2,609 Tasso per 100 persone Maschi Femmine , Totale Persone con disabilità e anziani non auto-sufficienti istituzionalizzati Persone con disabilità Persone con disabilità Anziani non Totale con meno di 18 anni fra anni auto-sufficienti Maschi Femmine Totale

11 Il settore sociale in Italia Tavola 8. Carcerati - Fonte Dati: ISTAT 2003 Maschi Femmine Totale IL SETTORE SOCIALE IN ITALIA Il settore sociale in Italia può essere analizzato con particolare riferimento alle specifiche aree di attività nelle quali si declina: Cultura, sport e ricreazione Educazione e ricerca Sanità Assistenza sociale Cultura, sport e ricreazione Il settore sociale è numericamente dominato dalle aziende operanti nelle aree cultura, sport e ricreazione. Le organizzazioni che fanno capo a quest area sono, infatti, il 63% del totale e coinvolgono circa il 50% dei volontari del settore non-profit. Dall altro lato esse generano solo il 17% delle entrate e impiegano solo l 8% dei lavoratori del settore. Questi enti hanno un fatturato medio non significativo pari a circa 90 milioni di euro. Il 94% non ha impiegati e meno dell 1% ha più di 10 impiegati. Educazione e ricerca Le organizzazioni operanti nell area educazione e ricerca hanno un livello d entrate medie piuttosto alto (850 milioni di euro) ed un basso numero di volontari; queste organizzazioni sono basate specialmente su attività remunerate e guadagni da fonti private. Gli enti operanti in quest area sono principalmente scuole, università e istituti di ricerca che, sebbene nonprofit, espletano vere e proprie attività economiche. In questo settore è presente la più alta incidenza d organizzazioni con impiegati e guadagni e la più bassa incidenza d organizzazioni senza impiegati. Sanità Il settore sanità è caratterizzato dal più alto livello d entrate medie (1.421 milioni di euro). La proporzione fra impiegati e volontari è di 1 a 3,8. La caratteristica principale di quest area è la grande varietà dimensionale delle organizzazioni. L 82% non ha impiegati e il 54% ha entrate inferiori ai 100 milioni di euro. Tuttavia il 15% di queste organizzazioni ha entrate maggiori di 500 milioni di euro ed in quest area è presente il più alto numero di organizzazioni con più di 250 impiegati. Questo settore ha la più alta incidenza di organizzazioni caratterizzate sostanzialmente da entrate di origine pubblica (39%). Infatti in quest area sono distinguibili soprattutto due tipologie di organizzazione: da un lato gli 9

12 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA ospedali e le strutture sanitarie private, non-profit, e tutte le grandi organizzazioni private operanti nel settore sanitario e dall altro lato una miriade di piccole organizzazioni che offrono servizi di assistenza sanitaria e sono basate primariamente sul lavoro volontario. Assistenza L area dell assistenza è composta da una forte presenza di organizzazioni caratterizzate dallo status legale di cooperative sociali. Il 50% di tutte le cooperative sociali non-profit opera in questo settore ed il 15% delle organizzazioni che operano nell assistenza sono cooperative. Il rapporto impiegati-volontari è abbastanza basso (1 a 2,9) e le entrate medie sono 742 milioni di euro. Il 26% di queste organizzazioni ottiene entrate soprattutto dal settore pubblico; il 71% non ha impiegati e circa lo stesso numero ha entrate basse o inesistenti. Al contrario ci sono organizzazioni (il 20% del totale) con entrate maggiori di 500 milioni di euro e con più di 10 impiegati. E possibile desumere che la maggioranza delle organizzazioni mediograndi operanti in quest area siano cooperative sociali, con una forte prevalenza di entrate pubbliche ed una bassa presenza di volontari. IMPRESE SOCIALI IN ITALIA Al fine di fornire un panorama dettagliato del settore sociale in Italia, riportiamo i dati più significativi risultanti da una recente ricerca ISTAT: In Italia ci sono organizzazioni non-profit. Queste organizzazioni sono localizzate su tutto il territorio nazionale, ma presentano una grande concentrazione nel centro-nord del Paese. Oltre il 60% delle organizzazioni non ha uno status legale riconosciuto; sono spesso organizzazioni non ufficiali. Queste associazioni non hanno, in generale, entrate sostanziali ed impiegati, ma sono associazioni di cittadini riunitisi per uno specifico scopo. L analisi delle attività delle associazioni mostra che il 60% delle organizzazioni opera nel settore cultura, sport e ricreazione. Questo settore è caratterizzato da organizzazioni con uno status giuridico non riconosciuto, da un basso livello di entrate medie (89 milioni di euro), dalla prevalenza di organizzazioni senza impiegati (oltre il 90% del totale) e da una sostanziale presenza di volontari ( ). Le altre organizzazioni sono attive soprattutto nei seguenti settori: assistenza (8,7%), relazioni e rappresentanze sindacali (7,1%), educazione e ricerca (5,2%), sanità (4,4%). I lavoratori remunerati (impiegati e collaboratori) sono circa , quasi la totalità è concentrata nei settori di attività quali: assistenza, sanità, educazione e ricerca. Gli impiegati del settore non-profit sono il 3% del totale della popolazione attiva italiana. Meno del 20% delle organizzazioni ha impiegati 10

13 Il settore sociale in Italia mentre quasi tutte hanno volontari. Sono stati censiti volontari per tutto il settore sociale; metà di loro operano nel settore cultura, sport e ricreazione. Altri settori caratterizzati da una grande presenza di volontari sono: assistenza ( persone), sanità ( ), tutela dei diritti ed attività politiche ( ). L ammontare totale delle entrate del settore sociale è di milioni di euro, con un contributo del 2,7% al PIL nazionale. Il 50% di queste entrate sono concentrate nell assistenza, sanità, cultura, sport e ricreazione. Le entrate medie sono basse (329 milioni di euro per organizzazione) e raggiungono il proprio picco nel settore sanitario (1.421 milioni di euro) e il loro minimo nel settore cultura, sport e ricreazione (90 milioni di euro). Meno del 15% delle organizzazioni è basata esclusivamente sul finanziamento pubblico, circa l 80% non ha impiegati ed entrate largamente inferiori ai 100 milioni di euro. Il quadro generale è costituito da un grandissimo numero di piccole organizzazioni, meno del 10% delle imprese operanti nel sociale ha entrate superiori ai 500 milioni di euro e l 1% ha più di 50 impiegati. Una peculiarità evidente è che quasi la metà degli impiegati dell intero settore lavora in 373 organizzazioni (e cioè lo 0,15% del numero totale delle organizzazioni). In Italia le tipologie di organizzazione aventi tutte le caratteristiche dell impresa sociale, e che sono operanti su base stabile, sono le cooperative sociali. E, ad ogni modo, da rilevare che alle associazioni volontarie è impedito dalla legge la fornitura di servizi su base stabile. Sia le associazioni che le organizzazioni volontarie, che sono per la maggior parte entità non registrate, prevedono la responsabilità limitata dei propri membri. Le associazioni e le cooperative ordinarie per legge non devono necessariamente perseguire uno scopo cosiddetto sociale ma piuttosto uno scopo mutualistico. Infine una casistica particolare è costituita dalle IPAB (Istituzioni pubbliche di cura sociale e carità) che sono ancora largamente legate al settore pubblico, dato che il loro comitato direttivo e la maggior parte delle loro decisioni devono essere direttamente approvati dalle autorità pubbliche. A parte lo scenario generale del settore sociale in Italia, per ovvie ragioni contenutistiche la nostra analisi sarà focalizzata soprattutto sul settore sanità e assistenza.le grandi organizzazioni per l assistenza sanitaria e sociale in Italia hanno una lunga storia. È da sottolineare invece che l area che presenta il maggior tasso di crescita è la cooperazione sociale, lo status attraverso il quale il nonprofit professionale si è primariamente sviluppato negli ultimi vent anni. 11

14 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA Cooperative Sociali Il 31 dicembre 2005 le cooperative sociali erano Rispetto alla precedente indagine del 2003, le cooperative sociali sono aumentate del 19,5% mentre rispetto alla prima indagine del 2001 l aumento è stato del 33,5%. Più del 70% delle cooperative sociali iniziò dopo il Da diverse fonti statistiche è possibile stimare il numero totale dei membri delle cooperative in , di cui sono volontari e sono lavoratori stipendiati. La dimensione media delle cooperative sociali è di membri e di 25 lavoratori. Circa il 90% delle cooperative sociali ha meno di 100 membri ed il 70% meno di 50. Ci sono solo alcune grandi cooperative sociali con centinaia di lavoratori-membri. Fin dai primi anni del loro sviluppo, la principale anche se non sola strategia delle cooperative fu quella di non aumentare la dimensione delle singole cooperative per soddisfare la crescente domanda di servizi ma piuttosto di creare sempre nuove iniziative; ciò perseguendo una strategia volta, da un lato, alla specializzazione e, dall altro, al mantenimento dei vantaggi delle maggiori dimensioni attraverso il raggruppamento in consorzi. Questo approccio ha consentito di sviluppare negli ultimi anni un sistema caratterizzato su tre livelli: 1) il primo livello è costituito dalle singole cooperative; 2) il secondo livello è rappresentato dai consorzi. Questi ultimi agiscono come supporto strategico delle cooperative che si raggruppano al fine di sviluppare attività relative a: marketing, amministrazione, formazione, risorse umane, organizzazione e counselling manageriale sia per i partner che per le nuove start-up. 3) il terzo livello raccoglie diversi consorzi, ed è finalizzato a funzioni strategiche di lungo periodo, come attività di ricerca e formazione per i manager e formatori di consorzi locali, counselling ed attività di sviluppo. Inoltre, quando possibile e necessario, quest entità assume il ruolo di contraente generale rispetto ad azioni a livello nazionale. Le cooperative sociali si sono inizialmente sviluppate soprattutto nelle regioni del nord Italia dove il capitale sociale era alto e la cultura imprenditoriale diffusa. Nel sud dell Italia molte cooperative furono create come contrasto alla disoccupazione ed alcune di loro inclusero la figura dei volontari. Più tardi il fenomeno si è allargato nel sud sebbene vi abbia tuttora un estensione limitata. Il minore sviluppo delle cooperative sociali nel sud è dovuto sia alla inferiore domanda di servizi sociali (che sono ancora largamente forniti dalle famiglie) sia ad una più bassa attenzione ai problemi sociali da parte delle autorità pubbliche. Tuttavia, negli ultimi anni, le organizzazioni nazionali nel settore cooperativo hanno fatto notevoli 12

15 Il settore sociale in Italia sforzi per creare nuove cooperative sociali nel sud. Alcuni dati cruciali emergenti da diverse ricerche relativamente alle cooperative sociali a livello nazionale sottolineano che: Il 59% delle cooperative sono quelle di tipo A che offrono servizi socio-sanitari ed educativi ed il 32,8% sono quelle di tipo B impegnate nell inclusione sociale delle persone svantaggiate. Le cooperative miste che lavorano in entrambi i settori, A e B, ed i consorzi sono molto meno numerosi: 315 cooperative miste (4,3%) e 284 consorzi (3,9%) lavoratori sono impiegati salariati nelle cooperative sociali ( impiegati, con contratti di collaborazione e circa lavoratori temporanei) e sono persone non remunerate ( volontari, obiettori di coscienza e 700 religiosi). Il 71,2% delle persone che lavorano nelle cooperative sociali sono donne. Le cooperative sociali hanno un fatturato di circa 6,4 milioni di euro. Le cooperative sociali di tipo A hanno un fatturato medio di euro, mentre le cooperative di tipo B di euro. Le aree principali di attività delle cooperative sociali sono quelle concernenti l assistenza agli anziani, ai minori ed ai portatori di handicap. Il 50% delle cooperative offre più di un servizio. L analisi dei bilanci mostra che queste strutture sono finanziariamente solide, con pochi debiti. Dall altro punto di vista essi hanno modesti aumenti di fatturato. Le cooperative sociali hanno difficoltà nel trovare capitali e linee di credito per finanziare il proprio sviluppo. Esse sono finalizzate più che altro ad acquisire opportunità dal loro quasi unico cliente, la pubblica amministrazione. Diverse fonti suggeriscono la tendenza generalizzata verso una riduzione del numero di volontari; ciò risulta evidente in modo particolare dal fatto che l aumento del numero totale di risorse sia dovuto quasi unicamente all entrata di membri-lavoratori. La diminuzione dei volontari non è stata controbilanciata da un aumento del numero degli utenti-membri che sono presenti in solo poche cooperative. La differenziazione più importante nel settore delle cooperative è fra cooperative di tipo A e B. Cooperative di tipo A Le cooperative di tipo A sono quelle coinvolte nell area assistenza, sanità ed educazione. Esse includono sia le grandi che le medio-grandi cooperative. Questo tipo di cooperativa offre i propri servizi attraverso la gestione di residenze, asili, centri diurni, comunità, presidi sanitari o dando assistenza a domicilio ad un ampio spettro di utenti in particolari condizioni di bisogno. 13

16 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA Il servizio più frequente offerto da questo tipo di cooperative è l assistenza a domicilio; la categoria di utenti più comune sono i minori. Il 59% delle cooperative di tipo A lavora nell assistenza, il 21% si occupa di educazione e ricerca, il 10,7% di cultura, sport e ricreazione ed il 9% nel settore sanitario. Nel 2005 esse offrivano servizi a 3,3 milioni di utenti, suddivisi nel seguente modo: 28,8% minori, 26,8% utenti con particolari disabilità, 11,4% anziani non autosufficienti, 10,4% anziani autosufficienti. La dipendenza delle cooperative sociali di tipo A dal settore pubblico è incrementata ulteriormente (raggiungendo l 80%) anche dai contratti ottenuti sia attraverso convenzioni che bandi. Il cliente principale delle cooperative di tipo A è, infatti, la pubblica amministrazione, mentre gli individui privati, le altre organizzazioni non-profit e le aziende di business sono solo clienti secondari. Cooperative di tipo B L obiettivo delle cooperative sociali di tipo B è di migliorare l inclusione delle persone svantaggiate nel mondo del lavoro. Queste cooperative per legge devono avere almeno il 30% di lavoratori svantaggiati e cioè persone con handicap fisici o psichici o provenienti da esperienze particolari, come la tossicodipendenza, che li escludano dalla vita lavorativa. Rispetto a queste tipologie di utenti possiamo rilevare che nel 2005 il 46,3% erano portatori di handicap, il 16% erano tossicodipendenti ed il 15% erano pazienti con problemi psichiatrici. Nel 2005 le persone svantaggiate che lavoravano in queste cooperative erano ; la percentuale totale delle persone svantaggiate in rapporto al totale degli impiegati era del 55,5%. È interessante notare che queste cooperative hanno una forte predisposizione a ricercare il finanziamento attraverso contratti pubblici; per esempio attraverso l assegnazione di attività inerenti la cura del verde pubblico. Dall altro punto di vista esse stanno tentando di lavorare sul mercato più vasto ed attualmente almeno la metà delle entrate deriva dal settore privato. Punti di forza Le cooperative sociali sono prima di tutto imprese. Ciò significa che sono entità giuridiche i cui membri hanno una responsabilità limitata e possono approcciarsi al mercato finanziario come qualsiasi altra impresa. Secondo: sono radicate nel territorio locale dove operano e per questo sono molto vicine ai bisogni della popolazione locale. Traendo vantaggio da questo esse hanno una considerevole abilità nel creare capitale sociale. Inoltre le cooperative sociali ottengono i benefici propri delle imprese di maggiori dimensioni raggruppandosi in consorzi. 14

17 Il settore sociale in Italia Terzo: esse sono state capaci di aggregare risorse umane altamente qualificate, grazie al coinvolgimento dei volontari ed alle capacità dei lavoratori sociali caratterizzati da un comportamento altruistico. Quarto: esse hanno sviluppato una capacità gestionale innovativa relativamente ai servizi forniti che deriva da un buon livello d indipendenza dalla pubblica autorità rispetto alle decisioni concernenti le strategie aziendali. Rispetto a questo punto, è importante rilevare che una proporzione significativa di nuovi servizi sociali in Italia è stata introdotta in modo pionieristico dalle cooperative sociali. Punti di debolezza Gli aspetti negativi delle cooperative sociali possono essere riassunti nei seguenti: 1. si sono sviluppate troppo velocemente: una maggiore domanda da parte del settore pubblico richiede forme organizzative che non tutte le cooperative sociali possiedono e criteri che non tutte possono soddisfare; 2. sono sempre molto dipendenti dall amministrazione pubblica, ciò significa che esse soddisfano più i bisogni della pubblica amministrazione che non quelli degli individui; 3. molte di loro non hanno volontari; come conseguenza di ciò queste cooperative sono deboli in quanto possono contare su poche risorse umane, capacità imprenditoriali e relazioni con la comunità locale. È da sottolineare che la tendenza delle cooperative di avere solo socilavoratori non è deleteria in sé; in questo modo, infatti, le cooperative sociali possono selezionare lavoratori motivati che garantiscano attenzione ai bisogni degli utenti, alla qualità ed all efficienza. Ciononostante l assenza di volontari rende il modello delle cooperative più fragile, aumenta la dipendenza delle cooperative dai fondi esterni, specialmente quelli pubblici ed elimina il ruolo importante del monitoraggio della qualità del servizio offerto. Tutti questi fattori testimoniano una debolezza del modello e la tendenza verso forme imprenditoriali più consolidate. Conseguentemente, si stanno sviluppando molti diversi modelli di cooperative sociali che presuppongono diversi livelli nel processo decisionale. Fondazioni Le fondazioni hanno un ruolo importante nel settore sociale italiano specialmente per quanto riguarda alcune specifiche aree d attività quali: Attività culturali e artistiche Educazione Assistenza Filantropia e volontariato Attività di ricerca Sanità Sviluppo delle comunità locali Ambiente Sport e ricreazione Attività internazionali Promozione e protezione dei diritti civili 15

18 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA Nel 2005 le fondazioni attive in Italia erano 4.720, il 44,2% delle quali localizzate nel nord-ovest dell Italia (2.087), il 20,7% nel nordest, il 20,2% nel centro ed il 14,9% nel sud. Rispetto all indagine del 1999, il numero delle fondazioni è aumentato del 57%. Analizzando le fondazioni per tipologia, si evince che c è un alta incidenza di fondazioni operative nel nord ovest (55,5%), di fondazioni miste (sia operative che finanziarie) nel centro (38,2%), e di fondazioni che forniscono solo risorse finanziarie nel sud (26,6%). Un ruolo importante nella costituzione di fondazioni in Italia è ricoperto dal settore bancario. Nel 1990 entrò in vigore una nuova legge; che consentiva alle banche, incluse le casse di risparmio, di trasferire le loro operazioni bancarie ad una serie di entità esterne. Le tradizionali attività benefiche svolte dalle banche sono rimaste all interno delle istituzioni originarie che, però, sono state trasformate in fondazioni. Famiglia Filantropia e Assistenza Sviluppo Fondazione religione e Educazione volontariato sociale comunità diritti civili locali Fondazione Cariplo Fondazione Monte Paschi Siena Compagnia di San Paolo Cassa di risparmio Vr,Vi,Bl,An Cassa di Risparmio di Torino Cassa Risparmio di Pd e Ro Cassa di Risparmio di Bologna Cassa di Risparmio di Firenze Cassa di Risparmio di Modena Cassa di Risparmio di Ge e Im

19 Il settore sociale in Italia Le fondazioni bancarie hanno il mandato legale di perseguire iniziative sociali e promuovere lo sviluppo economico. A questo fine esse devono agire nelle seguenti quattro marco-aree: arte e cultura, educazione, ricerca scientifica e tutela della salute. Il processo di ristrutturazione del sistema bancario italiano è iniziato nel 1990 ed è stato completato grazie alle leggi approvate nel dicembre 1998 e nel maggio Recentemente, nel settembre 2003, è stato reso operativo attraverso una decisione della Corte Costituzionale Italiana. Queste condizioni, che hanno stabilito un quadro giuridico per le fondazioni, hanno confermato principalmente che esse sono entità giuridiche private non-profit, accordando loro piena autonomia istituzionale ed operativa. Il seguente schema offre un esempio dell ammontare e della tipologia di finanziamenti concessi dalle fondazioni bancarie al settore sociale: Attività Totale Ambiente Sanità Ricerca culturali Altro (in miglia e artistiche di euro)

20 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA Associazioni Nel 2003 le associazioni erano con un incremento del 152% rispetto al 1995, quando erano solo Nel 2003 il 28,5% delle organizzazioni volontarie erano localizzate nel nord-ovest dell Italia, il 31,5% nel nord-est, il 19,3% nel centro ed il 20,7% nel sud. Sintomatico il fatto che all epoca le organizzazioni volontarie impiegassero impiegati e volontari. Analizzando la tipologia di attività si può notare che il 28% delle associazioni è coinvolto nel settore sanitario mentre il 27,8% nell assistenza. Tuttavia, rispetto al 1995 il numero delle associazioni che operano nell assistenza è sensibilmente decresciuto mentre il numero di organizzazioni correlato alla cultura, ricreazione e cura dell ambiente è decisamente aumentato. I servizi comunemente offerti dalle associazioni sono relativi a: ascolto, supporto, assistenza morale e donazioni di sangue (il 19,9% delle organizzazioni fornisce assistenza morale ed il 17,4% si occupa delle donazioni di sangue). Servizi addizionali forniti sono: ricreazione e intrattenimento (14,5%), affiancamento e inclusione sociale (13%), educazione e formazione (12,9%), organizzazione di eventi di intrattenimento (12,6%), campagne d informazione (11,8%), esercizi di protezione civile (11,3%) e trasporto di malati (10,7%). L ammontare totale delle entrate delle associazioni era di 675 milioni di euro nel 1997 e di milioni di euro nel LEGGI DEL SETTORE SOCIALE In Italia le leggi più importanti che regolano il settore sociale sono: Legge 381/91 Legge 266/91 Decreto legislativo 460/97 Legge 328/2000 Legge 383/2000 Legge 118/2005 Legge 68 del 1999 Legge 180 1) La legge 381 di 1991 definisce le cooperative sociali. Nel 2005 esse includevano circa organizzazioni che fornivano servizi sociali (circa il 60%) od erano coinvolte nelle attività di integrazione lavorativa di soggetti svantaggiati (circa 33%). In accordo con questa legge le cooperative sociali operano nell interesse generale della comunità e per l integrazione sociale dei cittadini. Esse possono avere volontari ma solo fino ad un massimo del 50% del numero delle risorse. I soci possono essere volontari, lavoratori, consumatori e persone giuridiche (incluse le municipalità). 2) La legge 266 del 1991 definisce e regola le organizzazioni volontarie. Nel 2005 c erano circa organizzazioni di questo tipo in Italia. Conformemente a questa legge, le associazioni volontarie, sebbene siano coinvolte nella lotta all esclusione sociale, non possono fornire servizi sociali su base regolare, ma possono comprendere volontari fra il proprio staff. 3) Il decreto legislativo 460/97 riorganizza la regolamentazione della tassazione apportando qualche 18

21 Il settore sociale in Italia modifica negli introiti da tasse e da valore aggiunto per le istituzioni non commerciali ed ONLUS. 4) La legge 328/2000 è la prima legge dopo quella del 1890 che promuova una generale regolamentazione dei servizi sociali forniti dallo Stato. E una legge che delinea l attuazione di un sistema integrato di servizi ed interventi sociali. Lo scopo è la promozione del sociale, la beneficenza ed interventi socio-sanitari che garantiscano un concreto aiuto alle persone ed alle famiglie in difficoltà. 5) La legge 383/2000 stabilisce l autorizzazione alla riunione di cittadini in associazioni di promozione sociale, anche attraverso la creazione di un ufficio del registro per questo tipo di associazioni e l allocazione di fondi pubblici a tal fine. Grazie a questa legge lo status sociale e culturale del mondo associativo italiano è stato alfine riconosciuto. 6) La legge 118/2005 è la legge delega per le imprese sociali. Essa delega al Governo l adozione di uno o più decreti legislativi al fine di regolamentare le imprese sociali attraverso un metodo sistematico. Le imprese sociali sono state definite come aziende private, organizzazioni non-profit perseguenti attività economiche caratterizzate dalla produzione e scambio di beni e servizi di pubblica utilità ed aventi come scopo la realizzazione di interessi comuni. 7) La legge 68/1999 è orientata alla promozione dell integrazione nel mercato del lavoro dei soggetti svantaggiati attraverso specifici servizi di supporto ed inserimento. I destinatari sono soprattutto portatori di handicap fisico o psichico, ex-combattenti disabili, disabili da incidenti sul lavoro. 8) La legge 180/1978, anche detta legge Basaglia, è conosciuta come la legge che ha consentito la chiusura degli ospedali psichiatrici in Italia. Attualmente, questa legge definisce/caratterizza le verifiche della sanità mentale nonché i trattamenti, obbligatori o meno, per persone aventi problemi psichici. Essa inoltre fornisce indicazioni rispetto alla gestione degli ospedali e dei pazienti ospedalizzati. RISORSE FINANZIARIE DEL SETTORE SOCIALE Le statistiche ISTAT mostrano che solo il 12,9% delle organizzazioni operanti nel sociale è principalmente basato sul finanziamento pubblico. Un analisi maggiormente approfondita mostra una situazione complessa: l 84% delle organizzazioni non-profit non hanno impiegati ed il 75% non hanno entrate o entrate di molto superiori ai 100 milioni di euro. Queste organizzazioni vivono soprattutto delle contribuzioni associative dei propri membri. Dall altro punto di vista, il 9% delle organizzazioni produce il 75% delle entratedel settore. In questo 9% ci sono tutte le cooperative 19

22 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA sociali e le grandi organizzazioni del settore sanitario. Questo tipo di organizzazione è stato approfonditamente analizzato e lo scenario risultante dimostra che esso è primariamente dipendente dal finanziamento pubblico il quale eccede il 70% dei loro ricavi. Possiamo, per questo motivo, affermare che il finanziamento pubblico è assolutamente prevalente confronto ad altre tipologie di finanziamento. Prova ne è che diverse ricerche dimostrano che, parallelamente all aumento dei ricavi, c è un incremento all utilizzo del finanziamento pubblico. Quindi ci sono moltissime piccole organizzazioni con pochi finanziamenti pubblici e poche grandi organizzazioni con altissimi ricavi provenienti dal settore pubblico. La spesa italiana per il settore socio-sanitario nel 2006 era pari a 252,993,000,000 euro. I fondi strutturali dell Unione Europea nel periodo destinati all Italia erano divisi come di seguito: e 46,044,605, Obiettivo 1: miglioramento della crescita economica attraverso l aumento della competitività nel lungo periodo, il pieno e libero accesso al mondo del lavoro, la protezione dell ambiente e le pari opportunità. e 7,182,579, Obiettivo 2: cambio e riconversione del settore industriale e dei servizi per sopperire al declino delle attività economiche tradizionali nelle aree rurali, alla crisi e degrado delle aree urbane. e 9,097,423, Obiettivo 3: sviluppo delle risorse umane nelle aree che sono al di fuori dell Obiettivo 1. LA RELAZIONE FRA IL SETTORE PUBBLICO E PRIVATO RELATIVAMENTE ALLA FORNITURA DI SERVIZI La relazione fra i settori pubblico e privato si basa sui seguenti punti: Scambio di esperienze: la relazione fra il settore pubblico e quello privato relativamente alle attività sociali continua a svilupparsi in Italia anche perché la legislazione si evolve ed innova costantemente. È frequente, per esempio, che fra i consulenti per gli interventi nelle politiche sociali ci siano esperti che arrivano dal terzo settore. Consultazioni. Pianificazione / decisione: la situazione italiana è molto diversificata conformemente alle diverse esperienze di interazione fra ciascuna regione (ente deputato alla definizione delle regole generali) e le amministrazioni locali che rappresentano invece il lato operativo delle politiche sociali. Tipologia di finanziamento: in Italia molte politiche sociali sono oggigiorno finanziate da fondi pubblici, sebbene si senta la necessità di rendere le organizzazioni operanti nel terzo settore sempre più indipendenti da questo tipo di finanziamento. 20

23 Il settore sociale in Italia La gestione operativa dipende dalle amministrazioni locali. I modelli sono differenti; in alcuni casi i servizi pubblici tradizionali sono stati completamente esternalizzati verso il settore privato, in altri casi c è una gestione mista dei servizi a cavallo fra il settore pubblico e quello privato. I LAVORATORI DEL SETTORE SOCIALE I lavoratori nel settore sociale sono impiegati e collaboratori. Questo settore copre il 3% del totale dei lavoratori italiani. Questi lavoratori sono raggruppati in poche organizzazioni, il 43% di loro lavora in 373 organizzazioni (lo 0,5% del totale delle organizzazioni). Inoltre organizzazioni (l 1,1% del totale) impiega il 65% dei lavoratori. Per cui ne deriva che la maggior parte dei lavoratori lavora nell area non-profit professionale. Anche se è difficile trovare ricerche approfondite sulla situazione dei lavoratori del settore sociale, è possibile focalizzare i seguenti punti: - i lavoratori del non-profit hanno solitamente gli stessi salari o solo leggermente inferiori rispetto ai lavoratori impiegati in lavori simili nel settore pubblico. - i lavoratori presentano un alto livello di motivazione personale nello svolgimento delle proprie attività, per questo sono pronti ad accettare anche condizioni di maggiore flessibilità di lavoro in termini di tempo. - il settore è molto giovane come pure la maggior parte degli impiegati. - il settore è in rapida crescita e le persone più brillanti hanno la possibilità di crescere in ruoli di responsabilità. La composizione, in termini di sesso, delle persone che operano nelle cooperative sociali, la parte più produttiva delle organizzazioni del terzo settore, così come si evince dai dati ISTAT del 2006 sono donne e uomini. Salari medi del settore sociale Tipologia di organizzazioni CONCLUSIONI La descrizione del terzo settore in Italia è complessa. Costituisce un caso molto complicato di innovazione organizzativa ed istituzionale nel contesto della tradizione sociale europea. Le istituzioni intermedie esistenti fra stato e mercato in molti Paesi europei, e certamente in Italia, sono state modificate dai cittadini stessi primariamente per gestire le richieste a cui sia il mercato che il sistema sanitario non riuscivano a Media Istituzioni pubbliche 901,41 FPO 798,84 ONG 795,47 Cooperative sociali 768,23 Altre ONG non religiose 856,75 Altre ONG religiose 758,69 21

24 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA rispondere. Le nuove organizzazioni sono cresciute in modo più autonomo dall autorità pubblica rispetto al passato, sono meno orientate alla protezione dei diritti e più orientate alla produzione di servizi. Tuttavia esse hanno preservato la loro natura associativa, la caratteristica azionariale delle organizzazioni operanti nel terzo settore in Europa, e la struttura democratica delle loro funzioni di governo; questi fattori danno a queste nuove istituzioni specifici vantaggi comparativi e più ampie possibilità di azione. Le imprese, che sono state create e sono partite da servizi sociali forniti alle minoranze, hanno esteso il loro range di azione includendo un ampio spettro di servizi alla persona ed alla comunità. Un supporto per queste nuove iniziative non consiste tanto in benefici fiscali quanto piuttosto in un riconoscimento ed una definizione coerente di forme giuridiche, specialmente quelle adattate alla gestione di attività sociali basate su principi di business. Ci sono concrete opportunità di creare impiego primario nel settore dei servizi di cura della comunità e della persona, a dispetto della disponibilità limitata delle risorse pubbliche, in quanto le organizzazioni operanti nel settore sociale sono in grado di attrarre risorse private, nella forma di donazioni, denaro o lavoro oltre che di pagamenti da parte degli utenti. Ciò consegue al fatto che i benefici fiscali dovrebbero essere garantiti non tanto alle organizzazioni quanto ai donatori ed agli utenti (attraverso l acquisto di particolari servizi sociali deducibili). Ciò consentirebbe di prevenire la concorrenza sleale e nel contempo stimolare la concorrenza fra diversi tipi di organizzazione operanti nella fornitura di servizi di cura alla persona ed alla comunità. Le organizzazioni del terzo settore promuovono la crescita dei mercati in settori dove oggi loro non sono presenti. Esse lo fanno educando il pubblico nel consumo di servizi, sviluppando nuovi prodotti, nuovi processi produttivi e nuove relazioni con i consumatori. Le organizzazioni del settore sociale, specialmente quelle produttive, sono vulnerabili alla manipolazione. Uno dei vantaggi principali delle organizzazioni del terzo settore consiste nella loro abilità di attrarre persone (non solo volontari ma anche lavoratori) che sono eticamente motivati. Dato che le organizzazioni operanti nel terzo settore sono generalmente medio-piccole ed operano su scala locale, c è il rischio che le innovazioni che esse producono necessitino di lunghi periodi per circolare ed essere imitate. Perciò è necessario incoraggiare lo scambio di esperienze sia a livello nazionale che europeo. 22

25 I servizi sociali nella Repubblica Ceca INTRODUZIONE: La fase di transizione che vide protagonisti i servizi sociali nella Repubblica Ceca dopo la Rivoluzione di velluto del 1989, fu caratterizzata da un lungo periodo di ricerca di un modello appropriato. Grazie al progetto ceco-britannico promosso dal governo inglese che aveva supportato la trasformazione dei servizi sociali cechi ( ) venne realizzato come output di progetto il Libro Bianco sui servizi sociali con la menzione dei relativi standard di qualità. Uno degli effetti di questo progetto fu la creazione di un gruppo di lavoro composto da persone con differenti background che furono coinvolte al fine di implementare e promuovere questo cambiamento. Dopo il 1989 l incremento del numero di organizzazioni benefiche e di movimenti sociali contribuì a incentivare questo processo di cambiamento introducendo nuovi metodi e nuovi approcci al lavoro sociale, tenendo anche in considerazione le differenti tipologie di destinatari. Un esempio di questo tipo di approccio nuovo fu la creazione da parte dei genitori di centri di cura per bambini con più handicap, fenomeno che in precedenza non esisteva assolutamente. D altro canto, nello stesso periodo emersero nuove problematiche - 23

26 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA come l aumento del numero dei senza tetto che richiesero una soluzione rapida. Il dinamismo di questo processo fu influenzato da due fattori principali: - la tradizione ceca secondo la quale i servizi sociali sono le cure fornite presso istituti ospitanti persone con qualsiasi tipologia di handicap e comunque non auto-sufficienti (compresi gli anziani con più di 60 anni) - i principi della carta sociale europea fondati su: prevenzione della povertà e dell esclusione sociale, facilitazione dell inserimento nel mondo del lavoro, rispetto delle pari opportunità tra donne e uomini e formazione permanente. Il superamento dell antagonismo tra l approccio del passato e quello del futuro è un processo piuttosto complicato ma il cambiamento di mentalità e visione ormai necessario procede molto lentamente. L obiettivo strategico principale dell attuale politica sociale è di assicurare alle persone a rischio di esclusione sociale l inserimento nella società e l indipendenza. Sin dall inizio degli anni 90 le organizzazioni benefiche e i movimenti sociali furono supportati dalla creazione di progetti finanziati dal MOLSA (Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali). Essi cercarono di stabilire nuovi metodi di lavoro e di attività oltre che di sostenere la prevenzione sociale per bambini ed anziani quali soggetti a rischio di esclusione. Sull altro fronte il MOLSA fornì denaro alle istituzioni pubbliche che operavano nel tradizionale settore sociale per far fronte a spese correnti e investimenti. Tale disparità proseguì anche all entrata in vigore della nuova legge sui servizi sociali il 1 gennaio Negli anni 90 l atmosfera postcomunista nel settore del non-profit era caratterizzata dalla lotta per la sopravvivenza delle Organizzazioni Non Governative (ONG) all interno del mercato. Dopo aver stabilito le loro funzioni di base, le ONG non videro un ulteriore sviluppo poiché non furono in grado di chiedere fondi più significativi. Al loro interno il lavoro veniva svolto prevalentemente da volontari. Le ONG che si attivarono per richiedere più fondi per le loro attività dovevano possedere un knowhow proveniente da modelli di pratica sociale già esistenti prima del 1989, poiché questi erano gli unici modelli in cui il governo riponeva la sua fiducia e che gli utenti potevano accettare. Le donazioni non erano destinate a nessun tipo di esperimento o sviluppo differente rispetto alle politiche tradizionali. L ingresso della Repubblica Ceca nell Unione Europea offrì la possibilità di accedere ai fondi sociali europei, cosicché le organizzazioni non-profit hanno lavorato con grande entusiasmo negli ultimi due anni. Prima dell ingresso nell UE, le ONG hanno ricevuto denaro dai 24

27 I servizi sociali nella Repubblica Ceca fondi di pre-adesione, PHARE, ecc Attualmente l organizzazione dei servizi sociali richiede innovazione poiché: - lo Stato ne è responsabile - il MOLSA ha un approccio obsoleto - è presente una mancanza di capacità di pianificazione strategica e decision-making - le ONG, a causa di un assenza di partecipazione, non hanno nessuna opportunità di sfruttare il loro impegno verso un cambiamento FATTI E CIFRE DELLA REPUBBLICA CECA (2005) numero di abitanti: prodotto interno lordo: e ,69 disoccupazione: 8,3 % retribuzione minima: e 269 retribuzione media: e 674 percentuale di diplomati: 10 % QUALITÀ DEI SERVIZI SOCIALI GARANZIA DEI DIRITTI UMANI DEGLI UTENTI Gli standard di qualità dei servizi sociali presentati dal MOLSA in quanto risultato del progetto cecobritannico a supporto della trasformazione dei servizi sociali in Repubblica Ceca (2002) divennero criteri di valutazione e di supervisione dei servizi sociali. Ciò risulta utile anche per la pianificazione di questi criteri a livello comunitario; questi criteri potrebbero rappresentare criteri per la valutazione finanziaria di progetti in ambito sociale oltre che un punto di osservazione rispetto ai diritti umani ed al rispetto degli utenti dei servizi sociali. STANDARD QUALITATIVI DEI SERVIZI SOCIALI Sono utili sia per la pianificazione di un maggiore sviluppo del settore sia per una più profonda comprensione dei servizi sociali e del loro contesto applicativo. Gli standard qualitativi sono divisi in tre sezioni: I. Procedurale Obiettivi e metodi di fornitura dei servizi Tutela dei diritti umani degli utenti Negoziazione con i clienti Contratti sulla fornitura di servizi Pianificazione e gestione dei servizi sociali Dati personali Reclami su qualità e metodologie di fornitura di servizi sociali Collegamenti con altre risorse II. Personale Supporto ai lavoratori sociali Miglioramento delle condizioni di lavoro e gestione attraverso la fornitura di servizi Sviluppo professionale dei lavoratori e dei gruppi di lavoro III. Operativo Disponibilità spaziali e temporali per la fornitura servizi Informazione sui servizi Background e condizioni di for- 25

28 ANALISI COMPARATIVA DEL SETTORE SOCIALE ITALIA -REPUBBLICA CECA -SLOVACCHIA nitura dei servizi Emergenze Salvaguardia della qualità dei servizi Economia INCLUSIONE SOCIALE E SOCIETÀ L inclusione sociale non si esplicita come gli economisti di alcuni Paesi ritengono nell assistenzialismo alle persone indigenti a discapito del resto della popolazione. La società potrebbe essere povera senza che i suoi membri ne siano esclusi. L esclusione di queste persone sovraccarica la società stessa dei costi del sistema sanitario e sociale. Invece il nuovo approccio attivo del settore sociale è orientato verso l uso delle potenziali abilità di tutte le persone. Anche chi non ha successo nella propria vita quotidiana potrebbe averlo; tutti possono contribuire allo sviluppo della società. Questo piano rappresenta, un serio contributo al rafforzamento della politica di coesione tra i cittadini dell Unione Europea. GLI UTENTI DEL SETTORE SOCIALE Fra gli utenti del settore sociale ci sono almeno persone portatori di handicap, fra le quali il tasso di disoccupazione corrisponde al 7%. In Repubblica Ceca non ci sono statistiche definite rispetto alle persone escluse ed il numero dei senzatetto può soltanto essere ipotizzato. Dalle stime risulta che ci siano circa senzatetto (questo numero aumenta ogni anno del 10%), di cui il 25% sono i pensionati disabili, un altro 25% ha avuto esperienza di case-famiglia, il 15% è stato sottoposto a cure psichiatriche ed il 35% sono ex-detenuti. La quota di donne tra i senzatetto è del 10-15%. Il numero di detenuti nel 2006 era di Nella Repubblica Ceca i problemi relativi all esclusione sociale si concentrano su (in ordine di importanza): - comunità Rom (300 registrate ufficialmente) - persone senzatetto - persone con malattie mentali croniche - bambini con un solo genitore - famiglie con più di un figlio Il primo gruppo sopracitato rappresenta la situazione più grave di esclusione a causa dell atteggiamento della classe dirigente (governo, parlamento, senato) nei loro confronti. L atteggiamento e le parole manifestamente discriminanti hanno un forte impatto su vari livelli della società; si possono vedere discussioni su internet ogni giorno. Per non perdere popolarità i politici preferiscono non parlare negativamente delle comunità Rom e le persone comuni seguono questo atteggiamento. Questo è l ostacolo più importante da superare affinché i politici promuovano il processo di diffusione dell inclusione sociale della popolazione Rom, sebbene i mezzi finanziari necessari per risolvere questo pro- 26

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