Caso e necessità in psicopatologia: l esperienza del sintomo 1

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1 Caso e necessità in psicopatologia: l esperienza del sintomo 1 di Nicolò Terminio 2 Introduzione In questo contributo i concetti di caso e necessità verranno trattati prendendo come perno argomentativo l esperienza soggettiva del sintomo psicopatologico. Nell illustrare le coordinate principali del sintomo i due concetti troveranno una loro declinazione esistentiva. Si cercherà di chiarire in che modo la necessità del sintomo sia in rapporto all incontro con l esperienza del caso. A tal fine verranno messi in evidenza due vettori principali: (1) il sintomo in quanto esperienza che non cessa di ripetersi e (2) il sintomo in quanto soluzione per affrontare ciò che nella vita ci espone al caso. 1. Il sintomo come disturbo Nell esperienza soggettiva il sintomo psicopatologico si presenta come un disturbo, come un elemento che incrina e perturba il corso della vita quotidiana. Il sintomo può configurarsi come un fenomeno che compare in un momento improvviso, ma diventerà un vero e proprio sintomo solo quando troverà una sua persistenza nel tempo: non si tratta quindi di qualcosa di fugace, ma di un esperienza che torna a ripetersi. In modo non controllabile il sintomo si impone nell esistenza del soggetto, assumendo, di volta in volta e caso per caso, le diverse forme che troviamo descritte nei trattati di psicopatologia (Sims 1995). Gli attacchi di panico, per esempio, si presentano come un fulmine a ciel sereno, cioè come un evento inatteso e imprevedibile. Durante la crisi di panico, che va da qualche minuto ad un ora, il soggetto prova un intensa sensazione di terrore accompagnata da un corteo di sintomi fisici (tachicardia, palpitazioni, sudorazione, sensazione di caldo e freddo, formicolii, vertigini, nausea, respiro affannoso, sensazione di soffocamento, ecc.) e psichici (sensazione di stare per impazzire, sensazione di morte imminente, paura di svenire, perdita di controllo, ecc.). 1 Testo pubblicato in Nuova Civiltà delle Macchine. Rivista trimestrale di analisi e critica, 2009, n. 1, pp Psicoterapeuta, Ph.D. in Ricerche e metodologie avanzate in Psicoterapia. 1

2 L attacco di panico è solitamente seguito da un senso di malessere, disagio e apprensione, che può persistere per varie ore. La persona generalmente non riesce a comprendere quali situazioni o eventi provochino il panico e inoltre inizia a provare la paura che l attacco possa ripetersi. Tutto ciò conduce il soggetto a evitare le abituali attività di lavoro, di studio e anche di svago, tentando in tal modo di ridurre le occasioni e le probabilità di pericolo. Nell esperienza del soggetto il panico si presenta per caso, ed è proprio l aleatorietà di questa ripetizione che alimenta l ansia d attesa di un evento imprevisto. Si tratta di un evento imprevisto che il soggetto avverte come un esperienza che non cesserà di ripetersi. È in tal senso che ne intuisce la necessità. 2. Il sintomo come messaggio Il sintomo si presenta quindi come un disturbo che non può non prodursi, un effetto sicuro di cui il soggetto ignora la causa. Nel corso di una cura psicoanalitica il paziente parlerà degli episodi in cui il sintomo si presenta e pian piano riuscirà a individuare una serie di coordinate che definiscono le situazioni tipo in cui il sintomo entra in azione. Una giovane ragazza potrà infatti elencare tutta una serie di episodi di panico per poi riconoscervi una cifra comune e accorgersi che il panico prende il sopravvento quando, per esempio, deve svolgere un attività richiestale dalla madre. Da qui il discorso si sposterà dal sintomo inteso come lamento di una sofferenza al sintomo che diventa espressione di una questione soggettiva. Nell esperienza psicoanalitica il sintomo non viene considerato solo come un disturbo o un deficit da aggiustare o riparare, ma innanzitutto come un messaggio da decifrare, ossia come una metafora del soggetto, come il segno della sua particolarità inascoltata. Sebbene incrini l identificazione al ruolo affettivo o sociale di una persona, turbando anche il suo equilibrio psico-fisico, esso è il segno di una verità che si fa spazio in modo enigmatico e perturbante. Il sintomo è quel capitolo della storia del soggetto che è stato censurato (Lacan 1953), in esso si ripresentifica una questione che per il soggetto è rimasta inelaborata. Il sintomo è necessario in quanto si fa portavoce della necessità di riallacciare alcuni dei fili che tessono il percorso esistentivo della persona. La cura psicoanalitica dovrebbe consentire al discorso del paziente di isolare, mobilitare e collegare gli eventi chiave che hanno avuto un ruolo cruciale nella sua storia. Una paziente può riferirci di aver compiuto una certa scelta nella sua vita perché le era stato detto che stava dando le perle ai porci. Da qui l analista inviterà la paziente a riflettere sulle possibili sfumature semantiche della sua frase. Si tratta 2

3 infatti di un testo significante che deve ancora sprigionare i suoi significati: cosa intende con questa frase?, che cosa sono le perle?, chi sono i porci? Attorno a tali questioni occorrerà invitare la paziente ad articolare una trama discorsiva che consenta di inferire l uso, il significato di quella serie di significanti. Non basterà però enucleare i punti fondamentali del suo discorso per comprenderne il significato: infatti, come mai una frase come quella riportata sembra avere un tale potere di determinazione nella scelta della paziente? 3. Il sintomo come soddisfazione Il sintomo non è solo un messaggio da decifrare o un esperienza che si può riassorbire nella dimensione del significato, infatti esso si costituisce innanzitutto come un paradosso della soddisfazione. Il paziente coglie l aspetto di necessità del suo sintomo individuando quel paradosso soggettivo per cui arriva a dire dei propri sintomi: non ne posso più ma non ne posso fare a meno. Un paziente, per esempio, può essere disturbato da un pensiero che riconosce come proprio ma che gli sembra strano e ripetitivo, e riscontra di essere incapace a prevenirne la ripetitività. In una cura psicoanalitica il paziente, dopo aver esplorato il pluriverso semantico del sintomo, potrà dire che non può fare a meno del suo pensiero tormentoso perché in realtà soffre e gode e va a cercarsi il pensiero ogni qualvolta si affievolisce. Il soggetto può dunque accorgersi che in effetti ha un ruolo attivo nella manifestazione del suo tormento. In un analisi la domanda di guarigione si trasforma in una ricerca del senso del proprio sintomo, una ricerca che conduce il soggetto di fronte al lato scabroso della sua soddisfazione, una soddisfazione che va al di là di ogni principio di piacere o di adattamento alla realtà (Miller 1998). 4. Il sintomo come cura dell angoscia In psicoanalisi, la spinta a una soddisfazione al di là del principio di piacere viene chiamata pulsione di morte (Freud 1920). Si tratta di una spinta libidica che rimane impermeabile a ogni buon senso e che può portare il soggetto anche alla rovina. Basti pensare all anoressia, dove il rapporto con il cibo viene snaturato dalla valenza pulsionale dell oggetto cibo. Per l anoressica vale più l oggetto-niente che l oggettocibo, il vuoto scavato nel corpo diventa la soluzione e il sostituto a un armonia impossibile da raggiungere (Recalcati 2002). Ma di quale armonia si tratta? Nel sintomo anoressico è innanzitutto la relazione con l Altro ad essere non armonica e sbilanciata, pertanto l anoressia non viene considerata una malattia dell appetito, ma 3

4 una malattia dell amore, infatti si configura come la risposta del soggetto al desiderio dell Altro. Il desiderio dell Altro rappresenta per ciascun soggetto quella dimensione dell Altro che può farci sentire alla sprovvista, cioè privi di riferimenti simbolici che ci permettano di interpretare e decodificare ciò che l Altro vuole da noi. Nella storia di ciascun soggetto l incontro con tale dimensione, che in modo elettivo rappresenta l alterità, è segnato da un punto di discontinuità nell esperienza, c è un prima e un dopo che viene scandito da un evento contingente. È come se nell insieme dei cigni bianchi comparisse in modo improvviso e inaspettato quel cigno nero che scardina l omogeneità rassicurante che caratterizza il campo dell Altro. In fondo, il cosiddetto trauma psichico è riconducibile a un esperienza che ha marchiato la discontinuità dell attaccamento tra il soggetto e l Altro, introducendo la necessità di una nuova riformulazione del legame intersoggettivo, che non può più instaurarsi solo sulla dimensione dell accudimento: l Altro, qui, non è più il caregiver così viene indicato in psicologia dello sviluppo che posiziona il bambino in un luogo relazionale sicuro e affidabile, ma è un Altro che nella relazione non ha più come referente soltanto i bisogni del bambino. Desiderando il bambino l Altro non mette in gioco soltanto le sue capacità di accudimento e cura, ma anche quei desideri e quelle attese (genitoriali) che mettono in primo piano la propria soddisfazione. È per tal motivo che il bambino può sentirsi non più un soggetto della relazione ma un oggetto della soddisfazione dell Altro. Quando l Altro manifesta il suo desiderio, un desiderio che non si lascia assorbire dalla prevedibilità, il soggetto si ritrova nell angoscia. L angoscia non è solo il segnale del desiderio dell Altro, ma è la coincidenza di quest incontro con un momento inatteso, che anticipa la capacità interpretante del soggetto. Nell angoscia il soggetto si trova disarmato (prematuro) di fronte alla questione che può essere espressa dalla formula Che vuoi da me? e in più si trova assoggettato al desiderio dell Altro. L angoscia rappresenta un momento in cui il soggetto è in balia dell Altro (Lacan ). Ora, il sintomo è una cura dell angoscia in quanto rappresenta la strategia soggettiva per trattare e tenere a distanza il desiderio dell Altro. Alla base di ogni forma psicopatologica c è dunque la questione del rapporto del soggetto con l enigma del desiderio dell Altro. Si tratta di un enigma che nel corso di una vita può essere rappresentato da persone che tra loro sono molto diverse, ma che tuttavia sono accomunate dal tratto differenziale che ripropone al soggetto l incontro traumatico e contingente con il desiderio dell Altro. E il sintomo entra in funzione ogni qual volta si presenta nell esperienza un evento o una situazione che 4

5 rievoca un evento passato che è avvenuto per caso e che allo stesso tempo ha colto il soggetto privo di riferimento simbolici. Conclusione: il sintomo dopo una psicoterapia Nell ambito di una psicoterapia si tratta dunque di ricostruire la storia del soggetto per circoscrivere la trama relazionale che nella sua vita ha inaugurato l incontro con il desiderio dell Altro, che dal punto di vista della relazione intersoggettiva è ciò che si presenta in modo contingente e perdippiù non interpretabile. Nel corso di una cura il soggetto cerca di decifrare tra le maglie del sintomo il desiderio dell Altro, ovvero quale oggetto è stato per l Altro. Tuttavia la questione del Che cosa vuole l Altro da me? riceve quasi sempre una risposta che rimane insatura, tranne in alcune situazioni dove la risposta assume la forma della certezza delirante (Rossi Monti 2008). Sapere ciò che l Altro pensa e vuole da noi richiede un interpretazione che è sempre suscettibile di nuove riformulazioni. Eppure per l essere umano è di vitale importanza poter supporre una certa stabilità e una sufficiente benevolenza nelle intenzioni dell Altro. In una cura psicoanalitica non si trovano nuove certezze da applicare alla relazione intersoggettiva, semmai il cambiamento concerne la trasformazione del sintomo. Il sintomo non viene messo in discussione nei suoi fondamenti, cioè nella necessità di farsi da ponte tra il soggetto e la contingenza dell incontro, ma nelle modalità che determinano la sua entrata in funzione: tra le maglie strette del sintomo, che soffocano il soggetto durante un attacco di panico, viene introdotta la consapevolezza dell ineliminabilità di un incontro che può prenderci sempre alla sprovvista. L incontro-scontro con questo aspetto irriducibile del rapporto con l Altro, se sufficientemente elaborato, può cambiare la funzione (e non la necessità) del sintomo: se all inizio di una cura il sintomo cessava di non ripetersi in modo quasi sempre uguale a se stesso, alla fine di un analisi esso può ancora svolgere il suo ruolo di velo dell enigma dell Altro, ma senza esorcizzare un incontro che può scompaginare il precedente ordinamento e chiedere perciò un nuovo ordine. Il sintomo quindi da funzione che si innesca come disturbo e in modo coattivo, può diventare una necessità che non è più piegata alla ripetizione dell identico ma che è pronta a riformulare un nuovo ordine quando l Altro punta verso di noi il suo desiderio. È un incontro, quello con il desiderio dell Altro, che avviene sempre per caso, non si può calcolare né prevedere. In fondo accade così anche nell incontro con l amore. 5

6 Lo psicoanalista Jacques Lacan diceva che l amore è per caso, aggiungendo che si tratta di un incontro contingente che assume poi lo statuto di necessità (Lacan ). È forse per tal motivo che una donna può diventare il partnersintomo di un uomo (Miller 1997). Bibliografia FREUD S. (1920), Al di là del principio di piacere, in Opere, vol. 9, ed. it. a cura di C.L. Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 1977, pp LACAN J. (1953), Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi, in Scritti, vol. I, ed. it. a cura di G.B. Contri, Einaudi, Torino 1974, pp LACAN J. ( ), Il seminario, Libro X, L angoscia, ed. it. a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino LACAN J. ( ), Il seminario, Libro XX, Ancora, ed. it. a cura di G.B. Contri, Einaudi, Torino MILLER J.-A. (1997), La teoria del partner, La Psicoanalisi, n. 34, 2003, pp MILLER J.-A. (1998), L osso di un analisi, tr. it. di C. Menghi e V. Carnelutti Leone, Angeli, Milano RECALCATI M., Clinica del vuoto. Anoressie, dipendenze, psicosi, Angeli, Milano ROSSI MONTI M., Forme del delirio e psicopatologia, Cortina, Milano SIMS A. (1995), Introduzione alla psicopatologia descrittiva, tr. it. di L. Bellodi e M. Battaglia, Cortina, Milano

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