4. La monnezza è oro

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1 4. La monnezza è oro Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede (Italo Calvino, Le città invisibili ). 4.1 L avvento dell ecomafia Ecomafia è un neologismo coniato dalla Legambiente nel 1994 per indicare le formazioni di stampo mafioso operative nel crimine ambientale (Muti Giuseppe, 2005, Limes n 2, p 189). Fino a pochi anni fa non era stato fatto, fino in fondo, il collegamento tra crescita dei poteri illegali, aumento dei voti delle correnti politiche più vicine alle organizzazioni criminali e devastazione ambientale. È un dato di fatto che la criminalità organizzata controlla direttamente o tiene sotto tutela almeno il 50 % delle imprese edili del Sud (percentuale definita prudenziale dalla Confcommercio). È un dato di fatto che nel Meridione è stato costruito il 70 % delle case abusive. Ma questi elementi per anni non sono mai stati realmente presi in considerazione: la storia politica, la storia giudiziaria e la storia ambientale sono state catalogate in registri separati. La devastazione dell ambiente doveva essere stroncata sul nascere, era necessario, fin da subito, applicare un insieme di misure che 67

2 avrebbero comportato una drastica riduzione del fatturato illecito delle organizzazioni criminali. Ciò non è stato fatto. Le ecomafie hanno così potuto creare un enorme mercato nel sud Italia: lavori pubblici, abusivismo, traffico di rifiuti nord- sud, smaltimento dei rifiuti, controllo dell edilizia privata legale. Sono tutte attività che rendono cifre enormi alle organizzazioni criminali impegnate in questo settore. Già nel 1995 le ecomafie avevano un mercato pari a miliardi l anno (Cianciullo Antonio, 1995, p. 14). Le dimensioni del nuovo business erano tali da richiedere una cooperazione tra i clan. Agli inizi degli anni 90 ci fu un vero e proprio accordo tra le organizzazioni criminali, queste hanno potuto così imporre in tutte le regioni meridionali le stesse regole del gioco [ ] in questo modo le ecomafie hanno potuto estendere il loro controllo ad almeno il % di tutte le imprese edili italiane e accumulare un gigantesco patrimonio immobiliare ( Cianciullo Antonio, 1995, p. 16). I clan sono riusciti a mimetizzare le loro attività imprenditoriali: lo Stato non li ha colpiti nel momento dell accumulazione primaria data dalle cave, dalle costruzioni abusive, dal saccheggio delle risorse naturali ed ora non riesce a ricostruire gli innumerevoli passaggi attraverso cui i fondi acquisiti tramite i crimini ambientali sono stati trasformati in denaro corrente. Paolo Mancuso, coordinatore della procura distrettuale di Napoli, fino al marzo 2008, conferma: Esiste un circuito tra organizzazioni camorriste, potere politico, pubblica amministrazione, economia che ha 68

3 determinato una convergenza di interessi fra questi tre soggetti che operano nel settore degli appalti pubblici: il politico concede appalti all imprenditore in cambio di denaro; l imprenditore dà denaro al politico e lavoro e denaro al mafioso, il mafioso ottiene denaro dall imprenditore, gli assicura pace sociale e dominio sui meccanismi della manodopera e ritorna in voti al politico quello che il politico ha dato come inizio del circuito (La Repubblica, 1995). Mancuso precisa che la grande impresa, titolare della concessione, non opera materialmente sui cantieri, rinuncia ai propri mezzi, ai propri tecnici, alle proprie maestranze, al proprio staff contabile e manageriale e affida alla massima parte dei casi il lavoro chiavi in mano all impresa mafiosa, che a sua volta lo consegna a un pulviscolo di piccolissime imprese che essa stessa ha contribuito a creare attraverso prestiti usurari ( Cianciullo Antonio, 1995, p. 17). Nei paesi con la tradizione della common low l azienda è una figura giuridica che può direttamente essere perseguita per danno ambientale, in Italia, invece, la responsabilità ricade solo sul manager. Le imprese gestite direttamente dalla criminalità organizzata hanno, così, gioco facile: basta azzerare il consiglio di amministrazione e nominare altri prestanome. I nomi degli imprenditori che sono coinvolti nelle indagini, vengono eliminati, non solo dalle strutture dirigenziali delle società coinvolte, ma anche da un buon numero di aziende nemmeno lontanamente sfiorate dalle inchieste. Grazie alla rapidità con cui è applicata questa tecnica difensiva le indagini non riescono mai a dilagare e tutta la responsabilità ricade semplicemente 69

4 su figure di comodo, mentre le imprese camorriste continuano indisturbate la loro attività magari rafforzandola sempre di più Quando fra gli anni Ottanta e Novanta, l azione di contrasto dello Stato si fa più incisiva, le consorterie mafiose cambiano strategia, contenendo rischi e visibilità delle iniziative economiche ed imprenditoriali. Questo disegno implica la progressiva sostituzione degli affari più invisi all opinione pubblica e meglio perseguiti dalle autorità con attività nuove e altrettanto remunerative, ma meno appariscenti e rischiose, proprio come lo smaltimento dei rifiuti. Il meccanismo è logico e del tutto razionale: la criminalità organizzata approda al settore dei rifiuti quando questo manifesta un interessante crescita economica. Dal semplice smaltimento abusivo, la mafia imprenditrice passa al controllo delle società e al condizionamento degli appalti in modo da favorire le sue aziende. Se nel Mezzogiorno d Italia il principale allarme è quello relativo al controllo del ciclo dei rifiuti da parte della criminalità organizzata, nelle regioni del Nord l imprenditoria deviata ricerca la complicità ed il sostegno delle amministrazioni locali e della burocrazia corrotta, afferma la Commissione Parlamentare d Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti. I tentacoli della Rifiuti S.p.A. - termine coniato da Legambiente - hanno raggiunto ogni angolo del Belpaese : dopo che per anni sono state utilizzate prima la rotta tirrenica ( con lo smaltimento dei rifiuti prodotti al nord Italia in Campania, Calabria e in basso Lazio) e poi quella adriatica (con le rotte seguite dai trafficanti, quindi si è scoperto che i veleni sono 70

5 stati scaricati illegalmente in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Molise. Ma un ruolo importante nella geografia dei rifiuti è svolto dalla Toscana, dove si concentrano diverse filiere dei traffici, emerse in numerose inchieste: questa regione non solo produce ingenti quantitativi di rifiuti gestiti illegalmente, ma sembra caratterizzarsi anche come una base operativa importante per tutta una serie di soggetti impegnati in queste attività criminali (Legambiente, Rapporto Ecomafia 2000). Non esente da questi problemi è l Abruzzo; la Commissione d inchiesta, presieduta dall onorevole Massimo Scalia, nella relazione su questa regione, ha evidenziato come essa costituisce ormai un segmento importante nell ambito del flusso dei rifiuti, che seguendo la ricordata rotta adriatica, coinvolge appunto anche l Abruzzo. La regione pertanto diventa, al tempo stesso, sede di traffici illeciti, sotto il profilo dei flussi di rifiuti che la attraversano, e sede di smaltimenti illegali, anche di rifiuti pericolosi. Infatti, la realtà territoriale si configura, anche dal punto di vista morfologico, come un area di interesse per un imprenditoria disinvolta ed a volte persino collusa con la criminalità organizzata, per la produzione e l organizzazione dei traffici. La stessa Commissione poi, rivela l agilità impressionante con cui riesce a muoversi l organizzazione criminale: La varietà di siti destinati allo smaltimento illegale di tali rifiuti e la loro pronta individuazione da parte dell organizzazione, a fronte del sequestro di altri, è indice di un controllo del settore che va ben oltre il territorio in cui esse operano 71

6 direttamente e della penetrazione che tali organizzazioni stanno attuando nelle cosiddette aree non tradizionali. Nel novembre 1999 l Agenzia nazionale per la protezione dell ambiente (Anpa) e l Osservatorio nazionale sui rifiuti hanno reso pubblici i dati in materia relativi all anno 1997: a fronte di una produzione stimata in 60,9 milioni di tonnellate, si è a conoscenza della destinazione solo per circa 46 milioni di tonnellate. Il conto è presto fatto: circa 15 milioni di tonnellate l anno (pari circa al 25% dei rifiuti speciali prodotti in Italia) sparisce nel nulla. Il Rapporto Anpa-Osservatorio continua dicendo che, a conferma del fatto che, in molti casi, i singoli flussi di rifiuti, prima di essere avviati ad operazioni di recupero e/o smaltimento si disperdono attraverso una serie di passaggi intermedi, passando da un impianto di stoccaggio all altro. 4.2 Come nasce la rifiuti connection Francesco Bidognetti, detto Cicciotto e mezzanotte, soprannome che si è conquistato sul campo, durante la gavetta, mentre scortava le prostitute sul posto di lavoro, è, insieme a Francesco Schiavone, alias Sandokan, uno dei capi indiscussi del clan dei casalesi. È stato arrestato nel 1993 ed è tuttora recluso, ma ciò non gli impedisce di mantenere la leaderschip all interno del clan e di continuare a gestire l impero economico dello stesso. 72

7 Bidognetti ha avuto l intelligenza e il fiuto di individuare sul nascere un business a cui alla metà degli anni Ottanta pochi pensavano: i rifiuti. È proprio lui Cicciotto e mezza notte ad avere la scaltrezza di individuare nella monnezza un affare che avrebbe reso profitti enormi, ed è proprio lui ad occupare, per primo, insieme al suo clan il settore, diventandone uno dei principali monopolisti. Non è un caso che siano proprio i casalesi a mettere le mani per primi sull affare dei rifiuti: solo i casalesi, infatti, hanno un potere criminale talmente radicato sul territorio da poter esercitare il controllo anche sul più piccolo e insignificante pezzetto di terra. Controllano, soprattutto, territorio di campagna e non quello urbano. I casalesi non sono un singolo clan di camorra, ma un vero e proprio cartello di clan tutti residenti nella stessa area, Casal di Principe, nella provincia di Caserta, uniti da una ferrea alleanza. Secondo la magistratura i casalesi hanno attività economiche praticamente in tutto il mondo, ma non solo, hanno avuto per anni contatti diretti con la politica. Anzi, per essere precisi, è vero l inverso: era la politica ad avere un contatto diretto con i casalesi, in particolare [ ] era il Partito Liberale a cercare la camorra. Secondo il Sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Giuseppe Narducci, si può datare all inizio degli anni ottanta un rapporto costante nella ricerca da parte di esponenti politici del consenso elettorale attraverso organizzazioni camorristiche. È la politica a cercare la camorra e non viceversa (Lacuelli Alessandro, 2007 p. 12). 73

8 La camorra mette le mani sui rifiuti per risolvere un problema che cominciava a porsi in maniera seria: collocare al sicuro e far fruttare il capitale accumulato. I clan decidono di seguire i consigli che dà ogni buon consulente finanziario: dividere il rischio diversificando gli investimenti (Cianciullo Antonio, 1995, p. 32). Era necessario trovare un attività speculativa che reggesse il confronto con il tasso di rendimento assicurato dalle estorsioni, dal controllo delle bische, dal traffico di armi, dal traffico di droga. Bidognetti ha avuto la maestria di inserirsi rapidamente nel vuoto lasciato dalle istituzioni: la rapidità con cui cresceva il rischio sanitario, legato ai rifiuti, e la lentezza con cui la pubblica amministrazione creava la risposta, hanno realizzato un buco nero in cui la criminalità organizzata a fatto presto ad inserirsi e a prosperare. All assenza delle istituzioni si andava anche sommando un ritardo culturale: mentre nel resto d Europa maturava la consapevolezza che economia ed ecologia avrebbero dovuto incontrarsi, in Italia la questione ecologica era relegata a pochi ambientalisti. In Europa si preparava la grande offensiva per conquistare i nuovi mercati legati alla necessità di diminuire l impatto ambientale, l Italia riciclava vecchi schemi (Cianciullo Antonio, 1995, p. 33). Era necessario aumentare la produttività e i consumi, ma sembrava che nessuno si rendesse conto che le industrie producessero rifiuti e che di questi qualcosa bisognava farne. Il motore della macchina pubblica continuava a girare a vuoto, nessuna proposta tecnologica veniva fatta, nessun disegno gestionale era presentato e così i 74

9 rifiuti si sono accumulati: un invito allettante per la camorra che di nulla si dimentica e che di certo non soffre di lentezze burocratiche. La criminalità organizzata che sceglie di puntare sul traffico dei rifiuti, alla fine degli anni Ottanta, si trova davanti totale campo libero e nessun concorrente. La data d ingresso dei clan nel business dei rifiuti è il L emergenza rifiuti che tuttora assedia la Campania nasce a Villaricca, piccolo comune alle porte di Napoli. Ci fu una cena con particolari invitati: c erano i camorristi di Pianura e dell area flegrea, c era il clan dei casalesi, c erano i proprietari delle discariche. C era Ferdinando Cannavale, nel ruolo di massone amico dei politici locali e nazionali. C era Gaetano Cerci, nipote di Francesco Bidognetti, titolare dell azienda Ecologia 89, che trasportava e smaltiva i rifiuti. Cerci ebbe il ruolo di tramite tra il clan dei casalesi e Licio Gelli. I contatti con quest ultimo erano fondamentali, poiché, in quanto massone e capo della P2, era in possesso di una fitta rete di amicizie con l imprenditoria del nord Italia. Grazie a questa cena Francesco Bidognetti ottenne una base sufficiente per aprire il nuovo fronte imprenditoriale. L accordo che venne raggiunto dalle parti era molto semplice e cinico: la camorra accettava di privarsi di una parte delle tangenti che venivano pagate sui rifiuti, tale cifra veniva ceduta ai politici, in cambio delle necessarie autorizzazioni a scaricare i rifiuti, anche provenienti da fuori regione, e di una messa a tacere di quasi ogni forma di controllo pubblico. Le autorizzazioni per i rifiuti portavano tutte la firma di Raffaele 75

10 Perrone Capano, uomo forte di De Lorenzo. Il patto fissava anche le condizioni economiche: il costo della tangente che gli imprenditori pagavano per ogni chilogrammo di rifiuto era di 25 lire, da questa cifra venivano detratte 10 lire da versare a Perrone Capano ed al suo partito (Lacuelli Alessandro, 2007, p. 22). Il territorio controllato dai gruppi che si sono consociati era particolarmente adatto per la presenza di numerose discariche e, soprattutto, di cave: nel primo periodo di attività della Rifiuti connection bastava una cava o una buca per scaricare rifiuti di ogni genere, senza nessuna accortezza e spesso alla luce del sole. Questa tecnica è chiamata Tombamento. La prima società del settore che, secondo i magistrati napoletani, è diretta emanazione della camorra si chiama Ecologia 87. La nascita di questa impresa segna il passaggio ufficiale della camorra da un attività di pura guardiana e manovalanza a un ruolo attivo, di organizzazione dei traffici e di procacciamento di sempre maggiori quantità di rifiuti (Cianciullo Antonio, 1995, p. 37). La camorra, in breve tempo, crea un efficace meccanismo con cui adescare gli imprenditori, meccanismo che diventa rapidamente operativo a pieno regime. In Italia le discariche e gli inceneritori legali per rifiuti tossici e rifiuti nocivi erano e sono ancora tuttora pochissimi, così gli imprenditori non potendo accumulare i rifiuti all infinito entrano a far parte del circuito messo in piedi dalla criminalità organizzata che promette di inghiottire i rifiuti con rapidità e a costi decisamente competitivi. 76

11 Imprenditori settentrionali con la necessita di risparmiare denaro in quel settore che non fa guadagnare nulla ma che costituisce, anzi, una spesa reputata inutile: quello dell eliminazione dei rifiuti delle proprie attività industriali. Questa è la profonda differenza tra il rifiuto ed ogni altro prodotto della nostra società moderna: ha un economia che funziona all inverso rispetto alle altre merci. Mentre ogni prodotto è vendibile ed è, quindi, in grado di generare profitto, il rifiuto è costituito da tutto ciò che non solo non può essere venduto, ma che genera perdite di profitto, in quanto occorre pagare per disfarsene. Mentre nell economia [ ] dei beni, il flusso di denaro si muove nel verso opposto rispetto alle merci, con i rifiuti, denaro e merci si muovono parallelamente, nella stessa direzione. In generale, vale la regola secondo cui più il rifiuto è tossico, più è costoso il suo smaltimento (Lacuelli Alessandro, 2007, p. 22). Una volta cooptato il fronte degli industriali era necessario occuparsi di quello politico: la legislazione diventava sempre più intransigenze, i passaggi burocratici sempre più lunghi e così servivano politici in grado di dispensare i propri uffici. Lentamente, una regione alla volta il business dei rifiuti si espande sempre di più e la criminalità organizzata aumenta sensibilmente il suo fatturato. Gli imprenditori che accettano il coinvolgimento vedono risolti da un giorno all altro, come per un colpo di bacchetta magica, tutti i loro problemi di rifiuti. I politici corrotti si rafforzano. I colletti bianchi della massoneria aumentano il loro potere (Cianciullo Antonio, 1995, p. 39). Perché la camorra detiene il monopolio nell affare rifiuti? 77

12 L 11 ottobre 1983 è ucciso a Maddaloni, in provincia di Caserta, il sindacalista Francesco Imposimato, fratello del magistrato Ferdinando Imposimato. Francesco fu ucciso per una vendetta trasversale contro il fratello magistrato che stava indagando su cosa nostra. Mandante dell omicidio fu proprio la cupola, ma esecutrice fu la camorra, in particolare furono proprio i casalesi. Così negli equilibri ricorrenti la mafia aveva una sorta di debito, di riconoscenza verso la camorra. Secondo il sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, la ricompensa è stata proprio la rinuncia, da parte dei siciliani, a partecipare all affare rifiuti, lasciando campo libero ai fedeli alleati casalesi ( Lacuelli Alessandro, 2007, p. 20). 4.3 Cemento armato e rifiuti: la terra dei fuochi Secondo il rapporto Ecomafia 2003 di Legambiente, in Italia la gestione dei rifiuti pericolosi, da parte della camorra, frutta 2 miliardi e mezzo di euro l anno. Cifra che, secondo le indagini, aumenta sempre di più ogni anno, perché il mercato è in crescita ancora oggi. Inizialmente i rifiuti venivano sversati nelle poche e piccole discariche legali, ma, quando queste sono diventate sature, è iniziato il fenomeno delle discariche abusive. La criminalità organizzata campana è sempre stata caratterizzata da una particolare capacità di riorganizzazione. 78

13 I casalesi di Sandokan hanno fortissimi legami con i consorzi del cemento. Tutte le imprese edili devono necessariamente rifornirsi di cemento dai consorzi e, così, questo meccanismo diventa fondamentale per mettere in relazione i clan con tutti gli imprenditori edili esistenti sul territorio e con tutti gli affari possibili. Il prezzo del cemento dei consorzi gestiti dai clan [ ] riusciva ad avere vantaggi esponenziali [ ] I clan dei casalesi guadagnavano in ogni passaggio dell economia dell edilizia. Fornendo cemento, fornendo ditte in subappalto per la costruzione e ricevendo una tangente su grossi affari [ ] Il giro di affari che la famiglia Schiavone gestisce è quantificabile in cinque miliardi di euro. L intera potenza economica del cartello delle famiglie Casalesi tra beni immobili, masserie, azioni, liquidità, ditte edili, zuccherifici, cementifici, usura, traffico di droga e di armi, si aggira attorno ai trenta miliardi di euro (Saviano Roberto, 2006, p. 214). La camorra di Casal di Principe è diventata una vera e propria impresa polivalente: è in grado di partecipare a tutti gli affari, all interno della regione, in Italia e all estero. Avendo un enorme quantità di capitali, accumulati illegalmente, può, senza alcun problema, avere un credito agevolato che permette alle sue imprese di sbaragliare la concorrenza con prezzi bassi e intimidazioni. Non esiste più il vecchio rapporto estorsivo, questo è stato trasformato, dalla borghesia camorrista, in una sorta di servizio aggiuntivo: il racket diviene partecipazione all impresa mafiosa, in questo caso all impresa camorra. 79

14 Il clan di Francesco Schiavone era storicamente alleato al clan degli Alfieri. La principale attività economica della famiglia Alfieri è l edilizia abusiva e, in generale, anche per loro, tutto il ciclo del cemento. Si va dall estrazione di sabbia di cave abusive per la produzione di cemento ad un bassissimo costo, alla costruzione di interi quartieri senza alcuna licenza edilizia. La presenza dell edilizia abusiva, in Campania, è altissima e ciò determina una pesante domanda di materiale da costruzione, di cemento, di sabbia, e quindi di cave. Attualmente l attività estrattiva riveste un ruolo di primo piano nell economia della regione, soprattutto in termini occupazionali: basti pensare che secondo il censimento 2005 di Legambiente, in Campania ci sono 1712 cave (Lacuelli Alessandro, 2007, p. 29). Non è difficile immaginare come ciò comporti un grave dissesto ecologico. Con la nascita delle discariche illegali si trova anche il modo per occultare le cave abusive una volta esaurite. Secondo la legge italiana non è possibile costruire su zone adibite a discarica legale, al contrario molte palazzine e ville abusive vengono costruite su ex discariche abusive. Perché? Perché così il materiale di risulta dello scavo viene venduto ai cementifici, con ulteriore guadagno e perché con la costruzione dell edificio si cementa tutto, non si consente di verificare in un secondo momento la presenza della discarica, che rimane sepolta per sempre sotto le fondamenta dell edificio (Lacuelli Alessandro, 2007, p. 30). 80

15 I camion, carichi di rifiuti, arrivano, solitamente nelle ore notturne, scaricano nelle cave che vengono immediatamente coperte. Ecco il cinico giro di guadagno: qui la camorra lucra la prima volta scavando illegalmente le cave e vendendo la sabbia ai cementifici, poi una seconda volta riempiendo le cave con i rifiuti pericolosi, infine una terza volta costruendoci sopra le case (Lacuelli Alessandro, 2007, p.30). Altre volte, invece, si scaricano semplicemente i rifiuti in aperta campagna per poi incendiarli sprigionando altissime colonne di fumo denso e nero. Legambiente ha definito il triangolo Qualiano-Giugliano- Villaricca la terra dei fuochi. Dieci milioni di tonnellate di veleni sversate sul territorio campano negli ultimi due anni, il problema della visibilità è fondamentale ed è risolto cinicamente e rapidamente: sotterrando e bruciando. 4.4 Come i rifiuti diventano invisibili I rifiuti riescono ad attraversare l Italia grazie ad una tecnica molto semplice il sistema del giro bolla. Come dimostrato dall operazione Cassiopea, condotta nel 1998, dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti transitano dal nord Italia alla Campania attraverso questo sistema. La tecnica, come sempre, è molto semplice, sprezzante ed efficace: il rifiuto viene prelevato dal produttore e trasferito presso un centro di stoccaggio, dove viene falsificata la bolla e tale centro diviene sulla carta il 81

16 nuovo produttore del rifiuto, mascherando quello originario. Oltre alla bolla, anche il formulario, necessario per legge, che ne descrive la tipologia, viene modificato, declassificando il rifiuto da pericoloso a non pericoloso, senza però sottoporlo a nessun reale trattamento che ne diminuisca la tossicità (Lacuelli Alessandro, 2007, p. 43). A volte capita che la camorra fornisca direttamente agli autisti degli automezzi le false bolle, in modo che il percorso dei rifiuti salti un passaggio: quello dei centri di stoccaggio. Recentemente alla tecnica del giro bolla si è aggiunta una nuova tecnica battezzata da alcuni magistrati teoria del codice prevalente che permette di attribuire alla partita ottenuta dalla miscelazione di più rifiuti, caratterizzati da Cer (il Catalogo europeo dei rifiuti) differenti, il codice del rifiuto maggiormente presente all interno della miscela, cioè il codice del rifiuto prevalente. Ad esempio una quantità enorme di arsenico può essere sversata a piccole dosi in una massa ingente di rifiuti solidi urbani (rsu) ottenendo, comunque, un rifiuto classificato non pericoloso, un rifiuto urbano, mentre l arsenico è stato smaltito dove non avrebbe dovuto esserci. Con questa tecnica qualsiasi rifiuto anche se tossico e pericoloso può essere smaltito in zone vicine ai centri abitate: il trucco è costituire la miscela giusta. Si Tratta di una rete complessa, cresciuta nel corso degli anni e sempre più articolata. Capace di sfruttare le situazioni di emergenza e di 82

17 rispondere in tempi rapidi, a qualsiasi richiesta di smaltimento, ovviamente nel più assoluto disprezzo delle regole. Secondo Il Rapporto Ecomafia, redatto da Legambiente nel 2005, i protagonisti della Rifiuti Spa sono numerosi : c è lo smaltitore finale, che può essere il gestore di una discarica o di un impianto di compostaggio non autorizzato per quel tipo di rifiuti, ma anche il proprietario di una cava dismessa o di terreni agricoli adibiti a discarica abusiva. Ci sono i trasportatori che percorrono in lungo e in largo il Paese per raggiungere il sito di smaltimento prescelto, i titolari dei troppi numerosi centri di stoccaggio, in molti dei quali è pratica quotidiana la miscelazione abusiva tra rifiuti pericolosi e non, al fine di diluirne le concentrazioni o di realizzare la declassificazione illecita grazie al sistema del giro bolla. Non dobbiamo dimenticare la criminalità ambientale dei colletti bianchi : i consulenti tecnici, come il chimico di turno sempre a disposizione di chiunque abbia bisogno di un formulario di identificazione falso o di un certificato di analisi con i codici Cer inventati; o i produttori di rifiuti compiacenti : industriali che pur di risparmiare denaro sono disponibili a vedere i propri rifiuti smaltiti illegalmente nei luoghi più disparati; infine non mancano funzionari e dipendenti pubblici, anche degli enti di controllo, che chiudono un occhio se c è da controllare quello impianto o quel carico di rifiuti, ovviamente in cambio di tangenti. È un mondo che ruota intorno alla figura dell intermediario, sempre alla ricerca di nuovi clienti in cerca di offerte a buon prezzo per liberarsi dei 83

18 rifiuti prodotti, di nuovi trasportatori alla ricerca di facili guadagni e di nuovi luoghi dove smaltire illegalmente. In questa complessa economia di rifiuti è facile intuire che il giro di affari è elevatissimo: secondo la Relazione finale al Parlamento redatta dalla Commissione Bicamerale ed approvata il 28 marzo 2001, il valore complessivo sottratto al mercato legale va dai 4,6 ai 5,2 miliardi di euro. Legambiente stima, sulla base dei prezzi di mercato, ma anche quelli nel settore illegale appurati dalla magistratura, un fatturato complessivo nel decennio di 26,9 miliardi di euro. Cinquanta milioni di euro ogni settimana, facendo una media nel tempo (Lacuelli Alessandro, 2007, p 45). Per ogni tipologia di rifiuti trattati e per ogni passaggio attraverso la complessa ragnatela dei traffici illeciti, è prevista una tariffa, che può oscillare da 1 a 50 o 60 centesimi di euro al chilogrammo. [ ]Il principio di base è semplice: guadagni unitari bassi e fatturato basato su quantitativi alti. Un principio di concorrenza sul prezzo unitario (Lacuelli Alessandro, 2007, p. 45). 4.5 Lo smaltimento dei rifiuti in Campania: un problema mai risolto Dopo anni di leggi, decreti e misure di emergenza, finalmente nel 1997 anche l Italia si è uniformata ai parametri europei di gestione dei rifiuti, grazie all emanazione del Decreto Legislativo del 5 febbraio 97, 84

19 noto come Decreto Ronchi. Esso partiva dall esigenza di recepire tre direttive europee: rispettivamente in materia di rifiuti, rifiuti pericolosi e rifiuti da imballaggi. I modelli europei erano e sono incentrati, in primo luogo, sulla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti; in secondo luogo sul riutilizzo per allungare il loro ciclo di vita, sul riciclo della materia, ed in ultimo sul recupero di energia. Il recupero energetico sarebbe dovuto avvenire grazie alla produzione del cosiddetto Cdr (combustibile da rifiuto), che tramite impianti detti di termovalorizzazione, avrebbe creato nuova energia sfruttabile. La stessa riforma prevedeva alla base un efficiente sistema di raccolta differenziata ed il conferimento dei rifiuti in appositi centri di stoccaggio e compostaggio, che avrebbero garantito la divisione ed il filtraggio dei rifiuti, destinandoli successivamente a vari processi per il recupero degli stessi. Nonostante l emanazione del decreto la situazione in Campania non è per nulla migliorata e sono ormai più di dieci anni che l emergenza rifiuti attanaglia come una piovra la regione. Immondizia per strada, cassonetti ripieni dovunque, differenziata che arranca e proteste dei cittadini. Il ciclo dei rifiuti non è stato completato con l anello mancante degli inceneritori e ciò ha trasformato il territorio regionale in un immensa montagna di ecoballe. Secondo uno studio del Corriere del mezzogiorno, per essere smaltite, queste ecoballe, avrebbero bisogno di 56 anni, e se messe una dietro l altra formerebbero un rettilineo lungo quanto la distanza che separa Napoli da Londra: 2120 Km. 85

20 Dalla Relazione della Commissione Parlamentare d Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti del 22 ottobre 2006, si rileva che la tecnologia adoperata per la costruzione degli impianti di termovalorizzazione utilizza un brevetto vecchio di 25 anni, non compatibile con le ecoballe ( che dovrebbero contenere solo una miscela di carta e plastica, quindi da non considerarsi ecologiche, perché contengono persino gomma) e che quindi andrebbero rifatti, poiché anche se operativi impiegherebbero 20 anni per essere remunerativi. La Relazione continua affermando che l intero piano regionale è fuori dalla normativa europea e da quella italiana. L appalto per la gestione dei rifiuti fu diviso in due: uno per la provincia di Napoli e l altro per le altre province della Campania. Si presentarono due associazioni temporanee di imprese per partecipare alla gara per l assegnazione della gestione dello smaltimento dei rifiuti per Napoli: la Fisia Impianti (poi divenuta Fibe) e la Foster Wheeler. Per l altro appalto si presentano: sempre Fisia Impianti, Ansaldo e Elettroambiente. I giudizi, formulati dalle Commissioni Giudicanti di entrambi gli appalti, sulle proposte fatte da Fisia, erano particolarmente negativi. I progetti erano definiti di scarso livello tecnico e le soluzioni progettuali generiche e carenti; ma nonostante ciò la Fisia riesce a conseguire il maggiore punteggio in considerazione di importanti fattori: la maggiore economicità e il minore tempo per la realizzazione degli impianti ( Chiariello Paolo, 2008, p. 19). 86

21 Comincia così l assurdo percorso degli appalti che faranno acqua da tutte le parti, appalti pagati per rendere un servizio che in realtà fin ora non è mai stato fornito. La Fisa nel momento in cui vinse gli appalti avrebbe dovuto occuparsi dello smaltimento di tutti i rifiuti presenti in Campania, ritirando la spazzatura raccolta per strada nei sette impianti di compostaggio costruiti in tutta la Campania, trasformando quei rifiuti in Cdr (combustibile da rifiuti, le cosiddette ecoballe) attraverso un semplice meccanismo industriale di lavorazione, e bruciando queste ecoballe di qualità nei forni dei termovalorizzatori in costruzione. È così che la spazzatura diventa energia, ovvero la principale fonte di ricchezza delle aziende ( Chiariello Paolo, 2008, p. 21). Tutto ciò non è avvenuto. Perché? Il Potere calorifero inferiore del Cdr o ecoballe non deve essere inferiore a 15mila Kj/Kg e deve avere un umidità pari e non superiore al 25%. Se le ecoballe non rispondono a queste caratteristiche chimico-fisiche non possono essere inviate agli impianti di termovalorizzazione. La magistratura ha bloccato tutto il sistema poiché ha scoperto che dagli impianti Fibe non è mai uscito Cdr con quelle caratteristiche, la qualità delle ecoballe è pessima: hanno un umidità superiore e un potere calorifero inferiore alle norme, quindi, non potranno mai essere bruciate nei due impianti di termovalorizzazione campani perché produrrebbero fumi altamente inquinanti. Secondo la magistratura la Fibe falsificava i risultati delle analisi e redigeva false certificazioni: il risultato è catastrofico. Ora tonnellate di 87

22 rifiuti si trovano accumulati ovunque: per le strade, nei bordi delle autostrade, in aperta campagna, sulle rive dei fiumi. Secondo gli ultimi i dati nell agosto del 2007 vi era una montagna di spazzatura accantonata in siti inidonei e spesso non autorizzati che pesava circa 6 milioni di tonnellate ovvero 5 milioni e mezzo di ecoballe che se fossero state prodotte a norma avrebbero rappresentato una ricchezza per le aziende affidatarie, ma che invece ora rappresentano l emergenza nell emergenza rifiuti della Campania, perché nessuno sa che cosa farsene, come recuperarle e dove bruciarle (Paolo Chiariello, 2008, p.24). L immondizia, intanto, aumenta sempre di più, il terreno, le falde acquifere sono contaminate e l' l emergenza sanitaria è dietro l angolo, le istituzioni sono lente, lentissimi mentre la camorra è incredibilmente rapida, cinica ed in grado di trasformare la monnezza in oro. Creative Commons -Copyleft di Vania R. Cicciotti 88

schede di approfondimento.

schede di approfondimento. I macro temi segnalati nella mappa sono trattati nella presentazione e fruibili attraverso schede di approfondimento. 2 è l insieme delle attività volte a smaltirli, riducendo lo spreco(inparticolaredirisorsenaturaliedienergia)elimitandoipericoliperlasalutee

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