V e n t i q u at t r o

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2 start up piattaforme per la classe creativa UN TITOLO UN TITOLO Si chiama Josetti, era un monumentale stabile in disuso, di proprietà di una banca, rimasto sfitto dal tempo della Riunificazione. Carmen Reiz l ha preso in gestione e l ha trasformato in un formidabile dispositivo produttivo che oggi raccoglie 288 affittuari tra designer, artisti e operatori culturali testo di Daniela Zenone foto di Simona Ghizzoni Magnisi tat lortion sectet wisi.consed elenit autpat velesequisl dolore magna ad exerosto eugait elit la consequi blaorperat 11

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4 ARTE La formula è semplice ed efficace: spazi da 15 a 200 metri quadri, possibilità di usarli anche per una sola giornata, affitti in crescita progressiva. Per favorire la coesione all interno della comunità degli inquilini vengono organizzate occasioni di incontro, dibattiti e feste 13

5 ARTE Capita ogni volta che il treno della sopraelevata si arresta alla fermata di Jannowitzbrücke, nel cuore di Mitte: se si alza lo sguardo dal finestrino, l attenzione è rapita da quell edificio d epoca da dove sventola uno striscione con la scritta Freier Raum für Ideen (tradotto: Spazio libero alle idee). Nel susseguirsi alternato, e allo stesso tempo monotono, di vecchi edifici prefabbricati di stampo Ddr e nuove architetture di ambasciate, quella frase colpisce e incuriosisce. È un eye-candy, un pezzetto di poesia e trasgressione tra il grigio del cemento. Non a caso il palazzo dove è affisso lo striscione, conosciuto con il nome di Josetti, è uno stabile molto particolare; un progetto immobiliare che per la sua genesi e le sue caratteristiche è unico in Germania, forse addirittura in tutta Europa. Josetti ospita 288 affittuari, piccole e piccolissime società di design, arte, spettacolo, multimedia e cultura che in questo edificio hanno trovato non solo la propria base di produzione, ma anche una nuova forza, scaturita dalla condivisione dello spazio con persone operanti in campi affini, con la possibilità di intrecciare interessanti e proficue cooperazioni. Tante cellule individuali che si uniscono per formare un organismo. «Da quando sono qui la mia vita è cambiata - racconta il grafico Gregor Lösch nel suo studio stracolmo di t-shirt e manifesti -. Prima lavoravo da solo in casa e non avevo quasi mai contatti con l esterno. Qui posso avere entrambe le cose: la mia privacy e il confronto con altri liberi professionisti, con cui nascono collaborazioni. E, last but not least, alcuni di loro diventano miei clienti». Lo studio di Gregor si trova al quinto piano dell entrata A nel primo cortile di Josetti, una ex-struttura industriale degli inizi del Novecento formata da imponenti edifici piastrellati che si articolano su tre corti. Il nome riprende quello della fabbrica che qui tra le due guerre ha avuto la sua sede, dove si producevano le sigarette della famosa marca Juno, le più fumate durante i ruggenti anni Venti. All interno, lunghi corridoi bianchi e anonimi si snodano per cinque piani su una superficie di 13mila metri quadri, dando vita a un percorso labirintico scandito dal susseguirsi di porte altrettanto anonime, contraddistinte solo da un numero. L apparenza però inganna, perché cio che dall esterno appare impersonale, dietro ogni porta diventa unico: piccoli universi - dai 15 ai 200 metri quadri - che ogni inquilino ha reso preziosi e personali. Accanto a uno studio di produzione cinematografica con apparecchiature hi-tech, il caotico e bizzarro atelier di un pittore, seguito da un sobrio ufficio di giornalisti che ha per vicino un elegante studio di designer. E così via, un piano dopo l altro: la lista delle imprese creative è lunga e sorprendente. «Quando ho voglia di fare una pausa basta scendere nel foyer a prendere un caffè - racconta sorridendo Matti Hillig, fotografo di moda -. Mi allungo su uno dei divani nell atrio, leggo i giornali, faccio quattro chiacchiere con chi entra e chi esce, a volte anche con il team che gestisce il progetto. Sono bravissimi: oltre a occuparsi di logistica e amministrazione, prendono in consegna la posta, organizzano feste per lo stabile e fanno fronte ogni giorno a tutte le richieste degli inquilini». Per favorire la coesione tra gli affittuari si pianificano regolarmente Giornate aperte, party e, una volta alla settimana, una serata dedicata al cinema. Nella pagina internet di Josetti ( 14

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7 ARTE «Da quando sono qui la mia vita è cambiata - racconta il grafico Gregor Lösch -. Prima lavoravo da solo in casa. Qui posso avere la mia privacy e il confronto con altri liberi professionisti, con cui nascono collaborazioni e nuovi lavori» Obore deleniamet velisit vel ulput alismod oloreri uscilla orpero ea feuipit la faccum zzril ipit aliquat alit veros dolorem ipsum nostrud do dit adigna faccum esed esequi blan henim quat wiscill aortie volutpat alisit nit, quis alisim quis nonse dolorer iureros am, volorpe rcincipisci tat. Delit dipsums 16

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9 ARTE Magnisi tat lortion sectet wisi.consed elenit autpat velesequisl dolore magna ad exerosto eugait elit la consequi de) c è anche un blog dove gli inquilini possono pubblicizzare le proprie iniziative, e un forum per le discussioni. Ma Josetti vuole aprirsi e farsi conoscere anche all esterno. Per questo ogni mese propone incontri di giovani imprenditori provenienti da tutta la città per stimolare sinergie e collaborazioni. Recentemente ha inaugurato Juno, la sua prima galleria d arte contemporanea. In più si affittano studi e atelier alla giornata per le prove di troupe teatrali, per casting televisivi o letture e simposi. Ma non è sempre stato così. Prima di diventare una fabbrica della creatività, Josetti era uno stabile disabitato, proprio come tanti altri immobili a Berlino. «La mia biografia è legata al recupero di strutture edili interessanti in stato di disuso - racconta la manager 42enne Carmen Reiz, ideatrice del progetto Josetti - lo stabile era rimasto sfitto dopo la Riunificazione, così mi sono rivolta alla banca proprietaria per proporre il mio progetto di rianimazione immobiliare e l ho convinta a darmi in gestione l immobile per un uso temporaneo». La formula della Reiz è molto semplice: affitti bassi con rialzo graduale (da un euro al metro quadro nel 2005, ai sette e mezzo attuali); attività ed eventi per promuovere sinergie tra gli inquilini e contratti con termini di disdetta di un solo mese. Questa logica legata all uso temporaneo di uno spazio funziona solo con persone che per necessità o attitudine non tendono a pianificare a lungo termine, sempre aperte ad accogliere la sfida del cambiamento. Chi più della classe creativa sarebbe potuto essere il target ideale per questo esperimento? La tematica delle creative industries è a Berlino più che mai in voga, con dibattiti istituzionali e non, che vedono coinvolti esperti del settore, ma soprattutto rappresentanti del mondo della politica e dell economia. Se però fino a oggi la creatività evocava in primo luogo immagini di libertà e fantasia (concetti per antonomasia slegati dalle logiche di profitto), oggi essa è sobriamente associata a disciplina e produttività, e sinonimo di crescita economica. Laddove sia presente in concentrazione elevata, rende un luogo attraente per il turismo, gli investitori e gli acquirenti. Da qui il rinnovato interesse per artisti, designer, grafici, film maker, architetti et similia (a Berlino se ne stimano circa 25mila, una tendenza in continua crescita), ai quali si riconosce il potenziale di risollevare le sorti di intere economie locali. Fino a qualche tempo fa in loro supporto accorreva il mecenatismo di associazioni private o di programmi speciali della politica locale; oggi i nuovi referenti chiamati in causa sono banche, manager e proprietari d immobili. Un cambio di paradigma dal quale scaturiscono effetti che investono non solo la sfera socio-economica, ma anche la realtà dell edilizia cittadina. Così come gli altri progetti che Carmen Reiz intende realizzare nel prossimo futuro, il concept di Josetti fonde pragmatismo e idealismo, perseguendo lo scopo della valorizzazione degli immobili e contemporaneamente quello di dare ai giovani imprenditori creativi un supporto per il lancio della 18

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