TECNICHE DI BENDAGGIO

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1 TECNICHE DI BENDAGGIO La tecnica delle fasciature era già conosciuta dagli antichi Egizi, basti pensare a come sono ancora oggi ben conservate le mummie dove è possibile notare come alcuni distretti corporei fossero fasciati con modalità tecniche pressoché immutate fino agli inizi del Medioevo. Il bendaggio ha fatto la sua apparizione in campo terapeutico con gli antichi greci Ippocrate, Achille, Esculapio, Chitone, i quali hanno lasciato un'ampia letteratura destinata ai medici e poi divenuta patrimonio dell'umanità. Chitone, ricorda la mitologia greca, insegnava ai giovani l'arte di medicare e fasciare le ulcere; Esculapio curava le ulcere e le ferite con rimedi esterni tenuti in sede con fasciature; Achille sapeva fasciare le ferite (lo si può vedere sul vaso di Sosia esposto al Museo di Berlino mentre fascia il braccio all'amico Patroclo); Ippocrate con il suo libro "Della Officina del Medico, espone le sue ipotesi e le generalità dell'arte delle fasciature e delle medicazioni. Si ricorda di Ippocrate la sua famosa Cappellina", fasciatura del capo ancora oggi utilizzata per la sua validità e stabilità. Vi furono in seguito altri autori di testi: Sorano di Efeso Trattato delle fasciature"; Claudio Galeno Trattato delle fasce". Seguirono anni bui per la Medicina in genere non si ebbero particolari modificazioni delle tecniche fino a dopo il 1200 con l'inizio del rinnovamento delle arti, delle scienze e delle lettere, dove si ebbe un perfezionamento della tecnica delle fasciature. Tra il '600 e il '700, furono pubblicate diverse opere e numerosi chirurghi di quel tempo apportarono modificazioni e innovazioni che ancora oggi grazie alla loro validità sono ancora utilizzate. I più noti fra questi chirurghi sono; Desault, Petit, Velpeau, Monteggia, Guattani, Douglas. Queste innumerevoli pubblicazioni continuarono nel corso del XIX secolo, poi con la comparsa degli apparecchi gessati e dei tutori ortopedici, le pubblicazioni, gli studi e gli insegnamenti si fecero sempre meno utilizzati. La Scuola americana Spetta alla Scuola americana e in particolare agli staff sanitari delle squadre di basket (nel 1958 le prime pubblicazioni), il merito di aver riportato in auge l'uso delle fasciature e in particolare nel mondo dello sport, utilizzando bende adesive per proteggere le articolazioni dei loro atleti. Lo "strapping" (così viene chiamato dagli americani che tradotto letteralmente significa "assicurare con cinghie ) è usato per indicare particolari fasciature realizzate con strisce di cerotto. Nel 1972 Cerney pubblicò "Complete Book of Athletic Taping Tecnics", il primo libro che cercava di codificare le varie tecniche di bendaggio in ambito sportivo, frutto fino a quel momento dei metodi fondati sull'esperienza di allenatori e massaggiatori. La Scuola olandese e francese Alla fine degli anni Settanta, le Scuole olandese e francese hanno modificato il concetto espresso dagli americani con il termine "taping", con il principio di immobilizzazione parziale con un sistema di tiranti in contrapposizione al meccanismo ritenuto la causa della lesione verificatasi sulle articolazioni, distretti muscolari e le giunzioni osteo-tendinee. La scuola più nota è un "Gruppo di lavoro sull'applicazione di bende e nastri adesivi" fondato nel 1977 da un gruppo di medici e fisioterapisti in cui spicca Jan Van Unen, fisioterapista di importanti nazionali di calcio e ginnastica artistica.

2 La Scuola italiana Solo nel 1982 prende vita ufficialmente una teoria italiana durante un congresso internazionale di Medicina dello Sport. Questa teoria prevede il superamento del bendaggio tradizionale (taping) attraverso un Bendaggio funzionale o Mobilizzazione contenuta. Si cerca di conciliare l'effetto biomeccanico della contenzione con la libertà del movimento fisiologico senza creare arresti bruschi, che male si conciliano con i riflessi neuro-muscolari regolatori del movimento. Il primo autore in Italia che ha cercato di inquadrare scientificamente l'argomento è stato Frignani con la pubblicazione di I Bendaggi funzionali". Applicazione di bende, fasce o garze attorno a una parte qualsiasi del corpo sede di una lesione infiammatoria o traumatica onde facilitare l'applicazione di sostanze medicamentose, favorire l'immobilizzazione o il temporaneo riposo di una parte del corpo o ancora per impedire o arrestare un'emorragia. DEFINIZIONE Classificazione secondo il tipo di bendaggio Bendaggi semplici Bendaggi effettuati con lo scopo di contenere e applicare sostanze medicamentose, mantenere a riposo o coprire una determinata parte del corpo utilizzando fasce in tela, cotone o maglia elastica. La forma di questi materiali può essere varia: fasce, strisce di varia altezza o pezzi di tessuto a forma di quadrato più o meno grandi che adeguatamente piegati danno origine a forme di triangolo, cravatta, fionda. Bendaggi composti Serie di giri complessi al fine di immobilizzare totalmente o parzialmente una regione del corpo a scopo terapeutico, antalgico, riabilitativo e preventivo, utilizzando materiali adesivi elastici e anelastici. Classificazione secondo la tecnica Giro di fermo Giro circolare Giro a otto Spirale o dolabra currens Spirale rovesciata o dolabra inversa Ventaglio o testudo reverso e inverso Ricorrente Mitra di Ippocrate o Cappellina del capo. Materiali Per quanto riguarda i Bendaggi semplici, come detto in precedenza, il materiale può essere costituito da fasce o strisce di tela, cotone o maglia elastica di diverse misure e forme. Mentre per i Bendaggi complessi tipo quelli funzionali o i Bendaggi immobilizzanti, è richiesto l'uso combinato di più materiali. Bende adesive Bende adesive estensibili in lunghezza di misure varie Bende adesive estensibili in altezza di misure varie Bende adesive estensibili in lunghezza e altezza di misure varie Benda adesiva anelastica in tessuto di cotone misure varie {cerotti taping, di fondamentale importanza per una funzione di sostegno, stabilizzazione e scarico). Bende non adesive Bende elastiche estensibili non adesive, forti di varie misure, per Bendaggi compressivi di sostegno e scarico nei traumi contusivi a carico dell'apparato locomotore e dei tessuti molli in pazienti che manifestano reazioni allergiche o di ipersensibilità alle superfici adesive

3 Bende elastiche estensibili non adesive leggere auto aderenti, di varie misure, per fissaggio di medicazioni.di qualsiasi tipo in tutte le parti del corpo, specialmente indicate per il fissaggio sulle zone articolari o su zone particolarmente difficili (come per esempio la testa) Maglia tubolare elastica non adesiva, di vario misure, per Bendaggi tubolari di sostegno, compressione e rifinitura. Materiale di protezione Salvapelle, sottile e leggera schiuma di poliuretano che, grazie alle proprietà coesive, assicura l'assenza di scivolamento del bendaggio non inibendo la traspirazione della cute grazie alla sua porosità. Materiale da imbottitura Compresse in lattice sintetico, leggere, porose, per esercitare pressioni selettive sull'area prescelta Imbottitura adesiva in tessuto non tessuto, in poliestere, polipropilene e viscosa da applicare a protezione delle zone deboli e facilmente irritabili. Caratteristiche dei materiali Vi sono diversi tipi di materiali, ciascuno dei quali deve avere delle caratteristiche ben precise: porosità, per permettere la traspirazione cutanea evitando quindi ristagni di sudore che potrebbero essere causa di piaghe e diminuzione della tenuta del bendaggio bordi soffici che non si sfilaccino di facile rottura durante la fase del confezionamento del bendaggio resistente alle sollecitazioni pato-meccaniche che si scaricano su di esse buona adesività sostanza adesiva ipoallergica per evitare reazioni cutanee maneggevole, cioè facile da srotolare, per evitare tensioni involontarie della benda, nocive alla buona riuscita del bendaggio. É importante che le bende adesive estensibili siano confezionate con la parte adesiva verso l'esterno. TECNICHE GENERALI Esistono delle norme che chi si appresta ad effettuare un bendaggio deve conoscere: i bendaggi devono essere applicati dopo la diagnosi del medico, utilizzando tutti i supporti clinici e strumentali necessari scegliere i materiali, le cui proprietà strutturali risultano le più efficaci per le finalità previste dal bendaggio preparare adeguatamente la cute depilando la zona interessata e pulirla con sostante sgrassanti per favorire l'adesività della benda. In alternativa alla depilazione e quando si è a conoscenza di reazioni cutanee allergiche alla massa adesiva, è opportuno utilizzare il salvapelle, proprio a protezione della cute il bendaggio, indipendentemente dal tipo di materiale utilizzato, non deve mai essere troppo stretto, specie agli arti, per non provocare un ostacolo al circolo venoso e arterioso con conseguenti edemi e piaghe da decubito nei bendaggi agli arti, si devono lasciare libere le dita per controllare l'eventuale insorgere di segni causati da un ostacolo circolatorio: cianosi, edema, formicolio alle estremità nel caso in cui ci si trovi di fronte ad uno o più di questi segni, il bendaggio deve essere rimosso durante il confezionamento, la parte interessata deve FIG essere mantenuta nella posizione considerata di riposo e massima funzionalità

4 le bende elastiche e non elastiche adesive devono essere srotolate preventivamente per poter effettuare una trazione graduale e corretta ed evitare compressioni eccessive la benda per essere srotolata con facilità, deve essere impugnata fra pollice e indice di una mano mentre l'altra guida e modella la benda evitare pieghe o eccessive trazioni, in particolare per le bende inestensibili, in quanto possono creare stasi venose per la rimozione del bendaggio si utilizzano forbici bottonute FIG scegliendo come percorso di taglio una parte senza salienze o protuberanze ossee che determinerebbero dolore se compresse. Giro di fermo Il giro di fermo serve per assicurare re stabilità del bendaggio quando non si utilizzano bende adesive. Il capo iniziale viene appoggiato obliquamente sulla parte che si vuole fasciare. Dopo aver effettuato un giro circolare si ribalta il lembo iniziale sporgente facendo seguire un giro circolare (FIG. 18.1). Giro circolare FIG FIG Bendaggio da utilizzare nei casi in cui si debba fasciare un breve tratto di una parte del corpo di forma cilindrica. Il capo della fascia sarà orientato perpendicolarmente all'asse del segmento interessato. Può essere confezionato per il capo, il tronco, la coscia, la gamba. il braccio e avambraccio (FIG. 18.2). Spirale a dolabra currens I giri di fascia circolari vengono sovrapposti in modo che ogni giro ricopre per due terzi il giro precedente. Indicata per parti del corpo a forma cilindrica (FIG. 18.3). Giro a otto Il giro a Otto consiste in due spirali a forma di cappio. una distale e una prossimale, incrociate fra di loro a formare un otto. Utilizzato nei distretti articolari per fasciature alla spalla, inguine, tibio tarsia, e gomito. Il giro a Otto à la base per poter effettuare i Bendaggi a ventaglio (nella FIG. 18.4). Spirale rovesciata o dolabra reversa La fascia, dopo aver effettuato un giro di fermo, viene fermata con il pollice e rovesciata su se stessa in modo che il bordo superiore diventi inferiore e quello inferiore diventi superiore (FIG a, b, c). Testudo o spiga convergente del gomito Occorre iniziare con un giro circolare al terzo superiore dell'avambraccio, dopo aver eseguito un giro di fermo. Si attraversa obliquamente la parte interna del gomito e si circonda il terzo interiore del braccio facendo discendere la benda verso l'avambraccio in modo da incrociare il giro precedente sulla piega del gomito. Si continua con giri di fascia che ricoprono in parte quelli precedenti per terminare con un giro circolare al centro della fasciatura (FIG a,b, c).

5 Testudo inversa a spiga convergente del piede I giri della fascia, come per il gomito, sono circolari obliqui e si portano gradualmente dall'esterno, meso-piede, all'estremità distale gamba verso l'interno del collo piede, dove la fascia viene fissata (FIG a, b, c). Ricorrente del capo o berretto di Ippocrate Questo tipo di bendaggio, prende nome dal suo inventore e veniva utilizzato per ricoprire il capo delle mummie egiziane. Si utilizza una benda che viene appositamente arrotolata in due gomitoli uguali. Si parte ponendo il pieno della benda sulla fronte e si srotolano i due gomitoli fino alla nuca dove si incrociano. Mentre un rotolo effettua giri ricorrenti dalla nuca alla fronte alternando i passaggi a destra e a sinistra della linea mediana della testa, l'altro viene fatto girare in modo circolare fissando ad ogni passaggio sulla nuca e sulla fronte la benda ricorrente. A bendaggio ultimato tutta la zona della testa dovrà essere ricoperta in modo uniforme. Questo tipo di bendaggio può essere utilizzato anche per i monconi di amputazione degli arti ( FIG a, b, c). Bendaggio alla desault Questo bendaggio viene utilizzato per le lesioni a carico dell'articolazione scapolo omerale, clavicola e scapole. Occorrente per il confezionamento: maglia tubolare per torace cotone pressato bende di fissaggio autoaderenti cerotti tela Per prima cosa viene applicata la maglia tubolare di larghezza Fig.18.6 a Fig b Fig c Fig b Fig c Fig a Fig b Fig c Fig a, b, c, d

6 adeguata alle dimensioni del Torace. Questa ha lo scopo di proteggere la cute da irritazioni provocate dal cotone pressato (FIG. 18.9). Si avvolge l'arto interessato con cotone pressato e si posiziona il cuscinetto di protezione preparato in precedenza sotto il cavo ascellare (FIG ). Posizionato l'arto correttamente (seguendo le indicazioni del medico), si avvolge con cotone pressato in modo uniforme tutto il torace inglobando l'arto interessato, escludendo la mano e l'arto opposto (FIG , 18.12). A operazione ultimata, viene ribaltata la maglia tubolare e si fissa la fasciatura di cotone pressato con benda di fissaggio autoaderente (FIG , 18.14). Bendaggio funzionale Fig Contenzione dinamica effettuate atturno a una determinata parte del corpo, utilizzando bende adesive estensibili e bende inestensibili (cerotti da taping), con lo scopo di proteggere le strutture muscolo-tendinee, capsulolegamentose da agenti patomeccanici. Scopo Il Bendaggio funzionale permette di bloccare un determinato movimento pur mantenendo l'articolazione in attività funzionale, favorendo uno precoce rieducazione ed evitando quindi i rischi di atrofia muscolare, che (inevitabilmente si manifestano nei casi di immobilizzazione completa con apparecchi gessati. Ha trovato negli ultimi anni, grazie anche al miglioramento qualitativo dei materiali impiegati, una vasta applicazione nell'ambito della traumatologia sportiva e della vita quotidiana. Questo perché il Bendaggio funzionale favorendo contemporaneamente la fase curativa e la fase riabilitativa o ponendosi come alternativa alla immobilizzazione gessata (quando le indicazioni lo permettono) permette agli atleti un precoce reinserimento nell'attività sportiva. Tale reinserimento, anche agonistico, per alcune patologie e sotto la spinta di particolari esigenze, può precedere la guarigione clinica, grazie alla tutela che il bendaggio è in grado di offrire senza essere per questo di ostacolo all'espletamento del gesto atletico. Il Bendaggio funzionale ha quindi i seguenti scopi: terapeutico per tutelare efficacemente le Fig strutture capsulo-legamentose interessate dal trauma, permettendo allo stesso tempo la conservazione totale o parziale della funzione riabilitativo per proteggere la struttura durante la fese di riabilitazione, offrendo anche un supporto psicologico. La semplice presenza di una benda sulla cute già infonde tranquillità nel soggetto (senso dì contenimento e protezione nel movimento) antalgico e antilfogistico determinato dal riposo funzionale, facilitando l'attuazione della fase rieducativa quando ancora è in atto la fase di cura Fig

7 preventivo per prevenire e proteggere le strutture articolari più a rischio e offrire garanzie di sicurezza soprattutto a chi presenti un deficit dovuto a precedenti infortuni. L impalcatura di strisce di cerotto (taping) si oppone ai movimenti patologici che possono essere causa di lesioni e allo stesso tempo permettono i movimenti fisiologici dell'articolazione. Tecnica La tecnica del Bendaggio preventivo differisce da quello terapeutico, in quanto la componente anelastica utilizzata (cerotti Toping) è maggiore di quella elastica. Per una corretta tecnica di immobilizzazione parziale bisogna innanzitutto avere una buona conoscenza dell'anatomia e della meccanica articolare. Il bendaggio deve bloccare o limitare il movimento che è stato la causa della lesione evitando quindi che le strutture lese subiscano ulteriori traumi. Nei paragrafi successivi ("Bendaggio antalgico-costale" e "Bendaggio compressivo") verranno illustrati passo per passo alcuni bendaggi a immobilizzazione parziale per i distretti articolari più frequentemente colpiti da traumi. Bendaggio antalgico-costale Uno dei più comuni Bendaggi antalgici è il Bendaggio costale, utilizzato proprio allo scopo di ridurre il movimento dell'emitorace colpito da un trauma riducendo pertanto il dolore, lasciando libero l'altro di espandersi durante i normali atti respiratori. Il paziente in posizione eretta, solleva l'arto dal lato colpito. Prima deve essere accuratamente preparata la cute depilando la zona se necessario, sgrassare la cute per favorire l'adesività della benda e proteggere il capezzolo se questo viene coperto dalle strisce di benda elastica adesiva. Si applicano duo strisce di cerotto verticali al centro del torace e al centro della schiena, che serviranno da ancoraggio per le strisce di benda. Occorre la collaborazione del paziente in quanto al momento dell'applicazione della benda egli dovrà compiere un atto respiratorio forzato e nel momento in cui espirerà si procederà all applicazione della striscia in tensione partendo dall'ancoraggio anteriore fino all ancoraggio posteriore (FIG , 18.16). Altre strisce vanno applicate sovrapponendole una all altra di circa la metà fino alla copertura del torace (come in FIG ). Bendaggio campressivo Le lesioni muscolari sono frequenti in ambito sportivo e lavorativo (strappi, distruzioni, stiramenti) e, secondo la loro gravità, si verifica la formazione di ematomi muscolari. Questo bendaggio ha lo scopo di dare sostegno alla zona muscolare interessata esercitando una compressa di Fig Fig Fig Fig Fig Fig

8 gommaschiuma che tampona gli stravasi emorragici causati dalla rottura delle fibre muscolari. Prendiamo per esempio una lesione alla muscolatura dalla coscia. Nel punto in cui si è creata la lesione, si applica una compressa di gommaschiuma che viene fissata con un cerotto (FIG ). Si applica una benda elastica non adesiva obliquamente, partendo da sopra il ginocchio verso l'alto, esercitando una pressione sulla compressa. Giunti in alto si gira anteriormente per poi ridiscendere e incrociare di nuovo all'altezza della compressa (come in FIG ). Secondo le dimensioni della coscia si ripete questo passaggio in modo da coprire per circa 3/4 la zona interessata (FIG ). A questo punto per imprimere una maggiore compressione della Fig Fig compressa, si applicano strisce di Fig cerotto anelastico, partendo dal basso verso l'alto in senso mediolaterale e dall'alto verso il basso in senso latero-mediale (FIG ,18.22,18.23,18 24). Fig Fig Fig Fig

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