"14 morti nelle nostre..." Tragiche evasioni Suicidi e morti per negligenza, una drammatica Spoon river dalle carceri italiane" Valter Vecellio

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1 "14 morti nelle nostre..." Tragiche evasioni Suicidi e morti per negligenza, una drammatica Spoon river dalle carceri italiane" Valter Vecellio Questa è la storia di un uomo di 73 anni. A quell età una persona avrebbe diritto di vivere il tramonto della sua vita in pace e in serenità. G.T., di Rossano Calabro, un paese vicino Cosenza, evidentemente questo diritto non l aveva, non viveva né in pace né in serenità. Di lui sappiamo ben poco. Sappiamo che era internato in un luogo che non dovrebbe esserci, che è stato abolito per legge; e che invece c è, e continua a essere un luogo di sofferenza e dolore. Una sofferenza e un dolore che molto spesso diventano insopportabili. Talmente insopportabili che si ritiene più sopportabile, liberatorio togliersi la vita. Come ha fatto G.T., che a 73 decide di farla finita, di evadere, di aver sofferto troppo. Perché G.T. era un detenuto particolare, come particolari sono tutti i detenuti negli Ospedali psichiatrici giudiziari: quei luoghi particolari dove vengono rinchiuse persone dichiarate incapaci di intendere e volere, e pur tuttavia hanno commesso qualche crimine che giustifica la detenzione. Non potendoli tenere chiusi in un carcere, allora li si manda nell Ospedale psichiatrico giudiziario, luoghi che nulla hanno del normale ospedale (poco o nulla si fa per superare la condizione psichiatrica in cui ci si trova, quasi sempre pillole e sedativi) e in quanto al giudiziario, si tratta di un carcere, come sono le carceri italiane E per chi vuole sapere come si vive e si può finire in un OPG, si legga il recentissimo libro di Maria Antonietta Farina Coscioni Matti in libertà (Editori Riuniti). Torniamo a G.T.; era internato nell OPG Vittorio Madia di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia. Nel cuore della notte, ha arrotolato un lenzuolo, ne ha ricavato un cappio, lo ha legato alle sbarre della finestra della cella che occupava assieme altre tre persone. Provate a questo punto a immaginare la scena: G.T. ha atteso che i suoi compagni di cella si fossero addormentati. Poi, con mille cautele, fabbrica la sua corda, sistema la forca, evade. Non è 1 / 5

2 roba di un momento, sei preda di sconforto, ti butti da una finestra oppure premi un grilletto, e magari proprio mentre lo fai ti stai pendendo No, G.T. deve averci pensato e ripensato, ha studiato tempi e modi, e infine trovato l occasione per attuare il suo piano. Ha avuto anche l accortezza di nascondere la visuale verso il corridoio esterno applicando sulla porta a vetri una coperta. Da quanto tempo G.T. meditava la sua evasione? E cosa deve aver provocato questa sua irrevocabile decisione? Non lo sapremo mai, anche se lo possiamo intuire. L Osservatorio permanente sulle morti in carcere, che meritoriamente monitorizza quanto accade nelle nostre carceri, i primi venti giorni di luglio hanno registrato la morte di ben tredici persone private della libertà personale e di un poliziotto penitenziario. I suicidi sono stati cinque: Giuseppe P., di 35 anni, Assistente Capo di Polizia Penitenziaria nel carcere di Parma; Cosimo Intrepido, 31enne detenuto a Teramo; Antonio Padula, di 46 anni, detenuto a Lecce; Luigi del Bello, 81 anni, in detenzione domiciliare a Lanciano (Ch) e G.T., 73enne di origini calabresi internato nell Opg di Barcellona Pozzo di Gotto (Me). Sono deceduti a causa di gravi patologie pregresse: Ennio Manco, 52 anni, paraplegico e cardiopatico, nel carcere Pagliarelli di Palermo; Giorgio Manni, 51 anni, in detenzione domiciliare a Roma; Vincenzo Troia, 73enne ristretto in regime di 41-bis nel carcere di Opera (Mi). Le morti per cause da accertare sono state 4: V.G., 36 anni, internato nell Opg di Aversa (Ce); Giuseppe La Piana, 36 anni, ancora nel Pagliarelli di Palermo; una detenuta italiana di 32 anni, deceduta nel carcere di Trani (Ba) e Mario Fiore, 29enne ristretto nella Sezione Internati del carcere di Sulmona (Aq). Da inizio anno salgono a 112 i detenuti morti per cause diverse, dei quali 37 sicuramente suicidi. I poliziotti penitenziari suicidi nel 2001 sono stati 4. Dal 2000 ad oggi si sono tolti la vita 663 detenuti e 88 agenti di polizia penitenziaria, mentre in totale i morti di carcere sono stati In oltre 150 casi devono ancora essere accertate le cause del decesso. Mario Fiore, per esempio, detenuto del reparto internati del carcere di via Lamaccio di Sulmona. Muore all ospedale di Teramo, dove i medici lo hanno trasferito in prognosi riservata. Dubbi i motivi del decesso, per chiarire i quali la procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un inchiesta. Si suicida gettandosi da una finestra di un centro per anziani Luigi Del Bello, 81 anni, di Guastameroli di Frisa (Chieti), condannato tre giorni prima a 20 anni di carcere per avere ucciso il 21 luglio 2010 la moglie. Del Bello era agli arresti domiciliari; si alza di buon mattino, e si lancia dalla finestra, riportando, dicono i medici, un gravissimo politrauma. Muore in ospedale. Andiamo a Milano, carcere di Opera. Il presunto capo del clan mafioso di Palermo-Resuttana Vincenzo Troia, 73 anni, cugino dello storico boss Mariano Tullio Troia, detenuto al regime 41 bis. Gravemente malato da due anni, il presunto boss del quartiere Resuttana, aveva fatto decine di istanze, allegando consulenze mediche in cui si attestava l incompatibilità del suo stato di salute con la detenzione in carcere. Sempre respinte, fino alla morte. Giorgio Manni, 51 anni, era detenuto domiciliare. Quattro ospedali lo hanno rifiutato: Non è grave. La sua è una davvero tragica odissea durata dieci giorni tra Subiaco, Tivoli e Roma. Per 2 / 5

3 cinque volte, secondo quanto raccontano i familiari, è rimandato a casa dagli ospedali a cui ha chiesto aiuto. Per cinque volte è stato rimandato a casa dagli ospedali a cui aveva chiesto aiuto. Ha implorato di essere ricoverato perché aveva grossi dolori all altezza dei reni e non riusciva a respirare. Ma in quattro diversi ospedali di Roma gli hanno risposto che poteva curarsi a casa. Solo la sesta volta quando ormai le sue condizioni erano disperate, al pronto soccorso di Subiaco hanno ceduto e hanno deciso di trasferirlo al Policlinico Tor Vergata, dove l altro giorno è morto. Adesso lasciamo parlare l avvocato Davide Mosso di Monza. Invia un , scrive: Una persona da me assistita che si trovava nel carcere di Monza in custodia cautelare, il sig. Redouane Messaoudi, nato nel 1974 in Algeria, è stato trovato privo di vita la mattina di sabato 16 luglio. Ieri mattina è stata effettuata l autopsia (alla quale peraltro non ho potuto partecipare né direttamente né tramite medico legale non avendo titolo perché non sono riuscito a contattare l unico familiare con cui avevo parlato, un fratello che vive in Grecia). Il signor Messaoudi era in quel momento nel reparto di psichiatria del carcere. Affetto da diabete insulinodipendente, epilettico e con diagnosi di disturbo borderline, dopo un periodo di osservazione nell Opg di Reggio Emilia era rientrato nel normale circuito penitenziario. Prima di andare a Monza, dove si trovava da circa due settimane, era stato a Voghera, Era stato arrestato ad aprile per un ipotesi di cessione di stupefacenti (una dose) e resistenza. L udienza preliminare, già fissata dieci giorni fa, è stata rinviata data l impossibilità in quell occasione per il signor Messaoudi a comparire (era in ospedale e i medici non avevano dato nulla osta). Era previsto che il giudice incaricasse uno psichiatra di svolgere perizia. Nella comunicazione del carcere sulla possibile causa del decesso si fa riferimento al reiterato rifiuto del signor Messaoudi di assumere l insulina. Per somministrargliela forzatamente era stato ricoverato in ospedale in due occasioni. Il giorno precedente al decesso non gli sarebbe stata somministrata per due volte l insulina perché rifiutata. Sapete quanti detenuti dovrebbero esserci nel carcere di Lecce? Non più di 659 persone, ce ne sono invece tra uomini e donne. Un esubero del 107,4%: 708 detenuti in più del previsto. No, in realtà 707, perché uno di loro, Antonio Padula, 48 anni, di Francavilla Fontana, si è ucciso: con i lacci delle scarpe ha fabbricato una corda e con quella si è impiccato. Gli agenti lo trovano morto nella sua cella, alla fine di una notte in cui ogni poliziotto in servizio fa su e giù tra due sezioni, controllando (o cercando di controllare) 140 detenuti. A Trani muore una donna di 32 anni. Sembra per cause naturali, ammesso che in carcere ci possano essere cause naturali ; dopo uno choc, dice il referto, seguito a una brutta notizia ricevuta dai familiari. Il corpo della donna viene scoperto nel corso del giro di ispezione degli agenti della Polizia Femminile. E davvero un infinita, tragica Spoon River. Per esempio Ennio Manco, 52 anni, paraplegico muore nel carcere di Palermo, ai familiari viene addirittura impedito di poter vedere la salma. Manco era stato trasferito da un mese dalla Calabria in Sicilia, per scontare una condanna passata in giudicato di pochi anni di carcere. Nonostante le sue gravi condizioni di salute non aveva ottenuto né gli arresti domiciliari, né la possibilità di essere ricoverato e curato in un centro specializzato di Catania o Parma, quelli attrezzati per la sua patologia. 3 / 5

4 Sempre a Palermo: "Chiediamo verità e giustizia", invocano moglie, madre e fratelli di Giuseppe La Piana, 36 anni il prossimo 10 agosto; vogliono conoscere la verità sulle circostanze che hanno portato al decesso del loro congiunto, stroncato mentre pranzava nel carcere dei Pagliarelli: Stava mangiando, racconta la vedova, quando, così ci è stato riferito, ha accusato un malore ed è morto. Ad Aversa, OPG, ha avuto appena il tempo di chiedere soccorso, e si è accasciato a terra, morto: si è spento così V.G. 45 anni, umbro. E il settimo internato a morire dall inizio dell anno dietro le sbarre del manicomio giudiziario aversano. Secondo la direzione dell Opg a causare la morte dell internato sarebbe stato un edema polmonare. Muore senza che ci sia nemmeno il tempo di chiamare il 118. Un malore improvviso, spiega la direttrice penitenziaria della struttura, non pare che ci fossero stati sintomi di una malattia pregressa. All ospedale Borgo Roma di Monza muore K.V., cittadino greco di 47 anni. Tra le ipotesi, il suicidio o lo sballo finito in tragedia: una settimana prima, in una cella del carcere di Montorio, aveva inalato il gas dalla bomboletta utilizzata per cucinare. K.V. non aveva mai procurato problemi e aveva tenuta una condotta irreprensibile, tanto che il suo fine pena previsto per il 2013 sarebbe stato anticipato alla fine del 2011, grazie ai benefici ottenuti durante la carcerazione. Era anche ben inserito nelle attività del carcere: frequentava la redazione del giornale Microcosmo oltre ad aver partecipato a dei corsi scolastici. Aveva dei problemi di salute, raccontano ancora dal carcere, ma era stato curato con ricovero in ospedale e anche quelle patologie vascolari si erano risolte senza complicazioni. Il direttore del carcere quindi, non riesce a capacitarsi della decisione del detenuto di farla finita. Si toglie la vita, impiccandosi alle sbarre della cella, Cosimo Intrepido, 31enne originario di Trepuzzi (Le); era rinchiuso nel carcere di Castrogno per scontare un residuo di pena per rapina. Era in attesa di entrare in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Aveva già tentato di togliersi la vita: ora i familiari vogliono vederci chiaro e hanno presentato un esposto alla procura per chiedere di chiarire le cause della morte. Un altro suicidio. A togliersi la vita, questa volta, non è un detenuto, vittima di sovraffollamento e scarsa igiene, ma un agente di polizia penitenziaria: Giuseppe P., assistente capo in servizio presso il carcere di Parma. Aveva soli 35 anni. L uomo si toglie la vita dopo aver fatto rientro suo paese di origine, in provincia di Crotone. Situazione insostenibile. Per i detenuti, per gli agenti di custodia, per tutti. Pensate: siamo al punto che gli agenti penitenziari di Rossano Calabro, assumono una decisione drastica, dopo giorni di proteste cadute nel vuoto. Non si riesce più a garantire i diritti al personale di polizia penitenziaria. E allora? Allora Nicola Agazio, delegato regionale del Sappe (uno dei sindacati della polizia penitenziaria), annuncia l inizio dello sciopero della fame e della sete da parte degli agenti di polizia penitenziaria in servizio nel locale carcere. La situazione è davvero grave e preoccupante -fanno sapere - considerato che a Rossano non si riesce più a garantire i diritti al personale di polizia penitenziaria. La cosa più grave è che nessuno finora si è preoccupato di dare una risposta agli agenti in servizio. Abbiamo trovato il personale stanco e demotivato, a causa dello stress e del senso di abbandono da parte dei vertici dell amministrazione. 4 / 5

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