VIOLENZA E PREVENZIONE ALLA VIOLENZA - WS Cyberbullismo - Beate Weyland 2010 IL CYBERBULLISMO
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- Patrizia Ferri
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1 IL CYBERBULLISMO Il cyberbullismo è una forma di disagio relazionale, di prevaricazione e di soppruso perpetrata tramite i nuovi mezzi di comunicazione nei confronti di una persona percepita come più debole o vittima: telefonate o invio di SMS e MMS con testi o immagini volgari, offensivi o minacciosi; diffusione di informazioni private su un altra persona, anche pubblicando filmati e foto su Internet; calunnie diffuse tramite mail, chat o blog. TIPOLOGIE DI CYBERBULLISMO: flaming: litigi on line nei quali si fa uso di un linguaggio violento e volgare; harassment: molestie attuate attraverso l invio ripetuto di messaggi offensivi; cyberstalking: invio ripetuto di messaggi che includono esplicite minacce fisiche, al punto che la vittima arriva a temere per la propria incolumità; denigrazione: pubblicazione all interno di comunità virtuali quali mud, forum di discussione, messaggistica immediata, newsgroup, blog o siti Internet di pettegolezzi e commenti crudeli, calunniosi, offensivi, denigratori al fine di danneggiare la reputazione della vittima; outing estorto: registrazione delle confidenze raccolte all interno di un ambiente privato creando un clima di fiducia e poi inserite integralmente in un blog pubblico; impersonificazione: insinuazione all interno dell account di un altra persona con l obiettivo di inviare dal medesimo messaggi ingiuriosi, che screditino la vittima; esclusione: estromissione intenzionale di una persona dall attività on line.
2 PER PENSARE: Problemi solo per le vittime? Per la vittima è molto difficile sottrarsi alle molestie, soprattutto per l anonimato dietro cui, in genere, si nascondono i cyberbulli. Essi pensano di essere invisibili, non identificabili, e per tale motivo di rimanere impuniti. E importante, inoltre, sottolineare che la ripetitività delle loro condotte determina assuefazione e riduzione dell empatia e, di conseguenza, una minore capacità di percepire la sofferenza sperimentata dalla vittima ogni volta che viene presa di mira on line. Infine, non potendo i cyberbulli sperimentare gli effetti tangibili delle proprie azioni, tutto sembra essere per loro un gioco, che non necessita di essere fermato. Attualmente si sta ancora indagando rispetto alle conseguenze del cyberbullismo, ma è ragionevole ritenere che siano analoghe a quelle del bullismo tradizionale, se non maggiormente gravose a causa dell elevato numero di persone coinvolte e della forza mediatica di messaggi, foto, video trasmessi on line o sul telefonino. Tra gli effetti di tale fenomeno si possono ricordare: bassa autostima, depressione, ansia, paura, frustrazione, problemi scolastici e familiari e, nei casi più estremi, idee suicidarie. Si tratta di esiti gravi, che hanno, inoltre, notevoli ripercussioni sullo sviluppo psicofisico di bambini e adolescenti. La pericolosità di tali effetti è da mettere in relazione non solo alla natura stessa degli attacchi, bensì anche alla loro frequenza - essi possono verificarsi 24 ore al giorno, sette giorni su sette - e permanenza nel web, a volte infatti risulta molto difficile riuscire a rimuovere completamente i contenuti offensivi, denigranti, minacciosi di testi e immagini. In genere bambini e adolescenti sono riluttanti a confidarsi con i genitori e gli insegnanti rispetto agli episodi di cyberbullismo di cui sono vittime; ciò avviene per il timore, sia di una reazione eccessiva da parte degli adulti che li induca ad adottare delle regole restrittive nell utilizzo di Internet, sia di una vendetta da parte dei cyberbulli. (estratto da il telefono azzurro ) Quali sono le ragioni che spingono i cyberbulli a operare in questo modo? Quali sono i loro disagi? Abbiamo certezza che per loro sia un gioco? O possiamo immaginare che anche in loro vi sia un logorio interiore che li porta a una difficoltá che si traduce in una coazione a ripetere? La possibilità di eseguire attacchi ripetuti non può presumere una dipendenza reciproca dal web? La relazione vittima carnefice è nota nella letteratura e in ambito psicologico e psicoterapeutico: si tratta di un influenza bidirezionale alimentata da energie da entrambe le direzioni. Come interrompere il circolo vizioso?
3 Vittima o vittime? Ignorare il bullo non significa attuare le stesse strategie di attacco/difesa? Quale può essere il ruolo del gruppo nel contenere il bullo e sostenere la vittima? Come costruire una comunicazione costruttiva? Appunti dal momento introduttivo In chiave pedagogica gli aspetti sui quali occorre lavorare sono i seguenti: A. Comunicazione B. Bisogni C. Educazione. A. Il cyber bullismo presuppone l utilizzo più o meno competente e consapevole dei nuovi media o le cosiddette nuove tecnologie della comunicazione. È necessario focalizzare l attenzione sulla necessità di percorsi per maturare la cosiddetta competenza mediale alla cui base vi è la competenza comunicativa. Tale competenza presuppone una riflessione sul potere, sulla capacità e sulla volontà delle persone di confezionare specifici messaggi direzionati a persone con caratteristiche particolari e con una chiara intenzione comunicativa. Promuovere attività sulla comunicazione che sono alla base delle dinamiche relazionali via media aiuta TUTTI i ragazzi a prendere consapevolezza sul significato e la responsabilità che comporta l espressione di un messaggio. B. Alla base delle nostre azioni sono i bisogni, come indicato dalla piramide dei bisogni di Maslow. Occorre riflettere più attentamente sui bisogni non colmati sia dal cyberbullo sia dalla cosiddetta vittima. In ambito educativo e formativo, conviene lavorare alla ricerca di percorsi che analizzino e che promuovano la realizzazione dei bisogni di sicurezza e di relazione, per poi centrare l attenzione sui bisogni di stima, intesa non come stima data dal sistema (insegnanti, genitori, amici) dunque esterna, ma come autostima, ovvero capacità di riconoscere e apprezzare se stessi a prescindere dai feedback altrui. Un lavoro da rivolgere a TUTTI i ragazzi e non solo a coloro che sono colpiti dai fenomeni in oggetto. C. Il discorso sul bullismo e il cyber bullismo chiama in causa il tema della responsabilità educativa, che il sistema sociale deve prendere in carico con ancora maggiore impegno. Educazione e non solo formazione e istruzione, ovvero riferimento ai valori del rispetto, dell identità e delle differenze, dell aiuto reciproco, della stima e autostima. Educazioneche diventa anche autoeducazione, intesa come responsabilità verso se stessi e gli altri nel processo che conduce all autorealizzazione.
4 Per un ulteriore riflessione è necessario indagare la linea sottile che intercorre tra: - Disagio e devianza - come attivare misure preventive - Non reato e reato come consapevolizzare circa le azioni lecite e illecite - Richiesta di attenzione e molestia come recuperare il senso del rispetto di se e altrui? - Aggressività e violenza come riconoscere e contenere le spinte emotive?
5 BIBLIOGRAFIA Beran, T., Li, Q. (2007). Cyber-Harassment: a study of a new method for ad old behaviour. Journal of Educational Computing Research. Berson, I.R., Berson, M.J., Ferron, J.M. (2002). Emerging risks of violence in the digital life: Lessons for educators from an online study of adolescent girls in the United States. Journal of School Violence, 1(2), Berson, M.J. (2000). The computer can't see you blush. Kappa Delta Pi Record, 36(4), Boulton, M. J., Underwood, K. (1992). Bully - victim problems among middle school children. British Journal of Educational Psychology, 62, Capurso, M., Relazioni educative e apprendimento, Erickson, Trento Finn, J. (2004). A survey of online harassment at a university campus. Journal of Interpersonal violence, 19(4), Finn, J., Bannach, M. (2000). Victmization online: the downside of seeking human services for women on the internet. Cyberpsychology and Behavior, 3(5), Iannaccone, N., a cura di. (2009). Stop al Cyberbullismo. Edizioni La meridiana. Molfetta (BA) 2009 Kennedy, T. (2000). An Exploration study of feminist experiences in cyberspace. Cyberpsychology and Behavior, 3(5), Lamberg, L. (2002). Stalking disrupts lives, leaves emotional scars. Journal of the American Medical Association, 286(5), Mealey, L. (1995). The sociobiology of sociopathy: an integrated evolutionary model. Behavioural and Brain sciences, 18, NCH (2002). NCH National Survey 2002: Bullying. NCH (2005). Putting U in the picture-mobile phone bullying survey Noret, N., Rivers, I. (2006). The prevalence of bullying by text message or result of a four year study. Poster presented at British Psychological Society Annual Conference, Cardiff, April. Patchin, J.W., Hinduja, S. (2006). Bullies move beyond the schoolyard: a preliminary look at cyberbullying. Yhout Violence and Juvenile Justice, 4(2),
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