La Grande Guerra in Val di Fiemme

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1 La Grande Guerra in Val di Fiemme Valorizzazione storica, culturale e turistica delle testimonianze della Grande Guerra in vista del Centenario Progetto preliminare Redatto dal Rag. Luca De Marco e dal Dott.Fulvio Vanzo coordinato dalla Dott.ssa Silvia Delugan con la collaborazione del Signor Ermanno Deflorian, del Signor Gianpietro De Zolt, del Signor Carlo Zorzi e di tutti i membri della Commissione Cultura della Comunità territoriale della Val di Fiemme

2 GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO Il presente lavoro si configura come un progetto ambizioso perché richiede in tutte le sue fasi, dall ideazione all esecuzione e allo sviluppo, la collaborazione non solo della scrivente Comunità territoriale della Val di Fiemme, auspicabilmente in sincronia con le vicine Comunità di Fassa e di Primiero, per altro partner del progetto Rete Dolomitica, ma anche delle diverse amministrazioni comunali, nonché delle numerose associazioni e dei collezionisti privati attestati sul territorio. Analizzando le varie fasi progettuali, è possibile affermare fin da ora che, indubbiamente, uno dei punti deboli è rappresentato dalla fase esecutiva in quanto non tutti gli anelli individuati sono immediatamente fruibili in sicurezza: alcuni, infatti, hanno bisogno di essere risanati e costantemente manutentati per essere utilizzati dai visitatori. Riguardo agli obiettivi del progetto, la prima priorità sarà la creazione di percorsi storicoescursionistici, di vario grado di difficoltà e debitamente segnalati oltre che illustrati con specifica cartellonistica, all interno del territorio della Comunità Territoriale della Val di Fiemme, in particolare nelle zone che videro gli eserciti belligeranti, austro-ungarico e italiano, confrontarsi per oltre due anni. A questo proposito è però opportuno precisare che il termine territorio deve essere inteso in senso lato e quindi comprendere sia gli ambienti di media/alta montagna che il fondovalle, in particolare i paesi di Predazzo e Ziano di Fiemme, che furono località di retrovia e di supporto logistico per le truppe al fronte. Della tragica e straordinaria esperienza della guerra, il nostro territorio raccoglie numerose vestigia, dal momento che le cime del Lagorai furono uno dei più significativi scacchieri della Grande Guerra: trincee, fortilizi, torrette di osservazione, mulattiere, graffiti, gallerie, postazioni per mitragliatrici, come altre tipologie di documentazione d'epoca, rappresentano un patrimonio storico irrinunciabile, un grande museo naturale all'aperto in cui immergersi nella storia verrà naturale. Una simile idea progettuale nasce, infatti, anche dalla constatazione che gli itinerari lungo i sentieri della Grande Guerra, oltre alla possibilità di osservare siti storici di varia tipologia, offrirebbero anche una splendida occasione per abbracciare paesaggi mozzafiato e respirare a pieni polmoni l'aria pura e fresca dei nostri luoghi: in sostanza per ammirare un ambiente naturale unico per bellezza e integrità. All interno di un simile progetto di valle, considerato il grande fascino che riveste per la storia legata agli scontri del , particolare attenzione verrà riservata alla catena del Lagorai, terra di confine tra il Regno d'italia e l'impero Asburgico, dove le truppe dei due eserciti furono impegnate nella dura conquista, passo dopo passo, di pochi metri di territorio, ma anche uno dei più aspri scenari della guerra, dove alla crudezza degli scontri si sommava l'asperità del territorio di montagna, ora, 2

3 invece, semplice scrigno di ampi e affascinanti panorami. A questo proposito, è infatti innegabile che la rivalutazione del patrimonio storico riconducibile alla Grande Guerra permetterebbe di riqualificare e promuovere questo territorio dalle enormi potenzialità, uno degli angoli più selvaggi e incontaminati dell'intero territorio provinciale, attributo che lo rende ancora più ricercato dal punto di vista naturalistico ed escursionistico, soprattutto in un'epoca come la nostra bisognosa di pace, a volte persino di solitudine e di silenzio. Da non dimenticare poi, che ancor oggi la rete dei sentieri segnalati sfrutta, in molti casi, la viabilità militare dell epoca, mulattiere e piste costruite dai soldati dei due eserciti, quando lungo il crinale passava il fronte italo-austriaco, fronte difeso a ogni valico e a ogni punta durante quel terribile conflitto che sembrava non terminare mai. Questo quindi è lo scenario naturale in cui si svolgono gli itinerari proposti, percorsi studiati per far convivere l aspetto fisico e sportivo con quello naturale, storico e culturale, rivolgendosi a chi cammina per conoscere in profondità ciò che lo circonda. Al giorno d'oggi, il trekking è, infatti, un mezzo per ricreare lo spirito, ma anche una pratica culturale, un modo per conoscere: solo camminando dentro un territorio lo si può apprezzare e comprendere a fondo, soprattutto se attorno agli itinerari vengono sviluppate delle attività volte a favorire la scoperta del patrimonio naturale e culturale in condizioni di naturale tranquillità. Per permettere a chiunque abbia interesse di rielaborare un conflitto passato in chiave di amicizia e collaborazione tra popoli europei, di avvertire memorie talvolta dimenticate, di visionare dei siti militari particolari, gli itinerari sono stati studiati per tutti, nel senso che sono stati pensati per essere inizialmente una facile gita familiare e poi divenire, via via, escursioni più o meno lunghe e impegnative. Proprio per questo la predisposizione di simili percorsi sul territorio potrebbe effettivamente suscitare, a vario titolo, l'interesse di numerosi soggetti: sicuramente i turisti, attratti dalla possibilità di unire, salendo su montagne di impareggiabile bellezza, la visita culturale con la pratica sportiva, ma anche la comunità dei residenti, sia adulti che bambini, da tempo interessati tanto alla tutela del paesaggio naturale, quanto alla riscoperta della propria storia. Percorrendo i camminamenti dei due schieramenti, sarà infatti facile immaginare la quotidianità degli uomini coinvolti nel sanguinoso conflitto, cogliere l'incredibile vicinanza tra le due linee di difesa contrapposte proprio sulla cima, distanti soltanto poche centinaia di metri, in alcuni casi solo decine di metri, a volte persino sentire l eco dei discorsi tra soldati, imprigionati nella dura vita di trincea, con il sottofondo costante dei colpi di mitragliatrice. Lassù, comunque, non si troveranno solo le impronte di soldati e ufficiali, dal momento che i sentieri erano percorsi anche da donne diventate eroine della storia: le cosiddette portatrici, che, mettendo a rischio continuamente la propria vita, tenevano i collegamenti con le trincee in prima linea, portando di nascosto, nelle 3

4 gerle, viveri e munizioni ai combattenti. In questo modo, suggestivi territori ed antiche emozioni potranno imprimersi indelebilmente nella memoria dei visitatori. Una seconda priorità, comunque attuabile dopo aver ristrutturato strutture significative di diversa tipologia ed aver predisposto adeguati percorsi sul territorio per renderle fruibili, sarà la pianificazione di una serie di attività complementari volte al recupero e alla valorizzazione di altri documenti, soprattutto cartacei e fotografici, per poter allestire un Museo della Grande Guerra, organizzare specifiche mostre sulla memoria dei conflitti e ipotizzare tutta una serie di altre variegate manifestazioni, aperte al pubblico, fondamentali per festeggiare degnamente il Centenario in questione. Dal momento che simili iniziative attualmente sono state ipotizzate solo in linea generale, e che l individuazione degli interventi strutturali ritenuti prioritari risulta contestualmente più urgente, nel presente documento verrà prestata maggior attenzione alle ipotesi di recupero di una serie di manufatti bellici selezionati perché considerati tipologicamente esemplificativi, nonché distribuiti omogeneamente nel vasto territorio di pertinenza della Comunità territoriale della Val di Fiemme. LA DESCRIZIONE DEL TERRITORIO E L ANALISI DELLE RISORSE Al giorno d oggi, la valle di Fiemme appare quasi come un mondo alpino a sé stante, una valle che negli anni è diventata una meta d'eccellenza nel panorama delle località montane valorizzando un insieme di risorse in grado di renderla unica nel mondo. Da un lato un ambiente naturale che non ha eguali, un paesaggio ricco di grandi contrasti dove alle pareti rosate delle Dolomiti, si contrappongono le rocce scure punteggiate da laghetti di origine glaciale della Catena del Lagorai, mentre più in basso si sviluppa una delle più rinomate e maestose foreste dell'arco alpino, dove crescono i celebri abeti di risonanza utilizzati per la fabbricazione degli strumenti musicali. Dall'altro una tradizione antica, caratterizzata da un forte senso di autonomia e desiderio di libertà, che ha trovato il suo compendio nell'istituzione millenaria della Magnifica Comunità di Fiemme e che nel corso dei secoli ha consentito di sviluppare consuetudini, usi e costumi particolari e caratteristici, che ancora oggi vengono rievocati e riproposti con affascinanti tradizioni folcloristiche. In un simile territorio, il turismo e le attività imprenditoriali ad esso connesse rappresentano una componente importante dell economia, in un quadro complessivo articolato e bilanciato dalle attività commerciali, dall artigianato e dall agricoltura. Per quanto riguarda il turismo, da anni principale risorsa economica del territorio, l offerta è particolarmente diversificata in 4

5 riferimento alle stagioni estiva ed invernale: se l offerta invernale è un richiamo per gli amanti della neve, in grossa percentuale giovani, in contrapposizione l offerta estiva richiama per la maggior parte amanti della natura, famiglie con bambini ed anziani. Volendo analizzare gli attuali trend del mercato, le recenti statistiche effettuate dall Azienda di Promozione Turistica attestano che in valle è effettivamente emersa la volontà di investire per sviluppare un turismo diverso, soprattutto vista la necessità di conciliare lo sviluppo economico con la salvaguardia di un patrimonio unico, ma estremamente vulnerabile, qual è il territorio alpino. Questo per potersi rivolgere a persone più attente e sensibili verso i bisogni inespressi, quelli di camminare per conoscere il territorio, persone che quindi ricercano proposte in cui il consolidato aspetto ludico-ricreativo viene integrato da quello storico-culturale. In una prospettiva futura, considerato il carattere di assoluta novità per la valle, il progetto costituirebbe un passo importante verso la definizione di un ventaglio di offerte maggiormente differenziato, capace di stimolare la crescita nel territorio di forme innovative di imprenditorialità culturale ed economica, che traggano linfa dalla storia e dalla memoria collettiva, soprattutto tenendo presente che esso avrebbe anche lo scopo di incentivare nei residenti il senso di appartenenza ai luoghi e all'enorme patrimonio materiale e immateriale della propria valle. Dal punto di vista storico, il territorio in questione è, infatti, straordinariamente ricco di testimonianze belliche risalenti al primo conflitto mondiale, testimonianze che sono distribuite sia in alta quota che nel fondovalle. La maggior parte delle montagne, sul cui crinale passava la linea di resistenza, ovvero il confine oltre il quale entrambi gli eserciti non volevano arretrare, recano, indelebili, i segni dei terribili combattimenti che qui si svolsero dal 1915 al Sulla lunga e solitaria catena del Lagorai, che separa le due grandi vallate trentine della Val di Fiemme e della Valsugana, possiamo rinvenire manufatti bellici, ancora conservati, quali trincee, postazioni di artiglieria, mulattiere, manufatti che risultano, inoltre, immersi in una natura incontaminata fatta di laghi, cascate, alberi monumentali e aspre vette, regno dell aquila e del camoscio. Sostanzialmente integre sono, inoltre, le fortificazioni ubicate a quote intermedie, nella zona del Parco Naturale di Paneveggio-Pale di San Martino, come il Forte Al Buso e il Forte Dossaccio; attualmente, quest ultimo è interessato da lavori di consolidamento e ristrutturazione, con la messa in sicurezza di alcuni spazi all interno della fortezza, al fine di renderla agibile al pubblico. Non va, inoltre, dimenticato che recentemente, da parte del Comune di Predazzo, incaricato di seguire anche i lavori del Forte Dossaccio, è stato presentato in PAT un progetto preliminare per i lavori di restauro dei Bunker situati nelle immediate vicinanze del forte stesso. 5

6 PREMESSA STORICA I percorsi storico-escursionistici, proposti nel presente documento, nascono al fine di preservare e (ri)portare a conoscenza della popolazione e degli ospiti della val di Fiemme, i luoghi e i manufatti che furono testimoni, per oltre due anni, delle vicende belliche che hanno contrapposto gli eserciti del Regno d Italia e dell Impero Austro-Ungarico. Nonostante possano apparire secondarie se lette nell ottica di un conflitto di dimensioni continentali e globali, le vicende belliche che hanno coinvolto i monti e la Valle di Fiemme dal maggio del 1915 sino al novembre del 1917 hanno, invece, lasciato tracce indelebili non solo nella popolazione e nelle persone, provenienti da ogni parte dell Impero Austro-Ungarico e da ogni regione del giovane Regno d Italia, che si sono fronteggiate in questi luoghi, ma anche sul territorio stesso, dove sono anzi custodite in maniera eccellente ed evocano tuttora le emozioni di una fondamentale vicenda umana. La valle di Fiemme, all alba del conflitto con il regno d Italia, conviveva già da quasi un anno con le angosce della guerra, con i suoi giovani richiamati nell armata imperiale e inviati sul fronte orientale o balcanico e con le prime ristrettezze economiche ed alimentari. Al pari delle altre valli periferiche del Tirolo, nel maggio del 1915 i suoi confini risultavano quasi sguarniti, pochissime truppe regolari li presidiavano e solo il variegato sistema di fortificazioni, tra cui l antiquato sbarramento di Paneveggio, rappresentava un seppur lieve baluardo difensivo. Fu giocoforza necessario, per il Comando austro-ungarico, razionalizzare il fronte e abbandonare una parte del proprio territorio oggettivamente indifendibile (tra cui le valli del Primiero e del Vanoi, nonché parte della Valsugana), ritirandosi sulla catena del Lagorai, una naturale linea presidiabile persino con le poche truppe disponibili e con le formazioni di Standschützen tirolesi. La popolazione di Fiemme fu dunque fortunatamente risparmiata dalle deportazioni, ma convisse per 30 lunghi mesi coi pericoli della guerra. Già nel 1915, il timore di un offensiva italiana, che sarebbe giunta solo un anno dopo, convinse il Comando imperial-regio non solo ad iniziare imponenti lavori di fortificazione sull intera catena del Lagorai, ma anche ad abbozzare una linea di resistenza, a presidio del passo di San Lugano, che sbarrasse qualunque accesso verso la valle dell Adige e quindi verso la ferrovia del Brennero. Dall autunno del 1915, fino alla primavera del 1916, i maggiori sforzi bellici i- taliani, ancorché modesti, furono principalmente indirizzati verso il Lagorai occidentale, in particolare verso il valico del Manghen. Le truppe italiane, infatti, conquistarono il monte Setole e tentarono di conquistare monte Valpiana, determinando una forzosa vicinanza che si protrasse per tutto l inverno; fu inoltre oggetto di contesa e di ripetuti passaggi di mano il Col 6

7 di San Giovanni, presso passo Cinque Croci, situato a metà strada tra il caposaldo austriaco di forcella Valsorda e quello italiano di forcella Magna. Tali vicende determinarono l invio in zona di artiglierie e anche di piccoli nuclei di truppe scelte, nonché l inizio dei lavori volti alla realizzazione della ferrovia di Fiemme. Sul resto del fronte fiemmese la situazione si mantenne relativamente tranquilla, contando, durante la prima estate, anche sui rinforzi germanici del Deustche Alpenkorps. Tale situazione si modificò in seguito all Offensiva di Primavera (Strafexpedition), quando le truppe italiane furono costrette ad abbandonare gli avamposti protesi verso passo Manghen e a difendere strenuamente il massiccio di Cima d Asta e la vicina Valsugana. Quando il Comando italiano vide che l azione offensiva avversaria si stava esaurendo predispose un piano per la riconquista del territorio perduto sull altipiano di Asiago, appoggiando quest azione con una atta a distogliere le forze avversarie dal fronte principale, convogliandole a difesa della val Travignolo. La linea difensiva imperiale in val Travignolo partiva da cima Cavallazza, scendeva fino ai forti di Al Buso e Dossaccio, per poi risalire dal passo di Lusia fino a cima Bocche. Il progetto prevedeva una manovra a tenaglia, quindi con due direttive d attacco. La prima, che dalla val Biois doveva tentare di abbattere le difese avversarie tra il monte Cavallazza e cima Bocche, la seconda che prevedeva l attacco dalla val Cismon verso gli apprestamenti difensivi di passo e cima Colbricon, Cavallazza e forcella Ceremana. Per tale azione vennero messe a disposizione le brigate Tevere e Calabria, unità di fanteria poco adatte ad operare in alta montagna, nonché il Nucleo Ferrari, dal nome del generale comandante, unità appositamente creata per l azione e composta da reggimenti di fanteria e di bersaglieri e da battaglioni alpini. Il 18 luglio 1916 iniziarono gli attacchi italiani verso cima Bocche, che si conclusero pochi giorni dopo senza raggiungere gli obiettivi preposti e al prezzo di gravi perdite. Diverso esito ebbe l attacco verso Colbricon e Cavallazza, iniziato due giorni dopo e culminato con la conquista della vetta orientale del Colbricon; tuttavia, anche in questa zona, grazie all arrivo degli attesi rinforzi in campo austro-ungarico, l avanzata italiana venne arrestata nella foresta di Paneveggio e sulle pendici di Cima Stradon e delle Buse dell Oro. Ciò nonostante, in val Travignolo i combattimenti infuriarono fino al sopraggiungere dell inverno, al prezzo di terribili perdite umane per entrambi i contendenti e con la momentanea occupazione da parte italiana di alcune posizioni, come il famigerato osservatorio di Cima Bocche oppure la vetta occidentale del Colbricon, ma nel complesso senza mai determinare alcun significativo spostamento di fronte. 7

8 Nell agosto, il comando della 4a Armata dispose il trasferimento del Nucleo Ferrari in Vanoi con l incarico di predisporre una nuova fase offensiva, assaltando il tratto di fronte compreso tra forcella Coldosè e forcella Cece, con l obiettivo di calare su Predazzo e aggirare così le difese imperial-regie in val Travignolo. Il piano del Comando italiano era tuttavia destinato a cozzare, prima ancora che contro le truppe avversarie, contro la natura stessa della catena del Lagorai, dove una muraglia invalicabile, costituita da cime alte più di metri, si getta a strapiombo sulla sottostante Val Vanoi. Il 23 agosto iniziò dunque l attacco che, preceduto da un violento fuoco d artiglieria, si protrasse con ostinazione fino al 27 agosto. Solo pochi plotoni, talvolta costituiti da fanti privi di qualunque addestramento specifico alla guerra in alta montagna, superando con tenacia le e- normi difficoltà del terreno e la strenua difesa austro-ungarica, riuscirono a raggiungere gli obiettivi assegnati occupando alcune importanti forcelle, ma la vigorosa reazione delle riserve avversarie, unita all impossibilità di rifornire e sostenere queste ardite avanguardie, determinò l insuccesso dell azione e la perdita, tra morti, feriti e dispersi, di ben uomini. Nasceva invece come semplice azione diversiva quella che la storia avrebbe ricordato come il più importante successo italiano nel settore, la battaglia per il Monte Cauriol. Erano incaricati dell attacco i battaglioni alpini Feltre e Morosa, che il giorno 25 agosto, preceduti come di consueto dal fuoco di artiglieria, iniziarono una manovra a tenaglia che, dopo tre giorni di a- spra battaglia, avrebbe portato il battaglione Feltre sulla vetta. Il Comando asburgico, però, non si rassegnò immediatamente alla perdita della montagna: nei giorni successivi, terminata vittoriosamente la battaglia difensiva contro l offensiva del Nucleo Ferrari, vennero lanciati importanti contrattacchi, sostenuti da un parco d artiglieria che comprendeva persino due mortai pesanti dal 24 cm nonché un obice Skoda da 30,5 cm. La terribile battaglia che ne seguì, pur non cambiando di fatto la situazione tattica, insanguinò le balze del Cauriol, la cui stessa vetta ne risultò abbassata di diversi metri a causa del bombardamento, e determinò perdite gravissime per entrambi i contendenti. Nel mese di settembre vennero, inoltre, effettuati diversi attacchi da parte italiana verso Cardinal e Busa Alta, riuscendo ad occupare delle posizioni avanzate che vennero mantenute e trasformate in imprendibili fortezze, nonostante le difficoltà morfologiche, fino all ottobre del La situazione venutasi a determinare sul Monte Cauriol e sulle vette adiacenti per i difensori austro-ungarici comportò, non solo la necessità di impostare una nuova linea difensiva nel settore della val di Sadole, ma anche la modifica del tracciato della ferrovia militare della Val di Fiemme, che si sarebbe ora trovato esposto alla vista degli osservatori d artiglieria italiani. 8

9 Quest opera, avviata nel 1915 e terminata nel febbraio 1918, era nata allo scopo di rifornire il fronte di Fiemme e Fassa e di permettere, qualora la situazione bellica lo avesse imposto, il rapido inoltro nel settore di numerosi rinforzi. Per i lavori di costruzione vennero impiegati fino a lavoratori tra operai militarizzati, prigionieri serbi e russi e anche moltissime operaie fiemmesi e fassane che, mancando gli uomini, integravano con questo duro lavoro i magri bilanci familiari. Solo l arrivo delle prime abbondanti nevicate costrinse entrambi gli schieramenti a sospendere l attività bellica e a rimandare a primavera ogni ulteriore operazione. Andava dunque combattuta un altra guerra: quella per la sopravvivenza in un clima ostico come quello invernale in alta montagna, che esponeva costantemente i soldati al pericolo delle valanghe e del congelamento. L inverno verrà, infatti, ricordato per le rigidissime temperature e la copiosità delle precipitazioni nevose, seguite spesso da disastrose valanghe, che costrinsero entrambi gli schieramenti a scavare gallerie nella neve e a rifugiarsi per gran parte del tempo nelle baracche, dove una calda stufa a legna contribuiva a rendere meno pesante la vita di trincea. Il 1917, nel settore del Lagorai, non si caratterizzò per grandi battaglie come quelle combattute l anno precedente, bensì per la guerra di mine. Quando si palesò evidente l impossibilità, da parte delle truppe italiane, di conquistare la cima occidentale del Colbricon con un azione di superficie, il Comando italiano decise un attacco sotterraneo, nella speranza di ripetere il successo ottenuto molti mesi prima sul Col di Lana. Ben tre successive mine vennero predisposte da parte delle forze italiane, la più importante delle quali avrebbe dovuto cancellare la vetta della cima, ma, grazie un fortunato quanto disperato attacco austro-ungarico portato alla vigilia, la riserva di esplosivo venne sabotata e i lavori di mina momentaneamente interrotti. A questo punto, il comando italiano, temendo una contemporanea galleria di contromina, approntò frettolosamente una nuova scorta di esplosivo, che non fu però sufficiente alla distruzione delle difese austro-ungariche. Il tanto temuto attacco italiano non si verificò e quindi la sommità occidentale del Colbricon, seppure irrimediabilmente sfregiata, rimase in mano a- sburgica. Un ulteriore mina venne fatta esplodere nell adiacente settore delle Buse dell Oro, ma anche in questa occasione, per gli scarsi risultati ottenuti, a detta esplosione non seguì nessun attacco da parte della fanteria. Sul resto del fronte fiemmese, l attività bellica si caratterizzò più per isolati colpi di mano e per l attività delle pattuglie. Quando ormai gli eserciti si preparavano ad affrontare un nuovo inverno in quota, sopraggiunse la disastrosa vicenda di Caporetto che costrinse gli italiani ad abbandonare questi monti. 9

10 Esattamente un anno dopo, l Impero Austro-Ungarico, il cui fronte interno era ormai prossimo al collasso, affrontò sul campo la sua ultima battaglia. A seguito della sconfitta militare e del conseguente armistizio, giunsero nella valle di Fiemme le prime avanguardie del Regio Esercito italiano. La guerra in questo modo era terminata. Dopo oltre 500 anni di governo austriaco, le valli di Fiemme, Fassa, Primiero e Vanòi, ma con esse l intero Trentino e il Tirolo del sud, vivevano un epocale cambiamento, passando sotto il governo del Regno d Italia. 10

11 INTERVENTI SULLE STRUTTURE E PERCORSI SUL TERRITORIO La linea di difesa Austro-ungarica Alla vigilia della guerra, la frontiera italo - austriaca corrispondeva in gran parte all odierno confine fra le province di Trento e Belluno. Il Comando supremo austro-ungarico riteneva indifendibile questo frastagliato tratto di frontiera e aveva deciso, già dal secolo precedente, di arretrare su una linea difensiva più breve ed efficace. La catena del Lagorai, in particolare, grazie alla sua conformazione, offriva un enorme vantaggio ai suoi difensori; infatti, dal versante nord (Val di Fiemme) era facilmente accessibile grazie ai dolci pendii, a differenza del versante sud (Vanoi, Primiero) caratterizzato da tratti impervi e da lunghe pareti rocciose verticali. Gli unici punti deboli di questa fortezza naturale rimanevano i valichi più importanti: passo Rolle, passo San Pellegrino e passo Sadole. I primi due, che potevano essere oltrepassati da carriaggi, erano difesi da fortificazioni permanenti costruite sul finire del XIX secolo. Passo Sadole non era attraversato da rotabile, ma era comunque di grande importanza strategica: vennero quindi create delle difese campali. Sul resto della catena vennero create trincee, camminamenti, più ordini di filo spinato, postazioni di mitragliatrice e di artiglieria oltre a punti di osservazione, baraccamenti e le numerose mulattiere, che resistono ancora al giorno d oggi. 11

12 Manghen - Montalon Manghen Ziolera Valpiana Montalon Il percorso inizia al passo Manghen, raggiungibile percorrendo la S.P. 31, dove, lasciata la macchina, l escursionista procederà lungo il sentiero 322 in direzione di forcella del Frate. Dalla suddetta forcella si può salire fino a cima Ziolera per poi ridiscendere dal versante opposto fino a forcella Ziolera, oppure si può proseguire lungo il versante meridionale della montagna fino a raggiungere la forcella. Da forcella Ziolera si prosegue lungo il sentiero 322b fino a forcella Montalon passando per l omonimo lago. Con una deviazione all altezza di quota 2.278, si può raggiungere monte Valpiana, caposaldo austroungarico. Da forcella Montalon si segue il sentiero a che torna verso passo Manghen passando per il caratteristico lago delle Buse. N.B.: il percorso proposto si svolge in parte sul territorio di competenza della Comunità di Valle della Bassa Valsugana, con la quale sarebbe auspicabile realizzare una collaborazione per una valorizzazione condivisa di questo anello. Punti di interesse: 1. forcella del Frate: vi si trova una trincea con muro a secco con ottima visuale su passo Manghen. Nei pressi vi sono alcune baracche; 2. cima Ziolera: dalla vetta si ha un ampia visuale del settore del Manghen; inoltre, facilitati dall uso di un binocolo, si possono scorgere numerose gallerie e baraccamenti nei dintorni; 3. postazione di mitragliatrice avanzata: prendendo il sentiero lungo il versante meridionale della Ziolera si passa vicino ad una postazione avanzata di mitragliatrice; 12

13 4. forcella Ziolera: numerosi baraccamenti, trincee e ricoveri in caverna; 5. quota 2.273: lungo il sentiero 322b si trovano baraccamenti e ricoveri in caverna; 6. dorsale e monte Valpiana: caposaldo austroungarico con notevolissimi resti di fortificazioni, baraccamenti, trincee, reticolati e ricoveri in caverna; vi è inoltre un infermeria con iscrizione Herta Miller Haus ; 7. forcella Montalon: baraccamenti e doppia fila di trincee; 8. lago delle Buse: presso il lago vi sono due distinti nuclei di baraccamenti, una grande caserma, la stazione d arrivo della grande teleferica, che partiva dal fondo di val Cadino, e una lunga mulattiera che parte da malga Cadinello alta, segnata come sentiero 361. Vi è inoltre un tipico sentiero militare che da lago delle Buse sale a forcella Zioléra; 9. Cappella in ricordo ai caduti: situata al passo Manghen. Interventi: Pulizia delle trincee e caverne maggiormente significative; assestamento dei muretti a secco di alcune baracche e trincee; ripristino, messa in sicurezza e segnalazione dei seguenti sentieri: da cima Ziolera a forcella Ziolera, da quota a monte Valpiana (territorio della Comunità della Valsugana), da Lago delle Buse a Forcella Ziolera. Ripristino della mulattiera al Lago delle Buse dal momento che la zona è molto frequentata data la vicinanza del passo. Installazione di cartellonistica nei punti di interesse e di un totem per le cartine al passo Manghen. 13

14 Lago delle Stellune Ponte Stue Lago Stellune Forcella Valsorda Forcella Montalon Il percorso parte da Ponte Stue in Val Cadino, raggiungibile tramite la S.P. 31. Vicino all ampio parcheggio, dove l escursionista può lasciare l automobile, vi sono i resti di un villaggio di baracche di Ponte Stue. Da qui si imbocca la strada forestale segnata come 318 fino a malga Cazzorga. Da qui si prosegue lungo una ben conservata mulattiera che porta fino al lago delle Stellune e poi fino a forcella Valsorda. Si devia poi verso ovest seguendo il sentiero 322 che porta fino a forcella Montalon per ridiscendere quindi a malga Cazzorga per il 362 ed infine a Ponte Stue. Punti di interesse: 1. villaggio di Ponte Stue: l agglomerato di baracche a Ponte Stue fungeva da importante centro logistico oltre che da ospedale da campo con il relativo cimitero. Nel 1916, il comando dell esercito austro-ungarico, data l importanza del luogo, aveva progettato una tratta per il treno che da castello doveva arrivare fino a qui. Nel 1917 iniziarono le picchettature e i primi scavi, ma con l ottobre del 1917 i lavori terminarono a causa della ritirata degli italiani; 2. malga Cazzorga: sede del comando di zona e situata vicino a numerosi baraccamenti che furono tragicamente travolti da una valanga nell inverno del 1916; 3. mulattiera malga Cazzorga forc. Valsorda: questa mulattiera è molto ben conservata nella maggior parte dei tratti ed è facilmente percorribile anche in mountain bike; 4. lago delle Stellune: nei pressi del lago erano presenti le piazzole per l artiglieria; 14

15 5. forcella Valsorda: caposaldo fortificato che fronteggiava le posizioni italiane di Col San Giovanni dove vi sono numerosi e ben conservati resti di baracche, più linee di trinceramenti e la stazione di arrivo di una teleferica; 6. forcella Montalon: baraccamenti e doppia fila di trincee. Interventi: Recupero e pulizia del sito di Ponte Stue; pulizia delle trincee più significative; assestamento dei muretti a secco di alcune baracche e trincee; ripristino dove serve della mulattiera. Installazione di cartellonistica nei punti di interesse e di un totem per le cartine a Ponte Stue. 15

16 Cima e forcella Lagorai Cermis Laghi di Lagorai Forcella Lagorai cima Lagorai forcella busa della Neve Forcella Buse del Or Si parcheggia l auto al Doss dei Laresi e si prende la cabinovia che porta fino al Paion del Cermis, si imbocca poi il sentiero 353 che porta fino ai laghi di Bombasel per scendere nella val Lagorai fino al bivio Valon. Per i più allenati si consiglia l ascesa lungo la strada forestale che diventa poi la mulattiera che fiancheggia il lago di Lagorai, segnata dal sentiero 316. Giunti al bivio si sale per la mulattiera 316 fino ai laghetti di Lagorai. Dai laghetti si prosegue sullo stesso sentiero fino a forcella Lagorai, da qui si sale seguendo le trincee fino a Cima Lagorai, per poi scendere a forcella Busa dala Neve. Da qui si può ripiegare verso forcella Lagorailungo il sentiero 321 che supera forcella Busa dal Or. Si prende dunque per il percorso 321A, poi 353A fino alla forcella Vallone. Da qui si ritorna al Paion del Cermis lungo il sentiero dell andata. Punti di interesse: 1. mulattiera segnavia 316: la mulattiera è stata completamente ripristinata per quanto riguarda il tratto che da quota sale fino a malga Lagorai costeggiando l omonimo lago, ed è molto bella da vedere. La stessa prosegue poi fino ai laghetti di Lagorai, ma risulta a tratti interrotta o rovinata; 16

17 2. laghetti di Lagorai: sulle sponde dei laghetti e sui pendii circostanti si possono notare diverse baracche, caverne e rifugi anti bombardamento; 3. forcella Lagorai: importante caposaldo dotato di un profondo trinceramento con gallerie e scavi nella roccia, nidi incavernati di mitragliatrici e di ben 3 file di sbarramenti di reticolato ancora in buono stato di conservazione oltre a numerose baracche ed a due grandi caserme. Da qui i soldati austroungarici fronteggiavano i capisaldi italiani del Col degli Uccelli e Col del Latte; 4. cima Lagorai: numerosi sono gli appostamenti, baraccamenti e trinceramenti presenti sulla montagna, sede tra l altro di una batteria di artiglieria. Si gode di un ottima vista sulle posizioni italiane di Col di S.Giovanni; 5. forcella Busa della Neve: altresì conosciuta come forcella dei Fortini, dove sono presenti trincee e caverne. Interventi: Pulizia delle trincee più significative; assestamento dei muretti a secco di alcune baracche e trincee; consolidamento delle postazioni di mitragliatrice di forcella Lagorai e dove necessario della mulattiera. Installazione di cartellonistica nei punti di interesse e di un totem per le cartine al Doss dei Laresi o al Paion del Cermis. 17

18 Litegosa e Copolà Cavelonte Passo Litegosa Cima Copolà Forcella dei Pieroni Mandre de Mur La partenza si colloca presso l antica stazione termale di Cavelonte, da cui, lasciata la macchina, si procede lungo la strada forestale 319 che sale fino a località Toazzo. Da qui si imbocca la lunga mulattiera militare che porta fino a passo Litegosa, passando per l omonima malga. Dal passo si prosegue lungo il sentiero di guerra 321 che con una variante sale fino a cima Litegosa, seguendone le originali scalinate. Si ridiscende quindi per la stessa via riprendendo il sentiero 321 e passando per cima Copolà e cima Lasteoto fino a giungere a forcella dei Pieroni. Inizia quindi la discesa seguendo il vecchio sentiero di guerra che, passando per il baito Mandre di Muro, torna fino a Toazzo congiungendosi alla strada forestale 319. Da qui si ripiega poi fino a Cavelonte. Punti di interesse: 1. Cavelonte: l antica stazione termale di Cavelonte fu in tempo di guerra sede del comando di zona e nei pressi della stessa si possono trovare numerose baracche. Vicino alla chiesetta sorgeva un ospedale da campo; 2. Toazzo: in questa località si possono trovare numerose baracche, la partenza della grande teleferica che collegava malga Toazzo con malga Litegosa, la partenza della teleferica che giun- 18

19 geva fino al Lasteolo e una linea di trincea di resistenza che tagliava a metà la valle nel caso in cui il nemico avesse sfondato la prima linea; 3. malga Litegosa: presso malga Litegosa si trova l arrivo della teleferica proveniente da Toazzo e la partenza di quella che portava a passo Litegosa, oltre a numerose baracche e caverne; 4. mulattiera della Litegosa: forse il più lungo tratto conservatosi fino ad oggi sul Lagorai; 5. ospedali: lungo la mulattiera, a quota 1850, si possono trovare gli ospedali da campo e un agglomerato di baracche; 6. passo Litegosa: qui sorgeva quello che è il più grande e meglio conservato villaggio di baracche in quota di tutto il Lagorai. Vi si conservano inoltre più linee di trincee, di cui una profonda scavata nella roccia e dotata di gallerie, nonché svariate postazioni di mitragliatrice, ricoveri in caverna e un iscrizione nella roccia. Sotto al bivacco Nada Teanin si trova l arrivo della teleferica proveniente da malga Litegosa. Sono inoltre a nostra disposizione due mappe originali dell epoca riportanti l esatta ubicazione di tutti i manufatti presenti qui e su cima Copolà; 7. cima Litegosa: una scala militare ben conservata porta da passo Litegosa all omonima cima. Qui una lunga galleria di vetta conduce agli osservatori di artiglieria rivolti verso cima d Asta e alle postazioni di mitragliatrice. 8. Cima Copolà: numerosi sono i camminamenti, trincee e baraccamenti presenti oltre a una postazione d artiglieria che batteva contro forcella Magna e verso Caoria e Cauriòl. Dalla cima si possono osservare le sottostanti posizioni italiane di costone Copolà; 9. Lasteolo: diverse baracche si possono trovare lungo il sentiero 321, specialmente vicino all arrivo della teleferica proveniente da Toazzo. Vi è inoltre tutta una linea di trincee sulla cresta che collega cima Copolà a cimon di Lasteolo. Interventi: Pulizia di alcuni tratti di trincea, assestamento dei muretti a secco di alcune baracche e trincee, consolidamento e pulizia generale delle postazioni a passo Litegosa, vista anche la fortuna di disporre di una minuziosa mappa d epoca della zona, e, dove serve, della mulattiera. Ripristino e segnalazione del sentiero che scende da forcella dei Pieroni a baito Mandre de Mur. Installazione di cartellonistica nei punti di interesse e di un totem per le cartine Cavelonte. 19

20 Pian dei Russi Salendo per la strada asfaltata che da Ziano porta a Sadole si lascia la macchina nel parcheggio al primo tornante, poco dopo l inizio dello sterrato, e si prosegue a piedi per la strada forestale che va in direzione di località Le Buse. Proseguendo per un chilometro si arriva alla località Pian dei Russi. Punti di interesse: 1. Al Canon: lungo la strada che da Ziano porta a Sadole, sulla sinistra, si nota un grande spiazzo; era stato creato appositamente per piazzare l obice Škoda 30.5 cm che sparava contro il Cauriòl; 2. sorgente Stol: 300 metri dopo aver imboccato la strada per il Pian dei Russi, se si alza lo sguardo sulla destra si può intravedere una volta, ora in parte crollata, che sorregge una caverna dove vi era la sorgente per i soldati del vicino accampamento. Sempre sulla destra si possono osservare delle baracche; 3. Pian dei Russi: sede di baraccamenti di seconda linea nonché campo di concentramento per prigionieri russi impiegati nei lavori pesanti. Si rilevano decine di baraccamenti nonché i resti del forno e delle cucine oltre ad un punto di controllo posto sul sentiero che proveniva da Ziano. Da qui parte inoltre la mulattiera che porta fino a malga Canzenagol e poi alle postazioni di prima linea di cima Cadinon e Canzenagol. 20

21 Interventi: Consolidamento e pulizia generale del villaggio al Pian dei Russi. Ricostruzione, peraltro già iniziata, della volta che sorreggeva la caverna della sorgente. Installazione di cartellonistica nei punti di interesse. 21

22 Sadole Si sale con la macchina per la strada che da Ziano porta a Sadole fino a raggiungere il Rifugio Cauriòl dove esiste un grande parcheggio. Per i più allenati, da dove finisce il tratto di asfalto parte sulla destra quella che era la mulattiera che portava fino a Sadole. Punti di interesse: 1. Al Canon: lungo la strada che da Ziano porta a Sadole, sulla sinistra, si nota un grande spiazzo; era stato creato appositamente per piazzare l obice Škoda 30.5 cm che sparava contro il Cauriòl; 2. mulattiera: purtroppo della vecchia mulattiera militare rimane solo la traccia perché, a causa dei lavori per l acquedotto, è stato completamente scavata fino al Pian del Maseron, sotto passo Sadole. Nonostante ciò, ripercorrendola si possono notare numerose baracche lungo la via; 3. Sadole: al Rifugio Cauriòl è presente un piccolo museo della Grande Guerra, assemblato grazie ai pezzi raccolti sulle montagne circostanti. Presso malga Sadole si può trovare la fontana costruita e decorata dagli Standschützen Primör, restaurata qualche anno fa dall attuale compagnia. Nella vallata di Sadole sono numerosi i baraccamenti e si può trovare una linea di trincea di resistenza che tagliava a metà la valle nel caso in cui il nemico avesse sfondato la prima linea. Due sono i ristoranti presenti in questa località, rifugio Cauriol e malga Sadole; entrambi offrono posti letto. 22

23 Postazione artiglieria ai Mandriccioni Sadole Passo Sadole Mandriccioni Baito dei Slavaci Da Sadole ci si incammina per la mulattiera 320 fino a raggiungere il passo Sadole. Poco prima del passo si imbocca la deviazione sulla destra che porta al Castel dele Aie seguendola fino a forcella Le Rele. Da qui si segue il vecchio sentiero di guerra che percorre la cresta che degrada verso nord fino a raggiungere i Mandriccioni. Si scende poi verso La Scaletta e si prende il sentiero che porta dapprima al Baito dei Slavaci e poi scende di nuovo a Sadole. Punti di interesse: 1. passo Sadole: a passo Sadole ci sono numerosi baraccamenti e grandi caserme, segno dell importanza strategica di questo giogo. A fine 800 era stato addirittura progettato un forte che avrebbe dovuto rendere più facilmente difendibile il passo, ma i fondi vennero destinati alle più importanti opere dell altopiano di Asiago. Una grande trincea, appoggiata da postazioni di mitragliatrici e piazzole di artiglieria, sbarrava il valico prima a sud e poi, in seguito alla perdita del Cauriòl, venne apprestata una grande linea difensiva a est che tagliava il Pian del Maseron; il tutto compreso di ricoveri in caverna e postazioni di mitragliatrice. Per riassumere, la linea di trincea andava da quota di Castel dele Aie ai Caurioloti o Piccolo Cauriòl; da qui scendeva al pian del Maseron per poi risalire sul versante sud del Cardinal. Al passo vi è anche una rete di mulattiere che permettono di muoversi agilmente, il pozzo costruito dagli austriaci per la raccolta dell acqua e le iscrizioni lasciate dai reparti ivi stanziati. 23

24 Si dispone di una mappa originale dell epoca riportante l esatta ubicazione di tutti i manufatti presenti; 2. forcella Le Rele: sul rovescio di questa forcella vi era un baraccamento per le sentinelle; 3. postazioni d artiglieria austo-ungariche dei Mandriccioni: qui erano posizionati due cannoni in caverna che battevano Cauriòl, Cardinal, e Busa Alta. Il sito è molto interessante perché vi sono ancora le vecchie travi nelle gallerie e diversi camminamenti trincerati che dalla zona di tiro si defilavano fino ai depositi munizioni. Vi sono inoltre postazioni di mitragliatrice e baraccamenti. Questo è indubbiamente il miglior punto di osservazione delle montagne circostanti dato che si ha una visuale completa del settore del Cauriòl. Interventi: Pulizia di alcuni tratti di trincea; assestamento dei muretti a secco di alcune baracche e trincee; consolidamento e pulizia generale delle postazioni a passo Sadole, vista anche la fortuna di disporre di una mappa d epoca della zona; ripristino dove serve della mulattiera. Assestamento e messa in sicurezza della traccia di sentiero che da forcella Le Rele porta ai Mandriccioni e poi alla Scaletta. Consolidamento e pulizia generale della postazione d artiglieria; sostituzione delle travi in larice all interno delle gallerie; ripristino dell ingresso al deposito munizioni e delle postazioni di mitragliatrice. 24

25 Cauriòl Sadole Passo Sadole Via del contrattacco austriaco Cauriòl Via austriaca Da Sadole ci si incammina per la mulattiera 320 fino a raggiungere il passo Sadole. Si segue poi l indicazione per Via Italiana; aggirando il Piccolo Cauriòl e superando la conca Busa dala Neve si sale alla forcella interposta tra Cauriòl e Piccolo Cauriòl. Da qui con attenzione è anche possibile dirigersi verso est raggiungendo le trincee italiane di Roccioni Serra e seguire poi la linea che passando per la Selletta Carteri raggiunge la cima. Dalla forcella tra i Cauriòl si sale alla cima seguendo il sentiero segnato. Si ridiscende poi dallo stesso sentiero fino alla forcella, da dove si può salire sul Piccolo Cauriòl. Dalla forcella poi si imbocca la Via Austriaca per poi ritornare fino al pozzo austriaco e da qui ripiegare fino a Sadole. Punti di interesse: 1. passo Sadole: vedi sopra; 2. Roccioni Serra e Selletta Carteri: postazioni avanzate italiane costituite da un profondo trinceramento, baraccamenti e postazioni di mitragliatrice, vasche per la raccolta dell acqua e caverne, il tutto ancora oggi ben visibile; 3. cima Cauriòl: dalla cima si può osservare tutte le postazioni circostanti (Piccolo Cauriòl, passo Litegosa, Cardinal e tutta la valle del Vanòi). Inoltre poco sotto la vetta, in posizione poco accessibile in direzione nord ovest, seminascosta e dimenticata, vi è una caverna italiana che probabilmente si collegava con la Selletta Carteri posta sul versante opposto da cui gli italiani potevano osservare Sadole e Predazzo; 25

26 4. Piccolo Cauriòl: bastione difensivo austriaco, trasformato in una vera e propria fortezza in seguito alla conquista del Cauriòl. Vi sono numerose caverne con feritoie, postazioni di mitragliatrice e baraccamenti in posizioni proibitive, oltre a camminamenti e diverse iscrizioni lasciate dai reparti austro-ungarici; 5. via Austriaca: era la via di rifornimento per i reparti austriaci presenti sul Cauriòl fino all agosto del 1916, nel primo tratto è una mulattiera che poi diventa sentiero nel tratto finale più ripido; 6. Pian del Maseron: una grande trincea taglia a metà la valle, sono presenti inoltre ricoveri in caverna, postazioni di mitragliatrice e il pozzo austriaco. Interventi: Pulizia di alcuni tratti di trincea; assestamento dei muretti a secco di alcune baracche e trincee; consolidamento e pulizia generale delle postazioni a Roccioni Serra e Selletta Carteri (sul confine con la Comunità del Primiero e per i quali è auspicabile un intervento comune e coordinato), delle postazioni del Piccolo Cauriòl e del Pian del Maseron. Assestamento del sentiero denominato come Via Italiana e creazione di un sentiero che da Busa dela Neve porti alle posizioni italiane di Roccioni Serra. Pulizia dalla vegetazione del sentiero che dal Pian del Maseron porta fino al fondovalle. Installazione di cartellonistica nei punti di interesse e di un totem per le cartine a Sadole. 26

27 Quota Cardinal Sadole Passo Sadole Pian del Maseron Quota Cardinal Da Sadole ci si incammina per la mulattiera 320 fino a raggiungere il passo Sadole. Si segue poi l indicazione per Via Austriaca; al bivio del pozzo austriaco si segue l indicazione per forcella Cardinal. Dalla forcella si sale a sinistra verso il Cardinal fino a quota Da qui il percorso deve ripiegare sul tragitto dell andata, riportando l escursionista al rifugio Cauriol. In alternativa, da quota un escursionista esperto e preparato potrebbe salire fino a cima Cardinal, per poi scendere lungo il sentiero segnato fino a Sadole. Per completare questo a- nello sarebbe però necessaria la realizzazione e messa in sicurezza di un sentiero che da quota conduca prima sul caposaldo italiano di quota e da qui verso la vetta del Cardinal a quota Punti di interesse: 1. passo Sadole: vedi sopra; 2. Pian del Maseron: vedi sopra; 3. forcella Cardinal: numerose baracche e gallerie austro-ungariche conquistate dagli italiani durante la battaglia per il Cauriol; si rileva ancora il forno della cucina; 4. quota 2.318: villaggio di baracche italiano, galleria del comando italiano con chiave di volta scolpita col simbolo dell 8 regg. Alpino, altre gallerie con iscrizioni scolpite nella roccia, cisterna idrica in cemento, triceramenti e scalinate di collegamento tra le postazioni; 27

28 5. quota (eventuale): posizioni fortificate, baraccamenti e gallerie della vetta italiana del Cardinal. Interventi: Pulizia e assestamento dei muretti a secco di alcune baracche presso forcella Cardinal; consolidamento e pulizia generale delle postazioni di quota 2.318, in particolare della galleria comando che presenta i primi segni di cedimento dell arco di entrata. Per entrambi gli interventi, vista la posizione di confine tra Comunità di Fiemme e del Primiero, risulta imprescindibile un intervento di recupero e valorizzazione condiviso tra le due realtà territoriali. Eventuale realizzazione di un sentiero che da quota porti sulla vetta del Cardinal. Installazione di cartellonistica nei punti di interesse. 28

29 Cima Cardinal Sadole Cima Cardinal Da Sadole ci si incammina per la mulattiera 320 fino a raggiungere i prati di Pian dele Maddalene. Si segue poi l indicazione per cima Cardinal, imboccando il sentiero che sale seguendo il canalone e il ruscello che scende da forcella Busa Alta. Superato il tratto di sentiero nella boscaglia, si devia a destra seguendo il sentiero segnalato che ricalca l originale percorso di guerra. Da qui il sentiero risale lungo la dorsale nord del Cardinal fino alla croce di vetta. Da qui è possibile ridiscendere, sempre su sentiero segnalato, lungo per il versante opposto, giungendo a forcella Busa Alta e quindi ridiscendendo a Pian delle Maddalene. Punti di interesse: 1. dorsale nord di cima Cardinal: lungo tutta la dorsale sono presenti numerosi baraccamenti della guarnigione, spesso eretti in posizioni ardite e molto suggestive, postazioni e osservatori in caverna rivolti verso la Busa Alta italiana, numerose gallerie tra cui una recante iscrizioni di reparto scolpite nella roccia. Si incontra,, inoltre l unica piccola baracca (in muratura e tronchi) ancora in piedi di tutto il Lagorai; 2. vetta del Cardinal: sulla vetta si conservano le varie postazioni in cemento armato per le numerose mitragliatrici, la caverna di vetta recante l originale rivestimento ligneo, la posizione n 5 : avamposto realizzato su un ardito sperone di roccia, nonché l arrivo della teleferica. 29

30 Interventi: Consolidamento dell ultima baracca rimasta in piedi; recupero e messa in sicurezza della galleria di vetta. Pulizia del sentiero (interessato due anni fa da una grossa valanga) ed eventuale installazione di nuovi cordini d acciaio. Installazione di cartellonistica nei punti di interesse. 30

31 Busa Alta/Kaiserspitz Sadole Forcella Cardinal Busa Alta italiana Busa Alta/Kaiserspitz Forcella Busa Alta Da Sadole ci si incammina direttamente per il sentiero, costruito dagli imperiali e segnato da bande bianco-ross,e che porta fino alla vetta. In alternativa, un escursionista esperto e preparato potrebbe imboccare la mulattiera 320 fino a raggiungere i prati di Pian dele Maddalene seguendo poi l indicazione per forcella Busa Alta e salendo per il canalone che porta alla suddetta forcella. Al bivio per salire a cima Cardinal si segue la traccia di sentiero militare che si spinge fino a quota 2.234; salendo di pochi metri si raggiunge un ampio sentiero militare, segnato da sbiaditi segni bianchi e rossi, che porta fino a quella che era la cima italiana della Busa Alta: quota Per raggiungere la cima principale, o Busa Alta austriaca, si deve percorrere la cresta verso nord, oltrepassando le trincee austriache profondamente scavate nel dorso del monte. Per tornare a valle si utilizza il sentiero costruito dagli imperiali, dotato di scalette a tratti. Il sentiero è segnato e porta fino a Sadole. Punti di interesse: 1. forcella Busa Alta: a difesa della forcella sono presenti dei ricoveri in caverna; 2. quota 2.234: sono presenti incavernamenti e postazioni di mitragliatrice; 3. ampio sentiero militare: lungo il sentiero si trovano numerose testimonianze: una grande lapide scolpita nella roccia, che ricorda i caduti dell assalto italiano, nel luogo dove si trovava il cimitero di guerra; i ruderi della cucina della Cividale; il comando della compagnia sistemato 31

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