OSPITI MOLESTI PER L UOMO

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1 Il Divulgatore n 1-2/2005 Manuale per al gestion e ecologica di parchi e giardini Pagg OSPITI MOLESTI PER L UOMO Zanzare tigri, vespe, calabroni, cimici dell olmo possono causare notevoli disagi ai visitatori di molti parchi cittadini: ecco alcuni suggerimenti per limitarne la diffusione senza ricorrere ai trattamenti chimici, dannosi per l ambiente e spesso inefficaci. TROUBLESOME INSECTS FOR MAN Nowadays, in the North and Centre of Italy the most troublesome insect is the so-called tiger mosquito. This insect, which scientific name is Aedes albopictus, is an exotic specie coming from Asia; thanks to its ability to adapt to temperate climate, it colonised our region since the early nineties.it prefers small amounts of water, such as those left in saucers; indeed, it does not develop in environments typical of the other mosquitoes, such as puddles, ponds, streams and sewer systems. Among all troublesome insects for man, it is worthwhile to mention also the hornet and the wasp. Indeed, their bite can be very painful and, in some cases, it can be also lethal. It is worthwhile to mention also the problems caused by Arocatus melanocephalus, the so-called elm bug.when winter approaches,these insects invade houses looking for shelter. L emergenza più sentita nelle aree verdi dell Italia centro-settentrionale è senza dubbio l infestazione di zanzara tigre (Aedes albopictus), una specie esotica di origine asiatica che è riuscita, grazie alla capacità di adattarsi ad ambienti a clima temperato, a insediarsi stabilmente in tali zone dall inizio degli anni 90. La zanzara tigre predilige, infatti, le piccole raccolte d acqua che si formano con facilità in molti contenitori artificiali di uso domestico e non utilizza per il proprio sviluppo gli ambienti tipici di altre zanzare, come pozze, stagni, piccoli corsi d acqua o canali fognari. Zanzara tigre La diffusione della specie sulle lunghe distanze è in gran parte legata al commercio di pneumatici usati particolarmente attivo nelle aree del Nord. Le femmine, infatti, depongono le uova sulla superficie interna dei pneumatici dove rimangono vitali per alcuni mesi. Quando l acqua piovana si raccoglie all interno dei pneumatici, determina la schiusa delle uova e l avvio del ciclo di sviluppo larvale. La diffusione di questa zanzara nelle brevi distanze, come per esempio nell ambito metropolitano, è invece dovuta, presumibilmente, al trasporto di adulti negli abitacoli degli automezzi. Questo fa sì che una volta insediata la sua diffusione diventi assai rapida. È da tempo accertata la responsabilità della zanzara tigre nella trasmissione di numerose malattie, fra le quali la più nota è il dengue. È stato evidenziato inoltre che Aedes albopictus è in grado di trasmettere arbovirosi indigene quali il la cross in America e la febbre gialla in Africa e Sud America. In Italia il ruolo di Aedes albopictus come vettore è ancora da accertare, potrebbero però verificarsi casi di trasmissione in relazione alla presenza di persone infette non sottoposte a controllo sanitario, che fungerebbero da serbatoi. In campo veterinario è accertata la capacità di trasmissione di Dirofilaria immitis e D. repens, quindi Aedes albopictus può contribuire alla diffusione della filariosi canina. Questa zoonosi risulta attualmente molto diffusa in varie aree del nostro Paese e in pianura Padana interessa fino al 50% dei cani. La notevole antropofilia della zanzara tigre e la capacità di insediarsi stabilmente negli ambienti urbani la portano a sviluppare una stretta convivenza con l uomo, riducendo comunque i livelli di vivibilità degli ambienti colonizzati. Il ciclo vitale Originaria delle zone forestali del Sud-Est asiatico, Aedes albopictus è una specie di zanzara che si è ben adattata agli ambienti urbani. Le uova vengono deposte singolarmente in zone umide soggette a variazioni di livello dell acqua e riescono a superare anche inverni molto rigidi con temperature fino a -10 C. Nelle zone d origine le uova vengono deposte in piccole raccolte di acqua quali cavità degli alberi e ascelle fogliari. L adattamento urbano ha riguardato anche i luoghi di ovideposizione, costituiti da contenitori in grado di raccogliere acqua presenti all esterno delle abitazioni (come sottovasi e altri piccoli recipienti) e dalle caditoie stradali. L intero ciclo larvale ha una durata, a seconda della temperatura, che varia dai 5 ai 20 giorni. Morfologicamente l adulto è facilmente distinguibile dalle specie indigene. È di colore scuro e presenta scaglie bianche e lucenti, che formano una linea longitudinale sul dorso del torace e del capo. Altre bande ben evidenti (sempre formate da scaglie bianche) sono situate sulle zampe. Maschi e femmine vivono in ambienti umidi e ombreggiati. Compiono spostamenti brevi (qualche centinaio di metri) dal luogo di sviluppo larvale, volando a poca distanza dal suolo e si cibano di sostanze zuccherine.le femmine, raggiunta la maturità sessuale, dopo l accoppiamento compiono il pasto di sangue per la maturazione delle uova che verranno deposte pochi giorni dopo. Un carattere etologico distintivo è l abitudine di aggredire durante le ore diurne, all aperto e solitamente in ambienti ombreggiati. La femmina è dotata di elevata aggressività verso l uomo ma può pungere anche altri mammiferi. Attualmente in Emilia Romagna Aedes albopictus è presente nelle province di Bologna, Modena, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Reggio Emilia e Ferrara. Interventi su più fronti Un efficace controllo della zanzara tigre si deve articolare su cinque livelli operativi: - monitoraggio attuato attraverso l uso di ovitrappole standard; - controllo capillare del territorio per l individuazione e l eliminazione dei microfocolai; - disinfestazione dei focolai inamovibili; - informazione dei cittadini; - Ordinanza Sindacale. Il monitoraggio con ovitrappole ha lo scopo di verificare la diffusione della zanzara sul territorio per indirizzare le attività di lotta.

2 L ovitrappola è costituita da un bicchiere di plastica, di colore nero, della capacità di 300 cc circa, forato a 3/4 di altezza per il tutto pieno; all interno del bicchiere viene posta una listella di masonite sulla quale le femmine depongono le uova. Le ovitrappole vengono posizionate in stazioni fisse e attivate da maggio a ottobre. La zanzara tigre ha trovato il suo habitat ideale nelle aree più verdi e umide dei centri abitati, principalmente in abitazioni circondate da orti e giardini. Questa caratteristica fa sì che la distribuzione sul territorio risulti discontinua nello spazio, tipicamente a macchia di leopardo. Inoltre la capacità di poter sfruttare ogni piccola raccolta d acqua ne rende estremamente complesso il controllo. Il presidio del territorio è, quindi, indispensabile per ottenere risultati soddisfacenti. Risulta utile procedere alla ricerca ed eliminazione sistematica dei focolai. Disposizioni comunali per il contenimento della zanzara tigre Rimuovere i contenitori non utilizzati o abbandonati. Chiudere ermeticamente, con teli di plastica o con coperchi, i recipienti utilizzati per contenere acqua in orti e giardini. Eliminare i sottovasi oppure immettere nell acqua presente dei fili di rame (circa 20 grammi) privati della guaina plastica. Il controllo delle forme larvali rappresenta la strategia più efficace, in quanto di tipo preventivo e a basso impatto ambientale. Occorre comunque avvalersi della collaborazione della cittadinanza, la quale deve essere opportunamente sensibilizzata attraverso campagne di comunicazione e divulgazione. I trattamenti devono essere eseguiti capillarmente in tutte le caditoie stradali tramite un formulato, Bacillus thuringiensis ssp. israeliensis, con una cadenza di circa 10 giorni nell arco della stagione favorevole allo sviluppo larvale. Inoltre, a partire dal mese di maggio, le Amministrazioni Comunali mettono a disposizione dei cittadini lo stesso microrganismo sotto forma di un formulato granulare, biologico, pronto all uso e di facile manipolazione e applicazione. In collaborazione con le Asl territorialmente competenti, le Amministrazioni Comunali possono, inoltre, emanare un Ordinanza Sindacale, che vieta ai cittadini di lasciare incustoditi contenitori di varia natura i quali possano favorire lo sviluppo larvale della zanzara tigre. ATTENZIONE! Non confondere la Zanzara tigre con la Tipula Zanzara tigre L adulto ha le stesse dimensioni della zanzara comune. Il colore del corpo è molto scuro, quasi nero, con fasce bianche sulle zampe. Sul dorso è ben visibile una linea bianca caratteristica. Punge l uomo prevalentemente durante il giorno e nelle zone ombreggiate. La larva, sottile e allungata, vive esclusivamente in acqua e misura, al massimo, 1cm. Tipula L adulto è molto più grande della zanzara comune, con ali membranose, strette e allungate. Il colore del corpo è generalmente bruno con zampe molto lunghe. Non punge assolutamente né l uomo né gli animali domestici. La larva è di forma cilindrica, di colore grigio terra e vive nel terreno. Le larve danneggiano i prati, le piante ortive e i cereali soprattutto in primavera. Vespe e calabroni Le punture di vespe e calabroni sono, da sempre, particolarmente temute, in quanto sono molto dolorose e, in casi eccezionali, possono addirittura avere effetti letali. Le specie più frequenti nei nostri ambienti sono le vespe cartonaie (Polistes gallicus e P. dominulus), le vespe di terra (Vespula germanica e V. vulgaris) e i calabroni veri e propri (Vespa crabro). Tutti questi insetti sono caratterizzati da colonie annuali formate, al massimo, da qualche centinaio di individui e lo svernamento è affidato alle giovani regine che, nella primavera successiva, fonderanno le nuove colonie. Le vespe cartonaie costruiscono nidi di consistenza cartacea, appesi mediante un peduncolo a cornicioni, balconi e sottotetti, realizzati dalle operaie con detriti vegetali triturati e impastati con saliva. Le vespe di terra costruiscono nidi dello stesso materiale, ma di maggiori dimensioni, nelle cavità del suolo, nei muri e in ambienti disabitati. I calabroni, infine, prediligono gli alberi cavi, anche se non disdegnano le anfrattuosità dei muri o i vani disabitati, dove costruiscono nidi globosi di grandi dimensioni (fino a 40 cm di diametro). Tutti i nidi vengono costruiti, indipendentemente dalla specie, nel periodo primaverile-estivo, per essere abbandonati ad ogni autunno. Gli adulti delle vespe cartonaie si nutrono di sostanze zuccherine, mentre le larve vengono alimentate con una dieta a base di insetti predati. In questo modo anche le vespe si rivelano di una certa utilità, distruggendo insetti nocivi all agricoltura. I calabroni, invece, possono risultare dannosi in quanto mostrano una certa predilezione per le api. A fine estate - inizio autunno gli adulti ricercano la frutta matura, lesionandola per alimentarsi a spese dei succhi zuccherini, risultando quindi dannosi alle colture frutticole, oltre che assai fastidiosi per le persone. Si tenga inoltre presente che all inizio dell autunno la colonia è arrivata al punto di massimo sviluppo oppure all inizio della fase di dispersione e questo rende i singoli Pronto soccorso per le punture di vespa Ricorrere a pomate antistaminiche o a impacchi freddi per alleviare il dolore e diminuire il gonfiore. Nel caso il dolore persista 24 ore dopo la puntura, consultare un medico. Consultare immediatamente un medico se si evidenziano sintomi di shock anafilattico (difficoltà respiratorie, nausea, vomito, stato di incoscienza) nel caso di punture multiple oppure se si viene punti in bocca. individui particolarmente aggressivi. Le vespe di terra, nutrendosi anche di carne di animali morti e frequentando gli ambienti più disparati, possono risultare anche portatrici di microrganismi patogeni in caso di contatto con cibi destinati all alimentazione umana. Eliminazione dei nidi Le vespe cartonaie non sono particolarmente aggressive e pungono, di norma, solo se disturbate. Le vespe di terra attaccano molto più facilmente e se si molesta, anche inavvertitamente, una colonia, possono diventare assai pericolose. I calabroni, infine, pur essendo relativamente meno diffusi e aggressivi delle vespe di terra, sono particolarmente temibili a causa delle grosse dimensioni e, quindi, della forte quantità di veleno che possono iniettare. Le vespe vanno combattute eliminando i nidi, ma solo nel caso esista un reale

3 pericolo per le persone. Si tratta, in ogni caso, di un operazione che andrebbe compiuta da personale preparato ed attrezzato (vigili del fuoco o apicoltori), che disponga di un adeguato abbigliamento protettivo e possa avvicinarsi al nido senza alcun pericolo. È sempre opportuno intervenire di sera o il mattino presto, quando le vespe sono quasi del tutto inattive, irrorando i nidi con insetticidi specifici a elevato potere abbattente e, successivamente, asportando e distruggendo il nido stesso. In caso di puntura occorre innanzitutto mantenere la calma e, successivamente, seguire alcune elementari regole di pronto soccorso ATTENZIONE!Non confondere le Vespe con i Sirfidi Vespa cartonaia L adulto è lungo meno di 2 cm e ha corpo nero con parti gialle su testa e addome. L addome presenta una caratteristica strozzatura nella parte anteriore ( vitino di vespa ) e bande gialle trasversali. Vive in colonie annuali e costruisce nidi di consistenza cartacea, appesi mediante un peduncolo a cornicioni, balconi e sottotetti. Se disturbato, può essere aggressivo e provocare punture dolorose. Può compiere lesioni sulla frutta matura e sull uva. Sirfide L adulto è lungo circa 1 cm e ha un solo paio d ali. Forma e colore sono spesso simili a quelli di una piccola vespa, ma senza la strozzatura nell addome. Non forma colonie e conduce vita solitaria. Non è in grado di pungere ed è del tutto innocuo. È riconoscibile in volo per la capacità di rimanere immobile in aria come un elicottero. Frequenta i fiori e si nutre principalmente di nettare, polline e melata. Non danneggia la frutta. Vespe e calabroni Cimice dell olmo Da qualche anno, nel periodo estivo, vengono da più parti segnalati disagi conseguenti all invasione delle abitazioni ad opera di Arocatus melanocephalus, un Rincote Ligeide comunemente noto come cimice dell olmo. Gli adulti dell insetto, lunghi circa 6 mm, presentano colore di fondo nero con aree più o meno estese rosse. La parte ventrale dell addome è rossa. Le forme giovanili sono nere nella testa e nel torace, mentre l addome è rossastro. Nelle ninfe, gli abbozzi alari sono neri. Gli adulti dell insetto, dopo aver trascorso l inverno in svariati ricoveri (sotto le cortecce delle piante, negli ammassi di rottami e di materiale vegetale secco, nelle fessure dei muri e all interno delle abitazioni), all inizio della primavera si portano sugli olmi. Negli ammassi di samare (i frutti discoidali) avvengono gli accoppiamenti, l ovideposizione e lo sviluppo degli stadi giovanili. Raggiunto lo stadio adulto, l insetto abbandona l olmo, disperdendosi nell ambiente alla ricerca di ripari: è in questa fase che vengono colonizzate piante di varie specie (è rinvenibile su quercia, nelle capsule di paulonia, negli strobili di conifere, nelle placche della corteccia del platano, ecc.) e invase le abitazioni prossime alle alberature di olmo. Arocatus melanocephalus non rappresenta un pericolo per la salute in quanto non punge l uomo e non veicola patogeni. Tuttavia la presenza numerosa e continua di folle di adulti sui muri esterni e all interno delle abitazioni (nei serramenti, nei battiscopa, nei rivestimenti e negli arredi, compresi armadi, mobili della cucina e letti), unita alla facoltà dell insetto di emettere un odore sgradevole quando è molestato sono causa di notevole fastidio. L impiego degli insetticidi nelle aree cortilive e all interno delle abitazioni è molto pericoloso per la salute pubblica e inutile per il contenimento delle infestazioni. Il fenomeno deve essere affrontato con un approccio integrato, che preveda la pulizia delle aree degradate (dove è spesso abbondante la presenza di arbusti di olmo e di nicchie idonee allo svernamento), l eliminazione delle samare cadute e la collocazione, in porte e finestre, di barriere che limitino l ingresso degli insetti nelle case. È bene ricorrere agli insetticidi solo nei siti dove sussistono condizioni di grave disagio, impiegando mezzi tecnici autorizzati e con la minima tossicità nei confronti dell uomo, degli animali domestici e degli organismi utili. ATTENZIONE! Non confondere la Cimice dell olmocon altri Ligeidi non molesti Oxycarenus lavaterae La specie è spesso confusa con la cimice dell olmo (Arocatus melanocephalus) per via dell aspetto degli adulti (neri con mielitre parzialmente rossastre e lunghi 5-6 mm) e del comportamento gregario (l inverno è trascorso dagli adulti ammassati sui tronchi di piante arboree, soprattutto tiglio). Le forme giovanili evolvono a spese dei semi di Malvacee (es. malva e ibisco). Pyrrhocoris apterus L adulto misura 9 mm ed è nero con disegni rossi. Le emielitre sono rosse e nere con un evidente macchia rotonda nera centrale. L insetto vive a spese di varie piante spontanee ed ha comportamento gregario. Arocatus longiceps Molto simile per dimensioni, colore e biologia, si differenzia da A. melanocephalusperché ha come pianta ospite il platano e non ha tendenza ad ammassarsi negli edifici.

4 DECRETI DI LOTTA OBBLIGATORIA Nei confronti di alcuni organismi particolarmente dannosi per piante di interesse ornamentale e ritenuti in certi casi pericolosi per la salute pubblica, sono in vigore in Italia specifici decreti di lotta obbligatoria che prescrivono i controlli e gli interventi da porre in atto per la salvaguardia delle piante e la tutela delle persone. Relativamente al settore urbano, le avversità il cui controllo è obbligatorio sono tre: cancro colorato del platano, processionaria del pino, colpo di fuoco batterico. Trattandosi di avversità a diffusione per ora limitata ma potenzialmente in grado di propagarsi in poco tempo con danni considerevoli, gli interventi di prevenzione e lotta risultano essenziali per garantirne il contenimento anche in futuro. Colpo di fuoco batterico, in particolare, è una malattia di recente introduzione nel nostro Paese e costituisce un rischio enorme soprattutto per il comparto agricolo, essendo avversità a carattere epidemico e di elevata gravità. Nelle specie suscettibili utilizzate a scopo ornamentale questa infezione può trovare un pericoloso mezzo di conservazione e diffusione. CANCRO COLORATO DEL PLATANO D.M. 17/4/98 Disposizioni sulla lotta contro il cancro colorato del platano Ceratocystis fimbriata (omissis) Art. 1. La lotta contro il cancro colorato del platano provocato dal fungo patogeno Ceratocystis fimbriata Ell. Et Halsted f. sp. platani Walter, è obbligatoria su tutto il territorio della Repubblica italiana. Art. 2. Accertamenti sistematici relativi alla presenza di Ceratocystis fimbriata sui platani esistenti sul tenitorio, ivi comprese le piante presenti in aree soggette a qualsi-voglia vincolo, saranno annualmente disposti dalle regioni per il tramite dei servizi fitosanitari regionali. Art. 3. La comparsa della malattia in aree ritenute indenni deve essere immediatamente segnalata, a cura delle regioni interessate, al Servizio fitosanitario centrale presso il Ministero per le politiche agricole. Art. 4. Le piante infette e quelle immediatamente adiacenti debbono essere rapidamente e obbligatoriamente abbattute ed eliminate, compreso tutto il materiale di risulta, a spese dei proprietari, secondo le indicazioni impartite dal Servizio fitosanitario regionale che applica le specifiche norme tecniche riguardanti i tempi e le modalità di abbattimento, di trasporto e di eliminazione delle piante o del materiale di risulta, nonché le modalità di disinfezione degli attrezzi. Gli interessati sono tenuti a comunicare per tempo al Servizio fitosanitario regionale la data di inizio degli abbattimento. I platani colpiti dal cancro colorato e i loro contermini devono comunque essere abbattuti, anche se tutelati da altre norme legislative, dandone comunicazione a tutti gli uffici interessati. Art. 5. Al fine di limitare il diffondersi della malattia, gli interventi di potatura o di abbattimento, anche dei platani presenti in aree indenni, devono essere eseguiti soltanto in casi di effettiva necessità. I proprietari dei platani, qualora intendessero eseguire interventi di qualunque tipo, compresi i lavori che coinvolgano l apparato radicale, devono chiedere, mediante comunicazione scritta, la preventiva autorizzazione al Servizio fitosanitario regionale, il quale detta le modalità da seguire nell operazione. In caso di mancata risposta da parte del Servizio fitosanitario regionale competente per territorio territorio entro trenta giorni, si applica la norma del silenzio-assenso. Art. 6. La sorveglianza sull applicazione del presente decreto è affidata ai Servizi fitosanitari regionali competenti per territorio. Il Servizio fitosanitario centrale del Ministero per le politiche agricole, dopo la pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, provvederà a emanare la circolare tecnica relativa all applicazione dei precedenti articoli 4 e 5. Art. 7. In caso di mancata applicazione delle disposizioni di cui al presente decreto, gli inadempienti sono denunciati all autorità giudiziaria a norma dell art. 500 del codice penale. E facoltà delle regioni stabilire sanzioni amministrative per gli inadempienti di cui ai precedenti articoli 4 e 5. Art. 8. Il decreto ministeriale 3 settembre 1987, n. 412, citato nelle premesse, è abrogato. Art. 9. Il presente decreto, dopo la registrazione al la Corte dei conti, sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana ed entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione. (omissis) Circolare applicativa del D.M. 17 aprile 1998 concernente le note tecniche per la salvaguardia del platano dal cancro colorato (Ceratocystis fimbriata) Ai sensi degli articoli 4, 5 e 6 del Decreto Ministeriale 17 aprile 1998 che istituisce la lotta obbligatoria al Cancro colorato causato da Ceratocystis fimbriata, vengono redatte le seguenti note tecniche volte alla tutela dei platano in Italia. Abbattimento platani infetti L abbattimento dei platani infetti da Ceratocystis fimbriata e dei loro contermini deve avvenire secondo modalità atte a ridurre i rischi di contagio agli altri platani presenti. In particolare si devono rispettare le seguenti norme: effettuare gli abbattimento nei periodi asciutti dell anno, così come definiti dai locali Servizi fitosanitari al fine di impedire la diffusione dei patogeno; riservare alle operazioni di abbattimento tutta la superficie atta a contenere la ricaduta della segatura; gli abbattimenti vanno eseguiti a partire dalle piante di rispetto e procedendo verso le piante sicuramente malate o morte; ricoprire il terreno circostante le piante da abbattere con robusti teli di plastica, allo scopo di raccogliere la segatura ed il materiale di risulta; è consentito, in sostituzione, l utilizzo di un aspiratore in caso di superfici asfaltate o cementate. Inoltre, sempre al fine di ridurre al massimo il rischio di dispersione della segatura, è opportuno che la stessa venga bagnata, con idonea soluzione disinfettante secondo le indicazioni fornite dal Servizio fitosanitario regionale;

5 evitare comunque la dispersione di segatura, effettuando il minor numero possibile di tagli, in particolar modo nelle parti infette delle piante; ove possibile, utilizzare motoseghe attrezzate per il recupero della segatura; dopo il taglio dei soggetti infetti e dei contermini procedere preferibilmente all estirpazione delle ceppaie tramite cavaceppi o ruspe e successivamente disinfettare le buche con idonei prodotti indicati dal Servizio fitosanitario regionale. Qualora tale operazione fosse impossibile, tagliare il ceppo e le radici affioranti, ad almeno 20 cm. sotto il livello dei suolo, procedendo poi alla disinfezione delle buche con i prodotti indicati dal Servizio fitosanitario regionale. Nel caso in cui le operazioni sopradescritte non potessero trovare pratica applicazione tagliare le ceppaie e le radici affioranti al livello dei suolo devitalizzando la parte residua tramite idonei diserbanti ed anticrittogamici addizionati a mastici o colle viniliche, secondo le indicazioni fornite dal Servizio fitosanitario regionale; al termine delle operazioni, tutta la zona interessata dagli abbattimento deve essere disinfettata con i prodotti indicati dal Servizio fitosanitario regionale; analogamente devono essere disinfettati tutti gli attrezzi usati per l esecuzione dei tagli; i Servizi fitosanitari competenti possono concedere deroghe relativamente all abbattimento dei contermini monumentali. Trasporto del legname infetto Qualora i residui degli abbattimenti non vengano distrutti sul posto, il trasporto dei legname e degli altri residui dovrà avvenire nel più breve tempo possibile dal taglio delle piante, adottando le seguenti precauzioni volte ad evitare la disseminazione dei patogeno: rattamento di tutto il materiale con idonei prodotti, secondo le indicazioni dei Servizio fitosanitario regionale; copertura dei carico con teloni o utilizzazione di un camion telonato. mezzi che effettuano lo spostamento dei legname dovranno essere muniti di apposita autorizzazione allo spostamento locale rilasciata dal competente Servizio fitosanitario regionale, secondo quanto previsto all art. 15 del D.M. 31 gennaio Smaltimento del legname infetto I proprietari delle piante devono comunicare al Servizio fitosanitario la modalità di smaltimento dei legname, che deve essere scelta fra le seguenti: distruzione tramite il fuoco sul luogo dell abbattimento od in area appositamente individuata nei pressi ma adeguatamente lontana da altri platani; incenerimento mediante combustione in impianti quali inceneritori dei rifiuti o centrali termiche (copia della bolla di conferimento andrà consegnata al Servizio Fitosanitario Regionale); conferimento ad una industria per la trasformazione in cartalcartone, pannelli truciolari trinciati o sfogliati dopo tratta- mento termico (copia della bolla di conferimento andrà consegnata al Servizio fitosanitario regionale); smaltimento in discarica assicurandone l immediata copertura (copia della bolla di conferimento in discarica andrà consegnata al Servizio fitosanitario regionale); conferimento all industria per il trattamento Kiln Dried (KD): essiccazione a caldo, in forno, fino a raggiungere un umidità inferiore al 20%, secondo un programma tempo/temperatura ufficialmente approvato dal Servizio fitosanitario regionale, con marchio KD apposto sul legname trattato (copia della bolla di conferimento andrà consegnata al Servizio fitosanitario regionale). In casi particolari, previa autorizzazione dei Servizio fitosanitario, il legname in attesa dello smaltimento può essere accumulato in cataste ubicate lontano da piante di platano, trattate periodicamente con idonei formulati e sottoposte a frequenti controlli. Potature dei platani 1 - Aree già infette da cancro colorato In aree (strade o porzioni di esse, parchi, ecc.) ove sono presenti focolai di cancro colorato è vietata la potatura dei platani fino alla completa eliminazione dei focolai dell infezione. Tale pratica è consentita solo ed esclusivamente nei casi in cui le piante risultino pericolose per la pubblica incolumità e sarà effettuata disinfettando le superfici con diametro pari o superiore a 10 cm. con fungicidi indicati dal Servizio fitosanitario e ricoprendole con mastici o colle viniliche, disinfettando, inoltre, nel passaggio da una pianta all altra gli attrezzi di taglio con sali quaternari di ammonio all 1% o con ipoclorito di sodio al 2% o con alcool etilico al 60%. 2 - Aree esenti da cancro colorato In dette aree tutte le operazioni di potatura devono devono essere limi tate ai casi di effettiva necessità ed eseguite in un periodo asciutto durante il riposo vegetativo delle piante. Le superfici di taglio devono essere disinfettate con fungicidi efficaci e, nel caso di tagli superiori ai 10 cm. di diametro, a questi dovranno essere applicati fungicidi addizionati a mastici o colle viniliche secondo le indicazioni dei Servizio fitosanitario. Nel passaggio da una pianta all altra, gli attrezzi utilizzati per la potatura devono essere sempre disinfettati con sali quaternari di ammonio all 1 % o con ipoclorito di sodio al 2% o con alcool etilico al 60%. Reimpianti Sono sconsigliati i rimpianti di platano nei siti ove sono stati effettuati abbattimenti di piante affette da Ceratocystis fimbriata. Nel caso di nuovi impianti di platano, onde ridurre la necessità di procedere a successivi interventi di contenimento della chioma e garantire uno sviluppo equilibrato della pianta, è consigliabile attenersi alle seguenti indicazioni: distanza tra le piante di almeno 12 metri; distanza di almeno 6 metri dal fronte dei fabbricati; adottare le più corrette tecniche agronomiche al fine di con- sentire le migliori condizioni di vita per le piante (aerazione dei suolo, concimazioni, irrigazioni ecc.). Ulteriori norme comportamentali per la salvaguardia delle alberature di platano Devono essere limitate al massimo le operazioni di scavo in prossimità dei platani e soprattutto devono essere osservate tutte le cautele al fine di evitare ferite alle radici principali al colletto ed al tronco delle piante; in caso di ferite e di recisioni delle radici principali, queste devono essere rifilate e trattate con fungicidi idonei; nei nuovi impianti, onde evitare possibili lesioni alla parte basale dei tronco ed alle radici, si devono predisporre, attorno alla circonferenza basale delle piante, cordoli o altri manufatti di protezione, che consentano comunque lo sviluppo diametrale dei tronco; evitare l apposizione di oggetti nei tronchi e nelle branche, così da non provocare ferite alle piante. Eliminare inoltre i manufatti (es. fili di ferro, pali segnaletici, cartelli pubblicitari, ecc.) che, per la loro posizione immediatamente a contatto con il tronco possano con il tempo causare danni ai tronchi stessi a seguito della crescita delle piante.

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