COME DISTRUGGERE IL FUTURO

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1 COME DISTRUGGERE IL FUTURO Breve storia di una politica sbagliata che ha portato alla rottura della Valtriversa Credo che la politica seria sia quella cosa capace di evitare che uomini si facciano la guerra perché si dimostra capace di organizzare il futuro della società. Il politico non è un semplice amministratore di condominio che deve svolgere un ruolo oggettivo e nulla di più. Deve avere la capacità di essere in anticipo sui tempi: capire i bisogni di domani e saper assumere la responsabilità di scelte che sappiano affrontarli. Un politico deve saper scegliere, anche se la scelta non è così scontata o non risultare immediatamente comprensibile ai più, magari perché non è la più semplice o perché non porta ad una facile popolarità. Ho fatto questa premessa perché la ritengo indispensabile per comprendere la profonda crisi dell'unione Valtriversa e i motivi che hanno portato alla sua rottura. Cos'è, o meglio, cos'era la Valtriversa? Un ente nato nel 2000 con il quale Villafranca, Roatto, Maretto, Cantarana, Monale, Castellero, Baldichieri, Cortandone e Ferrere si mettevano insieme con l'obiettivo di svolgere una serie di servizi prima non fatti o gestiti singolarmente. Questo il motivo ufficiale, che sarebbe stato lungimirante. Nel concreto, lo scopo si è rivelato prendere i finanziamenti pubblici che Regione e Stato davano per favorire la nascita di questi enti. Contributi che negli anni dovevano essere usati per costruire una vera aggregazione di piccoli paesi in una realtà più grande. I Comuni, al contrario, non hanno mai lavorato per una vera aggregazione delle funzioni. Si sono limitati a scaricare sul bilancio del nuovo ente loro costi, costruendo nel tempo solo qualche servizio marginale. Unica eccezione: i vigili. Servizio voluto non tanto dagli amministratori ma dalla tenacia e dalla costanza del comandante di allora, Pasquale Campanile. Ferrere è uscito dalla Valtriversa a fine 2012: da anni ormai i loro amministratori si consideravano estranei e guardavano ad un accordo verso Valfenera. Accordo che si è realizzato con un singolare tempismo quando si è disgregata l'unione del Pianalto (Villanova e paesi vicini). Chi governava la Valtriversa? Tutto il potere nell'unione era di fatto concentrato nell'assemblea dei sindaci: la giunta composta dai primi cittadini che prendeva tutte le decisioni. Il consiglio composto da tre rappresentanti per ogni paese aderente, di cui uno per l'opposizione, contava nulla. Poche le convocazioni, quelle strettamente necessarie, con rari momenti di dibattito, spesso affrontato mal volentieri dalla maggior parte dei sindaci. L'esatto contrario di quanto deve capitare: l'organo politico dove si discutono i progetti deve essere il consiglio. La giunta deve essere l'organo esecutivo che realizza le decisioni prese dal consiglio. Altra anomalia fin dall'origine: nel consiglio dell'unione, ogni membro contava per un voto, quindi non c'erano differenze tra i paesi. Questo sistema è sempre andato bene ai sindaci fino a quando le decisioni erano facili perché c'erano soldi da spartire. Le cose sono cambiate quando lo Stato e la Regione hanno smesso di dare risorse alle Unioni. E quindi i Comuni dovevano decidere se e come mettere i loro soldi nella Valtriversa. Le prime spinte alla spaccatura erano già nate nel Il sindaco di Villafranca, Cavalla, ha sempre sostenuto l'idea di una Unione a 4, limitata a Villafranca, Cantarana, Roatto e Maretto. Ipotesi sempre rifiutata dagli altri paesi interessati che vedevano in questo il ritorno della storica grande Villafranca e non avevano alcuna intenzione di farsi semplicemente assorbire. Perché la Valtriversa non è diventata forte? Quando c'erano i soldi e la Valtriversa aveva cospicui avanzi di amministrazione, i sindaci hanno scelto di usarli per abbattere le spese dei Comuni, privando la Comunità di ogni possibilità di investimento per creare le nuove strutture unite e per progettare politiche di zona. Unica opposizione a questo modo di amministrare: il mio voto, spesso rimasto isolato all'interno del consiglio dell'unione, anche per le frequenti assenze dei rappresentanti delle opposizioni degli altri

2 paesi. L'amministrazione mi accusa di aver indebolito la posizione di Villafranca votando sovente in modo diverso dal suo nel consiglio dell'unione. Accusa ridicola perché le decisioni dell'unione sono sempre state prese a maggioranza bulgara : ribadisco, con il mio solo voto contrario. Erano l'amministrazione di Villafranca che votava per respingere tutte le proposte per un cambiamento reale. Ricordo ancora quando, all'inizio del mandato , proposi che la presidenza delle commissioni consigliari, che allora esistevano, venisse data a consiglieri e non ai sindaci, proprio per farle diventare occasioni di dibattito e di preparazione di nuovi progetti, con il massimo coinvolgimento. La proposta venne categoricamente rifiutata. Le commissioni in mano ai sindaci fallirono in quanto alcune vennero convocate poco, altre per nulla. Sempre in quel periodo, preparammo una prima proposta di revisione dello statuto per rendere l'unione capace di una maggiore incisività: l'assemblea dei sindaci non ci diede alcuna risposta. Quanti soldi ha ricevuto la Valtriversa da Stato e Regione? Quasi 4 milioni e duecentomila euro di soldi pubblici, cioè soldi dei contribuenti, che sono serviti a poco o nulla perché si è scelto di non usarli per la costruzione di una struttura capace di fondere le attività di tutti i Comuni e poi si è scelto di rompere. Perché avevamo bisogno della Valtriversa forte? Fin dagli anni novanta, i Comuni hanno sempre meno risorse e sempre di più devono usare le tasse per recuperare soldi. Tutto l'astigiano è composto nella gran parte da piccoli paesi, oggi privati anche del ruolo della Provincia. La nostra zona non fa eccezione. Siamo tutti paesi piccoli, compresa Villafranca. E come tali, contiamo sempre meno e abbiamo sempre meno capacità di incidere su problemi sempre più importanti che superano gli stretti confini dei singoli paesi. Le difficoltà sociali, l'aumento della povertà, la gestione degli anziani, lo smantellamento del sistema sanitario pubblico, le necessità della scuola, la crisi e la necessità di costruire un sistema economico diverso, l'evasione fiscale, la gestione e la difesa dell'ambiente, i rifiuti, l'acqua: esempi di problemi sui quali il piccolo paese, da solo, conta nulla. La scelta diventa tra lo stare a guardare subendo le decisioni che altri livelli prenderanno o provare a reagire. Noi, come Villafranca Domani, abbiamo sempre sostenuto la seconda strada. La Valtriversa come elemento base per fare massa critica. Nelle difficoltà, bisogna mettere insieme le risorse disponibili e darsi obiettivi di spessore in modo unito. Una Valtriversa di ottomila abitanti conterebbe di più a livello astigiano e regionale. Perché si è arrivati alla spaccatura? Ve la ricordate la spending review di Monti? Era il 2012 e imponeva ai Comuni di piccole dimensioni di aggregare le funzioni fondamentali entro il Spinti dalla scadenza, anche i sindaci hanno dovuto chiedersi cosa fare. Verso la fine del 2012, Roberto Campia, allora presidente, aveva lanciato la proposta di fondere i paesi membri dell'unione in un unico Comune. Proposta che poteva essere lungimirante ma fatta senza un preciso progetto e quindi molto debole. Infatti, nonostante i buoni propositi di qualche sindaco, l'accoglienza nei vari municipi è stata tiepida, con sfumature diverse e con posizioni di attesa o contrarie. A Villafranca la maggioranza ha finto di aderirvi, ponendo però paletti molto vincolanti: fin da subito, tasse uguali per tutti e tutte le entrate insieme nell'unione. Obiettivi condivisibili se le situazioni dei singoli Comuni fossero state simili. Impossibili da ottenere con situazioni anche molto diverse e, spesso, non conosciute nemmeno dagli stessi amministratori. Un evidente tentativo di alzare la posta in gioco e rendere difficile un accordo, con la comoda scusa di dare la colpa agli altri paesi che non volevano starci. Nei dieci anni precedenti c'era tutto il tempo di fare un progressivo cammino di avvicinamento, sperimentando e correggendo le cose fatte. Non si è voluto fare e l'amministrazione di Villafranca non ha mai sostenuto un progetto in tal senso. Pretendere ora la fusione a scatola chiusa era pura utopia da usare per la propaganda. Cosa ha proposto Villafranca Domani? Oltre all'impegno nel consiglio dell'unione, dove ho sempre chiesto per anni il coinvolgimento di

3 tutti per la creazione e la gestione di un progetto condiviso, abbiamo organizzato due momenti pubblici per dibattere sul tema, con la presenza di esperti: a fine 2011 a Cantarana, con la positiva collaborazione del sindaco Roberta Franco, ed a settembre 2012 a Villafranca, in occasione della prima festa per l'unità della Valtriversa. Eventi con molti contenuti pratici e proposte di cui nessun giornale locale ha parlato. Nella seconda occasione, abbiamo presentato un nostro progetto che abbiamo inviato a tutti i Comuni e sul quale nessuno ci ha mai dato risposta nel merito. Progetto pubblicato anche su sito dove ho dato notizia nel tempo di quanto stava capitando, sempre nel silenzio della stampa locale. Noi abbiamo sempre sostenuto l'unione forte che avesse come sbocco naturale la fusione tra gli otto Comuni. L'Unione però non doveva limitarsi alla decisione di spostare la sede di lavoro di qualche impiegato, o a far finta di unire i servizi limitandosi ad assommare quanto esistente senza una vera ristrutturazione o a creare un unico bilancio inteso come un semplice unico documento contabile. L'Unione ha un senso se si individuano i motivi per stare insieme, obiettivi per politiche unite di zona da mettere nello statuto, con una classe politica locale capace di fare queste scelte. Stare insieme ha senso se si costruisce una comune visione di futuro. Noi abbiamo detto quali sono per noi questi obiettivi. Quali obiettivi ha proposto Villafranca Domani? Se parliamo di scuola, ad esempio, dobbiamo costruire un sistema scolastico di zona in grado di rispondere ai bisogni di tutti i paesi e capace di crescere in qualità, non pensare a difendere semplicemente quello che c'è. Se parliamo di territorio, dobbiamo darci un piano regolatore unico, facendo il censimento di tutti gli immobili vuoti. Se parliamo di anziani, dobbiamo rendere le case di riposo centri erogatori di servizi capaci di affrontare le grandi invalidità e di dare assistenza domiciliare. Se parliamo di disagio sociale, serve una presenza unita nel Cogesa per condizionarne le scelte e non delegarle ai funzionari ma serve anche un sistema locale, con il coinvolgimento attivo del volontariato, che faccia da rete di protezione e da condivisione delle informazioni. Se parliamo di rifiuti, dobbiamo attuare politiche che superino la raccolta differenziata per mirare al rifiuto zero. Se parliamo di sviluppo, dobbiamo progettare un nuovo sistema economico locale che coinvolga gli imprenditori del territorio e faciliti l'incontro diretto con il consumatore. E poi? Abbiamo anche offerto alla Valtriversa una consulenza professionale gratuita per aiutare i sindaci ad affrontare la complessità del cambiamento: è stata rifiutata. Da quanto abbiamo saputo, è stata proprio l'amministrazione villafranchese a dire no perché la proposta arrivava da noi. Su nostra proposta, la Valtriversa aveva accettato di istituire una commissione con l'incarico di preparare un progetto per la nuova Unione. I vecchi vizi, però, sono duri a morire. Eravamo all'inizio del La commissione è stata convocata poco. Il dibattito è sempre rimasto tra i sindaci. Solo l'attuale presidente Bruno Colombo ha cercato di dare una svolta alla situazione, avendo però poco tempo a disposizione e senza essere adeguatamente sostenuto. Cosa ha proposto Bruno Colombo? A Colombo, sindaco di un piccolissimo Comune, va il merito di aver veramente creduto in una nuova Valtriversa. Consapevole della difficile situazione e del poco tempo a disposizione, ha fatto proposte concrete di cambiamento. Mettere tutte le funzioni in Unione, finanziandole con trasferimenti dai Comuni alla Valtriversa calcolati sulla base della spesa storica già sostenuta dai singoli paesi nei loro bilanci. Darsi due anni di tempo dove fare un attento esame dei costi e dove attuare la vera costruzione dei servizi uniti per cercare i necessari risparmi. Progetto dei singoli servizi affidate a singole commissioni per coinvolgere tutti gli amministratori con preparazione specifica. Sede dell'unione a Villafranca e sedi degli uffici nella stessa Villafranca, a Monale, Baldichieri e Cantarana. E la rappresentanza negli organi istituzionali? Colombo era d'accordo a dare un maggior peso a Villafranca, arrivando anche ad ipotizzare ben 3

4 villafranchesi, tutti di maggioranza, all'interno del nuovo consiglio, che sarebbe sceso, per norma dello Stato, a 11 persone compreso il presidente (stessa composizione di un consiglio in un Comune della stessa grandezza). Presenza garantita di Villafranca nella nuova giunta (che si sarebbe ridotta a 5 membri compreso il presidente). L'opinione di Villafranca Domani sulle proposte di Colombo? Erano un importante passo in avanti per dare alla Valtriversa un nuovo volto. Al termine dei due anni di transizione ci sarebbe stata la possibilità di scegliere, risultati alla mano, una fase ulteriore per rendere ancora più unita l'unione. Non ci piaceva lo spazio marginale lasciato alle opposizioni nel consiglio. Colombo prevedeva al massimo un rappresentante. Noi abbiamo chiesto tre rappresentanti, di cui uno garantito per Villafranca. Bisogna aggiungere che la proposta congiunta delle amministrazioni di Villafranca e Baldichieri era ancora peggiore: relegava le opposizioni solo in una commissione a parte senza poteri effettivi. Per mediare tra tutte le esigenze, noi abbiamo proposto che il consiglio funzionasse in via ordinaria con il voto per quote (assegnando al rappresentante di maggioranza un voto proporzionale, ad esempio, sulla popolazione del paese, in modo da far contare di più i paesi maggiori), integrato con il voto per testa nel caso di deliberazioni fondamentali (ad esempio, i bilanci, i mutui, i programmi). In questo modo, per le decisioni più importanti sarebbe servita una doppia maggioranza, non bastavano le quote per decidere. I paesi più grandi dovevano convincere almeno una parte dei piccoli. Le amministrazioni di Villafranca e Baldichieri non hanno mai preso in considerazione le nostre proposte. I punti sui quali non c'è stato accordo tra i paesi? L'amministrazione di Villafranca si è incaponita sui trasferimenti che i Comuni ricevono dallo Stato: li avrebbe voluti in Unione fin da subito. Richiesta non accettata dagli altri, che ancora godono di una media di trasferimenti statali per abitante superiore ai Comuni più grossi. Villafranca e Baldichieri non hanno voluto l'accordo. Era prematuro insistere sui trasferimenti. Con obiettivi di zona condivisi e servizi veramente uniti, facendo provare a tutti che nessuno restava indietro, sarebbe stato un fatto naturale. Gli altri Comuni, pur con differenti sensibilità, sono stati troppo lenti e timidi nell accettare l idea di un confronto aperto per affrontare i problemi. Poi, Villafranca e Baldichieri hanno utilizzato il pretesto di una frase infelice inserita nella proposta di Colombo, secondo la quale le modifiche statutarie sarebbero state fatte nel Le avrebbero volute subito. È evidente che quanto scritto dal presidente nella sua proposta era un errore: ogni cambiamento di regole, che comunque Colombo e gli altri Comuni accettavano, doveva passare per una modifica statutaria. In sostanza, pretesti strumentali da parte dei Comuni maggiori. Forti diffidenze tra gli amministratori, emerse già da anni nonostante i tentativi di apparire tutti amici. Il grosso errore di tenere per troppo tempo il dibattito sull'unione nel ristretto gruppo dell'assemblea dei sindaci. Dodici anni persi senza che le amministrazioni comunali provassero a fare veramente l'unione. Dodici anni che non potevano essere recuperati in poco tempo. Mancanza di una visione delle politiche di zona. L'amministrazione di Villafranca parla come se per tanti anni fosse stata semplice spettatrice. Loro c'erano e stavano nell'assemblea dei sindaci a decidere. Hanno responsabilità fondamentali per quanto è capitato. Villafranca Domani ritiene che l'uscita dalla Valtriversa sia un grave errore per il nostro paese. Il nostro gruppo non è responsabile di questa scelta. Abbiamo fatto proposte per guardare avanti quando l'amministrazione villafranchese era del tutto indifferente al tema. A causa dell'uscita, Villafranca perderà servizi e capacità di agire. Questo sta già capitando con la convenzione per i vigili, stipulata con la Valtriversa residua, che riduce di circa 900 ore il loro lavoro per il nostro Comune e consente, fatto scandaloso, a Villafranca e Baldichieri di

5 vendere a Comuni terzi le ore di nostra competenza. Tutto solo per considerazioni economiche. Parlare di attenzione alla sicurezza, come la nostra giunta villafranchese ha fatto, è una pura ipocrisia. Villafranca perderà il suo ruolo di riferimento nella zona. Conteremo sempre meno. Bisogna cancellare questa brutta pagina di storia e tornare per costruire una Valtriversa unita, che sia veramente la base per un Comune unico.