S.Senzameno (Federazione Pallacanestro) M. Di Vetta (Itas Diatec Trentino Volley) I contratti e l antica stretta di mano

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1 M. Di Vetta (Itas Diatec Trentino Volley) «Il Dream K l ho accettato con cautela, con un certo scetticismo, ora ne sono più che convinto» PROTAGONISTI M. Quercio (Fidaf) «Se il lavoro dell allenatore e dello staff medico, va nella direzione giusta, diminuiscono le possibilità di infortunarsi» S.Senzameno (Federazione Pallacanestro) «Il Presidente Meneghin mi ha pregato di non avere scrupoli nelle richieste: considera prioritario il comparto clinico-riabilitativo» * NUMERO ventitre SETTEMBRE 2011 la newsletter di sixtus italia esclusiva per gli operatori sanitari sportivi EDITORIALE I contratti e l antica stretta di mano Lo sport conosce bene, anzi si nutre di rituali, che ne sono spesso il presupposto. Tra i rituali spiccano i contratti, che vanno letti sempre come disciplina di un settore e dei rapporti che regolano le parti al suo interno. Regole, quindi, di cui lo sport che è normato per definizione, patti chiari ai quali non si deroga è intriso. Gli accordi scritti non sempre vengono rispettati e, quando sono collettivi, generano non poche indecisioni, perplessità, malintesi. Quello dei professionisti del calcio fa discutere serratamente (il termine è del tutto voluto) proprio in queste ore. Poi, si dice, il buon senso o i soldi che talvolta se ne fanno interpreti, avranno la meglio. I contratti non possono prescindere dalla stagione, e quella che viviamo si apparenta ai rinnovi, cioè proseguire con le migliori intenzioni, o alle disdette, quando malauguratamente un rapporto s infrange o perde di efficacia. Noi di Sixtus abbiamo la buona abitudine di onorare i contratti, anche se in certi casi una stretta di mano avrebbe per noi maggior significato di una firma in calce agli accordi. SIXNEWS@SIXTUS.IT

2 *testimonianze Dottorato in basket Sandro SENZAMENO (responsabile medico delle squadre nazionali Fip) «il presidente meneghin mi ha pregato di non avere scrupoli nelle richieste: considera prioritario il comparto clinico-riabilitativo» Classe 1952, Sandro Senzameno è un profondo conoscitore della salute dei cestisti, non solo per la laurea in Medicina e la specializzazione in Medicina dello sport conseguite a Roma. Viene da lontano, ha iniziato nel 1981 con le azzurre senior, poi ha tutelato le giovanili italiane, ambosessi, sino a diventare nel 1995 responsabile medico di tutte le squadre nazionali e coordinatore delle attività sanitarie in chiave azzurra. Incarico che tuttora detiene, essendo transitato indenne da tre presidenti (Petrucci, Maifredi e Meneghin) e sei allenatori azzurri (Gamba, Bianchini, Messina, Tanjevic, Recalcati e ora Pianigiani). Qual è il segreto della sua longevità cestistico-sanitaria, dottore? Il continuo confronto, senza pregiudizi: ogni volta che si verifica un avvicendamento, vuoi politicosportivo vuoi tecnico, devi metterti in discussione, ed è una partita dall esito incerto. Con un presidente è più semplice, ne attendi le mosse, non sono mai repentine. Con il nuovo allenatore c è sempre da capire come la pensa, quali innovazioni vuole portare. Con Pianigiani il rapporto è stato splendido sin dall inizio, abbiamo chiarito ogni aspetto. Mi sono misurato con le sue idee sulla preparazione differenziata, ne ho discusso a fondo. Con Dino Meneghin presidente tutto funziona al meglio? Direi proprio di sì. Lui crede oltretutto molto nel nostro lavoro, mi ha pregato di non avere scrupoli nelle richieste, considera prioritario il comparto clinico-riabilitativo. Mi spiace solo che dei tanti giocatori che ho potuto seguire in questi trent anni, da Pittis a Brunamonti a Magnifico, Meneghin è l unico che non ho vissuto da giocatore. A giorni cominciano gli Europei di basket in Lituania, con gli azzurri chiamati a conquistare uno dei primi sei posti per potersi giocare la qualificazione alle Olimpiadi del Come ci arriviamo? Con qualche acciacco, ma è normale. Quasi tutti quelli che hanno frequentato il lungo ritiro e i tornei in preparazione all Europeo sono in

3 buone condizioni. Si è fatto quanto era nelle nostre possibilità, se la giocheranno. Lei, ci dicono, non si avventura mai in pronostici. E continuo a farlo. In nazionale sono tutti uguali o i tre dell NBA Bargnani, Belinelli e Gallinari - godono di un trattamento a parte? Identico agli altri, se proprio vogliamo guardare il pelo nell uovo, di diverso c è solo la copertura assicurativa in caso di infortunio. Noi consideriamo la rosa a disposizione composta da giocatori di A 1, e l A 1 statunitense si chiama NBA. Cambiamenti salienti in trent anni? Il basket odierno è molto evoluto, la figura dei solisti si è progressivamente attenuata. Gioca e vince il gruppo, e conta la preparazione atletica, oltre a quella tecnica. Nel gioco c è più esasperazione, un tempo alcuni dettagli erano marginali, oggi fanno la differenza. Lo staff medico della nazionale sembra molto nutrito, c è chi lo giudica sovrabbondante. Il basket odierno non prevede un solo medico che riassuma tutte le competenze, figura che può valere, forse, a livello giovanile. I giovani giocatori non hanno grandi trascorsi traumatici, hanno minori esigenze rispetto ai più datati. A livello senior occorre una doppia figura, il medico dello sport e il traumatologo. Da noi si alternano due ortopedici, Billi e Cortina, perché nessuno potrebbe permettersi di rimanere per due mesi lontano dal suo lavoro principale. Poi ci sono i due massofisioterapisti, in procinto di laurearsi in ostepatia. Laurea lunga, di cinque anni, e l augurio che rivolgo loro è che a breve ci sia un albo conseguente, che riconosca una figura, l osteopata, che ancora manca. L osteopatia è una nuova frontiera, i giocatori se ne avvalgono volentieri, ne sono convinti come noi che la frequentiamo da tempo. Quali i guai più frequenti, nel basket moderno? Non certo i traumi da contatto, spesso originati da falli antisportivi, ma i cambi di direzione, in particolare i sovraccarichi che spesso non vengono individuati. Alla lunga intervengono lesioni da usura, da logoramento, sia tendinee sia muscolari. Come vi regolate in prevenzione? Con un sistema all avanguardia, valutiamo periodicamente i 24 giocatori della rosa azzurra, a fine stagione li sottoponiamo a visite mirate alle quale concorrono i medici, gli osteopati, i massofisioterapisti, i preparatori atletici. I rilievi, inclusi quelli posturali, danno poi modo di lavorare al meglio per la preparazione atletica dell anno successivo, d intesa con i medici dei club di riferimento. Il rapporto con loro è spinoso? Direi l esatto contrario, ci confrontiamo spesso e sono molto disponibili. Con loro discutiamo i tempi e il tipo di recupero di un atleta che ha subito un infortunio, soprattutto ci confrontiamo sui carichi di lavoro in funzione dei cicli di allenamento previsti da Pianigiani e dallo staff tecnico. Non sempre sono compatibili con le condizioni fisiche di chi ha necessità di ritornare al meglio. E allora non lo si convoca. Come entra in gioco Sixtus nelle vicende sanitarie della nazionale? Dalla porta principale. Ci avvaliamo con grande soddisfazione dei macchinari TecnoSix, quelli capacitivi-resistivi, decisamente di livello superiore, decisamente evoluti rispetto a quelli del passato. Ci danno una grande mano per il trattamento di buona parte delle patologie da traumatismi o lesioni che si presentano nel basket. Grande impiego anche di Dream K, a livello preventivo. I bendaggi funzionali consentono di scaricare alcuni distretti a favore di altri, sono una meraviglia. Soprattutto ringrazio Sixtus per i tecnici che mette a disposizione durante i corsi specifici di bendaggi. Il problema è per noi organizzativo: dobbiamo misurarci con gli impegni dei nostri fisioterapisti. Qualche altro sport ha cercato di strapparla al basket? A me non è successo ma il travaso non è infrequente. Mi viene in mente un bravissimo collega come Piero Benelli, medico sociale della Scavolini, in precedenza nello staff della nazionale di pallavolo.

4 *testimonianze QUESTIONE DI CENTIMETRI Il titolo, se si parla di football americano, non può che riferirsi al mitico discorso che fece Al Pacino (alias coach Tony D Amato) ai suoi Miami Sharks nel film di Oliver Stone, Any given sunday (1999). Il link che vi forniamo è utile perché, nelle parole di Marco Quercio, responsabile medico delle nazionali di american football, «si tratta di un sunto dello spirito che dovrebbe accompagnarci non solo nello sport, anche nella vita. A maggior ragione quella professionale, dato che ci occupiamo di muscoli - e qui i centimetri sono importanti - ma anche di squadra e, soprattutto, di rapporti con gli atleti, talvolta più profondi di quanto si immagini». L intervista con Marco Quercio, come potete notare, è diversa dal solito. Oltre che di cinematografia sportiva (lui consiglia a occhi chiusi, per rimanere in tema, Il sapore della vittoria, con Denzel Washington ), si è parlato di enogastromia, lui è di Savigliano (Cuneo), con consigli su ristoranti ed enoteche. Trovata l empatia, ci siamo concentrati sul suo lavoro: Marco è fisiatra, specializzato nelle patologie della mano, avendo vissuto un esperienza pluriennale a Savona, allievo alla scuola di Renzo Mantero. Ora, oltre allo sport e alla nazionale di football, esercita all ospedale di Mondovì, dove si occupa di Marco quercio (MEDICO FEDERAZIONE ITALIANA AMERICAN FOOTBALL) «se il lavoro dell allenatore e dello staff medico, va nella direzione giusta, diminuiscono le possibilità di infortunarsi» riabilitazione ambulatoriale, post operatoria. Ovviamente ha giocato a football a buoni livelli (Genova, Milano, La Spezia) e considera il suo sport molto formativo («come tutte le discipline che si vivono a lungo») e in crescita: «i tesserati sono 4000 ma, solo l anno scorso, si sono iscritti in 700». Partiamo dalla mano, dottor Quercio, di cosa si occupa esattamente? Di tutto, da gravi problemi legati ad amputazioni, malformazioni congenite, problemi neurologici (per esempio la mano chiusa post ictus), miglioramento della funzionalità, lesioni dei nervi periferici (mano cadente) sino a tutte le problematiche ortopediche legate alle lesioni tendinee. Fino alle banalità, se ci permette il termine, causate dalla pratica sportiva. «Di banale non c è niente», si dice. Però, certamente, nello sport mi occupo di delle problematiche legate ai sovraccarichi funzionali, patologie muscolari e tendinee, lussazioni, e talvolta fratture. Nel football le falangi sono molto sollecitate? Ricevere il pallone a forte velocità, collisioni con il casco o con la safe mask possono causare problemi ma con l addestramento e l allenamento si possono superare. Le mani non sono i distretti più colpiti. In favore di? Dipende dai ruoli. Il quarterback - la star, colui che effettua il lanci

5 *PRODOTTO DEL MESE millimetrici - può soffrire di overuse alla spalla, banalmente usura. Un po tutti i giocatori hanno problemi alle ginocchia e alle caviglie (distorsioni). In particolare i running back, i difensive back, i ricevitori: quelli che corrono, per capirsi. In televisione appaiono protetti ovunque, anche da corposi bendaggi. Comferma? Mediamente si usa un rotolo ad atleta, per partita. Il taping anaelastico la fa da padrone, nelle misure da 3,5 e 5 centimetri. Molto gettonate le caviglie - appoggi in situazioni di spinta, placcaggio, scontri in velocità - e i polsi, soprattutto per gli uomini di linea (attacco soprattutto) quelli che si fronteggiano per difendere (o viceversa attaccare). Sono bendaggi contenitivi, per evitare fastidiose ipertensioni. Che macchinari usate in ritiro? La Tecnosix e i laser ad alta potenza. Altro? Non abbiamo a disposizione gli atleti per molto tempo. Al massimo per 12 giorni consecutivi. Quindi non dobbiamo effettuare vere e proprie riabilitazioni. In quel caso i giocatori non vengono nemmeno convocati. Non siamo nel rugby, per fare un esempio visto il mondiale alle porte, in cui la Nazionale ha quasi due mesi di collegiale. In quel caso si può risolvere di tutto e i mezzi e le terapie sono di più. Quindi su cosa intervenite maggiormente? Stiramenti, elongazioni muscolari, affaticamenti muscolari e stati contratturali, con la diatermia e i laser. Per ematomi, sostenere muscoli e articolazioni, defaticamenti vari il Dream K: i benefici sono tangibili e si può usare anche in campo. Come risponde alle polemiche sulla pericolosità, a livello cerebrale, del football? Con i numeri. La Federazione stila un injury report annuale, in cui si segnalano tutti i casi di trauma cranico avvenuti in partite ufficiali. Quest anno si sono disputate più di 250 partite, coinvolgendo atleti per ciascun match. Le concussioni sono state 10, nessuna delle quali con perdita di conoscenza. Statisticamente non sono rilevanti. La verità è che i giocatori sono molto (ben) protetti e controllati. La federazione a partire dai prossimi campionati attiverà una banca dati delle concussioni come avviene in altri sport per un monitoraggio sempre più attento del problema. Il football è uno sport numeroso, nel senso che si gioca in tanti. Quanto è importante il gruppo, per riallacciarci al discorso di Al Pacino? Tanto, tutto, troppo. Mi vien da dire. Ho fatto anche l allenatore e capisco quando la squadra ha bisogno di essere strigliata, stimolata, coccolata. Non sempre ci si riesce ma l emotività gioca un ruolo importante nell economia di una partita e, più in generale, della stagione. Concludiamo con una domanda diversa : se il gruppo sta bene, ci si fa male meno? Mi verrebbe da dire di sì, però non posso dimenticarmi che il fato interviene quando gli pare a lui. Diciamo che se il lavoro dell allenatore e dello staff, anche medico, va nella direzione giusta, e i giocatori lo recepiscono, si diminuiscono le possibilità di infortunarsi. Perché viene tutto più facile, più fluido e, senza tirare in ballo le statistiche, si incorre meno in episodi spiacevoli, spesso figli di ritardi di preparazione, stanchezza, affaticamenti vari che si possono - quantomeno - prevenire. Leukotape P & Hypafix Leukotape P è una benda anelastica rigida, che aderisce perfettamente alla pelle, resecabile con le mani, composta da rayon 100% e massa adesiva tradizionale con ossido di zinco. Contiene lattice naturale (potrebbe creare reazioni allergiche in soggetti predisposti) ed è venduta in confezioni da 3,8 cm per 13,7 metri. Ha un effetto stabilizzante sia dal punto di vista meccanico che propiocettivo. Molto utilizzato nel rugby e football americano grazie alla notevole resistenza e tenuta sotto sforzo. Hypafix, invece, è una fascia autoadesiva in TNT, porosa e conformabile per il fissaggio di cateteri e di medicazioni. In tessuto non tessuto in poliestere elastico permeabile all aria e al vapore acqueo, non contiene resine e gomme naturali. La confezione ospita un rotolo di 10 metri da 5 cm di larghezza. I due prodotti sono utilizzati in combinazione per confezionare i bendaggi per il fissaggio della rotula (Concetto McConnell) e dei bendaggi alla caviglia (in caso di distorsione in inversione) e al gomito (Concetto Mulligan). Hypafix, viene applicato direttamente sulla pelle, mentre Leukotape P viene utilizzato in sovrapposizione a quest ultimo.

6 *testimonianze MASSIMO DI VETTA (ITAS DIATEC TRENTino volley) «il dream k l ho accettato con cautela, con un certo scetticismo, ora ne sono più che convinto» FORTISSIMAMENTE VOLLEY Si è occupato a lungo di tennisti e calciatori, ma da una ventina d anni lavora in esclusiva sui pallavolisti di rango. Dapprima a Modena (maschile), poi a Spezzano (femminile), da sette campionati a Trento con l Itas Diatec dove gli impegni allargano i confini, dal campionato nazionale a quello europeo a quello mondiale (Trento è da due anni campione del mondo per club ndr) che i ragazzi «si divertono a vincere». Massimo Di Vetta, 54 anni, bolognese nato per caso a Roma, è stato anche per un paio di stagioni fisioterapista azzurro con le ragazze di Frigoni, poi ha scelto il club dove, oltre a governare lo staff di terapisti, tutti bravissimi, poter far valere l osteopatia, disciplina che frequenta dai suoi vent anni: «Da ragazzino ho praticato di tutto, calcio, tennis, nuoto, pallavolo senza eccellere in nulla. A 14 anni ho scelto il tennis, sono diventato un discreto NC, poi ho frequentato l Isef e sono diventato maestro federale. A 20 anni, causa acciacchi, soprattutto stanchezza poco spiegabile con l età, mi sono rivolto a un terapista manuale, un osteopata che aveva studiato in Francia. Individuò in una carie mal curata i miei problemi e mi rimise a nuovo. Da allora mi è capitato solo una volta un blocco alla schiena, poi nulla più. Grazie all osteopatia». E ora come si regola, chi si occupa dei muscoli altrui ha necessità di farsi trattare, a sua volta. Sono fortunato, ho sposato una terapeuta e siamo complementari. Ci posturiamo vicendevolmente, 20 minuti al giorno, così non andiamo incontro a problemi. Certo, trattare gente di 2 metri e passa che pesa 100 kg non è semplice ma basta lavorare con criterio, programmando tutto. Veniamo alla pallavolo: quali i cambiamenti negli ultimi vent anni? Il dato più rilevante è la prevenzione, con ruoli iperprofessionalizzati, e la selezione, spietata. Per capirci, un palleggiatore di livello oggi dev essere alto , mentre un tempo erano più bassi. Il motivo è semplice: il palleggiatore di statura simile a quella dei compagni a muro consente di non avere un buco. E poi la pallavolo odierna è molto più veloce, più potente, più spettacolare. Quindi trattamenti differenziati, in funzione dei ruoli (libero, palleggiatore, centrale, schiacciatore) Certo, il libero non attacca più la palla, lavora meno di forza ma moltissimo di destrezza, velocità, coordinazione. Lo schiacciatore dev essere molto pronto, gioca sia di destrezza sia di forza esplosiva. Per lui conta anche la tonicità nel salto, non dimentichiamo che c è gente che con la mano arriva ai 3 metri e 70. E la ripetizione del gesto, che dà usura: alcuni schiacciano in allenamento 200 palloni. Il lavoro sulla spalla è differenziato, tra un alzatore e uno schiacciatore non si procede con gli stessi trattamenti. Si lavora in chiusura, apertura ed extrarotazione. Al palleggiatore si richiedono spostamenti in tempi rapidi, si ragiona di frequenza del polpaccio, con il tendine d Achille molto sollecitato. Traumatisti principali? Nove distorsioni su dieci di caviglia e di ginocchio i giocatori se le procurano cadendo su un altro, su un compagno. La respirazione sembra essere un dato sottostimato. Concordo, ma ce ne occupiamo, perché l elasticità fa la differenza, soprattutto nella postura dei singoli. Alcuni giocatori hanno pettorali forti ma non respirano al meglio. Vanno indirizzati per ossigenare di più l organismo. Ci sono in giro giovani di 15/18 anni che sono un disastro, hanno le catene muscolari posteriori arretratissime, pagheranno dazio nel tempo. Voi lavorate con un centro equipaggiato da Sixtus, dotato di tutti i macchinari. Lei se ne avvale? I tre terapisti che lavorano con me usano ultrasuoni e laser ad alta potenza. Va detto che il nostro lavoro non può prescindere dalla manualità, le macchine sono un completamento. Creme, bendaggi: qualcosa da segnalare? Mai avuto problemi in tanti anni, mai nessuna reazione allergica e questo certifica un affidabilità che altri, mi creda, non hanno. Il Dream K l ho accettato con cautela, con un certo scetticismo, ora ne sono più che convinto, ma non vorrei che si esagerasse, che fosse una moda. In alcune squadre li tappezzano di cerotti. Fondamentali i corsi che Sixtus organizza per illustrarne l impiego.

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