IGROMETRIA MURATURE OPINIONI I FENOMENI DI CONDENSA NELLE MURATURE ANALISI DEI PROBLEMI, CAUSE E POSSIBILI SOLUZIONI

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1 IGROMETRIA MURATURE OPINIONI I FENOMENI DI CONDENSA NELLE MURATURE ANALISI DEI PROBLEMI, CAUSE E POSSIBILI SOLUZIONI LA NUOVA NORMA UNI PREMESSA I problemi legati alla formazione di condensa ed alla conseguente comparsa di macchie di umidità e di muffe sulle pareti degli ambienti abitati sono una tra le patologie più diffuse nell ambito delle costruzioni. Le cause che alimentano queste problematiche sono molteplici e possono, in certi casi, combinarsi tra loro rendendo difficile l individuazione della natura precisa del fenomeno. La muffa negli ambienti abitati viene vista non solo come responsabile di problemi estetici ma anche come indicatore di problemi igienico-sanitari e di scarso comfort e benessere ambientale. L eliminazione della condensa e dei problemi da essa indotti, a prescindere dalle possibili cause del fenomeno di cui si dirà nel seguito, rappresenta un problema di non facile soluzione quando la casa è già abitata. Ben più semplice è invece seguire alcune regole in fase di costruzione dell edificio che consentano di prevenire problemi futuri. Certo è che l umidità attiva un processo di degrado dei materiali che compongono la parete che li danneggia non solo in modo visibile ma anche invisibile. La comparsa di macchie di umidità porta nel tempo al degrado ed allo sfaldamento dell intonaco; in questo processo restano coinvolti, in caso di condense interstiziali, anche i materiali isolanti interposti nelle pareti. Negli ultimi decenni si è fatto molto per affrontare tutti i fenomeni di degrado dovuti all umidità: molti tecnici e aziende hanno ideato e prodotto nuovi materiali e nuove tecnologie ma i fattori che maggiormente possono garantire ad un edificio di non incorrere in queste patologie restano sempre la corretta progettazione dei componenti, dalla scelta della tipologia costruttiva e dei prodotti più idonei, alla corretta posa in opera dei materiali, e lo svolgimento delle necessarie verifiche termo igrometriche in fase di progetto. In questo articolo si propone una panoramica sui diversi aspetti che entrano in gioco nei fenomeni di condensa ed uno sguardo sulle recenti normative in materia. Per quanto riguarda il calcolo e le verifiche numeriche si rimandano per il momento i lettori ai riferimenti normativi citati, riservandoci di trattare questi aspetti in un prossimo articolo.

2 1. COMFORT E BENESSERE ABITATIVO È piuttosto difficile definire con precisione quali siano le condizioni ambientali corrispondenti al benessere abitati-vo. Le condizioni di comfort termico ed igrometrico non dipendono infatti solo dalla temperatura dell aria. Il clima che si determina in un ambiente dipende oltre che dalla temperatura, da una complessa serie di fattori tra i quali il movimento dell aria, il suo grado di umidità, la conducibilità termica dei materiali, la temperatura delle pareti con le quali il corpo scambia calore per irraggiamento. Questi fattori, inoltre, interagiscono con le caratteristiche individuali del corpo umano (metabolismo, vestiario, temperatura della pelle) e contribuiscono a dare una sensazione di benessere oppure una influenza negativa sull organismo. Ad esempio, in inverno è possibile ottenere situazioni di comfort con le temperature dell aria anche inferiori ai 20 C se si aumentano le temperature superficiali delle pareti; in estate è possibile sopportare una temperatura dell aria superiore ai 26 C se c è una ventilazione e le pareti non hanno temperature superiori all aria. In queste osservazioni che riguardano la possibilità che le pareti mantengano un certo regime di temperatura o meno entra in gioco un ulteriore aspetto a complicare le cose: l inerzia termica. Quello di inerzia termica è un concetto abbastanza intuitivo ma nello stesso tempo estremamente difficile da calcolare e da esprimere in forma numerica. Si può constatare facilmente che, a parità di temperatura interna dell aria si ha una sensazione di benessere in alcuni ambienti (per esempio in locali con murature di un certo peso e spessore) ed una sensazione di disagio in altri (per esempio se il locale in cui ci troviamo ha ampie superfici vetrate la cui temperatura superficiale è inevitabilmente molto diversa da quella dell aria ambiente). In generale possiamo dire che la situazione di benessere si ha quando tra la temperatura dell ambiente e la temperatura di superficie delle pareti circostanti ci sono non più di 2-3 C di differenza. Le logiche progettuali rivolte soprattutto al contenimento dei consumi energetici hanno comportato l aumento delle caratteristiche di tenuta dei serramenti ed hanno drasticamente ridotto il tasso di ricambio d aria all interno degli alloggi aggravando le problematiche connesse, quali l aumento di concentrazione di inquinanti e di condensazione superficiale. Il rapporto temperatura-umidità riveste comunque un ruolo fondamentale: a 20 C l umidità relativa dell aria dovrebbe essere compresa tra il 50 ed il 70% per garantire il benessere. Il problema dell eccessiva umidità all interno delle abitazioni è causato quasi sempre da una produzione di vapore da parte degli abitanti delle case (cucinando, lavandosi, nell asciugare i panni, ecc.). Per ripristinare lo stato di benessere e per evitare danni (muffe, ecc.), tutta questa acqua in forma di aria umida deve in qualche modo essere smaltita. Purtroppo per

3 diffusione (traspirazione) dei muri ne possono essere smaltite quantità piuttosto modeste; la maggior parte deve essere eliminata con la ventilazione, per esempio aprendo le finestre. L umidità dell aria nelle nostre case è tutt altro che costante; il suo andamento invece si manifesta in forma di picchi che facilmente possono superare il livello ammissibile dei 70%. Per questo motivo è importante che le superfici interne (muri, solai, pavimenti) abbiano la capacità di assorbire il più possibile l umidità dell aria e di restituirla in un secondo tempo nell ambiente. Questo effetto a spugna rimane intatto a condizione che il materiale non venga trattato con sostanze che b) la condensa superficiale: si riducono la traspirazione e la permeabilità al vapore. La caratteristica di traspirazione delle superfici interne è dunque molto importante per compensare i picchi di umidità. Un intonaco cementizio ad esempio assorbe molto meno di una lastra di gesso, mentre il legno può assorbire ancora più del gesso. Per limitare sia l inquinamento interno che l eccessivo tenore di umidità relativa è peraltro necessario mantenere un adeguato ricambio d aria all interno degli ambienti anche in inverno. In linea di massima nelle abitazioni si deve considerare un ricambio di almeno metà del volume d aria contenuta nell ambiente ogni ora (n = 0,5 V/h) ricambio, che dovrebbe essere garantito meccanicamente o naturalmente. Quasi sempre, invece, i ricambi d aria risultano inferiori allo 0,5 V/h sopra indicato ed in concomitanza con murature non traspiranti e serramenti ermetici, e magari con una scarsa attenzione progettuale o di esecuzione della costruzione, possono così proliferare muffe e condense. 2. I FENOMENI Dl CONDENSAZIONE NELLE COSTRUZIONI In generale i fenomeni di condensa nelle pareti degli edifici sono classificabili in due tipologie principali: a) la condensa interstiziale: si manifesta all interno della parete in determinate condizioni che verranno descritte nel seguito; verifica quando, per cause di diversa natura, la temperatura sulla superficie interna della parete scende al di sotto della temperatura di rugiada in concomitanza con la presenza di elevati valori di umidità relativa dell aria interna. L insorgere di tali fenomeni può compromettere come gia accennato, anche in modo decisivo, oltre che la durabilità delle stesse pareti, anche la vivibilità dell ambiente su cui esse si affacciano. In generale il danneggiamento della parete dovuto a fenomeni di condensazione può comportare: la presenza di acqua di condensazione sulla superficie interna della parete; la crescita di colonie fungine;

4 il danneggiamento degli intonaci; l imputridimento di eventuali parti in legno; la riduzione del grado di isolamento globale della parete; la migrazione di sali eventualmente presenti all interno dei materiali che compongono la struttura e la conseguente comparsa di efflorescenze. E bene precisare fin d ora che i fenomeni sopra illustrati dipendono in massima parte dalle condizioni ambientali interne ed esterne e dal contenuto di umidità dell aria; in altre parole dal funzionamento (più o meno corretto) del sistema edificio + impianto di riscaldamento. In tal senso l analisi dei fenomeni di condensazione deve essere svolta in modo accurato, considerando l edificio (inteso come macchina per abitare ) nella sua globalità, e soprattutto evitando analisi frettolose e preconcette. Le cause che possono indurre alla formazione di condensa possono schematicamente essere ricondotte ad errori di natura progettuale, ad errori di esecuzione e, fattore non trascurabile, ad una cattiva conduzione dell impianto di riscaldamento e nell uso dell edificio. Gli errori progettuali più ricorrenti sono: non adeguato isolamento dei ponti termici: bisogna anche tenere presente che l effetto di ponte termico risulta tanto più accentuato quanto più viene aumentato il grado di isolamento dei componenti al contorno; errata stima delle conducibilità dei materiali impiegati in condizioni di esercizio che possono risultare anche molto superiori a quelle dichiarate (si vedano in proposito la UNI e la UNI 10351); spessori delle pareti troppo esigui; mancato utilizzo di mezzi per il controllo dell umidità relativa all interno degli ambienti; questa può risultare molto elevata per gli apporti di vapore dovuti alla presenza di persone e dal compimento di particolari operazioni (uso di stufe, fornelli, cottura di cibi, asciugatura di biancheria, sviluppo di vapore nei bagni, ecc.); utilizzo di serramenti ad elevata tenuta senza provvedere nel contempo ai ricambi d aria attraverso opportune aperture o impianti di ventilazione. Tra gli errori di esecuzione della costruzione si ricordano: errata posa degli isolanti; spessore degli isolanti inferiori a quelli fissati dal progettista o previsti dalle normative vigenti; impiego di materiali isolanti che degradano nel tempo; impiego di intonaci plastici esterni che eliminano le possibilità di traspirazione della parete; mancata protezione delle murature in fase di posa in opera: questo aspetto è particolarmente rilevante quando si costruisce in muratura portante e può comportare, in

5 caso di pioggia, una bagnatura della muratura che, a seguito del successivo veloce completamento della parete non ha tempo e modo di asciugarsi adeguatamente. impiego di tipologie di parete che innescano fenomeni di condensa interstiziale con conseguente degrado delle prestazioni termiche dei materiali costituenti la parete e riduzione dei grado di isolamento termico di quest ultima. Per quanto attiene gli errori di conduzione degli impianti di riscaldamento ed il cattivo uso dell edificio si menzionano: l intermittenza del riscaldamento che fa raffreddare soprattutto le pareti esterne: seguendo per esempio un ciclo di riscaldamento ed attenuazione notturna più attento alle condizioni ambientali esterne, si evita di abbassare troppo la temperatura di notte evitando in tal modo un accumulo di umidità. Lo spegnimento notturno del riscaldamento può agevolare la formazione di condensa in camera da letto con la produzione di vapore acqueo in concomitanza con l abbassamento della temperatura dell aria interna e, di conseguenza, di quella superficiale delle pareti; mancanza della cappa di aspirazione in cucina; presenza di mobili addossati alle pareti esterne (per esempio armadi a muro posti a diretto contatto con pareti perimetrali esposte, essendo dotati di una considerevole resistenza termica, provocano un abbassamento della temperatura superficiale della parete cui sono addossati e soprattutto quella dei relativi ponti termici). Va rilevato che anche la presenza ormai sempre più diffusa di impianti di riscaldamento autonomi con orari di accensione discordi ed utilizzo saltuario degli stessi porta ad un sottoriscaldamento generalizzato dell edificio che può diventare concausa di fenomeni di condensa nei locali più esposti e male isolati La condensa interstiziale Si tratta del caso in cui il vapore condensa all interno della muratura. Per evitare la condensa interstiziale si può operare su tre elementi: diminuire l UR interna; aumentare la temperatura della parete adottando una tipologia costruttiva che garantisca un adeguato isolamento; aumentare la resistenza al vapore degli strati interni e diminuire quella degli strati esterni. Un errore tipico, più frequente di quanto si possa immaginare, consiste nel porre una barriera al vapore a valle dell isolante, verso l esterno. Anche la realizzazione di rivestimenti di facciata plastici o ceramici può essere un grave errore se non verificata preventivamente a livello progettuale. La conseguenza immediata della condensazione interstiziale è la riduzione del potere isolante della struttura e quindi un aggravamento del fenomeno con

6 accumulo di umidità nella muratura e nelle intercapedini. Durante la stagione estiva l umidità eventualmente accumulatasi d inverno deve poter evaporare asciugando la muratura. Questo non avviene sempre, per esempio, nelle pareti poco soleggiate (ad es. rivolte a nord) o in presenza di superfici poco traspiranti verso l esterno. In questi casi la muratura si presenterà alla successiva stagione invernale con dell umidità residua e quindi con una situazione destinata a peggiorare progressivamente negli anni. 2.2 La conde nsa superficiale Il fenomeno della condensa superficiale interessa gli ambienti nei quali le pareti raggiungono in superficie temperature inferiori a quelle di rugiada in presenza di determinati livelli di umidità. Per evitare che tale fenomeno avvenga si possono ipotizzare i seguenti rimedi: riduzione dell umidità relativa interna: ciò si può fare diluendo l aria interna con una adeguata ventilazione, in funzione della produzione di vapore che avviene all interno ed è dovuta alle persone ed alla loro attività (es. cottura dei cibi, lavaggi, ecc.); aumentare la temperatura interna: seguendo per esempio un ciclo di riscaldamento e attenuazione notturna più attento alle condizioni ambientali esterne, si evita di abbassare troppo la temperatura di notte evitando in tal modo un accumulo di umidità; sono i ponti termici, dove è più forte la disomogeneità di temperatura e dove perciò si forma la muffa. Per eliminarli è necessario che le pareti abbiano caratteristiche di isolamento termico uniformi: questo aspetto è facile da prevedere e realizzare al momento della costruzione, molto meno facile è porvi rimedio a posteriori. Il livello di umidità in un ambiente è in equilibrio se il vapore smaltito è in quantità uguale a quello entrante nell ambiente e prodotto cioè dall attività dell uomo. La quantità di vapore che esce dipende dalla resistenza al passaggio del vapore delle pareti di chiusura dell ambiente. Tale resistenza è rappresentata dal reciproco della permeabilità degli strati che costituiscono la parete. La quantità di vapore uscente dalle murature è tuttavia modesta e la velocità di propagazione molto lenta. Conseguentemente per evitare che il livello aumenti fino a livelli pericolosi occorre anche smaltire il vapore in altro modo e cioè diluendo l aria interna carica di umidità con quella esterna più asciutta. 3. IL METODO DI GLASER Tra le verifiche da svolgere in sede progettuale per valutare il rischio di condensa il metodo di Glaser rappresenta sicuramente Io strumento più utilizzato per lo studio del comportamento igrometrico delle strutture relativamente alla formazione di condensa interna. Le ipotesi semplificative su cui esso si basa sono comunque piuttosto pesanti e

7 solo una loro attenta analisi può portare ad una esatta valutazione dei suoi limiti d impiego. Con il metodo di Glaser è possibile verificare quanto succede dal punto di vista fisico all interno di una parete quando, a seguito di un gradiente di pressione, una certa quantità di vapore acqueo attraversa la parete stessa. Durante tale passaggio è infatti possibile che il vapore acqueo incontri zone in cui la pressione parziale di vapore è inferiore al relativo limite di saturazione. Ciò comporta la formazione di un fronte di condensazione con la conseguente presenza d acqua allo stato liquido all interno della struttura. Le ipotesi semplificative su cui si basa il metodo di Glaser sono le seguenti: I) la struttura è piana e la direzione del flusso termico e di vapore è ortogonale alle superfici di ogni strato della parete. I flussi sono quindi monodimensionali e la parete è in condizioni termoigrometriche stazionarie; 2) la parete si trova inizialmente allo stato asciutto; 3)1 materiali che compongono la parete non sono igroscopici; 4) il trasferimento di vapore attraverso la parete avviene per diffusione di vapore secondo le ipotesi della legge di Fick; 5) il valore di permeabilità di ogni singolo materiale componente la parete è costante; 6) l effetto di inerzia termica e igrometrica è trascurato; 7) il calore latente di evaporazione e condensazione è supposto nullo e quindi non influenza lo stato termico della struttura; 8) l analisi è condotta fino al momento della condensazione; nessuna ipotesi viene formulata riguardo a quanto succede una volta che parte del vapore condensa all interno della parete. Si tralascia in questa sede ogni riferimento alle formule matematiche da utilizzare per svolgere la verifica; in pratica essa viene svolta utilizzando un apposito programma di calcolo in cui sono implementate le relazioni di calcolo necessarie. Ci limiteremo dunque a sintetizzare le fasi che caratterizzano lo svolgimento della verifica di Glaser: a) calcolo dell andamento delle temperature all interno della parete a partire dalle condizioni di temperatura esterna ed interna: il profilo della temperatura è influenzato ovviamente dalle caratteristiche di resistenza termica di tutti gli strati componenti la parete; b) calcolo dell andamento della pressione di saturazione all interno della parete (Ps): con una opportuna formula si ricava per ogni valore di temperatura precedentemente determinato il corrispondente valore della pressione di saturazione; c) calcolo dell andamento della pressione parziale di vapore all interno della parete (Pv): si tratta del reale andamento della pressione di vapore all interno della parete, che dipende dalla permeabilità al vapore dei materiali presenti;

8 d) confronto fra le curve di pressione di saturazione (Ps) e pressione di vapore (Pv): se le due curve non si intersecano, secondo la teoria di Glaser la parete non forma condensa, se si intersecano la parete forma condensa in quanto la pressione di vapore risulta, almeno in una certa zona, più alta di quella di saturazione (fig. I). Come si diceva la verifica di Glaser viene svolta di norma utilizzando un programma di calcolo; un aspetto fondamentale è quindi rappresentato dai dati di input che bisogna fornire al programma per eseguire la verifica. Da questo punto di vista è estremamente importante conoscere le ipotesi di base del metodo in modo da assegnare i parametri corretti (in particolare le condizioni al contorno - temperature ed umidità degli ambienti) che consentano di ottenere un risultato attendibile e per quanto possibile aderente alla realtà. Le ipotesi su cui si fonda il metodo di Glaser, unitamente all estrema lentezza che caratterizza il fenomeno di trasmissione del vapore, fanno sì che il campo di applicabilità del metodo sia riferito ad analisi di durata almeno mensile. Non ha quindi nessun senso utilizzare Glaser su periodi inferiori (per esempio su base giorno). In tali condizioni i valori di temperatura ed umidità relativa dell aria esterna ed interna non possono che essere i valori medi riferiti al mese considerato (vedi UNI Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati climatici). Applicare i valori di temperatura di progetto (della Legge n. 10/91 - ex Legge n. 373) è certamente sbagliato in quanto comporta l impiego di condizioni troppo gravose e prive di un vero significato fisico. È logico, infine, considerare anche il fatto che la parete, durante le stagioni meno severe dal punto di vista climatico, sia in grado di smaltire l eventuale condensa prodotta durante il periodo invernale. Alla luce di queste considerazioni è possibile formulare una logica e corretta procedura per la verifica termoigrometrica globale di una parete affermando quanto segue: si esegue la verifica mese per mese calcolando l eventuale condensa prodotta durante il periodo invernale; nei mesi in cui non si verifica formazione di condensa si calcola l eventuale quantità di condensa evaporata. 4. I PONTI TERMICI Da un punto di vista generale i ponti termici possono essere originati da (fig. 2): a) disomogeneità termica dei materiali che compongono la struttura (ad esempio l inserimento di un pilastro in una parete monostrato in laterizio); b) irregolarità geometrica della parete (per esempio angoli, sporti, ecc.). La presenza di ponti termici comporta, in generale, il verificarsi dei seguenti fenomeni:

9 aumento della quantità di calore disperso attraverso la chiusura; diversa distribuzione delle temperature sia superficiali che interne alla chiusura. Nella pratica progettuale si tiene conto quasi esclusivamente (ammesso che lo si faccia) del fatto che la presenza di un ponte termico aumenta il fabbisogno termico dell edificio, mentre si è generalmente portati a sottovalutare gli inconvenienti (a volte più che spiacevoli!) dovuti ad una non prevista distribuzione delle temperature superficiali interne. Tale aspetto può infatti generare fenomeni di condensazione sia interstiziale che superficiale, con conseguente degrado di parte o dell intera struttura oltre che del benessere abitativo. Tralasciando gli aspetti termici si può fare una osservazione di carattere generale riguardo alla progettazione dei fabbricati: in relazione alla tipologia edilizia da realizzare sarebbe opportuno scegliere il sistema costruttivo che implica la minore presenza possibile di ponti termici. Questo vuoi dire optare, per esempio, per una struttura in muratura portante in luogo di una con telaio in c.a. e tamponamento; si eliminano in questo modo tutti i ponti termici dovuti ai pilastri in c.a. (anche in edifici di modeste dimensioni non sono poca cosa!). A sostegno di quanto affermato si riporta in figura 3 una tipica configurazione di ponte termico (angolo tra due pareti) analizzata con il metodo degli elementi finiti. Si noti come la presenza del pilastro in c.a., sebbene protetto con una tavella in laterizio di spessore pari a 4 cm, alteri l andamento delle isoterme all interno della muratura. La temperatura nell angolo interno, nel caso di tamponamento costituito da una doppia parete con intercapedine e isolante interposto è di circa I l.30c. Ben diversa si presenta la configurazione delle isoterme nel caso di parete monostrato in muratura portante: la temperatura nell angolo risulta in questo caso di oltre I 50C. 5. POSSIBILI SOLUZIONI DEI PROBLEMI DI CONDENSA Come detto i problemi di condensa possono essere facilmente prevenuti a priori con una adeguata progettazione e verifica dei rischio. Nella maggior parte dei casi tuttavia ci si trova a fronteggiare il problema ad edificio finito e già abitato; in tal caso risulta assai più complesso intervenire. Bisogna premettere che è difficile fornire una ricetta di validità generale in quanto ogni caso può avere cause e concause diverse che rendono necessario un esame specifico delle singole situazioni. Si impone in queste circostanze un attento esame che prevede per prima cosa una valutazione delle condizioni termoigrometriche dell ambiente che consenta di stimare il livello medio della temperatura e dell umidità che caratterizzano lo stile di vita degli abitanti. Se in seguito a questo si constata un eccesso di umidità relativa si deve allora prevedere un sistema di aspirazione meccanico di piccola portata che aspiri l aria dai bagni e dalla cucina.

10 Contemporaneamente si potranno installare delle bocchette autoregolanti sui cassonetti o sui serramenti dei locali di soggiorno in modo da favorire un certo ricambio d aria così da ridurre i picchi di umidità negli ambienti. A questo punto è necessario verificare la presenza e l influenza dei ponti termici: questo si può fare con una analisi dei nodi strutturali principali. L analisi può essere condotta in maniera precisa con il metodo degli elementi finiti sugli spigoli all incrocio di travi e pilastri, delimitati da pareti coibentate. Di solito nella zona dove si riscontra la muffa la temperatura superficiale è molto bassa e bisogna dunque prevedere un adeguato isolamento termico. Va osservato che spesso i problemi derivano anche da una cattiva coibentazione attuata in difformità dalle norme. Nei casi più gravi si può addirittura riscontrare la presenza di umidità e di muffe su tutta la superficie delle pareti, specialmente se orientate verso Nord o poco so leggiate. A seconda dei casi gli interventi possibili sono la realizzazione di un rivestimento a cappotto esterno se la presenza del fenomeno è diffusa mentre se il fenomeno è limitato è preferibile intervenire dall interno o dall esterno ma in modo parziale; in ogni caso l intervento dall interno può essere difficile da attuare: infatti sottrae spazio agli ambienti e provoca non poco disagio perché deve essere eseguito in ambienti abitati. Nell ambito del comportamento igrometrico delle strutture inteso in senso stretto vi è stato un vuoto normativo per moltissimi anni. Esistono normative che in modo più generale richiedono la tutela della salute e dell igiene ambientale (vedi direttiva CEE 89/106) intesa come assenza di inquinanti (e quindi di muffe) negli ambienti. La stessa legge 10/91 (che sta per compiere 10 anni) con i relativi decreti attuativi prevede disposizioni precise per la ventilazione dei locali senza fornire direttive specifiche per quanto attiene la verifica puntuale dei problemi di condensazione. Per le condense interstiziali si eseguiva in buona sostanza (e non sempre) una verifica di Glaser assumendo spesso dati di prima approssimazione sia per le condizioni climatiche che per i materiali. Per le condense superficiali nella maggior parte dei casi si ometteva qualsiasi tipo di verifica limitandosi a proteggere in qualche modo (e anche in queste caso non sempre) i ponti termici strutturali. Nel dicembre 1999 è stata emanata la norma UNI Componenti edilizi e strutture edilizie. Prestazioni igrotermiche. Stima della temperatura superficiale interna per evitare umidità critica superficiale e valutazione del rischio di condensazione interstiziale. La UNI va a completare il panorama di norme emanate dall UNI a supporto della legge 10/9 I; contrariamente a quanto avvenuto per altre norme UNI (vedi UNI 10349, UNI 10351,UNI 10355, ecc.) essa non è stata finora recepita dal legislatore e non è quindi cogente; tuttavia essa costituisce un riferimento da seguire per una adeguata verifica dei problemi di condensazione. La UNI propone metodi di calcolo semplificati basati

11 sull esperienza e sulle attuali conoscenze dei fenomeni di condensazione; i metodi proposti sono generalmente cautelativi e non precludono comunque l uso di metodi di analisi più accurati e sofisticati (per esempio analisi con il metodo degli elementi finiti). Per quanto riguarda la condensa interstiziale la nuova normativa prevede l utilizzo dei metodo di Glaser così come descritto in precedenza (vedi punto 3): essa deve fare riferimento a condizioni medie mensili di temperatura ed umidità per l esterno (mese per mese), per le quali si fa diretto riferimento alla UNI 10349, ed a condizioni reali di temperatura e produzione di vapore per l interno, da calcolarsi con apposite formule riportate nella norma. Per la verifica della condensa superficiale la UNI espone un criterio semplificato con il quale calcolare un fattore (frsi) che consente di determinare la resistenza termica totale che ogni componente edili-zio deve presentare per eliminare il rischio. Anche la UNI 10350, per quanto riporti solo dei metodi semplificati presenta una certa complessità in termini di formule da applicare e di dati da considerare che rendono opportuno l utilizzo di una procedura di calcolo automatico. Si rimandano i lettori ad un successivo articolo per la trattazione matematica dell argomento e l esposizione di qualche esempio di calcolo. Resta da dire che la complessità dei meccanismi che governano i fenomeni fisici in oggetto non aiutano certamente la semplificazione dell approccio con questi tipi di verifica.

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