BILANCIO PUBBLICO E FLUSSI REDISTRIBUTIVI INTERREGIONALI: RICOSTRUZIONE E ANALISI DEI RESIDUI FISCALI NELLE REGIONI ITALIANE

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "BILANCIO PUBBLICO E FLUSSI REDISTRIBUTIVI INTERREGIONALI: RICOSTRUZIONE E ANALISI DEI RESIDUI FISCALI NELLE REGIONI ITALIANE"

Transcript

1 BILANCIO PUBBLICO E FLUSSI REDISTRIBUTIVI INTERREGIONALI: RICOSTRUZIONE E ANALISI DEI RESIDUI FISCALI NELLE REGIONI ITALIANE Alessandra Staderini * ed Emilio Vadalà * 1. Introduzione In questo lavoro si propone e viene applicata una metodologia per stimare il livello delle entrate e delle spese delle Amministrazioni pubbliche in ciascuna regione italiana al fine di calcolare un saldo, noto in letteratura con il termine di residuo fiscale 1. Data la struttura fortemente accentrata delle entrate e delle spese, la stima dei livelli riferibili alle singole regioni richiede in primo luogo l individuazione di criteri convenzionali per ripartire territorialmente le spese erogate dal centro (circa il 70 per cento del totale) e le entrate affluite ad esso (circa l 80 per cento). La ripartizione territoriale dei flussi finanziari dell operatore pubblico non è un tema nuovo: è noto come i primi tentativi di stimare livelli regionali di entrate e spese dell operatore pubblico risalgano ai primi decenni dello Stato unitario. Potremmo, infatti, iniziare questo lavoro con le stesse parole usate da Nitti nel questa ricerca ha per iscopo di stabilire la situazione di ciascuna regione italiana di fronte al bilancio dello Stato..., a testimonianza della lunga tradizione di studi sulla ripartizione territoriale del bilancio pubblico in Italia 2. Stime più recenti si ritrovano nei lavori di Maggi e Piperno (1992 e 1993), Svimez (1993), Istat (1996), Arachi et al. (2006), Ambrosiano et al. (2008); queste stime hanno consentito di approfondire alcuni aspetti importanti quali: le diversità territoriali della spesa pubblica in termini di capacità di attivazione del reddito (Casini Benvenuti et al., 1992) e di efficienza della spesa (Brero e Clerico, 1992); l efficacia della spesa pubblica rispetto all obiettivo di riequilibrio territoriale (Svimez, 1993); l impatto redistributivo dell azione pubblica tra individui residenti in diversi territori (Arachi et al., 2006) 3. Ripartizioni territoriali dei conti pubblici, riferite alle due macro aree del Mezzogiorno e del Centro Nord, sono state effettuate anche in alcuni studi elaborati in Banca d Italia (Magnani, 1997 e Cannari e Chiri, 2006) con l obiettivo di ricostruire una bilancia dei pagamenti di parte corrente Nord Sud. Rispetto ai numerosi studi sopra citati, che hanno effettuato stime ad hoc dei livelli regionali delle spese e delle entrate, questo lavoro si pone un obiettivo meno ambizioso, perché intende effettuare la ripartizione su base regionale di un conto nazionale, già consolidato tra livelli di governo (il conto economico delle Amministrazioni pubbliche), principalmente sulla base delle informazioni attualmente disponibili nel Sistema statistico nazionale (Sistan) fornite dall Istat e * Banca d Italia, Area Ricerca economica e relazioni internazionali. Gli autori desiderano ringraziare Mariella Volpe, Federico Nusperli e Michele Marotta per gli utili suggerimenti sulla metodologia. Un ringraziamento va anche a Daniele Franco, Giovanna Messina e Sandro Momigliano per aver letto e commentato una precedente versione del lavoro. 1 Il termine residuo fiscale viene introdotto da Buchanan (1950). Buchanan, al fine di trovare una giustificazione di tipo etico ai trasferimenti di risorse dagli stati più ricchi a quelli meno ricchi degli Stati Uniti, individuò nel residuo fiscale (inteso come il saldo tra il contributo che ciascun individuo fornisce al finanziamento dell azione pubblica e i benefici che riceve sotto forma di spesa pubblica) il parametro in base al quale valutare l adeguatezza dell attività redistributiva complessiva dell operatore pubblico. Egli sosteneva che, in base al principio di equità, l attività pubblica (considerando tutti i livelli di governo) avrebbe dovuto garantire l uguaglianza dei residui fiscali per individui uguali (sotto il profilo del reddito). 2 In letteratura viene solitamente citato un lavoro di Pantaleoni del 1891 come primo tentativo di effettuare una ripartizione territoriale delle entrate dello Stato. 3 Per una ricostruzione della lunga tradizione italiana di studi sulla distribuzione regionale della spesa e del carico fiscale si rimanda a De Luca (1992) e a Castellino (1994).

2 598 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà dalla banca dati dei Conti pubblici territoriali (CPT) del Ministero dello Sviluppo economico 4. Il valore aggiunto del lavoro va ricercato nel tentativo di individuare criteri il più possibile coerenti tra loro al fine di consentire il calcolo dei saldi regionali e nel fatto di proporre una metodologia di stima facilmente replicabile e quindi aggiornabile. La metodologia proposta elabora dati molto aggregati e fa ricorso a numerose ipotesi non univocamente accettate; le stime devono quindi necessariamente essere interpretate con estrema cautela. Progressi nelle statistiche ufficiali in questo campo potranno consentire ulteriori affinamenti della metodologia. Il lavoro è strutturato come segue: nel paragrafo 2 viene descritta la metodologia di stima e vengono richiamati i parametri utilizzati (una descrizione più dettagliata è riportata in Appendice). Nel paragrafo 3 vengono analizzate le differenze territoriali nelle entrate e nelle spese; nel paragrafo 4 si commentano i saldi (residui fiscali). Nel paragrafo 5 vengono effettuate alcune considerazioni conclusive. 2. La metodologia di riparto Il punto di partenza della ricostruzione di valori regionali è il conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche elaborato dall Istat, il cui saldo, come è noto, è quello rilevante ai fini delle regole di bilancio europee; se ne adotta, in particolare, una versione che esclude la spesa per interessi, per le difficoltà concettuali di interpretare la distribuzione territoriale dei benefici connessi con questo tipo di spesa. La metodologia proposta consiste nell individuare per le singole voci del conto coefficienti di riparto regionali basati sulle informazioni attualmente disponibili e annualmente aggiornate nell ambito del Sistan. L Istat, in particolare, effettua la ripartizione regionale di alcune voci del conto economico delle Amministrazioni pubbliche nell ambito dei Conti economici regionali per la ricostruzione del prodotto interno lordo regionale (Collesi e Marotta, 2007) 5 e pubblica statistiche regionali in materia di assistenza e previdenza sociale 6. La banca dati dei CPT costruisce a livello regionale i conti consolidati dei vari livelli di governo 7. Tuttavia, la ripartizione regionale delle entrate e delle spese centrali dei CPT non consente di calcolare saldi a livello regionale, perché non vi è perfetta coerenza tra i metodi di riparto per le entrate e quelli per le spese (Ministero dello Sviluppo economico, 2007). Inoltre, poiché le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche dei CPT sono espresse in termini di flussi finanziari di cassa, mentre il conto economico delle Amministrazioni pubbliche si basa sul criterio della competenza economica, ne consegue che il saldo a livello nazionale del conto CPT non è immediatamente riconducibile a quello rilevante per le regole di bilancio europee, più correntemente utilizzato nelle analisi di finanza pubblica. 4 Per ripartire la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche sono state utilizzate anche informazioni di fonte Ministero della Salute e Ministero dell Istruzione. 5 In particolare, effettua due tipi di ripartizione: a) nell ambito della produzione del reddito, effettua una stima del valore aggiunto (dato dalla somma dei redditi da lavoro, ammortamenti e imposte indirette) delle Amministrazioni pubbliche che, seguendo l ottica del luogo di produzione, riflette l allocazione dei fattori produttivi; b) nell ambito, invece, della stima della componente pubblica della domanda aggregata, effettua una ripartizione dei consumi finali (dato dalla somma dei redditi da lavoro, ammortamenti, imposte indirette, consumi intermedi, risultato netto di gestione, vendite di beni e servizi, prestazioni sociali in natura) delle Amministrazioni centrali e degli Enti di previdenza che, seguendo l ottica del luogo dove il servizio è consumato o prodotto, riflette la distribuzione nel territorio dei beneficiari della spesa. 6 Su assistenza e previdenza sociale, si rimanda all Annuario statistico dell Istat (cap. 4) dove sono richiamate anche tutte le pubblicazioni dell istituto su questo argomento, tra le quali i Bilanci consuntivi degli enti previdenziali e Statistiche della previdenza e dell assistenza sociale. I beneficiari delle prestazioni pensionistiche. 7 La banca dati CPT costruisce il conto regionale aggregando e consolidando i bilanci degli enti territoriali, per la parte relativa alle Amministrazioni locali, ed effettuando una ripartizione di aggregati nazionali tra le regioni, per la parte relativa alle Amministrazioni centrali e agli Enti di previdenza. I dati dei CPT sono attualmente disponibili per gli anni

3 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 599 Per quanto riguarda le spese, le fonti e i criteri di riparto adottati per ciascuna voce sono riportati nella Tavola 1. Uno degli aspetti più controversi ha riguardato la scelta dei coefficienti per ripartire la spesa erogata centralmente 8 e riferita ai consumi finali, con particolare riferimento a quelli cosiddetti a domanda collettiva (come ad esempio la difesa) i cui benefici vanno a vantaggio dell intera collettività 9. Poiché per questi beni, il luogo di produzione (erogazione della spesa) può non coincidere con quello del consumo, esistono due possibili criteri di ripartizione: il criterio del beneficio e quello dell erogazione. Seguendo il primo, la spesa viene allocata sulla base delle unità (imprese e individui) controparti della spesa (beneficiari della funzione pubblica a cui questa si riferisce); seguendo il secondo criterio, l allocazione avviene in base al luogo in cui la spesa è erogata 10. In questo lavoro è stato scelto il criterio del beneficio e per questo motivo sono stati utilizzati dati Istat 11. Questo ha comportato che una quota (rappresentata dalla spesa corrente delle Amministrazioni centrali per le seguenti funzioni: Servizi generali, Difesa, Ordine pubblico e sicurezza, Attività ricreative culturali e di culto) non trascurabile (circa il 20 per cento) della spesa pubblica primaria sia stata ripartita sulla base della popolazione; la spesa per la sanità è ripresa dai bilanci degli enti decentrati. Alla ripartizione regionale dei consumi finali delle Amministrazioni pubbliche fatta dall Istat sono state apportate due modifiche. La prima ha riguardato la spesa sanitaria per tenere conto della mobilità interregionale, vale a dire per attribuire a ciascuna regione la spesa relativa ai propri residenti e non quella relativa alle strutture sanitarie presenti nel territorio regionale (implicita nei dati Istat). La seconda ha riguardato la spesa per istruzione per tenere conto della dislocazione geografica del personale della scuola (docenti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario), piuttosto che del numero di alunni (criterio implicito nei dati Istat). Escludendo i consumi finali, per tutte le altre voci di spesa il criterio del beneficio e quello dell erogazione, in linea di massima, coincidono, perchè coincidono la residenza del beneficiario e il territorio in cui la spesa viene erogata (ad esempio residenza della famiglia a cui viene corrisposta la prestazione sociale) e quindi la scelta del criterio di riparto non ha comportato particolari problemi; in particolare per le prestazioni sociali sono stati utilizzati dati Istat, che rileva questa voce a livello regionale sulla base dell ubicazione del beneficiario della prestazione; sono stati utilizzati dati Istat anche per i contributi alla produzione. Sono, invece, stati utilizzati dati CPT per tutte le voci della parte in conto capitale; la ripartizione riflette la localizzazione delle opere pubbliche, per gli investimenti, e quella dei beneficiari, per i contributi agli investimenti 12. Per le entrate il principio che è stato seguito, coerente con quello del beneficio dal lato delle spese, è stato quello della localizzazione dell unità a cui è associato il presupposto impositivo del prelievo (definito come quella particolare situazione di fatto alla quale la legge ricollega l obbligo 8 Per quelle delle Amministrazioni locali non si pongono particolare problemi: per esse non è necessario individuare criteri convenzionali di ripartizione perché è possibile utilizzare i bilanci degli enti decentrati; anche nel caso dei consumi finali, per le spese decentrate vi è coincidenza tra il luogo dell erogazione e quello del beneficiario. 9 I consumi finali (costituiti principalmente dai redditi da lavoro, dalle prestazioni sociali in natura e dai consumi intermedi) possono essere di due tipi: servizi a domanda collettiva (o a esternalità universale), i cui benefici vanno a vantaggio della popolazione residente in tutto il territorio nazionale (come ad esempio difesa, affari esteri, giustizia, ordine pubblico, servizi degli organi costituzionali); servizi a domanda individuale, come quelli, ad esempio, relativi all istruzione. 10 Ad esempio, nel caso della spesa sostenuta per una base militare collocata in Sicilia, secondo il principio del beneficio la spesa è allocata a tutte le aree del Paese in base alla rispettiva popolazione, secondo il principio dell erogazione la spesa è allocata nel territorio ove la base è collocata. 11 I CPT adottano il criterio dell erogazione, in connessione con la necessità di fornire una quantificazione dell intensità dell intervento pubblico nel territorio per finalità di policy. È proprio la scelta del criterio dell erogazione per i consumi finali delle amministrazioni centrali che rende la banca dati CPT non idonea a essere utilizzata per calcolare i residui fiscali, poiché un approccio che privilegia il territorio per le spese per consumi finali non è coerente con quello utilizzato per le entrate che invece privilegia l unità controparte. 12 Per maggiori dettagli sui criteri utilizzati dall Istat e dai CPT per la ripartizione si rimanda, rispettivamente, a Collesi e Marotta (2007) e a Ministero dello Sviluppo economico (2007).

4 600 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà Criteri utilizzati per la ripartizione delle spese delle Amministrazioni pubbliche Tavola 1 Voci di spesa del conto Istat Fonte Criteri di regionalizzazione Redditi da lavoro dipendente + Acquisti di beni e servizi da produttori market + Consumi intermedi + Imposte indirette (1) di cui (3) : Servizi generali PA, Difesa, Ordine pubblico e sicurezza, Attività ricreative culturali e di culto Popolazione residente Affari economici Abitazioni e assetto del territorio Protezione dell ambiente Istruzione Protezione sociale (solo per la parte corrente) Contributi alla produzione + Trasferimenti correnti diversi a imprese Prestazioni sociali in denaro + Trasferimenti correnti diversi a famiglie e istituzioni sociali private (4) Istat (spesa per consumi finali delle AAPP) (2) Istat (Contributi alla produzione delle AP al netto quote FEOGA) Istat (Spese per prestazioni sociali degli enti previdenziali) Valore aggiunto regionale delle imprese market della branca di attività economica corrispondente Valore aggiunto regionale della branca costruzioni ed opere pubbliche Spesa per l ambiente di fonte CPT Personale (docente, ATA e dirigenti) delle scuole pubbliche Distribuzione regionale dei redditi dello Stato relativa a tale funzione Distribuzione territoriale dei dipendenti delle imprese beneficiarie Luogo di erogazione delle prestazioni sociali Imposte dirette + Rendite dei terreni + Premi di assicurazione + Trasferimenti ad enti pubblici CPT Luogo di destinazione delle erogazioni Investimenti fissi lordi+acquisizioni nette attività finanziarie non prodotte (5) CPT Localizzazione delle opere pubbliche Contributi agli investimenti a famiglie + Altri trasferimenti in conto capitale a famiglie CPT Luogo di destinazione delle erogazioni Contributi agli investimenti a imprese + Trasferimenti in conto capitale a imprese CPT Luogo di destinazione delle erogazioni (1) Questa voce è diversa da quella dei consumi finali del conto tradizionale Istat perché non include gli ammortamenti, il risultato netto di gestione, la produzione di servizi vendibili, la produzione di beni e servizi, le vendite residuali (regolamento CE 1500/2000). (2) I criteri di regionalizzazione della Spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche riguardano solamente la componente relativa alle Amministrazioni centrali e agli Enti di previdenza. Per le Amministrazioni locali, poiché il criterio della localizzazione del beneficiario coincide con quello del luogo di erogazione, il dato regionale è dato dall'aggregazione dei dati elementari relativi ai bilanci dei singoli livelli di governo. (3) La ripartizione avviene in base a una classificazione funzionale della spesa. (4) I trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private rappresentano circa il 2,6 per cento di questo aggregato. (5) Le acquisizioni nette attività finanziarie non prodotte rappresentano lo 0,5 per cento di questo aggregato.

5 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 601 di pagare l imposta); la ripartizione del gettito è quella che si otterrebbe qualora le imposte erariali fossero trasformate in tributi regionali e quindi fossero applicate a una base imponibile riferibile al territorio. Sono state utilizzate stime Istat per i contributi sociali e stime CPT per tutte le altre voci di entrata 13. I CPT effettuano una ripartizione del gettito tributario erariale a livello di singola imposta o in alcuni casi, come ad esempio per l Irpef, a livello di singola componente dell imposta; nella ripartizione adottata dai CPT non viene fatta alcuna ipotesi sulla traslazione delle imposte Entrate e spese pubbliche a livello regionale Il livello delle entrate pro capite tra le macro aree del paese si caratterizza per un elevata variabilità (Tavole 2 e 3). Essa è, in primo luogo, riconducibile al divario di sviluppo economico tra il Mezzogiorno e il resto d Italia: il PIL pro capite nel Mezzogiorno è pari a circa il 60 per cento di quello del Centro Nord. I dati relativi alle singole regioni15 confermano quanto già emerso in lavori precedenti (Maggi e Piperno, 1992) e cioè che la capacità di produrre gettito di ciascuna regione è sostanzialmente proporzionale al reddito prodotto nel territorio (Figura 1); nell aggregato, la progressività del principale tributo, l Irpef, finisce per essere compensata dalla regressività dell imposizione indiretta. La relazione che lega le entrate al PIL non è comunque perfettamente lineare sul territorio nazionale perché essa dipende da alcuni fattori non omogenei: la struttura produttiva dell economia (ad esempio per la presenza di regimi fiscali agevolativi per l economia agricola e montana); la struttura dell occupazione (ad esempio a causa di aliquote contributive più elevate e minori possibilità di evasione dei lavoratori dipendenti); il peso dell economia sommersa (Istat, 1996). Dal lato della spesa (qui considerata al netto della spesa per interessi), le maggiori differenze sono riconducibili alla forma istituzionale del governo regionale (Regioni a statuto speciale RSS e Regioni a statuto ordinario RSO) e alla dimensione (Tavole 2 e 3; Figura 2). Nelle RSS gli enti decentrati (l ente Regione oppure le Province Autonome nel caso del Trentino Alto Adige) svolgono un numero maggiore di funzioni rispetto ai corrispondenti enti delle RSO e quindi è ragionevole attendersi un livello di spese decentrate più elevato; tuttavia, dato il carattere sostitutivo e non aggiuntivo delle funzioni decentrate rispetto a quelle centrali, questo diverso assetto istituzionale non giustifica differenziali positivi nella spesa pubblica complessiva. I nostri risultati, che confermano quelli di tutti i lavori precedenti, mostrano invece come, all interno di ciascuna macro area, il livello della spesa pubblica pro capite sia più elevato nelle RSS rispetto alle RSO 16. Le consistenti risorse finanziarie di cui beneficiano queste regioni, che trattengono gran parte (in alcuni casi la totalità) del prelievo erariale per finanziare la spesa decentrata, hanno evidentemente garantito una maggiore capacità di spesa. Le maggiori spese delle regioni più piccole (Liguria, Umbria, Molise, Basilicata) 17 sono riconducibili alla indivisibilità di alcuni beni 13 Ripartire le entrate tributarie del conto della PA (che sono considerate al netto dei rimborsi) usando le analoghe categorie del conto CPT (che sono al lordo dei rimborsi), significa assumere implicitamente che i rimborsi siano distribuiti sul territorio come il gettito delle relative imposte. 14 Relativamente ai principali tributi si ricorda che le ritenute Irpef sono ripartite sulla base del reddito dichiarato, l Irpef versata in autotassazione sulla base del domicilio fiscale del contribuente, l Ires sulla base della distribuzione regionale della base imponibile IRAP, l IVA sulla base dei consumi rilevati nell ambito del sistema dei conti regionali (che consente una disaggregazione anche per categorie di consumo e quindi consente di tener conto delle diverse aliquote), le accise sull energia sulla base dei consumi effettivi di prodotti petroliferi. Per una descrizione completa dei criteri utilizzati per i singoli tributi si rimanda a Malizia (2006) e a Ministero dello Sviluppo economico (2007); i criteri sono sostanzialmente coerenti con quelli adottati in varie occasioni dal Ministero dell Economia (si veda Ministero dell Economia e delle finanze Dipartimento per le politiche fiscali, vari anni). 15 In questo lavoro si usa Regione per fare riferimento all Amministrazione regionale e regione per fare riferimento al territorio. 16 Per un approfondimento sulle finanze pubbliche delle RSS si rimanda a Fabbrini et al. (2007). 17 Nel caso dell Umbria rileva il fatto che nel periodo preso in esame in questo lavoro, le spese di questa regione hanno risentito dell intervento straordinario per la ricostruzione post terremoto.

6 602 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà Tavola 2 Entrate, spese e saldi delle Amministrazioni pubbliche nelle regioni italiane (euro pro capite; media valori ) Spesa primaria Entrate totali Totale Prestazioni sociali (1) Spesa corrente primaria al netto delle prestazioni sociali Spese in conto capitale Residui (2) PIL Piemonte Lombardia Veneto Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Regioni a statuto ordinario RSO Nord RSO Centro RSO Sud Valle d'aosta P.A. di Trento P.A. di Bolzano Friuli Venezia Giulia Sicilia Sardegna Regioni a statuto speciale RSS Nord RSS Sud Italia Indicatori di variabilità Coefficiente di variazione 25,7 20,7 16,0 21,7 95,7 525,0 23,6 Valore massimo Valore minimo (1) Comprende anche i Trasferimenti correnti diversi a famiglie e istituzioni sociali private. (2) La media per l Italia corrisponde al valore pro capite dell'avanzo primario (media degli anni ) del conto economico delle Amministrazioni pubbliche, al netto dei flussi da e per l'estero e di una spesa straordinaria dell'anno 2006 (cancellazione dei crediti TAV per 12,95 miliardi).

7 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 603 Entrate totali e PIL (in rapporto al valore medio nazionale; media anni ) Figura 1 PIL pro PIL pro capite 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 Basilicata Molise Calabria Sicilia Puglia Campania Abruzzo Sardegna Marche Umbria Veneto Toscana Liguria Bolzano Lombardia Emilia Romagna Valle Lazio d Aosta Trento Piemonte Friuli-Venezia Giulia y = 0,9232x + 0,1002 R2 = 0,9712 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 entrate totali pro capite PIL pro pro capite capite 1,40 1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 Spesa primaria e PIL (in rapporto al valore medio nazionale; media anni ) Lombardia Veneto P. A. di Bolzano Valle d Aosta Friuli Venezia-Giulia P. A. di Trento Liguria 0,80 0,70 Puglia 0,60 Campania 0,50 0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 spesa primaria pro capite Residui e PIL (in rapporto al valore medio nazionale; media anni ) PIL PIL pro pro capite capite 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 0,9 0,8 0,7 0,6 Lombardia y = -0,0314x + 1,0342 R2 = 0,4479 Emilia Romagna Lazio Veneto Piemonte Toscana Friuli-Venezia Giulia Marche P. A. di Bolzano Liguria Abruzzo P. A. di Trento Umbria Puglia Campania Sardegna Molise Basilicata Valle d Aosta residuo pro capite Sicilia Calabria

8 604 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà Tavola 3 Entrate, spese e saldi delle Amministrazioni pubbliche nelle regioni italiane (numeri indice, Italia=1; media valori ) Spesa primaria Entrate totali Totale Prestazioni sociali (1) Spesa corrente primaria al netto delle prestazioni sociali Spese in conto capitale Residui PIL Piemonte 1,16 1,08 1,20 0,99 1,04 2,98 1,10 Lombardia 1,34 0,95 1,09 0,89 0,69 10,00 1,29 Veneto 1,07 0,91 0,93 0,91 0,86 4,74 1,16 Liguria 1,07 1,20 1,36 1,10 1,04 1,99 1,02 Emilia Romagna 1,23 1,05 1,18 0,97 0,88 5,47 1,22 Toscana 1,10 1,04 1,14 0,99 0,90 2,40 1,09 Umbria 0,95 1,14 1,13 1,08 1,46 3,30 0,94 Marche 0,97 0,98 1,01 0,97 0,86 0,79 1,00 Lazio 1,23 1,05 1,05 1,08 0,92 5,37 1,19 Abruzzo 0,81 0,96 0,92 0,98 1,01 2,55 0,82 Molise 0,69 1,07 0,85 1,16 1,51 7,95 0,74 Campania 0,63 0,88 0,74 0,98 0,97 5,16 0,65 Puglia 0,63 0,87 0,85 0,92 0,75 4,99 0,66 Basilicata 0,64 1,05 0,84 1,10 1,65 8,59 0,70 Calabria 0,59 1,01 0,85 1,08 1,33 8,86 0,65 Regioni a statuto ordinario 1,03 0,99 1,02 0,97 0,91 2,13 1,03 RSO Nord 1,22 1,00 1,11 0,94 0,84 6,15 1,20 RSO Centro 1,13 1,04 1,08 1,03 0,95 3,14 1,12 RSO Sud 0,64 0,92 0,81 0,98 1,00 5,61 0,67 Valle d'aosta 1,38 1,78 1,13 1,85 4,35 7,81 1,31 P.A. di Trento 1,21 1,39 0,91 1,38 3,55 2,82 1,19 P.A. di Bolzano 1,21 1,41 0,96 1,48 3,07 3,42 1,31 Friuli Venezia Giulia 1,14 1,18 1,22 1,08 1,51 0,24 1,11 Sicilia 0,65 0,96 0,80 1,09 0,97 6,55 0,66 Sardegna 0,78 1,09 0,88 1,13 1,77 6,38 0,78 Regioni a statuto speciale 0,81 1,07 0,89 1,15 1,49 5,24 0,81 RSS Nord 1,18 1,30 1,10 1,27 2,43 1,60 1,18 RSS Sud 0,68 0,99 0,82 1,10 1,17 6,51 0,69 Italia 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 Indicatori di variabilità Coefficiente di variazione 25,7 20,7 16,0 21,7 95,7 525,0 23,6 Valore massimo 1,38 1,78 1,36 1,85 4,35 8,86 1,31 Valore minimo 0,59 0,87 0,74 0,89 0,69 10,00 0,65 (1) Comprende anche i Trasferimenti correnti diversi a famiglie e istituzioni sociali private.

9 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 605 Figura 2 Totale spesa primaria (in rapporto al valore medio nazionale, media anni ) numeri indice; Italia=1. 2,0 1,8 1,6 1,4 1,2 RSO Nord RSO Centro RSO Sud RSO RSS 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 - PIEMONTE LOMBARDIA VENETO LIGURIA EMILIA ROMAGNA TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZO MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA VALLE D'AOSTA PA DI TRENTO PA DI BOLZANO FRIULI-VENEZIA GIULIA SICILIA SARDEGNA Figura 3 Prestazioni sociali (in rapporto al valore medio nazionale, media anni ) numeri indice; Italia=1. 1,60 1,40 1,20 1,00 RSO RSS 0,80 0,60 0,40 0,20 - PIEMONTE LOMBARDIA VENETO LIGURIA EMILIA ROMAGNA TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZO MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA VALLE D'AOSTA PA DI TRENTO RSO Nord RSO Centro RSO Sud PA DI BOLZANO FRIULI-VENEZIA GIULIA SICILIA SARDEGNA

10 606 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà Spesa per prestazioni sociali (in rapporto al valore medio pro capite nazionale; regioni ordinate in base al PIL pro capite; media ) Figura 4 numeri indice; Italia=1.. 1,4 1,3 1,2 1,1 1 0,9 0,8 0,7 0,6 in rapporto al totale della popolazione in rapporto ai residenti con più di 65 anni Campania Calabria Sicilia Puglia Basilicata Molise Sardegna Abruzzo Umbria Marche Liguria Toscana Piemonte Friuli V. G. Veneto P.A. di Trento Lazio Emilia R. Lombardia Valle d'aosta P.A. di Bolzano Figura 5 Spesa per prestazioni sociali ed entrate contributive (in rapporto al valore medio pro capite nazionale; regioni ordinate in base al PIL pro capite; media ) numeri indice; Italia =1.. 1,6 1,4 1,2 1 0,8 0,6 prestazioni sociali (su pop. complessiva) 0,4 Campania Calabria Sicilia Puglia Basilicata Molise Sardegna Abruzzo Umbria Italia Marche Liguria Toscana Piemonte Friuli V. G. Veneto P. A. Trento Lazio Emilia Rom. Lombardia Valle d'aosta P. A. Bolzano entrate contributive

11 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 607 pubblici e alle diseconomie di scala della piccola dimensione solo nel caso esse siano riferite all ente Regione; se riferite invece al livello di governo comunale e provinciale, un loro livello superiore alla media, come emerge in alcuni casi, pone la questione dell adeguatezza delle dimensioni demografiche e territoriali degli enti locali, sia pure nel rispetto delle peculiarità territoriali. Differenziali nel livello della spesa pro capite si riscontrano inoltre tra il Mezzogiorno e il resto dell Italia. La spesa pro capite risulta inferiore nel Mezzogiorno (pari al 92 per cento rispetto alla media nazionale nelle RSO, al 99 per cento nelle RSS). Concentrando l analisi sulle RSO, il livello inferiore delle spese è riconducibile alla componente di parte corrente, in particolare alle prestazioni sociali (Tavole 2 e 3; Figura 3). I divari della spesa per prestazioni sociali sono in parte spiegabili con la differente struttura per età della popolazione: rapportando infatti la spesa alla popolazione con età superiore a 65 anni, si riducono i differenziali regionali (il coefficiente di variazione scende da 16,0 all 9,0). In particolare, si ridimensiona molto rispetto alla media nazionale la spesa in alcune regioni (Liguria, Umbria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Emilia Romagna), in connessione con l elevata incidenza di anziani (Figura 4). i divari di spesa che permangono anche tenendo dell età della popolazione si spiegano anche con le diverse storie contributive, connesse al grado di sviluppo economico dei territori. L impatto redistributivo del sistema di prestazioni sociali può essere colto dall analisi congiunta delle spese e delle entrate (i contributi sociali). Sia le spese sia le entrate mostrano una correlazione positiva con il livello del reddito pro capite (Figura 5); la correlazione appare più forte dal lato delle entrate rispetto alle spese. Dal lato delle spese, infatti, la correlazione con il reddito è attenuata dalla presenza di alcune componenti, quali le pensioni sociali e le indennità di disoccupazione, che dovrebbero presentare una relazione inversa con il reddito. Ne conseguono flussi redistributivi verso le regioni con redditi più bassi e, in particolare, dalle regioni del Centro Nord in favore di quelle del Mezzogiorno 18 (Figura 6). Escludendo le prestazioni sociali e concentrando l analisi sulla parte corrente, si attenuano i divari di spesa primaria corrente: questa registra i livelli pro capite più elevati al Centro, intermedi nel Mezzogiorno e più bassi al Nord (Tavole 2 e 3; Figura 7). La metodologia di calcolo utilizzata non consente di ottenere stime regionali della disaggregazione per funzioni 19. È possibile tuttavia enucleare alcune sue componenti, come la spesa per istruzione e la spesa corrente primaria degli enti territoriali, utilizzando informazioni non direttamente utilizzate nelle stime, ma coerenti con esse; se si escludono anche queste due componenti, il resto delle spese, per costruzione, sono ripartite per la quasi totalità in base alla popolazione e non dovrebbero, quindi, evidenziare divari territoriali a livello pro capite. Per avere un idea dell incidenza di queste due componenti nel caso delle RSO, si consideri che la spesa per istruzione erogata centralmente corrisponde a un valore pro capite di circa 800 euro e la spesa primaria corrente escluse le prestazioni sociali erogata dagli enti territoriali a circa euro (su un totale di spesa primaria corrente escluse le prestazioni sociali pari a circa euro pro capite). La spesa per istruzione (considerata sia quella erogata centralmente, sia quella decentrata) risulta in media molto più bassa nelle regioni settentrionali: 860 euro pro capite, contro euro 18 Si ricorda che a livello nazionale i contributi sociali non coprono interamente la spesa per prestazioni sociali e che questa è finanziata in parte con il ricorso alla fiscalità generale a carico del bilancio dello Stato. 19 Non è stato infatti possibile ottenere una ripartizione funzionale della spesa del tipo COFOG (Classification of the Functions of Government), solitamente utilizzata per i confronti internazionali. L Istat fornisce la spesa COFOG regionalizzata dei soli consumi finali.

12 608 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà Figura 6 Quota delle prestazioni sociali coperta dalle entrate contributive (in rapporto al valore medio pro capite nazionale; regioni ordinate in base al PIL pro capite; media ) numeri indici; Italia=1... 1,4 1,2 1 0,8 0,6 0,4 0,2 0 Figura 7 Spesa corrente al netto delle prestazioni sociali (in rapporto al valore medio nazionale; media anni ) 2,0 1,8 1,6 1,4 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 - PIEMONTE LOMBARDIA VENETO LIGURIA EMILIA ROMAGNA TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZO MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA VALLE D'AOSTA PA DI TRENTO PA DI BOLZANO FRIULI-VENEZIA GIULIA SICILIA SARDEGNA Campania Calabria Sicilia Puglia Basilicata Molise Sardegna Abruzzo Umbria Italia Marche Liguria Toscana Piemonte Friuli V. G. Veneto P. A.Trento Lazio Emilia R. Lombardia Valle d'aosta P. A. Bolzano numeri indice; Italia=1.. RSO Nord RSO Centro RSO Sud RSO RSS

13 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 609 nel Mezzogiorno e circa nel Centro 20 ; i divari si confermano per la sola componente erogata centralmente. Le differenze tra aree si spiegano con la diversa struttura per età della popolazione; il numero di docenti ogni cento alunni è, invece, relativamente omogeneo tra macro aree (pari a circa 11 nel Nord, contro 10,7 e 10,6 rispettivamente nel Centro e nel Mezzogiorno), pur in presenza di un elevata variabilità all interno delle macro aree (Tavola 4) 21. La spesa primaria corrente escluse le prestazioni sociali erogata da Regioni, Province e Comuni risulta, invece, sensibilmente più bassa nel Mezzogiorno. Nel caso delle RSO, gli enti territoriali delle regioni meridionali spendono in media circa il 90 per cento del valore medio nazionale (Tavola 5); la variabilità della spesa (misurata dal coefficiente di variazione) si amplia se si considerano solo gli enti locali (Comuni e Province), in considerazione di una sostanziale omogeneità nei livelli pro capite della spesa sanitaria, di competenza regionale 22. La forte variabilità della spesa dei Comuni riflette non solo la caratteristica curva a U della spesa corrente rispetto alla dimensione demografica del Comune, ma anche la diversa diffusione nel territorio di unioni e consorzi tra enti, nonché il diverso ricorso a forme di esternalizzazione per la produzione dei servizi pubblici locali. Riassumendo, il livello relativamente inferiore della spesa primaria corrente nelle regioni del Mezzogiorno è riconducibile principalmente alle prestazioni sociali; risente anche di erogazioni degli enti territoriali più contenute, parzialmente compensate dalle maggiori spese per istruzione, connesse con fattori demografici. Relativamente alla spesa in conto capitale, essa appare più elevata nel Mezzogiorno con riferimento alle RSO (il rapporto si inverte sorprendentemente nelle RSS; Tavole 2 e 3; Figura 8). Questa componente della spesa include, nelle regioni del Mezzogiorno, gli interventi pubblici per lo sviluppo e il riequilibrio territoriale e i trasferimenti alle imprese finanziati con Fondi europei I residui fiscali: l interpretazione dei saldi regionali Per ciascuna regione è stato ricostruito il saldo tra le spese (al netto degli interessi) e le entrate delle Amministrazioni pubbliche. Questo saldo (residuo fiscale) è un indicatore sintetico della dimensione dei flussi finanziari che intercorrono tra gli abitanti di ciascuna regione e l operatore pubblico, convenzionalmente trattato come un soggetto non residente nel territorio. Il residuo fiscale coglie la redistribuzione complessiva dell operatore pubblico. Può essere conveniente pensare alla redistribuzione complessiva come formata da tre componenti. La prima è data dalla redistribuzione tra individui caratterizzati da livelli di reddito diversi, implicita nel modello di stato sociale scelto dalla collettività; essa riflette il fatto che il prelievo è commisurato alla capacità contributiva degli individui, mentre una parte importante della spesa pubblica mira a garantire a tutti i cittadini alcuni diritti riconosciuti come fondamentali, quali il diritto alla salute o all istruzione. Questo tipo di redistribuzione genera flussi finanziari interregionali perché gli individui non si distribuiscono tra le regioni in maniera omogenea rispetto al reddito e rispetto ad alcune caratteristiche che influenzano la spesa (come, ad esempio, l età, rilevante per la spesa per prestazioni sociali, per la sanità, per l istruzione). La seconda componente è il riflesso di scelte I numeri si riferiscono alle RSO. Relativamente alle RSS, si ricorda che la spesa per istruzione è stata completamente decentrata nel caso della Valle d Aosta e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano. Si veda anche Giordano et al. (2008). Per un analisi della spesa sanitaria che mette in evidenza come al di là di un apparente omogeneità nei livelli di spesa pro capite esistano consistenti differenze in termini di organizzazione delle strutture sanitarie e di qualità dei servizi offerti, si rimanda a Alampi e Lozzi (2009). Per un analisi della spesa in conto capitale a livello regionale si rimanda al Rapporto annuale del Dipartimento delle politiche per lo sviluppo del Ministero dello Sviluppo economico.

14 610 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà Spesa per istruzione (euro pro capite e valori percentuali; media valori ) Tavola 4 Amministrazioni centrali Amministrazioni pubbliche spesa ripartita in base al numero di alunni (a) (1) spesa ripartita in base alla consistenza del personale (b) (1) (b) (a) docenti per 100 alunni (2) spesa ripartita in base al numero di alunni (c) (3) spesa ripartita in base alla consistenza del personale (c+b a) Piemonte Lombardia Veneto Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria RSO RSO Nord RSO Centro RSO Sud Valle d'aosta P.A. di Trento P.A. di Bolzano Friuli Venezia Giulia Sicilia Sardegna RSS (4) RSS Nord RSS Sud Italia (4) Coefficiente di variazione Valore massimo Valore minimo (1) Nostre stime di ripartizione del totale della spesa corrente delle AC per la funzione istruzione di fonte Istat. (2) Il numero di docenti e alunni è tratto dalla pubblicazione Scuola statale: sintesi dei dati - Anno scolastico , del Ministero dell Istruzione. (3) Spesa per istruzione dei consumi finali delle Amministrazioni pubbliche conti economici regionali dell'istat. (4) La media delle RSS e dell'italia relativa alla spesa delle Amministrazioni centrali non tiene conto di Valle d'aosta e P.A. di Trento e di Bolzano.

15 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 611 Spesa primaria corrente degli enti territoriali al netto delle prestazioni sociali (media valori ) Tavola 5 Regioni (1) Comuni (2) Province Totale Regioni (1) Comuni (2) Province Totale euro pro capite numeri indice; Italia=1 Piemonte ,97 0,99 1,43 1,00 Lombardia ,91 0,95 0,85 0,92 Veneto ,94 0,85 0,83 0,91 Liguria ,11 1,32 1,23 1,17 Emilia Romagna ,95 1,00 1,18 0,98 Toscana ,97 1,09 1,42 1,03 Umbria ,97 1,06 1,45 1,02 Marche ,95 0,95 1,31 0,97 Lazio ,01 1,14 0,84 1,04 Abruzzo ,89 0,89 0,92 0,89 Molise ,98 1,06 1,09 1,00 Campania ,88 0,98 1,05 0,92 Puglia ,85 0,77 0,71 0,82 Basilicata ,96 0,91 1,56 0,98 Calabria ,94 0,93 0,93 0,94 Regioni a statuto ordinario ,96 0,98 1,03 0,97 RSO Nord ,95 0,97 1,03 0,96 RSO Centro ,99 1,09 1,13 1,02 RSO Sud ,89 0,90 0,95 0,89 Valle d'aosta ,42 2,24-2,95 P.A. di Trento ,16 1,56-1,90 P.A. di Bolzano ,84 1,35-2,32 Friuli V.G ,13 1,05 1,44 1,12 Sicilia ,18 1,06 0,85 1,14 Sardegna ,07 1,04 0,89 1,05 Regioni a statuto speciale ,36 1,11 0,95 1,28 RSS Nord ,85 1,28 1,44 1,69 RSS Sud ,15 1,05 0,86 1,11 Italia ,00 1,00 1,00 1,00 Indicatori di variabilità Coefficiente di variazione 67,17 30,90 45,85 52,06 67,17 30,90 45,85 52,06 solo RSO 5,83 12,89 26,08 7,73 5,83 12,89 26,08 7,73 Valore massimo ,42 2,24 1,56 2,95 solo RSO ,11 1,32 1,56 1,17 Valore minimo ,85 0,77 0,71 0,82 solo RSO ,85 0,77 0,71 0,82 Fonte: elaborazioni su dati Istat. (1) Per le Regioni valori medi del biennio La spesa è al netto dei trasferimenti allo Stato, ai Comuni, alle Province, ai Consorzi di enti locali e comunità montane, agli altri enti locali e consorzi pubblici locali e a Regioni e consorzi interregionali; inoltre sono escluse le partite compensative delle entrate. (2) La spesa dei Comuni è al netto della spesa per le funzioni nel settore sociale.

16 612 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà Figura 8 Spesa in conto capitale (in rapporto al valore medio nazionale; media anni ) numeri indice; Italia=1.. 5,0 4,5 4,0 3,5 3,0 RSO Nord RSO Centro RSO Sud 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 - PIEMONTE LOMBARDIA VENETO LIGURIA EMILIA ROMAGNA TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZO MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA VALLE D'AOSTA PA DI TRENTO PA DI BOLZANO FRIULI-VENEZIA GIULIA SICILIA SARDEGNA RSO RSS consapevoli della collettività (ad esempio, volte a fare affluire risorse in regioni a basso reddito per sostenerne lo sviluppo economico). Infine, eventuali ulteriori flussi possono essere l effetto inconsapevole, stratificato nel tempo, di meccanismi di ripartizione delle risorse, basati sulla spesa storica, complessi e poco trasparenti; parte di questa componente può associarsi a una cattiva organizzazione dell offerta dei servizi pubblici in una particolare regione, ma può anche accompagnarsi invece a una gestione locale che fornisce servizi maggiori o migliori rispetto alla media nazionale. In generale, i flussi redistributivi tra aree di un paese risultano più o meno espliciti a seconda del modello di organizzazione territoriale delle entrate e delle spese pubbliche, cioè del grado di decentramento istituzionale e finanziario e dei sistemi di perequazione del finanziamento della spesa decentrata. Quando uno Stato è accentrato la dimensione dei trasferimenti tra le diverse aree geografiche rimane implicita, poiché gran parte del prelievo fiscale affluisce direttamente allo Stato ed è quest ultimo che eroga la spesa ai cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza. L esplicitazione dei flussi orizzontali di risorse (vale a dire quali regioni finanziano le regioni con minori capacità fiscali) avviene solo in presenza di un decentramento delle entrate e di corrispondenti sistemi di perequazione di tipo orizzontale. Il calcolo dei residui fiscali ha il merito di rendere chiaro l ammontare complessivo della redistribuzione operata dal sistema. Il contenuto informativo di questo strumento non va, tuttavia, sopravvalutato perché esso non consente di distinguere tra i tre tipi di redistribuzione sopra richiamati. L analisi dei paragrafi precedenti testimonia l esistenza in Italia di tutti e tre i tipi di redistribuzione Occorre precisare, peraltro, che la nostra metodologia sottostima il terzo tipo di redistribuzione, perché sottostima i divari regionali per la parte di spesa pubblica centrale ripartita in base a criteri convenzionali (pari a circa il 20 per cento della spesa primaria).

17 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 613 I flussi finanziari tra regioni forniscono un parametro di riferimento estremo, da tenere in considerazione nel dibattito sull attuazione del federalismo fiscale: essi indicano, infatti, la dimensione del sistema di perequazione (orizzontale) tra regioni che dovrebbe essere realizzato nel caso di completo decentramento delle entrate e delle spese, se si volesse mantenere lo status quo in termini di spesa. Poiché sono riferibili all ipotesi estrema di decentramento completo di entrate e spese, il livello dei residui fiscali da noi calcolati non è direttamente influenzato da mutamenti nell assetto istituzionale, ad esempio nella ripartizione delle entrate (o delle spese) tra quelle decentrate e quelle di pertinenza statale. Con riferimento ad esempio all attuazione del federalismo fiscale secondo l art. 119 della Costituzione, l implementazione della riforma mira ad eliminare la terza componente dei residui, quella cioè non legata a scelte consapevoli della collettività. Tuttavia, a regime, la dimensione dei residui dipenderà concretamente dalle scelte fatte circa le modalità di attuazione della riforma, con particolare riferimento alla definizione dei fabbisogni standard delle funzioni fondamentali e al grado di perequazione orizzontale delle capacità fiscali delle regioni, nel caso delle funzioni non fondamentali. Eventuali miglioramenti, localizzati in una particolare regione, nell efficienza della spesa pubblica erogata centralmente si rifletterebbero soltanto parzialmente sull entità dei nostri residui a causa dei criteri convenzionali usati nella ripartizione di questa componente delle spese 25. I risultati dell analisi segnalano flussi redistributivi in favore delle regioni con reddito pro capite più basso, verso le RSS (ad eccezione del Friuli Venezia Giulia) e verso le regioni di piccole dimensioni. Nell ambito delle RSO, le regioni del Centro Nord, ad esclusione della Liguria e dell Umbria, forniscono tutte un contributo positivo alla redistribuzione del reddito; le regioni del Mezzogiorno sono tutte beneficiarie della redistribuzione (Tavola 2). La presenza di un forte divario di reddito pro capite tra aree del paese determina un trasferimento di risorse dall area dove si concentra un numero relativamente maggiore di individui ad alto reddito (il Centro Nord) verso l area più povera (il Mezzogiorno); le spese, nel complesso inferiori al Sud, contribuiscono a contenere l entità dei flussi redistributivi. In entrambe le macro aree la dimensione del saldo è correlata al grado di sviluppo economico, che si riflette, come abbiamo già visto, sul livello delle entrate ottenibili dal territorio. I flussi nei confronti delle regioni a basso reddito trovano giustificazione nelle finalità redistributive (redistribuzione interpersonale ) e in quelle legate al riequilibrio territoriale; tuttavia la minore efficienza della spesa pubblica nel Mezzogiorno, testimoniata da molti studi e sondaggi (Banca d Italia, ), suggerisce che vi possa essere spazio anche per il terzo tipo di redistribuzione, qualora la minore efficienza non sia interamente compensata da minori servizi 27. La redistribuzione nei confronti delle RSS ha motivazioni di carattere storico e politico; quella nei confronti delle regioni piccole è solo in parte riconducibile alle diseconomie di scala nella fornitura dei servizi pubblici. L elevata variabilità dei residui (sia nel segno, sia nella dimensione) determina un consistente impatto redistributivo tra regioni 28. Per farsi un idea di tale impatto può essere utile costruire la spezzata di concentrazione del PIL medio pro capite delle regioni italiane (Figura 9). 25 Ad esempio, la riduzione della spesa conseguente a una maggiore efficienza di un tribunale siciliano non verrebbe attribuita per intero alla Sicilia, ma verrebbe ripartita tra tutte le regioni in funzione della rispettiva popolazione. 26 Si vedano inoltre i risultati di una serie di studi sui servizi pubblici locali condotti in Banca d Italia e pubblicati nella collana dei Questioni di economia e finanza: Bentivogli et al. (2008); Benvenuti e Gennari (2008); Chiades e Torrini (2008); Lozzi (2008); Schiavone (2008); Zollino (2008); cfr. inoltre Giordano et al. (2008). 27 Analoghe considerazioni circa le determinanti dei residui fiscali si ritrovano anche in Pisauro (2009), dove viene presentata un analisi dei residui alla luce del dibattito sull attuazione dell art. 119 della Costituzione. 28 L elevato impatto redistributivo dell azione pubblica è riscontrato anche nel lavoro di Arachi et al. (2006).

18 614 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà Figura 9 Spezzata di concentrazione del PIL delle regioni italiane 1 0,9 PIL pro capite PIL pro capite+residuo fiscale 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0, ,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 Ricorrendo a una forzatura 29, si può assimilare il residuo fiscale al contributo del bilancio pubblico al reddito disponibile delle famiglie in ciascuna regione. Le famiglie sono qui analizzate a livello regionale e rappresentate da un individuo con reddito pari a quello medio, che subisce un prelievo e beneficia di un livello di spesa pubblica pari a quelli medi regionali. L entità dei flussi redistributivi è testimoniata dallo spostamento netto verso l alto della curva dei redditi verso una maggiore equidistribuzione del reddito tra regioni (l indice di concentrazioni di Gini passa dal 14,4 per cento al 10,3 per cento). I residui fiscali da noi calcolati, per i criteri utilizzati nella stima delle entrate e delle spese regionali, non possono essere utilizzati per valutare il contributo dell azione pubblica all economia del territorio, perché una parte della spesa non tiene conto della localizzazione dei fattori produttivi e soprattutto perché la metodologia non tiene conto degli effetti secondari delle entrate e delle spese pubbliche in termini di creazione di reddito; si pensi, ad esempio, all effetto propulsivo sull economia del Nord conseguente a un aumento della spesa nel Mezzogiorno, in considerazione dell elevata propensione alle importazioni di quest ultima area (Casini Benvenuti et al., 1992). Essi non possono essere utilizzati neppure per fare valutazioni sull efficienza o qualità della spesa, perché la parte di spesa centrale è ripartita in base a criteri convenzionali. Ad esempio, il livello della spesa per la giustizia e l ordine pubblico non tiene in alcun modo conto di eventuali inefficienze organizzative. Per la componente di spesa decentrata, poiché rilevata nei bilanci degli enti decentrati, il livello regionale è quello effettivamente erogato nel territorio. Tuttavia anche in questo caso sarebbe oltremodo semplicistico associare a bassi livelli di spesa una maggiore efficienza. I bassi livelli di spesa non riescono, infatti, a discriminare tra situazioni in cui vi è 29 Si tratta di una forzatura perché, a differenza di quanto avviene per il calcolo del reddito disponibile delle famiglie, il residuo fiscale è calcolato considerando tutte le voci delle entrate (non solo le imposte correnti e i contributi sociali) e tutte quelle delle spese (non solo le prestazioni sociali e i gli altri trasferimenti netti alle famiglie).

19 Bilancio pubblico e flussi redistributivi interregionali: ricostruzione e analisi dei residui fiscali nelle regioni italiane 615 effettivamente un organizzazione più efficiente dell amministrazione pubblica (si pensi alle unioni e consorzi tra Comuni che permettono di sfruttare le economie di scala nell erogazioni di taluni servizi pubblici) e situazioni in cui livelli più bassi di spesa riflettano un minor numero di servizi offerti o fenomeni di esternalizzazione dei servizi. I saldi ricostruiti in questo lavoro appaiono in linea con quelli ricostruiti in precedenti studi; trattandosi di lavori che si caratterizzano per intervalli temporali e aggregati diversi, il confronto è stato condotto non sui valori assoluti, ma utilizzando gli scostamenti dalla media (Figura 10). 5. Conclusioni In questo lavoro sono state stimate le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche a livello regionale e calcolati i relativi saldi. Rispetto ad altri lavori che hanno ricostruito conti regionali per specifici intervalli temporali, la metodologia qui proposta presenta il vantaggio di essere facilmente replicabile, senza necessità di particolari elaborazioni perché utilizza, in maniera coerente, stime regionali di componenti delle entrate e delle spese pubbliche disponibili nel Sistan e annualmente aggiornate. La metodologia ha beneficiato di alcuni recenti progressi nella disponibilità di dati su entrate e spese ripartite a livello regionale. La descrizione della metodologia e il richiamo ai principali fattori sottostanti la variabilità degli stessi ha consentito di chiarire il potenziale informativo dei residui fiscali. Si tratta di uno strumento analitico che ha il merito di rendere esplicito l ammontare complessivo della redistribuzione tra individui e quindi tra aree del paese di fatto attuata dall operatore pubblico e nascosta tra i complessi meccanismi di finanziamento della spesa pubblica per i vari livelli di governo. Il contenuto informativo di questo strumento non va, tuttavia, sopravvalutato perché esso non consente di distinguere tra le tre principali forme di redistribuzione che alimentano i flussi finanziari interregionali: a) la redistribuzione interpersonale che consente di garantire a individui con capacità contributive diverse lo stesso livello di prestazioni; b) quella derivante da scelte consapevoli della collettività (ad esempio, connesse con le finalità di sviluppo economico); c) quella che risulta quale effetto inconsapevole di meccanismi, stratificatisi nel tempo, di ripartizione delle risorse basati sulla spesa storica, complessi e poco trasparenti. I risultati mostrano come in Italia i flussi redistributivi siano indirizzati verso le regioni con reddito pro capite più basso, verso le Regioni a statuto speciale (RSS), con l eccezione del Friuli Venezia Giulia, e verso le regioni di piccole dimensioni (Liguria e Umbria). A fronte di un livello di spese pro capite caratterizzato da una relativa maggiore omogeneità sul territorio, con picchi in corrispondenza di alcune RSS e delle regioni piccole, le entrate risultano proporzionali al reddito e riflettono perfettamente il divario di sviluppo economico tra le due aree del paese. La variabilità dei residui è riconducibile principalmente alle differenze di sviluppo economico e quindi in gran parte indipendente dall assetto istituzionale. I flussi finanziari verso le regioni caratterizzate da livelli di reddito pro capite più basso trovano giustificazione nelle finalità redistributive, implicite nel modello di stato sociale scelto dalla collettività, e in quelle connesse con le politiche di riequilibrio territoriale in favore del Mezzogiorno. Inoltre, la minore efficienza della spesa pubblica nel Mezzogiorno, testimoniata da molti studi, suggerisce che vi possa essere spazio anche per il terzo tipo di redistribuzione. L analisi ha mostrato come una buona parte della redistribuzione passi attraverso il sistema di prestazioni sociali che origina flussi redistributivi in favore delle regioni con reddito più basso; in prospettiva questo tipo di redistribuzione potrebbe essere destinato a ridimensionarsi con il passaggio dal sistema di calcolo dell assegno pensionistico di tipo retributivo a quello basato sui contributi. Anche per il finanziamento delle altre spese correnti si generano flussi redistributivi: a fronte di entrate molto inferiori, la spesa pro capite risulta su livelli analoghi nel Mezzogiorno e

20 616 Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà 800 Residui fiscali: confronto con lavori precedenti (scostamenti percentuali dalla media nazionale) Figura nostre stime (media ) Arachi et al. (media ) 600 Maggio maggio e piperno Piperno (1989) 800 Ambrosiano et al.(2005) Piemonte Lombardia Veneto Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Valle d'aosta P. A. di Trento P. A. di Bolzano Friuli V. G. Sicilia Sardegna L anno tra parentesi si riferisce al periodo analizzato dai singoli lavori. nelle regioni del Nord, raggiungendo i valori massimi nelle regioni centrali. Questa apparente maggiore omogeneità nei livelli di spesa pro capite nasconde una spesa per istruzione molto più elevata al Sud, in connessione con la relativa giovane età della popolazione, a fronte, invece, di spese erogate dagli enti territoriali (Regioni, Comuni e Province) sensibilmente superiori nel Centro Nord. Il recente dibattito di finanza pubblica, connesso con l attuazione del federalismo fiscale, ha messo in discussione solamente i flussi redistributivi a favore delle regioni a basso reddito, tralasciando gli altri due gruppi di regioni beneficiarie di residui fiscali positivi (RSS e regioni di piccole dimensioni). In questo dibattito capita che vengano messi sullo stesso piano, confondendoli, le finalità redistributive dello Stato sociale, le politiche per il riequilibrio territoriale, le inefficienze e gli sprechi della spesa pubblica nel Mezzogiorno; i residui fiscali finiscono spesso, impropriamente, per essere presi come indicatori del finanziamento da parte del Nord delle inefficienze e degli sprechi che caratterizzano le finanze pubbliche nel Mezzogiorno (come se essi cogliessero solo quella che abbiamo definito come la terza componente della redistribuzione). Dalla nostra analisi è emerso come il problema delle finanze pubbliche del Mezzogiorno non vada ricercato nell esistenza di residui positivi, perché, come si è mostrato, a parità di dimensioni dell operatore pubblico e dato il divario di sviluppo economico tra le due macro aree del paese, essi non possono cambiare di segno e non possono comunque scendere sotto una soglia minima. Il problema delle finanze pubbliche meridionali risiede nella qualità dei servizi ricevuti dai cittadini, nel fatto cioè che essa sia in media nettamente inferiore al Sud, nonostante un livello di spesa pro capite analogo. In questo contesto, una maggiore efficienza nella gestione della spesa pubblica può fornire spazi per ridurre i flussi redistributivi.

Analisi del residuo fiscale e studio comparativo Regione Lombardia, Nord, Centro, Sud Italia

Analisi del residuo fiscale e studio comparativo Regione Lombardia, Nord, Centro, Sud Italia Analisi del residuo fiscale e studio comparativo Regione Lombardia, Nord, Centro, Sud Italia Antonio Dal Bianco - Éupolis Lombardia 5 novembre 2014 Palazzo Pirelli Seduta congiunta delle Commissioni I

Dettagli

Pensionati e pensioni nelle regioni italiane

Pensionati e pensioni nelle regioni italiane Pensionati e pensioni nelle regioni italiane Adam Asmundo POLITICHE PUBBLICHE Attraverso confronti interregionali si presenta una analisi sulle diverse tipologie di trattamenti pensionistici e sul possibile

Dettagli

La perequazione: capacità fiscale e fabbisogni di spesa Il meccanismi perequativi nella Legge Delega del federalismo fiscale (legge 42/2009)

La perequazione: capacità fiscale e fabbisogni di spesa Il meccanismi perequativi nella Legge Delega del federalismo fiscale (legge 42/2009) Contenuti La perequazione: capacità fiscale e fabbisogni di spesa Il meccanismi perequativi nella Legge Delega del federalismo fiscale (legge 42/2009) Bari 24/06/2013 2 Perché è importante perequare? Le

Dettagli

Indice. p. 1. Introduzione. p. 2. Il consumo medio annuo pro capite di gas. p. 2. Il costo del gas con la tariffa di Maggior Tutela dell AEEG p.

Indice. p. 1. Introduzione. p. 2. Il consumo medio annuo pro capite di gas. p. 2. Il costo del gas con la tariffa di Maggior Tutela dell AEEG p. Gas: le Regioni Italiane con il maggior numero di consumi e quelle con il risparmio più alto ottenibile Indice: Indice. p. 1 Introduzione. p. 2 Il consumo medio annuo pro capite di gas. p. 2 Il costo del

Dettagli

Note Brevi LE COOPERATIVE NELL AMBITO DELLA STRUTTURA PRODUTTIVA ITALIANA NEL PERIODO 2007-2008. a cura di Francesco Linguiti

Note Brevi LE COOPERATIVE NELL AMBITO DELLA STRUTTURA PRODUTTIVA ITALIANA NEL PERIODO 2007-2008. a cura di Francesco Linguiti Note Brevi LE COOPERATIVE NELL AMBITO DELLA STRUTTURA PRODUTTIVA ITALIANA NEL PERIODO 2007-2008 a cura di Francesco Linguiti Luglio 2011 Premessa* In questa nota vengono analizzati i dati sulla struttura

Dettagli

Ministero della Salute

Ministero della Salute Ministero della Salute DIPARTIMENTO DELLA QUALITÀ DIREZIONE GENERALE DELLA PROGRAMMAZIONE SANITARIA, DEI LIVELLI DI ASSISTENZA E DEI PRINCIPI ETICI DI SISTEMA UFFICIO III Rapporto nazionale sull utilizzo

Dettagli

I principali risultati

I principali risultati FINANZA LOCALE: ENTRATE E SPESE DEI BILANCI CONSUNTIVI (COMUNI, PROVINCE E REGIONI). ANNO 2012 1 I principali risultati 1 Comuni Nel prospetto 1 sono riportati i principali risultati finanziari di competenza

Dettagli

McDONALD S E L ITALIA

McDONALD S E L ITALIA McDONALD S E L ITALIA Da una ricerca di SDA Bocconi sull impatto occupazionale di McDonald s Italia 2012-2015 1.24 McDONALD S E L ITALIA: IL NOSTRO PRESENTE Questo rapporto, frutto di una ricerca condotta

Dettagli

I trasferimenti ai Comuni in cifre

I trasferimenti ai Comuni in cifre I trasferimenti ai Comuni in cifre Dati quantitativi e parametri finanziari sulle attribuzioni ai Comuni (2012) Nel 2012 sono stati attribuiti ai Comuni sotto forma di trasferimenti, 9.519 milioni di euro,

Dettagli

L età dei vincitori La presenza femminile. L età dei vincitori La presenza femminile. Confronto tra il concorso ordinario ed il concorso riservato

L età dei vincitori La presenza femminile. L età dei vincitori La presenza femminile. Confronto tra il concorso ordinario ed il concorso riservato Premessa Corso-concorso ordinario L età dei vincitori La presenza femminile Corso-concorso riservato L età dei vincitori La presenza femminile Confronto tra il concorso ordinario ed il concorso riservato

Dettagli

Documento di economia e finanza 2015. Dossier 1 La finanza delle amministrazioni comunali

Documento di economia e finanza 2015. Dossier 1 La finanza delle amministrazioni comunali Documento di economia e finanza 2015 Dossier 1 La finanza delle amministrazioni comunali Audizione del Presidente dell Istituto nazionale di statistica, Giorgio Alleva Commissioni riunite V Commissione

Dettagli

IL FINANZIAMENTO DEI LIVELLI INFERIORI DI GOVERNO IN ITALIA

IL FINANZIAMENTO DEI LIVELLI INFERIORI DI GOVERNO IN ITALIA Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, Il Mulino, 2010 1 Capitolo IV. IL FINANZIAMENTO DEI LIVELLI INFERIORI DI GOVERNO IN ITALIA Rapporti tra Stato e - Regioni - Enti locali (Comuni, Province,

Dettagli

Nota metodologica a cura del Dipartimento finanze fornita su richiesta Copaff.

Nota metodologica a cura del Dipartimento finanze fornita su richiesta Copaff. Nota metodologica a cura del Dipartimento finanze fornita su richiesta Copaff. - Nel prospetto 1 compartecipazioni sono stati riportati i valori di un punto di compartecipazione Irpef e di un punto di

Dettagli

Il Dipartimento per le Comunicazioni: uno studio dell età del personale. Miriam Tagliavia Marzo 2011

Il Dipartimento per le Comunicazioni: uno studio dell età del personale. Miriam Tagliavia Marzo 2011 Il Dipartimento per le Comunicazioni: uno studio dell età del personale Marzo 2011 2 Il Dipartimento per le Comunicazioni: uno studio dell età del personale Il Dipartimento per le Comunicazioni, uno dei

Dettagli

L Irpef pagata dagli stranieri nelle regioni italiane

L Irpef pagata dagli stranieri nelle regioni italiane Studi e ricerche sull economia dell immigrazione L Irpef pagata dagli stranieri nelle regioni italiane Anno 2011 per l anno di imposta 2010 Avvertenze metodologiche p. 2 I principali risultati dello studio

Dettagli

IL FEDERALISMO "DIFFERENZIATO" ITALIANO. IL CASO DEL TRENTINO ALTO ADIGE PROF. GIANFRANCO CEREA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - TRENTO

IL FEDERALISMO DIFFERENZIATO ITALIANO. IL CASO DEL TRENTINO ALTO ADIGE PROF. GIANFRANCO CEREA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - TRENTO IL FEDERALISMO "DIFFERENZIATO" ITALIANO. IL CASO DEL TRENTINO ALTO ADIGE PROF. GIANFRANCO CEREA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - TRENTO UN TEMA COMPLESSO Le differenze fra gli statuti: 1. per i livelli di compartecipazioni

Dettagli

LA SPERIMENTAZIONE DEI SISTEMI CONTABILI E DEGLI SCHEMI DI BILANCIO PREVISTI DALL ARTICOLO 36 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 118 DEL

LA SPERIMENTAZIONE DEI SISTEMI CONTABILI E DEGLI SCHEMI DI BILANCIO PREVISTI DALL ARTICOLO 36 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 118 DEL LA SPERIMENTAZIONE DEI SISTEMI CONTABILI E DEGLI SCHEMI DI BILANCIO PREVISTI DALL ARTICOLO 36 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 118 DEL 2011 Il bilancio sperimentale per Missioni e Programmi Daniela Collesi -

Dettagli

TABELLA 5.15. LE STRUTTURE SCOLASTICHE IN ITALIA: STOCK, UNITÀ LOCALI, ADDETTI

TABELLA 5.15. LE STRUTTURE SCOLASTICHE IN ITALIA: STOCK, UNITÀ LOCALI, ADDETTI 5.3 Il patrimonio scolastico e ospedaliero nelle aree di rischio Tra gli edifici esposti al rischio naturale rientrano alcune strutture, come le scuole e gli ospedali, che hanno una particolare importanza

Dettagli

Obiettivi dello studio

Obiettivi dello studio La riforma della finanza decentrata in Italia: prospettive attuali e future. L IRAP. Maria Pia Monteduro Se.C.I.T. Obiettivi dello studio Analisi della situazione attuale Osservazioni sul disegno di legge

Dettagli

Italia divisa: le disomogeneità territoriali nella gestione dell anziano fragile sul territorio

Italia divisa: le disomogeneità territoriali nella gestione dell anziano fragile sul territorio Simposio SIGG-AGE La fragilità della Geriatria Italia divisa: le disomogeneità territoriali nella gestione dell anziano fragile sul territorio Dott. Gianluca Isaia Nel 2011 gli ultrasessantacinquenni in

Dettagli

IL FINANZIAMENTO DEI LIVELLI INFERIORI DI GOVERNO IN ITALIA

IL FINANZIAMENTO DEI LIVELLI INFERIORI DI GOVERNO IN ITALIA Capitolo V. IL FINANZIAMENTO DEI LIVELLI INFERIORI DI GOVERNO IN ITALIA Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, Il Mulino, 2012 1 Il decentramento in Italia Rapporti tra Stato e - Regioni - Enti

Dettagli

Non profit e capitale sociale: un'analisi alla luce dei dati censuari

Non profit e capitale sociale: un'analisi alla luce dei dati censuari Primo Convegno Nazionale Qualita della vita: territorio e popolazioni Non profit e capitale sociale: un'analisi alla luce dei dati censuari Sabrina Stoppiello, Stafania Della Queva, Manuela Nicosia Censimento

Dettagli

Programmazione e tempi di riparto

Programmazione e tempi di riparto Laboratorio FIASO sul riparto dei fondi sanitari regionali Programmazione e tempi di riparto La ripartizione dei fondi tra le Aziende sanitarie avviene in quadro di programmazione definito dai Piani sanitari

Dettagli

CONTINUA LA STRETTA DEL CREDITO PER LE IMPRESE DI COSTRUZIONI

CONTINUA LA STRETTA DEL CREDITO PER LE IMPRESE DI COSTRUZIONI Direzione Affari Economici e centro studi CONTINUA LA STRETTA DEL CREDITO PER LE IMPRESE DI COSTRUZIONI Dopo sei anni di continui cali nelle erogazioni per finanziamenti per investimenti in edilizia, anche

Dettagli

PRINCIPALI ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI DEI BILANCI CONSUNTIVI RELATIVI ALL ANNO 2003

PRINCIPALI ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI DEI BILANCI CONSUNTIVI RELATIVI ALL ANNO 2003 NOTA METODOLOGICA I dati elaborati per la presente pubblicazione sono quelli riportati nell allegato D ed F al rendiconto finanziario, rilevati dall Istat non più con un suo proprio modello ma a partire

Dettagli

LA LETTURA DI LIBRI IN ITALIA

LA LETTURA DI LIBRI IN ITALIA 11 maggio 2011 Anno 2010 LA LETTURA DI LIBRI IN ITALIA Nel 2010 il 46,8% della popolazione di 6 anni e più (26 milioni e 448 mila persone) dichiara di aver letto, per motivi non strettamente scolastici

Dettagli

Stock del credito al consumo sui consumi delle famiglie

Stock del credito al consumo sui consumi delle famiglie CREDITO AL CONSUMO: GLI EFFETTI DELLA CRISI Da uno studio della Banca d Italia 1, che valuta gli effetti della crisi sul mercato del credito al consumo in Italia, emerge una situazione attuale diversa

Dettagli

ANALISI DELL OCCUPAZIONE FEMMINILE IN ITALIA

ANALISI DELL OCCUPAZIONE FEMMINILE IN ITALIA ANALISI DELL OCCUPAZIONE FEMMINILE IN ITALIA novembre 04 Introduzione In base ai dati dell VIII Censimento su Industria e Servizi dell ISTAT è stata condotta un analisi dell occupazione femminile nelle

Dettagli

L ATLANTE DEI GIOVANI AGRICOLTORI

L ATLANTE DEI GIOVANI AGRICOLTORI L ATLANTE DEI GIOVANI AGRICOLTORI ll database degli indicatori territoriali della Rete Rurale Nazionale come strumento per lo sviluppo, il monitoraggio e la valutazione PIANO STRATEGICO DELLO SVILUPPO

Dettagli

Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società IV trimestre 2010

Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società IV trimestre 2010 8 aprile 2011 Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società IV trimestre 2010 Direzione centrale comunicazione ed editoria Tel. +39 06.4673.2243-2244 Centro di informazione statistica Tel.

Dettagli

COMUNICATO STAMPA. 1 Nel 2009 si era registrato un forte calo dei contribuenti che dichiaravano un reddito da lavoro dipendente (-273 mila).

COMUNICATO STAMPA. 1 Nel 2009 si era registrato un forte calo dei contribuenti che dichiaravano un reddito da lavoro dipendente (-273 mila). COMUNICATO STAMPA Il Dipartimento delle Finanze pubblica le statistiche sulle dichiarazioni delle persone fisiche (IRPEF) relative all'anno d'imposta 2010, a sei mesi dal termine di presentazione (settembre

Dettagli

CAMPAGNA UIL: MENO COSTI DELLA POLITICA = MENO TASSE SINTESI DELL ANALISI E DEI NUMERI

CAMPAGNA UIL: MENO COSTI DELLA POLITICA = MENO TASSE SINTESI DELL ANALISI E DEI NUMERI CAMPAGNA UIL: MENO COSTI DELLA POLITICA = MENO TASSE SINTESI DELL ANALISI E DEI NUMERI Secondo le nostre stime, sono oltre 1,3 milioni le persone che vivono direttamente, o indirettamente, di politica.

Dettagli

SINTESI DELLO STUDIO REALIZZATO DAL SERVIZIO POLITICHE TERRITORIALI DELLA UIL

SINTESI DELLO STUDIO REALIZZATO DAL SERVIZIO POLITICHE TERRITORIALI DELLA UIL SINTESI DELLO STUDIO REALIZZATO L SERVIZIO POLITICHE TERRITORIALI DELLA UIL FEDERALISMO FISCALE: E UN PROCESSO INELUDIBILE MA OCCORRONO APPROFONDIMENTI. POSSIBILI AUMENTI DELL 82,8% DELL IRPEF REGIONALE.

Dettagli

LA QUESTIONE INFRASTRUTTURALE E L ANDAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA

LA QUESTIONE INFRASTRUTTURALE E L ANDAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA Direzione Affari Economici e Centro Studi LA QUESTIONE INFRASTRUTTURALE E L ANDAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA Il ritardo infrastrutturale italiano è il frutto di scelte di politica economica che da anni continuano

Dettagli

Trasferimenti erariali correnti agli Enti Locali

Trasferimenti erariali correnti agli Enti Locali Cod. ISTAT INT 00023 AREA: Amministrazioni pubbliche e Servizi sociali Settore di interesse: Istituzioni Pubbliche e Private Trasferimenti erariali correnti agli Enti Locali Titolare: Dipartimento per

Dettagli

PATTO DI STABILITA INTERNO: L OPZIONE REGIONALIZZAZIONE

PATTO DI STABILITA INTERNO: L OPZIONE REGIONALIZZAZIONE Direzione Affari Economici e Centro Studi PATTO DI STABILITA INTERNO: L OPZIONE REGIONALIZZAZIONE La regionalizzazione, principale strumento a disposizione delle Regioni per liberare i pagamenti bloccati

Dettagli

REDDITO E RISPARMIO DELLE FAMIGLIE E PROFITTI DELLE SOCIETÀ

REDDITO E RISPARMIO DELLE FAMIGLIE E PROFITTI DELLE SOCIETÀ 9 aprile 2013 IV trimestre 2012 REDDITO E RISPARMIO DELLE FAMIGLIE E PROFITTI DELLE SOCIETÀ Con la pubblicazione dei dati del quarto trimestre del 2012, l Istat diffonde le serie storiche coerenti con

Dettagli

Monitoraggio della spesa sanitaria e del finanziamento dell assistenza sanitaria

Monitoraggio della spesa sanitaria e del finanziamento dell assistenza sanitaria Gli Indicatori di Salute e di Performance del Sistema Sanitario in Italia Istituto Superiore di Sanità Roma, 14-15 giugno 2004 Progetto SINDIS Monitoraggio della spesa sanitaria e del finanziamento dell

Dettagli

RISOLUZIONE N. 131/E. Roma, 22 ottobre 2004. Oggetto: Trattamento tributario delle forme pensionistiche complementari

RISOLUZIONE N. 131/E. Roma, 22 ottobre 2004. Oggetto: Trattamento tributario delle forme pensionistiche complementari RISOLUZIONE N. 131/E Direzione Centrale Normativa e Contenzioso Roma, 22 ottobre 2004 Oggetto: Trattamento tributario delle forme pensionistiche complementari L Associazione XY (di seguito XY ), con nota

Dettagli

Allegato Le spese dello Stato nelle Regioni e nelle Province Autonome

Allegato Le spese dello Stato nelle Regioni e nelle Province Autonome Allegato Le spese dello Stato nelle Regioni e nelle Province Autonome Presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti e dal Ministro dell Economia e delle Finanze Vittorio Grilli Deliberato

Dettagli

L analisi dei dati di finanza pubblica a supporto delle politiche di bilancio nel nuovo scenario del federalismo

L analisi dei dati di finanza pubblica a supporto delle politiche di bilancio nel nuovo scenario del federalismo Regione Umbria Servizio Bilancio e finanza L analisi dei dati di finanza pubblica a supporto delle politiche di bilancio nel nuovo scenario del federalismo Brufa - 3 ottobre 2008-1 - Indice Il federalismo:

Dettagli

LA COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA SANITARIA PER SPECIALISTICA E FARMACI NELLE REGIONI ITALIANE

LA COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA SANITARIA PER SPECIALISTICA E FARMACI NELLE REGIONI ITALIANE VENETO LA COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA SANITARIA PER SPECIALISTICA E FARMACI NELLE REGIONI ITALIANE [ fonte: Agenas Novembre 2013 e ricerche aggiornate a Giugno 2014] Dipartimento Contrattazione Sociale

Dettagli

QUEST ANNO POCHE REGIONI HANNO AUMENTATO L IRPEF

QUEST ANNO POCHE REGIONI HANNO AUMENTATO L IRPEF QUEST ANNO POCHE REGIONI HANNO AUMENTATO L IRPEF Finalmente una buona notizia in materia di tasse: nel 2015 la stragrande maggioranza dei Governatori italiani ha deciso di non aumentare l addizionale regionale

Dettagli

Analisi dei Depositi Bancari in Italia nel Decennio 1998-2007

Analisi dei Depositi Bancari in Italia nel Decennio 1998-2007 Analisi dei Depositi Bancari in Italia nel Decennio 1998-2007 Analisi statistica a cura di: Tidona Comunicazione Dipartimento Ricerche Responsabile del Progetto: Sandra Galletti Maggio 2008 Questa pubblicazione

Dettagli

GLI ENTI D EROGAZIONE IN ITALIA

GLI ENTI D EROGAZIONE IN ITALIA GLI ENTI D EROGAZIONE IN ITALIA Sono 4.388 gli enti di diritto privato che hanno indicato come attività prevalente o esclusiva l erogazione di sussidi a individui, piuttosto che quella di contributi a

Dettagli

VOUCHER UNIVERSALE PER I SERVIZI

VOUCHER UNIVERSALE PER I SERVIZI C E N S I S VOUCHER UNIVERSALE PER I SERVIZI ALLA PERSONA E ALLA FAMIGLIA La ricerca del Censis Sintesi Roma, 11 giugno 2014 Il Censis ha sviluppato un modello per stimare l impatto economico e sull occupazione

Dettagli

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE UFFICIO DI STATISTICA PROGRAMMA STATISTICO NAZIONALE MODELLO MGG00129

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE UFFICIO DI STATISTICA PROGRAMMA STATISTICO NAZIONALE MODELLO MGG00129 CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE UFFICIO DI STATISTICA PROGRAMMA STATISTICO NAZIONALE MODELLO MGG00129 Indici territoriali di ricorso per Cassazione anno - 2013 SOMMARIO Introduzione 1. Indici di ricorso per

Dettagli

LA POVERTÀ IN ITALIA

LA POVERTÀ IN ITALIA 15 luglio 2011 Anno 2010 LA POVERTÀ IN ITALIA La povertà risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2009: l 11,0% delle famiglie è relativamente povero e il 4,6% lo è in termini assoluti. La soglia di

Dettagli

LA PUBBLICITA IN SICILIA

LA PUBBLICITA IN SICILIA LA PUBBLICITA IN SICILIA Quadro produttivo, articolazione della spesa e strategie di sviluppo Paolo Cortese Responsabile Osservatori Economici Istituto G. Tagliacarne Settembr e 2014 Gli obiettivi del

Dettagli

Il costo medio di realizzazione dell impianto varia da ca. 4.000 kwp (P < 50 kwp), a ca. 3.600 /kwp (50kWp<P<200kWp) a ca. 3.100 /kwp (P> 200kWp).

Il costo medio di realizzazione dell impianto varia da ca. 4.000 kwp (P < 50 kwp), a ca. 3.600 /kwp (50kWp<P<200kWp) a ca. 3.100 /kwp (P> 200kWp). Il CETRI-TIRES, Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale ha condotto una simulazione su dati GSE, Terna, ATLASOLE e su dati di contabilità industriale di aziende del settore fotovoltaico aderenti

Dettagli

Censimento delle strutture per anziani in Italia

Censimento delle strutture per anziani in Italia Cod. ISTAT INT 00046 AREA: Amministrazioni pubbliche e servizi sociali Settore di interesse: Assistenza e previdenza Censimento delle strutture per anziani in Italia Titolare: Dipartimento per le Politiche

Dettagli

Il 38% delle strutture residenziali per anziani sono a gestione pubblica, il 58% a gestione privata ed il rimanente 4% a gestione mista.

Il 38% delle strutture residenziali per anziani sono a gestione pubblica, il 58% a gestione privata ed il rimanente 4% a gestione mista. In sensibile crescita la domanda di servizi assistenziali da parte degli anziani: in 8 anni il numero degli anziani ospiti dei presidi assistenziali è cresciuto di quasi il 30%. Gli ospiti anziani cui

Dettagli

La produzione di uva e di vino Anno 2005

La produzione di uva e di vino Anno 2005 La produzione di uva e di vino Anno 2005 31 Gennaio 2006 L Istat diffonde i principali risultati 1 della produzione di uva e di vino in Italia, con riferimento all anno 2005. Essi derivano da stime effettuate

Dettagli

7. Assistenza primaria

7. Assistenza primaria 7. Assistenza primaria BSIP Marka Assistenza primaria 7.1. Medicina di base L assistenza distrettuale, allo scopo di coordinare ed integrare tutti i percorsi di accesso ai servizi sanitari da parte del

Dettagli

CONCORDANO Art. 1 PREMI COLLEGATI ALLA PERFORMANCE

CONCORDANO Art. 1 PREMI COLLEGATI ALLA PERFORMANCE Roma, 29 maggio 2013 Ipotesi di accordo sulla utilizzazione delle ulteriori risorse disponibili nell ambito del Fondo per le politiche di sviluppo delle risorse umane e per la produttività dell anno 2011

Dettagli

Il bilancio per il cittadino - Comune di Modena. Marika Arena, Giovanni Azzone, Tommaso Palermo

Il bilancio per il cittadino - Comune di Modena. Marika Arena, Giovanni Azzone, Tommaso Palermo Il bilancio per il cittadino - Comune di Modena Marika Arena, Giovanni Azzone, Tommaso Palermo Luglio 2010 2 Premessa Il rapporto Civicum-Politecnico di Milano sul Comune di Modena ha l obiettivo di sintetizzare

Dettagli

A cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi. 8 novembre 2013

A cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi. 8 novembre 2013 INVESTIMENTI DEGLI ENTI TERRITORIALI E PATTO DI STABILITA INTERNO - L incompatibilità dei vincoli di finanza pubblica con una politica di sviluppo del territorio A cura della Direzione Affari Economici

Dettagli

Il bilancio per il cittadino - Comune di Napoli. Marika Arena, Giovanni Azzone, Tommaso Palermo

Il bilancio per il cittadino - Comune di Napoli. Marika Arena, Giovanni Azzone, Tommaso Palermo Il bilancio per il cittadino - Comune di Napoli Marika Arena, Giovanni Azzone, Tommaso Palermo 2 Premessa Il rapporto Civicum-Politecnico di Milano sul Comune di Napoli ha l obiettivo di sintetizzare le

Dettagli

L ANDAMENTO DELLA SPESA FARMACEUTICA TERRITORIALE NEL 2013

L ANDAMENTO DELLA SPESA FARMACEUTICA TERRITORIALE NEL 2013 CONVEGNO LABORATORIO FARMACIA LA GESTIONE DELLA CRISI D IMPRESA NEL SETTORE DELLA DISTRIBUZIONE DEL FARMACO: STRATEGIE E STRUMENTI DI RISANAMENTO Pisa, 9 ottobre 2014 L ANDAMENTO DELLA SPESA FARMACEUTICA

Dettagli

Report di sintesi piani formativi finanziati da Fonservizi a valere sul CFA

Report di sintesi piani formativi finanziati da Fonservizi a valere sul CFA Report di sintesi piani formativi finanziati da Fonservizi a valere sul CFA Aprile 2013 2 Premessa Il seguente report ha l obiettivo di fornire un quadro di sintesi rispetto alle caratteristiche e alle

Dettagli

Lezione 18 1. Introduzione

Lezione 18 1. Introduzione Lezione 18 1 Introduzione In questa lezione vediamo come si misura il PIL, l indicatore principale del livello di attività economica. La definizione ed i metodi di misura servono a comprendere a quali

Dettagli

N.9. EDI.CO.LA.NEWS Edilizia e Costruzioni nel Lazio. Dati&Mercato

N.9. EDI.CO.LA.NEWS Edilizia e Costruzioni nel Lazio. Dati&Mercato EDI.CO.LA.NEWS Dati&Mercato N.9 EDILIZIA RESIDENZIALE: IL RINNOVO SI FERMA E PROSEGUE IL CALO DELLE NUOVE COSTRUZIONI Il valore di un mercato è determinato dalla consistenza degli investimenti che vi affluiscono.

Dettagli

Decentramento e federalismo

Decentramento e federalismo Decentramento e federalismo Teoria economico-finanziaria dell ottimo livello di governo. Principi: ECONOMIA PUBBLICA (6) Le giustificazioni del decentramento e del federalismo sussidiarietà; responsabilità;

Dettagli

FEDERALISMO FISCALE: E UN PROCESSO INELUDIBILE MA OCCORRONO APPROFONDIMENTI. POSSIBILI AUMENTI DELL 82,8% DELL IRPEF REGIONALE.

FEDERALISMO FISCALE: E UN PROCESSO INELUDIBILE MA OCCORRONO APPROFONDIMENTI. POSSIBILI AUMENTI DELL 82,8% DELL IRPEF REGIONALE. FEDERALISMO FISCALE: E UN PROCESSO INELUDIBILE MA OCCORRONO APPROFONDIMENTI. POSSIBILI AUMENTI DELL 82,8% DELL IRPEF REGIONALE. L ipotesi contemplata nello schema di decreto per il federalismo fiscale

Dettagli

Ministero dello Sviluppo Economico

Ministero dello Sviluppo Economico Ministero dello Sviluppo Economico Direzione Generale per la politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese ex DIV.VIII PMI e artigianato IL CONTRATTO DI RETE ANALISI QUANTITATIVA

Dettagli

Giulio M. Salerno IL COSTO STANDARD: ELEMENTI FONDANTI INTERNI ED ESTERNI AL SISTEMA. 02/04/2014 Costi standard

Giulio M. Salerno IL COSTO STANDARD: ELEMENTI FONDANTI INTERNI ED ESTERNI AL SISTEMA. 02/04/2014 Costi standard Giulio M. Salerno IL COSTO STANDARD: ELEMENTI FONDANTI INTERNI ED ESTERNI AL SISTEMA Elementi fondanti Interni: Costituzione (impone il rispetto dei LEP) e il federalismo fiscale (prevede il finanziamento

Dettagli

I BILANCI CONSUNTIVI DELLE AMMINISTRAZIONI PROVINCIALI

I BILANCI CONSUNTIVI DELLE AMMINISTRAZIONI PROVINCIALI 14 Maggio 2015 Anno 2013 I BILANCI CONSUNTIVI DELLE AMMINISTRAZIONI PROVINCIALI Nel 2013 le entrate complessive accertate delle amministrazioni provinciali sono pari a 10.363 milioni di euro, in diminuzione

Dettagli

LA POVERTÀ IN ITALIA. Anno 2011. 17 luglio 2012. INCIDENZA DI POVERTÀ RELATIVA PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA. Anni 2008-2011, valori percentuali

LA POVERTÀ IN ITALIA. Anno 2011. 17 luglio 2012. INCIDENZA DI POVERTÀ RELATIVA PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA. Anni 2008-2011, valori percentuali 17 luglio 2012 Anno 2011 LA POVERTÀ IN ITALIA Nel 2011, l 11,1% delle famiglie è in condizione di povertà relativa (per un totale di 8.173 mila persone) e il 5,2% lo è in termini assoluti (3.415 mila).

Dettagli

2.2 Gli Enti previdenziali: risultati dei primi nove mesi del triennio 2007 2009

2.2 Gli Enti previdenziali: risultati dei primi nove mesi del triennio 2007 2009 I CONTI DEL SETTORE PUBBLICO 2.2 Gli Enti previdenziali: risultati dei primi nove mesi del triennio 2007 2009 Il conto degli Enti previdenziali (Tabella 2.2-1) a tutto il terzo trimestre 2009 evidenzia

Dettagli

SINTESI DELLO STUDIO SUI COSTI DELLA POLITICA: RESPONSABILITA PERSONALI E DI SISTEMA

SINTESI DELLO STUDIO SUI COSTI DELLA POLITICA: RESPONSABILITA PERSONALI E DI SISTEMA SINTESI DELLO STUDIO SUI COSTI DELLA POLITICA: RESPONSABILITA PERSONALI E DI SISTEMA IL FUNZIONAMENTO DEGLI ORGANI ISTITUZIONALI CENTRALI E TERRITORIALI DELLA REPUBBLICA COSTA 6,4 MILIARDI DI EURO (209

Dettagli

Incidenza, mortalità e prevalenza per tumore del polmone in Italia

Incidenza, mortalità e prevalenza per tumore del polmone in Italia Incidenza, mortalità e prevalenza per tumore del polmone in Sintesi L incidenza e la mortalità per il tumore del polmone stimate in nel periodo 197-215 mostrano andamenti differenti tra uomini e donne:

Dettagli

Note e commenti. n 35 Dicembre 2015 Ufficio Studi AGCI - Area Studi Confcooperative - Centro Studi Legacoop

Note e commenti. n 35 Dicembre 2015 Ufficio Studi AGCI - Area Studi Confcooperative - Centro Studi Legacoop Note e commenti n 35 Dicembre 2015 Ufficio Studi AGCI - Area Studi Confcooperative - Centro Studi Legacoop 1 L analisi sullo stock fa riferimento al totale delle imprese (coopera ve e non) a ve al 31 Dicembre

Dettagli

REDDITO E RISPARMIO DELLE FAMIGLIE E PROFITTI DELLE SOCIETÀ

REDDITO E RISPARMIO DELLE FAMIGLIE E PROFITTI DELLE SOCIETÀ 9 gennaio 2014 III trimestre 2013 REDDITO E RISPARMIO DELLE FAMIGLIE E PROFITTI DELLE SOCIETÀ Nel terzo trimestre del 2013 il reddito disponibile delle famiglie conmatrici in valori correnti è aumentato

Dettagli

COMUNICATO STAMPA presente sul sito: www.unrae.it

COMUNICATO STAMPA presente sul sito: www.unrae.it COMUNICATO STAMPA presente sul sito: www.unrae.it unione nazionale r a p p r e s e n t a n t i autoveicoli esteri Analisi UNRAE delle immatricolazioni 2008 AUMENTA DI OLTRE 3 PUNTI LA QUOTA DI CITY CAR

Dettagli

INDAGINE SUI CREDITI VERSO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 2011

INDAGINE SUI CREDITI VERSO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 2011 INDAGINE SUI CREDITI VERSO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 2011 Il presente rapporto riporta i principali risultati dell indagine sui crediti verso la Pubblica Amministrazione, svolta dall Associazione fra

Dettagli

CONTO ECONOMICO TRIMESTRALE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

CONTO ECONOMICO TRIMESTRALE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE 9 gennaio 2014 III trimestre 2013 CONTO ECONOMICO TRIMESTRALE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE Indebitamento, saldo primario, saldo corrente, entrate totali, uscite totali Nel terzo trimestre 2013 l indebitamento

Dettagli

Il contesto della Sanità e il Meridiano Sanità Index

Il contesto della Sanità e il Meridiano Sanità Index Strettamente riservato Roma, 10 novembre 2015 Il contesto della Sanità e il Meridiano Sanità Index Valerio De Molli 2015 The European House - Ambrosetti S.p.A. TUTTI I DIRITT I RISERVAT I. Questo documento

Dettagli

stabile o una serie di appartamenti dove l immigrato può permanere per un periodo già fissato dalla struttura stessa. Sono ancora tantissimi gli

stabile o una serie di appartamenti dove l immigrato può permanere per un periodo già fissato dalla struttura stessa. Sono ancora tantissimi gli P R E M E S S A Con la presente rilevazione, la Direzione Centrale per la Documentazione e la Statistica si propone di fornire un censimento completo delle strutture di accoglienza per stranieri, residenziali

Dettagli

MERCATO MUTUI: CRESCE DEL 21,2% IL MERCATO DEI MUTUI IN PIEMONTE

MERCATO MUTUI: CRESCE DEL 21,2% IL MERCATO DEI MUTUI IN PIEMONTE MERCATO MUTUI: CRESCE DEL 21,2% IL MERCATO DEI MUTUI IN PIEMONTE E quanto rilevato dall Osservatorio Mutui Casa alle Famiglie di Banca per la Casa Milano, febbraio 2007 - Il novimestre 2006 conferma la

Dettagli

Coordinamento Centro Studi Ance Salerno - Area Informatica

Coordinamento Centro Studi Ance Salerno - Area Informatica Centro Studi Il Report IL RECENTE STUDIO DELLA SVIMEZ CONFERMA NOTEVOLI DIFFERENZE TERRITORIALI ED EVIDENZIA SVANTAGGI COMPETITIVI ANCE SALERNO: CREDITO, CONFIDI A DUE VELOCITA Nel 2013 su oltre 22 miliardi

Dettagli

L 82 PER CENTO DEI PROPRIETARI DI PRIMA CASA SONO PENSIONATI, OPERAI E IMPIEGATI

L 82 PER CENTO DEI PROPRIETARI DI PRIMA CASA SONO PENSIONATI, OPERAI E IMPIEGATI L 82 PER CENTO DEI PROPRIETARI DI PRIMA CASA SONO PENSIONATI, OPERAI E IMPIEGATI Con l abolizione della Tasi sulla prima casa, la percentuale di famiglie più interessate dallo sgravio saranno quelle dei

Dettagli

SERVIZIO NAZIONALE DI VALUTAZIONE 2010 11

SERVIZIO NAZIONALE DI VALUTAZIONE 2010 11 SERVIZIO NAZIONALE DI VALUTAZIONE 2010 11 Le rilevazioni degli apprendimenti A.S. 2010 11 Gli esiti del Servizio nazionale di valutazione 2011 e della Prova nazionale 2011 ABSTRACT Le rilevazioni degli

Dettagli

Tutte le pensioni in Lombardia e nelle altre regioni:

Tutte le pensioni in Lombardia e nelle altre regioni: 1 Tutte le pensioni in Lombardia e nelle altre regioni: quante sono, a chi vanno, quanto rendono Rilevazioni sui trattamenti pensionistici condotta dall Istituto nazionale di statistica in collaborazione

Dettagli

FONDO PENSIONE PER I DIRIGENTI IBM STIMA DELLA PENSIONE COMPLEMENTARE (PROGETTO ESEMPLIFICATIVO STANDARDIZZATO)

FONDO PENSIONE PER I DIRIGENTI IBM STIMA DELLA PENSIONE COMPLEMENTARE (PROGETTO ESEMPLIFICATIVO STANDARDIZZATO) FONDO PENSIONE PER I DIRIGENTI IBM Iscritto all Albo tenuto dalla Covip con il n. 1070 STIMA DELLA PENSIONE COMPLEMENTARE (PROGETTO ESEMPLIFICATIVO STANDARDIZZATO) (AGGIORNAMENTO DEL 19 DICEMBRE 2014)

Dettagli

MOVIMPRESE RISTORAZIONE

MOVIMPRESE RISTORAZIONE Le pillole di Notizie, commenti, istruzioni ed altro MOVIMPRESE RISTORAZIONE Anno 2011 Ufficio studi A cura di L. Sbraga e G. Erba MOVIMPRESE RISTORAZIONE A dicembre del 2011 negli archivi delle Camere

Dettagli

APPALTI e CONCESSIONI

APPALTI e CONCESSIONI DOTAZIONE INFRASTRUTTURE: DATI UE E NAZIONALI L ISPO (Istituto per gli studi sulla Pubblica opinione) ha reso noti i dati di una ricerca comparata sulle infrastrutture, sia a livello comunitazio che nazionnale.

Dettagli

IL PROGRAMMA SOSTIENE I GIOVANI INTERESSATI ALL AUTOIMPIEGO E ALL AUTOIMPRENDITORIALITÀ

IL PROGRAMMA SOSTIENE I GIOVANI INTERESSATI ALL AUTOIMPIEGO E ALL AUTOIMPRENDITORIALITÀ Roma, 26 Giugno 2015 I giovani Neet registrati al Programma Garanzia Giovani sono 641.412, quasi 12 mila in più rispetto alla scorsa settimana SONO OLTRE 361 MILA I GIOVANI PRESI IN CARICO E A QUASI 119

Dettagli

EvoluzionE E cifre sull agro-alimentare CredIto I trimestre 2014

EvoluzionE E cifre sull agro-alimentare CredIto I trimestre 2014 AGRItrend Evoluzione e cifre sull agro-alimentare Credito I trimestre 2014 A 4 CREDITO impieghi per il settore agricolo. In particolare, tutte le circoscrizioni hanno mostrato una tendenza all aumento

Dettagli

PRODUTTORI CONTRIBUENTI CONSUMATORI L INCIDENZA FISCALE DEGLI STRANIERI IN EMILIA-ROMAGNA NEL CORSO DEL 2007

PRODUTTORI CONTRIBUENTI CONSUMATORI L INCIDENZA FISCALE DEGLI STRANIERI IN EMILIA-ROMAGNA NEL CORSO DEL 2007 PRODUTTORI CONTRIBUENTI CONSUMATORI L INCIDENZA FISCALE DEGLI STRANIERI IN EMILIA-ROMAGNA NEL CORSO DEL 2007 a cura dell Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio (ottobre 2009) Premessa L apporto

Dettagli

La partenza ritardata e lenta I fondi europei leva per uscire dalla crisi

La partenza ritardata e lenta I fondi europei leva per uscire dalla crisi discussione di Scenari economici n. 20 La partenza ritardata e lenta I fondi europei leva per uscire dalla crisi Alessandra Staderini Servizio Struttura economica, Banca d Italia Roma, 26 giugno 2014 Confindustria,

Dettagli

Rapporto sulle entrate Dicembre 2014

Rapporto sulle entrate Dicembre 2014 Rapporto sulle entrate Dicembre 2014 Le entrate tributarie e contributive nel periodo gennaio-dicembre 2014 mostrano, nel complesso, una diminuzione di 1.471 milioni di euro (-0,2 per cento) rispetto all

Dettagli

ridotti per i figli fino ai 18 anni compiuti (art. 61 cpv. 3 LAMal). 0.5 0.0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

ridotti per i figli fino ai 18 anni compiuti (art. 61 cpv. 3 LAMal). 0.5 0.0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fatti Premi costi motivazioni curafutura illustra i principali fatti e meccanismi relativi al tema dei premi dell assicurazione malattie, spiega come si arriva alla definizione del premio della cassa malati,

Dettagli

Le Politiche Pensionistiche. Corso di Politiche Sociali Facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca Anno Accademico 2011-2012

Le Politiche Pensionistiche. Corso di Politiche Sociali Facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca Anno Accademico 2011-2012 Le Politiche Pensionistiche Corso di Politiche Sociali Facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca Anno Accademico 2011-2012 In generale la pensione è una prestazione pecuniaria vitalizia

Dettagli

Nota metodologica a cura del Ministero della salute su richiesta COPAFF

Nota metodologica a cura del Ministero della salute su richiesta COPAFF Nota metodologica a cura del Ministero della salute su richiesta COPAFF Gli indicatori sono riferiti all anno 2008, pertanto la loro utilizzabilità al fine di simularne l impatto a seguito dell entrata

Dettagli

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1

Dettagli

Il mercato del credito tra sviluppo economico ed equità sociale

Il mercato del credito tra sviluppo economico ed equità sociale Il mercato del credito tra sviluppo economico ed equità sociale Le innovazioni di prodotto e di processo per il credito ai progetti di vita Roma, Palazzo Altieri 24 novembre 2010 Primi risultati del Fondo

Dettagli

LA POVERTÀ IN ITALIA. Anno 2012. 17 luglio 2013

LA POVERTÀ IN ITALIA. Anno 2012. 17 luglio 2013 17 luglio 2013 Anno 2012 LA POVERTÀ IN ITALIA Nel 2012, il 12,7% delle famiglie è relativamente povero (per un totale di 3 milioni 232 mila) e il 6,8% lo è in termini assoluti (1 milione 725 mila). Le

Dettagli

NEGLI ULTIMI 15 ANNI SONO RADDOPPIATI I CONTRIBUENTI CHE PRESENTANO IL MODELLO 730

NEGLI ULTIMI 15 ANNI SONO RADDOPPIATI I CONTRIBUENTI CHE PRESENTANO IL MODELLO 730 NEGLI ULTIMI 15 ANNI SONO RADDOPPIATI I CONTRIBUENTI CHE PRESENTANO IL MODELLO 730 Per chi decide di compilare on line il proprio 730 non ci sono problemi : il fisco mette a disposizione un manuale di

Dettagli

SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA CUSTOMER S SATISFACTION E DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA

SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA CUSTOMER S SATISFACTION E DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA CUSTOMER S SATISFACTION E DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA Sommario I principi di riferimento... 2 Misurazione dei risultati delle strutture ante D.L. n. 78/2010...

Dettagli

Marcella Panucci direttore generale Confindustria Francesco Rivolta direttore generale Confcommercio Roma 10 dicembre 2015

Marcella Panucci direttore generale Confindustria Francesco Rivolta direttore generale Confcommercio Roma 10 dicembre 2015 La sanità nel welfare che cambia Marcella Panucci direttore generale Confindustria Francesco Rivolta direttore generale Confcommercio Roma 10 dicembre 2015 La sostenibilità del sistema Spesa pubblica per

Dettagli