Gruppo di lavoro. Adottato con D.C.C. n. 16 del 23/04/2013. PROGETTISTI Urb. Raffaele Gerometta Urb. Daniele Rallo Urb.

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2 Adottato con D.C.C. n. 16 del 23/04/2013 Approvato in Conferenza di Servizi del 01/10/2014 Gruppo di lavoro PROGETTISTI Urb. Raffaele Gerometta Urb. Daniele Rallo Urb. Valeria Polizzi CONTRIBUTI SPECIALISTICI Dott. Amb. Lucia Foltran Ing. Erika Grigoletto Ing. Elettra Lowenthal Dott. For. Marco Pianca Ing. Lino Pollastri Geol. Eros Tomio Urb. Fabio Vanin TECNICO REDATTORE VINCA Ing. Elettra Lowenthal Mauro Dal Zilio Il Sindaco PAT 2013 COMUNE DI QUINTO DI TREVISO Giulio Sartor Il Vice Sindaco Arch. Andrea Sancassani Il Responsabile Servizio Urbanistica Dott. Giampietro Cescon Il Segretario Comunale

3 1 FASE APPROCCIO METODOLOGICO QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO FASE 2 - DESCRIZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO AREE INTERESSATE E CARATTERISTICHE DIMENSIONALI DURATA DELL ATTUAZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO (PAT) INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI CHE POSSONO PRODURRE INCIDENZE INDICAZIONE DERIVANTE DAGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE INDICAZIONI E PRESCRIZIONI FASE 3 VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÁ DELLE INCIDENZE DEFINIZIONE DEI LIMITI SPAZIALI E TEMPORALI DELL ANALISI I SITI RETE NATURA IDENTIFICAZIONE DEGLI ASPETTI VULNERABILI DEI SITI CONSIDERATI IDENTIFICAZIONE DEGLI EFFETTI CON RIFERIMENTO AGLI HABITAT, HABITAT DI SPECIE E SPECIE NEI CONFRONTI DEI QUALI SI PRODUCONO IDENTIFICAZIONE DEGLI EFFETTI SINERGICI E CUMULATIVI IDENTIFICAZIONE DEI PERCORSI ATTRAVERSO I QUALI SI PRODUCONO PREVISIONE E VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DEGLI EFFETTI CON RIFERIMENTO AD HABITAT, HABITAT DI SPECIE E SPECIE FASE BIBLIOGRAFIA CITATA E CONSULTATA H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 1 di 148

4 H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 2 di 148

5 1 FASE 1 L'art. 6 della Direttiva "Habitat" 92/43/CEE stabilisce le disposizioni che disciplinano la conservazione dei siti Natura In particolare, i paragrafi 3 e 4 definiscono una procedura progressiva, suddivisa cioè in più fasi successive, per la valutazione delle incidenze di qualsiasi piano e progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo (valutazione di incidenza). La Direttiva "Habitat" è stata recepita in Italia dal DPR 357/97, successivamente modificato dal DPR n. 120 del 12 marzo 2003, Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, il quale, all art. 5 comma 2 stabilisce che: I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti, predispongono, secondo i contenuti di cui all'allegato G, uno studio per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Secondo l Allegato G del precitato DPR 357/97 le caratteristiche del piano devono essere descritte con riferimento: alle tipologie delle opere progettate; alle dimensioni ed all ambito di riferimento; alla complementarietà con altri progetti; all uso di risorse naturali; alla produzione di rifiuti; all inquinamento (emissioni in atmosfera di gas e polveri) e ai disturbi ambientali (rumore, vibrazioni, inquinamento luminoso ecc.); al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate. Le interferenze eventualmente generate dal progetto devono essere descritte con riferimento al sistema ambientale considerando: componenti abiotiche (clima, suolo, sottosuolo, acque superficiali, acque sotterranee); componenti biotiche (flora, vegetazione, fauna); connessioni ecologiche (ecosistemi, paesaggio). Inoltre le interferenze devono tenere conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona e della capacità di carico dell ambiente naturale. Su incarico del Comune di Quinto di Treviso (TV) viene redatta la presente Relazione di relativa alla procedura di del Piano di Assetto del Territorio sul Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.) IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest e sulla Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.) IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e di S. Cristina. La valutazione viene redatta ai sensi della normativa vigente comunitaria, nazionale e regionale. In particolare si è fatto riferimento alla Guida metodologica per la valutazione di incidenza ai sensi della direttiva 92/43/CEE (Allegato A) approvata dalla Giunta Regionale della Regione Veneto con delibera n 3173 del 10 ottobre 2006, ove è indicata la necessità di redigere una relazione di non solo per i piani e progetti ricadenti all interno dei siti Natura 2000, ma anche per quelli aventi possibili incidenze significative su di essi. Di notevole importanza per la valutazione risulta essere anche la direttiva 2009/147/CE del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'unione europea L20 del 26 gennaio 2010, che sostituisce la precedente Direttiva 79/409/CEE. Nel territorio comunale di Quinto di Treviso ricadono parzialmente i seguenti Siti: il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest ; la Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e di S. Cristina. Ad est del territorio comunale, a circa m si osservano il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT Fiume Sile da Treviso Est a San Michele Vecchio e la Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT Fiume Sile: Sile Morto e ansa a San Michele Vecchio. Di seguito si riporta una cartografia di inquadramento del comune di Quinto di Treviso (TV) nella Rete Natura 2000 della Regione Veneto. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 3 di 148

6 Comune di Quinto di Treviso e i Siti Rete Natura 2000 presenti (fonte:shape Regione Veneto) H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 4 di 148

7 Si evidenzia che le misure di mitigazione e compensazione ambientale di cui agli articoli 7, 25, 26, 30, 40, 42, 43, 48, 58 e All. B delle NT del Piano di Assetto del Territorio di Quinto di Treviso non sono equiparabili alle misure di mitigazione e compensazione eventualmente definibili nell ambito della valutazione di incidenza di piani, progetti e interventi sugli habitat, habitat di specie e specie di cui alle Direttive comunitarie 92/43/CEE e 2009/147/CE, per la cui identificazione è necessario procedere ai sensi e secondo le modalità della DGR 3173/ Approccio metodologico Il riferimento principale per la redazione dello studio di incidenza è stato il documento Guida metodologica per la valutazione di incidenza ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, Allegato A alla DGR n del , nonché l Allegato G del D.P.R. 8 settembre 1997, n Sussiste ormai un consenso generalizzato sul fatto che le valutazioni richieste dall articolo 6 siano da realizzarsi per livelli. La guida propone pertanto i seguenti livelli: Livello I: screening - processo d individuazione delle implicazioni potenziali di un pro-getto o piano su un sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e determinazione del possibile grado di significatività di tali incidenze; Livello II: valutazione appropriata - considerazione dell incidenza del progetto o piano sull integrità del sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o pro-getti, tenendo conto della struttura e funzione del sito, nonché dei suoi obiettivi di con-servazione. In caso di incidenza negativa, si aggiunge anche la determinazione delle possibilità di mitigazione; Livello III: valutazione delle soluzioni alternative - valutazione delle modalità alternative per l attuazione del progetto o piano in grado di prevenire gli effetti passibili di pregiudi-care l integrità del sito Natura 2000; Livello IV: valutazione in caso di assenza di soluzioni alternative in cui permane l incidenza negativa - valutazione delle misure compensative laddove, in seguito alla conclusione positiva della valutazione sui motivi imperanti di rilevante interesse pubbli-co, sia ritenuto necessario portare avanti il piano o progetto. A ciascun livello si valuta la necessità o meno di procedere al livello successivo. Per esempio, se al termine del Livello I si giunge alla conclusione che non sussistono incidenze significative sul sito Natura 2000, non è necessario procedere ai livelli successivi della valutazione. LIVELLO I: SCREENING In questa fase si analizza la possibile incidenza che un progetto o un piano può avere sul sito natura 2000 sia isolatamente, sia congiuntamente con altri progetti o piani, valutando se tali effetti possono oggettivamente essere considerati irrilevanti. Tale valutazione consta di quattro fasi: 1. Determinare se il progetto/piano è direttamente connesso o necessario alla gestione del sito. 2. Descrivere il progetto/piano unitamente alla descrizione e alla caratterizzazione di altri progetti o piani che insieme possono incidere in maniera significativa sul sito Natura Descrivere compiutamente le caratteristiche del sito Natura Identificare la potenziale incidenza sul sito Natura Valutare la significatività di eventuali effetti sul sito Natura Per quanto riguarda la descrizione del piano il precitato Allegato A alla DGR n del indica gli elementi che possono produrre incidenze (sia isolatamente sia in congiunzione con altri piani, progetti o interventi): aree interessate e caratteristiche dimensionali; durata dell attuazione e cronoprogramma (adozione, approvazione, costruzione, funzionamento, dismissione, recupero); distanza dai siti della rete Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi; indicazioni derivanti dagli strumenti di pianificazione; utilizzo delle risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi, ); identificazione di tutti i piani, progetti e interventi che possono interagire congiuntamente. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 5 di 148

8 Per quanto riguarda la valutazione della significatività delle incidenze si mettono in relazione le caratteristiche del piano, del progetto o dell'intervento descritte nella precedente fase, con la caratterizzazione delle aree o dei siti nel loro insieme in cui è possibile che si verifichino effetti significativi, prendendo in considerazione anche eventuali effetti cumulativi. La valutazione di tali incidenze prevede: 1. definizione dei limiti spaziali e temporali dell analisi; 2. identificazione dei siti della rete Natura 2000 interessati e descrizione (caratteri fisici, habitat e specie di interesse comunitario, obbiettivi di conservazione, relazioni strutturali e funzionali per il mantenimento dell integrità); 3. identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati 4. identificazione degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie nei confronti dei quali si producono; 5. identificazione degli effetti sinergici e cumulativi; 6. identificazione dei percorsi e dei vettori attraverso i quali si producono; 7. previsione e valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie. Una volta completata la matrice di screening, la decisione può assumere la forma di due dichiarazioni: 1. È possibile concludere in maniera oggettiva che è improbabile che si producano effetti significativi sul sito Natura 2000; 2. In base alle informazioni fornite, è probabile che si producano effetti significativi, ovvero permane un margine di incertezza che richiede una valutazione appropriata. LIVELLO II: VALUTAZIONE APPROPRIATA Nel secondo caso l impatto del progetto/piano (sia isolatamente sia in congiunzione con altri progetti/piani) sull integrità del sito Natura 2000 è esaminato in termini di rispetto degli obiettivi di conservazione del sito e in relazione alla sua struttura e funzione. La prima fase di questa valutazione consiste nell identificare gli obiettivi di conservazione del sito, individuando gli aspetti del progetto/piano (isolatamente o in congiunzione con altri progetti/piani) che possono influire su tali obiettivi. Per la seconda fase (previsione dell incidenza) occorre innanzitutto individuare i tipi di impatto, che solitamente si identificano come effetti diretti e indiretti, effetti a breve e a lungo termine, effetti legati alla costruzione, all operatività e allo smantellamento, effetti isolati, interattivi e cumulativi. Una volta identificati gli effetti di un progetto/piano e una volta formulate le relative previsioni, è necessario valutare se vi sarà un incidenza negativa sull integrità del sito, definita dagli obiettivi di conservazione e dallo status del sito. Nello svolgere le valutazioni necessarie è importante applicare il principio di precauzione; la valutazione deve tendere a dimostrare in maniera oggettiva e comprovata che non si produrranno effetti negativi sull integrità del sito. Qualora l esito sia diverso, si presume che si verificheranno effetti negativi. Dalle informazioni raccolte e dalle previsioni formulate circa i cambiamenti che potrebbero verificarsi in seguito alla costruzione, al funzionamento o allo smantellamento del progetto/piano, a questo punto dovrebbe essere possibile completare la checklist sull integrità. Le eventuali misure di mitigazione vanno valutate a seconda degli effetti negativi che il progetto/piano può provocare (isolatamente o in congiunzione con altri progetti/piani). LIVELLO III: VALUTAZIONE DI SOLUZIONI ALTERNATIVE Questo livello prevede l esame di modi alternativi di attuare il piano/progetto per evitare, laddove possibile, gli effetti negativi sull integrità del sito Natura Lo schema riporta la struttura di tale processo. Prima di far procedere un piano/progetto, sia isolatamente sia in congiunzione con altri progetti/piani, che sia suscettibile di produrre un incidenza negativa sul sito Natura 2000, è necessario poter affermare oggettivamente che non esistono soluzioni alternative. Come primo passo per valutare se esistono soluzioni alternative, l autorità competente deve individuare gli obiettivi del piano/progetto. All inizio è possibile identificare una serie di modi alternativi per conseguire gli obiettivi del piano/progetto e tali alternative possono poi essere valutate in relazione all impatto che possono avere sugli obiettivi di conservazione del sito Natura Per tale valutazione è fondamentale prendere in considerazione la valutazione della cosiddetta alternativa denominata opzione zero, ovvero non intervenire. Tra le soluzioni alternative possono essere identificate varianti a: ubicazione o itinerari entità o dimensioni mezzi per conseguire gli obiettivi metodi di edificazione H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 6 di 148

9 metodi operativi metodi di smantellamento alla fine del ciclo di vita del progetto proposte di calendarizzazione. Per ciascuna alternativa è necessario descrivere e indicare il modo in cui è stata valutata. Una volta identificate tutte le possibili soluzioni alternative, esse devono essere valutate alla luce del possibile impatto che possono avere sul sito Natura Qualora siano state individuate soluzioni alternative che possono scongiurare l incidenza negativa o che possono attenuare gli effetti sul sito, è necessario valutarne l impatto ricominciando dal Livello I o II a seconda del caso. Tuttavia se si può ragionevolmente o oggettivamente concludere che non esistono soluzioni alternative, sarà necessario procedere al Livello IV previsto dalla metodologia di valutazione. LIVELLO IV: VALUTAZIONE IN CASO DI ASSENZA DI SOLUZIONI ALTERNATIVE IN CUI PERMANE L INCIDENZA NEGATIVA Per i siti in cui si trovano habitat e/o specie prioritari è necessario verificare se sussistono considerazioni legate alla salute umana o alla sicurezza o se vi sono benefici ambientali derivanti dal progetto/piano. Se tali considerazioni non sussistono, si deve procedere al Livello IV per le valutazioni delle misure compensative. In presenza di tali considerazioni, invece, occorre stabilire se si tratta di motivi imperativi di rilevante interesse pubblico prima di procedere alle valutazioni del Livello IV. Nel caso in cui sussistono motivi imperativi di rilevante interesse pubblico prima di far procedere il piano/progetto deve essere condotta una valutazione per accertare se le misure compensative possono effettivamente compensare il danno al sito. Esse rappresentano il tentativo estremo per mantenere la coerenza globale della rete complessiva di Natura Per essere accolte le misure di compensazione devono: essere rivolte, in adeguata proporzione, agli habitat e alle specie su cui pesa l incidenza negativa; riferirsi alla stessa regione biogeografica nello stesso Stato membro e devono essere localizzate nelle immediate vicinanze dell habitat dove si produrranno gli effetti negativi del progetto/piano; prevedere funzioni comparabili a quelle che hanno giustificato i criteri di scelta del sito originario; avere obiettivi chiari in termini di attuazione e di gestione in modo da poter garantire il mantenimento o l intensificazione della coerenza di Natura Quadro di riferimento normativo LA DIRETTIVA 92/43/CEE (DETTA DIR. HABITAT ) La Direttiva Habitat 92/43/CEE ha come obiettivo la protezione delle tipologie di habitat naturali elencate nell Allegato I della Direttiva e degli habitat a cui sono legate le specie animali e vegetali riportate nell Allegato II. Le azioni messe in atto al fine di raggiungere gli obiettivi citati sono: Creare una rete di aree protette definita Natura 2000 e proteggere e ricreare gli habitat elencati negli Allegati. Definire in ogni Paese membro lo status di conservazione delle specie e degli habitat elencati e fornire gli strumenti per monitorare l evoluzione di tale status di conservazione. Compilare una lista di siti naturali di importanza comunitaria nei territori dei Paesi membri. Alcuni di questi siti vengono definiti SIC Siti di importanza comunitaria, in inglese Special Areas for Conservation (SAC). Uniti alle Zone di Protezione Speciale previste dalla Direttiva Uccelli Selvatici formeranno la rete Natura LA DIRETTIVA 2009/147/CEE (DETTA DIR. UCCELLI ) La Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'unione europea L20 del 26 gennaio 2010 sostituisce la precedente Direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunita' europee n. L 103 del 25/04/1979. La direttiva mira a proteggere, gestire e regolare tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri - comprese le uova di questi uccelli, i loro nidi e i loro habitat; nonchè a regolare lo sfruttamento di tali specie attraverso la caccia. Gli Stati membri sono tenuti a preservare, mantenere o ripristinare i biotopi e gli habitat di questi uccelli istituendo zone di protezione,mantenendo gli habitat, ripristinando i biotopi distrutti, creando biotopi. Per talune specie di uccelli identificate dall'allegato I e le specie migratrici sono previste misure speciali di protezione degli habitat. IL DPR 8 SETTEMBRE 1997, N. 357 Il DPR 357/1997 Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, rappresenta il provvedimento legislativo statale di riferimento per H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 7 di 148

10 l applicazione delle disposizioni normative sulla tutela delle aree di interesse comunitario. La sua formulazione è il risultato di una lunga serie di passaggi operativi avvenuti, a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, a livello di comunità europea e a livello di tavolo di concertazione Stato Regioni (e Province Autonome). In seguito all intensa attività di consultazione avvenuta a livello comunitario e dell emanazione delle disposizioni per l adempimento degli obblighi derivanti dall appartenenza dell Italia alle Comunità Europee, nel 1997 viene emanato quello che potremo definire come il primo regolamento di tutela ambientale. Il regolamento è teso a disciplinare le procedure per l adozione delle misure previste dalla direttiva 92/43/CEE Habitat, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. D.M. 17 OTTOBRE 2007 N. 184 Il Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007 n. 184 Criteri minimi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS) integra la disciplina afferente la gestione dei Siti che formano la Rete Natura 2000 in attuazione delle direttive n. 2009/147/CE e n. 92/43/CEE, dettando i criteri minimi sulla cui base le Regioni e le Province autonome adottano le misure di conservazione o all occorrenza i piani di gestione per tali aree, in adempimento dell art. 1, comma 1226, della legge 27 dicembre 2006, n I criteri minimi uniformi consentono di garantire la coerenza ecologica della Rete Natura 2000 e l adeguatezza della sua gestione nel territorio nazionale. I criteri minimi per la definizione delle misure di conservazione per le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) sono stati confrontati con le Norme Tecniche di Piano in modo tale da verificare se la normativa proposta sia in linea con i criteri riportati nel Decreto in esame. Dal confronto non si rilevano contraddizioni o incongruenze con i criteri imposti dal Decreto Ministeriale. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 8 di 148

11 2 FASE 2 - DESCRIZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INQUADRAMENTO TERRITORIALE GEOGRAFICO Quinto di Treviso è un comune di prima cintura situato circa 5 chilometri a sud-ovest di Treviso. In termini di problematiche e prospettive si configura da cerniera tra i comuni della fascia centrale metropolitana e quelli della pedemontana. Dal punto di vista morfologico, si colloca nella zona di transizione tra la medio-alta e la bassa pianura veneta, nella cosiddetta fascia delle risorgive, che interessa la parte meridionale del comune e ne comprende una superficie pari a circa 2/3. Il territorio comunale, di estensione pari a 18,97 Kmq, confina a nord con il comune di Paese, a sud con Zero Branco, a est con Treviso e ad ovest con Morgano. Situato in un ambito attrattivo per la residenza e le attività produttive e a servizi, il comune di Quinto di Treviso si trova ad un altitudine media di 21 m s.l.m. e comprende: il capoluogo, sorto a cavallo del Sile e sviluppato lungo la strada regionale n. 515 Noalese ; la frazione di Santa Cristina, espansa a nord della linea ferroviaria Treviso-Ostiglia; il nucleo di San Cassiano, sviluppato lungo la strada provinciale n. 79 delle Cave ; l insediamento di Boiago, situato nella parte nord-orientale del territorio comunale. L elemento caratterizzante il sistema ambientale è l ecosistema fluviale del fiume Sile, che attraversa il territorio comunale da ovest a est e ne attribuisce particolare valenza naturalistica e paesaggistica, con riferimento all oasi naturalistica del mulino di Cervara, una delle zone umide più importanti del Parco Regionale Naturale del Fiume Sile. La rete viaria è caratterizzata dalla strada regionale n. 515 Noalese, che costituisce l asse principale in termini di flussi di traffico ed è strutturata su due direttrici: una direttrice nord-sud, che connette Quinto di Treviso con il comune di Zero Branco, e una direttrice ovest-est, che collega il capoluogo con il comune di Treviso. Il sistema infrastrutturale è costituito altresì dalle seguenti arterie stradali: la strada provinciale n. 79 delle Cave, asse di scorrimento nord-sud, che collega il nucleo urbano di Quinto di Treviso al comune di Paese; la strada provinciale n. 5 Castellana, asse di scorrimento est-ovest, che connette il territorio quintino con il comune di Castelfranco Veneto; la strada provinciale n. 17 del Sile, che dal capoluogo giunge al comune di Badoere. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 9 di 148

12 RETE IDROGRAFICA Il Comune di Quinto si trova in provincia di Treviso ed è interamente compreso all interno del Bacino del Sile. Il territorio di Quinto è caratterizzato dal punto di vista idrografico dal Fiume Sile, che lo attraversa interamente in direzione ovest- est, rappresentando il ricettore finale di tutte le acque meteoriche del territorio Comunale. Gli altri corsi d acqua che attraversano il territorio Comunale fanno comunque parte dello stesso bacino ed in particolare: Riello, Piovega, Dal Zilio e Boiago si immettono nel Sile all interno del territorio Comunale Il Fosso Dosson si immette nel Sile poco a valle di Treviso Lo Scolo Serva si immette nel Sile a Casale sul Sile. ll Sile, con i suoi 100 km di lunghezza è il fiume di risorgiva più lungo d Europa, le sue sorgenti si trovano nell'area protetta di Casa Corba nel comune di Vedelago, l'acqua sgorga da "fontanazzi" (buche), a portata e temperatura pressoché costante. Proprio per la sua portata costante, è sempre stato luogo ideale per l'insediamento di mulini; di cui è rimasta traccia anche a Quinto di Treviso. Fiume Sile Il corso del Sile si può suddividere in tre parti diversi per caratteristiche idrauliche e fisiche: la prima parte dolce ed immersa in aree protette, dalle sorgenti a Quinto di Treviso. Il tratto intermedio del corso del fiume, da Quinto fino alla città di Treviso, dove il suo corso si allarga per la presenza di cave abbandonate e una serie di opere idrauliche rallentano il suo corso sfruttando i dislivelli per produrre energia elettrica L'ultimo tratto di circa 70km, navigabile fino alla laguna veneta caratterizzato da numerose anse che ne rallentano il corso, a Portegrandi, l'ultima chiusa, prima di entrare nella laguna veneta. Quinto di Treviso rappresenta proprio il punto di passaggio tra il primo ed il secondo tratto, ed ospita un sito naturalistico di grande pregio quale l Oasi di Cervara. Dal punto di vista morfologico nel tratto del Sile che va da Morgano a Quinto la bassura su cui si sviluppa l'alveo del Sile ed il reticolo dei suoi affluenti si restringe rispetto a quanto avviene più a monte, pur mantenendo dimensioni trasversali di un certo rilievo. Gli interventi antropici legati all'attività agricola si riducono, ma si incrementa la presenza di allevamenti ittici, taluni caratterizzati da ampie estensioni, che hanno notevolmente modificato l'assetto naturale dell'alveo del fiume. Sono presenti in alveo cave di notevoli dimensioni, lungo le cui scarpate si osservano locali e limitati segni di dissesto. Lo schema seguente, tratto dallo Studio Idraulico sul Sile del Prof. D Alpaos, distingue i sottobacini afferenti al fiume Sile e le aree direttamente scolanti: H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 10 di 148

13 Aree direttamente scolanti nel Sile Tratto dalle Sorgenti a Quinto 15 km 2 Tratto da Quinto a Treviso 25 km 2 Tratto da Treviso e Quarto d'altino 15 km 2 Sottobacini del Sile 1) Canale di Gronda 100 km 2 2) Antiga - Padernello 90 km 2 3) Rio Piovega di Morgano o Rio delle Acque 1 km 2 4) Rio Piovega di Badoere 2.5 km 2 5) Roggia Piovega - Riello 3 km 2 6) Canale o Fosso Dosson 23 km 2 7) Scolo Serva 18 km 2 8) Scolo Bigonzo 13 km 2 9) Piovesan 20 km 2 Giavera-Pegorile (non indicato in cartografia) 55 km 2 10) Limbraga - Storga 6 km 2 11) Melma 16 km 2 12) Scolo Rigolo 9 km 2 13) Nerbon 9 km 2 14) Pentia - Agozzo 7.5 km 2 15) Musestre 26 km 2 16) Fossetta 58 km 2 TOTALE 497 km 2 Immissione nel Sile a valle di Quinto di Treviso Fiume Sile Al bacino del Sile viene generalmente attribuita una superficie di 620 km 2 che viene raggiunta con ulteriori sottobacini presenti nel tratto a valle di Portegrandi. Il Sile attraversa il territorio in direzione W-E, con andamento caratterizzato dalla presenza di un'ansa accentuata in corrispondenza del centro abitato. Accanto alle polle di risorgiva naturali sono presenti aree di affioramenti continui d'acqua sotterranea lungo tratti di canali artificiali realizzati dall'uomo per il drenaggio delle aree coltivate. In questo contesto le modifiche apportate al territorio da parte dell uomo sono ben evidenti, non solo come conseguenza degli interventi di bonifica attuati nelle zone paludose, ma anche a seguito dell'escavazione di inerti e della proliferazione degli allevamenti ittici. Modifiche consistenti alla morfologia dell'alveo si riscontrano soprattutto a Quinto di Treviso, in conseguenza dell'intensa attività di estrazione inerti proseguita fino agli anni '60. Qui il Sile si allarga fino a formare due bacini lacustri posti in cascata, uno a monte e l'altro a valle della S.P. per Treviso. Si tratta di bacini le cui quote idrometriche sono regolate da appositi organi di sostegno formati da una traversa con strutture in parte fisse, in parte manovrabili. Tra S. Cristina e Quinto una vasta area sulla sinistra del fiume è destinata alle attività ittiche in una zona un tempo occupata da una palude. Un ulteriore impianto di itticoltura è situato subito a ridosso dell'abitato di Quinto, sulla sponda destra del fiume. Uno dei rami con cui il Sile si immette in tale specchio d acqua è regolato da un manufatto di controllo ai fini idroelettrici. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 11 di 148

14 Manufatto regolazione ai fini idroelettrici sul Sile Sile in centro a Quinto, sullo sfondo due mulini Sile in centro a Quinto di Treviso (collegamento rami immissione in specchio d acqua itticoltura) A valle del centro abitato lo Scolo Boiago si immette nel Sile; esso, per buona parte tombato, è il recapito delle acque di scarico del depuratore di Paese e di alcune attività industriali presenti nel territorio di questo comune. A breve distanza da questa immissione è situato anche lo scarico del depuratore di Quinto. Altri scarichi di natura civile sono presenti lungo la sponda destra del fiume in corrispondenza delle nuove lottizzazioni realizzate lungo la S.P. per Treviso, che corre parallela al Sile, mentre sulla sponda opposta è da segnalare lo scarico delle acque meteoriche dell'aeroporto. Si tratta in genere di immissioni per le quali la qualità delle acque dovrebbe essere attentamente controllata data la delicatezza dei problemi che eventuali episodi di inquinamento potrebbero comportare. Fosso Dosson Si tratta di un sottobacino di circa 23 km 2 di estensione drenato dall'omonimo corso d'acqua alimentato inizialmente dalle acque sorgive affioranti nel territorio dei comuni di Morgano e Zero Branco. Dopo un percorso di circa 16 km, parallelo all'alto corso del Sile, caratterizzato da una accentuata sinuosità, il Dosson si immette in destra del ramo abbandonato del Sile nei pressi di S. Antonino, a valle di Treviso. In situazioni normali la sua portata è dell'ordine di 0.84 m 3 /s, ma raggiunge in caso di piena i 2,5 mc/s. Il territorio attraversato è pressoché pianeggiante ed è costituito prevalentemente da terreni agrari, ed in parte da aree densamente urbanizzate. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 12 di 148

15 Scolo Serva Il Serva ha un bacino idrografico di circa 18 km2. Il corso d'acqua ha origine in località Cannaregio a Sud di Quinto di Treviso e si immette in destra del Sile a Casale sul Sile nell ambito del Consorzio Acque Risorgive, dopo un percorso di circa 12 km, con una portata caratteristica di 0.2 m3/s. Il territorio attraversato nell ambito Comunale è occupato da terreni agrari e mancano a tal proposito elementi attendibili sugli eventuali scarichi che si immettono nello scolo. Solo le estremità meridionali del Comune vengono drenate da questo corso d acqua, che non manifesta problematiche di insufficienza. Scolo Serva all estremità meridionale di Quinto di Treviso San Gottardo, Piovega, Riello, Boiago e Dal Zilio Gli altri corsi d acqua che interessano il Comune si immettono nel Sile all interno del territorio di Quinto di Treviso. In particolare sono affluenti di destra e quindi drenano la parte alta: Scarico S. Gottardo Scarico Dal Zilio Scolo Boiago o Brondi Sono invece affluenti di sinistra: Roggia Piovega Scolo Riello I BACINI IDRAULICI Per una fissata sezione trasversale di un corso d acqua, si definisce bacino idrografico o bacino tributario apparente l entità geografica costituita dalla proiezione su un piano orizzontale della superficie scolante sottesa alla suddetta sezione. Nel linguaggio tecnico dell idraulica fluviale la corrispondenza biunivoca che esiste tra sezione trasversale e bacino idrografico si esprime affermando che la sezione sottende il bacino, mentre il bacino idrografico è sotteso alla sezione. L aggettivo apparente si riferisce alla circostanza che il bacino viene determinato individuando, sulla superficie terrestre, lo spartiacque superficiale senza tenere conto che particolari formazioni geologiche potrebbero provocare in profondità il passaggio di volumi idrici da un bacino all altro. Il consorzio di Bonifica Piave ha suddiviso il territorio Comunale in 3 bacini idraulici (vedi immagine a lato): Bacino scolante nel Sile tra Corbetta-Gronda e scarico Ovest Botteniga (parte settentrionale e centrale di Quinto) Bacino del Dosson che fa parte del Bacino dell Ansa del Sile (parte meridionale di Quinto) Bacino del Serva (estremità sud di Quinto) Il recapito finale è in ogni caso il fiume Sile, ma Dosson e Serva vi si immettono più a valle, rispettivamente a S.Antonino e Casale Sul Sile. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 13 di 148

16 2.1 Aree interessate e caratteristiche dimensionali Il Piano di Assetto del Territorio è lo strumento attraverso il quale viene definito l impianto generale delle scelte di organizzazione e trasformazione del territorio, a livello di inquadramento spaziale e temporale; esso rappresenta l espressione delle esigenze e delle priorità espresse dalla comunità locale, verificate e/o da verificare sia in funzione degli indirizzi programmatici, dei vincoli e dei progetti esistenti o in corso di elaborazione da parte degli enti sovraordinati, sia in funzione delle condizioni di compatibilità con la tutela delle risorse paesaggistico-ambientali. Un Piano si costruisce attraverso una lettura attenta del territorio, ascoltando i cittadini, confrontandosi con le categorie, dialogando con gli altri enti istituzionali preposti al controllo del territorio. Di questo lavoro bisogna renderne conto e lasciarne traccia, seppur parzialmente e sinteticamente. La nuova legge regionale 11/04 rinnova completamente il quadro di riferimento della strumentazione urbanistica introducendo un duplice livello di programmazione per i comuni in ottemperanza al concetto di sussidiarietà. Il nuovo piano regolatore comunale è sdoppiato tra Piano di Assetto del Territorio (PAT) e il Piano degli Interventi (PI). Il primo detta le scelte strategiche e viene approvato dall ente territoriale superiore e deve essere coerente con le scelte sovra-comunali. Il secondo entra nel dettaglio delle scelte progettuali del territorio minuto e viene approvato direttamente dal Comune in completa autonomia. Il PAT rappresenta quindi un Piano Strategico in cui vengono individuate le macro-scelte in riferimento ai temi della progettazione: il sistema ambientale, il sistema della residenza e dei servizi ai cittadini, il sistema delle infrastrutture e della produzione. Tali temi vengono sviluppati da una parte in coerenza con le direttive dei piani gerarchicamente sovraordinati e dall altra dettando prescrizioni rivolte al successivo livello programmatorio del Piano operativo. Il PAT è costruito su una base cartografica in scala 1: con una legenda ad ideogrammi e pittogrammi. Il PI invece è un piano di dettaglio costruito su una base in scala 1: Nel PAT si leggono le grandi scelte e le macro aree, nel PI si andranno ad individuare le aree specificatamente legate alla scala di dettaglio. Con questa diversa ottica devono quindi essere letti e interpretati gli elaborati di piano. Di seguito si riporta l elenco degli obiettivi del Piano. SISTEMA STORICO - AMBIENTALE SA_01 Tutela delle risorse ambientali e naturalistiche e mantenimento dell integrità paesaggistica SA_02 Tutela e valorizzazione del sistema delle acque SA_03 Valorizzazione del paesaggio agricolo e storico culturale SA_04 Promozione e valorizzazione dei prodotti enogastronomici compatibilmente con le risorse territoriali e promozione turistico culturale dell ambito fluviale del Sile SA_05 Definizione dei vincoli e delle criticità ambientali e naturalistiche al fine di garantire la sicurezza degli interventi promossi SISTEMA DELLA RESIDENZA E DEI SERVIZI RS_01 Promozione di interventi volti ad uno svilupo sociale ed economico il più possibile compatibile con la salvaguardia e la tutela ambientale RS_02 Miglioramento della qualità delle vita all interno delle aree urbane RS_03 Promozione di un maggiore sviluppo turistico RS_04 Salvaguardia degli ambiti agricoli integri RS_05 Coinvolgimento dei soggetti privati nelle politiche di sviluppo della città e del territorio SISTEMA PRODUTTIVO P_01 Miglioramento della funzionalità e della qualità urbana degli insediamenti produttivi P_02 Proposizione di un confronto propositivo e costruttivo con i produttori P_03 Recupero degli ambiti degradati/dismessi e contenimento delle nuove espansioni produttive P_04 Coinvolgimento dei soggetti privati nelle politiche di sviluppo della città e del territorio SISTEMA INFRASTRUTTURALE S_01 Razionalizzazione della viabilità ed individuazione dei punti critici S_02 Sviluppo di nuove forme di mobilità sostenibile nell ottica di uno sviluppo turistico dell area S_03 Riduzione e limitazione delle emissioni legate al traffico viabilistico S_04 Incentivo delle forme di mobilità a basso impatto ambientale H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 14 di 148

17 DIMENSIONAMENTO DI PIANO Ai sensi degli Artt.13 e 31 della L.R.11/2004, ai fini del dimensionamento, della definizione dei limiti quantitativi fisici per lo sviluppo e per i cambi di destinazione d uso, il Piano suddivide il territorio comunale in Ambiti Territoriali Omogenei (ATO), riportati nella Tav. 4 del Piano sulla base dei caratteri insediativi, fisici, urbanistici e ambientali salienti. Gli ambiti territoriali individuati sono i seguenti: ATO 1 Quinto di Treviso; ATO 2 Santa Cristina; ATO 3 Polo produttivo; ATO 4 Ambito agricolo ATO 1 Quinto di Treviso L'A.T.O. n. 1 comprende il nucleo urbano di Quinto di Treviso, caratterizzato dallo storico rapporto con le acque del Fiume Sile. Nel secondo dopoguerra il capoluogo si è espanso lungo la S.R. 515 "Noalese" sulle direttrici meridionale e occidentale, limitando la propria espansione a sud del tracciato della Treviso-Ostiglia. L ATO ha una dimensione territoriale pari a circa 470 ettari e vi risiedono abitanti (dati ISTAT al ). Il volume residenziale esistente è pari a mc (zone B e C del PRG vigente). Le scelte effettuate con il PAT ATO 1 ATO 2 Santa Cristina L'A.T.O. n. 2 comprende il nucleo urbano di Santa Cristina, sorto in prossimità dell'oasi naturalistica del mulino di Cervara ed espanso a nord della dismessa linea ferroviaria Treviso-Ostiglia. L ATO ha una dimensione territoriale pari a circa 193 ettari e vi risiedono abitanti (dati ISTAT al ). Il volume residenziale esistente è pari a mc (zone B e C del PRG vigente). Le scelte effettuate con il PAT ATO 2 H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 15 di 148

18 ATO 3 Polo produttivo L'A.T.O. n. 3 comprende il polo industriale e commerciale localizzato a sud del territorio comunale, lungo la SR 515 "Noalese". È l unica area produttiva ampliabile del comune di Quinto di Treviso (secondo il P.T.C.P. di Treviso). L ATO ha una dimensione territoriale pari a circa 137 ettari e vi risiedono 145 abitanti (dati ISTAT al ). Il volume residenziale esistente è pari a mc 0 (zone B e C del PRG vigente). Le scelte effettuate con il PAT ATO 3 ATO 4 Ambito agricolo L'A.T.O. n. 4 comprende il territorio agricolo, caratterizzato dalla presenza di molteplici elementi di discontinuità di tipo lineare (assi infrastrutturali) e areale (edifici isolati e case sparse), che determinano un elevato grado di frammentazione paesaggistico-ambientale del territorio non antropizzato. L ATO ha una dimensione territoriale pari a circa ettari e vi risiedono abitanti (dati ISTAT al ). Il volume residenziale esistente è pari a mc (zone B e C del PRG vigente). Le scelte effettuate con il PAT ATO 4 La tabella che segue rappresenta lo scenario di sviluppo del Piano. Tipo di Trasformazione Sup. Terr. (mq) Consumo SAU (mq) Volume resid. realizzabile (mc) Abitanti insediabili Aree di espansione residenziale - PAT Aree di espansione produttiva - PAT Aree già compromesse H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 16 di 148

19 CONTENUTI DI PIANO Dal riconoscimento degli obiettivi individuati all interno del Documento Preliminare e dalla scelta dello Scenario Strategico di Piano, la definizione dei contenuti del PAT si è sviluppata mediante la specificazione delle azioni di Piano; a questo scopo sono state elaborate specifiche cartografie di progetto (Tav. 1 Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale, Tav. 2 Carta delle Invarianti, Tav. 3 Carta delle Fragilità, Tav. 4 Carta della Trasformabilità ) ed elaborati tecnici tra cui in particolare la normativa di attuazione del Piano. CARTA DEI VINCOLI E DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE La tavola 1 rappresenta i vincoli, articolati e classificati in diversi livelli: i vincoli di legge, detti anche vincoli ricognitivi: sono i vincoli stabiliti in forza di legge (D.Lgs 42/2004, O.P.C.M. 3274/2003, Direttive Habitat 92/43/CEE e Uccelli 79/409/CEE, etc.) per intere categorie di beni.si definiscono vincoli ricognitivi perché la loro imposizione non è una decisione autonoma, ma è semplicemente il riconoscimento che un determinato bene appartiene alla categoria di beni che la legge ha voluto tutelare. i vincoli derivanti da strumenti di pianificazione sovraordinata (P.T.R.C., P.T.C.P. di Treviso, P.A. del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, P.A.I. el bacino idrografico del Sile e della pianura tra Piave e Livenza, Atlante Regionale dei Centri Storici); i vincoli tecnologici e infrastrutturali e i vincoli che gravano su un particolare oggetto territoriale allo scopo di non compromettere le funzioni di un altro oggetto che riveste interesse pubblico (fasce di rispetto stradali e ferroviarie, fasce di rispetto elettrodotti e metanodotti, fasce di rispetto dei cimiteri, etc.) I vincoli di legge individuati sono: Estratto TAV. 1 Carta dei vincoli e della Pianificazione Territoriale vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs 42/2004 (art. 136, lett. c, d) (ex L 1497/39), relativo al corso del Fiume Sile, dichiarato di notevole interesse pubblico con D.G.R. n del ; vincolo paesaggistico relativo ai corsi d acqua vincolati dal D.Lgs 42/2004 (art. 142 lett. c) (ex L 431/85 Galasso ), riguardante il Fiume Sile e la Roggia Piovega; vincolo paesaggistico relativo alle zone boscate vincolate dal D.Lgs 42/2004 (art. 142 lett. g): riguarda le aree boscate individuate mediante un lavoro di fotointerpretazione dell ortofotocarta e specifici sopralluoghi sul campo. La perimetrazione delle aree boscate è stata effettuata secondo parametri conformi ai limiti previsti dalla definizione di bosco di cui all art. 14 della LR 52/1978 con le modifiche introdotte dall art. 5 della LR 5/2005 (estensione non inferiore a mq e larghezza media non inferiore a 20 m). vincolo monumentale ai sensi del D.Lgs 42/2004, art. 10 (ex. L. 1089/1939), che comprende gli immobili sottoposti a tutela da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e le relative pertinenze: le Ville Venete Ciardi e Giordani vincolo sismico O.P.C.M. 3274/2003 che inserisce il territorio comunale in zona sismica 3; H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 17 di 148

20 Rete Natura 2000, caratterizzata dal Sito di Interesse Comunitario SIC IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest e dalla Zona di Protezione Speciale ZPS IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S.Cristina I vincoli derivanti da strumenti di pianificazione sovraordinata sono: il perimetro del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile; la Zona umida del Fiume Sile, sottoposta alle disposizioni dell Art. 21 delle Norme di Attuazione del P.T.R.C.; le aree a rischio idraulico, individuate da: - il Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.) del bacino idrografico del Fiume Sile e della Pianura tra Piave e Livenza: P3 Aree a elevata pericolosità idraulica (Artt. 9, 10, 11); P2 Aree a media pericolosità idraulica (Artt. 9, 10, 12); P1 Aree a moderata pericolosità idraulica (Artt. 9, 10, 13); - Ii Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento (P.T.C.P.) di Treviso: P1 Area a moderata pericolosità idraulica da piene storiche (Art. 60); P0 Area a ridotta pericolosità idraulica (Art. 60). L ex Mulino di Cervara, individuato dal P.T.C.P. di Treviso come Edificio di pregio architettonico di interesse culturale Contesto figurativo e sottoposto alle disposizioni dell Art. 51 Prescrizioni per la conservazione ed il recupero delle Ville Venete e dei complessi ed edifici di pregio architettonico di interesse provinciale e dell Art. 52 Prescrizioni per la tutela delle pertinenze e dei contesti figurativi delle Ville Venete, gli edifici di pregio architettonico di interesse provinciale (P.T.C.P.); Le Aree a rischio archeologico (Art. 53 del P.T.C.P.), nelle quali il P.T.C.P. ritiene probabili ritrovamenti archeologici. Esse sono articolate e classificate in: - Siti a rischio archeologico: Materiale sporadico (Quinto di Treviso); Elemento Strutturato (S. Cristina); Materiale sporadico, tomba ed elementi strutturati e relativo ambito di tutela (S. Cassiano); - Agro-centuriato, localizzato nella porzione meridionale del territorio comunale; - il centro storico di Quinto di Treviso, il cui perimetro corrisponde a quello riportato nell Atlante Regionale dei Centri Storici. I vincoli tecnologici e infrasturtturali sono: il sedime dell ex discarica di II categoria tipo A, situata nella porzione settentrionale del comune, in Via San Cassiano, al confine con il comune di Paese. il sedime della cava Campagna (e la relativa fascia di rispetto di 200 metri dal perimetro dell area autorizzata) situata nella porzione nord-occidentale del comune, al confine con i comuni di Paese e Morgano. n. 13 pozzi di prelievo per uso idropotabile (e la relativa fascia di rispetto di 200 metri), di cui n. 10 pozzi ubicati nell area produttiva a Sud del territorio comunale; n. 2 pozzi situati lungo Via Costamala; n. 1 pozzo localizzato in via Giorgione, al confine con il comune di Treviso. il sedime delle Infrastrutture per la viabilità, esistenti e di progetto, e le relative fasce di protezione e rispetto, esternamente al perimetro dei centri abitati, classificate secondo una gerarchia, in analogia a quanto previsto dal Nuovo Codice della Strada: viabilità di collegamento (fascia rispetto di 30 metri); viabilità comunale e locale (fascia rispetto di 20 metri); viabilità interpoderale (fascia rispetto di 10 metri); il sedime della ferrovia Treviso-Vicenza e la relativa fascia di rispetto di 30 metri; gli elettrodotti ad alta tensione: 132 Kv Scorzè-Trevignano, ENEL Distribuzione Spa; 132 Kv S. Lucia di Piave Cart. Di Villorba - Scorzè, ENEL Distribuzione Spa; 132 Kv Treviso Ovest Venezia Nord, ENEL Distribuzione Spa; la rete dei metanodotti Snam Rete Gas; i cimiteri di San Cassiano e di S. Cristina e le relative fasce di rispetto (variabili tra 50 metri e 200 metri); gli impianti di comunicazione ad uso pubblico (n. 8 impianti per la telefonia), così localizzati: n. 2 impianti H3G (Vicolo F. Baracca e Via Gramsci); n. 1 impanto WIND (Via dei Pradazzi); n. 3 impianti TELECOM (Via Mattei, Via Gramsci e V.lo F. Baracca); n. 2 impianti VODAFONE (Via Vittorio Emanuele e Via Legnago); gli allevamenti zootecnici; le zone di tutela aeroporto (zone di tutela A, B, C e D). H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 18 di 148

21 CARTA DELLE INVARIANTI La tavola di progetto n. 2 (Carta delle invarianti) evidenzia quei valori paesaggistici, ambientali e storico-monumentali che il PAT ritiene prioritario tutelare al fine di garantire uno sviluppo compatibile con l identità dei luoghi. Le invarianti di natura paesaggistica comprendono: Il Contesto figurativo dell ex Mulino di Cervara, corrispondente al perimetro riportato nella Carta dei Vincoli e della Pianificazione territoriale; L asse verde dell ex ferrovia Treviso- Ostiglia. Costituiscono invarianti di natura ambientale, e quindi elementi areali e lineari da preservare in quanto fondamentali per il mantenimento della biodiversità faunistica e vegetazionale, ma strettamente legati anche agli equilibri propri dell assetto idrogeologico: l idrografia principale, definita in particolare dal Fiume Sile, la Roggia Piovega, lo Scolo Riello, il Fosso Dosson e lo Scolo Serva; i bacini d acqua, ossia il bacino della cava Campagna ; i bacini delle ex cave Biasuzzi sul Fiume Sile e alcuni specchi lacustri situati nella porzione sud-orientale del territorio comunale; le Zone boscate, riportate anche nella Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale; le siepi; gli ambiti ad integrità agricola e ambientale, che rappresentano un importante risorsa per il mantenimento della biodiversità (sono individuabili nei seguenti elementi della Rete ecologica: Area nucleo, Corridoio ecologico secondario, Area di completamento, Fascia tampone). Le invarianti di natura storico monumentale sono finalizzate alla tutela e valorizzazione degli ambiti di pregio storicoarchitettonico: il centro storico di Quinto di Treviso, il cui perimetro corrisponde a quello riportato nella Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale; i Parchi storici delle Ville Venete: Villa Ciardi e Villa Giordani; le Ville Venete (Villa Ciardi e Villa Giordani), edifici vincolati anche dal PRG vigente; gli altri edifici con grado di protezione del PRG vigente; i manufatti di archeologia industriale individuati dal P.T.C.P., ossia: gli ex mulini Bordignon, Grendene, La Rosta e Cervara, il mulino Rachello e un opificio idraulico. CARTA DELLE FRAGILITÀ La tavola n. 3 (Carta delle fragilità) sintetizza l insieme dei fattori di condizionamento all uso del territorio che possono rappresentare un vero e proprio limite all utilizzo dello stesso o che comunque individuano criticità legate a disfunzioni, H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 19 di 148

22 pressioni o rischi che, pur non impedendone l utilizzo a fini edificatori o urbanistici, rendono necessarie particolari misure preventive al fine della salvaguardia ambientale e della sicurezza e tutela della popolazione. In riferimento alla compatibilità geologica ai fini edificatori, il territorio comunale risulta suddiviso in area idonea (PEN-01), area idonea a condizione (PEN-02) e area non idonea (PEN-03). Le aree idonee sono localizzate nella porzione settentrionale del territorio comunale. Le aree idonee a condizione comprendono la maggior parte del comune e sono articolate in: PAI del bacino idrografico del Fiume Sile e della Pianura tra Piave e Livenza (approvato con D.C.R. n. 48 del 27 giugno 2007): aree a elevata pericolosità idraulica (PAI P3); aree a media pericolosità idraulica (PAI P2); aree a moderata pericolosità idraulica (PAI P1). PTCP di Treviso (approvato con D.G.R. del 23 marzo 2010): aree a moderata pericolosità idraulica da piene storiche (PTCP - P1); aree a ridotta pericolosità idraulica (PTCP P0). PAT di Quinto di Treviso: area con difficoltà di smaltimento e ridotta pericolosità idrualica (PAT P0); ex cava (PAT); area con profondità della falda freatica fino a 5 m dal p.c. (PAT); ex discarica di inerti. Le aree non idonee sono costituite da: cava attiva Campagna. Sono perimetrate inoltre le aree soggette a dissesto idrogeologico e comprendono le aree esondabili o a ristagno idrico. CARTA DELLA TRASFORMABILITÁ Estratto TAV.3 Carta delle fragilità La carta delle trasformabilità rappresenta quella che contiene le strategie e le azioni specifiche previste dal Piano. In particolare le azioni strategiche definiscono gli interventi di trasformazione previsti dal progetto di PAT, ossia le parti di territorio nelle quali indirizzare il futuro sviluppo insediativo entro i limiti dimensionali definiti sia dal rapporto SAU/STC, che dalle previsioni demografiche. In questa tavola viene altresì specificata la suddivisione del territorio in Ambiti Territoriali Omogenei (ATO) che rappresentano aree omogenee dal punto di vista della morfologia del costruito, della tipologia edilizia e delle funzioni d uso. Azioni strategiche le aree di urbanizzazione consolidata a destinazione prevalentemente residenziale e produttiva, che comprendono la parte di costruito recente e la parte già prevista dalla strumentazione urbanistica vigente. Relativamente al consolidato produttivo è stata operata una distinzione (mediante tre diverse gradazioni di viola) sulla base di quanto contenuto all interno del PTCP della Provincia di Treviso (Art. 12 delle NTA) tra l area ampliabile (Artt. 14, 15 del P.T.C.P.); le aree non ampliabili (Artt. 13, 15 del P.T.C.P.) e le aree con destinazione terziaria prevalente (Artt. 13, 15 del P.T.C.P.). Gli ambiti destinati ad attività produttive già riconosciuti dal PTCP quali ampliabili e che interessano il territorio comunale di Quinto di Treviso sono circoscritti al Polo Produttivo Sud. l edificazione diffusa, corrispondente ad ambiti extraurbani caratterizzati da forme di edificazione: - a morfologia lineare lungo gli assi viari; - eterogenea sotto il profilo delle funzioni ospitate e della consistenza edilizia; H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 20 di 148

23 - dotata delle opere di urbanizzazione essenziali, carente nei sottoservizi e sostanzialmente priva dei servizi collettivi propri delle zone residenziali. le aree di riqualificazione e riconversione: costituite da ambiti a carattere prevalentemente produttivo in via di dismissione (ex Vaserie Trevigiane) o da riqualificare e/o che costituiscono elementi di criticità od obsolescenza in relazione all evoluzione del contesto urbano e territoriale di riferimento (zona B speciale del PRG vigente, prossima all aeroporto Canova di Treviso), cui il PAT attribuisce un ruolo strategico ai fini sia del superamento delle situazioni di degrado sia del soddisfacimento futuro del fabbisogno collettivo di qualità urbana e territoriale. le opere incongrue, costituite dalle attività produttive in zona impropria del PRG, per le quali il PAT individua in particolare le modalità di riutilizzo dei siti dismessi in riferimento a: - riqualificazione ambientale del sito; - destinazioni d uso attigue all attività; - specificità urbanistiche e territoriali del contesto; - specificità ambientali e paesaggistiche del contesto. gli elementi di degrado, individuati come Attività produttive in zona impropria di Tipo 1 dal Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile. Tali manufatti sono stati altresì schedati puntualmente dalla Variante al PRG di adeguamento al Piano Ambientale, approvata con D.C.C. n. 47 del 30 novebre Il PI dovrà definire in coerenza con il Piano Ambientale: - le modalità di riutilizzo dei siti eventualmente dismessi; - gli strumenti attuativi garantendo il coordinamento degli interventi urbanistici e valutando la possibilità di operare con programmi complessi nel rispetto degli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio e della compensazione urbanistica; - eventuali interventi di compensazione ambientale. ambientale; le linee preferenziali di sviluppo insediativo: - a destinazione residenziale; - a destinazione residenziale (da concertare con il Parco del Sile); i contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi, che includono ambiti caratterizzati prevalentemente da insediamenti produttivi (ex Vaserie Trevigiane), industriali e/o commerciali, che possono includere anche la residenza, per i quali si renda necessario il riordino degli insediamenti esistenti, il cambio delle destinazioni d uso e il ripristino della qualità H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 21 di 148

24 - a destinazione produttiva; definite dal PAT rispetto alle aree di urbanizzazione consolidata e alle trasformazioni previste dal PRGC Vigente alla data di adozione del PAT. Le linee preferenziali di sviluppo insediativo individuano la parte del territorio in cui inserire, nella redazione del PI, le principali nuove aree di espansione. L individuazione di tali azioni nel PAT non ha valore conformativo delle destinazioni urbanistiche dei suoli, che sono demandate al PI, e non può pertanto rappresentare o comportare in alcun modo conseguimento di diritti edificatori. Le specifiche destinazioni d uso, che indicano destinazioni urbanistiche dei suoli diverse rispetto alle aree di urbanizzazione consolidata residenziale e in particolare quella definita C prevalente destinazione d uso commerciale, localizzata a Sud di Via Costamala e a Ovest di Via Monte Rosa i limiti fisici alla nuova edificazione, che individuano quelle parti di territorio nelle quali, in ragione degli indirizzi dettati dalla VAS, non sono opportune ulteriori trasformazioni insediative. L identificazione di tale limite permette di fissare i margini incerti del tessuto sia urbanistico che edilizio in modo da poter intervenire sugli stessi con operazioni di ricucitura che chiudano e qualifichino gli ambiti urbani. i servizi di interesse comune di maggiore rilevanza: corrispondenti alle aree e/o ai complessi di servizi istituzionali pubblici (esistenti e di progetto) di rilevanza comunale e/o sovracomunale. Le infrastrutture di maggior rilevanza esistenti, corrispondenti alle strade di importanza sovracomunale che attraversano il territorio comunale e che mettono in comunicazione i centri: S.R. n. 515 Noalese, S.R. n. 53 Postumia, S.P. n. 5 Castellana, S.P. n. 17 del Sile, S.P. n. 79 delle Cave, Via Capitello e Via Giorgione, Ferrovia Treviso-Vicenza; Le infrastrutture di maggior rilevanza (e relative rotatorie) di progetto: - Viabilità alternativa alla S.R. 53 Postumia tra i comuni di Quinto di Treviso, Paese e Istrana; - Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso (sul tema in oggetto è stata elaborata una specifica Azione strategica o Progetto Strategico); - Viabilità di accesso all istituto scolastico di Via Donatori del Sangue; - Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega; - Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina; percorsi ciclopedonali esistenti e di progetto; gli ambiti oggetto di accordo pubblico - privato Nella TAV. 4.1 Carta della trasformabilità sono stati perimetrali gli ambiti oggetto di Accordi sottoscritti tra comune e soggetti privati ai sensi dell Art. 6 della L.R: 11/2004. Gli Accordi sono ordinati ai principi dettati dalla Legge Regionale ed agli obiettivi definiti nel Documento Preliminare deliberato dalla Giunta Comunale ed esaminato e approvato dalla Giunta della Provincia di Treviso e dalla Regione Veneto. Gli Accordi, i cui testi sottolineano ed evidenziano il carattere di rilevante interesse pubblico delle relative iniziative, come richiesto dall Art. 6 della L.R. 11/2004, contengono indirizzi e direttive per la formazione del successivo P.I. e dei P.U.A.. A tale formazione si procederà confermando il metodo della concertazione già sperimentato nella fase di redazione del P.A.T., nel rispetto delle procedure di Legge. Accordo N. 1 L accordo prevede, a fronte del riconoscimento di una potenzialità edificatoria di tipo direzionale commerciale, l impegno da parte del privato a: garantire una migliore offerta nella gestione delle aree destinate alla sosta previste a ridosso di Via Costamala, attraverso un integrazione tra i parcheggi della Z.T.O. D2/3 e quelli pubblici; riorganizzare la mobilità, mediante la conferma della realizzazione e cessione di una nuova viabilità di collegamento tra Via Costamala e Via Zecchina; cedere gli edifici e le aree lungo il Fiume Sile, relativi al compendio immobiliare dell attività produttiva dismessa ex Cava Biasuzzi in Via Costamala; cedere e/o realizzare opere pubbliche e/o di interesse pubblico, in conformità alla programmazione delle opere pubbliche del Comune, da realizzarsi prevalentemente all interno degli immobili da cedere sopra richiamati e ricompresi nel nuovo ambito; In cambio il comune di impegna a: ampliare la Z.T.O. C2/26 fino ad una superficie complessiva di mq, con un indice di utilizzazione territoriale (Ut) pari a 0,30 mq/mq; H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 22 di 148

25 ampliare la Z.T.O. D2/3 fino ad una superficie complessiva di mq, con una superificie utile (Su) minima pari a 0,40 mq/mq; attribuire alla Z.T.O. D2/3 una destinazione d uso direzionale e commerciale che preveda la possibilità di insediare una struttura avente superficie di vendita per generi alimentari fino a mq ed una per altri generi fino a mq., qualora conformi alle leggi e regolamenti in materia di programmazione commerciale a quel momento vigenti. Di seguito si riporta un estratto del PRG e della Tavola 4 Carta delle Trasformabilità che da evidenza delle zone oggetto di Accordo pubblico privato. Estatto TAV. 4.1 Carta delle Trasformabilità H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 23 di 148

26 Estratto PRG H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 24 di 148

27 ACCORDO N. 2 L accordo prevede, a fronte del riconoscimento di una potenzialità edificatoria di tipo residenziale, l impegno da parte del privato a: cedere gratuitamente un area a ridosso della ZTO F/66 del limitrofo comparto residenziale C2/26, di superficie pari a mq; realizzare e cedere gratuitamente la viabilità (nuova e di potenziamento di quella esistente) funzionale alla riorganizzazione dell area di proprietà della Parte privata e del suo contesto territoriale; demolire le opere incongrue e gli elementi di degrado, nonché i volumi residenziali e agricoli non più funzionali alla conduzione del fondo; garantire all interno della progettazione, l utilizzo di tecniche edilizie volte alla biocompatibilità ed al risparmio energetico; realizzare e cedere gratuitamente una viabilità stradale e ciclopedonale funzionale al collegamento tra Via Zecchina e la viabilità di previsione del nuovo comparto residenziale C2/26; realizzare e/o cedere altre opere pubbliche e/o di interesse pubblico per un valore proporzionato all intervento di trasformazione. Di seguito si riporta un estratto del PRG e della Tavola 4 Carta delle Trasformabilità che da evidenza delle zone oggetto di Accordo pubblico privato. Estatto TAV. 4.1 Carta delle Trasformabilità H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 25 di 148

28 Estratto PRG La carta della trasformabilità individua anche i valori e le tutele del territorio comunale di Quinto di Treviso: gli ambiti territoriali cui attribuire obiettivi di tutela, riqualificazione e valorizzazione, ossia il centro storico di Quinto di Treviso, da riqualificare e valorizzare; il sistema delle Ville Venete individuate dall Istituto Regionale Ville Venete (IRVV): Villa Ciardi e Villa Giordani; i manufatti di archeologia industriale individuati dal P.T.C.P. di Treviso: gli ex mulini Bordignon, Grendene, La Rosta e Cervara, il mulino Rachello e un opificio idraulico. Il contesto figurativo dell ex Mulino di Cervara, individuato dal PTCP di Treviso; l ambito agricolo, che in particolare comprende le parti extraurbane, poste oltre il limite edificato destinate all esercizio dell attività agricola e zootecnica; le aree afferenti alla rete ecologica comunale: - l area nucleo individuata dal PTCP; - corridoio ecologico secondario individuato dal PTCP nella porzione orientale del territorio comunale; - le aree di completamento individuate dal PTCP, caratterizzanti gli ambiti a completamento delle aree nucleo; - le stepping zone, individuate da PTCP in corrispondenza dei parchi delle Ville Ciardi e Giordani; - le fasce tampone (buffer zone), disposte ai margini delle core area, delle aree di completamento delle core area, dei nuclei della rete secondaria e dei corridoi di connessione, nonché delle aree urbanizzate poste direttamente a contatto con gli ambiti suddetti e funzionali a garantire una maggiore salvaguardia degli elementi della rete ecologica di I (area nucleo) e II (aree di connessione) livello, H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 26 di 148

29 - I varchi ovvero i passaggi che sono stati posti dove la presenza di infrastrutture può portare alla chiusura dei corridoi e quindi all isolamento di parte della rete. L analisi del territorio ha confermato la rete ecologica proposta dal PTCP di Treviso pur apportando lievi modifiche alla perimetrazione dei suddetti elementi. La nuova perimetrazione è stata infatti ottenuta da un processo di fotointerpretazione del territorio ed è stata adeguata alla scala di progettazione. 2.2 Durata dell attuazione del Piano di Assetto del Territorio (PAT) Il Piano di Assetto del Territorio comunale (P.A.T.) è formato secondo le disposizioni della normativa vigente, in particolare della L.R. 23 Aprile 2004 n. 11 e s.m.i., che detta le norme per il governo del territorio del Veneto. Il P.A.T. definisce, per i temi di pertinenza, gli obiettivi generali e l assetto urbanistico del territorio, senza però produrre effetti sul regime giuridico degli immobili se non per quanto consegue all attività ricognitiva e di recepimento di vincoli preordinati, e cioè senza apporre alcun ulteriore vincolo espropriativo e senza assegnare diritti edificatori. Il P.A.T. rappresenta, quindi, una sorta di piano strategico in cui vengono individuate le macroscelte, volte ad assicurare il coordinamento delle direttive urbanistiche tenendo conto delle caratteristiche insediativo-strutturali, geomorfologiche, storico-culturali, ambientali e paesaggistiche del Comune stesso. Tali scelte vengono sviluppate, da una parte, in coerenza con le direttive dei piani gerarchicamente preordinati e, dall altra, dettando prescrizioni rivolte al successivo livello programmatorio del P.I., coerentemente con le finalità dell art. 2 della L.R. n. 11/2004 e s.m.i.. Il Piano degli Interventi (P.I.) è lo strumento urbanistico che, in coerenza e in attuazione del P.A.T., individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e di trasformazione del territorio comunale programmando, in modo contestuale, la realizzazione di tali interventi, il loro completamento, i servizi connessi e le infrastrutture per la mobilità. L attuazione degli interventi individuati dal PAT avviene quindi attraverso il PI che programma negli anni la realizzazione degli interventi previsti dal PAT. Trattandosi di uno strumento urbanistico, in quella sede potranno essere introdotte ulteriori verifiche sulla base di indicazioni più precise e puntuali. In termini temporali il Piano è dimensionato in maniera che qualsiasi intervento sia compatibile con il carico aggiuntivo. Oltre alla realizzazione delle opere di urbanizzazione, i tempi di attuazione sono legati alla costruzione degli edifici che avverrà, presumibilmente, per fasi a seconda del rapporto domanda offerta. Questo comporterà anche minori disagi dovuti alla cantieristica. 2.3.Individuazione degli elementi che possono produrre incidenze Al fine di descrivere e valutare il complesso delle trasformazioni indotte dal nuovo strumento urbanistico è stata effettuata un analisi degli elementi che possono produrre incidenze a partire dalle norme tecniche di attuazione del Piano. Per le norme per le quali si individuano elementi che possono produrre incidenze a livello di PAT si provvede a valutare le azioni connesse all attuazione delle norme individuando il fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali, emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso, alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi, ). Norme Tecniche di Attuazione Art. 1 - Finalità, obiettivi generali, contenuti Art. 2 Elaborati del P.A.T. Art. 3 Efficacia ed attuazione Possibilità effetti negativi Nessuna Nessuna Nessuna La perequazione urbanistica è l istituto giuridico attraverso il quale si persegue l equa e uniforme ripartizione dei diritti edificatori e degli oneri connessi alle trasformazioni del territorio tra tutti i proprietari delle aree e degli edifici interessati dall intervento, indipendentemente dalle specifiche destinazioni d'uso assegnate alle singole aree (comma 2). Il PAT prevede l attuazione dell istituto della perequazione urbanistica attraverso (cfr. comma 8): il Piano degli Interventi; i Piani Urbanistici Attuativi (PUA); i Comparti Urbanistici; gli atti di programmazione negoziata. Per ogni ambito di perequazione urbanistica, precisamente individuato dal PI, dovrà essere predisposta una Scheda Progettuale, come definita al successivo Art. 7 delle presenti NT, [ ] Art. 4 Perequazione urbanistica Art. 5 Credito edilizio In merito agli ambiti interessati dall applicazione dell istituto giuridico della perequazione urbanistica si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata). Il credito edilizio è l istituto giuridico finalizzato al miglioramento della qualità urbana, paesaggistica, architettonica e ambientale mediante il riconoscimento di una quantità volumetrica o di superficie ai soggetti che, a titolo esemplificativo, H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 27 di 148

30 provvedono (cfr. comma 2): a) al trasferimento delle attività economiche collocate fuori zona; b) alla demolizione di opere incongrue; c) all eliminazione di elementi di degrado; d) agli interventi necessari per la razionalizzazione o il completamento della viabilità; e) alla realizzazione degli interventi di interesse pubblico. Il P.A.T. prevede l attuazione dell istituto del credito edilizio attraverso (cfr. comma 4) a) il Piano degli Interventi (PI); b) i Piani Urbanistici Attuativi (PUA); c) gli accordi tra soggetti pubblici e privati; d) gli accordi di programma. Spetta al P.I. individuare la quota di edificabilità generata dagli interventi di cui al comma 2 e le aree da riservare al credito edilizio (comma 5). Per ogni ambito che genera credito edilizio, precisamente individuato dal P.I., dovrà essere predisposta una Scheda Progettuale [ ] (comma 8). In merito agli ambiti interessati dall applicazione dell istituto giuridico del credito edilizio si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata). La compensazione urbanistica è l istituto giuridico attraverso il quale si permette ai proprietari di aree e edifici oggetto di vincolo preordinato all esproprio, o di sua reiterazione, di recuperare adeguata capacità edificatoria, su altre aree e/o edifici, anche di proprietà pubblica, previa cessione dell area oggetto di vincolo all Amministrazione, in alternativa all indennizzo (comma 2). Il P.A.T. prevede l attuazione dell istituto della compensazione urbanistica attraverso: a) il Piano degli Interventi (P.I.); b) i Piani Urbanistici Attuativi (P.U.A.); a) gli Accordi tra soggetti pubblici e privati; b) gli Atti di programmazione negoziata; c) la progettazione delle Opere pubbliche. Art. 6 Compensazione urbanistica In merito agli ambiti interessati dall applicazione dell istituto giuridico della compensazione urbanistica si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata). Per alcune zone particolarmente significative, oggetto di perequazione urbanistica e credito edilizio, il P.I. può definire delle Schede Progettuali a scala adeguata (ad es. scala 1:1000) dove le indicazioni urbanistiche sono specificate con maggiore dettaglio (comma 1). Nelle Schede Progettuali hanno valore prescrittivo i parametri urbanistici e le prescrizioni particolari mentre gli schemi organizzativi sono finalizzati a suggerire possibili soluzioni compositive per la progettazione delle aree (comma 4). All interno dei perimetri delle Schede Progettuali gli interventi previsti sono subordinati alla redazione di un P.U.A. di iniziativa pubblica o privata, secondo le prescrizioni contenute nel P.I.. L'Amministrazione Comunale può, previa diffida ai proprietari inadempienti, dare attuazione a quanto previsto dalla Scheda Progettuale, approvando d'ufficio il P.U.A. e formando il comparto edificatorio, oppure espropriando le sole aree aventi destinazione a servizi (comma 5). Art. 7 Schede progettuali Art. 8 Schede puntuali Art. 9 Accordi tra soggetti pubblici e privati Come evidenziato al comma 1 dell art. 7, le schede progettuali sono previste per alcune zone particolarmente significative, oggetto di perequazione urbanistica e credito edilizio-la perequazione urbanistica è disciplinata dall'art. 4 mentre il credito edilizio è discilinato dall'art. 5. Per alcuni fabbricati e manufatti rilevanti per la loro specifica destinazione d uso o per la particolare ubicazione e caratteristiche storico/architettonica e per gli elementi di interesse ambientale il P.I. elabora delle Schede Puntuali dove le indicazioni del Piano sono specificate con maggiore dettaglio (comma 1). Le Schede Puntuali sono finalizzate ad indirizzare la dismissione, trasformazione e recupero dei fabbricati, manufatti ed elementi rientranti nelle fattispecie già oggetto delle Leggi Regionali (comma 2) a) n. 80/1980; b) n. 24/1985; c) n. 61/1985; d) n. 11/1987. o in altre casistiche individuate in sede di elaborazione del PI. Per gli interventi interni ai Siti Natura 2000 oggetto di Schede Puntuali si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli progetti L Accordo tra soggetti pubblici e privati è l istituto giuridico attraverso il quale, nei limiti delle competenze di cui alla LR n. 11/2004, l AC può assumere nel P.I. proposte di progetti ed iniziative di rilevante interesse pubblico. Tali proposte sono finalizzate alla determinazione di alcune previsioni del contenuto discrezionale degli atti di pianificazione territoriale ed urbanistica, nel rispetto della legislazione e della pianificazione sovraordinata, senza pregiudizio dei diritti dei terzi (comma 2). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di applicazione dell istituto H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 28 di 148

31 giuridico degli Accordi tra Soggetti Pubblici e Privati. Il P.A.T. individua i temi, le opere, gli interventi o programmi di intervento di particolare rilevanza per il territorio comunale e li classifica mediante specifiche Azioni strategiche (comma 2). Nello specifico le azioni strategiche individuate dal PAT e declinate all Allegato B Azioni strategiche delle NT sono: Riorganizzazione della viabilità di attraversamento del centro storico (cfr. TAV. n. 5 Riorganizzazione della viabilità di attraversamento del centro storico ); Linee preferenziali di sviluppo insediativo da concertare con il Parco del Sile; Collegamento con il fiume Sile. Le Azioni Strategiche rappresentano il quadro di riferimento e di indirizzo per la redazione del P.I. che dovrà, congiuntamente agli altri strumenti di programmazione, pianificazione e progettazione di competenza dell Amministrazione Comunale declinare le azioni e determinare i tempi, le modalità ed il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento per la loro implementazione (comma 3). Il presente Articolo, il successivo Allegato B Azioni Strategiche alle presenti NT e le Tavole di progetto collegate richiamate nel presente Articolo non hanno valore prescrittivo ma sono finalizzate a suggerire possibili soluzioni per la trasformazione delle aree e la realizzazione degli interventi previsti per i diversi ambiti territoriali (comma 4). Art. 10 Azioni strategiche Art. 11 Vincolo paesaggistico e monumentale D. Lgs. 42/2004, ex L. 431/85, ex L. 1089/1939 e L. 1497/1939 Per gli interventi descritti in All. B alle NT del PAT che non rientrano nella fattispecie di cui agli artt. 40, 41, 44, 46 e 48 delle NT di PAT, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi e/o degli strumenti individuati per l attuazione degli stessi (PUA, piani di settore di livello comunale o superiore, ecc.). Gli elementi evidenziati a titolo ricognitivo nella Tavola 1, Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale sono (cfr. comma 3): a) le aree di notevole interesse pubblico ai sensi dell Art. 136 D.Lgs 42/2004 (ex L. 1497/39): il corso del Fiume Sile; il Parco di Villa Ciardi a Quinto; b) i vincoli paesaggistici sui corsi d acqua ai sensi dell Art. 142, lett. c) D.Lgs 42/2004 (ex L. 431/1985): il Fiume Sile Roggia Cervara di Corno o Piovega; c) i territori coperti da boschi ai sensi dell Art. 142, lett. g) D.Lgs 42/2004 (ex L. 431/1985): d) i vincoli monumentali sugli immobili ai sensi del D.Lgs 42/2004 (ex L. 1089/1939): Villa Ciardi (Domus Nostra); Villa Memo - Giordani, Valeri; e gli immobili richiamati dall Art. 12, comma 1 del D.Lgs. n. 42/2004 la cui esecuzione risalga ad oltre settanta anni. Il P.I., in base alle caratteristiche naturali e storiche ed in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori monumentali e paesaggistici degli elementi oggetto di vincolo, precisa la ripartizione del territorio in ambiti omogenei, e attribuisce a ciascuno corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica quali (cfr. comma 6): a) il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie, tenuto conto anche delle tipologie architettoniche, nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi; b) la previsione di eventuali linee di sviluppo urbanistico e edilizio compatibili con i diversi livelli di valore riconosciuti e tali da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, con particolare attenzione alla salvaguardia delle aree agricole; c) il recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli esistenti Nessuna La classificazione sismica del territorio comunale è finalizzata a disciplinare la progettazione e costruzione di nuovi edifici soggetti ad azioni sismiche, nonché la valutazione della sicurezza degli interventi di adeguamento su edifici esistenti soggetti al medesimo tipo di azioni (comma 9). Dal punto di vista del rischio sismico tutto il territorio comunale è classificato sismico in Zona 3 dalla Deliberazione n. 67 del del Consiglio Regionale del Veneto, in applicazione del disposto dell Ordinanza n del (comma 10). Art. 12 Vincolo sismico Art. 13 Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale Nessuna Le aree evidenziate a titolo ricognitivo nella Tavola 01, Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale corrispondono a (cfr. comma 10): a) Sito di Interesse Comunitario IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest ; b) Zona di Protezione Speciale IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina. Il PI assume e fa propri alcuni degli obiettivi di conservazione inerenti le componenti biotiche delle aree SIC e ZPS. In particolare (cfr. comma 12): a) la tutela di: avifauna nidificante, svernate e migratrice; avifauna legata al paesaggio agrario tradizionale; ambienti dei corsi d acqua e aree contermini, miglioramento o ripristino della vegetazione ripariale; b) la conservazione del paesaggio agrario tradizionale e dei suoi elementi più tipici; c) la conservazione, il miglioramento o ripristino dei prati umidi e la regolamentazione delle attività antropiche; d) la riduzione del disturbo alle specie di interesse conservazionistico che frequentano gli ambienti agricoli; e) il miglioramento e la creazione di habitat di interesse faunistico ai margini delle aree coltivate all interno del sito; f) la diminuzione dei potenziali disturbi conseguenti ai processi di urbanizzazione o di attività antropiche diverse. Nell'ambito ed in prossimità del SIC e della ZPS, tutti gli interventi ammessi sono subordinati alla preventiva H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 29 di 148

32 ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, delle norme nazionali riguardanti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e delle disposizioni regionali di cui alla DGR n del 10 Ottobre 2006 (cfr. comma 13). Nell ambito del SIC e della ZPS, identificati dal PTCP di Treviso come aree nucleo per la costruzione della rete ecologica provinciale, è vietato, salvo che in motivate situazioni da assoggettare comunque a (comma 14): a) illuminare i sentieri a distanza superiore a ml 500 dal perimetro dei centri abitati, e a ml 200 dalle case sparse e dai nuclei abitati; b) formare nuovi sentieri; c) realizzare nuove edificazioni sparse; sono invece ammessi gli interventi relativi alla: d) riconnessione di parti discontinue della rete ecologica; a) dotazione di idonei sistemi per l attraversamento della fauna per le strade esistenti o di nuova realizzazione; b) riqualificazione degli ecosistemi esistenti; c) interventi forestali che prevedano la riconversione dei boschi cedui in fustaia e la progressiva sostituzione delle specie alloctone; d) interventi per il mantenimento dei pascoli e delle praterie naturali; e) realizzazione di interventi di ingegneria naturalistica finalizzati al miglioramento dell assetto idrogeologico; f) realizzazione di siepi e fasce boscate. Nell'ambito ed in prossimità del SIC e della ZPS, tutti gli interventi ammessi sono subordinati alla preventiva ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, delle norme nazionali riguardanti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e delle disposizioni regionali di cui alla DGR n del 10 Ottobre 2006 (cfr. comma 13). Art. 14 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Treviso Art. 15 Ambito del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile Art. 16 Zone umide Art. 17 Misure di tutela idraulica e aree a rischio idraulico Il P.I. recepisce le direttive previste dalle Norme Tecniche del P.T.C.P. (comma 4). Il P.I. deve conformarsi e dare attuazione alle prescrizioni previste dalle Norme Tecniche del PTCP (comma 5). Nessuna L ambito del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile coincide con il perimetro del Parco Naturale definito dal P.A. individuato ai sensi dell Art. 3 della LR n. 8/91. I contenuti e le finalità sono quelli previsti dalle Norme di Attuazione del Piano Ambientale del Fiume Sile e della Variante di adeguamento del PRGC allo stesso Piano Ambientale (comma 4). Il P.A.T. demanda alla Variante di adeguamento del P.I. al Piano Ambientale il recepimento delle direttive previste dalle Norme di Attuazione del Piano Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile [ ] (comma 6). Tutti gli interventi da effettuare nell ambito del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile sono regolamentati dal combinato disposto delle Norme Tecniche ed elaborati cartografici del P.A.T. e dalle Norme di Attuazione ed elaborati cartografici del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile. In caso di discordanza, la disciplina del Piano Ambientale prevale su quella del P.A.T. (comma 7). Il PI recepirà integralmente la disciplina del Piano Ambientale in tutti gli aspetti di dettaglio, al fine di adeguare compiutamente lo strumento urbanistico comunale al Piano sovraordinato (comma 8). Sugli allevamenti zootecnici e sulle peschiere localizzate all interno del Parco del Sile sono ammessi gli interventi previsti dagli Artt. 36 bis e 42 delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale e dalle schede di indirizzo e schede integrative di tipo L e K (comma 9). Al fine di tutelare le risorse idriche superficiali e sotterranee afferenti al fiume Sile, il PAT deve tendere al miglioramento dei caratteri qualitativi della risorsa idrica e alla conservazione e/o incremento delle quantità disponibili nell ambito del bacino idrografico del fiume, ai sensi dell Art. 32 delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale (comma 10). Nessuna Trattasi di aree sottoposte alle disposizioni dell Art. 21 delle Norme di Attuazione del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.) contenente direttive e prescrizioni per le zone umide costituite da particolari ambiti naturalisticoambientali e paesaggistici (comma 3) Il P.I. sulla base delle previsioni del P.T.R.C. e nel rispetto del presente P.A.T. persegue i seguenti obiettivi di salvaguardia (comma 4): a) conservazione dell'ecosistema rappresentato dall'insieme delle biocenosi comprese nelle zone umide, dai processi ecologici essenziali e dai sistemi che sostengono l'equilibrio naturale; b) salvaguardia delle diversità genetiche presenti; c) gestione di specie animali e vegetali e delle loro relative biocenosi in modo tale che l'utilizzo delle stesse, se necessario, avvenga con forme e modi che ne garantiscono la conservazione e la riproduzione; d) creazione di una congrua e adeguata fascia di rispetto. Nessuna Trattasi di normative valide per tutto il territorio Comunale e di particolari restrizioni per le aree individuate dal P.A.I., dal P.T.C.P. e da segnalazioni pervenute agli Uffici Tecnici Comunali, in relazione alla pericolosità idraulica ed alla frequenza di allagamento che li caratterizza. Il fine delle presenti norme è quello di non incrementare le condizioni di rischio idraulico (comma 8). Il P.I. e tutti i P.U.A. dovranno, al fine di evitare l'aggravio delle condizioni di dissesto idraulico, contenere uno studio di compatibilità idraulica per tutto il territorio interessato dallo strumento urbanistico, una valutazione dell'alterazione del regime idraulico provocata dalle nuove previsioni urbanistiche, nonché il dimensionamento di dettaglio per ogni H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 30 di 148

33 singolo intervento delle misure compensative necessarie a garantire l invarianza idraulica (comma 10). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di singoli progetti. Trattasi dell ex Mulino di Cervara, la sua pertinenza e il suo contesto figurativo, sottoposti alle disposizioni degli Artt. 43, 51 e 52 delle Norme Tecniche del PTCP di Treviso contenenti direttive e prescrizioni per le risorse culturali e paesaggistiche con specifico riferimento ai complessi ed edifici di pregio architettonico riconosciuti di interesse provinciale dal P.T.C.P. (comma 3). Il P.I. dovrà prevedere procedure idonee a garantire che ogni programma o progetto di intervento sia sostenuto e motivato da un indagine anche documentaria delle preesistenze che consenta di identificare caratteri culturali complessivi dell ambito oggetto di indagine e sia articolato in quattro momenti (comma 4): a) riabilitazione qualitativa complessiva dell'ambito considerato unitariamente; b) riabilitazione dei singoli oggetti architettonici compresi nell'ambito; c) disciplina degli usi, funzioni e attività ammissibili e verifica di compatibilità delle trasformazioni formali e funzionali; d) disciplina delle procedure e dei programmi di intervento ammissibili. Il P.I., per gli interventi di cui al precedente comma 4 del presente Articolo, prevede idonee norme di tutela finalizzate ad assicurare (comma 5): a) l inserimento di nuovi usi e funzioni nel rispetto dei caratteri distintivi del bene; b) l esclusione di restauri mimetici con demolizione e ricostruzione degli interni; c) indirizzi progettuali rispettosi dei caratteri tipologici storici e dei loro segni caratterizzanti; d) l ammissibilità di nuove consistenze edilizie di tipologie diverse dall esistente solo in caso di dimostrata irrecuperabilità di impianti tipologici storici non vincolati e previo parere di una commissione provinciale di esperti. Art. 18 Contesti figurativi PTCP Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Gli elementi evidenziati a titolo ricognitivo nella Tavola n. 1, Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale sulla base del P.T.C.P. sono (cfr. comma 4): a) i siti a rischio archeologico e i relativi ambiti di tutela individuati dal P.T.C.P.: - materiale sporadico (Quinto di Treviso); - elemento strutturato (S. Cristina); - materiale sporadico, tomba ed elementi strutturati e relativo ambito di tutela (S. Cassiano); b) l agro-centuriato individuato dal PTCP. Trattasi di aree sottoposte alle disposizioni degli Artt. 44 e 53 delle Norme Tecniche del PTCP di Treviso contenenti direttive e prescrizioni per le risorse culturali archeologiche con specifico riferimento alle aree a rischio archeologico nelle quali è da sottoporre a verifica la possibilità di rinvenimenti archeologici (comma 5). Il P.I. dovrà prevedere procedure idonee a garantire che ogni programma o progetto di intervento sia sostenuto e motivato da un indagine anche documentaria delle preesistenze che consenta di identificare caratteri culturali complessivi dell'ambito oggetto di indagine. L indagine è effettuate sulla base delle schede di analisi proposte dal P.T.C.P. nell Allegato M alla Relazione di Piano (comma 7). Art. 19 Aree a rischio archeologico Art. 20 Centri storici Art. 21 Discariche Art. 22 Cave Le aree nelle quali il P.T.C.P. ritiene probabili ritrovamenti archeologici e nel raggio di ml 200 (duecento) dai punti di ritrovamento sparsi prima dell inizio di lavori di costruzione che comportino lo scasso o lo sbancamento di terreno, deve essere data notizia alla competente Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto (comma 8). Nessuna Il Centro Storico evidenziato a titolo ricognitivo nella Tavola n. 1, Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale è Quinto di Treviso. Il PI dovrà definire: a) le modalità di intervento sul patrimonio edilizio esistente; b) gli ambiti da assoggettare a P.U.A.; c) la disciplina delle nuove possibilità edificatorie; d) gli spazi a parcheggio, a servizi, le piazze, i collegamenti pedonali e gli elementi significativi da valorizzare; e) gli eventuali interventi di riqualificazione e riconversione di volumi ed attività incompatibili; f) la disciplina degli interventi richiesti dai sistemi ambientale, della mobilità ed infrastrutturale; g) il prontuario per la disciplina degli interventi nei centri storici Nessuna Trattasi del sedime dell ex discarica di II categoria tipo A, situata nella porzione settentrionale del comune, in Via San Cassiano, al confine con il comune di Paese. Il PI aggiorna il censimento delle discariche autorizzate, ne recepisce il perimetro e aggiorna i limiti all edificazione previsti dal Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 e dagli Artt. 32 e 32 bis della L.R. n. 3/2000 (comma 7). Nessuna In ambito comunale è presente la cava Campagna, situata nella porzione nord-occidentale del comune, al confine con i comuni di Paese e Morgano. L'apertura di cave per l'estrazione di qualsiasi materiale o il perseguimento di esercizio di quelle esistenti è regolato dalle norme della L.R. n. 44/1982 e successive modificazioni, nell'ambito delle zone agricole con esclusione di quelle ricomprese negli ambiti paesaggistici del Fiume Sile e nelle zone di vincolo monumentale e paesaggistico individuate nelle Tavole di Progetto del PAT (comma 10). H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 31 di 148

34 Per tali ambiti restano confermati i progetti di ripristino ambientale approvati contestualmente al rilascio delle singole autorizzazioni, che vanno tuttavia rivisti nell ottica di una loro ricomposizione organica, al fine di perseguire gli obiettivi di miglioramento ambientale e di possibile riutilizzo a fini ambientali e ricreativi attraverso appositi accordi con le proprietà, definiti da specifiche convenzioni. Analoga disciplina potrà applicarsi all esaurimento delle cave ancora attive, utilizzando le risorse destinate al ripristino ambientale per il riutilizzo a fini ambientali e ricreativi. Nessuna Nella TAV. 1 sono riportate le aree di sedime e relative aree di rispetto di n. 13 pozzi di prelievo per uso idropotabile, di cui: a) n. 10 pozzi ubicati nell area produttiva a Sud del territorio comunale; b) n. 2 pozzi situati lungo Via Costamala; c) n. 1 pozzo localizzato in Via Giorgione, al confine con il comune di Treviso. e dell impianto di depurazione autorizzato (2a categoria Tipo A AE), ubicato in prossimità del centro abitato di Quinto di Treviso, Via Nogarè. Le fasce di rispetto dalle fonti di approvvigionamento idropotabile determinano vincoli alla trasformazione ed utilizzo, da parte dei proprietari dei terreni, collocati in prossimità dei pozzi e sono finalizzate ad assicurare, mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque da destinare al consumo umano (commi 8 e 9). Art. 23 Pozzi e depuratore Art. 24 Servitù idraulica e idrografia Art. 25 Viabilità Art. 26 Ferrovia Art. 27 Reti tecnologiche principali Art. 28 Cimiteri Per gli impianti di depurazione che trattino scarichi contenenti microrganismi patogeni e/o sostanze pericolose per la salute dell'uomo, è prescritta una fascia di rispetto assoluto con vincolo di inedificabilità circostante l'area destinata all'impianto o al suo ampliamento (comma 14). Nessuna Trattasi delle zone di tutela riguardanti i fiumi e canali individuate anche a fini di polizia idraulica e di tutela dal rischio idraulico stabilite dal Regio Decreto n. 368/1904 per i canali irrigui o di bonifica titolo VI artt. dal 132 al 140, e quelle del R.D. n. 523 /1904 per corsi d acqua pubblici artt. dal 93 al 99 (comma 3). Nessuna Trattasi di aree costituenti il sedime delle infrastrutture per la viabilità, esistenti e di progetto, e le relative fasce di protezione e rispetto classificate secondo una gerarchia, in analogia a quanto previsto dal Nuovo Codice della Strada [ ] (comma 5). A norma dell Art. 37 della LR n. 11/2004, con le procedure di cui all Art. 6 della stessa LR, sono consentite compensazioni che permettano ai proprietari di aree e edifici oggetto di eventuale vincolo preordinato all esproprio, di recuperare adeguata capacità edificatoria, anche nella forma del credito edilizio di cui all'art. 36 della LR 11/2004, su altre aree e/o edifici, anche di proprietà pubblica, previa cessione all amministrazione procedente dell area oggetto di vincolo (comma 9). Nella fasce di rispetto delle infrastrutture della mobilità, esternamente al perimetro dei centri abitati definito secondo il Nuovo Codice della Strada, sono ammesse esclusivamente le opere compatibili con le norme speciali dettanti disposizioni in materia di sicurezza, tutela dall inquinamento acustico ed atmosferico e con la realizzazione di nuove infrastrutture e l ampliamento di quelle esistenti compresi gli impianti di distribuzione carburante (comma 10). Nessuna In TAV. 1 viene riportato il sedime delle infrastrutture ferroviarie esistenti e le relative fasce di protezione e rispetto della linea ferroviaria Treviso Vicenza. Il P.I. completa l individuazione del sedime delle infrastrutture ferroviarie e le relative fasce di rispetto, prevedendo anche opere di mitigazione ambientale, norme di tutela per la sicurezza del traffico, per l adeguamento delle linee ferroviarie e per la salvaguardia degli insediamenti dall'inquinamento atmosferico e dal rumore (comma 6). Nessuna Nella TAV. 1 è riportato il tracciato (con relative fasce di rispetto): a) degli elettrodotti ad alta tensione di seguito elencati: Kv Scorzè-Trevignano, ENEL Distribuzione Spa; Kv S. Lucia di Piave Cart. Di Villorba - Scorzè, ENEL Distribuzione Spa; Kv Treviso Ovest Venezia Nord, ENEL Distribuzione Spa. b) del metanodotto che attraversa la porzione settentrionale del territorio comunale da est a ovest. Il P.I. aggiorna il censimento delle reti tecnologiche, ne recepisce il tracciato e prevede i limiti all edificazione (comma 9). Il P.I. provvederà a porre le prescrizioni per la destinazione urbanistica e quelle relative alle zone interessate dalla tutela dagli elettrodotti e gasdotti anche mediante previsioni di razionalizzazione e ottimizzazione degli esistenti, e creazione per i nuovi, di appositi canali (comma 10). La localizzazione di nuovi elettrodotti e gasdotti, o la modifica degli esistenti è subordinata alla verifica di conformità con le disposizioni delle leggi vigenti e della legislazione regionale di attuazione vigente (comma 11). Nessuna Trattasi di aree sedime di impianti cimiteriali, di espansione cimiteriale e relative fasce di rispetto ubicate in corrispondenza di (cfr. comma 5). a) San Cassiano; b) Santa Cristina. Il PI provvede ad aggiornare la delimitazione delle aree di sedime di impianti cimiteriali, di espansione cimiteriale e le H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 32 di 148

35 relative fasce di rispetto (comma 6). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli progetti. Il P.A.T. individua in TAV. 1 n. 8 impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico: a) n. 2 impianti H3G (Vicolo F. Baracca e Via Gramsci); b) n. 1 impianto WIND (Via dei Pradazzi); c) n. 3 impianti TELECOM (Via Mattei, Via Gramsci e V.lo F. Baracca) d) n. 2 impianti VODAFONE (Via Vittorio Emanuele e Via Legnago). Il P.A.T., in relazione alle previsioni dell Art. 3, comma 1, lettera d), numero 1), e dell Art. 8, comma 1, lettera e) della L. 36/2001, ed ai contenuti previsti dell Art. 13, comma 1, lett. q) della L.R. n. 11/2004, stabilisce i criteri per l individuazione dei siti per la localizzazione di reti e servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico di cui al D.Lgs. 1 agosto 2003, n. 259 "Codice delle comunicazioni elettroniche" e successive modificazioni. Art. 29 Impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico Art. 30 Allevamenti zootecnici Art. 31 Zone di tutela aeroporto Spetta al Piano di Settore per la Telefonia Mobile regolamentare la localizzazione degli impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico (cfr. comma 9). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano di Settore per la Telefonia Mobile per gli interventi interni ai Siti Natura In TAV. 1 sono rappresentati gli allevamenti zootecnici. Il P.I. dovrà individuare (comma 10): a) gli ambiti degli allevamenti zootecnici esistenti, aggiornando il censimento sulla base di un indagine e schedatura puntuale con distinzione delle tipologie di allevamento; b) gli ambiti in cui è consentito il permanere degli allevamenti a fronte di opere di mitigazione ambientale e/o di interventi relativi alla tutela igienico-sanitaria; c) gli edifici soggetti a demolizione in seguito alla dismissione di allevamenti zootecnici intensivi, per il raggiungimento degli obiettivi di tutela igienico-sanitaria, valorizzazione ambientale e paesaggistica, anche attraverso il credito edilizio di cui al precedente Art. 5 delle presenti N.T.. Il P.I. dovrà disciplinare la trasformazione degli allevamenti prescrivendo: a) forme di mitigazione ambientale con piantumazione di essenze tradizionali volte a ridurre l impatto visivo dell intervento edilizio; b) impiego di materiali tradizionali con preferenza a quelli con caratteristiche bioecologiche, e in grado di contenere il consumo energetico; c) specifica redazione di valutazione di compatibilità ambientale correlata con la V.A.S.; d) forme architettoniche semplici, altezza limitata ad un piano o due piani fuori terra, utilizzo di coperture verdi e/o tradizionali, serramenti in legno, intonaci a calce, uso della pietra lavorata a vista; e) impiego di sistemi di depurazione delle acque reflue con applicazione sistemi naturali quali la fitodepurazione, recupero delle acque gialle, recupero acque piovane, ecc.; f) percorsi carrabili e/o pedonali realizzati con pavimentazione permeabile, ghiaia, prato, ecc. Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. La TAV. 1 riporta le zone di tutela A, B, Ce D individuate nel Piano di Rischio Aeroportuale (P.R..A.). Il PI deve conformarsi e dare attuazione alle prescrizioni previste dalle Norme Tecniche del P.R.A. (comma 8). Nessuna Il PAT definisce invarianti di natura paesaggistica gli ambiti e gli elementi riconducibili a: a) Contesto figurativo dell'ex Mulino di Cervara (P.T.C.P.); b) Asse verde dell'ex ferrovia Treviso-Ostiglia, percorso ciclopedonale di interesse sovra comunale. Il PI, sulla base di specifici elementi analitici, potrà meglio definire i perimetri degli ambiti territoriali diimportanza paesaggistica, individuando gli elementi detrattori che compromettono la qualità percettiva dei luoghi (attività produttive in zona impropria, edifici non più funzionali, ecc.), indicando le necessarie misure di riqualificazione anche attraverso il credito edilizio di cui al precedente Art. 5 delle presenti NT (comma 9). Il PI dovrà definire, anche sulla base dei contenuti della Tavola n. 4.1 Carta della trasformabilità, gli interventi ammissibili in tali zone, perseguendo i seguenti obiettivi (comma 10): a) eliminazione o mitigazione degli elementi detrattori del paesaggio e tutela dei coni visuali; b) riqualificazione delle parti di territorio caratterizzate dal punto di vista paesaggistico; c) controllo della qualità dei nuovi interventi edilizi ammessi; d) disciplina dell attività di recupero del patrimonio edilizio esistente. Art. 32 Invarianti di natura paesaggistica All interno di queste zone sono vietati attività e interventi che possano comportare il deterioramento delle caratteristiche storico-archeologiche e paesaggistiche delle stesse. Sono in particolare vietati (cfr. comma 11): a) l edificazione di manufatti da destinare a insediamenti zootecnici; b) la costruzione di impianti fotovoltaici, solari ed eolici, se non quelli che soddisferanno determinati requisiti paesaggistici che saranno approfonditi ed integrati nel P.I.; c) le strutture a serra fissa, con o senza zoccolo di fondazione. Sono ammesse le serre mobili se destinate alla forzatura stagionale delle produzioni orto-floro-vivaistiche; d) la costruzione di recinzioni nei fondi agricoli se non a semplice staccato o a siepe, salvo quelle strettamente attinenti gli insediamenti agricoli e residenziali; H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 33 di 148

36 e) la realizzazione di discariche e depositi di materiali non agricoli. Art. 33 Invarianti di natura ambientale Art. 34 Invarianti di natura storico monumentale Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti per gli interventi interni ai Siti Natura Il PAT definisce invarianti di natura ambientale gli ambiti e gli elementi riconducibili a: a) l idrografia principale, definita in particolare da: - il Fiume Sile; - la Roggia Piovega; - lo Scolo Riello; - il Fosso Dosson; - lo Scolo Serva; b) i bacini d'acqua, ossia: - il bacino della cava Campagna ; - i bacini delle ex cave Biasuzzi sul Fiume Sile; - una serie di specchi lacustri situati nella porzione sud-orientale del territorio comunale; c) le zone boscate; d) le siepi; e) gli ambiti ad integrità agricola e ambientale, che comprendono i seguenti elementi della rete ecologica: - Area nucleo (P.T.C.P.); - Corridoio ecologico secondario (P.T.C.P.); - Area di completamento (P.T.C.P.); - Fascia tampone (P.T.C.P.); Il PI sulla base di specifici elementi analitici potrà meglio definire i perimetri degli ambiti territoriali di importanza ambientale, individuando gli elementi detrattori che compromettono la qualità percettiva dei luoghi (attività produttive in zona impropria, edifici non più funzionali, ecc.), indicando le necessarie misure di riqualificazione anche attraverso il credito edilizio di cui al precedente Art. 5 delle presenti NT (comma 9). Il PI dovrà definire, anche sulla base dei contenuti della Tavola n. 4.1 Carta della trasformabilità, gli interventi ammissibili in tali zone, perseguendo i seguenti obiettivi (comma 10): a) difesa dell integrità del territorio e contenimento del consumo di suolo; b) incentivazione di attività complementari a quella agricola tradizionale compatibili con gli obiettivi di tutela definiti nel presente Articolo; c) riqualificazione delle parti di territorio caratterizzate dal punto di vista naturalistico; d) salvaguardia della biodiversità e costruzione della rete ecologica. Oltre a quanto previsto nel Titolo VI Parte II delle presenti NT, sono vietati (comma 11): a) l edificazione di manufatti da destinare a insediamenti zootecnici; b) la realizzazione di discariche e depositi di materiali non agricoli. È consentita, nel rispetto delle prescrizioni di cui alle presenti N.T. (comma 12): a) la piantumazione di specie adatte al consolidamento delle sponde; b) la realizzazione di opere di difesa idrogeologica, comprese le opere attinenti la regimazione e la ricalibratura degli argini e degli alvei. Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti per gli interventi interni ai Siti Natura Il PAT definisce invarianti di natura storico monumentale: a) il centro storico di Quinto di Treviso; b) le Ville Venete individuate dall I.R.V.V.: - Villa Ciardi (Domus Nostra); - Villa Memo - Giordani, Valeri; c) i parchi storici delle Ville Venete; d) gli edifici vincolati con grado di protezione dal PRG vigente; e) i manufatti di archeologia industriale (P.T.C.P.): - gli ex mulini Bordignon, Grendene, La Rosta e Cervara; - il mulino Rachello; - un opificio idraulico; - la trotticoltura Bresciani. Il PI, provvederà a completare l individuazione, la tutela e la valorizzare degli edifici meritevoli di tutela per la particolare rilevanza storico-monumentale e delle pertinenze degli edifici vincolati definendo misure per: a) la conservazione e creazione di coni visuali e di quinte per valorizzare le visibilità dell'edificio e/o del complesso storico; b) la qualità architettonica delle nuove edificazioni e la sistemazione degli spazi scoperti che rientrano nei coni visualipaesaggistici degli edifici di pregio; c) il controllo delle altezze, l'uso dei materiali, l esposizione dei cartelli pubblicitari, le installazioni tecnologiche; d) l incentivazione di interventi di dismissione e demolizione di recenti preesistenze abitative e produttive improprie e loro delocalizzazione verso nuovi nuclei abitativi e produttivi attrezzati ovvero verso preesistenze compatibili; e) l incentivazione del "concorso" come strumento per la qualificazione dei progetti urbanistici ed architettonici d'intervento nel centro storico di Quinto di Treviso; f) la promozione di interventi di manutenzione/rinnovo delle fronti edificate coordinati secondo indirizzi omogenei, e la soppressione o trasformazione di configurazioni architettoniche improprie; g) l estensione delle aree interessate dai progetti architettonici al fine di considerare anche la riconfigurazione degli intorni e degli spazi inedificati contigui; Nessuna H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 34 di 148

37 Trattasi della definizione della compatibilità geologica dei terreni ai fini urbanistici. La classificazione delle penalità ai fini edificatori è fondata su indici relativi di qualità dei terreni con riferimento (cfr. comma 10): a) alle caratteristiche geotecniche nei confronti delle opere di fondazione; b) alla compressibilità dei terreni; c) alla sicurezza di arginature o di altre opere idrauliche ed al relativo rischio idraulico; d) alla capacità di drenaggio locale; e) alla profondità della superficie di falda; f) alla sismicità ed ad altre caratteristiche geologiche minori. Art. 35 Compatibilità geologica ai fini edificatori Art. 36 Aree esondabili o a ristagno idrico Art. 37 Urbanizzazione consolidata Art. 38 Area produttiva ampliabile Sono individuate ai sensi del precedente comma 10 del presente Articolo, tre categorie di terreno (cfr. comma 11): a) le aree idonee (PEN-01); b) le aree idonee a condizione (PEN-02) comprendenti: 01 area a elevata pericolosità idraulica P3 dal P.A.I.; 02 area a media pericolosità idraulica P2 dal P.A.I.; 03 area a moderata pericolosità idraulica P1 dal P.A.I.; 04 area a moderata pericolosità idraulica da piene storiche P1 dal P.T.C.P.; 05 area a ridotta pericolosità idraulica P0 dal P.T.C.P.; 06 area con difficoltà di smaltimento e ridotta pericolosità idraulica P0 dal P.A.T.; 07 area di ex cava P.A.T.; 08 area con profondità della falda freatica fino a 5 m. dal piano campagna P.A.T.; 09 ex discarica di inerti; c) le aree non idonee (PEN-03) comprendenti: 01 cava attiva. Nessuna I contenuti sono quelli riguardanti le aree a rischio idraulico dell art. 17 delle NT. Le direttive, le prescrizioni e i vincoli sono quelli riguardanti le aree a rischio idraulico dell art. 17. Per le considerazioni del caso, si rimanda quindi all art. 17 di cui sopra. Le aree di urbanizzazione consolidata comprendono (cfr. comma 2): a) gli ambiti territoriali in cui l esistenza e dotazione delle opere di urbanizzazione primaria consentono l intervento diretto senza ulteriori prescrizioni; b) gli ambiti territoriali diversi dai precedenti che, per contiguità ad essi e dotazione delle principali opere di urbanizzazione e dei sottoservizi non ottimale, possono essere fruiti, ai sensi del D.P.R. 380/2001, art. 12 comma 2, previo impegno degli interessati di procedere all attuazione delle opere carenti contemporaneamente alla realizzazione dell'intervento oggetto del permesso; c) gli ambiti territoriali destinati dal P.R.G.C. Vigente a Z.T.O. di tipo A, B, C, D ed F. Negli ambiti di urbanizzazione consolidata e nelle aree di trasformazione, sono sempre possibili interventi di nuova costruzione o di ampliamento di edifici esistenti nel rispetto dei parametri edilizi e delle modalità di intervento previste dai previgenti PRGC, qualora compatibili con il P.A.T. (comma 6). Il P.I. recepirà integralmente l azzonamento e le relative disposizioni normative del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, al fine di adeguare compiutamente il P.I. allo strumento sovraordinato, con particolare riferimento alle zone di riserva (Artt. 10 ter, 12, 13 e simili) attualmente ricomprese nell ambito delle ZTO F di PRG e che dovranno essere classificate con zonizzazione adeguata (comma 7). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Gli ambiti destinati ad attività produttive e riconosciuti dal PTCP quali potenzialmente ampliabili sono circoscritti al Polo produttivo sud (comma 4). Il PI in coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni fissate dal PAT persegue le finalità di cui al precedente comma 4 del presente Articolo definendo (cfr. comma 5): a) gli ambiti destinati alla rilocalizzazione delle attività produttive, mediante l applicazione dello SUAP, individuando: - le specifiche zone territoriali omogenee; - i parametri urbanistici; - la disciplina delle destinazioni d uso e delle tipologie edilizie e stradali ammesse. b) gli strumenti attuativi garantendo il coordinamento degli interventi urbanistici e valutando la possibilità di operare con programmi complessi nel rispetto degli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio e della compensazione urbanistica; c) la priorità per l insediamento di tipologie produttive: - omogenee e di filiera; - a basso grado di inquinamento; - che garantiscano un occupazione qualificata. Il PI potrà individuare apposite zone destinate all insediamento di attività terziarie e a servizio dell ambito produttivo, definite in relazione a: criteri di concentrazione geografica areale e lineare degli insediamenti; criteri di dotazioni infrastrutturali (servizi e sottoservizi); criteri di compatibilità ambientale; criteri di funzionalità interna (condizioni minime per l insediamento funzionale) e criteri di accessibilità (cfr. comma 7). In tali aree sono ammesse funzioni esclusivamente produttive secondarie (quali industria, artigianato, logistica, magazzini, depositi e simili), fatte salve eventuali attività terziarie a servizio delle attività insediate (comma 8). Gli interventi di trasformazione urbanistica e/o ampliamento sono subordinati alla redazione di P.U.A. ed al rispetto dei principi e delle procedure definiti dall Art. 4 e dall Art. 9 delle presenti N.T. (comma 9). 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38 Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Gli ambiti destinati ad attività produttive non ampliabili sono tutti quelli destinati dal P.R.G.C. vigente alla data di entrata in vigore del P.A.T. a zone di tipo D produttive ad esclusione di quelle individuate nel precedente Art. 38 delle presenti N.T. e sono classificati in (cfr. comma 4): a) aree non ampliabili; b) aree non ampliabili con destinazione terziaria prevalente, nelle quali sono ammesse destinazioni di tipo terziario. Tali ambiti sono considerati di carattere non strategico e sono finalizzati all organizzazione delle attività in essere o alla riconversione funzionale e insediativa secondo quanto previsto dal P.T.C.P. e nelle direttive e prescrizioni del presente Articolo (comma 5). Il P.I. dovrà prevedere destinazioni diverse da quella produttiva secondaria, con le possibilità di cui agli Artt. 13, 17 e 24 del PTCP (comma 6) Il PI può prevedere, compatibilmente con gli obiettivi di sostenibilità del PAT, progetti di ristrutturazione urbanistica funzionali alla riconversione degli insediamenti esistenti nelle nuove destinazioni, anche interessando aree agricole adiacenti (comma 7). Gli interventi di riconversione funzionale e riqualificazione ambientale sono subordinati alla redazione di P.U.A. (comma 9). Le aree produttive non ampliabili poste all interno del Parco Naturale Regionale del fiume Sile sono soggette alla disciplina delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile (comma 11). Art. 39 Aree produttive non ampliabili Art. 40 Edificazione diffusa Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Con riferimento all art. 40 Edificazione diffusa si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo. Si riportano anche i seguenti elementi utili ai fini della valutazione: testo della Norma; distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi ART. 40 EDIFICAZIONE DIFFUSA STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO 1. Piano Territoriale Regionale di Coordinamento. 2. Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento della Provincia di Treviso 3. Legge Regionale n. 11 del , Norme per il governo del territorio, Artt. n. 13, n. 43, n. 44. INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA 4. Tavola n. 4.1, Carta della Trasformabilità CONTENUTI E FINALITÀ 5. I nuclei di Edificazione diffusa comprendono ambiti extraurbani caratterizzati da forme di edificazione: a) a morfologia lineare lungo gli assi viari e/o nucleare isolata; b) eterogenea sotto il profilo delle funzioni ospitate e della consistenza edilizia, espresse: dalla residenza originariamente agricola insieme con i relativi annessi rustici, di differente stato di conservazione compresi fenomeni di abbandono e degrado, ma anche dalle attività manifatturiere che si sono innestate sui corpi di fabbrica rurali, spesso ampliandoli e adattandoli alle specifiche esigenze produttive; c) dotati delle opere di urbanizzazione essenziali, carenti nei sottoservizi e sostanzialmente prive dei servizi collettivi propri delle zone residenziali. DIRETTIVE 6. Il P.I.: a) precisa i perimetri degli ambiti di edificazione diffusa indicati dal P.A.T. b) verifica le categorie di intervento previste nel P.R.G.C. Vigente; c) individua le opere incongrue (attività produttive in zona impropria, edifici non più funzionali, ecc.), indicando le necessarie misure di riqualificazione e riordino del territorio agricolo anche attraverso il credito edilizio di cui al precedente Art. 5 delle presenti NT. 7. Il P.I., mediante le Schede Progettuali di cui al precedente Art. 7, disciplina gli interventi edilizi ammissibili nei nuclei di Edificazione diffusa prevedendo: a) limitati e puntuali interventi di ampliamento e nuova edificazione ad uso residenziale, nel rispetto del Dimensionamento dei singoli A.T.O. definiti dal P.A.T.; b) integrazione delle opere di urbanizzazione carenti e delle aree per servizi pubblici e di uso pubblico; c) miglioramento delle condizioni di sicurezza della viabilità, in relazione al tema degli accessi carrai con sbocco diretto sulla strada, soprattutto per quanto concerne le attività produttive e commerciali; H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 36 di 148

39 d) integrazione, miglioramento e messa in sicurezza dei percorsi ciclo-pedonali, connettendoli e mettendoli a sistema con quelli di fruizione del territorio aperto; e) realizzazione di idonee fasce di mitigazione e compensazione ambientale dei nuclei residenziali in territorio extraurbano, anche mediante la realizzazione di una fascia d'alberatura autoctona di indicativamente 8 m e con l'utilizzo di tipologie edilizie dell'architettura rurale; f) definizione di criteri per l'insediamento di attività di agriturismo ed altre attività compatibili con le caratteristiche dell area. PRESCRIZIONI E VINCOLI 8. Gli ambiti di edificazione diffusa, o le porzioni degli essi, posti all interno del Parco Naturale Regionale del fiume Sile sono soggetti alla disciplina delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile. Distanze dai Siti Natura 2000 Gli ambiti di edificazione diffusa individuati dal PAT sono tutti esterni al SIC ZPS e pertanto risultano esterni agli elementi chiave di questi. Il Piano individua 3 ambiti di edificazione diffusa lungo Via Cornarotta (SP 17 del Sile ); questi ambiti, pur risultando esterni ai Siti Rete Natura 2000, sono ad essi adiacenti. Da evidenziare che due di questi ambiti sono contigui all Habitat di interesse comunitario 91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) e sono separati da essi dalla SP 17 del Sile. Edificazione diffusa Risulta esterno ai Siti Natura 2000 ma interno all ambito del Parco Naturale Regionale del fiume Sile l ambito di edificazione diffusa individuato dal PAT compreso tra via Sega e via Emiliana (ATO 2 Santa Cristina) che dista dal SIC ZPS più di 100 m. I restanti ambiti di edificazione diffusa proposti dal Piano distano dai Siti Rete Natura 2000 più di 300 m. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 37 di 148

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41 Utilizzo delle risorse Il P.I., mediante le schede progettuali di cui all art. 7, disciplinerà gli interventi edilizi ammissibili nei nuclei di edificazione diffusa prevedendo limitati e puntuali interventi di ampliamento e nuova edificazione ad uso residenziale, nel rispetto del dimensionamento di singoli ATO definiti dal PAT. Una delle principali conseguenze della possibilità di nuova edificazione è il consumo di suolo. In merito alle materie prime utilizzate per la realizzazione degli interventi è auspicabile che tutti i materiali impiegati nella realizzazione delle trasformazioni urbanistico territoriali siano forniti da appositi produttori autorizzati alla loro trasformazione e commercializzazione. L insediamento di nuovi abitanti comporterà un incremento della domanda di acqua potabile (emungimento acqua) e di energia. Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali Si prevedono interventi di integrazione delle opere di urbanizzazione carenti e di miglioramento delle condizioni di sicurezza della viabilità in relazione al tema degli accessi carrai con sbocco diretto sulla strada, soprattutto per quanto concerne le attività commerciali e produttive. Il P.I. potrà prevedere l integrazione, miglioramento e messa in sicurezza dei percorsi ciclopedonali. Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso Emissioni gassose Le emissioni gassose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico territoriale sono imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni gassose in fase di cantiere possono derivare da: Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del rispetto delle normative sulle emissioni gassose dei motori a benzina, diesel e GPL/metano, certificata dalle periodiche revisioni presso centri autorizzati; Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant altro su manufatti ed elementi in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato ecc. In riferimento all attività di esercizio le emissioni gassose sono riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) per le quali andrà verificato il rispetto dei limiti di emissione nell atmosfera e fonti mobili, veicoli, di più difficile quantificazione per i quali s ipotizzano le medesime verifiche effettuate sui mezzi di cantiere. Produzione di reflui Durante la fase di cantiere i reflui sono riconducibili alla presenza antropica (bagni chimici, ecc.). In merito all individuazione degli ambiti di edificazione diffusa si osserva che la trasformazione in esame comporterà l incremento nel territorio di un carico urbanistico. L insediamento di nuovi abitanti comporterà un aumento della produzione di reflui che dovranno essere correttamente gestiti. Rifiuti Di norma i rifiuti prodotti durante la fase di realizzazione dell intervento vanno stoccati momentaneamente in apposite aree di cantiere attrezzate allo scopo e conferiti successivamente in discariche autorizzate, secondo le disposizioni di legge vigenti. Sversamenti accidentali La presenza di macchine operatrici in cantiere può comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. Si tratta comunque di un disturbo temporaneo che è legato alla durata della fase di cantiere. Si evidenzia inoltre che gli eventuali sversamenti saranno comunque imputabili a situazioni accidentali e in ogni caso saranno presumibilmente di piccola entità. Rumori Le emissioni rumorose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico territoriale sono imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni rumorose in fase di cantiere possono derivare da: Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del buon funzionamento; Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant altro su manufatti ed elementi in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato, per i quali sarà opportuna la verifica del buon funzionamento. In riferimento all attività di esercizio le emissioni rumorose sono riconducibili a fonti fisse (attività, impianti, ecc.) ed al traffico veicolare. Inquinamento luminoso Non si prevede un incremento aggiuntivo delle emissioni luminose se non quelle circoscritte all interno degli ambiti di trasformazione, limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di trasformazione. Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi,.) H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 39 di 148

42 Le alterazioni dirette e indirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere: Cambio di destinazione d uso dei suoli; Scavi e movimenti di terra; Deposito di materiali; Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee; Alterazione della qualità dell aria; Alterazioni del clima acustico. Norme Tecniche di Attuazione Possibilità effetti negativi Il P.I. può introdurre nuove Aree di riqualificazione e riconversione o modificare i parametri edificatori ed il perimetro di quelle individuate nel P.A.T., senza procedere ad una variante dello stesso P.A.T. (cfr. comma 5). Per le trasformazioni ammesse ai sensi del comma 5, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.). Con riferimento agli ambiti di riqualificazione e riconversione individuati da PAT e riportati in TAV. 4 "Carta delle trasformabilità", si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo. Si riportano anche i seguenti elementi utili ai fini della valutazione: testo della Norma; Art. 41 Aree di distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi riqualificazione e riconversione ART. 41 AREE DI RIQUALIFICAZIONE E RICONVERSIONE STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO 1. Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento della Provincia di Treviso. 2. Legge Regionale n. 11 del , Norme per il governo del territorio, Art. 13 INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA 3. Tavola n. 4.1, Carta della Trasformabilità CONTENUTI E FINALITÀ 4. Le Aree di riqualificazione e riconversione includono la parte della città consolidata che presenta caratteri di degrado e disorganicità nell impianto planimetrico e di eterogeneità dei caratteri tipologici, formali e funzionali degli edifici. DIRETTIVE 5. Il P.I. può introdurre nuove Aree di riqualificazione e riconversione o modificare i parametri edificatori ed il perimetro di quelle individuate nel P.A.T., senza procedere ad una variante dello stesso P.A.T, ferme restando le seguenti regole: a) la riqualificazione delle aree non può superare i limiti dell A.T.O. di appartenenza; b) la riqualificazione deve essere condotta nel rispetto degli indirizzi formulati negli elaborati del P.A.T.; 6. La riqualificazione si attua con interventi estesi all intero ambito o a parti di esso attraverso: a) il riordino degli insediamenti esistenti e il ripristino della qualità ambientale anche attraverso l ammodernamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie e dell arredo urbano; b) il riuso di aree dismesse, degradate, inutilizzate, a forte polarizzazione urbana, anche mediante il completamento dell edificato; c) il miglioramento della qualità urbana mediante una maggiore dotazione di spazi e servizi pubblici; d) una più omogenea individuazione dei caratteri planivolumetrici degli edifici, anche mediante interventi di trasferimento tra diversi lotti delle volumetrie edificate o di diradamento delle stesse. anche attraverso PUA e convenzionamento, individuato in funzione dello stato di fatto e delle caratteristiche dei luoghi. Distanze dai Siti Natura 2000 Le aree di riqualificazione e riconversione individuate dal PAT risultano esterne al SIC ZPS in esame e quindi agli elementi chiave di questi. L ambito più prossimo ai Siti Rete Natura 2000 ha una superficie di poco superiore ai m 2 e dista da essi più di 150 m; l area interessata dalla trasformazione è separata dal SIC ZPS dalla SR n. 515 Noalese e da fascia edificata. Due ambiti di riqualificazione e riconversione interessano l ex Vaserie Trevigiane e la zona B speciale del PRG vigente e distano dal SIC ZPS rispettivamente circa 350 m e 315 m. Da evidenziare che l ambito delle ex Vaserie Trevigiane risulta individuato dal Piano anche come Contesto territoriale destinato alla realizzazione di programmi complessi. L ultimo ambito di riqualificazione e riconversione è ubicato a sud della SR 53 Postumia, a nord del territorio comunale, e dista dai Siti Natura 2000 più di 1 km. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 40 di 148

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44 Utilizzo delle risorse Le aree di riqualificazione e riconversione includono la parte della città consolidata che presenta caratteri di degrado e disorganicità nell impianto planimetrico e di eterogeneità dei caratteri tipologici, formali e funzionali degli edifici. Si tratta di ambiti già compromessi; pertanto l applicazione della norma non comporta il consumo di nuovo suolo. Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali Le aree di riqualificazione e riconversione si inseriscono in contesti antropizzati; pertanto non è prevedibile alcun fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali. Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso Emissioni gassose Le emissioni gassose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico territoriale sono imputabili alle fasi di cantiere. Le emissioni gassose in fase di cantiere possono derivare da: Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del rispetto delle normative sulle emissioni gassose dei motori a benzina, diesel e GPL/metano, certificata dalle periodiche revisioni presso centri autorizzati; Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant altro su manufatti ed elementi in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato ecc. In riferimento alle attività in esercizio le emissioni in atmosfera sono riconducibili ai reflui gassosi provenienti dagli impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica (caldaie, etc.) impiegati ad uso civile e commerciale e dal traffico veicolare. Produzione di reflui Durante la fase di cantiere i reflui sono riconducibili alla presenza antropica (bagni chimici, ecc.). Qualora la riqualificazione dell area comporti l insediamento di nuovi abitanti, si avrà un aumento della produzione di reflui che dovranno essere correttamente gestiti. Rifiuti Di norma i rifiuti prodotti durante la fase di realizzazione dell intervento vanno stoccati momentaneamente in apposite aree di cantiere attrezzate allo scopo e conferiti successivamente presso discariche autorizzate, secondo le disposizioni di legge vigenti. Sversamenti accidentali La presenza di macchine operatrici in cantiere può comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. Si tratta comunque di un disturbo temporaneo che è legato alla durata della fase di cantiere. Si evidenzia inoltre che gli eventuali sversamenti saranno comunque imputabili a situazioni accidentali e in ogni caso saranno presumibilmente di piccola entità. Rumori Le emissioni rumorose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico territoriale sono imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni rumorose in fase di cantiere possono derivare da: Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del buon funzionamento; Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant altro su manufatti ed elementi in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato, per i quali sarà opportuna la verifica del buon funzionamento. In riferimento all attività di esercizio, le emissioni rumorose sono riconducibili a fonti fisse (attività, impianti, ecc.) ed al traffico veicolare. Inquinamento luminoso Non è prevedibile un incremento aggiuntivo delle emissioni luminose trattandosi di ambiti già urbanizzati. Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi,.) Le alterazioni dirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere: Scavi e movimenti di terra; Deposito di materiali; Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee; Alterazione della qualità dell aria; Alterazioni del clima acustico. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 42 di 148

45 Norme Tecniche di Attuazione Art. 42 Opere incongrue Art. 43 Elementi di degrado Art. 44 Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi Possibilità effetti negativi Il P.A.T. identifica le attività produttive collocate in zona impropria quali opere incongrue, e ne persegue la rilocalizzazione in zona propria di tipo produttivo (comma 4). Le attività produttive collocate in zona impropria sono state individuate a partire da quanto previsto dal P.R.G.C. vigente alla data di entrata in vigore del P.A.T.. Si tratta di singole attività che presentano motivi di turbativa urbanistica, ambientale o gravi problemi ineliminabili di inquinamento del territorio (comma 5). Il PI in coerenza con gli indirizzi fissati dal PAT definisce (comma 6): a) le modalità di riutilizzo dei siti dismessi in riferimento a: - riqualificazione ambientale del sito; - destinazioni d uso attigue all attività; - specificità urbanistiche e territoriali del contesto; - specificità ambientali e paesaggistiche del contesto; b) gli strumenti attuativi garantendo il coordinamento degli interventi urbanistici e valutando la possibilità di operare con programmi complessi nel rispetto degli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio e della compensazione urbanistica; c) eventuali interventi di compensazione ambientale. Il PI può individuare nuove attività in zona impropria da mitigare o modificare quelle già individuate senza procedere ad una variante del PAT (comma 7). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Il P.A.T. riconosce gli elementi di degrado già individuati quali attività produttive in zona impropria di Tipo 1 dal Piano Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile (comma 1). Il P.I. in coerenza con gli indirizzi fissati dal P.A.T. e le direttive del P.A. del Parco regolamenta (comma 5): a. le modalità di riutilizzo dei siti eventualmente dismessi in riferimento a: - riqualificazione ambientale del sito; - destinazioni d uso attigue all attività; - specificità urbanistiche e territoriali del contesto; - specificità ambientali e paesaggistiche del contesto; b. gli strumenti attuativi garantendo il coordinamento degli interventi urbanistici e valutando la possibilità di operare con programmi complessi nel rispetto degli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio e della compensazione urbanistica; c. eventuali interventi di compensazione ambientale. Per gli elementi di degrado, nelle more di redazione del P.I., vigono le prescrizioni del P.A. del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile e della Variante al PRGC di adeguamento al Piano Ambientale (comma 7). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Il PI può individuare nuovi Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi o modificare quelli già individuati senza procedere ad una variante del PAT (cfr. comma 9). Per le trasformazioni ammesse ai sensi del comma 9, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.). Con riferimento ai Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi individuati da PAT e riportati in TAV. 4 "Carta delle trasformabilità", si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo. Si riportano anche i seguenti elementi utili ai fini della valutazione: testo della Norma; distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi ART. 44 CONTESTI TERRITORIALE DESTINATI ALLA REALIZZAZIONE DI PROGRAMMI COMPLESSI STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO 1. Legge Regionale n. 11 del , Norme per il governo del territorio. INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA 2. Tavola 4.1, Carta delle Trasformabilità CONTENUTI E FINALITÀ 3. I Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi includono: H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 43 di 148

46 a) ambiti caratterizzati prevalentemente da insediamenti produttivi, industriali, commerciali e/o rurali, che possono includere anche la residenza, per i quali si renda necessario il riordino degli insediamenti esistenti, il cambio delle destinazioni d uso e il ripristino della qualità ambientale; b) ambiti di espansione, che per la loro localizzazione e caratterizzazione assumono un ruolo strategico nello sviluppo del territorio comunale. 4. I Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi possono essere sostenuti da Accordi sottoscritti ai sensi dell Art. 6 della LR n. 11/2004 e dell Art. 9 delle presenti NT. 5. Tali Accordi, sottoscritti con i proprietari, portano ad assumere nella pianificazione strutturale proposte di rilevante interesse pubblico, oltre che di sicuro valore strategico per l intero territorio comunale. 6. Gli Accordi relativi al PAT, costituiti da un testo scritto e da una scheda di presentazione, sono organicamente ricompresi nelle presenti NT, nello specifico Allegato C. 7. Gli Accordi inclusi nell Allegato C contengono un quadro degli elementi programmatici essenziali e dei relativi impegni ed oneri a carico dei sottoscrittori. Tale quadro di previsioni ed impegni rappresenta il riferimento per la formazione del PI e dei successivi PUA. DIRETTIVE 8. Gli interventi estesi all intero ambito o a parti di esso si attuano anche attraverso l utilizzo combinato o disgiunto di: a) perequazione urbanistica di cui al precedente Art. 4 delle presenti N.T.; b) credito edilizio di cui al precedente Art. 5 delle presenti N.T.; c) procedura dello sportello unico di cui al D.P.R. n. 447/1998 e successive modificazioni; d) accordo pubblico privato di cui al precedente Art. 9 delle presenti N.T; e) accordo di programma di cui all Art. 7 della LR n. 11/2004; ad integrazione o in variante allo strumento urbanistico ove ricorrano le condizioni previste dalla normativa sopra richiamata o comunque il rilevante interesse pubblico degli interventi previsti. 9. Il PI può individuare nuovi Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi o modificare quelli già individuati senza procedere ad una variante del PAT. 10. In sede di PI concordare preventivamente con l Ente Parco, anche mediante gli accordi di cui agli Artt. 6 e 7 della LR n. 11/2004, gli interventi e le azioni da adottare negli ambiti posti all interno del Parco Naturale Regionale del fiume Sile e negli ambiti che possono interferire con il sistema ciclopedonale dell ex ferrovia Treviso-Ostiglia.. Distanze dai Siti Natura 2000 Ad eccezione dell ambito individuato da PAT come "Contesto territoriale destinato alla realizzazione di programmi complessi" ed oggetto di Accordo Pubblico Privato n. 1 (per la perimetrazione dello stesso si rimanda all Elab. 24 Carta delle Trasformabilità ) che ricade per la parte di aree da cedere al comune all interno del perimetro del SIC IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest, le restanti aree di trasformazione risultano esterne al SIC ZPS e quindi agli elementi chiave di questi. Si evidenzia che per la porzione di ambito di trasformazione ricadente all interno del Sito Natura 2000, valgono le direttive e le prescrizioni di cui all art. 53 Rete ecologica delle NT del PAT che disciplina gli interventi ammesse nelle aree nucleo. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 44 di 148

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48 Utilizzo delle risorse Le aree individuate da PAT come Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi interessano sia ambiti caratterizzati prevalentemente da insediamenti produttivi, industriali, commerciali e/o rurali per i quali si rende necessario il riordino degli insediamenti esistenti, il cambio di destinazione d uso e il ripristino della qualità ambientale, sia ambiti di espansione che, per la loro localizzazione e caratterizzazione assumono un ruolo strategico nello sviluppo del territorio comunale. Nel caso in cui la trasformazione riguardi aree già compromesse non si prevede il consumo di nuovo suolo agricolo. Laddove invece l area interessata dalla trasformazione sia agricola, la realizzazione dgli interventi comporterà il consumo di suolo. In merito alle materie prime utilizzate per la realizzazione degli interventi è auspicabile che tutti i materiali impiegati siano forniti da appositi produttori autorizzati alla loro trasformazione e commercializzazione. L insediamento di nuovi abitanti e/o l esercizio di nuove attività commerciali comporteranno un incremento della domanda di acqua potabile (emungimento acqua) e di energia. Relativamente alle aree oggetto di A.P.P. n. 1 che vengono cedute dalla Parte Privata al comune e rientrano all interno del perimetro del SIC ZPS, valgono le prescrizioni di cui all art. 53 delle NT del PAT, commi da 10 a 12. PRESCRIZIONI E VINCOLI Aree Nucleo, Aree di completamento delle aree nucleo, Corridoi ecologici e Stepping zone 9. I progetti che implicano modificazione di usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a valutazione di incidenza (VINCA). 10. È fatto divieto, salvo che in motivate situazioni particolari da assoggettare comunque a valutazione d incidenza (VINCA) con esito positivo, di: a. illuminare i sentieri a distanza superiore a 500 metri dal perimetro dei centri abitati, ed a 200 metri dalle case sparse e dai nuclei abitati; b. formare nuovi sentieri; c. realizzare nuove edificazioni sparse; d. praticare le coltivazioni in serra fissa di qualsiasi genere. Sono incentivate le coltivazioni tradizionali dei prodotti tipici legati a luoghi e paesaggio. 11. Sono ammessi solamente: a. riconnessione di parti discontinue della rete ecologica, con interventi di rivegetazione ovvero con opere infrastrutturali (idonei by pass per la fauna selvatica, opere di mitigazione ); b. dotazione di idonei sistemi per l attraversamento della fauna per le strade esistenti o di nuova realizzazione; c. riqualificazione degli ecosistemi esistenti in riferimento ai criteri di conservazione degli habitat; d. interventi forestali che prevedano la riconversione dei boschi cedui in fustaia e la progressiva sostituzione delle specie alloctone; e. interventi per il mantenimento dei pascoli e delle praterie naturali; f. realizzazione di interventi di ingegneria naturalistica finalizzati al miglioramento dell assetto idrogeologico; g. realizzazione di siepi e fasce boscate; h. interventi di ampliamento di consistenze edilizie esistenti esclusivamente per usi agricoli confermati da programmi aziendali approvati e giudicati compatibili dalla valutazione di incidenza (VINCA), e comunque soggetti a misure compensative a compenso d ogni riduzione della qualità ecologica complessiva dell area. Interventi di trasformazione nel territorio agricolo sono consentiti unicamente in conformità a piani aziendali approvati, e preferibilmente localizzati nelle aree marginali della rete. Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali Gli interventi di riordino degli insediamenti esistenti potranno comportare la riqualificazione geometrica e/o funzionale degli assi infrastrutturali appartenenti alla rete della mobilità (raggiungimento di più elevati standard di sicurezza, interventi di moderazione del traffico, riorganizzazione dei flussi di traffico, realizzazione di marciapiedi, miglioramento della viabilità ciclabile e pedonabile ecc.). Oltre agli interventi di cui sopra, non è ipotizzabile un ulteriore fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali. Per quanto riguarda invece i Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi" che interessano ambiti di espansione, si ritiene che l'attuazione degli interventi sarà subordinata alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria. Rientrano in questa categoria ai sensi dell'art. 4, legge 29 settembre 1964, n. 847: le strade a servizio degli insediamenti, compresi gli allacciamenti alla viabilità principale dei lotti edificabili; gli spazi necessari per la sosta e il parcheggio degli autoveicoli, in relazione alle caratteristiche degli insediamenti; i condotti idonei alla raccolta ed allo scarico delle acque luride (nere) ed i relativi allacciamenti alla rete principale urbana, compresi gli impianti di depurazione; la rete idrica, costituita dalle condotte per l erogazione dell acqua potabile e relative opere per la captazione, il sollevamento ed accessorio, nonché dai necessari condotti d allacciamento alla rete principale urbana; la rete per l erogazione e la distribuzione dell energia elettrica per usi domestici e industriali comprese le cabine secondarie; la rete del gas combustibile per uso domestico ed i relativi condotti d allacciamento; la rete telefonica, comprese le centraline telefoniche a servizio degli edifici; H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 46 di 148

49 la pubblica illuminazione comprendente le reti e gli impianti per l illuminazione delle aree e delle strade pubbliche e d uso pubblico; gli spazi di verde attrezzato, le aree a servizio dei singoli edifici mantenute a verde con alberature ed eventuali attrezzature. In merito agli ambiti oggetto di Accordo Pubblico Privato si osserva che: con l attuazione dell A.P.P. N. 1 è prevista la riorganizzazione della mobilità mediante la realizzazione di una nuova viabilità di collegamento tra Via Costamala e Via Zecchina; con l attuazione dell A.P.P. N. 2 è previsto il potenziamento della viabilità esistente e la realizzazione di una nuova viabilità funzionali alla riorganizzazione e fluidificazione del sistema della mobilità e il potenziamento/completamento della rete di percorsi ciclopedonali. Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso Emissioni gassose Le emissioni gassose che possono essere prodotte come conseguenza delle operazioni necessarie per la realizzazione di nuove strutture e/o riqualificazione/riconversione delle volumetrie esistenti sono imputabili alle fasi di cantiere. Le emissioni gassose in fase di cantiere possono derivare da: Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del rispetto delle normative sulle emissioni gassose dei motori a benzina, diesel e GPL/metano, certificata dalle periodiche revisioni presso centri autorizzati; Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant altro su manufatti ed elementi in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato ecc. Tali attività potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico e aumento del particolato presente. Quest ultimo potrebbe inoltre essere dovuto anche, in minima parte, alla presenza di accumuli temporanei di terreno. I gas combusti provenienti dal funzionamento dei mezzi d opera sono costituiti essenzialmente da NOx, SOx, CO, idrocarburi esausti, aldeidi e particolato. Con riferimento alle polveri le maggiori sorgenti di emissione saranno costituite dalle piste di cantiere, dall area di deposito e movimentazione dei materiali, nonché dal possibile effetto di risollevamento del vento. Si tratta comunque di un disturbo temporaneo che si esaurisce con la fine della fase di cantiere. In riferimento alle attività in esercizio le emissioni in atmosfera sono riconducibili ai reflui gassosi provenienti dagli impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica (caldaie, etc.) impiegati ad uso civile e commerciale e dal traffico veicolare. Produzione di reflui Durante la fase di cantiere i reflui sono riconducibili alla presenza antropica (bagni chimici localizzati in corrispondenza delle aree di intervento e destinati ai tecnici e agli operai impegnati nella realizzazione delle opere edilizie ed infrastrutturali, etc.). In fase di esercizio invece è possibile individuare differenti tipologie di reflui: domestiche e assimilabili. Rifiuti Di norma i rifiuti prodotti durante la fase di realizzazione dell intervento vanno stoccati momentaneamente in apposite aree di cantiere attrezzate allo scopo e conferiti successivamente presso discariche autorizzate, secondo le disposizioni di legge vigenti. Sversamenti accidentali La presenza di macchine operatrici in cantiere può comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. Si tratta comunque di un disturbo temporaneo che è legato alla durata della fase di cantiere. Si evidenzia inoltre che gli eventuali sversamenti saranno comunque imputabili a situazioni accidentali e in ogni caso saranno presumibilmente di piccola entità. Rumori Le emissioni rumorose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico territoriale sono imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni rumorose in fase di cantiere possono derivare da: Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del buon funzionamento; Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant altro su manufatti ed elementi in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato, per i quali sarà opportuna la verifica del buon funzionamento. In riferimento all attività di esercizio, le emissioni rumorose sono riconducibili a fonti fisse (attività, impianti, ecc.) ed al traffico veicolare. In relazione all esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione nazionale vigente, rappresentata in particolare dalla Legge Quadro sull inquinamento acustico n. 447 del 1995, detta specifiche misure per la prevenzione dell impatto acustico generato da attività produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e ferroviarie, etc. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 47 di 148

50 Inquinamento luminoso Con l entrata in vigore della Legge Regionale n.17 del 7 Agosto 2009 Nuove norme per il contenimento dell inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell illuminazione per esterni e per la tutela dell ambiente e dell attività svolta dagli osservatori astronomici, tutti i nuovi impianti di illuminazione pubblica o privata realizzati in tutto il territorio regionale anche a scopo pubblicitario, dovranno essere autorizzati dai Comuni o dalle Province sulla base di progetto illuminotecnico redatto da un professionista iscritto agli ordini o collegi professionali. Sono esclusi dall obbligo di progetto gli impianti di modesta entità di cui all art. 7 comma 3). Inoltre all art. 9 comma 2 si considerano conformi ai principi di contenimento dell'inquinamento luminoso e del consumo energetico gli impianti che rispondono ai seguenti requisiti di cui ai punti da a) a d). Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi,.) Le alterazioni dirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere: Scavi e movimenti di terra; Deposito di materiali; Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee; Alterazione della qualità dell aria; Alterazioni del clima acustico. Norme Tecniche di Attuazione Art. 45 Limiti fisici alla nuova edificazione Art. 46 Linee preferenziali di sviluppo insediativo Possibilità effetti negativi Il P.A.T. fissa i limiti fisici alla nuova edificazione con riferimento alla strategia insediativa definita per i singoli sistemi insediativi e per i diversi ambiti funzionali, alle caratteristiche paesaggistico-ambientali ed agronomiche ed agli obiettivi di salvaguardia dell integrità dei luoghi del territorio comunale (comma 1) Nessuna Con riferimento all art. 46 Linee preferenziali di sviluppo insediativo si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo. Si riportano anche i seguenti elementi utili ai fini della valutazione: testo della Norma; distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi ART. 46 LINEE PREFERENZIALI DI SVILUPPO INSEDIATIVO STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO 1. Legge Regionale n. 11 del , Norme per il governo del territorio. INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA 2. Tavola 4.1, Carta delle Trasformabilità CONTENUTI E FINALITÀ 3. Il P.A.T. fissa le Linee preferenziali di sviluppo insediativo rispetto alle aree di urbanizzazione consolidata e alle trasformazioni previste dal P.R.G.C. Vigente alla data di adozione del P.A.T. articolandole su quattro livelli: a) linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale; b) linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale da concertare con il Parco Naturale Regionale del Fiume Sile; c) linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione produttiva d) prevalente destinazione d uso commerciale. 4. Per le linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale da concertare con il Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, di cui al precedente comma 3, lett. b) del presente Articolo, il P.A.T. elabora una specifica Azione Strategica, definita nell Allegato B Azioni Strategiche, punto 2. DIRETTIVE 5. Il P.I. in coerenza con gli indirizzi del P.A.T. ed i limiti quantitativi fissati nella disciplina degli A.T.O., definisce gli ambiti di sviluppo edilizio individuando specifiche zone residenziali, secondarie e terziarie sulla base dei seguenti criteri: a) configurarsi in modo coerente e compatibile con le aree di urbanizzazione consolidata contigue; b) relazionarsi e integrarsi organicamente con gli insediamenti esistenti/programmati, per quanto riguarda le funzioni, l immagine urbana e le relazioni viarie e ciclopedonali; c) inserirsi visivamente in maniera armonica nel territorio, ricomponendo e riqualificando adeguatamente il fronte dell edificato verso il territorio agricolo; d) attenersi prioritariamente alle linee preferenziali di sviluppo insediativo. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 48 di 148

51 6. Le previsioni di sviluppo definite dal P.I., in conformità alle indicazioni del P.A.T., dovranno essere giustificate da un effettiva domanda di nuova residenza e attività economiche che andrà soddisfatta prioritariamente attraverso il recupero dei nuclei esistenti e gli interventi di riqualificazione del tessuto edilizio esistente. 7. Il P.I. può prevedere una ripartizione e distribuzione dei quantitativi fissati nella disciplina degli A.T.O esternamente alle linee preferenziali di sviluppo a completamento delle aree di urbanizzazione consolidata, di edificazione diffusa e degli edifici isolati in zona agricola fatto salvo il rispetto dei limiti fisici alla nuova edificazione, degli obiettivi generali di contenimento del consumo di suolo e dei vincoli e tutele del P.A.T., e delle condizioni di sostenibilità evidenziate nella V.A.S.. PRESCRIZIONI E VINCOLI 8. Tutte le nuove aree di espansione individuate dal P.I. dovranno essere soggette a P.U.A. e all istituto della perequazione urbanistica previsto dall Art. 35 della L.R. 11/2004 e dall Art. 4 delle presenti N.T.. Distanze dai Siti Natura 2000 Le linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale, produttiva e commerciale sono tutte esterne al SIC ZPS in esame e pertanto risultano esterne anche agli elementi chiave di questi. Ad eccezione della linea preferenziale di sviluppo insediativo a destinazione residenziale da concentare con il Parco Naturale Regionale del fiume Sile (in quanto interna all ambito del Parco) che risulta prossima al SIC - ZPS, le restanti linee individuate dal Piano distano più di 300 m e sono esterne al perimetro del Parco. Si evidenzia la presenza di linee di espansione a destinazione residenziale lungo Via F. Baracca (ATO 1) che sono esterne al perimetro del Parco del Sile ma contigue (la distanza dal SIC ZPS è di circa 345 m). Le linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione produttiva sono ubicate a sud dei Siti Rete Natura 2000 e distano da essi più di 400 m. La linea preferenziale di sviluppo insediativo a destinazione commerciale è ubicata a Sud dei Siti Rete Natur 2000 e dista da essi circa 160 m. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 49 di 148

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53 Utilizzo delle risorse Le previsioni di sviluppo dovranno essere giustificate da un effettiva domanda di nuova residenza e attività economiche che andrà soddisfatta prioritariamente attraverso il recupero dei nuclei esistenti e gli interventi di riqualificazione del tessuto edilizio esistente. Qualora le trasformazioni interessino aree agricole si potrà avere un consumo di suolo. In merito alle materie prime utilizzate per la realizzazione degli interventi è auspicabile che tutti i materiali impiegati nella realizzazione delle trasformazioni urbanistico territoriali siano forniti da appositi produttori autorizzati alla loro trasformazione e commercializzazione. L insediamento di nuovi abitanti e di attività produttive/commerciali comporterà un incremento della domanda di acqua potabile (emungimento acqua) e di energia Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali L'attuazione degli interventi è subordinata alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria. Rientrano in questa categoria ai sensi dell'art. 4, legge 29 settembre 1964, n. 847: le strade a servizio degli insediamenti, compresi gli allacciamenti alla viabilità principale dei lotti edificabili; gli spazi necessari per la sosta e il parcheggio degli autoveicoli, in relazione alle caratteristiche degli insediamenti; i condotti idonei alla raccolta ed allo scarico delle acque luride (nere) ed i relativi allacciamenti alla rete principale urbana, compresi gli impianti di depurazione; la rete idrica, costituita dalle condotte per l erogazione dell acqua potabile e relative opere per la captazione, il sollevamento ed accessorio, nonché dai necessari condotti d allacciamento alla rete principale urbana; la rete per l erogazione e la distribuzione dell energia elettrica per usi domestici e industriali comprese le cabine secondarie; la rete del gas combustibile per uso domestico ed i relativi condotti d allacciamento; la rete telefonica, comprese le centraline telefoniche a servizio degli edifici; la pubblica illuminazione comprendente le reti e gli impianti per l illuminazione delle aree e delle strade pubbliche e d uso pubblico; gli spazi di verde attrezzato, le aree a servizio dei singoli edifici mantenute a verde con alberature ed eventuali attrezzature. Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso Emissioni gassose Le attività di cantiere potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico e aumento del particolato presente. Quest ultimo potrebbe inoltre essere dovuto anche, in minima parte, alla presenza di accumuli temporanei di terreno. I gas combusti provenienti dal funzionamento dei mezzi d opera sono costituiti essenzialmente da NOx, SOx, CO, idrocarburi esausti, aldeidi e particolato. Con riferimento alle polveri le maggiori sorgenti di emissione saranno costituite dalle piste di cantiere, dall area di deposito e movimentazione dei materiali, nonché dal possibile effetto di risollevamento del vento. Si tratta comunque di un disturbo temporaneo che si esaurisce con la fine della fase di cantiere. In fase di esercizio le emissioni gassose sono riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) per le quali andrà verificato il rispetto dei limiti di emissione nell atmosfera e fonti mobili, veicoli, di più difficile quantificazione per i quali s ipotizzano le medesime verifiche effettuate sui mezzi di cantiere. Per quanto la possibilità di insediare nuove attività produttive - artigianali si evidenzia che le emissioni in atmosfera provenienti dagli impianti utilizzati all'interno dei cicli produttivi saranno variabili in relazione alle diverse tipologie di industrie che andranno ad insediarsi nelle aree produttive individuate dal nuovo strumento urbanistico. Relativamente all espansione di tipo commerciale gli impatti sulla qualita dell aria a seguito della realizzazione della superficie di vendita, sono dovuti principalmente alle emissioni di inquinanti derivanti dal traffico aggiuntivo, generato ed attratto dall intervento, e al funzionamento degli impianti tecnologici utilizzati nelle strutture di vendita. Produzione di reflui Durante la fase di cantiere i reflui sono riconducibili alla presenza antropica (bagni chimici, ecc.). Il potenziale insediamento di nuovi abitanti comporterà inevitabilmente un aumento della produzione di reflui che dovranno essere correttamente gestiti. In merito alla produzione di reflui derivanti dall esercizio di attività produttive/artigianali essi variano notevolmente nella composizione in funzione della tipologia di attività che andranno a stabilirsi all interno degli ambiti individuati dal Piano. Rifiuti Di norma i rifiuti prodotti durante la fase di realizzazione dell intervento vanno stoccati momentaneamente in apposite aree di cantiere attrezzate allo scopo e conferiti successivamente presso discariche autorizzate, secondo le disposizioni di legge vigenti. Sversamenti accidentali La presenza di macchine operatrici in cantiere può comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. Si tratta comunque di un disturbo temporaneo che è legato alla durata della fase H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 51 di 148

54 de cantiere. Si evidenzia inoltre che gli eventuali sversamenti saranno comunque imputabili a situazioni accidentali e in ogni caso saranno presumibilmente di piccola entità. Rumori Le emissioni rumorose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico territoriale sono imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni rumorose in fase di cantiere possono derivare da: Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del buon funzionamento; Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant altro su manufatti ed elementi in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato, per i quali sarà opportuna la verifica del buon funzionamento. In riferimento all attività di esercizio le emissioni rumorose sono riconducibili a fonti fisse (attività, impianti, ecc.) ed al traffico veicolare. In relazione all esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione nazionale vigente, rappresentata in particolare dalla Legge Quadro sull inquinamento luminoso n. 447 del 1995, detta specifiche misure per la prevenzione dell impatto acustico generato da attività produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e ferroviarie, etc. Inquinamento luminoso Con l entrata in vigore della Legge Regionale n.17 del 7 Agosto 2009 Nuove norme per il contenimento dell inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell illuminazione per esterni e per la tutela dell ambiente e dell attività svolta dagli osservatori astronomici, tutti i nuovi impianti di illuminazione pubblica o privata realizzati in tutto il territorio regionale anche a scopo pubblicitario, dovranno essere autorizzati dai Comuni o dalle Province sulla base di progetto illuminotecnico redatto da un professionista iscritto agli ordini o collegi professionali. Sono esclusi dall obbligo di progetto gli impianti di modesta entità di cui all art. 7 comma 3). Inoltre all art. 9 comma 2 si considerano conformi ai principi di contenimento dell'inquinamento luminoso e del consumo energetico gli impianti che rispondono ai seguenti requisiti di cui ai punti da a) a d). Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi,.) Le alterazioni dirette e indirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere: Cambio di destinazione d uso dei suolo; Scavi e movimenti di terra; Deposito di materiali; Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee; Alterazione della qualità dell aria; Alterazioni del clima acustico. Norme Tecniche di Attuazione Art. 47 Servizi di interesse comune di maggiore rilevanza esistenti e di progetto Art. 48 Infrastrutture di maggior rilevanza esistenti e di progetto Possibilità effetti negativi Il P.A.T. classifica quali Servizi di interesse comune di maggiore rilevanza le aree e/o complessi di servizi istituzionali pubblici a scala territoriale di rilevanza comunale e/o sovracomunale esistenti e di progetto (comma 3). Il P.I. provvederà a disciplinare (comma 4): a) le funzioni da confermare; b) le funzioni da trasferire; c) le funzioni da riconvertire; d) i nuovi ambiti o gli ampliamenti di quelli esistenti, necessari per attuare le strategie di Piano e le dotazioni prescritte dalle disposizioni di legge vigenti. Il P.I., in coerenza con gli indirizzi del P.A.T (comma 5): a) disciplina gli interventi ammissibili in assenza di P.U.A.; b) indica gli strumenti attuativi e le modalità di trasformazione urbanistica, garantendo il coordinamento degli interventi urbanistici, disciplinando le destinazioni d uso e valutando la possibilità di operare con programmi complessi; c) prevede interventi di miglioramento qualitativo delle strutture con adeguata accessibilità dalla rete viaria di distribuzione urbana e dalla rete dei percorsi ciclopedonali, adeguata dotazione di opere di urbanizzazione primaria, prevenzione o mitigazione degli inquinamenti di varia natura ed eliminazione delle barriere architettoniche. Gli ambiti denominati servizi di interesse comune di maggiore rilevanza esistenti e di progetto posti all interno del Parco Naturale Regionale del fiume Sile sono soggetti alla disciplina delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile (comma 7). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Il P.A.T. individua gli assi infrastrutturali esistenti di maggior rilevanza: a) Strada Regionale n. 515, Noalese; b) Strada Provinciale n. 79, delle Cave; H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 52 di 148

55 c) Strada Provinciale n. 5, Castellana; d) Strada Provinciale n. 17, del Sile; e) Asse Via Capitello - Via Giorgione. gli assi infrastrutturali di maggior rilevanza di progetto: f) Viabilità alternativa alla S.R. 53 Postumia tra i comuni di Quinto di Treviso, Paese e Istrana; g) Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso; h) Viabilità di accesso all istituto scolastico di Via Donatori del Sangue; i) Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega; j) Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina; le rotatorie di progetto: k) Sulla viabilità alternativa alla S.R. 53 Postumia ; l) Sulla viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso; m) Sulla la viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina. n) Tra la Tangenziale Sud di Treviso e Via Postumia; o) Tra Via Emiliana-Via San Bernardino e Via Emiliana-Via Isonzo; p) Tra Via Cornarotta e Via Monsignor L. Tognana. Come si evince dalla lettura della TAV. 4 Carta della trasformabilità, il PAT riporta in tavola il tracciato relativo alla viabilità alternativa alla SR 53 Postumia. Trattasi di un recepimento di una viabilità di livello sovra comunale che bypassa i centri urbani dei comuni di Istrana e di Paese e quindi interessa solo marginalmente il territorio comunale di Quinto. Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla DGR 3173/06 in fase di progettazione degli interventi relativi alla viabilità di livello sovra comunale alternativa alla S.R. 53 "Postumia" e alle rotatorie di progetto individuate in TAV. 4 del PAT. Con riferimento alle seguenti viabilità di progetto: Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso; Viabilità di accesso all istituto scolastico di Via Donatori del Sangue; Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega; Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina; si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo. Sono utili ai fini della valutazione: testo della Norma; distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi ART. 48 INFRASTRUTTURE DI MAGGIOR RILEVANZA ESISTENTI E DI PROGETTO STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO 1. Legge Regionale n. 11 del , Norme per il governo del territorio. INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA 2. Tavola 4.1, Carta delle Trasformabilità 3. Il P.A.T. individua gli assi infrastrutturali esistenti di maggior rilevanza: a) Strada Regionale n. 515, Noalese; b) Strada Provinciale n. 79, delle Cave; c) Strada Provinciale n. 5, Castellana; d) Strada Provinciale n. 17, del Sile; e) Asse Via Capitello - Via Giorgione. gli assi infrastrutturali di maggior rilevanza di progetto: f) Viabilità alternativa alla S.R. 53 Postumia tra i comuni di Quinto di Treviso, Paese e Istrana; g) Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso; h) Viabilità di accesso all istituto scolastico di Via Donatori del Sangue; i) Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega; j) Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina; le rotatorie di progetto: k) Sulla viabilità alternativa alla S.R. 53 Postumia ; l) Sulla viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso; m) Sulla la viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina. n) Tra la Tangenziale Sud di Treviso e Via Postumia; o) Tra Via Emiliana-Via San Bernardino e Via Emiliana-Via Isonzo; p) Tra Via Cornarotta e Via Monsignor L. Tognana. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 53 di 148

56 CONTENUTI E FINALITÀ 4. Il P.A.T. definisce quale obiettivo prioritario la realizzazione di una serie di interventi di nuova costruzione e riqualificazione geometrica e/o funzionale degli assi infrastrutturali appartenenti alla rete della mobilità, come elencata al comma terzo del presente Articolo, al fine di conseguire il miglioramento complessivo della viabilità a livello territoriale attraverso: a) il raggiungimento di più elevati standard di sicurezza; b) la moderazione del traffico nei tratti urbani; c) la riorganizzazione dei flussi di traffico; d) la salvaguardia degli insediamenti dall inquinamento e dal rumore; e) la qualificazione dei materiali e degli spazi. DIRETTIVE 5. Il P.I. provvederà a disciplinare per le singole infrastrutture esistenti e di nuova previsione: a) la categoria di appartenenza; b) le modalità di realizzazione e/o riqualificazione; c) gli interventi di compensazione ambientale; d) gli interventi relativi alla moderazione del traffico; e) gli interventi complementari riguardanti le intersezioni ed i collegamenti con gli assi principali; f) gli interventi di qualificazione paesaggistica riguardanti il verde e l arredo. PRESCRIZIONI E VINCOLI 6. Nella progettazione e realizzazione della viabilità di nuova previsione dovranno: a) essere predisposte fasce di mitigazione lungo il tracciato stradale con il duplice intento di mitigare l impatto paesaggistico e acustico atmosferico dei nuovi tratti di viabilità. Dette fasce, costituite da siepi e fasce tampone, dovranno essere previste nei punti di interfaccia dell infrastruttura con aree della Rete Ecologica o con suoli agrari ancora integri o in ambiti non ancora edificati in generale. Anche in prossimità di zone residenziali (esistenti o di progetto) dovranno essere studiati interventi di mitigazione dall impatto acustico e paesaggistico da realizzarsi preferibilmente mediante la realizzazione di fasce vegetazionali. b) essere rispettate le prescrizioni del Codice della Strada (Art. 16 e Art 26) in merito alle distanze minime da rispettare per la piantumazione di elementi vegetazionali (siepi, arbusti, alberi). In linea generale si consiglia la realizzazione di una prima fascia di siepi e cespugli e di una seconda fascia costituita da filari arborei. Per la seconda fascia si ritiene opportuno che l interasse tra gli alberi sia valutato anche tenendo in considerazione la visibilità del tracciato stradale da parte degli utenti, ai fini di garantire una maggiore sicurezza per gli stessi. In tutti i casi le specie dovranno essere scelte in relazione agli habitat esistenti e al contesto paesaggistico, oltre che in relazione alla loro funzionalità. 7. Nella progettazione e realizzazione della viabilità di progetto inerente il superamento del centro storico di Quinto di Treviso, dovrà essere individuata e realizzata la migliore soluzione tecnica, viabilistica e paesaggistica al fine di tutelare l assetto infrastrutturale ad uso ciclopedonale del sedime dell ex ferrovia Treviso-Ostiglia. A tal fine la soluzione viabilistica individuata nell Elab. 24 Tav. 4.1 Carta delle Trasformabilità non è prescrittiva ma puramente indicativa. Distanza dai Siti Natura 2000 La viabilità di progetto risulta esterna al SIC ZPS in esame e quindi agli elementi chiave di questi. Il tracciato di progetto più prossimo ai Siti Rete Natura 2000 prevede il raccordo tra Via I Maggio e Via Sega e ricade nell ambito del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile; esso dista dai Siti Natura 2000 circa 60 m. La viabilità di accesso all istituto scolatico di Via Donatori del Sangue dista circa 260 m dal SIC ZPS ed è separato da essi da una cintura urbanizzata. Il tracciato si ritiene esterno all ambito del Parco Naturale Regionale del fiume Sile. La viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina è ubicata a sud dei Siti Rete Natura 2000 e dista da essi circa 760 m. La viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso dista dal SIC IT circa 610 m ed è separato da esso dal centro abitato di Quinto di Treviso. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 54 di 148

57 Utilizzo di risorse Il PAT definisce quale obiettivo prioritario la realizzazione di una serie di interventi di nuova costruzione e riqualificazione geometrica e/o funzionale degli assi infrastrutturali appartenenti alla rete della mobilità. La realizzazione di una nuova infrastruttura di progetto comporta inevitabilmente un consumo di suolo. In merito alle materie prime utilizzate per la realizzazione degli interventi è auspicabile che tutti i materiali impiegati nella realizzazione delle infrastrutture di progetto siano forniti da appositi produttori autorizzati alla loro trasformazione e commercializzazione. Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali Gli interventi infrastrutturali previsti dal Piano sono finalizzati al conseguimento del miglioramento complessivo della viabilità a livello territoriale attraverso il raggiungimento di più elevati standard di sicurezza, la moderazione del traffico nei tratti urbani e la riorganizzazione dei flussi di traffico. Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso Durante la realizzazione della viabilità di progetto si avrà emissione di sostanze in atmosfera, sollevamento di polveri, generazione di rumore (utilizzo di macchinari e traffico legato al trasporto dei materiali) e possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. In particolare, durante le operazioni di scavo e di riporto di materiali inerti (movimenti di terra) verranno utilizzate macchine operatrici. Emissioni di sostanze in atmosfera e generazione di rumore si hanno anche durante la posa di pavimentazioni bituminose, le opere di finitura e segnaletica stradale e la realizzazione di manufatti in opera o posti in opera se prefabbricati, qualora il progetto lo richiedesse. In fase di cantiere si ha la produzione di materiali di risulta. L area dove verrà realizzata la nuova viabilità di progetto sarà interessata potenzialmente da inquinamento luminoso e da traffico veicolare che comporta inquinamento atmosferico e acustico. È noto inoltre che l acqua raccolta dalla sede stradale dopo un evento piovoso è ricca di sostanze inquinanti provenienti dall usura dei pneumatici, da perdite di olio ed altri fluidi rilasciati dai veicoli, da materiali di usura dei freni etc. e crea inquinamento di tipo diffuso. Accanto a queste sorgenti di inquinamento, vi è poi la possibilità di inquinamento in caso di incidenti a veicoli che trasportano fluidi (inquinamento di tipo puntuale). Gli interventi di riqualificazione geometrica e/o funzionale degli assi infrastrutturali potranno invece generare effetti potenzialmente positivi sulle componenti atmosfera e clima acustico in termini di moderazione del traffico veicolare, riorganizzazione dei flussi di traffico e salvaguardia degli insediamenti dall inquinamemnto e dal rumore. Relativamente alla viabilità di progetto di superamento del centro abitato di Quinto, essa dovrebbe convogliare parte del traffico che allo stato attuale versa sulla SR 515 Noalese. La riorganizzazione della viabilità di attraversamento del centro potrebbe quindi avere come ripercussione positiva la fluidificazione del traffico e quindi una minore emissione di sostanze. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 55 di 148

58 Inoltre il comma 6 della norma in esame stabilisce che nella progettazione e realizzazione della viabilità di nuova previsione dovranno essere predisposte fasce di mitigazione lungo tutto il tracciato stradale con l intento di mitigare (oltre che l impatto paesaggistico) l impatto atmosferico dei nuovi tratti di viabilità. Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi,.) Le alterazioni dirette e indirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere: Cambio di destinazione d uso dei suolo; Scavi e movimenti terra; Deposito di materiali; Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee; Alterazione della qualità dell aria; Alterazioni del clima acustico. Norme Tecniche di Attuazione Art. 49 Percorsi ciclopedonali esistenti e di progetto Art. 50 Ambiti territoriali a cui attribuire valori di tutela, riqualificazione e valorizzazione Art. 51 Ville Venete, manufatti di archeologia industriale, contesti figurativi Art. 52 Ambito agricolo Art. 53 Rete ecologica Possibilità effetti negativi Il P.A.T. individua i principali Percorsi ciclopedonali esistenti e di progetto sui quali basare la programmazione comunale riguardante la mobilità ciclabile finalizzata a (cfr. comma 4): a) aumentare la mobilità in bicicletta offrendo al ciclista situazioni sicure, protette e confortevoli; b) migliorare la qualità di vita e l immagine armoniosa e ad alta socialità dello spazio urbano; c) dare autonomia ed indipendenza agli utenti deboli della strada. Il P.I. potrà individuare ulteriori tracciati o rettificare quelli indicati dal P.A.T. (comma 5). La realizzazione potrà avvenire per parti con le modalità tecniche ed esecutive previste dalla normativa vigente e precisate dal P.I. o dal progetto esecutivo con particolare attenzione al rispetto delle dimensioni minime, all utilizzo quando possibile di tracciati o elementi lineari già esistenti e con particolare cura nella scelta dei materiali di pavimentazione, delimitazione e segnaletica in modo che siano coerenti con il contesto di appartenenza (comma 6). Gli itinerari che si caratterizzano per l interesse naturalistico e paesaggistico sono sottoposti alle successive ulteriori prescrizioni (cfr. comma 9): a. non è consentita l asfaltatura qualora non già esistente; [ ] Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Il PAT individua il centro storico di Quinato di Treviso quale elemento di valore storico culturale, monumentale e paesaggistico (comma 3). Per l elemento in esame valgono le disposizioni normative previste negli artt. 20 e 34 delle NT del PAT alle quali si rimanda. Il P.A.T. individua i seguenti elementi di valore storico-culturale, monumentale e paesaggistico (cfr. comma 3): Ville venete individuate nella pubblicazione dell Istituto Regionale per le Ville Venete; Manufatti di archeologia industriale individuati dal PTCP; contesto figurativo dell ex Mulino di Cervara. Per gli elementi in esame, valgono le disposizioni normative previste negli artt. 20 e 34 delle NT del PAT alle quali si rimanda. Il P.A.T. individua gli Ambiti agricoli che interessano le parti extraurbane, poste oltre il limite edificato destinate all esercizio dell attività agricola e zootecnica (comma 4). Il P.I. provvederà, congiuntamente ai piani di settore e alle misure previste dal P.S.R., ad incentivare e favorire (cfr. comma 5): a. le produzioni diversificate, biologiche e di nicchia; b. la produzione di filiere di biomasse a fini energetici; c. le filiere corte agro-alimentari; d. la manutenzione e ripristino del paesaggio storico-culturale; e. lo sviluppo del turismo rurale; f. lo sviluppo di nuclei residenziali. Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. La rete ecologica è intesa come sistema interconnesso di habitat avente la funzione di salvaguardare la biodiversità e le dinamiche ecologiche a supporto di uno sviluppo sostenibile. La diversità biologica comprende la variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi gli ecosistemi terrestri, acquatici ed i complessi ecologici di cui fanno parte (comma 6). La Rete ecologica è definita dall insieme dei seguenti elementi costitutivi previsti dal PTCP: Area Nucleo, corridoi ecologici H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 56 di 148

59 secondari, aree di completamento, stepping zone, fasce tampone e varchi. Di seguito si riportano i commi 9 15 dell art. 53 riportanti Direttive, Prescrizioni e Vincoli. [ ] DIRETTIVE 9. Il P.I. dovrà prevedere una specifica disciplina riguardante: Aree Nucleo i. la regolamentazione della realizzazione delle infrastrutture e degli impianti tecnici attraverso: - la previsione di misure di mitigazione mirate alla ricostituzione della continuità della permeabilità biologica nei punti critici di passaggio; - l inserimento di strutture utili all attraversamento faunistico; - la costituzione di aree di rispetto formate con elementi arborei ed arbustivi finalizzate alla conservazione della biodiversità; j. l incentivazione e sostegno tecnico e finanziario alla gestione dell agricoltura per il mantenimento delle componenti di interesse ecologico e della biodiversità complessiva; k. il riconoscimento delle aree identificate come critiche per la presenza di infrastrutture, aree insediative e corridoi ecologici quali ambiti prioritari verso i quali convergere gli interventi di riorganizzazione mediante azioni di mitigazione e compensazione; Aree di completamento delle aree nucleo, Corridoi ecologici e Stepping zone l. le attività e gli interventi mirati alla conservazione od al ripristino delle componenti naturali e dei relativi equilibri; m. i percorsi e gli spazi di sosta, rifugi, posti di ristoro, bivacchi, nonché i limiti e le condizioni di tale fruizione; n. le opere necessarie al soddisfacimento dei fabbisogni idropotabili; o. i tipi di intervento ammissibili negli edifici esistenti e le funzioni, usi, attività ammissibili in essi; p. l eventuale esercizio dell ordinaria utilizzazione del suolo per le attività primarie, purché di tipo non intensivo se di nuovo impianto; q. i caratteri dei tipi costruttivi ammissibili per le nuove costruzioni, da riferire comunque alle tradizioni locali e realizzati secondo la conformazione morfologica dei luoghi e compatibilmente con il prioritario obiettivo della salvaguardia dei beni tutelati all intorno; r. le infrastrutture e gli impianti strettamente necessari allo svolgimento delle funzioni, usi, attività primarie; s. la gestione dei boschi e delle foreste; t. l adeguamento ed il consolidamento di infrastrutture di bonifica, di irrigazione e di difesa del suolo esistenti, nonché il miglioramento/adeguamento in sede delle infrastrutture viarie e ferroviarie esistenti. Eventuali correzioni dei tracciati di queste potranno essere consentite subordinatamente alla predisposizione di progetti di inserimento paesaggistico e minimizzazione degli impatti, prevedendo altresì la possibilità di recupero ambientale dei tratti dismessi. L attuazione di nuove sedi infrastrutturali di livello statale, regionale o provinciale e/o la riqualificazione delle esistenti è comunque ammessa e, se non soggetta a VIA, è subordinata a verifica di compatibilità ambientale, finalizzata ad individuare adeguate opere di mitigazione e/o compensazione; Fasce tampone u. le nuove edificazioni ad alto consumo di suolo e/o fortemente impattanti; v. le aree di idoneità faunistica, dettando norme differenziate in relazione al livello di idoneità, in analogia a quanto disposto per le aree faunistiche comprese nelle altre aree della rete ecologica; w. gli interventi di tutela e conservazione/riqualificazione degli stati in atto sui corsi d acqua, con ricostruzione delle fasce di vegetazione ripariale in particolare in corrispondenza degli innesti nelle aree nucleo; Varchi x. gli interventi sistemici anche intensivi di recupero ambientale e divieto di ulteriori artificializzazioni delle naturalità esistenti o potenziali minacciati da occlusione causata da pressione insediativa o presenza consistente di infrastrutture; y. il reticolo stradale principale, particolarmente nei tratti ad alta interferenza prevedendo: - il divieto di ulteriori artificializzazioni delle naturalità esistenti o potenziali; - l incremento degli interventi di deframmentazione; - l incremento degli interventi anche intensivi di recupero ambientale; - l obbligo di verifica di compatibilità ambientale, finalizzata ad individuare adeguate opere di mitigazione e/o compensazione, delle nuove sedi infrastrutturali di livello statale, regionale o provinciale e/o la riqualificazione delle esistenti non soggetta a VIA. PRESCRIZIONI E VINCOLI Aree Nucleo, Aree di completamento delle aree nucleo, Corridoi ecologici e Stepping zone 10 I progetti che implicano modificazione di usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a valutazione di incidenza (VINCA). 11 È fatto divieto, salvo che in motivate situazioni particolari da assoggettare comunque a valutazione d incidenza (VINCA) con esito positivo, di: z. illuminare i sentieri a distanza superiore a 500 metri dal perimetro dei centri abitati, ed a 200 metri dalle case sparse e dai nuclei abitati; aa. formare nuovi sentieri; bb. realizzare nuove edificazioni sparse; cc. praticare le coltivazioni in serra fissa di qualsiasi genere. Sono incentivate le coltivazioni tradizionali dei prodotti H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 57 di 148

60 tipici legati a luoghi e paesaggio. 12. Sono ammessi solamente: a. riconnessione di parti discontinue della rete ecologica, con interventi di rivegetazione ovvero con opere infrastrutturali (idonei by pass per la fauna selvatica, opere di mitigazione ); b. dotazione di idonei sistemi per l attraversamento della fauna per le strade esistenti o di nuova realizzazione; c. riqualificazione degli ecosistemi esistenti in riferimento ai criteri di conservazione degli habitat; d. interventi forestali che prevedano la riconversione dei boschi cedui in fustaia e la progressiva sostituzione delle specie alloctone; e. interventi per il mantenimento dei pascoli e delle praterie naturali; f. realizzazione di interventi di ingegneria naturalistica finalizzati al miglioramento dell assetto idrogeologico; g. realizzazione di siepi e fasce boscate; h. interventi di ampliamento di consistenze edilizie esistenti esclusivamente per usi agricoli confermati da programmi aziendali approvati e giudicati compatibili dalla valutazione di incidenza (VINCA), e comunque soggetti a misure compensative a compenso d ogni riduzione della qualità ecologica complessiva dell area. Interventi di trasformazione nel territorio agricolo sono consentiti unicamente in conformità a piani aziendali approvati, e preferibilmente localizzati nelle aree marginali della rete. Fasce tampone 13. I progetti che implicano che implicano modificazione di usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a valutazione di incidenza (VINCA) in prossimità del SIC IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest e della ZPS IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina ; nelle aree distanti da quest ultime ma prossime a corridoi ecologici e /o altre aree a valenza naturalistica dovrà essere redatta un analisi che dimostri comunque la compatibilità dell opera con i luoghi. La necessità della procedura VINCA è valutata comunque dal responsabile del procedimento. 14. L attuazione di nuove sedi infrastrutturali e/o la riqualificazione delle esistenti se non soggette a VIA è subordinata a verifica di compatibilità ambientale, finalizzata ad individuare adeguate opere di mitigazione e/o compensazione. 15. Non sono consentite coltivazioni in serra fissa di qualsiasi genere. Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Sono vincolate ai sensi dell Art. 41 LR 11/2004 le aree comprese fra gli argini maestri ed il corso d acqua dei fiumi e canali, nonché una fascia di profondità di m. 100 (cento) dall unghia esterna dell argine principale per (cfr. comma 3): a) Fiume Sile; b) Roggia Piovega; c) Fosso Dosson; d) Scolo Serva. Il P.I. individua, nelle aree di cui al comma 3, esternamente alle aree di urbanizzazione consolidata e degli ambiti di edificazione diffusa, gli interventi edilizi ammessi e gli eventuali interventi di demolizione delle superfetazioni degradanti (cfr. comma 5). Fatte salve le disposizioni per i corsi d acqua pubblici di cui al D.Lgs 42/2004, il PAT dispone che i corsi d acqua di pregio ambientale di cui al presente Articolo con relative fasce di tutela, siano salvaguardati sulla base delle seguenti disposizioni (cfr. comma 6): a. conservare il carattere ambientale delle vie d acqua mantenendo i profili naturali del terreno, le alberate, le siepi con eventuale ripristino dei tratti mancanti lungo i viali, le strade principali di accesso, lungo i confini, i fosse e nelle aree di pertinenza degli edifici esistenti; b. realizzare le opere attinenti al regime idraulico, alle derivazioni d acqua, agli impianti, ecc, nonché le opere necessarie per l attraversamento dei corsi d acqua; le opere devono essere realizzate nel rispetto dei caratteri ambientali del territorio. Art. 54 Fasce di tutela idrografia principale Art. 55 Norme specifiche per il P.I. Art. 56 Norme specifiche per le ATO e per la SAU Art. 57 Verifica e monitoraggio previsioni di sostenibilità del PAT in rapporto alla VAS Art. 58 Accorgimenti e misure di mitigazione e compensazione in riferimento alla VAS Art. 59 Indicazioni e prescrizioni emerse nello Studio di Valutazione di Incidenza Art. 60 Applicazione Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli progetti. Nessuna Nessuna Nessuna Nessuna Nessuna Il PAT prevede la possibilità di utilizzare la procedura dello sportello unico in variante per la rilocalizzazione o ampliamento H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 58 di 148

61 della procedura dello sportello unico per le attività produttive Art. 61 Localizzazione delle strutture di vendita Art. 62 Approvazione del PAT Art. 63 Misure di salvaguardia Allegato A Ambiti Territoriali Omogenei delle attività in essere (comma 7). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di S.U.A.P. La localizzazione delle strutture di vendita deve essere uniformata alle direttive definite dalla programmazione regionale in materia e alla pianificazione d area vasta di livello provinciale (comma 4). Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di pianificazione attuativa. Nessuna Nessuna Nessuna Le azioni strategiche di cui all allegato B riguardano: la riorganizzazione della viabilità di attraversamento del centro storico; linee preferenziali di sviluppo insediativo da concertare con il Parco del Sile; collegamento con il fiume Sile Come specificato all art. 10, comma 4 delle NT, l Allegato B Azioni Strategiche alle presenti NT e le Tavole di progetto collegate non hanno valore prescrittivo ma sono finalizzate a suggerire possibili soluzioni per la trasformazione delle aree e la realizzazione degli interventi previsti per i diversi ambiti territoriali. Di particolare interesse l Azione Strategica Collegamento con il fiume Sile di cui si riporta il testo. AMBITO DI AZIONE 1. La presente Azione Strategica riguarda un ambito individuato dalla Tavola n. 4.1, Carta delle Trasformabilità e compreso all interno del perimetro: a) del centro storico di Quinto di Treviso (in parte); b) del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile; localizzato in ambito prospiciente Piazza Roma, rispettivamente collegato: OBIETTIVI a) a Nord con Via G. Ciardi b) a Ovest con Via Rosta; c) a Est con Via Vittorio Emanuele; denominato Punto di Accesso al Parco dal vigente Piano Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile. 2. Il P.I. in coerenza con gli indirizzi del P.A.T., i limiti quantitativi fissati nella disciplina degli A.T.O, i criteri per la conservazione del centro storico e i contenuti del P.A. del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, definisce gli ambiti di riqualificazione e valorizzazione perseguendo i seguenti obiettivi: a) PECULIARITÀ STORICO-AMBIENTALI - Centro storico. Definizione delle modalità per la tutela e valorizzazione del centro storico compatibilmente con i valori naturalistici del Fiume Sile: ripristino dello storico rapporto terra-acqua, individuazione delle piazze e dei collegamenti pedonali e ciclabili verso il Fiume Sile - Edificio con grado di protezione. Definizione delle modalità di intervento sul patrimonio edilizio esistente,, l eliminazione di superfetazioni e opere incongrue, la salvaguardia e/o il recupero delle facciate prospicienti il Fiume Sile - Ville Venete e Parco storico. Tutela dei caratteri storico-architettonici, conservazione di coni visuali e di quinte, sistemazione degli spazi scoperti di pregio paesaggistico, collegamento ciclopedonale con il Fiume Sile. - Fiume Sile. Tutela dei caratteri naturalistico-ambientali e ripristino dei collegamenti tra acqua e terraferma. b) CONNESSIONI CON LA VIABILITÀ - Punto di accesso al Parco. Realizzazione di area di fruizione turistica e ricreativa (struttura polifunzionale, noleggio bici, attracco pantane e visite guidate al Parco) e collegamento ciclo-pedonale con il Parco. - Passerella ciclopedonale. Realizzazione passerella sospesa in legno di collegamento tra Piazza Roma e Via Rosta. - Percorso ciclopedonale. Realizzazione di percorso ciclopedonale di collegamento tra: 1. Piazza Roma e la nuova passerella sospesa in legno; 2. Via Vittorio Emanuele (punto di accesso al Parco) e la nuova passerella sospesa in legno. Allegato B. Azioni strategiche e sistemazione percorso ciclo-pedonale di Via Rosta. - Belvedere. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 59 di 148

62 Realizzazione di piazzole belvedere, punti di osservazione dell avifauna. - Piazza. Ridisegno di Piazza Roma, realizzazione banchina sul Fiume Sile, ricollocazione monumento, eliminazione collegamento carrabile verso Sud (Via Ciardi a senso unico). - Banchina attracco pantane. Realizzazione banchina di attracco pantane, elemento di connessione con la mobilità fluviale. c) FRUIZIONE TURISTICA E RICREATIVA - Struttura di fruizione turistica e ricreativa. Nuova struttura polifunzionale a servizio del Parco, realizzazione di struttura di servizio (ricovero e tettoia) per il noleggio bici, realizzazione di struttura di servizio all attracco pantane e centro per le visite guidate al Parco. - Ambito di fruizione turistica e ricreativa. Sistemazione a verde del punto di accesso al Parco e realizzazione di strutture di fruizione turistica e ricreativa del parco. d) VERDE E PARCHEGGI - Parcheggi. Realizzazione di nuovi parcheggi e sistemazione dei parcheggi esistenti in Piazza Roma. - Ambito fluviale del Sile. Salvaguardia dell area di pertinenza del Fiume Sile e ripristino della vegetazione autoctona. - Vegetazione esistente e/o da realizzare. Salvaguardia del patrimonio vegetativo, realizzazione di interventi di rimodellazione e nuove essenze arboree e arbustive autoctone. MODALITÀ E STRUMENTI DI ATTUAZIONE 3. Gli interventi di riqualificazione e valorizzazione, come individuati nella Tavola n. 4.1, Carta delle Trasformabilità e disciplinati nella presente Azione Strategica potranno essere subordinati alla definizione di un Accordo di programma, ai sensi dell Art. 7 della LR 11/04, sottoscritto da: - Comune di Quinto di Treviso; - Ente Parco Naturale Regionale del Fiume Sile; che definisca gli interventi finalizzati alla riqualificazione ambientale e urbanistica del territorio interessato. Allegato C Accordi tra Soggetti Pubblici e Privati L'Allegato B "Azioni strategiche" si riferisce all'art. 10 al quale si rimanda. Nella Tavola n. 4.1, Carta delle Trasformabilità sono perimetrati gli ambiti dei presenti Accordi sottoscritti tra Comune e soggetti privati ai sensi dell Art. 6 della L.R. n. 11/2004 e dell Art. 9 delle presenti N.T. (cfr. comma 1). Gli Accordi sono 2: Accordo Art. 6 L.r. 11/2004 tra il comune di Quinto di Treviso e Rachello Costruzioni S.r.l. Accordo Art. 6 L.r. 11/2004 tra il comune di Quinto di Treviso e i Sigg. Povellato Eugenio e Povellato Andrea. Gli Accordi, i cui testi sottolineano ed evidenziano il carattere di rilevante interesse pubblico delle relative iniziative, come richiesto dall Art. 6 della L.R. 11/2004, contengono indirizzi e direttive per la formazione del successivo P.I. e dei P.U.A.. A tale formazione si procederà confermando il metodo della concertazione già sperimentato nella fase di redazione del P.A.T., nel rispetto delle procedure di Legge (comma 3). Gli Accordi Pubblico Privati sono definiti da PAT come Contesti territoriali destinati alla realizzazione di Programmi Complessi (art. 44 NT). Per l individuazione degli elementi che possono produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo, si rimanda all art. 44. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 60 di 148

63 2.4 Indicazione derivante dagli strumenti di Pianificazione Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 372 del 17/02/09 è stato adottato il nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, ai sensi della legge regionale 23 aprile 2004, n.11 (artt. 24 e 25). Il nuovo Piano, che sostituisce integralmente quello del 1992, fornisce gli obiettivi e le linee principali di organizzazione e di assetto del territorio regionale, nonché le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione. E dunque un piano di idee e scelte, piuttosto che di regole; un piano di strategie e progetti, piuttosto che di prescrizioni, di orientamento per la pianificazione provinciale e di quella comunale. La finalità del PTRC è di proteggere e disciplinare il territorio per migliorare la qualità della vita in un ottica di sviluppo sostenibile e in coerenza con i processi di integrazione e sviluppo dello spazio europeo, attuando la Convenzione Europea del Paesaggio, contrastando i cambiamenti climatici e accrescendo la competitività. Con DGR n. 118/CR del 04/08/2009 il Piano è stato controdedotto sulla base delle osservazioni e proposte pervenute e trasmesso in Consiglio per la sua approvazione. Si evidenzia inoltre che con D.G.R n. 427 del 10/04/2013 è stata adottata una Variante parziale al PTRC al fine di attribuire al piano anche la valenza paesaggistica. Il Piano Territoriale definisce una serie di disposizioni che devono essere osservate nella elaborazione degli strumenti urbanistici subordinati di livello comunale, intercomunale e di settore e quindi non si riverberano in modo diretto sull oggetto della Variante in esame. Di seguito si riportano sinteticamente i contenuti del Piano di interesse per lo studio di dell ambito territoriale interessato dal PAT. QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTRC DI INTERESSE PER IL PAT Elemento / tema di interesse per il PAT Riferimento Note indicazioni prescrizioni (per una lettura competa delle indicazioni, direttive e prescrizioni si rimanda alle NTA dello stesso) Sistema del Artt. 9 e 10 delle Per quanto riguarda l uso del suolo, il Piano mira a gestire il processo di urbanizzazione attraverso territorio rurale NTA del PTRC, misure specifiche per proteggere gli spazi aperti e la matrice agricola del territorio, promuovendo Tav. 1 azioni volte alla salvaguardia dei varchi liberi da edificazione ed un estesa opera di riordino territoriale e di insediamento sostenibile. Relativamente al sistema rurale il territorio interessato dal PAT ricade Bene acqua Sistema delle aree di tutela e vincolo Biodiversità sistema della rete ecologica Art. 16 delle NTA del PTRC Art. 20 e 23 delle NTA del PTRC Art. 24 e 25 delle NTA del PTRC, Tav. 2 all interno di due aree rurali: Area agropolitana (art. 9 delle NTA), nella quale la pianificazione territoriale ed urbanistica viene svolta perseguendo lo sviluppo urbanistico attraverso l esercizio non conflittuale delle attività agricole; Aree ad elevata utilizzazione agricola (art. 10 delle NTA), nella quale la pianificazione territoriale ed urbanistica viene svolta perseguendo il mantenimento e lo sviluppo del settore agricolo anche attraverso la conservazione della continuità e dell estensione delle aree ad elevata utilizzazione agricola limitando la penetrazione in tali aree di attività in contrasto con gli obiettivi di conservazione delle attività agricole e del paesaggio agrario Per tali aree il Piano detta specifici indirizzi da recepire nelle pianificazione territoriale ed urbanistica (per la lettura completa degli indirizzi si rimanda agli art. citati). Il PTRC recepisce le indicazioni del Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto relativamente alle misure per la tutela qualitativa e quantitativa del patrimonio idrico regionale. Il Piano detta inoltre le seguenti norme ritenute di interesse: I Comuni, le Province e la città metropolitana di Venezia, nei propri strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, promuovono l adozione di misure per l eliminazione degli sprechi idrici, per la riduzione dei consumi idrici, per incrementare il riciclo ed il riutilizzo dell acqua e incentivano l utilizzazione di tecnologie per il recupero e il riutilizzo delle acque reflue. I Comuni, le Province e la città metropolitana di Venezia, nei propri strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, incentivano nelle aree con presenza di poli produttivi la realizzazione di infrastrutture destinate al riutilizzo dell acqua reflua depurata, in sostituzione dell acqua ad uso industriale prelevata dal sistema acquedottistico, dai pozzi o dalle acque superficiali. Il territorio comunale ricade in area di primaria tutela quantitativa degli acquiferi. Tali aree sono individuate dal PTRC al fine di salvaguardare la disponibilità idrica delle falde acquifere e di programmare l ottimale utilizzo della risorsa acqua. Il comune rientra anche in un area di produzione idrica diffusa di importanza regionale. In territorio comunale vi sono pozzi a servizio di pubblico acquedotto. Di particolare interesse per l ambito territoriale interessato dal PAT sono le indicazioni che il Piano fornisce relativamente alla sicurezza idraulica (art. 20 NTA). Relativamente al rischio sismico le Norme del Piano stabiliscono che i Comuni nei propri strumenti urbanistici comprendano una valutazione di compatibilità sismica redatta secondo le specifiche direttive regionali (art. 23 NTA). Il PTRC individua (Tav. 2 Biodiversità) la Rete Ecologica costituita da aree nucleo (siti Natura 2000 e Aree Naturali Protette individuate ai sensi della Legge 394/91), corridoi ecologici (definiti ambiti di sufficiente estensione e naturalità essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie vegetali ed animali, con funzione di protezione ecologica attuata filtrando H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 61 di 148

64 QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTRC DI INTERESSE PER IL PAT Elemento / tema di interesse per il PAT Riferimento Note indicazioni prescrizioni (per una lettura competa delle indicazioni, direttive e prescrizioni si rimanda alle NTA dello stesso) gli effetti dell antropizzazione) e le cavità naturali di particolare valenza ecologica. Nell ambito territoriale interessato dal PAT il PTRC individua aree necleo in corrispondenza del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile. Mitigazione ambientale Art. 34 delle NTA del PTRC Mobilità Art. 36 e 42 delle NTA del PTRC, Tav. 4 Sistema produttivo Art. 43 e 45 delle NTA del PTRC e Tav. 5 a Estratto alla Tav. 2 Biodiversità Di particolare interesse per il presente studio di VAS risultano le indicazioni del Piano in merito alla compensazione ambientale che di seguito si riportano integralmente: ARTICOLO 34 - Compensazione ambientale 1. In sede di pianificazione territoriale ed urbanistica, è necessario che le previsioni di significative trasformazioni del suolo vengano accompagnate dall individuazioe di forme di mitigazione ambientale in relazione all entità degli interventi che prevedono una riduzione delle superfici ad area verde o alla presenza di aree degradate da riqualificare. 2. Gli interventi di mitigazione ambientale possono essere di: a) rinaturalizzazione (afforestazione, riforestazione, costituzione di praterie, aree umide, corridoi ecologici, fasce riparie, strutture agroforestali lineari, boschetti rurali, colture arboree da frutto etc); b) miglioramento di una configurazione ambientale incompleta e/o degradata (pulizia o depurazione di un corso o di uno specchio d acqua, completamento o disboscamento di un area boscata, la realizzazione di fasce ecotonali, ispessimento e/o l infittimento di siepi e filari già esistenti, la realizzazione di passaggi ecologici; ridisegno di un canale o roggia o scolina agricola, sistemi di gestione agricola a maggior valore ecologico etc); c) interventi di fruizione ambientale ed ecologica compatibile con il valore di naturalità dei luoghi (ad esempio percorsi pedonali, ciclabili e ippovie attraverso la realizzazione di corridoi verdi, aree di sosta attrezzate per i pedoni; aree di fruizione naturalistica o educazione ambientale, percorsi botanici e faunistici etc). 3. Le fasce di rispetto stradale sono aree prioritariamente destinate a verde pubblico o privato o a standard per la mitigazione degli impatti da rumore e da PM10. Al fine di migliorare la circolazione delle persone e delle merci in tutto il territorio regionale, il PTRC promuove una maggiore razionalizzazione dei sistemi insediativi e delle reti di collegamento viario di supporto (art. 36 NTA). Il PTRC individua nel Servizio Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR) uno strumento di decongestione dei traffici che investono l area veneta caratterizzata da un modello insediativo (produttivo e residenziale) diffuso. La Regione riconosce nei sistemi aeroportuali di Venezia Treviso e di Verona due poli (cittadelle aeroportuali) primari per lo sviluppo favorendo l interconnessione delle cittadelle aeroportuali con la Rete della Mobilità Veneta e sviluppando a tal fine specifici progetti strategici ai sensi dell art. 26 della L.R. n. 11/2004. I Comuni,d intesa con la Regione, possono introdurre forme di valorizzazione delle aree sottoposte a vincolo per la presenza di aeroporti da attuarsi attraverso misure di perequazione e compensazione che interessano aree contigue (art. 40 delle NTA). Relativamente allo sviluppo delle piste ciclabili (mobilità lenta) il Piano incentiva inoltre la realizzazione di una adeguata estensione di piste ciclabili in ambito urbano (art. 42 NTA), in particolare I percorsi ciclabili extraurbani devono garantire una vasta rete ciclabile regionale che colleghi centri urbani contermini e attraversi aree di particolare pregio storico, paesaggistico o ambientale o comunque faciliti e incentivi l uso della bicicletta anche in area extra urbana come sistema alternativo all automobile. Lo sviluppo della mobilità ciclabile nei centri urbani si deve conseguire anche incentivando lo scambio treno/bicicletta e prevedendo la realizzazione di parcheggi scambiatori ed adeguate aree di sosta. I percorsi ciclabili devono considerarsi elementi di primaria valorizzazione delle aree nucleo, compatibilmente con le loro finalità istitutive, nonché delle aree adiacenti alla litoranea veneta. Il PTRC individua (art. 43 delle NTA e Tav. 5a ) i sistemi produttivi di rango regionale, che rivestono un ruolo strategico per l economia del Veneto e per i quali le Province ed i Comuni interessati devono impegnarsi allo scopo di accrescere le potenzialità economiche degli stessi anche attraverso la razionalizzazione dei processi produttivi, l integrazione funzionale delle attività e la riqualificazione ambientale. Il comune di Quinto di Treviso ricade all interno di un territorio urbano complesso. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 62 di 148

65 QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTRC DI INTERESSE PER IL PAT Elemento / tema di interesse per il PAT Riferimento Note indicazioni prescrizioni (per una lettura competa delle indicazioni, direttive e prescrizioni si rimanda alle NTA dello stesso) Turismo naturalistico Art. 55 delle NTA del PTRC Di interesse risultano anche i criteri per l individuazione delle aree per insediamenti industriali e artigianali e degli insediamenti turistico ricettivi (art. 45 NTA). Il PTRC stabilisce che Gli Enti territorialmente competenti promuovono il turismo naturalistico nel rispetto della conservazione degli ambienti naturali e del benessere delle popolazioni locali. Nel dare attuazione al turismo naturalistico si deve tener conto, al fine di prevedere il rispetto della natura, della definizione degli itinerari, della scelta dei mezzi di trasporto, delle sistemazioni e dell utilizzo delle guide specializzate Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Treviso (PTCP) Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è stato approvato con Delibera di Giunta Regionale in data 23 marzo Il PTCP fornisce direttive per la programmazione degli assetti fondamentali del territorio e per la valorizzazione delle sue risorse al fine di coordinare la programmazione urbanistica in modo coerente ed uniforme per tutto il territorio provinciale e per ogni finalità di sviluppo. Di seguito si riportano sinteticamente i contenuti del Piano di interesse per lo studio di Incidenza dell ambito territoriale interessato dal PAT. QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT Elemento / tema di interesse per il PAT Riferimento (NTA ed elab. Cartografico) Note indicazioni prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello stesso) Trasformazione sostenibile del territorio Residenza Attività secondarie Art. 5, 6, 7, 8 e 9 delle NTA del PTCP Articoli 10 e 11 delle N.T.A. del PTCP Articoli 12, 13, 14, 15 e 16 delle N.T.A. del PTCP; tavola 4.1.B Le norme del PTCP definiscono precisi obblighi ai quali deve attenersi la pianificazione di livello comunale, al fine in particolare di garantire la trasformazione sostenibile del territorio; tra questi ad esempio la necessità che in fase di redazione del Piano comunale sia analizzato lo stato delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria e delle opere di interesse pubblico al fine di eliminare eventuali criticità rispetto alle esigenze attuali. Il PAT dovrà altresì dare indirizzi al PI perché si provveda anche alla mappatura, e all aggiornamento, delle infrastrutture di interesse generale presenti nel sottosuolo e si fissino criteri metodologici uniformi per la posa in opera di ulteriori infrastrutture.particolare attenzione viene posta all attività di monitoraggio del Piano (art. 6), agli strumenti della perequazione urbanistica, all adeguamento delle opere di urbanizzazione e delle infrastrutture di interesse generale, alla qualità insediativa e alla mitigazione e compensazione dell impatto complessivo determinato dalle trasformazioni. Attenzione viene rivolta anche agli elementi di degrado, alle opere incongrue, agli interventi di miglioramento della qualità urbana e di riordino in zona agricola che consentano il raggiungimento di obiettivi di ripristino e di riqualificazione urbanistica, paesaggistica, architettonica e ambientale del territorio e la cui demolizione e/o realizzazione o riqualificazione determini l attribuzione di capacità edificatoria mediante credito edilizio. Le amministrazioni comunali in sede di redazione del PAT dovranno fare riferimento ai principi della bioedilizia riportati nelle linee guida per i regolamenti edilizi di cui all allegato GG delle relazione di piano. Qualora, sulla base di dettagliata analisi delle esigenze abitative in relazione allo sviluppo demografico presumibile, le dotazioni residenziali già esistenti, inutilizzate, o previste e confermabili dai PRG previgenti: a. risultino necessarie e sufficienti a soddisfare le esigenze di sviluppo il PAT provvede a confermarne la consistenza; b. risultino in eccesso rispetto alle esigenze di sviluppo il PAT provvede a: b1) restituire le aree a destinazione agricola, se non ancora urbanizzate; b2) confermare la destinazione residenziale con specifica previsione di possibilità di attribuzione di capacità edificatoria riservata all utilizzo di crediti edilizi; b3) destinare le aree a servizi in relazione a motivate esigenze di completamento o potenziamento degli stessi; c. risultino insufficienti rispetto alle esigenze di sviluppo il PAT provvede a definire linee preferenziali di sviluppo insediativo localizzate tenuto conto anche delle aree per realizzare interventi di edilizia sovvenzionata, agevolata e convenzionata, salvo specifiche e motivate eccezioni: c1) in zone destinate dagli strumenti urbanistici pre-vigenti ad attività economiche del settore secondario da dismettere, idonee all uso residenziale; c2) in fondi interclusi compresi in abitati consolidati; c3) in nuclei residenziali in territorio extraurbano. Il PTCP individua due tipologie di aree produttive: le aree produttive ampliabili e le aree produttive non ampliabili. Nell ambito comunale indagato sono individuate aree produttive ampliabili ed aree produttive non ampliabili. Per le aree produttive la cui consistenza edilizia in atto il P.T.C.P. non consideri ampliabile a fini produttivi, il P.A.T. sulla base di accurata analisi, ne definisce la riconversione prevedendo: a) se la zona è prossima a nuclei abitativi, la riconversione a destinazione prevalente residenziale, integrata da servizi per la popolazione; b) se la zona non è prossima a nuclei abitativi esistenti o previsti, ma adeguatamente collegata o collegabile alla rete viaria esistente, la riconversione a: b.1) servizi pubblici o di interesse generale; b.2) attività economiche del settore terziario; b.3) magazzini e depositi, o simili; c) se la zona non è prossima a nuclei abitativi esistenti o previsti, né adeguatamente collegata o collegabile H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 63 di 148

66 QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT Elemento / tema di interesse per il PAT Riferimento (NTA ed elab. Cartografico) Note indicazioni prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello stesso) alla rete viaria esistente, la riconversione a: c.1) nuclei residenziali in territorio extraurbano; c.2) attività agricole, con prevalenza di allevamenti e serre; c.3) installazione di centrali fotovoltaiche; c.4) ogni altra destinazione compatibile con la zona agricola, salvo il rispetto dei vincoli. Relativamente alle nuove aree produttive, esse potranno essere individuate solamente in continuità alle aree produttive esistenti definite ampliabili dal PTCP come stabilito all art. 16, commi 2 e 3. Attività terziarie Attività primarie e zone agricole Insediamenti abitativi e aziendali agricole in zona agricola Risorse turistiche Art. 17 delle N.T.A. del P.T.C.P. Artt. 18, 19, 20, e 21 delle N.T.A. del P.T.C.P. Art. 23 delle N.T.A. del P.T.C.P. Art. 25 delle NTA del PTCP Come prescritto all art. 17, commi 1 e 2: 1. Nuovi insediamenti commerciali di grande distribuzione sono localizzati esclusivamente nelle aree produttive di cui al precedente articolo 13, comma 1, lettera b) e commi 2 e 3, definite non ampliabili secondo ilptcp purché: 1) adeguatamente connesse al sistema viario principale [ ] 2) assoggettati a specifica verifica relativa alle misure di mitigazione e di compensazione [ ] 2. La eventuale priorità nella realizzazione di queste strutture sarà riconosciuta agli ambiti di territorio che, in rapporto alla concentrazione demografica e alla qualità della connessione con la viabilità principale, risultano meno dotati di simili strutture tenendo anche in considerazione eventuali misure che permettano la sopravvivenza di attività di commercio di vicinato. Le amministrazioni comunali, tramite il PRC, dovranno individuare, all interno del loro territorio comunale, quelle aree in cui risulta carente la presenza di esercizi commerciali a servizio delle fasce più deboli della popolazione, e definire di conseguenza, adeguate misure per incentivare la loro localizzazione. Il PAT è tenuto ad individuare: - zone agricole a carattere integro, cioè non occupate in tutto o in parte da preesistenze edificatorie, per le quali non è ammesso l incremento delle consistenze edilizie a carattere residenziale o produttivo esistenti. In tali aree non è ammessa la costruzione di nuovi edifici né la realizzazione di discariche, di cave o di depositi di materiali non agricoli. - aree agricole di pregio caratterizzate dalla presenza di produzioni tipiche. Il PAT ed il PI disincentivano nelle zone agricole la costruzione di nuove abitazioni o insediamenti aziendali agricoli isolati, non consentendo in ogni caso l edificazione negli ambiti ritenuti di particolare pregio per le caratteristiche paesaggistico-ambientali, tecnico agronomiche e di integrità fondiaria o comunque identificati come aree agricole integre o di pregio Il PTCP prescrive che il P.A.T. preveda ed incentivi la fruizione turistica. 2. Il PTCP individua nella tav 4.6 i percorsi turistici individuati dal PTT (piano territoriale turistico). Le amministrazioni comunali dovranno, in sede di redazione del PAT, definire in maniera dettagliata tali percorsi, e garantire la loro tutela e valorizzazione. Infrastrutture viabilità Progetti interesse provinciale di di Art. 26 delle N.T.A. del PTCP Art. 28 delle N.T.A. del P.T.C.P. e allegato FF alla Relazione Tecnica. Gli strumenti urbanistici comunali promuovono la formazione di fasce vegetali d adeguata profondità a fianco di infrastrutture lineari, ossia la piantumazione, entro un area di rispetto predeterminata, di elementi vegetali con la finalità di mitigare gli impatti negativi indotti da tali infrastrutture. Il territorio a nord del comune è interessato dalla viabilità di progetto Tangenziale Istrana Paese (intervento previsto dalla Provincia su pianificazione o accordi antecedenti al PTCP). Relativamente ai tracciati ciclo-pedonali, essi dovranno essere realizzati preferibilmente lontano dalle sedi carrabili ad alto scorrimento utilizzando/recuperando la viabilità rurale. Il PTCP individua specifici progetti che assumono un rilievo sovra comunale o comunque una valenza strategica per l adeguato e sostenibile sviluppo del territorio provinciale, per la valorizzazione delle sue principali risorse territoriali, ambientali, paesaggistiche ed economiche. Per una conoscenza approfondita dei progetti si rimanda all allegato FF. Tra questi progetti, si citano: - Progetto n. 1 Corridoi ecologici principali Il PTCP ha individuato 3 corridoi ecologici principali, di cui uno, quello lungo i fiumi Sile e Muson, interessa direttamente l ambito comunale di Quinto di Treviso. Il corridoio del Sile-Muson permette una interconnessione tra le aree delle Province di Vicenza, Treviso e Venezia lungo la direttiva NO-SE. La zona si caratterizza per la presenza, nelle aree agricole, di importanti siepi e fossi in grado di permettere la realizzazione di un esteso reticolo di corridoi secondari, sfruttando quindi elementi importanti anche da un punto di vista paesaggistico. Progetto n. 7 Studio per la definizione di opere di compensazione ambientale da utilizzare nel territorio provinciale Il PTCP individuando tale progetto intende arrivare a definire in maniera più articolata, più completa e con criteri tecnici idonei al territorio provinciale, un set di indicatori per poter intervenire in maniera più qualificata/coordinata/omogenea sui riequilibri territoriali. Progetto n. 11 La Treviso Ostiglia con prosecuzione per Venezia Tra i percorsi ciclistici di scala sovraprovinciale previsti dal PTCP vi è l asse Treviso-Ostiglia, che segue il tracciato di una delle ferrovie dismesse più importanti a scala nazionale. Il tracciato di fatto costituisce un patrimonio storico e culturale e paesaggistico di notevole interesse, sede ideale per la realizzazione di un itinerario cicloturistico di sicuro richiamo sia nazionale che internazionale nonché per i residenti. Un tratto di 32 chilometri è stato acquistato dalla Provincia di Padova mentre altri undici sono stati comprati dal Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, con il sostegno di Fondazione Cassamarca. Nel Padovano alcuni punti sono già utilizzati come ciclovia, mentre nel Trevigiano quattro degli undici chilometri che attraversano i comuni di Treviso, Quinto e Morgano sono già percorribili sia a piedi che in bici. Il Piano persegue la politica di valorizzazione di tale risorse come connessione turistica e paesaggistica, anche favorita dalla particolarità della natura stessa della pista, che si presenta estremamente facile dal punto di vista morfologico (essendo quasi interamente in tratti pianeggianti), sicura (essendo completamente isolata da percorsi stradali, esclusi gli attraversamenti), lunga (ovvero con valenza sovraregionale e sopranazionale per taluni versi), facilmente accessibile (sia rispetto al target di utenti sia rispetto alle risorse che sono messe in rete con essa), percorribile sia da persone anziane, sia da famiglie con bambini, permettendo un percorso a tappe usufruendo di eventuali strutture agrituristiche. Il Piano oltre alla valorizzazione di tale asse come corridoio verde, prevede il suo prolungamento in direzione Venezia e la sua gronda lagunare, usufruendo di percorsi già previsti all interno del Parco del Sile (greenways), studiando parallelamente a questa un ipotesi di valorizzazione e potenziamento del turismo di tipo fluviale capace di andare a recuperare le spiagge del Piave, le Ville del Sile e i moli di attracco minori. Progetto n. 12 Vari progetti di piste ciclabili La pratica della pianificazione nella realizzazione di tali percorsi, all interno dei vari territori comunali, ha seguito il principio di realizzare, prevalentemente, collegamenti tra le frazioni periferiche ed il capoluogo, sintomo di una pianificazione strettamente comunale, senza prevedere connessioni capaci di mettere in comunicazione più comuni all interno della provincia. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 64 di 148

67 QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT Elemento / tema Riferimento Note indicazioni prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa di interesse per il (NTA ed elab. delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello PAT Cartografico) stesso) Ciò è dovuto all esigenza delle Amministrazioni comunali di rispondere a bisogni di carattere locale, soprattutto di messa in collegamento (in sicurezza) di aree periferiche dei comuni ai luoghi di accentramento (scuole, chiese, impianti sportivi.). Il PTCP si è assunto il compito di indicare a grandi linee una rete di collegamento provinciale individuando 4 livelli di piste ciclabili: di interesse sovraprovinciale, di interesse provinciale, di interesse sovracomunale e comunale e di interesse turistico e/o collegate al tempo libero. L intervento prevede il progetto degli itinerari di livello sovraregionali e provinciali definendo un prontuario per la progettazione dei percorsi da realizzare, soprattutto in riferimento alla pianificazione di carattere comunale, al fine di omogeneizzare sia i criteri di progettazione delle piste sia soprattutto di perseguire comuni intenti dal punto di vista della loro messa in sicurezza. Compensazioni e mitigazioni ambientali Art. 32 e 33 delle N.T.A. del PTCP Rete ecologica Articoli 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41 e 42 delle N.T.A, TAV 3.1.A Come stabilito all articolo 32, comma 1 lo strumento urbanistico comunale dovrà prevedere idonee procedure di verifica dell equilibrio ecologico ambientale nel territorio di competenza, disponendo adeguati interventi di compensazione ambientale da realizzarsi in funzione dell aggravio di carico ambientale determinato da: attività di estrazione di minerali non energetici (cave); interventi infrastrutturali ed edificatori in zona agricola; interventi di nuova urbanizzazione; qualsiasi altro intervento che riduca il valore ecologico ambientale del territorio. Rientrano tra le opere di compensazione ambientale gli interventi di forestazione; il recupero delle cave come bacini idrici ovvero di ricarica; la formazione di aree filtranti lungo i corsi d acqua; la formazione di corridoi ecologici e ogni altra opera che incrementi il carattere ecologico del territorio. Le Amministrazioni Comunali prevedono nel PAT ed attuano tramite il PI programmi di piantumazione di alberi autoctoni ad alto fusto tendendo a provvedere il territorio comunale di non meno di un albero per residente. Gli strumenti urbanistici comunali incentivano, ove necessario e possibile, gli interventi finalizzati all accrescimento delle risorse silvicole, curando particolarmente: a) la incentivazione delle specie arboree autoctone; b) la tutela di formazioni boscose collinari; boschi relitti di pianura; singoli alberi di significativo carattere culturale e/o ambientale; viali alberati; parchi pubblici; parchi pertinenziali di insediamenti pubblici e/o privati; alberi morti che non comportino pericolo per la pubblica incolumità, presenti nelle aree boschive e/o a parco, ove possibile e necessario dal punto di vista naturalistico; c) l impianto di superfici boscate (a fini ambientali e/o economici) nei terreni agricoli non più necessari alla produzione, o ritirati in tutto od in parte da essa; d) l impianto di formazioni forestali a carattere permanente, per la costruzione di fasce filtro a protezione della residenza da infrastrutture ed altre fonti di pressione. 3. Processi di afforestazione-riforestazione estesi a consistenze significative di suolo, da intendere anche come compensazioni ambientali, sono previsti all interno delle aree individuate dal PTCP come: a) aree nucleo, aree di completamento delle aree nucleo; stepping zone; fasce tampone; b) corridoi ecologici; c) cave dismesse; d) aree per l incentivazione di fasce filtro lungo i fiumi; e) bordi di autostrade e di strade statali, regionali e provinciali. Le componenti strutturali della rete ecologica individuate e perimetrate dal PTCP sono: a) le aree nucleo b) le aree di connessione, che comprendono a sua volta le aree di completamento delle aree nucleo e le buffer zone (fasce-tampone di protezione mirate a ridurre i fattori di minaccia alle aree nucleo ed ai corridoi); c) i corridoi: fasce di connessione mirate a consentire lo scambio di individui tra le aree nucleo, che omprendono i corridoi principali, costituiti dai rami più compatti delle aree idonee alla conservazione degli ecosistemi della naturalità, che si diramano da nord verso sud del territorio provinciale e i corridoi secondari, costituiti da fasce più o meno estese che connettono trasversalmente i rami della rete principale, ed alla quale è demandata la funzione prioritaria del miglioramento della qualità ambientale dei sistemi di pianura. d) i varchi; e) le stepping zone; f) le aree critiche (AC): ambiti nei quali i caratteri della rete, ed in particolare la sua permeabilità, appaiono più fortemente minacciati. Le aree critiche sono considerate d interesse prioritario per la formazione dei progetti attuativi della rete, al fine di non precludere le potenzialità residue e guidare le nuove trasformazioni verso uno sviluppo equilibrato della rete; g) ambiti di potenziale completamento della rete ecologica: fiumi, torrenti, corsi d acqua iscritti negli elenchi previsti dal D. lgs. 42/04. Art Direttive per la tutela delle aree nucleo, aree di completamento delle aree nucleo, corridoi ecologici, stepping zone 1. Con riferimento alla specifica tutela delle aree nucleo (zone SIC-ZPS, IBA, biotopi, aree naturali protette) la realizzazione delle infrastrutture e degli impianti tecnici è subordinata a misure di mitigazione mirate alla ricostituzione della continuità della permeabilità biologica nei punti critici di passaggio, ed inoltre con l inserimento di strutture utili all attraversamento faunistico e con la costituzione di aree di rispetto formate con elementi arborei ed arbustivi finalizzate alla conservazione della biodiversità; 2) la gestione dell agricoltura in queste aree deve essere indirizzata, anche mediante interventi di incentivazione e sostegno tecnico e finanziario, al mantenimento delle componenti di interesse ecologico e della biodiversità complessiva; 3) le aree individuate come critiche per presenza di infrastrutture, aree insediative e corridoi ecologici nei siti della Rete Natura 2000 devono essere considerate dalla normazione tutelare degli strumenti urbanistici comunali come ambiti prioritari verso i quali convergere gli interventi di riorganizzazione mediante azioni di mitigazione e compensazione. 2. Con riferimento alle aree IBA, alle aree di completamento delle aree nucleo, ai corridoi ecologici ed alle stepping zone, gli strumenti urbanistici comunali perimetrano in maniera definitiva i loro confini e individuano, nell ambito delle zone di tutela naturalistica, le aree di più significativa valenza da destinare a riserve naturali e/o ad aree protette ai sensi della L. 394/1991, e quelle ove l attività agricola e la presenza antropica esistono e sono compatibili. [ ] H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 65 di 148

68 QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT Elemento / tema di interesse per il PAT Riferimento (NTA ed elab. Cartografico) Note indicazioni prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello stesso) Articolo 38 - Direttive per la tutela delle fasce tampone (buffer zone) e delle aree di potenziale completamento della rete ecologica 1. Nelle fasce tampone e nelle aree di potenziale completamento della rete ecologica site al di fuori delle aree urbanizzate possono venir opportunamente ammesse dallo strumento urbanistico comunale, compatibilmente con le previsioni del PTCP: a) attività di agricoltura non intensiva; b) attività agrituristiche; c) centri di didattica ambientale; d) attività ricreative e per il tempo libero a limitato impatto. Parchi urbano rurali Risorse culturali e paesaggistiche Risorse culturali archeologiche Altre risorse culturali e/o ambientali Rischio pericolosità idraulica idrogeologica e e Risorgive, bassure, fascia di risorgiva e fascia di ricarica Zone umide e cave dismesse Art. 42 delle N.T.A. del PTCP Artt. 43, 46, 48, 49, 50, 51 e 52 delle N.T.A. del PTCP; TAV 4.3.XII Artt. 44, 47 e 53 delle N.T.A. del PTCP, TAV 2.4.VIII Art. 54 delle NTA del PTCP Artt. da 56 a 62 delle N.T.A. del P.T.C.P., TAV. 2.1.B Artt. 68 e 69 delle N.T.A. del PTCP Art. 70 delle N.T.A. del PTCP Come stabilito all art. 42, comma 1 Al fine di garantire la tutela e la sostenibilità delle risorse ambientali del territorio gli strumenti urbanistici comunali possono individuare all interno dei propri territori parchi urbano-rurali che assicurino la fruibilità di una rete ambientale di interconnessione tra gli insediamenti esistenti e garantiscano la valorizzazione dei territori agricoli o comunque di pregio in relazione alla vicina presenza di aree urbanizzate. Il PTCP individua e perimetra i centri storici, le ville venete, i complessi ed edifici di pregio architettonico, esterni ai centri storici e comprensivi dei manufatti dell archeologia industriale. Spetta al PAT individuare i parchi ed i giardini ritenuti di pregio o comunque rilevanti per dimensioni o localizzazione connessi con le Ville Venete e gli edifici di pregio di qualsiasi tipo o comunque presenti sul proprio territorio. Il PTCP, d intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, individua e perimetra altresì i siti di interesse archeologico vincolati ex lege nonché le aree a rischio archeologico nelle quali è da sottoporre a verifica la possibilità di rinvenimenti archeologici. Con riferimento alle aree a rischio archeologico, i Comuni accertano e dettagliano la sussistenza del rischio archeologico con la competente Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e predispongono, in sede di PAT, specifiche norme di tutela volte a garantire la salvaguardia dei segni presenti sul territorio (art. 47, comma 2). L art. 53 stabilisce inoltre che Ai fini di tutela delle aree a rischio archeologico, individuate nella Tav. 2.4, nelle quali la probabilità di rinvenimenti archeologici è da verificare alla luce dei dati informativi acquisiti ed aggiornati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, sino all adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al PTCP, ogni intervento che presuppone attività di scavo e/o movimentazione del terreno, fatta eccezione per le normali pratiche agricole, deve essere preventivamente comunicato alla medesima Soprintendenza. Articolo 54 Tutela di ambiti culturali non rilevati dal PTCP 1. Il Comune in sede di redazione del PAT potrà in ogni caso individuare e assoggettare a tutela conservativa gli ambiti ed i caratteri culturali minori presenti nel territorio e non individuati dal PTCP, con particolare riferimento a: a) caratteri paesistici minori (risorgive, fossi, fossetti, scoline, filari di gelsi e viti, siepi, grandi alberi isolati ); b) caratteri culturali (percettivi e/o documentari) minori (edicole sacre, piccole chiese, oratori, cimiteri, rustici, corti, aie, barchesse, broli, muretti, ); c) invarianti architettoniche e paesaggistiche (ambiti integri costituiti da fattori compositivi anche minori), elementi costituiti da architetture moderne e recenti ritenuti significativi e quindi da tutelare e valorizzare; d) altre risorse locali alle quali sia riconosciuto carattere culturale per tradizione, prova storica od altra motivazione di rilievo prettamente locale; e) giardini e parchi di dimensioni e pregio particolari, anche di pertinenza di edifici non di interesse culturale. Oltre alle aree a pericolosità idraulica P1, P2, P3 e P4 individuate dai Piani di Assetto idrogeologico (PAI) redatti dall Autorità di Bacino del Sile e della pianura tra Piave e Livenza, il PTCP individua un ulteriore classe di pericolosità denominata P0, attribuita alle parti del territorio provinciale ritenute maggiormente esposte a pericolo di allagamento soprattutto a causa di insufficienze idrauliche. Per esse devono essere promosse dalle Amministrazioni Comunali verifiche specifiche sull effettivo comportamento idraulico delle reti e del relativo territorio. Come stabilito all art. 60 comma 1, Fatta salva l applicazione dei vigenti Piani di Assetto Idrogeologico, per tutte le aree riconosciute come pericolose ai sensi del precedente articolo 57, gli interventi ammissibili non devono pregiudicare la definitiva sistemazione né la realizzazione di ogni successivo intervento previsto dalla pianificazione di bacino. Ai fini di tutela dell assetto idrogeologico, alle aree P0 si applicano comunque le norme disposte dall Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave e Brenta-Bacchiglione per le aree classificate come P1 dal PAI adottato per il bacino di appartenenza. L art. 61 specifica inoltre che Le aree comprese all interno degli argini, di qualsiasi categoria, o delle sponde dei corpi idrici costituenti la rete idrografica dei bacini idrografici sono classificate con grado di pericolosità idraulica P4, applicandosi ad esse le corrispondenti norme del PAI adottato dall Autorità di Bacino competente per il bacino di appartenenza. Articolo 68 Direttive per le risorgive, le bassure, la fascia di risorgiva e la fascia di ricarica 3. Con riferimento alle aree ricomprese nella fascia di ricarica, lo strumento urbanistico comunale provvede a subordinare l agibilità dei nuovi insediamenti all obbligo di allacciamento alla rete fognaria. Lo strumento urbanistico comunale dovrà altresì localizzare e catalogare gli insediamenti civili, zootecnici e produttivi non collegati alla rete fognaria e predisporre apposite misure finalizzate alla eliminazione delle fonti di inquinamento delle falde. 4. Nelle aree caratterizzate dalla presenza dell'acquifero indifferenziato (presenza di falda superficiale in ambito di risorgive) il PAT dovrà prevedere una specifica normativa in ordine al divieto di realizzare opere interrate. Art. 70 Direttive per le zone umide e le cave dismesse 1. Le zone umide nonché parti di zona agricola predefinite dagli strumenti urbanistici comunali, potranno essere utilizzate per la raccolta di acque piovane, nonché di acque fluenti derivate, purchè preventivamente H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 66 di 148

69 QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT Elemento / tema di interesse per il PAT Riferimento (NTA ed elab. Cartografico) Note indicazioni prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello stesso) sottoposte ad un adeguato trattamento primario se ritenuto necessario. 2. Sulla base dei risultati delle Relazioni di compatibilità idraulica effettuate dalle Amministrazioni Comunali di concerto con la Amministrazione Provinciale e con gli Enti Gestori, le cave esaurite previa variante del progetto di ricomposizione ambientale approvato e conseguente estinzione della coltivazione o comunque dismesse possono essere utilizzate, in caso di necessità, come bacini di laminazione a valere anche come serbatoi di raccolta d acqua da utilizzare per le attività agricole, fatto in ogni caso salvo il loro recupero ambientale ed evitandone la destinazione ad altri usi, funzioni, attività incompatibili. 3. In ogni caso, lo strumento urbanistico comunale prevede strumenti di monitoraggio idonei a garantire la verifica e l analisi dell attuazione delle misure di recupero e incentiva la destinazione del sito recuperato ad attività, usi, funzioni di interesse generale. Direttive sul rischio sismico Protezione riparia dei corsi d acqua Direttive per la protezione dall inquinamento luminoso Art. 71 delle NTA del PTCP Art. 74 delle NTA del PTCP Art. 76 bis delle NTA del PTCP Articolo 71 Direttive sul rischio sismico 2. Il PTCP sulla base di un approfondito studio delle caratteristiche sismiche del primo sottosuolo del territorio provinciale, in particolare quello di pianura, riporta nella tav 5.1 i livelli di rischio sismico locale dedotti secondo le indicazioni ministeriali. 3. In sede di redazione del PAT, l amministrazione comunale dovrà approfondire lo studio di valenza generale di cui al precedente comma, da utilizzarsi esclusivamente come guida ad un corretto approfondimento delle conoscenze locali [ ] 4. Nelle aree di rischio sismico di classe 2 ovvero 3 fermo quanto stabilito dalla normativa regionale di settore lo strumento urbanistico comunale può disporre che ogni istanza di rilascio di titolo edilizio per interventi di ristrutturazione sia dotata di perizia asseverata da tecnico competente che accerti la compatibilità del progetto con la normativa antisismica vigente, secondo criteri analoghi a quelli previsti dalla legge per gli edifici pubblici. Articolo 74 - Direttive per la protezione riparia dei corsi d acqua 1. Lungo i corsi ed attorno agli specchi d acqua il PTCP dispone la formazione di fasce di protezione riparia la cui profondità minima dal bordo superiore dell argine non deve essere inferiore a 7 metri (misurati perpendicolarmente alla linea di bordo) [ ] 2. Quando nell ambito delle fasce di protezione riparia siano compresi edifici o manufatti, comprese le sedi viarie, la disposizione e la profondità delle fasce di rispetto previste dallo strumento urbanistico comunale terrà conto di tali preesistenze [ ] In particolare lo strumento urbanistico comunale può favorire mediante attribuzione di crediti edilizi l arretramento dei fabbricati esistenti all interno delle fasce di protezione riparia. In attesa che venga redatto da parte della Regione il Piano Regionale per la prevenzione dell'inquinamento luminoso (PRPIL) i comuni dovranno attenersi, nella redazione dei PAT, ai criteri di cui alla L.R. 22/97 e ai criteri riportati nell'allegato Z alla relazione del PTCP Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile Il Parco Regionale del Fiume Sile è stato istituito dalla L.R. 8/1991. Il Piano Ambientale è stato approvato dal Consiglio Regionale in data 1 marzo Nel 2002 è stato dato il via alla redazione di 4 diverse Varianti di settore approvate con D.C.R. n. 58 del Le 4 varianti tematiche riguardano: Acque: individuazione di misure di tutela e risanamento; Agricoltura e zootecnia: individuazione della compatibilità o meno delle attività agricole e silvopastorali con le finalità del Parco; Attività produttive: individuazione delle modalità di riconversione o cessazione delle attività produttive non compatibili con le finalità del Parco; Paesaggio e struttura urbana: individuazione degli elementi detrattori dell ambiente e del paesaggio, degli elementi da conservare e/o riqualificare, delle linee guida/norme per gli elementi d arredo. Settore Acque Per il settore delle acque la variante individua 4 finalità principali: mettere in opera e gestire adeguate reti di monitoraggio dello stato qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee, anche in collaborazione con gli altri enti preposti alla gestione delle acque; approfondire le conoscenze ambientali dell area del Parco adeguando progressivamente la strumentazione cartografica ed informatica in materia di acque, vulnerabilità ed altri aspetti geomorfologici e territoriali; intervenire sulla definizione delle portate di rispetto (cfr. il concetto di portata minima vitale o deflusso minimo vitale (DMV) introdotto nel quadro legislativo italiano dalla legge 183/1989 (art.3 comma1, lettera i) e poi ripreso dal D. Lgs. 75/1993, dalla legge 36/1994 e dal recente D. Lgs. 152/1999) da mantenere nel Fiume in prossimità delle principali derivazioni ittiogeniche e favorire, per quanto possibile, la trasformazione delle piscicolture verso attività di allevamento più ecocompatibili; recuperare, ove possibile, gli antichi aspetti idrologici del fiume in particolare risorgive abbandonate ed impoverite e tracciati fluviali non attivi (lasciati dalle acque a causa del procedere delle opere di bonifica). H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 67 di 148

70 Gli interventi generali previsti dalla variante di settore sono: 1. Rete di monitoraggio delle acque sotterranee e di superficie; 2. Indagine particolareggiata sulla vulnerabilità delle acque sotterranee; 3. Partecipazione alla realizzazione del bilancio idrogeologico del bacino; 4. Controllo della qualità delle acque sotterranee e di superficie nel Parco; 5. Progetto pilota allevamento ittico biologico; 6. Definizione delle portate di rispetto da mantenere nel F. Sile, in corrispondenza alle itticolture per tutelare gli aspetti biologici fondamentali dell ambiente acquatico. Settore Agricoltura e Zootecnia La variante alle attività agricole e zootecniche ha due finalità generali: individuare le attività compatibili con le finalità del Parco; ottimizzare i rapporti tra agricoltura e ambiente. Le attività compatibili sono state divise in 4 tipologie: 1. Agricoltura biologica; 2. Agricoltura integrata; 3. Agricoltura convenzionale; 4. Aziende agrituristiche Le attività che hanno invece l obbligo di miglioramento della compatibilità ambientale sono principalmente divise in due categorie: 1. allevamenti zootecnici non intensivi con carico dipeso vico superiore a 40 capi (UBA unità bovine adulte) e allevamenti zootecnici intensivi senza produzione di liquami. Per queste attività viene proposto di concedere eventuali richieste di interventi edilizi, con la garanzia da parte dei proprietari di realizzare delle opere di mitigazione degli impatti. Specifiche agevolazioni saranno concesse in caso di conversione al metodo di produzione biologica o di adesione volontaria a disciplinari di produzione a basso impatto ambientale certificata da organismi terzi indipendenti; 2. allevamenti zootecnici classificati come insediamenti produttivi, con produzione di liquami, da classificare come non compatibili, da riconvertire e/o da trasferire. Questi insediamenti, per localizzazione, dimensione, capacità di carico, sistema di stabulazione, modalità di gestione dei reflui, sono incompatibili, per gli impatti che generano, con le finalità del Parco. Per migliorare il rapporto tra agricoltura e ambiente nell ambito del Parco, la variante si prefigge i i seguenti progetti specifici: progetto zootecnia compatibile promozione prodotti tipici del Parco sviluppo turismo rurale piano di incentivi per microprogetti di ricomposizione ambientale sviluppo filiero legno energia sportello informativo. Settore Attività Produttive La variante alle attività produttive ha come obiettivo primario di identificare le attività non compatibili con le finalità del Parco e successivamente definire gli interventi a cui assoggettarle. Le attività sono quindi state classificate in tre diverse tipologie con differenti modalità di intervento indicando specificatamente le modalità di riconversione: Settore Paesaggio e Struttura Urbana La Variante al Piano Ambientale per il settore Paesaggio e Struttura Urbana ha fondamentalmente 3 obiettivi: 1. Individuare tutti gli elementi detrattori dell ambiente e del paesaggio non ancora considerati nel Piano Ambientale; 2. Individuare le norme e i progetti per l arredo delle aree attrezzate per la sosta e il ristoro; 3. Individuazione di filari di alberi, siepi, cespugli, boschi, macchie arboree di cui è vietato l abbattimento e quelli la cui sostituzione con specie uguali o diverse è soggetta ad autorizzazione. Più in generale, la variante deve valorizzare la leggibilità del paesaggio fluviale ed orientare, secondo tale finalità, le modalità di ricomposizione delle unità di paesaggio con particolare riferimento agli ambienti dell antica bonifica e dei prati a campi chiusi. Nello specifico sono classificati elementi detrattori (ai sensi dell art. 25 delle N. di A. del P.A.): gli impianti di itticoltura, allevamenti zootecnici intensivi, le attività produttive poste in prossimità dei corsi d acqua e in aree di pregio naturalistico, elettrodotti e gasdotti, centrali idroelettriche, viabilità di grande comunicazione. Specifiche Norme Tecniche vengono date per la gestione del verde e per la progettazione degli arredi delle aree attrezzate per la sosta e il ristoro, con indicazioni riguardo: a) alle tipologie vegetazionali b) all azzonamento vegetazionale c) alla divisione in ambiti a seconda delle condizioni ambientali per la realizzazione degli arredi (Ambiti di elevato valore ambientale, Insediamenti di carattere storico, Ambiti connessi al sistema dei percorsi ciclo pedonali). H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 68 di 148

71 AZZONAMENTO DEL PARCO Ai sensi degli articoli 8, 9, 10 e 11 della L.R. 28 gennaio 1991 n. 8, il territorio del Parco è suddiviso in zone. In ambito comunale si possono individuare le seguenti zone: Zona a riserva naturale orientata (art. 12 delle NTA del Piano Ambientale): in questa zona sono vietati i cambiamenti d uso del territorio, degli immobili, delle strutture fondiarie esistenti, salvo quelli finalizzati al conseguimento delle finalità di cui al comma 2 dell art. 12. Gli interventi da attuarsi in questa zona riguardano il recupero ed il miglioramento dell assetto naturale dell ambiente nelle sue componenti geologiche, idrologiche, faunistiche e vegetazionali. Zona di ripristino vegetazionale, forestale e delle praterie (art. 13 delle NTA): tale zona è adatta allo sviluppo della forestazione naturalistica, attraverso l utilizzo di opportune tecniche di impianto e di coltura, mediante operazioni di ripristino del paesaggio fluviale come previsto dalle Norme tecniche per la gestione del verde (allegato D). Zona agricola ad orientamento colturale (Art. 15 delle NTA del Piano Ambientale): comprende ambiti a prevalente destinazione agro produttiva, funzionali alla conduzione delle aziende agricole. Gli interventi da attuarsi in queste zone devono essere coerenti con l Allegato G - Linee guida per la gestione delle zone agricole e delle zone umide e con le Norme tecniche per la gestione del verde (Allegato D). Zona ad urbanizzazione controllata (art. 17 delle NTA): comprende ambiti edificati, solo urbanizzati o urbanizzabili. Nelle zone residenziali di completamento previste dai vigenti strumenti urbanistici le operazioni di saturazione della struttura urbana dovranno privilegiare il recupero ed il riuso dei volumi esistenti rafforzando il ruolo degli spazi e delle attrezzature di interesse collettivo. In particolare dovranno essere promosse le azioni di potenziamento e riqualificazione riguardanti le attrezzature di interesse collettivo, gli arredi urbani e il verde pubblico, attraverso interventi d iniziativa pubblica o concertati tra operatori pubblici e privati e le amministrazioni comunali. Nelle zone interessate da strumenti urbanistici attuativi, si dovranno attuare criteri generali d intervento finalizzati ad integrare il nuovo tessuto urbano con quello di più antico impianto In tutte le zone ad urbanizzazione controllata, l'incremento delle superfici impermeabilizzate che possono provocare un sovraccarico idraulico del corso d'acqua è limitato al 50% della superficie del lotto interessato; a tal fine gli strumenti urbanistici in sede di adeguamento al Piano Ambientale, devono, con riferimento alle coperture di parcheggi o grandi superfici, privilegiare tecniche che permettano comunque un adeguato grado di infiltrazione delle acque nel sottosuolo, previa raccolta e depurazione delle acque di prima pioggia secondo le modalità fissate nei punti 6 e 7 dell art. 38 delle NTA del Piano di Tutela delle Acque adottato con DGRV n del 29/12/2004 che per il territorio del Parco divengono cogenti fin dall entrata in vigore della presente norma. Zona di protezione per la tutela delle risorse idropotabili (art. 16 delle NTA): tale zona è individuata ai sensi dell art. 12 della L.R. n. 8/1191. La zona è esterna al parco ed è ubicata nella fascia a nord delle risorgive delimitata dalla strada congiungente i nuclei di Albaredo, Cavasagra, Ospedaletto e Mozzati; comprendono ambiti ricadenti nell area di ricarica degli acquiferi, interessati dalla diffusa presenza di allevamenti zootecnici e produttivi immediatamente a ridosso delle sorgenti del Sile. In tali zone l Ente Parco, in accordo con le amministrazioni comunali competenti e con la Regione del Veneto, promuove il programma Zootecnia compatibile, con erogazione di incentivi finalizzati a migliorare la compatibilità ambientale degli insediamenti zootecnici, a ridurre i potenziali impatti dell attività di allevamento ed a migliorare l inserimento dei manufatti funzionali all attività agricola nel sistema ambientale del Parco, secondo gli indirizzi contenuti nelle schede di cui all Allegato L. Nelle medesime zone, l Ente Parco promuove, in accordo con le amministrazioni comunali, interventi finalizzati alla riduzione del carico antropico ed al potenziamento degli ecosistemi naturaliformi, quali boschi urbani e periurbani, alla riduzione degli apporti inquinanti derivanti da altre attività produttive. Aree con funzione di interesse pubblico (art. 21 delle NTA): vengono definite aree con funzione di interesse pubblico le zone entro il perimetro del Parco identificate dagli strumenti urbanistici comunali come aree di interesse comune e dal Piano Ambientale come zone di riserva naturale generale in relazione alle quali si riscontri compatibilità con le finalità generali dello stesso piano ambientale. Per tali aree vanno attribuite le funzioni compatibili con le finalità delle zone di riserva naturale generale e zone agricole di cui agli articoli 10 ter, 11, 12, 13, 13 bis, 14, e 15 delle NTA del PA. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 69 di 148

72 Estratto TAV Azzonamento del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile Estratto TAV Azzonamento del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile Si evidenzia che all interno delle 4 varianti sono state redatte delle schede urbanistiche di dettaglio che hanno parzialmente modificato la tavola dell azzonamento. Per il comune di Quinto le schede urbanistiche di dettaglio sono: scheda urbanistica n. 1: via Cornarotta; scheda urbanistica n. 2: via O. Tenni Donatori del sangue; scheda urbanistica n. 3 via Costamala; scheda urbanistica n. 4: via Nogarè. ELEMENTI DI CONNESSIONE Il Piano Ambientale individua nella tavola di progetto n. 24 Elelmenti puntuali ed interconnessioni la viabilità primaria e secondaria da valorizzare sul piano funzionale e ambientale che deve essere sottoposta alla disciplina dell art. 22 Sistema delle connessioni delle NTA del Piano Ambientale. Oltre alla rete principale costituita dalla viabilità carrabile primaria e da quella secondaria a valenza storico ambientale, l Ente Parco promuove la formazione e la realizzazione di una rete di percorsi minori quali sentieri per le escursioni, naturalistici e didattici e percorsi ciclo pedonali fruendo, in proposito, di tracciati esistenti e di nuova edificazione che presentino caratteristiche di compatibilità sotto il profilo paesaggistico ambientale. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 70 di 148

73 Le tavola n. 24 e n. 38 di progetto individuano un sistema organico di punti di accesso al parco. In corrispondenza di tali punti gli strumenti urbanistici dei Comuni interessati, in sede di adeguamento al Piano Ambientale, dovranno localizzare le aree destinate alla formazione di strutture a parcheggio, finalizzate alla fruizione delle aree formanti il tessuto connettivo necessario alla fruizione del Parco. Nelle immediate vicinanze, ove il contesto ambientale lo consenta, potranno essere localizzate aree attrezzate per la sosta ed il tempo libero. RETI E SOTTOSERVIZI Di seguito si riporta l art. 28 delle NTA del Piano Ambientale che disciplina le reti e i servizi di fognatura. Art. 28 Reti di fognatura All interno del territorio del Parco, fatti salvi gli interventi in itinere e/o già finanziati, le reti pubbliche di raccolta delle acque meteoriche dovranno essere realizzate separatamente dalle reti di raccolta delle cosiddette acque nere provenienti da scarichi civili. Le acque nere devono essere convogliate ad impianti di depurazione in cui sia prevista anche la rimozione dei nutrienti, eventualmente attraverso processi di fitodepurazione. Per quanto riguarda il collettamento delle acque di origine meteorica relativo agli ambiti urbani devono essere realizzate delle opportune vasche in cui raccogliere le acque di «prima pioggia» da inviare successivamente al trattamento depurativo, previa raccolta e depurazione delle acque di prima pioggia secondo le modalità fissate nei punti 6 e 7 dell art. 38 delle N.T.A. del Piano di Tutela delle Acque adottato con la DGRV n 4453 del che per il territorio del Parco diventano cogenti sin dalla approvazione delle presenti norme. In ogni caso i volumi delle vasche dovranno essere calcolati considerando che possano trattenere i primi 20 minuti di una precipitazione con tempo di ritorno di 10 anni. Gli scarichi industriali devono subire un preventivo trattamento per eliminare tutte le sostanze che possono mettere in crisi un impianto di trattamento delle acque reflue di tipo civile. Tali vasche dovranno essere realizzate anche a servizio di ambiti di pertinenza di attività produttive (piazzali industriali) comunque localizzate. Per quanto riguarda le reti di raccolta di tipo misto esistenti nelle aree esterne al Parco dovrà essere verificata la possibilità di realizzare delle vasche volano che consentano il convogliamento differito nel tempo agli impianti di depurazione dei reflui misti in tempo di pioggia. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 71 di 148

74 2.5 Indicazioni e prescrizioni Di seguito si riportano in via sintetica le indicazioni/prescrizioni emerse nella presente relazione che saranno recepite all art. 59 delle NT del Piano di Assetto del Territorio (PAT). Per ogni prescrizione/indicazione riportata si specificano le Norme Tecniche alle quali si riferiscono. Si evidenzia che la valutazione delle effetti delle Norme di Piano su habitat e specie è stata condotta partendo dal presupposto che le prescrizioni/indicazioni verranno applicate in fase di realizzazione degli interventi. INDICAZIONI - PRESCRIZIONI I. Per gli interventi di trasformazione ricadenti all interno del perimetro del Parco Naturale Regionale del fiume Sile valgono le direttive e le previsioni del Piano Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale del fiume Sile. II. Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo. III. Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili dovrà essere previsto, ove possibile, l allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l allacciamento alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non alterare l ecosistema idrico. IV. In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivanti dall utilizzo dei macchinari. A tal proposito si rammenta che all interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto ed alle successive integrazioni e modifiche. V. Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d acqua al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque. VI. In fase di cantiere dovranno essere tenuti sotto controllo gli eventuali sversamenti di sostanze nocive derivanti dall utilizzo dei macchinari. VII. In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la normativa attualmente vigente. VIII. Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse. IX. La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 Norme per il contenimento dell inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell illuminazione per esterni e per la tutela dell ambiente e dell attività svolta dagli osservatori astronomici. X. Particolare tutela dovrà essere posta alla raccolta e trattamento delle acque nel caso della realizzazione di viabilità e riqualificazioni infrastrutturali. Per evitare l inquinamento dei corpi idrici da parte delle acque raccolte dalle sedi stradali che potrebbero avere delle ripercussioni negative sugli ecosistemi dovrà essere verificata in sede di progettazione degli interventi la necessità di inserimento di vasche di prima pioggia e di disoleazione per la raccolta degli idrocarburi. NORME TECNICHE ALLE QUALI SI RIFERISCONO LE PRESCRIZIONI Artt. 40, 44, 46, 48, All. C APP n. 1 Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C Art. 48 H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 72 di 148

75 3 FASE 3 VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÁ DELLE INCIDENZE 3.1 Definizione dei limiti spaziali e temporali dell analisi La definizione del contesto spaziale in cui inserire l analisi rappresenta uno degli aspetti fondamentali della procedura valutativa, in quanto la scelta dell ambito territoriale di indagine può influenzare il risultato dello studio. L area di analisi coincide con l ambito di influenza potenziale del Piano che si identifica con la porzione di territorio sulla quale il Piano genererà effetti (incidenze) diretti e/o indiretti, positivi o negativi, sia in fase di realizzazione che di esercizio. La definizione dell ambito di influenza potenziale merita una valutazione caso per caso in ragione di considerazioni fondate su diversi fattori. Tra gli elementi da analizzare per la definizione dei limiti spaziali dello studio si possono ricordare (Drouin, Le Blanc, 1994 in Bettini (eds.), 2002): la natura e le dimensioni dell intervento e i suoi possibili effetti; la disponibilità di dati e informazioni sulle azioni di Piano e sui suoi effetti ambientali; le caratteristiche e la sensibilità dell ambiente ricevente. Nel caso in esame, anche in ragione della finalità dello studio che prevede la valutazione degli effetti del Piano su habitat e specie di interesse comunitario, per la definizione dell area di incidenza potenziale sono stati considerati i seguenti fattori: localizzazione degli interventi rispetto ai siti Natura 2000; tipologia delle alterazioni legate alla realizzazione ed all esercizio degli interventi previsti dal Piano; tipologia ambientale dei luoghi direttamente interessati dagli interventi. L obiettivo che ci si propone è quello di individuare una fascia entro la quale si potranno propagare i fenomeni di incidenza a carico degli elementi della rete Natura 2000, nella consapevolezza che, allontanandosi dall area direttamente interessata dai lavori e, successivamente, occupata dall opera in progetto, si assisterà ad una attenuazione dei meccanismi di alterazione provocati dall opera. Alcune incidenze, quali la riduzione di superficie di habitat, si esauriscono nell area di effettiva presenza dell intervento, mentre i fenomeni perturbativi a carico di habitat o specie si possono manifestare anche a distanza. Tra l altro è necessario tenere in considerazione anche la variabilità delle incidenze che non coinvolgono tutti lo stesso spazio, ma che possono interessare territori di diversa estensione, a seconda della tipologia e dei recettori coinvolti. I fattori perturbativi a carico delle componenti ambientali, direttamente o indirettamente coinvolte dall area di progetto, possono essere diversi in fase di costruzione ed in fase di esercizio: per tale motivo la determinazione dell area di incidenza potenziale è stata definita tenendo in considerazione entrambe le fasi. I principali fattori perturbativi associati alla realizzazione delle opere di progetto sono i fattori di alterazione tipici dei cantieri per la costruzione di edifici ed opere infrastrutturali. In prima analisi, essi comprendono le operazioni di movimentazione dei sedimenti, le emissioni sonore associate alle lavorazioni previste, le emissione di gas combusti e polveri dovute al transito dei mezzi ed alla movimentazione degli inerti e, infine, l occupazione temporanea degli ambienti di cantiere. Nel corso della fase di esercizio, invece, le potenziali fonti di pressione ambientale possono derivare dal manifestarsi delle emissioni associate all esercizio dell opera (emissioni gassose da traffico veicolare, emissioni di rumore, produzione di reflui). I fattori perturbativi individuati per la fase di cantiere e di esercizio, relativi alle norme di Piano sono: GENERAZIONE DI RUMORE IN FASE DI CANTIERE (UTILIZZO DI MACCHINARI): La fase di cantierizzazione determina una interazione sulla fauna dovuta a fonti di rumore prodotte da attrezzature e macchine utilizzate in cantiere per le operazioni di lavorazione materiali e trasporto. La tematica delle soglie acustiche del disturbo sulla fauna indotto da sorgenti di tipo antropico costituisce un aspetto finora poco studiato. Dalla letteratura finora pubblicata, si evince che diverse specie di uccelli in diversi casi mostrano di potersi apparentemente adattare a disturbi acustici regolari di intensità anche elevata. In generale dopo un limitato periodo di adattamento, mammiferi e uccelli sembrano essere poco sensibili al rumore, a meno che esso non costituisca un indicatore di pericolo, in quanto indice, per esempio, della vicinanza dell uomo. Determinare gli effetti del rumore sulla natura è comunque complicato in quanto le risposte variano da specie a specie e tra individui di una stessa popolazione. La variabilità delle risposte dipende da diversi fattori: caratteristiche del rumore e sua durata, caratteristiche evolutive della specie, tipo di habitat, stagione, attività al tempo di esposizione, sesso e età dell individuo, livello di esposizione precedente, e se altri stress fisici, come la siccità si stanno verificando durante il periodo di esposizione (Busnel, 1978). H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 73 di 148

76 Studi condotti sugli effetti del traffico stradale sulla fauna hanno evidenziato che tutti gli uccelli degli ambienti boschivi mostrano un declino in termini di densità di popolazione a circa 42 db, mentre le specie legate agli ambienti prativi mostrano una risposta a circa 48 db. Le specie avifaunistiche più sensibili degli ambienti boschivi (es. cuculo) mostrano un declino in termini di densità a 35 db, mentre le specie più sensibili legate agli ambienti prativi (Limosa limosa Pittima reale) rispondono a 43 db (Richard T.T. Forman, 1998). Per rumore ambientale si intende l insieme dei fenomeni che riguardano la propagazione del suono in ambienti esterni. I sistemi interessati a questo fenomeno sono molteplici: infrastrutture di trasporto, fabbriche, cantiere edili, manifestazioni estemporanee, ecc. A seconda del tipo di sorgente sonora (puntiforme, lineare, piana), si hanno comportamenti di dispersione del suono diversi. Assumendo che la sorgente sonora sia puntiforme omnidirezionale (ossia una sorgente piccola rispetto alla lunghezza d onda generata e relativamente lontana dal ricevitore che non privilegia alcuna direzione) e che la propagazione del suono avvenga in campo libero (cioè in ambienti aperti, senza che vi siano fenomeni di riflessione o ostacoli che condizionino la propagazione stessa) il fronte d onda che si genera è sferico. La legge di propagazione che interessa questo particolare caso in cui l onda si propaga in campo libero è: dove I è l intensità, W la potenza e r il raggio. In termini di livelli, invece, si ha: Dove LW = livello di intensità sonora misurato alla sorgente; LI= livello di intensità sonora misurato ad una distanza r dalla sorgente; r = distanza dalla sorgente. + In campo libero, in propagazione di una sorgente sferica, con il raddoppiare della distanza il livello di intensità diminuisce di 6 db. Si evidenzia che in ambiente esterno esistono una serie di fenomeni che possono provocare variazioni anche molto rilevanti del livello sonoro rispetto alla situazione base. Questi fenomeni prendono il nome di attenuazione in eccesso (Excess attenuation) e i principali sono: riflessione sul terreno, assorbimento dell aria, vegetazione, fenomeni atmosferici e schermatura. Al fine di valutare la distanza alla quale deve trovarsi il ricevitore (nel caso in esame il ricevitore è la fauna che risente del rumore prodotto dalle attività di cantiere) per non risentire degli effetti della cantierizzazione si assume che: Un escavatore di piccola taglia genera una potenza sonora di 100 db; L avifauna tipica degli ambienti boschivi mostra un declino in termini di densità di popolazione a circa 42 db. Applicando la formula con LI = 42 db e LW = 100 db, si ha che a circa 225 m dalla sorgente puntiforme (cantiere) il livello di intensità sonora è a 42 db. A questa distanza si ritiene che la fauna non risenta delle attività di cantierizzazione. Tenuto conto delle considerazioni riportate, si ritiene che per il fattore perturbativo in esame si debba prendere come area di analisi un buffer di 225 m dalle nuove trasformazioni urbanistico territoriali previste dal piano. In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall utilizzo dei macchinari. A tal proposito si rammenta che all interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto ed alle successive integrazioni e modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5). GENERAZIONE DI RUMORE DA TRAFFICO STRADALE: I trasporti terrestri e in particolare il traffico stradale sono la principale sorgente di inquinamento acustico ambientale. La rumorosità prodotta dal traffico stradale è un fenomeno tipicamente variabile nel tempo, essendo costituito dall insieme delle emissioni sonore associate al transito dei singoli veicoli che compongono il traffico veicolare. Le parti del veicolo che contribuiscono alla generazione del rumore sono: motore, trasmissione, impianto di raffreddamento, contatto ruota pavimentazione (rotolamento) e rumore aerodinamico. L importanza relativa delle varie fonti di rumore dipendono da diversi fattori: tipo di veicolo, velocità, modalità del flusso del traffico, altimetria della strada e stile di guida. Un automobile in movimento su una strada genera una sorgente lineare. Nel caso di una sorgente lineare omogenea essa è costituita da un elemento lineare di lunghezza L che genera delle onde a simmetria cilindrica, cioè che si propagano allontanandosi perpendicolarmente all asse principale della sorgente. Una strada trafficata oppure una linea ferroviaria H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 74 di 148

77 vengono spesso approssimate ad una sorgente lineare di questo tipo appoggiata su di una superficie riflettente, quindi con solo un emisfero a disposizione per la propagazione. La legge di propagazione che interessa questo particolare caso è: Dove LW = livello di intensità sonora misurato alla sorgente; Lp= livello di intensità sonora misurato ad una distanza r dalla sorgente; r = distanza dalla sorgente. In campo libero, in propagazione di una sorgente lineare, con il raddoppiare della distanza il livello di intensità diminuisce di 3 db. Al fine di valutare la distanza alla quale deve trovarsi il ricevitore (nel caso in esame il ricevitore è la fauna) per non risentire degli effetti del traffico autostradale si assume che: Nel caso di rumore riferibile ad un traffico stradale continuo, sia esso dovuto ad autostrade che a strade secondarie, il livello medio riscontrato è di circa 56 db, con alcune aree che superano anche i 70 db; L avifauna tipica degli ambienti boschivi mostra un declino in termini di densità di popolazione a circa 42 db. Per valutare l impatto di una nuova infrastruttura di progetto si applica la formula con Lp = 42 db e LW = 70. Inserendo i valori citati si ha che a circa 200 m dalla sorgente lineare il livello di intensità sonora è a 42 db. A questa distanza si ritiene che la fauna non risenta del traffico stradale. Per i rimanenti fattori di perturbazione valgono le seguenti precisazioni. EMISSIONI LIQUIDE IN FASE DI CANTIERE E REFLUI CIVILI: Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5). Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili dovrà essere previsto, ove possibile, l allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l allacciamento alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non alterare l ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5). Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d acqua al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque. (cfr. prescrizione V, par. 2.5). In fase di cantiere dovranno essere tenuti sotto controllo gli eventuali sversamenti di sostanze nocive derivanti dall utilizzo dei macchinari (cfr. prescrizione VI, par. 2.5). Tenendo conto delle indicazioni/prescrizioni riportate nella presente relazione si ritiene che, per il fattore perturbativo in esame, l area di analisi coincida con gli ambiti di intervento. L ambito di intervento risulta in ogni caso tutelato dalla normativa vigente e dalle prescrizioni riportate in relazione. PRODUZIONE DI POLVERI IN SEGUITO ALLA MOVIMENTAZIONE DI MATERIALI IN FASE DI CANTIERE Tenendo conto delle indicazioni/prescrizioni riportate nella presente relazione si ritiene che, per il fattore perturbativo in esame, l area di analisi coincida con l ambito di intervento. PRODUZIONE DI RIFIUTI H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 75 di 148

78 In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5). CONSUMO DI SUOLO Per il fattore perturbativo in esame, l area di analisi coincide con gli ambiti di intervento. 3.2 I Siti Rete Natura 2000 Il territorio comunale di Quinto di Treviso è interessato dal Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest e dalla Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina. L area SIC IT ha un estensione di 1490 ettari. La caratteristica principale del sito è la presenza del corso fluviale del Sile, caratterizzato da sistemi di popolamenti fluviali spesso compenetrati, tipici di acque lente: paludi, torbiere e praterie igrofile, canneti e boschi riparali, boschi idrofili e frammenti di bosco planiziale a querceto misto. Nel sito si rileva la presenza di un elevato numero di tipi e sintipi rari e/o endemici tra cui alcuni fortemente minacciati (Erucastro-Schoeneto nigricantis, Plantaginini altissimae Milinietum coerulae, Cladietum marisci, Ranuncolo Sietum erecto Submersi). Entro il perimetro del Sito si trovano inoltre terreni coltivati e boschi di impianto. Presenti anche alcuni allevamenti ittici, insediamenti isolati o in piccoli nuclei, e cave inattive. Il sito, inoltre, è attraversato da linee elettriche ed assi viari. L area esterna è fortemente antropizzata, comprendendo sia centri urbani che aree industriali e commerciali. Le cave, in prevalenza di sabbia o ghiaia, sono numerose. In prossimità del Sito è collocato un oleodotto interrato, molte linee elettriche, l aeroporto di Treviso e importanti assi viari. L area ZPS IT ha un estensione pari a 1299 ettari ed è interamente inclusa nel SIC IT L ambiente delle risorgive ospita un elevato numero di tipi e sintipi rari ed endemici, fortemente minacciati e comprende ambienti tipici quali fontanili, laghetti, aree paludose, torbiere e una fitta rete di corsi d acqua. Ad agosto 2010 l Ente Parco ha trasmesso alla Regione Veneto la bozza definitiva del Piano di Gestione n. 16 relativo alla ZPS IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina. Nell iter di redazione del PdG i campi del formulario standard sono stati oggetto di modifiche. Le piante e le specie faunistiche presenti nei Siti Natura 2000 in esame sono ripresi dai formulari Standard aggiornati ad ottobre 2013 scaricati dal Sito del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Per completezza i dati riportati nel formulario standard di ottobre 2013 relativi alla ZPS IT sono stati confrontati con quelli proposti nel Piano di Gestione non approvato. SPECIE FLORISTICHE RIPORTATE NEL FORMULARIO STANDARD RETE NATURA 2000 Nei Siti in esame si segnala la presenza delle pianta Euphrasia marchesettii (Eufrasia di Marchesetti) che rientra tra le specie di piante elencate nell Allegato II della Direttiva 92/43/CE Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Per il SIC IT il formulario standard aggiornato ad ottobre 2013 riporta anche la presenza del gladiolo palustre (Gladiolus palustris). SPECIE FAUNISTICHE RIPORTATE NEL FORMULARIO STANDARD RETE NATURA 2000 SIC IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest Dalla lettura del formulario standard emerge che nel Sito in esame sono presenti: uccelli elencati in Allegato I della Direttiva 2009/147 CEE Uccelli non elencati in Allegato I alla Direttiva 2009/147/CE mammiferi elencati in Allegato II della Direttiva 92/43/CE anfibi e rettili elencati in Allegato II della Direttiva 92/43/CE pesci elencati in Allegato II della Direttiva 92/43/CE invertebrati elencati in Allegato II della Direttiva 92/43/CE. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 76 di 148

79 H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 77 di 148

80 ZPS IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina Di seguito si riportano le specie faunistiche riportate nel formulario standard di ottobre Le specie elencate nella ZPS sono le stesse di quelle riportate nel formulatio relativo al SIC. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 78 di 148

81 H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 79 di 148

82 Rispetto alle specie avifaunistiche si evidenzia che nel formulario standard proposto con il Piano di Gestione n. 16 non compaiono le specie Circus pygargus, Crex crex e Milvus migrans mentre sono state aggiunte le seguenti specie: Phalacrocorax pygmeus, Egretta garzetta, Egretta alba, Ciconia ciconia, Aythya nyroca, Mergus albellus, Falco vespertinus, Falco peregrinus, Grus grus, Sterna hirundo, Dryocopus martius, Lanius collurio, Aythya fuligula, Bubulcus ibis, Columba oenas, Jynx torquilla. Per quanto riguarda invece la classe dei pesci, viene segnalata (rispetto al formulario 2013) la presenza del barbo (Barbus plebejus) e dello scazzone (Cottus gobio) mentre non viene riportato il cobite mascherato (Sabanejewia larvata). HABITAT NATURALI DI INTERESSE COMUNITARIO La Regione Veneto ha approvato con D.G.R. n del 22 settembre 2009 la cartografia degli habitat e degli habitat di specie dei Siti IT Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest e IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina. Dagli shape forniti dalla regione Veneto emerge che i tipi di habitat naturali la cui conservazione richiede la disegnazione di aree speciali di conservazione presenti nei Siti Rete Natura 2000 in esame sono quelli riportati di seguito: Habitat 3260: Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion; Habitat 6210 (*): Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco- Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee); Habitat 6410: Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae) Habitat 6430: Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile; Habitat 7210 *: Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae (habitat prioritario); Habitat 7230: Torbiere basse alcaline; Habitat 91E0: Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- Padion, Alnion incanae, Salicion albae)- habitat prioritario; Habitat 91L0: Querceti di rovere illirici (Erythronio Carpinion). H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 80 di 148

83 Habitat di Interesse Comunitario del SIC IT e della ZPS IT presenti in ambito comunale Come si evince dall immagine riportata sopra in ambito comunale si osserva la presenza dei seguenti Habitat di Interesse Comunitario: Habitat 3260: questo habitat include i corsi d acqua, dalla pianura alla fascia montana, caratterizzati da vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici. Nella vegetazione esposta a corrente più veloce (Ranunculion fluitantis) gli apparati fogliari rimangono del tutto sommersi mentre in condizioni reofile meno spinte una parte delle foglie è portata a livello della superficie dell acqua (Callitricho-Batrachion). Questo habitat, di alto valore naturalistico ed elevata vulnerabilità, è spesso associato alle comunità a Butomus umbellatus. La disponibilità di luce è una fattore critico e perciò questa vegetazione non si insedia in corsi d'acqua ombreggiati dalla vegetazione esterna e dove la limpidezza dell acqua è limitata dal trasporto torbido. Habitat 6410: prati magri (poveri di nutrienti), da sfalcio, o talora anche pascolati, diffusi dai fondovalle alla fascia altimontana (sotto il limite del bosco), caratterizzati dalla prevalenza di Molinia caerulea, su suoli torbosi o argillo-limosi, a umidità costante o anche con significative variazioni stagionali, sia derivanti da substrati carbonatici che silicei. Habitat 6430: comunità di alte erbe a foglie grandi (megaforbie) igrofile e nitrofile che si sviluppano, in prevalenza, al margine dei corsi d acqua e di boschi igro-mesofili, distribuite dal piano basale a quello alpino. Habitat 7210: formazioni emergenti azonali a dominanza di Cladium mariscus, con distribuzione prevalente nella Regione Bioclimatica Temperata ma presenti anche nei territori a Bioclima Mediterraneo, generalmente sviluppate lungo le sponde di aree lacustri e palustri, spesso in contatto con la vegetazione delle alleanze Caricion davallianae o Phragmition. Habitat 91E0: foreste alluvionali, ripariali e paludose di Alnus spp., Fraxinus excelsior e Salix spp. presenti lungo i corsi d acqua sia nei tratti montani e collinari che planiziali o sulle rive dei bacini lacustri e in aree con ristagni idrici non necessariamente collegati alla dinamica fluviale. Si sviluppano su suoli alluvionali spesso inondati o nei quali la falda idrica è superficiale, prevalentemente in macrobioclima temperato ma penetrano anche in quello mediterraneo dove l umidità edafica lo consente. La descrizione degli habitat presenti nel Sito in esame è stata ripresa dal Manuale nazionale di interpretazione degli habitat 1. La cartografia degli Habitat approvata dalla Regione Veneto riporta lo Stato di Conservazione degli Habitat (stato che si evince dal campo CON_GLOB del db_ha della Cartografia). Per stato di conservazione dell habitat si intende il grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e la possibilità di ripristino. Il criterio è infatti il risultato della valutazione di tre sottcocriteri: Grado di conservazione della struttura; grado di conservazione delle funzioni; possibilità di ripristino. Dall analisi del campo CON_GLOB si evince che il 95% della superficie degli habitat di interesse comunitario presenti nel SIC si trova in uno stato di conservazione media o ridotta; il restante 5 % si caratterizza per uno stato di conservazione buono. 1 Le descrizioni degli habitat sono tratte dal Manuale nazionale di interpretazione degli habitat. La Società Botanica Italiana ha realizzato per conto del Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare il Manuale nazionale di interpretazione degli habitat adattato alla realtà italiana e condiviso dai maggiori esperti a livello regionale e nazionale, allo scopo di favorire l identificazione di quegli habitat la cui descrizione nel Manuale europeo (European Commission - DG Environment - Interpretation manual of European Union habitats - 07/2007) non risulta sufficientemente adeguata allo specifico contesto nazionale. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 81 di 148

84 Fonte: Cartografia degli Habitat Regione Veneto Stato dii conservazione Conservazione media o ridotta Conservazione buona Relativamente alla ZPS IT si dispone della bozza della Tavola Inquadramento biologico habitat V che riporta gli habitat di interesse comunitario e non presenti entro il perimetro del Sito in esame. La Cartografia degli habitat (D.G.R. del 7 agosto 2006, n. 2702; D.G.R. del 17 aprile 2007, n. 1066), approvata con D.G.R. del 22 settembre 2009, n e messa a disposizione sul sito web della Regione del Veneto è stata il punto di partenza per l aggiornamento della stessa in sede di redazione dei Piani di Gestione. L Ente Parco del fiume Sile, ente preposto alla redazione del Piano di Gestione, ha condotto l aggiornamento della cartografia soprattutto nei riguardi di quelle aree che la Cartografia approvata dalla Regione ha identificato quali Alnete (91E0*) e Molinieti (6410) potenziali. Tale scelta aveva di fatto accorpato in questa denominazione tutte le superfici rispettivamente con copertura arborea e arbustivo erbacea non ben definite giacché il processo di redazione della Cartografia aveva come obiettivo lo scatto di un istantanea della copertura del suolo. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 82 di 148

85 Estratto della Tavola Inquadramento biologico habitat V H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 83 di 148

86 A seguito di nuovi rilievi sul campo e contatto con le realtà agricole territoriali la maggior parte delle prime si è identificata effettivamente quale boscaglia (CLC31) data da impianti di diretta o indiretta origine antropica nei quali, in alcuni casi, era comparsa una ridotta percentuale di vegetazione autoctona spontanea; mentre la maggior parte dei secondi sono stati effettivamente identificati quali incolti arbustivo erbacei (CLC32) dati da set aside, roveti, ceppaie di pioppeti, porzioni agricole in riposo colturale o abbandonate tali comunque da avere, almeno per il 90 % della superficie, un altezza massima di 2 m. Le rimanenti aree con effettiva vocazione naturale ormai ben delineata sono state di fatto confermate quali habitat potenziali, fermo restando che tutta la superficie della Z.P.S. è potenzialmente rinaturalizzabile soprattutto in quelle superfici che, anche se ormai chiaramente destinate alla produzione agricola, storicamente hanno ospitato fino a tempi recenti ambienti naturali caratteristici dei luoghi e ancora impressi nella memoria di alcuni. In aggiunta agli habitat di interesse comunitario ne sussitono altri due estremamente importanti per il fondamentale ruolo quali siti di nidificazione anche di specie prioritarie. Questi habitat sono costituiti dai canniceti a Cannuccia palustre e dai cariceti individuati rispettivamente con codice CLC 4111 e 41 (fonte: Bozza della Relazione Tecnica del Piano di Gestione n. 16). Come si evince dalla confronto tra le due cartografie (cartografia degli habitat approvata dalla Regione e cartografia degli habitat aggiornata dall Ente Parco del Sile) vi sono delle differenze nella perimetrazione degli habitat Repertorio della fauna schedata Di seguito si riporta una breve descrizione delle specie elencate nei formulari standard dei Siti Rete Natura UCCELLI Le descrizioni delle specie sono riprese dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile. Per le specie elencate in Allegato I della Direttiva 2009/147 CE che sostituisce la Direttiva 79/409/CEE lo stato delle specie è ripreso dalla Relazione tecnica del Quadro Conoscitivo del Piano di Gestione (PdG) della ZPS IT Si riporta anche lo stato fenologico della specie in Italia e nel Parco (fonte: Relazione tecnica Piano di Gestione Agosto 2010); al fine di favorire la comprensione della simbologia adottata si riportano di seguito le indicazioni per la corretta gestione dei simboli. Fonte: Bozza definitiva del Piano di Gestione (PdG) n. 16 ZPS IT H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 84 di 148

87 CORACIIFORMES ALCEDINIDAE Martin pescatore Alcedo atthis Veneto: A11 Italia: SB, M reg, W Sile: SB, M reg, W Il Martin pescatore è stanziale e nidificante lungo quasi tutto il corso del Sile. Pur insediandosi nelle aree naturali più ricche di risorse alimentari, la sua presenza è stata rilevata anche a Treviso in pieno centro storico. Un individuo giovane è stato catturato in prossimità di Piazza dei Signori dove aveva sbattuto contro la vetrata di un negozio. Raggiunge densità più elevate nei pressi dei grandi bacini creati nel passato dalle attività di estrazione in alveo (Quinto, Treviso, Casier, Silea) e nelle paludi di Morgano, Quinto e Treviso. Sembra non subire le conseguenze negative causate da un più elevato grado di inquinamento delle acque a valle della città di Treviso, dato che si riscontrano quasi le stesse densità. Durante i censimenti effettuati nella primavera 1994 si è potuta stimare la presenza di circa coppie. CICONIIFORMES ARDEIDAE Airone rosso Ardea purpurea Veneto: A11 Italia: M reg, B, W irr Sile: M reg La specie è estivante nell area in maniera sempre più ridotta. Frequenta i canneti ma anche gli ambienti coltivati dall uomo, dove caccia entro le scoline. E più abbondante nei periodi delle migrazioni, per diminuire un po nei mesi centrali della nidificazione. Si sposta facilmente dalle aree lagunari nell entroterra dove arriva spesso per alimentarsi. La maggior parte delle osservazioni è riferibile ad individui giovani ed in misura minore adulti erratici. Airone cenerino Ardea cinerea Veneto: A11 Italia: SB, M reg, W Sile: SB, M reg, W Anche questo ardeide ha iniziato fin dal 1985 una lenta fase di diffusione nel territorio trevigiano. La sua presenza nell'ambito del Parco è estesa a tutto l'anno; sono stati rilevati individui stanziali ed altri probabilmente migranti od erratici. Non esistono però dati certi riguardo questi aspetti fenologici. Sono state comunque osservate ampie fluttuazioni stagionali nei vari anni. La specie è diffusa in tutta l'asta fluviale, ma le concentrazioni più elevate sono rilevabili dove esistono maggiori risorse trofiche. In particolare i gruppi più numerosi si sono potuti contare nell'alto Sile, a monte dell'abitato di Quinto dove esiste un'alta densità di allevamenti ittici, di zone protette e di paludi relitte. Questi sono i tre fattori che condizionano la presenza della specie in questo tratto fluviale. Nelle altre aree i censimenti degli ultimi anni hanno permesso di rilevare sempre individui sparsi oppure gruppetti composti da poche decine di esemplari (Mezzavilla et al. 1992, 1993, Mezzavilla 1994). Nell'inverno 1994 hanno svernato circa esemplari di cui almeno nella garzaia dell'isola di S. Cristina, mentre le poche decine rimanenti stazionavano nei tratti più idonei alla specie ( ex Fornaci di Istrana, paludi di Morgano, Paludi di Quinto e Treviso, Casier, Cave di Casale sul Sile, Cave di S Moffio e Ca Tron). In periodo riproduttivo invece circa coppie hanno nidificato nella garzaia di S. Cristina. Se a queste si sommano le coppie nidificanti nel Piave a Pederobba si ottengono gli unici dati relativi alla sua riproduzione nell'intero nord-est d'italia. Dati che superano di molto quanto già pubblicato nel "Progetto Atlante degli Uccelli nidificanti nelle province di Treviso e Belluno" (Mezzavilla 1989). Bisogna però ricordare che l'airone cenerino, non solo aumenta il valore naturale delle aree dove si insedia, ma crea un certo impatto negativo nell'ambito degli allevamenti ittici. Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides Veneto: A11 Italia: M reg, B, W irr Sile: M reg Nei decenni scorsi si osservava con regolarità nei mesi estivi in tutte le aree con ampi bacini d acqua e, sebbene non fosse mai stata rilevata come nidificante, la sua presenza era relativamente comune. Nell ultimo decennio invece le osservazioni si sono rarefatte e sono riferibili quasi sempre ad individui in migrazione. Tarabuso Botaurus stellaris Veneto: A11 Italia: SBpar, Mreg, W Sile: M reg, W Nel Sile si osserva esclusivamente nei mesi invernali. Nel decennio passato sono state fatte molte osservazioni, nell ambito del censimento degli uccelli acquatici svernanti in provincia di Treviso. I siti di svernamento sono legati quasi esclusivamente alla presenza di vegetazione riparia ed in particolare al canneto. Nel passato era censito regolarmente ad Istrana nell area umida delle ex Fornaci (loc Fossa Storta). Negli ultimi anni però è scomparso a causa delle modificazioni ambientali e dell inquinamento. E stato osservato presso l invaso del Barbasso e nelle cave di Carlesso (c/o ex linea ferroviaria Ostiglia) a Morgano e nelle paludi di Morgano e S. Cristina a Quinto di Treviso. Più a valle sverna nei due Laghi di Quinto e nei canneti di Canizzano e S Angelo a Treviso. Negli ultimi tre anni però la specie non è più stata osservata. Tarabusino Ixobrychus minutus Veneto: A11 Italia: Mreg, B Sile: M reg, B È in netta fase di regressione in gran parte dell area. Ciò sembra dovuto alla progressiva riduzione del canneto anfibio che costituisce il suo habitat. Attualmente si stima nidifichino solo poche coppie nel tratto di Sile compreso tra l abitato di S Cristina e la città di Treviso. Nitticora Nycticorax nycticorax Veneto: A11 Italia: Mreg, B, Wpar Sile: M reg, B, Wpar Nidifica dagli anni 80 presso la garzaia dell Isola di S. Cristina di Quinto (Oasi Cervara). Dopo la forte presenza della metà degli anni 80, con più di 200 coppie nidificanti, ha subito una diminuzione collegabile forse all arrivo del dominante airone cenerino. Negli ultimi due decenni si è riprodotta solo con poche decine di coppie (Mezzavilla e Scarton, 2002; Fasola et al., 2007). In periodo estivo caccia in quasi tutte le zone umide dell Alto Corso del Sile, e nelle zone umide confinanti, ma essendo una specie con caratteristiche notturne spesso passa del tutto inosservata. Negli anni scorsi sono stati osservati dei casi di svernamento presso l Oasi Cervara e l allevamento ittico che confluisce nel Lago Superiore a Quinto (troticoltura Bresciani). H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 85 di 148

88 Garzetta Egretta garzetta Veneto: A11 Italia: Mreg; B, Wpar Sile: Mreg; B, W La specie è diventata piuttosto comune ed ubiquitaria tanto da osservarla anche entro il centro storico a Treviso. Nidifica con poche decine di coppie presso l Isola di S. Cristina. Nel complesso, a parte i naturali movimenti di spostamento, tipici della specie, si può considerare stanziale. Airone bianco maggiore Egretta alba Veneto: A12 Italia: Mreg; W, B Sile: A(3) Negli ultimi due decenni è diventato piuttosto comune nell area in esame. Pur non nidificando, si osserva talvolta nella garzaia dell Isola di S. Cristina assieme agli altri aironi. Frequenta spesso le aree di campagna aperte e caccia volentieri entro le scoline tra i campi coltivati. Airone guardabuoi Bubulcus ibis Veneto: A12 Italia: SBpar, Mreg, Wpar Sile: SB, Mreg, W Negli ultimi venti anni presso la garzaia dell Isola di S. Cristina (Oasi Cervara) si è riprodotto l airone guardabuoi. CICONIIFORMES CICONIIDAE Cicogna bianca Ciconia ciconia Veneto: A13 Italia: Mreg, B, Wirr Sile: Mreg, Wirr (int) È sicuramente più abbondante della cicogna nera. Le osservazioni nell area sono riferibili sia ad individui in migrazione sia ad individui provenienti dal Centro Cicogne della LIPU di S. Elena di Silea o di altre realtà prossime (Bassano etc). Le aree di sosta preferite sono gli ambiti agrari dominati da coltivazioni estensive. La cicogna bianca è da considerarsi in progressivo aumento. Da pochi mesi ha preso avvio un nuovo centro cicogne presso l Oasi Cervara, che in futuro contribuirà ad aumentare la presenza della specie nell area. ACCIPITRIFORMES ACCIPITRIDAE Falco di palude Circus aeruginosus Veneto: A11 Italia: SB, M reg, W Sile: M reg, W Questo rapace diurno è stato osservato nell'area del Parco da Marzo a Luglio e da Settembre a Dicembre. Si tratta soprattutto dei mesi che interessano la migrazione della specie. Alcuni esemplari sembrano aver preferito quest'area anche al di fuori di tali periodi. Non è chiaro però se si trattasse di individui in sosta lungo il Sile oppure se fossero degli erratici provenienti dalla Laguna di Venezia dove vive un discreto gruppo di esemplari. Le aree preferite dalla specie sono state quella delle risorgive, le ex Fornaci di Istrana, le paludi di Morgano e S. Cristina, le ex cave Carlesso ed appena al di fuori dei confini del Parco le ex cave di Casale sul Sile e la tenuta di Ca Tron per la quale esiste un caso di nidificazione. Nel passato deve aver nidificato presso l area delle ex fornaci di Istrana in località Fossa Storta (Vedelago, Istrana). Attualmente la scomparsa dell ampia area a canneto che caratterizzava il sito, ha eliminato l habitat della specie. Albanella reale Circus cyaneus Veneto: A1- Italia: M reg, W Sile: M reg, Wirr L'Albanella reale era nidificante in Italia fino agli anni '50. In seguito ha mantenuto solo caratteristiche fenologiche collegate ai periodi di migrazione e di svernamento. Nell'area del Parco è presente in maniera abbastanza regolare nei mesi di Ottobre ed Aprile interessati dalle migrazioni. Nei mesi invernali invece le osservazioni occasionali sono collegate ad individui erratici che svernano nell'area trevigiana. La loro permanenza è strettamente correlabile alle risorse trofiche offerte dal territorio. Trattandosi di una specie molto mobile, che caccia sorvolando ampie zone coltivate, si è potuta osservare in quasi tutta l'area del Parco ad esclusione del territorio più antropizzato. Gli ambiti maggiormente frequentati sono comunque risultati gli incolti, le paludi e soprattutto le ampie distese agrarie lasciate al riposo invernale. Albanella minore Circus pygargus Veneto: A11 Italia: M reg, B Sile: M reg Specie molto più rara della precedente congenere; attualmente in Italia si assiste ad una forte contrazione del suo areale. Nel sito in esame si osserva esclusivamente nel corso della migrazione primaverile, ma non tutti gli anni e con abbondanze molto limitate di pochi individui. Nibbio bruno Milvus migrans Veneto: A11 Italia: M reg, B, Wpar Sile: M reg La specie è molto rara nell area, si osserva soprattutto nei mesi delle migrazioni ed in particolare in primavera. Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Veneto: A11 Italia: M reg, B Sile: M reg Piuttosto comune in cielo durante i mesi di aprile e maggio in fase migratoria, difficilmente si osserva a terra. Sporadiche osservazioni sono state fatte anche nei mesi di giugno e luglio ma potrebbe trattarsi di individui erratici o migratori tardivi. Molto raro nel corso della migrazione post riproduttiva. Sparviere Accipiter nisus Veneto: A11 Italia: SB, M reg, W Sile: SB, M reg, W Nella nostra area lo Sparviere compare nei mesi delle migrazioni (Ottobre-Novembre) e sosta per tutto il periodo invernale fino a Marzo. Le aree più frequentate sono quelle caratterizzate da una certa copertura boschiva, dove trova rifugio nelle ore in cui non caccia. Da queste fa brevi ma proficue sortite nelle zone circostanti per catturare le sue prede preferite: i Passeriformi. Nell'area del Parco sembra meno abbondante nell'area centrale, comprendente la città di Treviso e la prima periferia; nel restante territorio la distribuzione è stata nel H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 86 di 148

89 passato piuttosto regolare. La stima degli individui svernanti nell'inverno nell'ambito del Parco è compresa tra 5 e 15 unità. Le densità più elevate però vengono raggiunte nell'alto corso del Sile dove si trova l'ambiente più adatto alla specie e soprattutto può trovare più abbondanti risorse trofiche. Lo Sparviere si può regolarmente osservare nei mesi invernali presso l'isola di S. Cristina. Nelle ore serali esce in caccia e le sue attenzioni vengono rivolte soprattutto nei riguardi degli storni che si apprestano al riposo dentro i boschetti ripari. In queste occasioni è possibile osservare uno degli spettacoli più affascinanti datoci dalla natura. ACCIPITRIFORMES PANDIONIDAE Falco pescatore Pandion haliaetus Nei mesi primaverili è relativamente comune in quasi tutto il corso superiore del Sile, soprattutto in prossimità degli allevamenti ittici e nei laghi di Quinto di Treviso. In queste località gli esemplari in migrazione possono sostare anche per diversi giorni. La specie rispetto al passato è da ritenersi in aumento nell area, grazie anche al maggior regime di protezione alla quale ora è sottoposta. CHARADRIIFORMES STERNIDAE Mignattino Chlidonias niger Veneto: A1- Italia: M reg, B, Wirr Sile: M reg (?) Nell'area in esame il Mignattino compare solo nei mesi di Aprile- Maggio ed Agosto-Settembre, quando è in piena fase migratoria. Frequenta i grandi bacini con acque quasi ferme, derivati dall'escavazione in alve. Caccia volentieri in superficie cercando soprattutto Insetti ed altri animaletti (Crostacei, Rane giovani), senza mai tuffarsi sott'acqua come fa la Sterna comune. Nelle aree adatte si contano concentrazioni anche di parecchie decine di individui. Nell'Agosto 1985 sono stati censiti lungo il Sile circa 270 esemplari. Sterna comune Sterna hirundo Veneto: A11- Italia: M reg, B, Wirr Sile: M reg Nei mesi primaverili delle migrazioni si osserva sporadicamente in caccia sopra i due laghi a Quinto di Treviso. GRUIFORMES RALLIDAE Re di quaglie Crex crex 2 Mag - Giu - A-3. (Ital: M reg, W irr, B irr). Il Re di quaglie è una specie che ha subito negli ultimi decenni una drastica riduzione nell'intero suo areale. Nell'ambito del Parco è presente in modo molto accidentale durante il passo primaverile. Gli unici tre rilievi esistenti per il decennio trascorso, sono stati fatti al canto, nelle ore serali e notturne presso le campagne di Cendon prospicienti il fiume Sile (fide B. Carpenè). Data pertanto la comprovata rarità ed il suo valore faunistico, le indagini riguardanti la specie dovrebbero essere in futuro più mirate ed approfondite. GRUIFORMES GRUIDAE Gru Grus grus Veneto: A14- Italia: M reg, Wpar Sile: A (2) Sporadiche osservazioni di individui in volo sono state effettuate nel passato. Negli anni 80 sono stati osservati degli esemplari in sosta nell area delle Sorgenti del Sile. Nell ultimo decennio però il fenomeno non è più stato riscontrato, ma si sono susseguite altre osservazioni di individui in migrazione. ANSERIFORMES ANATIDAE Codone Anas acuta 3 Dic -> Mar - M reg, W par. (Ital: M reg, W, B irr). Questa anatra è presente in numero molto limitato. I pochi esemplari osservati nel passato hanno frequentato l'area durante i periodi delle migrazioni ed in misura minore nei mesi invernali. Come tutte le anatre di superficie, ama sostare nelle zone con ampie superfici d'acqua meglio se inframmezzate da isolotti coperti da canneto ed altra vegetazione riparia. Nell'ambito del Parco è stata osservata presso la palude del Barbasso (Morgano), le ex Fornaci di Istrana, a Quinto e le ex cave di S Moffio. Un ambiente molto favorevole per la specie si è dimostrato nel passato l'area delle ex cave di Casale sul Sile, dove durante il passo primaverile sostavano sempre piccoli gruppi di Codoni assieme ad altre specie di anatre. Dalla fine degli anni '80 questo fenomeno non si è più verificato, nonostante la tutela dell'area. La coppia di esemplari liberati nel 1992 dalla LIPU di Treviso presso l'isola di S. Cristina, sono scomparsi dopo pochi mesi. Mestolone Anas clypeata Veneto: A12 Italia: M reg, W, B Sile: M reg 2 La specie Crex crex non rientra tra le specie censite negli ultimi decenni nell area del Parco in quanto non compare nell elenco degli uccelli di cui al par della Relazione Tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT La descrizione della specie è ripresa dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile 3 La specie Anas acuta non rientra tra le specie censite negli ultimi decenni nell area del Parco in quanto non compare nell elenco degli uccelli di cui al par della Relazione Tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT La descrizione della specie è ripresa dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 87 di 148

90 Per questa specie vale in maniera puntuale quanto già affermato per il Codone. Alzavola Anas crecca Veneto: A13 Italia: M reg, W, B Sile: M reg La specie frequenta regolarmente l'area del Parco durante i periodi delle migrazioni. Nei mesi di Febbraio e Marzo piccoli gruppi hanno stazionato nelle paludi dell'alto Sile. L'attuale presenza appare molto inferiore a quella del passato quando l'alzavola costituiva una delle anatre più ricercate dai cacciatori. Negli ultimi anni invece i gruppi di alzavole osservate non hanno mai superato le cinque unità. Un eventuale incremento in futuro potrà essere collegato ad una seria attività di gestione delle poche aree paludose presenti lungo il Sile. Marzaiola Anas querquedula Veneto: A11 Italia: M reg, B, Wirr Sile: M reg La Marzaiola è una delle poche specie di anatre a possedere nell'ambito del Parco, caratteri fenologici simili a quelli stilati dalla check-list nazionale. E' una specie migratrice, osservabile soprattutto nei mesi di Marzo ed Aprile. Talvolta qualche coppia sosta per nidificare, ma sempre in numero molto limitato (1-3 coppie). Negli ultimi anni si sono avuti casi di riproduzione, non sempre aventi buon esito, presso le ex Fornaci di Istrana, le ex cave di Carlesso (Morgano), l'isola di S. Cristina e le ex cave di Casale sul Sile. Nel periodo della migrazione non si sono mai osservati più di dieci esemplari nell'intero tratto fluviale. Nel passato invece la specie era molto più numerosa ed ubiquitaria. I cacciatori locali la catturavano non solo lungo il corso del Sile ma anche nei campi coltivati, inframmezzati da esigui ristagni d'acqua (scoline). Canapiglia Anas strepera 4 Feb A-1: (Ital: M reg, W, B). È un'anatra poco comune lungo il Sile. La sua osservazione riesce inoltre difficile poiché somiglia molto alla femmina del Germano reale. L'unico avvistamento è stato effettuato nel Febbraio '92 presso la palude di Morgano (Barbasso). Moretta tabaccata Aythya nyroca Veneto: A13 Italia: Mreg; W, B Sile: Mreg, W Pochi individui ( max 1-2) svernano con una certa regolarità nei Laghi di Quinto di Treviso. Si rileva soprattutto nel Lago Inferiore e presso la ex cava Beton a Canizzano (TV); questi due siti, sebbene confinanti con la pista dell aeroporto risultano particolarmente adatti alla sosta degli anatidi. Tutto ciò finchè la progressiva opera di urbanizzazione non arriverà ad intaccare anche le sponde di queste due aree. Moretta Aythya fuligula Veneto: A13 Italia: Mreg; W, B Sile: Mreg; W, B Negli ultimi anni ha frequentato con una certa regolarità l'area del Sile durante i periodi delle migrazioni. Lo svernamento della Moretta invece è stato osservato solo nell'inverno presso lo slargo determinato nel Sile a Canizzano dall'ex cava Beton. Una diecina di esemplari hanno sostato in loco assieme a Moriglioni, Svassi maggiori e Germani reali. Pesciaiola Mergus albellus Veneto: A1- Italia: Mreg; W Sile: A (2) Nell inverno del 2002 due individui sono stati osservati presso il Barbasso (Busa de Seeste, Morgano) e l ex cava Beton a Canizzano (TV). Altre osservazioni effettuate nei due laghi a Quinto di Treviso negli inverni successivi, anche se possibili, non hanno trovato un riscontro scientifico. PASSERIFORMES SYLVIDAE Usignolo di fiume Cettia cetti Veneto: A11 Italia: SB, Mreg,Wpar Sile: SB; Mreg, W È una delle specie più comuni presenti lungo il Sile ed in tutti gli altri ambienti umidi della provincia. Si riconosce facilmente per il canto squillante composto da una serie di note metalliche emesse soprattutto a difesa del territorio. Si incontra facilmente in tutte le aree del Parco dove esistono zone umide fittamente ricoperte da vegetazione riparia di ogni tipo. Per tale motivo raggiunge una abbondanza più elevata nell'alto corso del Sile, mentre tende a scomparire dalle rive che sono spoglie di vegetazione, oppure da quelle dove è presente una copertura arborea mancante di sottobosco. Le aree con maggior densità di usignoli di fiume sono le paludi di Morgano, Quinto, Treviso ed alcuni tratti di sponda in comune di Casier, Silea e Quarto d'altino dove esistono tratti con caratteristiche piuttosto naturali. Dai censimenti effettuati nella primavera 1994 si stima la presenza di circa coppie viventi all'interno del Parco. Anche per questa specie però bisogna evidenziare come negli anni passati è stata sottoposta a notevoli variazioni numeriche collegate soprattutto al clima dei mesi invernali che può ridurre i contingenti viventi in loco. PASSERIFORMES REMIZIDAE Pendolino Remiz pendulinus Veneto: A11 Italia: SB, Mreg,W Sile: SB; Mreg, W 4 La specie Anas strepera non rientra tra le specie censite negli ultimi decenni nell area del Parco in quanto non compare nell elenco degli uccelli di cui al par della Relazione Tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT La descrizione della specie è ripresa dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 88 di 148

91 Il Pendolino frequenta tutta l'area del Sile preferendo nel periodo invernale la vegetazione riparia costituita da Tife, Canne palustri e Falasco. D'estate ed in primavera, durante la nidificazione, frequenta soprattutto le cime degli alberi ed in particolare i Salici. Il nido infatti viene quasi sempre costruito su un ramo di Salice attorno il quale il Pendolino tesse una struttura globulare con un foro laterale d'entrata. Per tale motivo in questo periodo si osserva soprattutto in prossimità delle rive del fiume e nelle paludi contornate da questa specie arborea. I nidi di Pendolino sono stati trovati lungo tutto il corso del Sile ma in maniera più puntiforme e diradata nel tratto a valle rispetto la città di Treviso. La sua consistenza in periodo riproduttivo non supera le coppie mentre sembraancora più raro e localizzato nei mesi invernali. Appare utile ricordare che un esemplare, inanellato presso l'isola di S. Cristina, è stato successivamente ricatturato nell'ambito lagunare veneziano dopo alcuni mesi. PASSERIFORMES LANIIDAE Averla piccola Lanius collurio Veneto: A11 Italia: Mreg, B, Wirr Mreg, B Un tempo era ampiamente presente in tutta la campagna trevigiana, compresa l area in esame. Attualmente nell Alto Corso del Sile è scomparsa come nidificante e si osserva solo nei mesi delle migrazioni, ma sempre in numero limitato. COLUMBIFORMES COLUMBIDAE Colombaccio Columba palumbus Veneto: A11 Italia: SB, Mreg, W Sile: SB, Mreg, W Il Colombaccio ha notevolmente incrementato il numero delle presenze a partire dal Finora la specie non sembra svernare nel Parco, dato che le osservazioni sono state effettuate esclusivamente nei mesi compresi tra Marzo ed Ottobre. Nel 1993 ed in numero più elevato nel 1994, ha nidificato presso tutti i parchi delle ville venete che fiancheggiano il fiume (Mezzavilla et al. 1993). Si è insediato anche all'interno dei boschi artificiali di Pioppi ed in quelli più naturali, dominati da Querce, presenti nell'area delle sorgenti. Nella stagione riproduttiva 1994 si è stimata la presenza di coppie nidificanti nell'area del Parco. Si tratta senz'altro di un buon segnale che testimonia l'espansione della specie in tutto il territorio trevigiano. Parimenti importanti sono stati gli avvistamenti di raggruppamenti in sosta durante il periodo delle migrazioni. Nell'Ottobre 1993 l'area del Parco ha ospitato più di individui. L'aumento della specie si deve considerare senz'altro positivo data la quasi totale assenza rilevata nei decenni passati. L'area del Parco infatti, grazie all'abbondante presenza di zone alberate, adatte alla sosta ed all'alimentazione del Colombaccio, costituisce un ambiente elettivo per la specie. Colombella Columba oenas 5 STRIGIFORMES STRIGIDAE Gufo comune Asio otus: Veneto: A11 Italia: SBpar, Mreg, W Sile: SB, Mreg, W È un migratore regolare, un tempo apparentemente poco diffuso nell'area padana. Nell'ultimo decennio sembra si sia insediato in molte nuove zone dove ha assunto maggiori caratteri di sedentarietà. Nel Sile la sua presenza è stata rilevata dal 1985 all'interno dell'isola di S. Cristina, dove si sono insediati una diecina di esemplari. Negli anni successivi questo posatoio ha ospitato fino a individui che poi si sono progressivamente ridotti di numero fino a scomparire del tutto (Mezzavilla 1993). Nuove zone di "roosting" si sono contemporaneamente create nella vicina palude di Morgano e nell'area delle sorgenti. Piccoli gruppetti isolati sono stati osservati lungo il Sile a S. Giuseppe (Treviso) ed a Quarto d'altino. Il numero massimo di esemplari svernanti è stato censito nel 1988 con 23 individui. Ha nidificato entro i confini del Parco solo in un numero limitato di coppie (2-3) ed in maniera molto irregolare. Assiolo Otus scops Veneto: A11 Italia: SBpar, Mreg, Wpar Sile: Mreg PICIFORMES PICIDAE Picchio verde Picus viridis Veneto: A11 Italia: SB, Mirr Sile: SB, Mirr Negli ultimi 2-3 anni si è assistito ad una sua evidente espansione in tutta l'area pianeggiante trevigiana (Mezzavilla et al. 1993). Da allora la specie si è insediata nelle aree boscose in precedenza occupate solo dal Picchio rosso maggiore. Nell'ambito del Parco è ben distribuito ma si nota una più elevata densità nell'area delle sorgenti. Dai censimenti effettuati nella primavera 1994 si può stimare la presenza di circa coppie. La specie, assieme al Picchio rosso maggiore, assume particolare valore nell'attività di lotta biologica contro le larve di Lepidotteri e Coleotteri xilofagi che creano danni alle coltivazioni del Pioppo. Picchio nero Dryocopus martius Veneto: A11 Italia: SB, Mirr, Wirr Sile: Wirr 5 La specie Columba oenas non rientra tra le specie censite negli ultimi decenni nell area del Parco in quanto non compare nell elenco degli uccelli di cui al par della Relazione Tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 89 di 148

92 Nel corso degli ultimi inverni sta diventando sempre più comune nell area. Nell inverno 2008/09 un individuo ha sostato per diverse settimane presso la palude di Morgano. In futuro è possibile ipotizzare una presenza più costante dato che la specie in molte parti d Europa è insediata anche in aree di pianura fino in riva al mare. Torcicollo Jynx torquilla Veneto: A11 Italia: Mreg, B, Wpar (SBpar?) Sile: Mreg, B È una specie estiva presente nell'area da Marzo a Settembre. In Italia sverna parzialmente solo nel Meridione. Il Torcicollo frequenta tutte le aree con copertura vegetale arborea; in particolare nei mesi della riproduzione ricerca alberi maturi che presentino cavità adatte alla sua nidificazione. Si riproduce però anche nelle cavità dei muri. Gradisce molto le cassette nido da dove può addirittura scacciare gli occupanti (Cince etc.). Nel Parco raggiunge le più alte densità nell'area delle sorgenti ed in generale nell'alto corso del Sile. Lungo il corso inferiore del Sile invece, la sua presenza è un pò bassa ma comunque raggiunge livelli più adeguati nelle aree verdi costituite da boschi ripari, parchi di ville e coltivazioni di Pioppo. In natura un altro fattore limitante è costituito dalla presenza dei picchi che forando i tronchi degli alberi creano le cavità adatte alla sua riproduzione. Nell'area del Parco i censimenti del 1994 hanno permesso di stimare la presenza di circa coppie. Si tratta però di un dato relativo che può variare negli anni a seguito delle diverse condizioni ambientali. PODICIPEDIFORMES PODICIPEDIDAE Svasso maggiore Podiceps cristatus Veneto: A11 Italia: SB, Mreg; W Sile: SB, Mreg; W Lo Svasso maggiore ha iniziato a frequentare con una certa regolarità il corso del Sile solo negli ultimi anni, dimostrando una spiccata preferenza per gli ampi bacini derivati dall'attività estrattiva. I siti maggiormente frequentati sono i laghi di Quinto, Canizzano e Casier/Silea. Da poco tempo si osservano quasi regolarmente individui giovani, sostare in queste località già nel mese di Luglio. Il picco maggiore nelle presenze si rileva però nei mesi di Dicembre - > Febbraio quando a Quinto sono stati contati fino a 20 esemplari. L'attuale incremento è imputabile in parte alla tranquillità derivata dalla chiusura dell'attività venatoria dopo l'istituzione del Parco del Sile ed in parte all'aumento della popolazione nidificante in Italia. Questa è passata dalle 400/600 coppie del 1980 alle 1000/1500 del 1989 (Brichetti et al 1992). In tal senso vale ricordare la prima nidificazione accertata in Provincia di Treviso, in una cava in Comune di Paese ( Mezzavilla & Zanoni 1993). Lo Svasso maggiore è un buon indicatore ambientale che frequenta le acque ricche di fauna ittica. In Scandinavia è scomparso da molte zone umide a seguito dell'acidificazione dei corsi d'acqua. Tuffeto Tachybaptus ruficollis Veneto: A11 Italia: SB, Mreg; W Sile: SB, Mreg; W La fenologia della specie nell'ambito del Parco, conferma le indicazioni fornite dalla checklist nazionale. Gran parte degli individui presenti dovrebbero essere stazionari. L'aumento nei mesi invernali potrebbe essere imputabile oltre che ai giovani dell'anno, anche all'arrivo di individui migranti da altre località. La sua distribuzione nel Sile è molto diffusa; ama però le aree dove il corso è più ampio ed esistono possibilità di riparo lungo le rive. Il Tuffetto nel periodo riproduttivo (1994), ha raggiunto densità molto elevate nel tratto di Sile Morto a S. Antonino (Treviso) con 10 coppie in 150 m di fiume (1/2 ha.). Mentre in periodo invernale le maggiori concentrazioni sono state notate presso l'abitato di Quinto nei Laghi Superiore ed Inferiore dove nell'inverno 1991/92 si sono contati quasi 200 esemplari (Mezzavilla et al 1993). Nella stagione riproduttiva del 1994 la popolazione nidificante nell'ambito del Parco si aggirava sulle coppie, mentre gli esemplari svernanti sono stati quasi 500. E' da notare che a livello nazionale non esistono stime molto valide. Brichetti et al. (1992) ipotizzano la presenza in Italia di circa coppie ma non tengono conto dei dati del Sile. In questo ambito la specie ha fatto la sua comparsa nei primi anni '80 ed ora ha raggiunto densità molto elevate. Comincia a riprodursi nei primi giorni di Marzo (Mezzavilla et al 1993) e si notano ancora esemplari in cova alla fine di Agosto. PELECANIFORMES PHALACROCORACIDAE Marangone minore Phalacrocorax pygmeus Veneto: A12 Italia: Mreg; W, B Sile: A (3) Un individuo è stato osservato nel 2000 presso il Lago Superiore di Quinto. Negli ultimi anni però le presenze nell Alto Corso sono destinate ad aumentare vista la diffusione nel territorio veneto della specie. FALCONIFORMES FALCONIDAE Falco cuculo Falco vespertinus Veneto: A13 Italia: Mreg, B, Wirr Sile: Mreg Nel nostro territorio compare solamente nei mesi di Aprile e Maggio durante il periodo della migrazione. In questi due mesi è facile osservare al tramonto gruppi di falchi cuculi a caccia di insetti. Gli avvistamenti sono stati effettuati nel passato soprattutto nell'area delle risorgive, presso le paludi di Morgano e S. Cristina nonchè nell'ex cava Carlesso di Morgano. Gli individui non hanno mai superato le unità. Hanno quasi sempre stazionato in loco per qualche giorno, poi hanno ripreso a migrare. A valle della città di Treviso gli avvistamenti, più limitati, sono stati fatti presso la tenuta di Ca Tron a Roncade ed a Portegrandi. Pellegrino Falco peregrinus Veneto: A11 Italia: SB, Mreg, Wpar Sile: Mreg, Wpar La specie è in espansione in tutto il suo areale riproduttivo. Nell area in esame però si osserva solo nei mesi invernali e delle migrazioni quando individui erratici sostano temporaneamente a cacciare. Pochi anni fa un individuo adulto, probabile femmina, ha svernato sopra un traliccio dell Enel in località Fossa Storta tra Istrana e Vedelago. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 90 di 148

93 MAMMIFERI La descrizione delle specie è ripresa dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile. Si evidenzia che il ferro di cavallo maggiore e il ferro di cavallo minore erano attribuiti ad entrambi i Siti primi dell aggiornamento del formulario standar della ZPS IT in occasione della redazione del Piano di Gestione. Il nuovo formulario non segnala la presenza nella ZPS di mammiferi elencati nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. CHIROPTERA RHINOLOPHIDAE Ferro di cavallo maggiore Rhinolophus ferrumequinum Distribuzione in Europa: Europa centrale e meridionale. È la specie piú comune in Italia tra i rinolofidi. Tipico di ambienti di grotta, si rinviene anche in cavitá artificiali. Distribuzione all'interno del Parco: é una specie giá nota agli Autori, segnalata anche per il centro abitato di Treviso (Gulino & Dal Piaz, 1939). Attualmente é stato segnalato solo per Silea (Vernier, in stampa) ma sicuramente, con indagini piú approfondite, risulterebbe una specie abbastanza comune. FERRO DI CAVALLO MINORE Rhinolophus hipposideros Distribuzione in Europa: Europa centrale e meridionale. In Italia é stato segnalato in tutte le regioni ma sembra in regressione, specialmente al Nord (Vernier, in stampa). Distribuzione all'interno del Parco: si tratta di una specie segnalata da Ninni (1878) per i dintorni di Treviso. Non ci sono segnalazioni posteriori per l'area interessata. ANFIBI Le specie sono descritte all interno della Relazione tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT Rana di lataste Rana latastei È presente negli ambienti adatti alla specie con una discreta popolazione. Si può rilevare presso le Sorgenti del Sile, la palude di Morgano e le ex cave Carlesso (Morgano). Presso l Oasi Cervara è particolarmente abbondante così come in altre aree umide come le sponde del Sile a Quinto, Canizzano e S. Angelo (Treviso). Pur essendo molto meno abbondante che nei decenni scorsi, riesce a mantenere delle popolazioni vitali in aree ristrette dove il suo habitat è rimasto inalterato, tra queste l Oasi Cervara è senz altro quella più interessante per la sua sopravvivenza. Tritone crestato Triturus carnifex Da almeno una decina di anni non si sono più raccolti segni di presenza della specie nell area in esame. Data però la sua elusività al momento attuale appare difficile definirlo estinto in questo sito Natura Si dovranno pertanto sviluppare nuove indagini per definire meglio una sua eventuale presenza. RETTILI La specie è descritta all interno della Relazione tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT Testuggine palustre Emys orbicularis Questa testuggine sta progressivamente scomparendo dall area in esame. È presente con un numero limitato di esemplari nelle aree umide adatte come le paludi dell Oasi Cervara, di Morgano e nelle ex cave Carlesso (Morgano) ed i laghi di Quinto. La specie risente molto dell inquinamento delle acque, della progressiva riduzione del suo habitat e probabilmente anche della presenza sempre più invadente della Testuggine palustre dalle orecchie rosse immessa dall uomo e di origine alloctona. PESCI Tutte le specie, ad eccezione del barbo comune, sono descritte all interno della Relazione tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT Per il barbo comune le informazioni sono ricavate dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico Pesci Anfibi Rettili del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile. Lampreda padana Lethenteron zanandreai La presenza attuale di questa specie appare molto limitata. Esiste una segnalazione per l area delle Sorgenti, riportata genericamente nella Carta Ittica della provincia di Padova (TURIN et al., 1995). Negli ultimi anni, nell Alto Corso del Sile sono stati catturati due esemplari, presso le Sorgenti ed a S. Angelo (Treviso), nell ambito della Carta Ittica di Treviso (BIOPROGRAMM, ). Trota marmorata Salmo marmoratus Questa trota era presente nelle acque del Sile fino ad alcuni decenni fa. Poi, a seguito della sua progressiva riduzione si è fatto ricorso a ripopolamenti con individui di dubbia provenienza, geneticamente poco simili alle forme autoctone. Tali attività, protrattesi negli anni ed accompagnate da un lento, ma inesorabile declino della qualità delle acque, ha determinato la scomparsa della specie. Catture fatte dai pescatori nell ultimo decennio sono imputabili esclusivamente ad individui immessi. Cobite comune Cobitis taenia La specie sopravvive ancora in qualche fossato afferente al corso del Sile dove le acque di sorgiva determinano un fattore di diluizione degli inquinanti. La sua presenza nel corso del Sile appare limitata a poche stazioni. Nell incertezza si auspica l avvio di indagini approfondite. Cobite mascherato Sabanejewia larvata De Filippi, 1859 H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 91 di 148

94 Anche per questa specie non si hanno dati di presenza nel corso del Sile. In mancanza di dati certi si può soltanto auspicare l attuazione di nuove indagini nelle aree adatte alla sua presenza. Scazzone Cottus gobio Specie dalle caratteristiche di vita abbastanza simili alle precedenti. Nel corso delle indagini svolte (Carte ittiche), è stato rilevato in poche stazioni, ma la sua presenza è da ritenersi piuttosto limitata. Barbo comune Barbus barbus plebejus I dati relativi alla presenza di questa specie nel Sile sono da considerarsi insufficienti. Infatti nella Carta Ittica risulta appena menzionato e non si sono avuti rilevamenti diretti nè con lo storditore, nè tramite le interviste. Ferme restando le sue caratteristiche biologiche ed ecologiche, che lo individuano quale pesce che ama vivere su fondali ghiaiosi in tratti di fiume ben ossigenati e a corrente veloce, non sembra essere frequente nelle zone del Sile che corrispondono a tali parametri. E' facilmente riconoscibile per il corpo allungato e la presenza di quattro barbigli ai lati della bocca. La sua dieta è quasi completamente carnivora, a base di larve, crostacei e altri piccoli invertebrati, che preda tra i sassi. Si riproduce in maggio/giugno. INVERTEBRATI Le specie sono descritte all interno della Relazione tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT CROSTACEI Gambero di fiume Austropotamobius pallipes Lereboullet, 1858 Da diversi decenni non si raccolgono più dati di presenza della specie nell area. Di recente l arrivo delle due specie alloctone, il Gambero rosso della Luisiana e il Gambero americano Orconectes limosus Rafinesque, 1817, con il quale si può facilmente confondere hanno fatto propendere per un ritorno del gambero di fiume, ma in effetti ciò non si è ancora avverato. Nel Sile il Gambero di fiume è da ritenersi quasi sicuramente estinto. INSETTI Cerambice Cerambyx cerdo Non si possiedono dati sulla presenza della specie nell area. Nella check list della fauna italiana (RUFFO & STOCH, 2004) si segnala la cattura di un esemplare, genericamente proveniente da Treviso, senza dare altre indicazioni Obiettivi di conservazione La descrizione degli Obiettivi di Gestione è ripresa integralmente dalla Relazione Tecnica della bozza definitiva del Piano di Gestione n. 16. Secondo quanto definito dalla D.G.R. n. 2371, Allegato A, del 27 luglio 2006, il sito rientra nella Classe Omogenea 3, sottoclassi A, B e C. Si esclude la classe 4 (Comunità di querceti misti planiziali) perché: all interno della Z.P.S. sussiste una sola superficie codificata Eur ; tale superficie naturaliforme deriva in parte da un azione di piantumazione; tale superficie è vegetazionalmente ascrivibile al Querco Olmeto (cfr. Asparago tenuifolii Quercetum robori (Lausi 1966) Marinc k 1994 in facies a maggior presenza di olmo (Ulmus minor Miller)), una sorta di commistione tra Querco Carpineto Planiziale (Querco Fagetalia Vanden Berghen Erythronio Carpinion betuli (Horvat 1958) Marinc k in Mucina et al. 1993) e l Alno Frassineto (Alno Faxinetalia Moor Alnion glutinisae (Mall. 1929) Meij. Drees 1936); le analisi storiche danno per l asta fluviale e le zone limitrofe, superfici a prati umidi, paludi e radi boschetti fluviali a Ontano nero. Nella medesima norma sono inoltre indicati otto principali obiettivi di conservazione tra i quali il sito in analisi necessita di perseguire i seguenti nelle proprie sotto articolazioni così come individuate nella D.G.R. n. 2371, Allegato B, del 27 luglio 2006 (pp ). a. Obiettivo 1 - Tutela delle specie che presentano particolari problematiche: - tutela dell avifauna nidificante, svernante e migratrice legata agli ambienti umidi (ardeidi, anatidi, galliformi, rapaci); - tutela di Triturus carnifex, Rana latastei; - tutela di Emys orbicularis; - tutela di Salmo trutta marmoratus, Lethenteron zanandreai; - tutela di Austropotamobius pallipes, Cerambyx cerdo; - tutela di Euphrasia marchesetti. b. Obiettivo 2 - Riduzione del disturbo alle specie di interesse conservazionistico che frequentano gli ambienti agricoli: - riduzione del disturbo alle specie di interesse conservazionistico che frequentano gli ambienti agricoli; - miglioramento e creazione di habitat di interesse faunistico ai margini delle aree coltivate all interno del sito. c. Obiettivo 5 - Tutela degli ambienti umidi e dei corsi d acqua, miglioramento o ripristino della vegetazione ripariale: H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 92 di 148

95 - tutela degli ambienti umidi e dei corsi d acqua (ambienti lentici, lotici e aree contermini), - miglioramento o ripristino della vegetazione ripariale; - diminuzione dei potenziali disturbi conseguenti ai processi di urbanizzazione; - conservazione dell habitat 3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho Batrachion. d. Obiettivo 6 Conservazione, miglioramento, o ripristino degli ambienti di torbiera e dei prati umidi: - conservazione, miglioramento o ripristino degli ambienti di torbiera e dei prati umidi e regolamentazione delle attività antropiche; - conservazione dell habitat prioritario 7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae ; - conservazione dell habitat 7230 Torbiere basse alcaline ; - conservazione dell habitat 6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argillo limosi (Molinion caeruleae) ; - conservazione dell habitat 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile. A grandi linee gli obiettivi indicati sono effettivamente quelli da perseguire, tuttavia l attestata necessità di redazione di uno specifico Piano di Gestione per l area così come riportato nella D.G.R. n. 2371, Allegato B, del 27 luglio 2006 (p. 231), nonché la constatazione che l attuale gestione non risulta sufficiente al mantenimento di un buono stato di conservazione delle componenti ambientali presenti nel sito, rendono necessarie puntuali precisazioni e integrazioni al fine di rispondere completamente alle esigenze di preservazione dei biotopi, delle biocenosi e delle reti trofiche presenti. OBIETTIVI GESTIONALI GENERALI Data l intima connessione tra specie e habitat è chiaro non si possa dare maggiore importanza all uno o all altro, tuttavia si ritiene oggettivamente più opportuno concentrare l attenzione, almeno negli obiettivi generali, alla preservazione di tutti i biotopi legati all acqua che caratterizzano il sito. Sono infatti le zone umide in tutte le loro declinazioni a connotare le aree oggetto di studio, e le stesse hanno visto aumentare drasticamente, soprattutto negli ultimi tre decenni, la pressione antropica nelle sue varie forme, tanto da essere ormai confinate in situazioni pressoché puntiformi al limite del collasso. Le azioni di preservazione, quali la tutela, il restauro e il ripristino ambientale, dovranno essere pronte, efficaci ed efficienti per sperare nella cessazione di perdita di biodiversità degli ecosistemi, delle specie e dei geni, inoltre su lunga scala e di ampia concertazione per auspicare un inversione di tendenza. Cessate celermente le criticità che affliggono habitat e specie, riequilibrati i parametri chimico fisici dei biotopi, con particolare attenzione alla risorsa idrica, le specie potranno migliorare lo stato di conservazione singolarmente e nel complesso la crescita si paleserà quale esponenziale. OBIETTIVI DI DETTAGLIO Analizzati gli obiettivi generali presenti nella norma, sono di seguito integrati e articolati gli obiettivi di dettaglio previsti dagli estensori del Piano per ciascun obiettivo generale individuato. Obiettivi di conservazione di habitat, habitat di specie e specie H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 93 di 148

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99 Obiettivi di gestione non direttamente connessi con habitat, habitat di specie e specie Per le misure di conservazione e le azioni previste dal Piano di Gestione si rimanda alla bozza della Relazione Tecnica del Piano di Gestione n. 16. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 97 di 148

100 3.2.3 Identificazione degli aspetti vulnerabili dei Siti considerati La descrizione che segue è ripresa integralmente dalla Relazione Tecnica della bozza definitiva del Piano di Gestione n. 16 relativa alla Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina. FENOMENI E ATTIVITÁ CHE INFLUENZANO LO STATO DI PROTEZIONE DEI SITI Per fenomeni e attività che influenzano lo stato di protezione dei siti si intendono tutte quelle attività umane e tutti i processi naturali che in qualche misura possono avere un influenza, sia essa positiva che negativa, sulla conservazione e sulla gestione degli stessi. I paragrafi seguenti riportano per categorie omogenee, così come previste dall allegato E alle Note per la compilazione dei formulari standard, tali fenomeni e attività, elencando anche quelli non presenti all interno dell area oggetto di studio tuttavia inficianti lo stato di conservazione del sito. Agricoltura, foreste L analisi della Cartografia (D.G.R. 22 settembre 2009, n. 2816, BUR 20 ottobre 2009, n. 86) riporta che circa il 79 % della superficie complessiva del sito Natura 2000 è investita dalla produzione agricola intensiva monocolturale, ne consegue quindi sia questo stesso uso del suolo, più che la naturalità, a costituire la matrice della Zona di Protezione Speciale. Nell occupazione degli spazi, agricoltura e natura non possono che essere conflittuali, è quindi da ricercare in questa attività il più diffuso e capillare fattore di impatto nelle sue molteplici declinazioni. Le colture agricole non solo riducono drasticamente gli spazi potenzialmente occupabili dalla naturalità ma alterano gravemente le condizioni pedologiche rendendo improba la riconquista di eventuali spazi lasciati all incolto. Le dimensioni degli appezzamenti, testimonianza di un agricoltura del dopolavoro piuttosto che di un imprenditoria agricola, la consuetudine di ricercare il prodotto che annualmente rende maggiormente piuttosto che seguire un progetto agricolo, concertato ad ampio respiro, che preservi il patrimonio suolo non fanno che costringere i lembi naturaliformi rimanenti in spazi sempre più contenuti compromettendone irreversibilmente la resilienza. Ad aggravare ulteriormente tale condizione contribuisce anche l agricoltura condotta in tutta l area di ricarica dell acquifero: biocidi, fitofarmaci, concimi, inoltre l eliminazione di colture e strutture vegetali fitodepuranti, contribuiscono direttamente (acque di run off) o indirettamente (percolazione in falda) ad alterare i parametri chimico fisici delle acque, di fatto il senso stesso dell esistenza di tutti i biotopi presenti lungo l asta fluviale. Si ritiene dunque sia nella modifica della consueta pratica agricola da ricercare la strategia per assicurare la preservazione del sito Natura 2000 oggetto di studio e di tutte le sue componenti ambientali. Pesca, caccia e raccolta L area è praticamente ricompresa per la sua totalità all interno del perimetro del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile il cui strumento normativo, il Piano Ambientale, vieta la caccia (Piano Ambientale, N.T.A. Art Caccia e pesca: «All interno delle aree a Parco, è vietato l esercizio venatorio in qualunque forma.»). L acquicoltura, la pesca sportiva con tutte le sue implicazioni, la raccolta di flora e fauna selvatiche nonché altre attività non sempre lecite, sono tuttavia presenti nell area e unite alla caccia, comunque condotta nelle superfici attigue al Parco, palesano un ruolo determinante nel compromettere seriamente gli equilibri ecologici. Attività mineraria ed estrattiva All interno del sito considerato non è attivamente presente l attività estrattiva; solo alcuni siti estinti presenti presso la parte più orientale (ex cave Carlesso, busa de Seeste ) dell area testimoniano un passato uso del suolo in questo senso. La peculiarità dei biotopi presenti nel sito, legati fondamentalmente alla massiva presenza d acqua, fa tuttavia focalizzare l attenzione per questo tipo di attività sulle superfici presenti a nord e di fatto insistenti sull area di ricarica dell acquifero. I territori comunali di Vedelago, Istrana e Paese, infatti, sono fortemente caratterizzati dalla presenza di cave attive che di fatto rappresentano delle vie di accesso preferenziale alla falda per vari fattori inquinanti. Il Sile, fiume di risorgiva, capta quindi immediatamente quanto più o meno accidentalmente si infiltra tra le acque del materasso ghiaioso dell alta pianura, apportandone di conseguenza i contenuti a tutti gli habitat, a tutte le biocenosi e a tutte le catene trofiche correlate alle sue acque. Ne emerge la necessità di coinvolgere nella gestione del sito tutte le superfici esterne direttamente e profondamente determinanti le condizioni di base dello stesso. Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 98 di 148

101 Per quanto concerne le superfici circa il 7 % del sito oggetto di studio è stato classificato dalla Cartografia come urbano. Gli effetti di tale uso del suolo, seppur limitato, si ripercuotono sulle componenti ambientali come occupazione di spazi, fonte di disturbo luminoso e acustico nonché fonte di inquinamento civile e industriale della risorsa idrica. Trasporti e comunicazione La pressione antropica data dagli elementi lineari pur non inficiando quantitativamente le condizioni dell area in oggetto, qualitativamente la frammenta notevolmente contribuendo a un diffuso impatto, fonte tra l altro di isolamento genetico per le specie di fauna capaci solo di limitati spostamenti. Ad aumentare l incidenza di tali tipi di strutture contribuiscono inoltre i percorsi naturalistici che, sottolineando ancora una volta il dominio della specie autodefinitasi sapiente sul resto dei viventi, privilegiano la fruizione di un determinato habitat alla sua preservazione non facendo altro che portare, ove più intensa dovrebbe essere la tutela, ulteriori fonti di impatto e frammentazione. Divertimento e turismo Molteplici sono le attività legate al divertimento e più in generale al tempo libero. Considerando che l area in esame è strettamente connessa al contesto urbano, la sua frequentazione risulta particolarmente abbondante durante alcuni periodi dell anno, quando i cittadini frequentano il Parco, unica alternativa locale ai luoghi di mare o montagna considerata la cronica mancanza di parchi cittadini adibiti a tal fine, per scopi ricreativi e/o sportivi. Le aree più sensibili sono senz altro quella delle Sorgenti del Sile e il sistema paludoso Barbasso Cervara, poiché grazie ad una fitta rete di percorsi e strade interpoderali, ne è possibile l accesso. Tale frequentazione si è consolidata ed ampliata negli anni anche perché incentivata a scopi divulgativi e di impiego del tempo libero. La fruizione, nei periodi più sensibili per la fauna quali primavere ed estate per le fasi riproduttive di molte specie dell avifauna ed inverno per la durata del giorno che limita i tempi della ricerca trofica, ne compromette lo stato di conservazione. Anche la flora ne risente in quanto i biotopi prativi già inficiati dalla non corretta gestione diventano sede di variegate attività non ultima la raccolta di specie spesso protette (orchidee). Inquinamento e altre attività umane È possibile individuare molteplici fattori di inquinamento o altre attività umane similari, tuttavia sono da considerare come di derivazione da altri già trattati, tra questi l inquinamento delle acque dovuto agli scarichi civili, zootecnici, acquacolturali e industriali nonché alle acque di run off, l inquinamento del suolo, indiretto e derivante dall inquinamento delle acque oppure dal passato uso agricolo del suolo, i disturbi sonori, l eccessivo calpestio e l abbandono di rifiuti. Modifiche da parte dell uomo delle condizioni idrauliche Negli anni, con netto aumento nel corso del secolo scorso, tutto l alto corso del fiume Sile ha subito forti rimaneggiamenti per aumentare la superficie disponibile da porre a coltura e per allontanare le acque onde evitare ristagni e conseguente permanenza di acque morte foriere di miasmi e malattie. Tali operazioni hanno drammaticamente alterato l equilibrio idrologico dell area oggetto di studio limitando i biotopi umidi a lembi ridottissimi con scarsissima capacità di assorbire e rispondere ai fattori di impatto. Processi naturali (biotici e abiotici) L unico processo veramente naturale rinvenibile nell area consiste nell evoluzione della biocenosi con particolare riferimento agli habitat di palude e torbiera. Tale processo si palesa come fattore di pressione in quanto non compensato dal naturale ricambio, in area di risorgiva, di habitat medesimi dovuta alla fisiologica comparsa di nuovi fontanili su superfici disponibili. La naturale serie vegetazionale che prevedrebbe il susseguirsi di polle, Cladieti, Cariceti, Sceneti e Molinieti non è più possibile dato l uso del suolo e la forte pressione antropica presente nelle superfici contermini a quelle ospitanti tali biocenosi. Ne consegue sia necessario e doveroso preservare attraverso una gestione attiva tali habitat in quanto ultimi e non rinnovabili naturalmente. MINACCE I Fattori di Pressione che influenzano l equilibrio naturale del sito in esame risultano molteplici, tuttavia tali attività che possono avere impatti sulle componenti ambientali si possono sinteticamente riassumere nei seguenti macrofattori di pressione. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 99 di 148

102 Le minacce, definite come ciò che le componenti ambientali subiscono conseguentemente all azione dei fattori di pressione, sono anch esse varie, tuttavia raggruppabili in quattro classi di seguito elencate e definite in base a quanto emerso dall analisi dei fattori di pressione. Tale accorpamento permettere un confronto tra le situazioni rilevate e assicura la possibilità di valutarne il trend evolutivo con analisi future. 3.3 Identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati La vulnerabilità di un habitat o di una specie animale o vegetale è intesa come la capacità complessiva di subire degradi o collassi. Tale predisposizione è del tutto indipendente dalle pressioni cui l entità è sottoposta, ma dipende solo dalle sue proprietà strutturali e funzionali. Gli aspetti vulnerabili del Sito in esame sono stati individuati a partire dagli ambiti di trasformazione, individuando le specie e gli habitat di interesse comunitario presenti nell ambito di influenza di ciascuna norma per la quale è stata valutata una potenziale incidenza. L analisi delle possibili incidenze all interno di un buffer di 225 m attorno attorno alle aree di trasformazione previste dal PAT per le quali sono stati individuati elementi che possono produrre incidenze, garantisce la presa in considerazione di effetti che si dilatano nello spazio (emissioni rumorose principalmente). Viene ribadito inoltre l obbligo di recepire le indicazioni/prescrizioni riportate al par. 2.5 della presente relazione finalizzate a minimizzare le incidenze potenziali sul Sito Natura Per l identificazione delle specie potenzialmente presenti nell ambito di influenza delle azioni delle Norme di Piano si parte dal presupposto che le specie animali prediligono per esigenze trofiche e/o riproduttive alcuni habitat piuttosto di altri. L identificazione degli aspetti vulnerabili si basa sullo studio dei diversi habitat, valutando il legame specie ambiente sulla base delle esigenze ecologiche di ogni singola specie. Le trasformazioni subite dal territorio agricolo di Quinto di Treviso hanno relegato la vegetazione arboreo-arbustiva di tipo naturale in ambiti definiti, intercalata da ampi spazi liberi coltivati o progressivamente occupati dagli insediamenti. Alla semplificazione e riduzione quantitativa della vegetazione si è sommata anche una trasformazione in termini qualitativi. L opera e le modalità di manutenzione, nonché gli usi a cui erano asservite le fasce arboree nelle aziende agricole hanno determinato la progressiva sostituzione di alcune specie a vantaggio di altre, maggiormente produttive e veloci nella crescita. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 100 di 148

103 Successivamente, l abbandono dell interesse per l attività agricola, che non ha più finalità di sostentamento, hanno generato una sorta di evoluzione naturale della vegetazione arborea residua, quasi sempre con effetti deleteri. Sotto l aspetto qualitativo e funzionale le formazioni vegetali presenti sono quasi sempre legate agli ambienti arginali dei fossi o ai limiti poderali o di viabilità interna ai fondi. Le strutture vegetali nell agroecosistema si possono classificare in: Siepi campestri; Filari; Macchie boscate e vegetazione ripariale. Le siepi campestri Sono strutture lineari, con una dominante dimensionale, a sviluppo arboreo e arbustivo, con vegetazione solitamente disposta su uno o due piani. Ad esse, tradizionalmente, sono sempre associate funzioni plurime: barriera di confine tra proprietà e appezzamenti diversi, produzione di legname, produzione di foraggio e alimenti per l uomo (bacche, funghi, ecc.), funzione frangivento e, soprattutto, rifugio alla fauna selvatica e ostacolo alla semplificazione trofico-energetica del territorio. L opera dell uomo ha inoltre favorito la diffusione della robinia (Robinia pseudoacacia L.) con fenomeni di generalizzata sostituzione a scapito delle specie planiziali potenziali. Queste ultime si riducono a saltuari esemplari di farnia (Quercus robur L.), carpino bianco (Carpinus betulus L.), e olmo (Ulmus minor L.). Relativamente presente è il platano (Platanus acerifolia Willd.). Altre specie rinvenibili, anche in condizioni di maggiore diversità floristica, sono rappresentate da acero (Acer campestre L.), ciliegio (Prunus avium L.), corniolo (Cornus sanguinea L.). sambuco (Sambucus nigra L.). Tra le arbustive si segnalano la sanguinella (Cornus sanguinea L.), il nocciolo (Corylus avellana L.), l'evonimo (Euonymus europaeus L.), la frangola (Frangula alnus Miller) ed i biancospini (Crataegus monogyna Jacq. e C. oxyacantha L.). Nel territorio di Quinto di Treviso vi è una buona presenza di siepi. L articolazione e la distribuzione di questi elementi, caratterizzanti anche il paesaggio, sono assai differenti. Si possono individuare 2 tipologie principali di siepi: le siepi caratterizzanti la struttura del paesaggio a campi chiusi, che fungono da valenze ecologico-ambientali e sono finalizzate ad accrescere il potenziale biotico dell area; le siepi caratterizzanti la struttura del paesaggio a campi aperti, che risultano essere scarsamente strutturate e presentano una composizione floristica in parte alterata, con conseguente funzionalità ecologica limitata. Filari I filari rappresentano un elemento paesistico che, unitamente alle siepi, caratterizza il territorio di pianura poiché sono gli elementi arborei che solitamente colpiscono lo sguardo e guidano l esplorazione del campo visivo, in quanto dotati di simmetria, regolarità ed essenzialità di forme e linee. Si localizzano soprattutto lungo le strutture guida (capezzagne, strade, fossi, ecc.) e assumono in qualche caso una valenza complementare all edificato di ville e case rurali. Le forme di gestione tradizionale prevedono la capitozzatura per le specie da foraggio (gelso, salice bianco, pioppo nero) o da legacci (salice da vimini). Tali filari erano e sono più spesso collocati in prossimità di corsi d acqua, anche per una precisa funzione di salvaguardia idrogeologica. A questo tipo si associa il filare frangivento, raro a Quinto di Treviso, tipicamente costituito da specie a rapido accrescimento (pioppo nero) e portamento adeguato al compito da svolgere. Un altra tipologia è rappresentata dal filare di arredo lungo la viabilità principale, cui si hanno esempi soprattutto in ambito urbano, con l utilizzo prevalente di tiglio (Tilia s.p.), e platano (Platanus acerifolia Willd.), ma anche di robinia (Robinia pseudoacacia L.). Macchie boscate e vegetazione ripariale Trattasi di piccoli gruppi arborei e arbustivi che sporadicamente si rinvengono nella matrice agricola. Talvolta di origine naturale, laddove localizzati in aree non sfruttabili dall agricoltura, più spesso di introduzione artificiale e successivamente abbandonati alla loro sorte (es. vecchi pioppeti) oppure, come nel caso di Villa Giordani a Quinto di Treviso, facenti parte del parco di una villa storica. Le principali vegetazioni ripariali e retroripariali sono costituite da uno spettro floristico che in molte zone è stato modificato dall'uomo. Infatti, la distruzione degli habitat naturali ha favorito la riduzione di alcune specie, specialmente idrofite e geofite. Le formazioni più ampie si rinvengono nell Oasi naturalistica del Mulino di Cervara, a Quinto di Treviso in prossimità dei laghi (ex-cave) e, in linea generale, nelle anse del corso fluviale del Sile. Nell Oasi di Cervara convivono due ambienti: la palude a canneto; il bosco umido. La zona a canneto (o fragmiteto), occupa circa 1/3 dell area protetta, ed è visitabile quasi esclusivamente con l utilizzo di barche a fondo piatto. Vi sono poi altre associazioni vegetali legate all acqua corrente oppure ai fontanili di risorgiva, dove si incontrano ancora ampie zone a marisceto caratterizzate dalla presenza del Falasco. I sentieri pedonali dell Oasi permettono invece di visitare il bosco ripariale umido costituito da Ontano, Pioppo, Salice bianco, Salice cenerino e Salicone. Dove il terreno si fa più asciutto compaiono alcuni esemplari isolati di Farnia e Olmo. Una interessante varietà di piante tipiche delle zone umide si può ammirare lungo i sentieri dell' Orto Botanico, alcune delle quali sempre più rare come il Trifoglio fibrino e il Giunco fiorito. Nell'orto botanico si possono osservare altre associazioni vegetali come il giuncheto e il molinieto, rappresentanti rispettivamente la vegetazione delle torbiere e dei prati umidi. Infine, i canali, lungo i quali si snodano i sentieri H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 101 di 148

104 dell Oasi, ospitano le piante sommerse che contribuiscono da sempre a dare al Sile l appellativo di Fiume Verde, come il Ranuncolo d acqua, la Callitriche e alcune specie di Potamogeto, tra le cui eleganti fronde nuotano indisturbate numerose trote fario e lucci. Al fine di valutare gli habitat di specie ricadenti nell ambito di influenza di ciascuna norma di Piano per la quale è stata valutata una potenziale incidenza è stata utilizzata la TAV. 5.1 Analisi agronomiche. Uso del suolo Aggiornamento al L uso del suolo è stato costruito sulla base dell ortrofoto e della carta tecnica regionale ed ha permesso di suddividere il territorio di indagine in classi di uso di uso del suolo che si riportano di seguito: edificato residenziale e terziario; edificato produttivo; bacino acqueo destinato prevalentemente ad acquacoltura; verde pubblico e privato; extragricolo; viabilità e ferrovia; corso d acqua, canale, bacini d acqua; zona boscata; siepe; seminativo; colture legnose (vigneti, frutteti, pioppeti); prato; colture orticole in pieno campo. Ai fini dell'identificazione degli habitat di specie è stata effettuata la sovrapposizione tra l'uso del suolo e l ambito di influenza. L ambito di influenza è stato calcolato a partire dall area di trasformazione e designando un buffer di 225 m dalla stessa (per la descrizione di come è stato ottenuto l ambito di influenza si rimanda al par. 3.1 della presente relazione. Per le norme di Piano: H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 102 di 148

105 Art. 40 Edificazione diffusa; Art. 41 Aree di riqualificazione e riconversione; Art. 44 Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi; Art. 46 Linee preferenziali di sviluppo insediativo; Art. 48 Infrastruture di maggiore rilevanza esistenti e di progetto viene di seguito cartografato l ambito di analisi calcolato a partire dall area di trasformazione e disegnando un buffer di 225 m dalla stessa. Le tipologie di suolo ricadenti nell ambito di influenza sono quelle elencate nella tabella successiva e sono state ricavate dalla sovrapposizione tra ambito di analisi/influenza e uso del suolo. Gli esiti della sovrapposizione hanno quindi reso possibile la compilazione della tabella della presenza/assenza nell area di analisi di ciascuna delle specie riportate nel formulario Standard. H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 103 di 148

106 Art. 40 Edificazione diffusa Ambito di influenza relativo agli ambiti di edificazione diffusa (art. 40 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l area di massimo inviluppo degli effetti associabili alle trasformazioni urbanistico territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l ambito di influenza si rimanda al par H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 104 di 148

107 Art. 41 Aree di riqualificazione e riconversione Ambito di influenza relativo alle aree di riqualificazione e riconversione (art. 41 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l area di massimo inviluppo degli effetti associabili alle trasformazioni urbanistico territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l ambito di influenza si rimanda al par H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 105 di 148

108 Piano di Assetto del Territorio Comune di Quinto di Treviso (TV) 2014 Art. 44 Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi Ambito di influenza relativo ai Contesti territoriali destinati alla realizzazione di Programmi Complessi (art. 44 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l area di massimo inviluppo degli effetti associabili alle trasformazioni urbanistico territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l ambito di influenza si rimanda al par H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 106 di 148

109 Art. 46 Linee preferenziali di sviluppo insediativo Ambito di influenza relativo alle linee preferenziali di sviluppo insediativo (art. 46 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l area di massimo inviluppo degli effetti associabili alle trasformazioni urbanistico territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l ambito di influenza si rimanda al par H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 107 di 148

110 Art. 48 Infrastruture di maggiore rilevanza esistenti e di progetto Ambito di influenza relativo alla viabilità di progetto (art. 48 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l area di massimo inviluppo degli effetti associabili alle trasformazioni urbanistico territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l ambito di influenza si rimanda al par ARTICOLI DELLA NORMA DI RIFERIMENTO Art. 40 Edificazione diffusa Art Aree di riqualificazione e riconversione Art Contesti destinati alla realizzazione di programmi complessi Art Linee preferenziali di sviluppo insediativo Art. 48 Infrastruture di maggiore rilevanza esistenti e di progetto TIPOLOGIE DI SUOLO RICADENTI ALL INTERNO DELL AREA DI ANALISI edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, viabilità e ferrovia, verde pubblico e privato, seminativo, colture orticole in pieno campo, colture legnose, prato, zona boscata, corso d acqua, canale, bacini d acqua, bacino acqueo destinato prevalentemente ad acquacoltura, extragricolo, siepe edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, viabilità e ferrovia, verde pubblico e privato, seminativo, colture legnose, prato, zona boscata, corso d acqua, canale, bacini d acqua,, extragricolo, siepe Verde pubblico e privato, corso d acqua, canale, bacini d acqua, bacino acqueo destinato prevalentemente ad acquacoltura, edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, extragricolo, colture legnose, prato, seminativo, siepe, viabilità e ferrovia, zona boscata Verde pubblico e privato, colture orticole in pieno campo, corso d acqua, canale, bacini d acqua, edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, extragricolo, colture legnose, prato, seminativo, siepe, viabilità e ferrovia, zona boscata edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, viabilità e ferrovia, verde pubblico e privato, seminativo, colture orticole in pieno campo, colture legnose, prato, zona boscata, corso d acqua, canale, bacini d acqua, extragricolo, siepe La bibliografia utilizzata per l individuazione delle specie potenzialmente vulnerabili è stata: H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc Pagina 108 di 148

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