IL CORSO OSS. Analisi e prospettive. Report di ricerca

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1 IL CORSO OSS Analisi e prospettive Report di ricerca a cura dell Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale

2 settembre 2010 Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale Via S. Margherita, 28 Trento Giovanna Sonda Piazza S. M. Maggiore, 7 Trento giovanna.sonda@irsrs.tn.it 2

3 Sommario INTRODUZIONE GLI ISCRITTI IL PROFILO DELL OPERATORE SOCIO-SANITARIO Osservazioni e suggerimenti Il profilo OSS nella normativa nazionale e regionale LA FORMAZIONE Osservazioni e suggerimenti IL TIROCINIO Preparazione al tirocinio Studenti-lavoratori Crediti e durata del tirocinio Valutazione: strumenti e soggetti coinvolti Osservazioni e suggerimenti ANALISI DEI COSTI PROSPETTIVE OSSERVAZIONI FINALI Allegato 1Tabella riassuntiva dell organizzazione del corso per OSS Allegato 2Approfondimento legislazione e interpretazione della scheda

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5 IL CORSO OSS Analisi e prospettive INTRODUZIONE Con questa ricerca 1 l IRSRS intende fare un bilancio della propria attività formativa a partire dal 2001 con l istituzione 2 della figura dell operatore socio-sanitario (OSS) e valutare in che misura l attuale percorso formativo si concilia con i cambiamenti del contesto professionale e con le scelte provinciali che stabiliscono annualmente criteri e risorse per la formazione degli OSS. La ricerca riguarda la sede di Trento e ha preso in esame in particolar modo i contesti di APSP/RSA e SAD perché rappresentano gli ambiti in cui l assistenza di base è affidata principalmente all OSS, ed è possibile dunque valutare come vengono impiegate le competenze di questa figura professionale e raccogliere le considerazioni degli enti rispetto al profilo e alla formazione ricevuta dagli operatori. In sintesi la ricerca intendeva rispondere ai seguenti interrogativi: Come è valutato il corso in termini formativi e organizzativi? Quali criticità incontra l OSS nell esercizio della professione? La formazione di base è congruente con le competenze necessarie nei diversi ambiti lavorativi? Quali esigenze e suggerimenti emergono dagli enti e dagli operatori? Sulla base di questi interrogativi l indagine ha esplorato diverse questioni con l obiettivo di fornire un quadro aggiornato e organico del corso OSS. In particolare i temi presi in esame sono stati: l utenza: ovvero gli studenti del corso OSS il profilo dell OSS oggi: competenze, ruoli, identità la valutazione del corso in termini di proposta formativa, organizzazione dei tirocini, di criteri di valutazione i suggerimenti e le proposte di sviluppo /miglioramento 1 La ricerca è stata condotta e coordinata da Giovanna Sonda, PhD, ricercatrice presso l IRSRS. Si ringraziano Nicoletta Larcher e Giulia D Alimonte per il loro supporto alla ricerca e Lara Deflorian e Orietta Fedrizzi per il supporto organizzativo. 2 Il profilo OSS viene introdotto nel 2000 con delibera provinciale n

6 La ricerca prevedeva quattro diverse forme di indagine: uno studio qualitativo attraverso una serie di focus group 3 e interviste in profondità ai soggetti coinvolti nella formazione, l analisi dei dati degli iscritti dal 2001 ad oggi (capitolo 1), l analisi dell andamento delle voci di spesa per la gestione del corso (capitolo 5) e una rassegna della normativa che disciplina le competenze, il ruolo e la formazione degli OSS a livello nazionale e nelle regioni limitrofe alla Provincia di Trento o che presentano un certo interesse sotto il profilo delle professioni sociali come l Emilia Romagna (capitolo 2 e Allegati 1 e 2). La scelta del focus group si spiega con la complessità dei temi affrontati e con le finalità esplorative della ricerca. Il focus group permette di approfondire e chiarire le questioni oggetto di indagine perché i partecipanti non si limitano a rispondere a delle domande, ma possono confrontarsi e discutere tra loro. In questo modo l opinione del singolo viene letta e contestualizzata anche in relazione alle esperienze e alle testimonianze degli altri partecipanti. Infatti, un obiettivo secondario di questa ricerca, era anche quello di iniziare a creare delle occasioni di confronto e di condivisione degli obiettivi formativi. Sono stati realizzati otto focus group in un ordine che potremmo definire internoesterno (Figura 1) e sono state complessivamente coinvolte 54 persone. L obiettivo era quello di iniziare dagli stakeholders interni, coloro che sono direttamente coinvolti nella formazione, in veste di utenti, o in veste di educatori 4 per poi allargare l indagine agli attori esterni alla scuola. Si è quindi iniziato con gli studenti del secondo ciclo, poi sono stati coinvolti i tutor, a seguire gli ex-studenti 5, i coordinatori 6 e infine i supervisori. Gli studenti del secondo anno sono stati coinvolti per capire come stanno vivendo la loro esperienza formativa e come valutano il percorso fatto avendo alle spalle un anno e mezzo di lezioni e tirocini. I tutor rappresentano già un passo verso l esterno perché sono figure ponte tra la scuola e le strutture. Durante il tirocinio, infatti, i tutor sono il punto di riferimento sia per gli studenti, sia per i coordinatori/supervisori. Proprio per questo ruolo di intermediazione, è stato possibile affrontare questioni organizzative e istituzionali che si collocano a metà strada tra le scelte della scuola e i vincoli delle strutture. Assieme ai tutor anche gli ex-studenti 7 rappresentano degli ibridi : non sono più soggetti interni alla scuola, ma possono riportare la loro esperienza formativa, ancor più rilevante perché messa in relazione all attuale contesto lavorativo. Con gli ex studenti è stato infatti possibile valutare il rapporto tra competenze acquisite e 3 Un focus group è una tecnica di ricerca qualitativa, in cui si seleziona un gruppo di persone che condividono determinate caratteristiche rilevanti per la ricerca al fine di raccogliere le loro opinioni ed esperienze rispetto ad un determinato argomento. Caratteristica del focus è la possibilità del confronto tra i partecipanti e la dimensione esplorativa dell indagine. Diversamente dai questionari che prevedono un set di risposte pre-definito, il focus group permette anche di far emergere questioni non previste dalla traccia. Generalmente il gruppo varia dagli 8 ai 12 membri ed è coordinato da un moderatore che stabilisce i temi di discussione, gestisce i tempi e stimola la partecipazione accertandosi che tutti possano intervenire liberamente. 4 I tutor che afferiscono all IRSRS sono dieci e alcuni di loro sono anche docenti in aula. 5 Sono stati coinvolti operatori socio-sanitari che hanno seguito il corso dell IRSRS in anni diversi (da 2 a 5 anni fa) in modo da raccogliere testimonianze eterogenee e avere indicazioni rispetto all evoluzione del corso. 6 Sono stati realizzati un intervista e tre focus group: due con i coordinatori di RSA (UPIPA e SPES) e un focus group con i coordinatori dei servizi domiciliari/centri diurni anziani. Allo stesso modo anche con i supervisori sono stati realizzati due focus group distinguendo i contesti di APSP/RSA e SAD che presentano peculiarità e problematiche molto diverse. 7 Sono stati contattati operatori socio sanitari che si sono qualificati presso l IRSRS da 2 a 5 anni fa. 2

7 competenze spese e stimare le loro esigenze formative post-qualifica, ossia la formazione continua. Infine, i coordinatori e i supervisori sono stati coinvolti come rappresentanti delle strutture che accolgono i tirocinanti e in cui confluiscono i futuri OSS. La loro valutazione ha perciò una duplice valenza: da un lato si connota come feedback sulla preparazione con cui gli studenti arrivano al tirocinio, dall altro come stimolo a orientare la formazione secondo le esigenze organizzative degli enti e i cambiamenti dell utenza che fruisce di questi servizi. Studenti tutor ex studenti Coordinatori Supervisori SCUOLA STRUTTURE Figura 1 Le testimonianze raccolte offrono complessivamente un quadro articolato dell evoluzione di questa professione e contengono importanti suggerimenti per allineare la formazione con i contesti lavorativi; inoltre, rappresentano delle chiavi di lettura per l analisi dei dati. Ad esempio, è stato particolarmente utile poter interpretare le voci di spesa alla luce delle valutazioni raccolte durante i focus group e capire in che misura le scelte dell IRSRS trovano riscontro nei soggetti che a vario titolo sono coinvolti nella formazione. Data l eterogeneità e la ricchezza dei materiali raccolti, il report intende dare spazio alle voci dei soggetti che hanno partecipato a questa indagine. Analizzando l ampio repertorio di testimonianze raccolte, si è capito che qualsiasi traduzione sarebbe risultata meno incisiva. La scelta di mantenere un carattere narrativo è proprio legata alla volontà di restituire la vivacità del dibattito che sottolinea allo stesso tempo la complessità e l articolazione delle diverse posizioni 8. Dall altra parte il lavoro di analisi e interpretazione ha permesso di isolare e dare ordine ai temi affrontati cercando di mettere a confronto i vari punti di vista. Poiché le questioni sono tra loro molto intrecciate, la suddivisione in capitoli può risultare forzata. Proprio per questo l analisi delle testimonianze ha anche lo scopo di tracciare un filo conduttore tra i vari temi e di metterne in evidenza le connessioni e le reciproche influenze. 8 Le sigle che anticipano le citazioni si riferiscono al ruolo dell interlocutore. C sta per coordinatore di APSP/RSA, CT sta per coordinatore di territorio (Centri diurni e servizi domiciliari), S sta per supervisore di APSP/RSA, ST per supervisore di territorio, OSS sta per operatore socio sanitario qualificatosi nella sede di Trento dell IRSRS. 3

8 1. GLI ISCRITTI In questa prima parte verranno presentati e discussi i dati relativi agli iscritti al corso OSS di Trento per capire in che modo è cambiata la tipologia dello studente che si iscrive a questo corso. L analisi permette di comprendere la situazione attuale alla luce dell andamento degli ultimi anni e introduce alcuni dei temi che sono stati affrontati durate i focus group e che verranno approfonditi nel corso del report. A partire dal 2001 viene annualmente fissato a livello provinciale il numero di studenti che possono iscriversi al corso per operatore socio-sanitario (OSS) negli enti gestori. Per l IRSRS è stato mantenuto il tetto di 35 iscritti all anno. Solo nel 2003 e nel 2009 il numero dei nuovi iscritti è stato diverso a quello previsto (Grafico 3). Nel 2003 hanno sostenuto l esame in 34 e se ne sono iscritti 33; mentre nel 2009 il gruppo classe ha superato il tetto dei 35 perché a questi vanno aggiunte due persone entrate in soprannumero 9 senza l obbligo dell esame di ammissione. Di conseguenza in questi due anni il conteggio delle variabili età, titolo di studio, provenienza sono conteggiati rispettivamente su un totale di 33 e di 37. Nel 2009 il numero di pre-iscrizioni è molto più elevato (112 domande di pre-iscrizione pervenute all IRSRS) rispetto al trend degli ultimi cinque anni che contava un numero di prescritti tra i 70 e gli 84. Questo dato indica che la qualifica di operatore socio sanitario offre ancora buone opportunità lavorative e che la richiesta di assistenza socio sanitaria è in crescita. Grafico 1 Preiscritti Con un tale bacino di pre-iscritti è stata possibile una selezione maggiore e la composizione della classe è mutata rispetto agli anni precedenti. Tale cambiamento non è passato inosservato neppure ai tutor, ai docenti e ai coordinatori delle strutture in cui si svolgono i tirocini che hanno notato la maggiore omogeneità della classe, 9 Si tratta di una persona in possesso di titolo non riconosciuto di infermiere professionale e di una persona in possesso del titolo di operatore socio-assistenziale. 4

9 N studenti l abbassamento dell età, la riduzione di persone che lavorano 10 e la minor presenza di studenti stranieri. Grafico 2 presenti alla selezione I grafici 3 e 4 vengono riportano i dati sull età degli iscritti. Nel primo la distribuzione dell età in valori assoluti permette di notare le variazioni della numerosità dei nuovi iscritti nel 2003 e nel 2009, mentre nel Grafico 4 l uso dei valori percentuali permette di dare maggior risalto all andamento di ciascuna fascia d età dal 2001 ad oggi. Grafico 3 Età e oltre Come si vedrà in seguito, la variabile studente-lavoratore rappresenta spesso una difficoltà nell organizzazione e gestione del tirocinio. Per questo i coordinatori/supervisori hanno accolto questo cambiamento con un certo interesse. 5

10 N studenti Grafico 4 Età 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% ,9% 40,0% 30,3% 31,4% 28,6% 14,3% 25,7% 34,3% 45,9% ,0% 34,3% 36,4% 31,4% 34,3% 54,3% 31,4% 25,7% 29,7% 40 e oltre 17,1% 25,7% 33,3% 37,1% 37,1% 31,4% 42,9% 40,0% 24,3% A partire dal 2007 si osserva un andamento abbastanza costante per quanto riguarda la fascia d età intermedia (29-39 anni), mentre per i giovani e gli adulti si registra una tendenza opposta: i giovani progressivamente aumentano passando dal 25,7% nel 2007 al 45,9% nel 2009 mentre gli adulti diminuiscono (dal 43% del 2007 al 24% del 2009). Su questo può essere interessante riportare l opinione di un coordinatore che in riferimento a questa recente tendenza si interroga sulle sue conseguenze. CT5: [ ] per la mia esperienza una volta c erano più persone appunto di mezza età che erano anche in linea con la cultura dell anziano, invece adesso la difficoltà che io ho trovato in alcune situazioni è proprio la giovane età e quindi evidentemente... la capacità di queste persone di mettersi in linea con quello che è il bisogno di un ottantenne, novantenne.. quando il ragazzo ha 20 anni. Dall analisi dei dati (Grafico 5) risulta che negli ultimi cinque anni la presenza di studenti stranieri si aggira attorno al 20% 11 con un picco (48.6%) nel 2007 e un forte ridimensionamento nel 2009 (13.5%). Questo recente cambiamento, sebbene singolarmente non possa far pensare ad un nuovo trend, tuttavia può essere interpretato come il risultato dell introduzione di un test di conoscenza della lingua italiana proprio a partire dal 2008 e, dunque, come indicatore di una possibile tendenza. La selezione ha operato su due fronti: da un lato ha ridotto la presenza di studenti stranieri e dall altra ha favorito l accesso di persone con un livello più alto di conoscenza della lingua. Di fatto i tutor, che sono spesso anche docenti dei corsi, ritengono che il test di lingua, limitando il numero di persone con difficoltà di comprensione abbia reso il gruppo classe più omogeneo, senza evidenti differenze nella capacità di apprendimento. D altra parte la classe mista non è percepita negativamente dagli studenti che anzi ritengono che possa essere stimolante; un occasione per mettersi alla prova perché infondo non ti scegli i colleghi. 11 Calcolati ogni anno sui nuovi iscritti, non sul gruppo classe che può comprendere persone fuori corso dunque già conteggiate l anno precedente. 6

11 N studenti Grafico 5 studenti stranieri 60% 50% 48,6% 40% 30% 22,9% 20,0% 25,7% 20% 10% 0% 8,6% 11,4% 13,5% 6,1% 0,0% La questione linguistica e culturale è stata al centro della riflessione anche nei focus con i coordinatori. La padronanza linguistica è ritenuta cruciale nel lavoro dell OSS che si basa essenzialmente sulla relazione, sulla capacità di osservazione e sull assistenza, non solo di tipo sanitario. Di conseguenza poter dialogare con gli utenti in maniera fluida e comprendendo anche le sfumature di significato e le espressioni non verbali è cruciale per una buona rilevazione del bisogno. Per questo, accanto all aspetto linguistico entra in gioco anche la componente culturale che inevitabilmente informa il nostro modo di interpretare i sintomi e di reagire al dolore. Le testimonianze riportate in seguito si basano su episodi di vita quotidiana e centrano perfettamente il cuore della questione. Allo stesso tempo sono utili perché offrono dei suggerimenti sia rispetto alla selezione, sia rispetto alla formazione. CT1 ci son sempre più stranieri che non è di per sé un problema, chiaro che c è un problema di lingua. E quindi bisogna assicurarsi che ci sia una padronanza stretta della lingua.. chiarire che quando vanno a casa dell anziano ci sono cose che vanno fatte in un certo modo e se non è capace purtroppo non va bene.. Ma anche guarda, faccio un esempio che può sembrare banale, ma.. anche nella percezione del dolore! Cioè, ho delle domiciliari che considerano un anziana piagnucolosa, lamentosa e rompiscatole. Un altra domiciliare che mi dice eh, ha l artrosi, l osteoporosi, l artrite deformante.. quindi.. ecco, ha delle chiavi di lettura del suo dolore e ha un atteggiamento diverso, non è più una lamentosa, ma è una che deve sopportare una serie di dolori [ ] per dire.. la cultura.. linguistico e culturale.. CT2 eh, la competenza linguistica condiziona sicuramente. Cioè io ho visto nei tirocini.. magari vedi anche che la persona ha delle grandi capacità, però la verbalizzazione limita moltissimo per cui sicuramente un aumento delle capacità.. perché sulle dimensioni culturali come diciamo qui.. boh, non si sa bene come intervenire.. però sicuramente una cosa su cui possiamo intervenire di più è la competenza linguistica, perché comunque in un lavoro di relazione la competenza linguistica diventa fondamentale, dovrebbe essere veramente un elemento di inclusione. Proprio nella selezione vedere se riescono a esprimere concetti anche complessi.. Per quanto riguarda la provenienza degli studenti, il dato si è mantenuto abbastanza costante con una netta prevalenza di persone provenienti dal comprensorio della Valle dell Adige e dunque gravitanti attorno al comune di Trento. 7

12 Provenienza % 86% 0% 3% 3% % 63% 3% 6% 11% % 83% 0% 3% 6% C % 77% 0% 9% 0% C5 C % 80% 0% 9% Altri comprensori % 80% 3% 3% 9% Altre province % 73% 3% 0% 12% % 77% 0% 9% 0% % 74% 3% 0% 11% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% % studenti Composizione della classe Andando a leggere i dati nel dettaglio emerge un aspetto a cui vale la pena prestare particolare attenzione. Si tratta del fatto che in una classe confluiscono persone con percorsi tra loro molto diversi, di conseguenza a fronte dei 35 iscritti previsti per legge la numerosità della classe non coincide quasi mai con quel dato (v. Tabella 1). La classe di fatto risulta composta anche da persone fuori corso, provenienti da altre scuole, o che accedono direttamente al secondo ciclo attraverso i crediti formativi. Nel primo ciclo la composizione della classe è il risultato del numero degli iscritti più il numero di persone che non avendo superato i tirocini o essendosi ritirate nel corso dell anno si trovano a doverlo o volerlo ripetere. Tabella Pre-iscritti Numero disponibili Presenti alla selezione Nuovi iscritti Classe Come si legge nel bando di iscrizione sono ammessi in soprannumero, con esonero dall eventuale esame di ammissione, gli operatori in possesso dell attestato di qualifica socio-assistenziale (OSA) e gli operatori in possesso dell attestato di qualifica di operatore tecnico addetto all assistenza (OTA), i cittadini stranieri (extracomunitari o comunitari) in possesso di un titolo professionale di infermiere, conseguito in paesi extracomunitari o dell Unione e coloro che, posseggono un titolo professionale di infermiere conseguito all estero, ma non valido in termini formativi. Nei dati analizzati, tuttavia, la classe eccede il numero di 35 non tanto per gli iscritti in soprannumero quanto per i fuoricorso. Si tratta generalmente di persone che si ritirano perché incontrano difficoltà sia nell apprendimento teorico sia nell esperienza di tirocinio. In altri casi, si trovano a dover ripetere l anno perché hanno superato il numero massimo di assenze a causa della difficoltà a conciliare famiglia, lavoro e frequenza al corso. 8

13 Tasso ritiri annuali I ciclo 45% 40% 42,9% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 20% 28,9% 25,0% 31,6% 29,7% 20,0% 16,2% 20% 5% 0% Nel secondo ciclo la composizione della classe è il risultato del numero degli ammessi dal primo ciclo più il numero di persone che beneficiando di crediti formativi possono iscriversi direttamente al secondo anno. Inoltre, al secondo ciclo la composizione della classe risente di ulteriori cambiamenti: ad esempio inserimenti di fuori-corso, o di persone che provengono da altre sedi, accorpamento di due corsi paralleli (come è successo nel 2004 con l accorpamento del corso della mattina con il corso FSE 12 del pomeriggio). Infine, anche il numero di qualificati non è direttamente collegato alla numerosità della classe. Infatti possono venire a sostenere l esame anche persone provenienti da altre sedi. Tasso ritiri annuali II ciclo 25% 20% 15% 20,0% 19,4% 18,2% 10% 11,8% 13,5% 5% 0% 3,6% 3,6% fse Questa situazione rende piuttosto complessa la gestione degli studenti perché da un anno all altro si assistono a diversi spostamenti, specialmente di persone che si sono ritirate e riprovano l anno successivo, o che devono ripetere l anno. Come è emerso 12 Negli anni 2001, 2002, 2003 e 2005 oltre al corso tradizionale sono stati attivati con risorse FSE dei corsi pomeridiani 9

14 durante i focus group con coordinatori e supervisori, uno dei principali problemi è la scarsa selezione sia in entrata, sia durante il corso. Un parere condiviso da coordinatori di enti diversi è che il test di ammissione nell attuale versione (solo esame scritto) non mette la commissione in grado di poter valutare anche l attitudine e gli aspetti della personalità dei candidati. I vantaggi riconosciuti al colloquio psico-attitudinale sono infatti legati alla possibilità di valutare complessivamente la persona. Si ritiene che questa modalità di selezione permetta di individuare meglio i candidati adatti a questo tipo di professione, evitando ai cosiddetti casi umani 13 di intraprendere un percorso formativo non adeguato. Questo tipo di selezione dovrebbe anche servire a chiarire fin da subito il tipo di lavoro che un OSS andrà a fare nelle diverse tipologie di strutture per non alimentare un immaginario che rischia poi di venire deluso già nei primi tirocini. CT1 non so, chiedere se ha fatto esperienze di volontariato, dove.. per esempio.. potrebbe darci un idea se era entrato in contatto altre volte con persone in difficoltà. Vediamo che l OSS sta diventando una buona sicurezza lavorativa. Cioè, se ti fai il corso oss lavorerai. Quindi, c è una fetta di persone che lo fanno perché così sono sicure di lavorare, di avere il posto di lavoro dopo. Allora, è difficilissimo capire e scremare e non è detto che chi lo faccia perché è sicuro di lavorare non sia comunque un bravo operatore, per carità.. magari sì, però chiedere se hanno avuto esperienze di lavoro, di volontariato piuttosto che di lavoro, con persone in difficoltà può essere significativo.. Il problema della selezione non si limita al test di ammissione. Si tratta invece di una questione ben più ampia che riguarda in generale i meccanismi di valutazione e i vincoli che regolano l avanzamento degli studenti. C: In questo percorso formativo fortemente ha condizionato anche quello che è poi la normativa. Anche il fatto che fino all anno scorso una persona dovesse avere 2 insufficienze su almeno 3 materie prima di cioè un limitazione tale per cui prima che una persona potesse essere bloccata e dire guarda: non possiamo andare avanti arrivi alla fine del primo anno e dopo cosa fai? Butti fuori una persona che ha già investito un anno della sua esistenza. Ti trovi veramente anche a fare un ragionamento sul caso umano. Le opportunità di recupero anche di gravi deficit erano talmente alte che alla fin fine tiravi avanti chiunque C: sicuramente non si dovrebbe trovarsi nelle condizioni di avere una persona che è al quarto anno che ha ripetuto il primo [ ] E che c è un vincolo normativo per cui non hai neanche gli elementi per poter fermare la persona anche se sai benissimo che questa persona non ce la può fare. Le notevoli opportunità lavorative che questo percorso formativo ancora garantisce ha fatto avvicinare al corso OSS molte persone che provenivano da ambienti lavorativi completamente slegati dall ambito socio-sanitario e non sempre motivate o consapevoli dei compiti previsti. Nei focus è emerso che una delle principali motivazioni che orienta verso questa professione è proprio la prospettiva di un lavoro fisso. Su questo aspetto ci sono stati dei commenti piuttosto tranchant da parte di coordinatori e tutor: Tutor: Ci sono persone che farebbero difficoltà, secondo me, a inserirsi in qualsiasi settore del lavoro e tentano perché, se gli va bene, tutto sommato è un posto sia sicuro che tutto sommato anche retribuito in proporzione bene per il livello di studio, così.. però secondo me questi si vede poi che hanno molta più difficoltà, se hanno una motivazione di questo tipo 13 L espressione è stata usata da più coordinatori non solo in senso metaforico per indicare persone poco adatte alla professione, ma anche in senso letterale per indicare il loro scetticismo rispetto alla scelta di far entrare persone con disagio psichico nell assistenza socio-sanitaria. 10

15 C1 perché non sono assolutamente portati per delle professioni di accudimento, di sacrificio.. cioè o lo fa uno che appunto non trova altri lavori, ma dopo aver provato altri lavori. O lo fa uno che sa che non ha altre possibilità. Tipo lo straniero.. o quello che non arriva a fare altro. Non so, è una lettura impietosa? Al di là di questa lettura molto critica, il suggerimento importante che emerge da queste considerazioni è la necessità di una maggiore condivisione di obiettivi tra Provincia, da un lato, che stabilisce le modalità e i criteri di selezione, la scuola e gli enti dall altro, affinché vengano selezionate e formate persone capaci e adatte a questo tipo di lavoro. Spesso coordinatori e supervisori fanno una lettura prospettica: sottolineano che gli studenti di oggi saranno gli OSS di domani, i quali si troveranno a lavorare in situazioni delicate e faticose per le quali serve, oltre alla preparazione data dalla scuola, anche una certa attitudine e stabilità emotiva. Il problema della selezione e della valutazione in itinere degli studenti è stato ampiamente trattato nel paragrafo dedicato alla formazione. Qui si voleva sottolineare come la composizione della classe e la sua gestione siano notevolmente condizionate dalla presenza di studenti che, avendo la possibilità dei recuperi 14, e del ritiro possono confluire nella classe dell anno seguente. Questa situazione, come vedremo in seguito, incide anche nei rapporti tra scuola e strutture che accolgono i tirocinanti. 14 Fino al 2009 erano previsti 2 possibilità di recupero per ogni unità didattica e 1 possibilità di recupero su ciascun ambito di tirocinio. Da quest anno invece le possibilità di recupero delle unità didattiche sono scese a una, mentre è rimasto invariato il recupero del tirocinio. 11

16 2. IL PROFILO DELL OPERATORE SOCIO-SANITARIO Nonostante l accordo Stato - Regioni del 2001 abbia definito il profilo dell OSS 15 e la Provincia Autonoma di Trento abbia ulteriormente specificato le competenze e i compiti affidati a questa figura, attualmente rimangono ancora margini di discrezionalità nell impiego degli operatori nelle diverse strutture socio-sanitarie e nei reparti ospedalieri. Vale la pena affrontare questo tema passando in rassegna i diversi punti di vista che sono stati raccolti durante i focus group. Gli studenti del secondo ciclo che sono stati coinvolti in questa indagine 16 lamentano la mancanza di un profilo ben definito delle competenze dell OSS, ma forse sarebbe più corretto dire, il non rispetto delle linee guida, considerato che, formalmente, il profilo esiste ed è piuttosto dettagliato. Implicitamente questa osservazione solleva un secondo ordine di problemi, ovvero la scarsa conoscenza di questa figura da parte degli stessi enti e dei colleghi con cui gli OSS si trovano a collaborare. Gli studenti, già nella loro breve esperienza di tirocinio, hanno potuto notare una disomogeneità di trattamento nei vari ambiti lavorativi e osservano situazioni contrastanti: in alcuni casi si trovano a svolgere mansioni che non sono di loro competenza, come gestire la nutrizione enterale attraverso una PEG, in altri vengono delegati a svolgere attività che rientrano pienamente nelle competenze di un OSS. OSS 1: ci sono dei reparti in cui vengono veramente addestrati gli OSS a far certe cose che non fanno parte delle nostre competenze, anche le manovre invasive, microclismi, sonde rettali. Questo è un aspetto che secondo me andrebbe veramente chiarito, ma veramente scritto e firmato. La discrezionalità nell impiego dell OSS è da attribuirsi alla specificità dell organizzazione interna di ciascuna struttura, tuttavia è stata tracciata una linea di demarcazione tra i contesti di RSA e l ospedale; differenza che è stata messa in relazione principalmente al diverso grado di autonomia degli utenti, generalmente scarsa o nulla negli ospiti delle RSA. Questa osservazione coincide perfettamente con la testimonianza di una coordinatrice di RSA che descrive la sua difficoltà a poter affidare certe mansioni agli OSS proprio a causa della prevalenza di ospiti non auto-sufficienti e di una carenza di organico. C: se 10 anni fa avevo persone che entravano con le loro gambe e avevano una media di 80 anni, io adesso ho una media di 90 anni. Gli ultimi ingressi sono di ultra novantenni, sono regolarmente ultranovantenni. Spesso persone già allettate con lesioni, con la PEG. Mi arriva gente in queste condizioni. Allora alla fin fine mi trovo impacciata, dico: - come posso io chiedere allo stesso numero di persone di fare l alzata, l igiene, dargli da mangiare da bere, tutte ste cose veramente di base e poi fare anche la pressione, la glicemia? Mi diventa faticoso per questa ragione. Mi sento un po bloccata perché veramente vorrebbe dire andare a sovraccaricare di attività. C4: cioè, la provincia ti dà un organico, ti dà dei soldi per il personale, che numericamente in servizio è sufficiente per erogare assistenza. Ok? Non è in surplus. Quindi io attualmente ad oggi, forse è un problema anche dell ente che deve organizzare un po la testa, comunque con 15 Alla fine del capitolo sono stati raccolti i profili OSS previsti dall accordo nazionale e le varie declinazioni regionali. 16 Hanno partecipato al focus nove studenti, tutti lavoratori in RSA o nei servizi domiciliari. 12

17 le risorse umane che ho, è difficile dire bon, tu operatore: ti sganci dall assistenza e ti metto con un turno a parte per andare a fare il sanitario perché mi manca l assistenza. Non ho numericamente oss abbastanza.. Gli ospiti delle RSA richiedono un maggior lavoro di assistenza da parte dell OSS, che ha così meno possibilità di spendere le proprie competenze sanitarie poiché le operazioni di carattere sanitario vengono coperte principalmente dagli infermieri. Tale gestione degli utenti tende a privilegiare la divisione dei ruoli e delle attività e a ridurre gli spazi di collaborazione tra OSS e infermieri. Poiché in un contesto di RSA le attività svolte dal personale infermieristico rientrano in parte tra le competenze sanitarie acquisite dall OSS si creano inevitabilmente delle situazioni di concorrenza di ruoli che si risolvono o attraverso una delega di funzioni di cui però l OSS si sente pienamente titolare, o in una separazione delle mansioni che attribuisce all OSS solo l assistenza di base. Gli studenti riportano un esperienza diversa nei presidi ospedalieri e nelle diverse unità operative. Premettendo che anche in questo caso ciascun reparto ha specificità legate alla tipologia dell utente e all organizzazione interna, è stato evidenziato un maggior lavoro d equipe tra infermieri e OSS perché i pazienti sono generalmente più autonomi. Di conseguenza anche l OSS può sperimentare un maggior equilibrio tra la parte assistenziale e quella sanitaria, senza che questo debba configurarsi come una delega. Le testimonianze riportate in seguito aiutano a mettere a fuoco questo aspetto. Studente 7: io ho fatto il tirocinio in chirurgia, lì l infermiera aveva il suo lavoro perché aveva da fare tanta terapia, iniezioni. Il resto: prendere le pressioni, la rilevazione della glicemia, era compito dell OSS. Non era una delega, era proprio suo! Studente 5: ecco appunto in ospedale, io ad esempio facevo il giro pressioni, glicemia, ma anche perché non avevo da fare nessuna alzata; quindi il tempo c era per l OSS lì, è una questione di organizzazione. È chiaro che potevo farlo perché non dovevo alzare nessuna persona, erano tutti autosufficienti. Studente 8: nel reparto dove ero io invece era strutturato così: ogni infermiere aveva un OSS che lo affiancava. Per cui sia le alzate del mattino, l igiene, il cambio letti, la biancheria del letto, ed il pomeriggio, veniva fatto insieme infermiere e OSS. Poi l infermiere finito il giro letti, le alzate, le medicazioni, che venivano comunque fatte sempre in coppia, si preoccupava di preparare la terapia; e il compito dell OSS era quello di rilevare le pressioni, la glicemia Però mentre in casa di riposo l infermiere, si sente un po sminuito a questa idea qua, se aiuta l operatore a fare l igiene e a fare un alzata invece in ospedale no, c è proprio questo tipo di collaborazione, ci si completa, è proprio un bel lavoro d èquipe Studente 1: comunque in ospedale si mette in pratica la parte sanitaria, ma anche la parte assistenziale; quindi non manca qualcosa, è tutto insieme. Mentre in casa di riposo io mi prendo cura della persona anziana che è la parte assistenziale, ma mi manca la parte sanitaria che è una parte importante. Cioè, non è una cosa che voglio fare io in più, è una cosa che fa parte della mia figura! Al di là degli aspetti specifici di ciascuna struttura, dalle testimonianze raccolte durante il focus group con gli studenti del secondo anno si sono venuti a delineare due diversi profili OSS: uno tipico dei contesti di RSA e l altro del contesto Ospedaliero. 13

18 Tabella 2 RSA Prevalenza delle funzioni assistenziali sugli interventi sanitari e centralità delle competenze relazionali Punto di riferimento per utente e familiari. Possibilità di sviluppare una continuità nei rapporti vista la situazione di residenzialità Maggior carico assistenziale perché gli utenti non sono autosufficienti Divisione dei ruoli Attività concorrenti OSPEDALE Completezza del ruolo: espressione delle competenze assistenziali e sanitarie Minore visibilità della figura OSS Minor carico assistenziale e conseguente possibilità di spendere anche alcune competenze sanitarie Lavoro d equipe Attività complementari Se tuttavia, gli studenti, in base ai tirocini e alle loro esperienze lavorative 17 ritengono che in ospedale il loro ruolo sia maggiormente valorizzato, sono tutti concordi nel ritenere ugualmente importante e qualificante l attività di assistenza di base e quella a supporto del personale medico e/o infermieristico. In particolare, trovano soddisfazione dalla relazione che riescono ad instaurare con i pazienti e riconoscono un importante aspetto della loro professione, ovvero di essere una figura cruciale nell intermediazione tra paziente e familiare e tra familiari e medici/infermieri. Gli studenti dimostrano un alto senso del loro lavoro, e sono consapevoli che l utilità della professione consiste nel prendersi cura della persona in senso ampio, non esclusivamente sotto il profilo sanitario. Per questo anche le dimensioni di cura e di assistenza contribuiscono alla percezione positiva della professione. Studente 8: credo che a volte siamo anche noi che sminuiamo il nostro lavoro, perché a me è capitato un OSS che diceva ah almeno in ospedale metto in pratica quello che ho studiato e si riferiva alle tecniche sanitarie. E io gli ho detto ma per me è anche importante prendermi cura dell igiene personale della persona, perché se io la lavo bene, se mi accorgo che ha un minimo di arrossamento alla pelle, e io non gli faccio venire la piaghe da decubito, ma mettiamo, è importantissimo! La scarsa chiarezza sul ruolo dell OSS non si registra solo a livello professionale nel rapporto con i colleghi e i superiori, ma emerge anche nei rapporti con l utente e i familiari. In particolare nei centri diurni e nel domiciliare il contatto con l utente è particolarmente delicato poiché l operatore va direttamente in casa. In una situazione di questo tipo, se manca la chiarezza sul profilo dell operatore e la fiducia da parte dell utente e dei familiari si verificano delle chiusure che rendono la relazione più difficile. Ecco alcuni esempi: Studente 9: perché capiscono chi è l infermiere, sanno cosa si possono aspettare dall infermiere, o dal medico. Ma dall OSS non è chiaro. Io parlo per esempio per i familiari (insieme concordano). Studente 6: ll ruolo dell OSS è nuovo, non si capisce bene. Anche le persone stesse non capiscono ancora. Se gli dici: -sono OSS, dicono: - cosa? cos'è? Ti chiedono: - sei infermiere? E come dici no, ecco lì già allora c è ancora questa ambiguità sul nostro ruolo professionale Studente 3: tempo fa mi è capitato che un infermiera che lavora da noi ha portato sua madre nella casa di riposo, in un altra casa di riposo. Dopodichè è venuta da noi a dire è 17 Sei studenti su nove avevano precedenti esperienze lavorative in ambito di RSA come ausiliari. 14

19 incredibile come io lavorando qua dentro non mi sia accorta della vostra figura, della vostra importanza, e invece vedendovi dall esterno in casa di riposo mi accorgo di quanto fate. È lì che lei praticamente, vedendoci da parente, ha conosciuto molto di più la nostra figura, che non lavorando dentro la stessa struttura. A partire da queste osservazione sono emerse, durante il focus group, delle considerazioni e dei suggerimenti. In primo luogo si riconosce che la confusione che caratterizza ancora la figura dell OSS dipende anche dalla sua recente evoluzione professionale. Perciò, se da un lato l OSS sconta ancora una scarsa visibilità e a volte anche una minore considerazione che si riflette in una limitazione delle sue mansioni, dall altra parte si assiste ad un progressivo riconoscimento del ruolo e allargamento delle sue competenze. Questo aspetto si collega ad un altra importante questione, quella legata all organizzazione del lavoro delle strutture e alla difficoltà che gli enti incontrano nel coordinare molteplici figure professionali con preparazione e ruoli diversi. Questo tema è stato ampiamente ripreso e trattato durante i focus con gli ex studenti (ovvero OSS che hanno frequentato il corso dell IRSRS) e con i coordinatori degli enti che ospitano i tirocinanti dell IRSRS. Dal focus con gli ex studenti 18 emerge chiaramente che, a fronte di una preparazione omogenea, il lavoro è molto diverso da una realtà all altra. La prima differenza è quella tra ambienti lavorativi: RSA e domiciliare mettono in campo competenze diverse; la seconda differenza è tra strutture del medesimo tipo nonostante anche a livello provinciale sia stato elaborato un profilo che disciplina uniformemente i compiti dell OSS. La Tabella 3 riassume le principali differenze tra i due ambienti lavorativi emerse durante i focus. Tabella 3 RSA/APSP Domicilio Poco tempo per la relazione con l ospite Possibilità di dedicare molto tempo alla persona Divisione dei ruoli, scarso lavoro d equipe Maggiore responsabilità nella gestione dell ospite Messa in campo di una buona parte delle Limitata realizzazione professionale competenze acquisite (anche se principalmente nella parte relazionale e di assistenza di base) Supporto da parte dell ente, presenza di Senso di solitudine colleghi Confusione sul ruolo dell OSS da parte dei familiari Scarso riconoscimento della figura OSS da parte dei familiari Se confrontiamo questa tabella con la precedente, che metteva a confronto la situazione dell RSA con l Ospedale, osserviamo il delinearsi di tre distinti modelli lavorativi in cui i compiti dell OSS variano notevolmente, non solo per le competenze messe in atto in ciascuna tipologia di servizio, ma anche per le modalità di lavoro e il livello di integrazione dell OSS con le altre figure professionali. Come avevano già sollevato anche alcuni studenti, la difficoltà di portare avanti un lavoro d equipe in RSA è dovuto principalmente ai ritmi di lavoro serrati, alla scarsità di personale, alla cultura organizzativa dell ente, ma anche alla tipologia di utenti che, essendo sempre meno autosufficienti, assorbe il personale nelle funzioni di assistenza di 18 Hanno partecipato nove operatori: cinque impiegate in RSA e quattro nell assistenza domiciliare. 15

20 base. L insieme di queste variabili crea una situazione complessa che limita anche la possibilità di dedicare agli ospiti attenzione e ascolto e di stimolare una loro autonomia psico-fisica. Anche le valutazioni relative all ambito domiciliare chiamano in causa delle questioni di tipo organizzativo. Nel domiciliare l esercizio delle funzioni sanitarie è fortemente limitato per la mancanza di una struttura di sostegno all operatore. Il profilo infatti prevede che l OSS possa collaborare in molte attività di carattere sanitario, ma questa dicitura implicitamente intende che l OSS autonomamente non può occuparsi di quelle attività se non in collaborazione con personale sanitario 19. Di conseguenza nei servizi di assistenza domiciliare prevale una netta divisione dei ruoli e delle mansioni tra OSS e infermiere per il fatto che la gestione degli utenti è affidata contestualmente a due enti diversi, APSS e Comprensorio (o Comune). Nei centri diurni e nel domiciliare, inoltre, l Operatore socio sanitario non sempre viene inquadrato con questo profilo, spesso è assunto come OSA. ST4: noi abbiamo anche chiesto alla nostra cooperativa di essere riconosciute come oss, visto che comunque siamo tutte oss, e ci siamo sentite rispondere che il Comune non riconosce la figura dell oss in un centro diurno. CT4: sì, praticamente la gestione è proprio affidata a due enti diversi, no? Da una parte c è l Azienda, con tutte le competenze sanitarie e dall altra parte c è il comprensorio, o i comuni, con le competenze socio-assistenziali. L integrazione avviene più che altro a volte per volontà degli operatori proprio a livello di scambi di informazioni, ma non sono definiti dei protocolli CT7: ma l aspettativa sicuramente c è, anche perché avendo un minimo di preparazione dopo vai in una casa dove non puoi nemmeno spalmare una crema cortisonica, non puoi rilevare una pressione, quando comunque sei in grado di farlo, hai una preparazione alle spalle.. a volte cadiamo in cose ridicole da questo punto di vista. Quindi io spero che si arrivi presto a un accordo con l Azienda sanitaria di questo tipo. Perché è molto limitante sennò il lavoro dell oss a domicilio in questo momento insomma. Si tratta più che altro di assistenza, pulizia, preparazione pasti CT3: è un osa, in sostanza. Il problema della separazione delle funzioni, oltre ad essere demotivante per gli OSS che vedono messo completamente da parte un aspetto importante del loro profilo professionale, si ripercuote anche sull efficienza del servizio e infine sull utente che va incontro a delle situazioni paradossali, come si legge nelle parole dei coordinatori e supervisori di territorio. ST5 a domicilio le competenze sanitarie non sono autorizzate.. ST4 ma anche nei centri diurni, da dove vengo io.. è tutto sociale. CT2: in casa spesso si creano degli equivoci, delle aspettative. Cioè la famiglia non è in grado.. cioè non capisce fino in fondo perché quell operatore non fa delle cose che loro comunque fanno.[ ] la banalità è che c è un collirio, che però è intrusivo, son delle gocce no? E tu devi rispondere al familiare no, guardi noi non possiamo fare questa cosa. Questo non possiamo sembra che sia una nostra decisione di mancare ad un profilo professionale; in realtà non è 19 Diversamente, la normativa della Regione Lombardia distingue diversi livelli di autonomia e collaborazione. L OSS opera in quanto agisce in autonomia rispetto a precisi e circoscritti interventi; coopera in quanto svolge solo parte delle attività alle quali concorre con altri professionisti (infermieri professionali, terapisti della riabilitazione, dietologi, educatori professionali ecc.); collabora in quanto svolge attività su precise indicazioni dei professionisti. (Allegato A, DGR n. 8/5101 del 2007). 16

21 così. Poi, insomma naturalmente ci sono situazioni in cui un aggiustamento si deve comunque trovare, perché si sfiorava il ridicolo insomma! Un signore che doveva prendere per 3 giorni il collirio all una, perché comunque durava 3 giorni, cioè, non puoi dire no, non te lo somministro. Poi c è anche un altro aspetto: che nei centri diurni in realtà questa mancanza di collegamento è eclatante, perché ad esempio in due centri diurni di cui io mi occupo, vengono degli infermieri, però non c è nessuna comunicazione fra la dimensione infermieristica e tutti gli altri aspetti. [ ] La figura dell assistenza domiciliare oss sarebbe estremamente più completa riuscendo ad esprimere alcune dimensioni di professionalità anche banali, insomma.. in cui la responsabilità è bassissima.. cioè fare un pilloliere, o mettere la crema cortisonica. ST4 anche perché veramente potremmo aiutarci di più, no? perché ad esempio abbiamo dei casi dove viene richiesta la presenza dell infermiere territoriale per misurazione pressione, test di glicemia, quelle cose lì, c è sta povera infermiera che ci sono dei giorni che viene 4 volte avanti e indietro per fare uno stick della glicemia! O per misurare una pressione! Come i coordinatori di territorio sia i supervisori, sia gli ex studenti sottolineano il gap tra la preparazione del corso (in termini di competenze e di aspettative) e quanto poi accade nelle realtà lavorative. Ad esempio, viene sottolineata la mancanza di un analisi e di una condivisione periodica sulla situazione dell utente, diversamente da quanto viene insegnato al corso e da quanto avviene nei contesti di RSA, dove la capacità di osservazione, la registrazione dati, il passaggio di consegne sono parte integrante dei compiti di un OSS. Sul rapporto tra i contenuti del corso e le realtà lavorative sono emerse importanti riflessioni. L aspetto legato alla formazione verrà approfondito nel capitolo 3, mentre di seguito sono riportate alcune considerazioni che sottolineano le peculiarità del contesto domiciliare rispetto alla preparazione standard del corso. OSS 9: Comunque io devo dire per esperienza, una realtà completamente differente dalla casa di riposo, sul domicilio.. anche se la scuola ti prepara in una certa maniera, ti dice che ci son le consegne, si devono passare i dati, l integrazione fra le figure.. al domicilio.. non esiste proprio.[ ] Il progetto d'aiuto, il contratto che dobbiamo fare noi con l assistente domiciliare e l utente, non esiste, ce lo insegnano a scuola ma non esiste. Io son nel pubblico, per chiarirmi le idee di come vedo la persona, io magari rientro da un centro diurno dopo 4 mesi perché facciamo una rotazione, devo sapere come vanno avanti le cose, ma una cartella integrata che mi parli della persona specifica non esiste. ST5 noi non facciamo mai riunioni d équipe.. noi facciamo la riunione di coordinamento. C è la nostra assistente sociale, e noi domiciliari. Ma.. non facciamo mai con il medico di base dell utente, o con l infermiera.. lo facevamo una volta.. A queste osservazioni ne fanno seguito altre che, oltre a sottolineare, la distanza tra l esperienza formativa e quella lavorativa, lamentano il scarso riconoscimento da parte dei familiari delle competenze e della preparazione dell OSS e la tendenza a confondere le mansioni dell OSS con quelle di un collaboratore domestico 20. OSS 8: purtroppo di tutto quello che abbiam fatto in due anni non ci serve tutto, anche perché comunque purtroppo è provato, te lo dicono diversi utenti: tu sei la donna delle pulizie. Questa confusione sul ruolo dell OSS non si limita solo al rapporto con utenti e familiari, ma incide anche a livello contrattuale: non sempre gli OSS vengono assunti con questa qualifica, ma anche quando lo sono raramente vengono messi in condizione 20 Questa situazione, più frequente nell utente in casa, si verifica anche nelle RSA dove, venendo meno la figura dell ausiliario, gli OSS si trovano a dover fare anche un lavoro di tipo alberghiero. 17

22 di poter svolgere le attività previste dal loro profilo. Le testimonianze seguenti sono molto indicative di come sia vissuta questa situazione: OSS 9: ma allora perché loro mi riconoscono il livello e però non mi fan fare l OSS? Cioè non capisco bene questa figura S5: sì, tante volte sarebbe meglio poter fare, invece che delegare sempre all infermiere.. che di notte siam capaci di far tutto, di giorno non siam capaci di far niente.. è un po un controsenso.. insomma di notte ci arrangiamo, per le pressioni.. cambiare le flebo.. fare un po di tutto.. di notte. OSS 1: quando c è bisogno, allora diventiamo OSS! Queste considerazioni si riferiscono al fatto che generalmente agli OSS in RSA non vengono affidate competenze sanitarie, ma se nei turni di notte si presenta la necessità di svolgere determinate operazioni di carattere sanitario, vengono attribuite proprio in virtù del fatto che sono previste nel loro profilo. Di fatto questa situazione viene poi confermata anche in un focus con i coordinatori di RSA. C4: non hanno la possibilità di mettere in pratica tante delle cose che hanno studiato. A meno che.. mi viene in mente, il periodo notturno, dove magari la figura sanitaria è occupata in altre cose, può essere coinvolta in altre cose, quindi in quel momento possono fare una glicemia, misurare una pressione, però son cose episodiche, sporadiche.. quindi non hanno una frequenza che servirebbe per mantenere anche aggiornata la pratica. Aver la pratica, manualità più che altro, no? Che è la cosa che ti serve Rispetto a queste incongruenze e alla difficoltà di mettere in pratica interamente quanto previsto dal loro profilo, i partecipanti al focus riconoscono che il corso ha tuttavia il pregio di dare una formazione di base che mette gli OSS nella condizione di lavorare in contesti molto diversi e di poter quindi cambiare settore per trovare l ambito in cui valorizzare le proprie attitudini e realizzare le proprie aspettative. OSS 1. Dipende cosa uno si aspetta quando fa il corso[ ] forse il bello è che in ogni settore magari non le potrai mai usare tutte, ma come in ogni lavoro penso, però tu puoi dire ok non mi fossilizzo in un posto, posso comunque cambiare, e in ogni posto troverò un ambiente dove comunque posso applicare quello che so. Il tutto secondo me è un utopia in qualsiasi posto. Questa osservazione avvalora quanto si legge nell ultima delibera dell Emilia Romagna 21 che fa rientrare la qualifica OSS tra le figure professionali a banda larga proprio a sottolineare che si tratta di competenze che possono esprimersi in diversi ambiti lavorativi. L aspetto curioso e problematico, a ben vedere, sta proprio nella doppia competenza che il percorso OSS offre: da un lato l aver ampliato le competenze in capo all OSS ha reso più ambita questa professione e ha dato maggiori aspettative agli studenti; dall altro lato però tali aspettative e competenze non trovano spesso un corrispettivo a livello professionale. In altre parole, se l appetibilità dell OSS è in parte legata proprio all acquisizione di una conoscenza in ambito sanitario, dall altro è proprio questo l aspetto meno valorizzato, visto che l OSS svolge ancora principalmente funzioni di assistenza di base. Va però precisato che le dimensioni assistenziali, di cura e di relazione con l utente non sono percepite in maniera negativa dagli studenti; 21 D.G.R. n. 191 del 2009 Disposizioni per la formazione dell Operatore Socio Sanitario in attuazione della L.R. 12/2003 e successivi dispositivi attuativi. 18

23 rappresentano un aspetto problematico quando diventano preponderanti rispetto all articolazione di attività che il profilo prevede. Studenti e OSS dimostrano di essere ancora piuttosto legati a quanto formalmente previsto, mentre tutor e coordinatori hanno un diverso modo di intendere il profilo e di renderlo operativo nell attività lavorativa perché riescono a leggere all interno del profilo una serie di sfumature legate allo specifico contesto lavorativo. Di conseguenza se per i primi il profilo rappresenta il vademecum a cui attenersi, per i secondi è più un orientamento, infatti la cultura organizzativa dell ente e la prassi lavorativa giocano un ruolo altrettanto importante nel definire ruoli e compiti. Ad esempio, in una situazione di forte integrazione tra figure professionali, la netta distinzione di ruoli tra un operatore ed un infermiere viene a cadere, come si legge chiaramente nella testimonianza di questo coordinatore: C: c è un lavoro d equipe fortissimo, talmente incanalato che capire dove finisce le competenze dell uno e dove iniziano quelle dell altro non è evidente, non c è un taglio netto. [ ] Quindi la competenza non è più così prettamente orientata alle attività di assistenza di base ma si sta sempre più spostando su varie forme di approccio a seconda del bisogno. Questo modo di intendere il lavoro di assistenza mette in crisi l esigenza di studenti e operatori di avere chiarezza sul loro profilo e apre una riflessione importante sui diversi modi in cui il profilo può venire applicato e sulle forme migliori per valorizzare le diverse figure e per dare un servizio di qualità agli utenti. Un aspetto molto interessante sollevato dai coordinatori e dai tutor e ricorrente in diversi focus group è l importanza attribuita alla dimensione relazionale e alla capacità di rilevazione dei bisogni da parte degli OSS. Si tratta di caratteristiche rilevanti in questa disamina sul profilo dell OSS perché mettono l accento su una competenza che a ben vedere è trasversale all aspetto sanitario e assistenziale e di fatto va a scardinare la tradizionale separazione tra questi due ambiti. Vale la pena riportare alcune testimonianze relative che sottolineano questo aspetto: C1 io dico agli operatori che loro comunque sono gli occhi dell infermiere. Cioè quello che loro non portano, non viene visto. Perché ormai l assistenza di base in RSA è totalmente a carico degli operatori, perché diciamo le cose come stanno insomma, l infermiere non fa quasi più assistenza di base, nel senso che son più bravi gli operatori, a metterci mano, hanno una maggiore abilità. C: Vedo che queste persone che hanno il titolo tendenzialmente hanno qualche abilità in più non solo di tipo tecnico cioè per dire quello di rilevare una pressione o una glicemia, ma proprio anche l accertamento, di presa in carico [ ] se ho un bravo oss che riesce a raccogliermi i dati significativi, già scremarli e riferirli già in modo scremato e mirato arrivare ad una diagnosi infermieristica non ci vuole molto. Spesso il bravo operatore è quello che porta già i dati e li ha già anche interpretati C1 devono sentire che hanno un lavoro veramente di responsabilità... a volte forse pensano che abbia poca responsabilità il loro lavoro. Pensano che le tecniche sanitarie siano responsabilità e che l assistenza di base non lo sia. Invece, va riletta questa idea perché loro possono cogliere, con la vicinanza che hanno all ospite, quei segnali di variazione che io non colgo perché tu sei lì tutti i giorni e lo vedi se quel giorno ti ha fatto la smorfia mentre lo hai girato, il giorno prima non l ha fatta.. o lo sguardo, più assente.. CT2: Quello che ho visto è che gli operatori in grado di relazionarsi, in grado di stare dentro a un gruppo di lavoro, di capire tutta una serie di dinamiche, sono operatori poi anche bravi da un punto di vista..tecnico, mentre non avviene il contrario. Tu puoi trovare delle persone veramente brave, nel senso che sanno fare tecnicamente tutto, però da un punto di vista relazionale, che 19

24 significa dal gruppo di lavoro alla relazione, cioè, a prendersi cura della persona, saper leggere anche, a saper interpretare determinate cose.. beh, questo è un argomento più complicato. Rispetto alle questioni finora discusse i tutor hanno aggiunto altri due elementi alla riflessione sul profilo dell OSS, in particolare pensando all integrazione di questa figura nei diversi contesti lavorativi. La prima considerazione riguarda il rapporto tra oss e infermiere e la diversa evoluzione professionale e formativa a cui sono andate incontro queste due figure. Tutor 6: [..] l operatore socio-sanitario in 10 anni ha fatto un percorso secondo me più rapido di quello che ha fatto l infermiere. Sono arrivati a un momento in cui queste due figure si scontrano ma per una non conoscenza l'uno dell'altro. Il non essere riusciti a far progredire in egual modo le due figure. Io credo che ci sia spazio per entrambi. [ ] Secondo me la difficoltà l ha creata.. anche l infermiere, che fa un po fatica a, tra virgolette, accettare questa figura che secondo me in questi ultimi anni ha avuto un evoluzione molto più elevata dell evoluzione che ha avuto l infermiere. C4: secondo me la collaborazione c è, però se richiesta [ ]. E anche la mentalità dell infermiere che deve cambiare in questo versante, no? cioè ci sono più mentalità da cambiare. I tempi secondo me non sono ancora maturi per dire sì vediamo l efficacia della scuola oss. L evoluzione della figura dell infermiere da generico a professionale e degli OSA in OSS lascia scoperta tutta quella parte di attività di cura e di riordino, che dato l avanzamento professionale viene percepito come squalificante, specialmente se queste attività prevalgono sul lavoro di assistenza socio-sanitaria. In altre parole, l evoluzione di tutte le figure professionali rende difficile trovare un equilibrio occupazionale e una loro adeguata valorizzazione. La seconda considerazione riguarda l immaginario che gli studenti hanno rispetto alla professione dell OSS: alcuni tendono a confondere l OSS con una professione di carattere sanitario, mentre altri sono orientati esclusivamente all aspetto assistenziale e immaginano il loro futuro professionale all interno di una cooperativa sociale. In particolare, l immaginario degli studenti che non hanno esperienza nel settore socioassistenziale è molto vago e legato a delle immagini stereotipate, come quella dell OSS col fonendoscopio al collo. Attraverso l excursus che i tutor fanno sull evoluzione della figura dell OSA e dell infermiere generico si capisce come l OSS si trovi oggi a ricoprire funzioni assistenziali prima svolte dall infermiere generico e come questo abbia alimentato un immaginario e delle aspettative. Tutor 6: [ ] Io ho vissuto il passaggio generici, dove c era l infermiere professionale che era diciamo tra virgolette il responsabile del turno' e gli infermieri generici. Un po alla volta i generici sono usciti, sono entrati gli infermieri professionali, oggi i professionali stanno riuscendo dall assistenza ed entrano gli OSS. Tutor 4: secondo me nell immaginario c è l idea di essere tipo un infermiere. Ho visto il passaggio cioè l OSA era più vicino nell immaginario alla badante per l'anziano; adesso l OSS è più vicino all infermiere, medico, E.R. (il gruppo ride) no è vero, ma lo dicono loro alla selezione. Arrivano - quando si faceva orale - con questa idea. Anche i primi tempi hanno un po questa idea, poi pian piano si rendono conto e anche noi come docenti iniziamo a dire sì, cioè.. avete delle competenze di tipo sanitario, ma c è tutta la parte assistenziale che è la base insomma della vostra professione. 20

25 Tutor 1: volevo aggiungere qualcosa rispetto al fatto che questa professione sia ambita. Nell RSA prima i professionisti erano tutti OSA. Il fatto di diventare OSS per loro sicuramente è un ambizione, perché c è questa parte sanitaria che fa la differenza. Infatti mi son sempre chiesta ma chi è che aumenta queste aspettative tali che quando da OSA in RSA diventano OSS fanno il concorso in ospedale? Perché probabilmente c è questa aspettativa sotto che la professione OSS sia quasi l infermiere. Diversamente dagli studenti e dagli OSS i tutor osservano che c è stata un evoluzione non solo del profilo e della formazione dell OSS in seguito alla disciplina nazionale introdotta nel 2001, ma anche negli ambiti lavorativi. La situazione però non è ancora del tutto omogenea e a fronte di alcuni casi particolarmente attenti all integrazione tra le figure professionali e la promozione del lavoro d equipe in media si registrano strutture in cui difficilmente l OSS svolge il suo ruolo. Nei contesti di RSA si stanno sperimentando forme di integrazione e di lavoro d equipe, ma non è ancora una modalità di lavoro generalizzata. S1: si sta facendo questa integrazione con gli infermieri.. per cercare di integrare l oss. All operatore sono affidati i parametri vitali, anche le medicazioni semplici.. siamo ancora in fase di sperimentazione Tutor 2: Poi di fatto nella realtà spessissimo, sia in ambito residenziale che in ambito ospedaliero, sono sotto-utilizzati, insomma, la figura non viene riconosciuta al 100% diciamo. Perché io ho visto anche realtà ospedaliere al di fuori dell ambito.. dell ambito didattico che ci sono alcune unità operative che veramente l OSS fa veramente il suo ruolo lavoro, ecco.. fa l OSS. In tanti ambiti residenziali alla fine è un OSA, è rimasto un OSA, con un etichetta da OSS. Però di fatto le competenze son quelle di prima, ecco. Mettendo in relazione quanto emerso dal focus con gli studenti e quanto riportato dai tutor si capisce che in ambito ospedaliero la presenza dell OSS è ancora limitata per quanto riguarda la sua possibilità di mettere in atto competenze sanitarie. Tuttavia, come sottolineavano anche alcuni studenti, in ambito ospedaliero spesso si lavora in equipe e l assistenza viene svolta anche dagli infermieri. Tutor 2: gli enti penso che riconoscano la preparazione, la formazione, perché la qualità insomma è indubbia. Poi di fatto nella realtà spessissimo sia in ambito residenziale che in ambito ospedaliero, sono sotto-utilizzati. Insomma, la figura non viene riconosciuta al 100% diciamo. Perché io ho visto anche realtà ospedaliere al di fuori dell ambito didattico che ci sono alcune unità operative in cui veramente l OSS fa il suo ruolo. In tanti ambiti residenziali alla fine è un OSA, è rimasto un OSA, con un etichetta da OSS. Però di fatto le competenze son quelle di prima, ecco. Tutor 6: in questi ultimi anni l OSS è entrato in modo dirompente nell unità operativa dove proprio le risorse infermieristiche sono state notevolmente ridotte e sono state potenziate le risorse OSS. Infermieri che vanno in pensione vengono sostituiti da operatori socio-sanitari. [ ] Riconoscono, vuoi per qualifica, vuoi per economia, perché comunque l operatore costa di meno dell infermiere. Sono diversi gli aspetti, come sono diverse le realtà. Ci sono realtà dove comunque gli operatori sono valutati anche professionalmente e quindi inseriti con ruoli ben definiti e realtà dove c è un po di difficoltà. Per capire meglio le ragioni della scarsa integrazione tra il profilo socio-assistenziale e quello sanitario è necessario addentrarsi nelle strutture e capire la loro organizzazione interna, la complessità di gestire figure professionali diverse che lavorano a turno. In altre parole, la cultura organizzativa e la gestione del personale e dell utenza incidono notevolmente sulla possibilità di valorizzare gli operatori socio-sanitari. 21

26 Tra gli aspetti organizzativi rientrano il sottodimensionamento del personale e la sovrapposizione di alcune mansioni tra OSS e infermiere, specie nelle RSA. Un altro fattore che crea difficoltà nell organizzazione dei turni e delle equipe è la compresenza di OSS formati in modo diverso (attraverso le varie ri-qualifiche). Nonostante queste persone siano qualificate OSS, i coordinatori lamentano una notevole differenza tra i riqualificati e le persone che hanno svolto per intero il corso. Di conseguenza, ritengono di non poter affidare automaticamente ad un operatore le competenze sanitarie solo in virtù della qualifica. Per evitare di complicare ulteriormente la gestione dei turni e per non cadere nella discrezionalità di affidare ad alcuni OSS delle competenze sanitarie e ad altri solo quelle assistenziali, molti coordinatori rinunciano completamente alle competenze sanitarie dell OSS dando luogo ad un livellamento verso il basso. Di seguito sono stati elencati alcuni fattori organizzativi che ostacolano all integrazione dell OSS con le rispettive testimonianze. - situazioni di sovrapposizione, problemi di coordinamento tra OSS e infermiere Tutor 2: nell ambito residenziale l infermiera copre quasi tutta la parte sanitaria che l OSS potrebbe coprire. Parlo di competenze sanitarie specifiche. Studente 5: il problema, per quello che vedo io in casa di riposo, è che certi interventi sanitari non te li fan fare perché andrebbe a togliere forza lavoro su altri campi assistenziali. Di conseguenza, se a me dicessero vai a prendere le pressioni, io non potrei fare ad esempio l alzata al pomeriggio. [ ] Se non la faccio io che sono OSS quindi io penso anche a un discorso di forza lavoro, non posso togliere da una parte e mettere dall altra perché poi Tutor 5: viene data magari autonomia all OSS nella rilevazione dei parametri standard, però poi magari un post-operato che è critico, si devono valutare anche tutta una serie di altri fattori è giusto, secondo me, che vada l infermiere perché c è tutta un altra serie di valutazioni. Perché se mando l OSS, anche diciamo in post-operato che è il momento più acuto nella chirurgia, allora potrei togliere completamente l infermiere - fattori economici Tutor 6: [ ] Infermieri che vanno in pensione vengono sostituiti da operatori socio-sanitari, per scelta aziendale [ ] per economia, che comunque l operatore costa di meno dell infermiere sono diversi gli aspetti, come sono diverse diciamo.. le realtà. Ci sono realtà dove comunque gli operatori sono valutati anche professionalmente e quindi inseriti con ruoli ben definiti e realtà dove comunque vengono inseriti però c è un po di difficoltà. [ ] Non è sempre detto che là dove gli OSS vanno a sostituire gli infermieri sia legato ad un percorso di evoluzione, questo non è detto, nel modo più assoluto.. in tante realtà può essere un involuzione, quindi non diamo per scontato che dove si crea questa realtà le cose vadano meglio; può anche essere che le cose non vadano così bene. Anche nelle RSA la riqualifica degli ausiliari in OSS è incentivata economicamente, ciò però non significa che il personale qualificato che entra nelle strutture residenziali venga impiegato per le competenze che ha acquisito, spesso si trova a svolgere le mansioni che prima erano dell ausiliario. Tutor 1: ad esempio le RSA una volta potevano assumere ausiliari, OSA, adesso hanno l obbligo, se vogliono essere finanziate, di avere persone col titolo. - Aspetti organizzativi: gestione turni, coesistenza di figure diverse, rapporto numerico operatori/utenti, cambiamento dell utenza 22

27 Tutor 1: Penso nella mia struttura (RSA) ho 40 OSS.. cioè, dover ricollocare queste 40 persone, penso che si possa fare sicuramente. Bisogna forse pensare ad un tipo di organizzazione diverso.. forse l RSA non è pronta perché finora abbiamo sempre trovato infermieri per la parte sanitaria. C4: cioè, bisogna cambiare mentalità.. l operatore, e forse deve maturare anche l ente che deve imparare a organizzare i servizi diversamente. C2: [ ] in casa di riposo il grosso è l assistenza di base. Se io comunque aggiungo delle altre attività, devo tener conto che comunque è un aggiungere e quindi devo anche equilibrare i carichi di lavoro. Poi nella mia realtà ad esempio non sono tutti oss, ci sono ancora degli ausiliari. Quindi devo anche stare attenta che se faccio delle variazioni nell organizzazione, ad esempio la rilevazione degli stick glicemici da parte dell oss, ma io in turno ho degli ausiliari, so che questo non può essere fatto. Quindi è anche molto difficile organizzare, standardizzare le tecniche quando comunque non si ha solo una figura che eroga l assistenza. C4: Con le risorse umane che ho, è difficile dire bon, tu operatore: ti sganci dall assistenza e ti metto con un turno a parte per andare a fare il sanitario perché mi manca l assistenza. Non ho numericamente abbastanza oss.. C1: finché non hai un gruppo che conosce intanto la figura dell oss, perché non è scontato.. noi abbiamo dovuto, prima di partire con l affidare le perette, lavorare sulla formazione degli infermieri, perché io avevo in gruppo qualche infermiere che non conosceva assolutamente la figura dell oss. Perché comunque abbiamo degli stranieri e non la studiano come figura, quindi.. è un lavoro continuo a più livelli.. sul discorso degli infermieri, sicuramente sul piano organizzativo, perché dobbiamo tenere in conto di tante cose C: Il neo che vedo comunque sempre difficile da smantellare è che di fronte ad un utenza che è sempre più aggravata, sempre più complessa da gestire, che ha un bisogno assistenziale molto elevato non ho parimenti un altrettanto incremento di numero di operatori. Le direttive provinciali che io vedo da 10 anni sono più o meno sempre le stesse. Cioè io ho attribuiti in organico un tot di operatori sono sempre quelli perché i piccoli aumenti non sono stati assolutamente determinanti, ma se 10 anni fa avevo persone che entravano con le loro gambe e avevano una media di 80 anni, io adesso ho una media di 90 anni. Spesso persone già allettate con lesioni. Allora alla fin fine mi trovo impacciata, dico: come posso io chiedere allo stesso numero di persone di fare l alzata, l igiene, dargli da mangiare da bere e poi chiedere di fare anche la pressione, la glicemia, mi diventa faticoso per questa ragione, mi sento un po bloccata perché veramente vorrebbe dire andare a sovraccaricare di attività allora preferisco tenerli un po puliti da queste attività aggiuntive e lavorare di più in termini che ne so di presa in carico, di raccolta dati, di accertamento, cioè lavorare un po di più su quelle che sono le abilità di osservazione, di messa a fuoco di una problematica Osservazioni e suggerimenti In sintesi, le potenzialità professionali dell OSS sono chiaramente descritte nell Accordo Stato-Regioni del 2001 e nei decreti provinciali 22, ma attualmente l attuazione del profilo OSS sembra condizionato da alcuni problemi: - gap tra l immaginario degli studenti, le aspettative legate al corso e la realtà lavorativa - poca chiarezza degli enti sul ruolo dell OSS - poca conoscenza della figura dell OSS da parte di familiari e utenti - diverso sviluppo professionale dell OSS e dell infermiere che concorre a rendere difficile il rapporto tra queste due figure - situazioni di sovrapposizione e problemi di coordinamento tra OSS e infermiere - presenza di OSS con formazione diversa a causa delle riqualifiche - vincoli economici ed organizzativi delle strutture. 22 L ultimo è il DGP 3020 del 10/12/2009, il precedente è il DGP 1643 del 30/06/

28 La riflessione che si può fare a partire da queste osservazioni è che l integrazione e la valorizzazione dell OSS necessitano di un ragionamento più ampio che deve interessare e coinvolgere il sistema formativo-lavorativo nel suo complesso, ovvero tutti gli attori istituzionali: PAT, enti formativi e strutture che gestiscono i servizi di assistenza sociosanitaria. standard formativi e risorse PAT determina risorse SCUOLA prepara tirocinanti OSS ENTI ospitano e assumono Figura 2 Nella figura precedente sono state rappresentate le connessioni tra i vari attori ed emerge una situazione di forte interdipendenza perché ciascun attore è inserito in un sistema più ampio da cui riceve indicazioni e risorse; dove per risorse non si intendono esclusivamente quelle economiche, ma anche le risorse umane. Gli studenti, ad esempio, una volta qualificati OSS diventano potenziali risorse per gli enti, così come i supervisori e i coordinatori sono risorse umane indispensabili per un buon tirocinio, come vedremo meglio nel capitolo 4. Senza anticipare le conclusioni della ricerca, a chiusura di questo capitolo vale la pena riportare alcuni suggerimenti fatti dai partecipanti ai focus. Una proposta consiste nell elaborazione di linee guida per disciplinare il ruolo dell OSS nei diversi contesti lavorativi; limitare la discrezionalità di ciascun ente e rendere omogeneamente riconosciuto il profilo dell OSS. Questa richiesta evidentemente più sentita dagli studenti e dagli OSS, potrebbe diventare un interessante argomento di discussione da affrontare con i coordinatori di struttura affinché le reciproche esigenze possano trovare un momento di confronto delle modalità condivisa di attuazione. In questo senso conoscere i vincoli organizzativi degli enti aiuta ad affrontare in modo più concreto il problema. Un altro suggerimento che è emerso dai focus è quello di far conoscere la figura dell OSS attraverso una campagna informativa rivolta sia alle persone che si affacciano a questa professione, sia in maniera più ampia, ai cittadini perché conoscendo i compiti dell OSS possano rivolgersi a loro senza pregiudizi o dubbi. Seppur con modalità diverse anche il personale interno alle strutture dovrebbe conoscere la preparazione e le competenze degli OSS. Su questo punto è stato sottolineato il ruolo della scuola nel far passare una nuova mentalità di lavoro e di approccio al servizio per avviare un graduale cambiamento nei rapporti tra le diverse figure professionali. 24

29 Il profilo OSS nella normativa nazionale e regionale AREA PROFILO NAZIONALE Accordo Stato-Regioni del 2001 Art È individuata la figura dell operatore socio-sanitario 2. L operatore socio-sanitario è l operatore che, a seguito dell attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a: a. Soddisfare i bisogni primari della persona, nell ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario; b. Favorire il benessere e l autonomia dell utente. Art. 3 L Operatore socio-sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale che in quello sanitario, in servizi di tipo socioassistenziale e socio-sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell utente. Art Le attività dell operatore socio-sanitario sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita:assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero; intervento igienico-sanitario; supporto gestionale, organizzativo e formativo; 2. Le attività di cui al comma 1 sono riassunte nell allegata tabella A che forma parte integrante del presente decreto. Art Le competenze dell operatore socio-sanitario sono contenute nell allegata tabella B che forma parte integrante del presente decreto. TRENTO L operatore socio - sanitario è l operatore che, a seguito dell attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzate a soddisfare i bisogni primari della persona, nell ambito delle proprie aree di competenza, finalizzate al recupero, al mantenimento e allo sviluppo del livello di benessere e di autonomia della persona. L operatore socio - sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale che in quello sanitario, nei servizi di tipo socio - assistenziale e socio - sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero o a domicilio della persona assistita. Il suo intervento si caratterizza nella sua specificità in relazione a tali contesti, differenziandosi per livelli di responsabilità e per 25

30 aree di autonomia. I destinatari degli interventi dell operatore socio-sanitario possono essere: anziani, minori, persone con handicap fisico o psichico, in stato di disagio sociale o di emarginazione, persone con problemi di salute in fase acuta, cronica, terminale. L operatore socio - sanitario svolge la sua attività inserito in équipe, in collegamento funzionale e in collaborazione con gli operatori professionalmente preposti, rispettivamente all assistenza sanitaria e a quella sociale. Le attività dell operatore socio - sanitario sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita e di cura, sono volte a valorizzarne le capacità residue per rafforzarne l autostima e l autonomia nel rispetto del diritto di autodeterminazione, in coerenza con il progetto assistenziale definito dall équipe del servizio. La sua attività è caratterizzata da un approccio globale alle problematiche dell assistito col quale mantiene un rapporto di vicinanza e di continuità che richiede specifiche competenze relazionali. Le attività dell operatore socio - sanitario afferiscono alle seguenti aree di intervento: 1. interventi di assistenza diretta alla persona; 2. interventi di assistenza alla persona di specifico carattere sanitario; 3. interventi di relazione con l assistito, la famiglia, l équipe di lavoro; 4. interventi di comfort, di igiene e di sicurezza sugli ambienti di vita, assistenziali e di cura della persona; 5. interventi di organizzazione e verifica delle proprie attività nell ambito della pianificazione del lavoro e di integrazione con altri operatori e servizi Profilo di competenza Le attività dell operatore socio - sanitario richiedono l acquisizione di competenze specifiche per ogni area di intervento: 1. competenze di assistenza diretta alla persona; 2. competenze di assistenza alla persona di specifico carattere sanitario; 3. competenze di relazione con la persona assistita, la famiglia, l équipe; 4. competenze di comfort, di igiene e di sicurezza nell intervento sugli ambienti di vita, assistenziali e di cura, dell assistito; 5. competenze di organizzazione, verifica delle proprie attività nell ambito della pianificazione del lavoro e d integrazione con altri operatori e servizi. 26

31 Competenze di assistenza diretta alla persona L operatore socio - sanitario svolge le attività previste in questo ambito di competenza inserito in équipe, in collegamento funzionale e in collaborazione con gli operatori professionalmente preposti, rispettivamente all assistenza sanitaria e a quella sociale. Il suo intervento si caratterizza nella specificità e si differenzia per livelli di responsabilità e per aree di autonomia in rapporto al livello di complessità della situazione dell assistito e all organizzazione definita nell ambito del servizio. Spetta all operatore socio - sanitario: 1. rilevare le necessità assistenziali - rilevare i bisogni assistenziali, le risorse e le condizioni di rischio della persona da assistere, della sua famiglia e dell ambiente in cui vive; - collaborare nella valutazione del grado di autonomia, anche attraverso l uso di griglie predisposte. 2. attuare interventi assistenziali - svolgere attività finalizzate alla cura e all igiene personale e all espletamento delle funzioni fisiologiche; - stimolare la persona assistita al movimento per prevenire rischi e conseguenze da ridotta attività fisica, garantendo il mantenimento dellecapacità psicofisiche e, se necessario, l aiuto nella deambulazione; - svolgere attività finalizzate all apprendimento e/o al mantenimento, da parte dell assistito, di posture corrette e di posizioni terapeutiche su indicazione di operatori professionalmente preposti, anche utilizzando presidi, ausili ed attrezzature; - svolgere attività finalizzate al trasferimento della persona assistita fuori dal letto utilizzando ausili idonei; - assistere e sorvegliare le condizioni della persona durante il trasferimento da un servizio all altro; - collaborare alla prevenzione dei più comuni problemi della sindrome da immobilizzazione; - stimolare ad un alimentazione equilibrata e corretta; - predisporre i pasti; - curare il comfort ambientale e personale e aiutare la persona ad alimentarsi nel rispetto delle indicazioni dietetiche e riferire le osservazioni all operatore professionalmente preposto; - rilevare i più comuni segni di alterazione delle diverse funzioni di vita o modificazioni della situazione della persona assistita e riferire, in tempi e modalità appropriate, agli operatori di competenza; - garantire, durante ogni intervento assistenziale, sicurezza e comfort; - collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento. 27

32 3. valutare gli interventi - valutare l efficacia degli interventi attuati in ordine al raggiungimento degli obiettivi assistenziali di competenza, considerando anche il grado di soddisfazione espresso dalla persona assistita Competenze di assistenza alla persona di specifico carattere sanitario L operatore socio-sanitario collabora nella attuazione delle seguenti attività di assistenza alla persona di carattere sanitario che devono essere specificate, per iscritto, nella pianificazione delle cure e nella relativa documentazione da parte dell équipe: - rilevazione dei parametri vitali; - controllo del peso; - raccolta campioni biologici che non richiedono manovre invasive; - cambio medicazioni e fasciature semplici; - preparazione dell assistito e dei materiali per specifiche procedure medico assistenziali (cateterismo vescicale, enteroclisma, campo sterile, prelievo venoso, medicazioni complesse e altre procedure definite e protocollate a livello del servizio); - rilevazione della glicemia e della glicosuria attraverso stick; - aiuto per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso secondo protocollo; - aiuto per la corretta assunzione della terapia, prescritta e programmata, con la supervisione del personale sanitario competente (medico infermiere), esclusa la terapia per via iniettiva (i/m - s/c - e/v). L Operatore Socio - Sanitario è altresì in grado di attuare misure di primo soccorso e di pronto intervento che non abbiano carattere di invasività: posizione anti shock e posizione di sicurezza, tecniche di supporto alle funzioni vitali (massaggio cardiaco esterno e respirazione artificiale), manovra di Heimlich, tecniche di primo soccorso nei traumi e nelle ferite, uso del pallone di Ambu e posizionamento canula di Mayo. L Operatore socio-sanitario svolge le attività indicate con la supervisione di un équipe responsabile di monitorare con continuità le condizioni della persona assistita, in un contesto organizzativo dove sono definiti gli ambiti di competenza e di responsabilità dei vari operatori e dove l integrazione e la verifica sono processi costantemente presidiati da figure di coordinamento Competenze di relazione con la persona da assistere, la famiglia, l èquipe. L operatore socio - sanitario attiva la relazione professionale come strumento del processo di aiuto messo in atto per 28

33 consentire alla persona da assistere di mantenere, potenziare, valorizzare le proprie risorse. Nel rapporto operatore persona assistita, la relazione richiede, da partedell operatore socio - sanitario, competenze nel: - collaborare nell accoglienza della persona e della sua famiglia per favorire il loro orientamento ed inserimento nei servizi residenziali, nei centri diurni e in ospedale; - accompagnare la persona non autosufficiente e disorientata per l utilizzo dei servizi; - favorire il mantenimento dei rapporti parentali e amicali; - attuare interventi volti a favorire la vita di relazione dell assistito, tenendo conto dei suoi bisogni e confrontandosi con gli altri operatori del servizio; - mettere in atto una relazione professionale con l assistito e la famiglia favorevole a creare un clima di fiducia e consenso; - collaborare nella relazione di aiuto che coinvolga la persona, la famiglia ed altre persone - risorsa nella realizzazione dell intervento assistenziale e nello sviluppo dell autonomia; - adottare modalità relazionali orientate al confronto e alla collaborazione con il gruppo di lavoro, con altri operatori e/o servizi; - collaborare e realizzare attività di animazione rivolte ai singoli e a gruppi Competenze di comfort, di igiene e di sicurezza nell intervento sugli ambienti di vita, assistenziali e di cura della persona da assistere. L operatore socio-sanitario sa: - mantenere confortevoli gli ambienti di vita e di cura della persona assistita, applicando protocolli definiti dal servizio e, a domicilio, secondo modalità concordate con lo stesso; - adottare comportamenti per prevenire le infezioni e per promuovere la sicurezza negli ambienti di lavoro; - curare il riordino e la pulizia degli ambienti di vita e di cura della persona assistita scegliendo strumenti, prodotti e metodi secondo procedure concordate; - predisporre e suggerire interventi di adattamento dell ambiente alle esigenze dell assistito per favorirne l autonomia e garantirne la sicurezza; - assicurare la pulizia, la disinfezione e la conservazione di utensili, apparecchi, presidi usati dall assistito e dal personale per fini assistenziali; - eseguire tutte le fasi di preparazione del materiale da inviare in sterilizzazione e mettere in atto le misure idonee alla sua corretta conservazione; - collaborare nella cura della biancheria e del vestiario; - garantire la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti nel rispetto della normativa vigente; 29

34 - assicurare il trasporto del materiale biologico sanitario secondo protocolli stabiliti Competenze di organizzazione, di verifica delle proprie attività e di integrazione con altri operatori e servizi. L operatore socio - sanitario sa: - attuare gli interventi assistenziali tenendo conto delle finalità e degli obiettivi del servizio di appartenenza valutando, per l area di propria competenza, gli interventi più appropriati da proporre; - realizzare gli interventi di competenza, perseguendo gli obiettivi del piano assistenziale elaborato con l équipe; - gestire le proprie attività, secondo priorità, utilizzando in modo ottimale le risorse disponibili, nel rispetto dei vincoli e dei principi etici enunciati negli orientamenti deontologici dell operatore socio - sanitario; - partecipare attivamente alle riunioni del gruppo di lavoro e ai momenti formali di passaggio delle consegne; - utilizzare gli strumenti informativi in uso per la registrazione/trasmissione di informazioni per la continuità assistenziale; - utilizzare metodologie di lavoro comuni con le équipe del servizio; - segnalare a chi di competenza i problemi incontrati durante la propria attività richiedendo, se necessario, la consulenza e l intervento di altri operatori di specifica professionalità; - selezionare le informazioni da riferire agli altri operatori dell équipe perché utili all inserimento e al progetto assistenziale; - collaborare nelle attività di verifica degli interventi di propria competenza, in funzione della qualità del servizio; - collaborare alla definizione dei propri bisogni di formazione, partecipare ai corsi di aggiornamento, disponibile a trasferire innovazioni e cambiamenti nel proprio contesto operativo; - informare l utente sulle opportunità offerte dai servizi del territorio, aiutandolo, nel disbrigo di semplici adempimenti burocratici; - concorrere, rispetto agli operatori dello stesso profilo, al tutorato dei tirocinanti e dei neoassunti; - collaborare all organizzazione di attività di socializzazione sostenendo la partecipazione degli utenti ad iniziative culturali e ricreative sia sul territorio che in ambito residenziale. BOLZANO Deliberazione Regionale 1502 del 24 settembre Nella PA di Bolzano convivono due figure, l OSS e l OSA. L OSS ha il profilo previsto dall Accordo nazionale. L OSA, invece, è un ausiliario specializzato col seguente profilo: L'attività dell'osa si rivolge principalmente a tre gruppi di utenti: le persone anziane, i soggetti con handicap e i malati psichici. 30

35 Assistenza agli anziani: Riguarda l'assistenza e la cura di persone anziane in stato di bisogno, che vivono da sole o in famiglia. L'attività può essere svolta in strutture stazionarie (ospizi, case di cura), semistazionarie (centri diurni) o ambulanti (servizi di aiuto domiciliare, centri diurni). Il programma degli interventi è concordato sia con la persona assistita - spesso in presenza anche dell'operatore sociosanitario - sia con il personale medico e infermieristico; il lavoro è organizzato invece in modo autonomo Assistenza socio-familiare: Si tratta di una forma di assistenza ad ampio spettro, volta ad aiutare le famiglie nella gestione di molteplici situazioni di disagio, dalla cura dei bambini all'assistenza a familiari disabili o non autosufficienti, fintanto che queste non siano nuovamente in grado di provvedervi da sole. Assistenza ed integrazione a bambini ed alunni in situazione di handicap: Comprende l'assistenza, la formazione e l'inserimento lavorativo di bambini, giovani e adulti con handicap fisici, psichici o multipli. Il campo di attività include: - assistenza all'educazione e alla formazione: attività di sostegno di scolari/studenti con handicap durante le lezioni (in presenza dell'insegnante), aiuto e supporto nello studio di determinate materie; accompagnamento in caso di trasporto o di manifestazioni scolastiche - assistenza nelle mansioni quotidiane: ad es. igiene e cura personale, assistenza durante i pasti, disbrigo di acquisti e formalità burocratiche, utilizzo di mezzi pubblici ecc. - assistenza terapeutica: esecuzione di esercizi di fisioterapia, logopedia o altro secondo il programma predisposto dallo specialista, osservazione del comportamento degli assistiti e relazione all'équipe medico-assistenziale sui mutamenti riscontrati. L OSA può lavorare negli enti: 31

36 Pubblici I requisiti per iscriversi nelle graduatorie delle Comunità comprensoriali e nei Comuni sono: - diploma di operatore socio assistenziale - attestato di bilinguismo C - patente di guida B (se specificato dall'ente). I requisiti per iscriversi nelle graduatorie dell'amministrazione provinciale (come collaboratore/trice all'integrazione di bambini ed alunni in situazione di handicap) sono: - diploma di scuola media inferiore ed assolvimento di almeno un ulteriore biennio di scuola a tempo pieno oppure - assolvimento di scuola professionale nonché in entrambi i casi attestato di qualifica di operatore/trice socioassistenziale oppure qualifica equivalente oppure - esame di stato (ex maturità) ad indirizzo pedagogico oppure nei servizi sociali nonché specializzazione metodologico-didattica di almeno 200 per tutti quanti e formazione nel settore della pedagogia riabilitativa non inferiore a 200 ore per coloro che sono in possesso dell'esame di stato (ex maturità). Fino all'anno scolastico 2009/10 compreso la specializzazione e la formazione in pedagogia riabilitativa possono essere acquisite anche dopo l'assunzione contemporaneamente all'esercizio della professione e pertanto non sono considerate requisiti d'accesso. - bilinguismo attestato C (dall'anno 2012/13 B). Attenzione: per questo profilo professionale valgono norme transitorie. Privati Ospizi e case di cura private, servizi privati di aiuto domiciliare, strutture assistenziali, cooperative sociali. Emerge, così, un profilo che va oltre quello dell ausiliario, ma che rispetto all OSS manca della parte sanitaria. Nell'ospedale quindi la figura di riferimento per le attività socio-sanitarie rimane l'oss che ha anche l obbligo legislativo di seguire la formazione ECM. Riferimenti: 32

37 Profilo OSS socio-sanitario/operatrice sociosanitaria Profilo OSA socioassistenziale Corso OSA VENETO L'Operatore Socio Sanitario è la figura professionale che trova origine nella sintesi dei distinti profili professionali degli operatori dell area sociale e di quella sanitaria e risponde in modo più adeguato all evoluzione dei servizi alla persona, intesa nella globalità dei suoi bisogni. Oggetto di una profonda revisione in termini di ruolo, di competenze e di contesto operativo, il profilo dell Operatore Socio Sanitario è stato definito dalla Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 22/02/2001 e recepito dalla Regione del Veneto con L.R. 16 agosto 2001, n. 20 (e successive modificazioni). I compiti dell Operatore Socio Sanitario: L Operatore Socio Sanitario soddisfa i bisogni primari della persona, nell ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario; favorisce il benessere e l autonomia dell utente. In particolare, si indicano di seguito le principali attività previste per l Operatore Socio Sanitario: a) assistenza diretta e aiuto domestico alberghiero: assiste la persona, in particolare non autosufficiente o allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale; realizza attività semplici di supporto diagnostico e terapeutico; collabora ad attività finalizzate al mantenimento delle capacità psicofisiche residue, alla rieducazione, alla riattivazione e al recupero funzionale; realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e gruppi; 33

38 coadiuva il personale sanitario e sociale nell assistenza al malato anche terminale e morente; aiuta la gestione dell utente nel suo ambito di vita; cura la pulizia e l igiene ambientale. b) intervento igienico-sanitario e di carattere sociale: osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio-danno dell utente; collabora all attuazione degli interventi assistenziali; valuta, per quanto di competenza, gli interventi più appropriati da proporre; collabora all attuazione di sistemi di verifica degli interventi; riconosce e utilizza linguaggi e sistemi di comunicazione-relazione appropriati in relazione alle condizioni operative; mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l utente e la famiglia, per l integrazione sociale e il mantenimento e recupero dell identità personale. c) supporto gestionale, organizzativo e formativo: utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio; collabora alla verifica della qualità del servizio; concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo, alla realizzazione dei tirocini e alla loro valutazione; collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequenta corsi di aggiornamento; collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero, alla realizzazione di attività semplici. Vedi allegato B LOMBARDIA L o.s.s. è un operatore di interesse sanitario che, a seguito dell attestato di qualifica conseguito al termine di specifica professionale, svolge attività indirizzate a soddisfare i bisogni primari della persona in un contesto sia sociale che sanitario e a favorire il benessere e l autonomia della persona. Tale attività è svolta sia nel settore sociale che in quello sanitario, in servizi di tipo socio-assistenziale e socio-sanitario, in ambito ospedaliero, residenziale e domiciliare. Svolge la propria attività in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti alla assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multi professionale. L o.s.s. è un operatore di supporto ad alta integrazione socio-sanitaria, opera in base a criteri di bassa discrezionalità e alta riproducibilità ed è affiancabile a diverse figure professionali sia sanitarie sia sociali. In ambito 34

39 sanitario è prevalente l integrazione con il personale infermieristico all interno delle equipe assistenziali. Agisce in base alle competenze acquisite ed in applicazione dei piani di lavoro e dei protocolli operativi predisposti dal personale sanitario e sociale preposto, responsabile del processo assistenziale. Negli ambiti delle attività e competenze individuate, l o.s.s.: opera in quanto agisce in autonomia rispetto a precisi e circoscritti interventi; coopera in quanto svolge solo parte dell attività alle quali concorre con altri professionisti (infermieri professionali, terapisti della riabilitazione, dietologi, educatori professionali etc); collabora in quanto svolge attività su precise indicazioni dei professionisti. Per il profilo formativo si veda l allegato A alla deliberazione 5101 del EMILIA-ROMAGNA L Operatore socio-sanitario è in grado di svolgere attività di cura e di assistenza alle persone in condizione di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, al fine di soddisfarne i bisogni primari e favorirne il benessere e l autonomia, nonché l integrazione sociale. Area professionale: assistenza sociale, sanitaria, socio-sanitaria. Vedi allegato 2. 35

40 3. LA FORMAZIONE Il tema della formazione costituisce parte integrante dell indagine poiché è una questione molto vasta che si articola in più dimensioni, tra cui il tirocinio che, per la sua altrettanto ampia articolazione, verrà trattato in un capitolo a parte. La formazione rappresenta inoltre l ambito su cui maggiormente l IRSRS intendeva monitorare gli effetti delle scelte e delle iniziative intraprese in questi anni. Come abbiamo avuto modo di vedere nella Figura 2, la gestione del corso OSS coinvolge non solo il personale IRSRS, i docenti e i tutor, ma richiede l impegno e la collaborazione anche degli enti ospitanti i tirocini, nelle figure dei coordinatori e dei supervisori. A tal fine sono stati ascoltati tutti questi punti di vista, assieme a quelli dei diretti interessati: studenti ed ex studenti. Dal confronto e dalla ricomposizione delle testimonianze dei diversi stakeholders è stato possibile dar forma ad una sintesi organica dei punti di forza, delle criticità e delle prospettive di sviluppo del corso OSS. Le varie posizioni infatti si completano a vicenda e offrono un quadro piuttosto articolato e dettagliato della formazione che il corso offre. Ad esempio, mentre gli studenti hanno potuto esprimersi maggiormente sugli aspetti organizzativi del corso, sul tirocinio, sull equilibrio tra teoria e laboratori; gli OSS che hanno frequentato la scuola dell IRSRS hanno potuto testimoniare anche della loro esperienza lavorativa successiva al corso e aggiungere dunque un elemento valutativo di grande interesse, ovvero il ruolo della scuola nella futura collocazione lavorativa e il livello della preparazione ricevuta in rapporto a quanto richiesto dalle strutture. Allo stesso modo le testimonianze dei coordinatori sono state molto importanti per acquisire un punto di vista esterno, sia per quanto riguarda la gestione dei tirocini, sia per quanto riguarda la valutazione degli studenti e degli OSS formatisi all IRSRS. Un primo dato da registrare è il riconoscimento, da parte degli OSS coinvolti nell indagine, dell importanza della capacità di osservazione e registrazione dei dati maturata durante il corso. Più precisamente i partecipanti al focus riconoscono di aver acquisito una buona capacità di analisi dei bisogni, selezione e passaggio delle informazioni. Competenze che si sono rilevate di grande utilità, non solo in ambito lavorativo, ma ancora prima, durante la ricerca di lavoro e, in particolare, per affrontare i concorsi. Da questo punto di vista, attribuiscono alla scuola il merito di aver fornito un metodo di osservazione e registrazione dati che ha messo gli studenti nelle condizioni di acquisire familiarità nella gestione del piano assistenziale. A posteriori, inoltre, riconoscono l utilità di aver imparato durante il tirocinio ad utilizzare le schede di relazione sugli utenti. OSS 2: facendo i concorsi, io ho visto che come eravamo impostati noi a fare gli esami e le schede e il tipo d impostazione proprio per far le schede, ho avuto meno difficoltà, son riuscita a fare concorsi, superare la prova scritta [..] Perciò l impostazione che ci hanno dato con queste schede a me è servita e ho sentito anche di altre nostre compagne di classe che hanno fatto altri concorsi. OSS 4: Una differenza che trovo ad esempio tra le persone che hanno frequentano il corso e quelle che non hanno il corso, è nella raccolta dati, nell osservazione, nella capacità di rilevare i bisogni e anche di passare i dati importanti. Come è stato riportato anche nel capitolo precedente, la capacità dell OSS di monitorare i cambiamenti degli ospiti e di saper riconoscere gli aspetti da riportare ai colleghi sono ritenute importanti anche dai coordinatori, specialmente per quanto riguarda i contesti di 36

41 RSA. Ciò evidenzia una relazione positiva tra quanto insegnato e quanto richiesto dalle strutture lavorative. Sempre per quanto riguarda il rapporto tra formazione e accesso al mondo del lavoro, si registra un opinione condivisa sulle possibilità di avanzamento e stabilizzazione professionale che la qualifica OSS garantisce. L avanzamento può essere sia di carattere remunerativo, sia di ruolo. Tuttavia non sempre gli OSS vengono assunti con l inquadramento corrispondente alla loro qualifica, molti sono ancora assunti come OSA. OSS 8 La cosa positiva di aver fatto il corso è stato che dopo tre mesi mi hanno fatto subito il contratto a tempo indeterminato, non ho avuto più remunerazione, perché sul contratto c è scritto OSA, siamo tutte OSA, però, se non altro, rispetto a colleghe che da anni son lì che continuano a firmare rinnovi, io mi sono subito messa a posto e francamente son contenta così. Queste considerazioni si ricollegano al discorso appena affrontato sulla reale spendibilità del profilo OSS, ma come abbiamo visto si tratta di una valutazione molto complessa, che chiama in causa sia la gestione interna delle singole strutture, sia i vincoli legati ai fondi erogati dalla Provincia. Per quanto riguarda la valutazione della preparazione degli studenti, sia i tutor sia i coordinatori non rilevano evidenti differenze tra un corso e l altro. Può essere tuttavia interessante riportare alcuni commenti che restituiscono meglio le sfumature di significato tra un opinione e l altra. C: Ho fatto per 3 anni anche la tutor in ospedale e devo dire che forse i primi anni in cui ho conosciuto la scuola dell IRSRS qualche differenza magari c era forse dal punto di vista teorico, forse, ma non so se ero anche io condizionata da questo luogo comune. Mentre negli anni credo che, se c era, si sia attenuato [ ] No io non noto differenze e non notano differenze neanche i miei operatori, abbiamo avuto modo di confrontarci. Loro non sanno spesso da dove vengono, o meglio lo sanno, io glielo dico, ma non se lo ricordano perché non è veramente rilevante. Tutor 5: io posso fare il confronto col corso delle Barelli. Hanno un modo un po diverso di seguire i tirocini, però tutto sommato diciamo che vedo che le preparazioni possono essere sovrapponibili. S5 a me sembrano più preparati [ndr: gli studenti dell IRSRS].[...] o son cambiati come ragazzi che son più svegli, non lo so.. ma mi sembrano molto più pronti. Una volta erano molto più lenti ad apprendere. Adesso sono o più preparati, più.. consapevoli di quello che vanno a fare, insomma. Complessivamente viene sottolineato che in questi anni l IRSRS ha elaborato un percorso formativo di qualità e oggi offre un corso di buon livello, sia nella parte sanitaria sia nelle competenze relazionali e assistenziali. Permangono però delle differenze tra i corsi OSS non tanto nella preparazione, quanto nell impostazione che gli studenti acquisiscono e nell attenzione che rivolgono ai parametri sanitari e agli aspetti relazionali. C1: Avendo sia i tirocinanti dell Istituto regionale che quelli dell Azienda io percepisco, però più a livello di percezione mia, una maggiore attenzione alle tecniche sanitarie da parte di quelli studenti (Azienda), invece percepisco comunque una maggiore attenzione anche relazionale da parte dei vostri (IRSRS). Nel senso che a volte mi sembrano più precisi forse gli studenti dell Azienda rispetto alle tecniche sanitarie [ ] cioè quelli dell Azienda mi sembrano un pochino 37

42 più preparati a volte sulla teoria, però io apprezzo di più essendo in ambito di RSA l apertura dello studente vostro. [ ] cioè vedo ancora che c è più attitudine fra virgolette all RSA nei vostri studenti però dipende poi sempre dagli studenti che arrivano in tirocinio.. ST4 sono due linee diverse secondo me. Allora, questa segue un attimino di più quel che è il sociale (concordano), la sanitaria che è quella proprio che ho fatto io.. io mi ricordo i due anni di corso che ho fatto, secondo me pensavano che uscissimo tutti dei neurologi! Perché è molto più sanitaria, molto più tecnica cioè avete proprio due linee diverse.. cioè mi arrivano due persone dallo stesso corso.. completamente diverse. Perché una va a vedermi l armadietto farmaceutico, i detersivi e le tacche e misurano le frazioni dei detersivi per pulire per terra.. l altro invece mi guarda più il sociale... CT2 io ho visto delle differenze ad esempio.. posso inserire questo elemento? Forse a voi fa anche piacere.. cioè, io ho visto operatori che fanno la scuola della sanità, e operatori vostri. Ecco, sicuramente l operatore che fa questa scuola ha degli elementi in più di capacità di relazione, o comunque di entrare, di sperimentarsi in quella dimensione là. La dimensione invece che io ho visto negli operatori che escono da là, sono degli operatori effettivamente più sanitari, cioè, letteralmente.. d altronde, spesso sono poi diretti in ospedale, in casa di riposo [ ] Personalmente per il tipo di struttura di cui mi occupo [centro diurno ndr.], io preferisco il vostro tipo di profilo, non ho dubbi. Insomma, è l operatore che sa stare dentro una struttura, cioè che comunque.. anche dentro alle dinamiche di un équipe. Questo è un elemento.. secondo me anche da conservare eh.. non da omologare con questa idea che tutto diventa sanitario. ST4 dipende in che contesto s inseriscono.. perché finché vengono da me (centro diurno ndr.), io preferisco.. preferisco è una brutta parola.. preferirei.. da me si guarda di più l aspetto sociale. Mi vien da dire se ci fosse qui una collega che lavora in ospedale, preferirebbe sicuramente l aspetto tecnico, sanitario. Le testimonianze qui presentate fanno pensare all esistenza di due modelli di operatore socio-sanitario: uno più rivolto all affiancamento del personale sanitario, l altro più rivolto ad un lavoro di assistenza della persona in contesti di RSA o a livello domiciliare. Queste osservazioni si ricollegano alla riflessione sviluppata nel capitolo precedente sul gap tra profilo formativo e profilo lavorativo: le attività dell OSS sebbene disciplinate da un profilo unico a livello legislativo, si declinano in modi molto diversi nei vari contesti lavorativi. Di conseguenza, le peculiarità formative di ogni scuola costituiscono una sorta di orientamento al lavoro e per questo sono state valutate positivamente da alcuni coordinatori perché permettono all operatore di esprimere meglio la sua vocazione e alla struttura di avere un OSS più adatto a quel tipo di utenza e di attività. Secondo i tutor gli studenti stessi non sempre hanno una visione corretta del ruolo dell OSS e attribuiscono una responsabilità molto grande alla scuola che dovrebbe cercare di contestualizzare la formazione e far capire che le diverse tipologie di servizi hanno obiettivi e necessità molto diverse sia per questioni organizzative interne, sia per motivi legati al tipo di utenza. Tutor 1: Secondo me la scuola ha una grossa responsabilità nel far capire allo studente qual è il suo ruolo. Perché noi possiamo dire allo studente guarda che il ruolo è così, guarda nella mobilizzazione tu devi essere in grado di fare queste attività, sono di tua competenza, però se poi io non gliele faccio sperimentare come tali, oppure faccio dei programmi formativi che hanno un livello molto alto, probabilmente gli insinuo il dubbio che forse la competenza sia più elevata. C1: credo che la scuola dia una preparazione e delle aspettative che non sono attinenti alla realtà. In casa di riposo no. Va bene per l Azienda, magari va bene per il domicilio, ma in casa di riposo, loro vengono poveretti e capisco che si sentano frustrati. 38

43 Tutor 3: Il secondo anno lo studente comunque nelle realtà dove va si sperimenta anche nella parte sanitaria.. però poi in ambito lavorativo questo non viene portato avanti però fa parte del progetto per lo studente e in quel progetto si raggiungono tutti gli obiettivi previsti per il suo profilo, però poi nella realtà operativa, per questioni organizzative, probabilmente.. penso più per quello.. e anche per difficoltà di cambiamento. A dispetto delle specificità di ciascun ambito lavorativo, un osservazione trasversale a tutti i tipi di strutture riguarda il rapporto tra competenze tecnico-sanitarie e relazionali. I coordinatori insistono sul fatto che la dimensione sociale è un prerequisito di base per lo svolgimento di questa professione, diversamente dalle tecniche sanitarie che cambiano continuamente e implicano un aggiornamento periodico. In particolare le capacità relazionali risultano sempre più determinanti specialmente nel contesto domiciliare, dove gli operatori si trovano a gestire direttamente anche la relazione con i familiari. L aumento di casi di demenza inoltre prevede una preparazione specifica per gestire situazioni delicate. S5 che tu esci da una scuola dell Azienda o dell Istituto, io penso che l aspetto relazionale sia la cosa più importante.. perché per fare uno stick lo puoi imparare, ma la relazione se non hai dietro questi due anni corposi che ti hanno insegnato.. io penso che.. perché adesso a domicilio abbiamo tanti utenti psichiatrici.. quindi lì, diciamo che hanno i loro infermieri per le medicine.. e poi il resto è tanta, tanta, tanta relazione. Infine, parlare del livello di preparazione degli studenti significa affrontare anche la questione della selezione e della valutazione. Qui ci limitiamo a trattare gli aspetti legati alla formazione teorica, ma il tema della valutazione verrà ampiamente ripreso e approfondito nel capito dedicato al tirocinio. Gli aspetti più critici sono stati segnalati proprio da coordinatori e supervisori che seguendo gli studenti durante il tirocinio possono osservare sia il livello di preparazione, sia l attitudine e le capacità relazionali. La testimonianza seguente è particolarmente interessante perché offre una valutazione complessiva del corso e introduce una riflessione sul rapporto che l IRSRS ha instaurato con gli studenti. C1: In questi 4 anni io ho notato comunque che i tirocinanti dell irsrs sono più preparati. Se anni fa io la percepivo un po di differenza anche in termini qualitativi come formazione rispetto all Azienda... noi siamo infermiere, quindi..siamo probabilmente un pochino di parte (sorride).. quindi a volte avevo un po la sensazione dal punto di vista teorico che fossero meglio.. invece non ce l ho più così tanto.. secondo me c è stata una bella crescita.. (Coordinatrice 2: anche secondo me) proprio tanto insomma.. e poi a me piace molto l attenzione alla persona che c è con tutti i limiti che questo comporta, però.. I limiti a cui si riferisce la coordinatrice riguardano la sensibilità che contraddistingue lo staff dell IRSRS nell accompagnamento degli studenti; un attenzione alle esigenze degli studenti ritenuta talvolta eccessiva, specialmente quando va ad incidere nella gestione dei tirocini e a rallentare il processo di selezione degli studenti. Pur riconoscendo che fino allo scorso anno c erano dei vincoli oggettivi (v. nota 12 capitolo 1) che impedivano di fermare uno studente che pure si riteneva non avesse le caratteristiche per proseguire, molti coordinatori ritengono che l IRSRS sia stato più indulgente di altre scuole e richiedono dunque maggior fermezza nella selezione, a partire da quella iniziale. I coordinatori rilevano la necessità di valutare non solo le capacità di apprendimento, ma anche l attitudine. Ecco le osservazioni di alcuni supervisori: S8: io ho visto che c è la tendenza, e questo diventa un problema poi per noi lavoratori, che la struttura dell irsrs tende a.. lasciar andare, lasciar correre.. a proteggere un po gli studenti.. invece son più selettivi alla scuola all Azienda. E questo poi si ripercuote sul lavoro perché 39

44 quando ci arriva un nuovo assunto e te lo ritrovi con delle carenze drammatiche.. lì la colpa secondo me è della scuola. E poi ci dobbiamo lavorare assieme e pagare le conseguenze noi e tutto il gruppo. Quindi la selezione va fatta anche con la presa di coscienza dei supervisori, che quando è il momento devono dire no, il tirocinante, non va, ha troppe lacune per farlo procedere, dobbiamo fermarlo. In questo mi ci metto dentro anch io perché a volte la bontà prevale sulla ragione. S4 arrivano dei tirocinanti veramente preparati, che è un piacere avere il tirocinante, altri che.. dici come mai è arrivato fin qui questo?.. come mai? O che è cambiato qualcosa da quando l ho fatta io, perché uno così magari l avrei già mandato a raccogliere patate! Personalmente mi faccio a volte queste domande. Saran più remissivi a scuola, più larghi di manica.. cos è successo? Quando l ho fatta io ne han fermati 10 dopo il primo mese insomma.. A margine di queste riflessioni va precisato che le differenze percepite durante il tirocinio non sono completamente attendibili perché scontano una certa variabilità dovuta al programma seguito dalla scuola e alla collocazione del tirocinio rispetto al piano di studio. In altre parole ci sono studenti che possono apparire meno preparati sul fronte sanitario semplicemente perché le lezioni non sono arrivate ad affrontare quegli aspetti. Fatta questa precisazione rimane tuttavia la critica di fondo sulla necessità di valutare con più rigore attitudine e capacità. Laboratori La formazione attraverso laboratori costituisce una parte importante del corso perché rappresenta un tipo di lezione che si colloca a metà strada tra la teoria e il tirocinio e che permette agli studenti di familiarizzare con le tecniche, di acquisire manualità e di mettersi alla prova prima di affrontare le situazioni reali che si possono incontrare nel tirocinio. Per questo studenti, ex studenti, tutor e supervisori concordano nel ritenere che i tirocini andrebbero potenziati. I laboratori rappresentano infatti anche delle occasioni in cui simulare delle situazioni critiche per vedere come potrebbero essere gestire, non solo da un punto di vista tecnico-sanitario, ma anche sotto il profilo relazionale. ST4: Perché non è la procedura che la fai dieci volte e la impari, la parte relazionale è una parte difficile, perché ti devi relazionare con tutti in una maniera diversa, perché devi rispettare tutte le personalità che hai vicino.. pertanto se uno studente non arriva minimamente preparato, che sa che ogni persona è diversa dalle altre, che con ogni persona devi attuare dei dialoghi diversi, etc.. io ho visto molta difficoltà negli studenti Tutor 1: delle cose che ho già proposto alla scuola [ ] Ecco, dei laboratori dove gli studenti si sperimentino, soprattutto gli studenti magari in difficoltà dal punto di vista relazionale, in quanto ritengo che l OSS sia la persona che in assoluto ha più contatti sia col paziente, l ospite, e sia col familiare. E quindi veramente deve avere una buona capacità, una buona competenza. E questa secondo me deve essere sperimentata, non solo dal punto di vista teorico. ST4 abituarli anche un attimino anche alla relazione, da me arrivano persone che magari stanno mute una settimana.. dove da me il punto cardine è la relazione! È l osservazione, è il mettersi (in gioco) a disposizione e al servizio di quelle persone, perché da noi non è che ci sono persone che hanno bisogno del cambio del catetere o delle piaghe da decubito.. da noi ci sono persone che vanno dal malato d Alzheimer, a qualsiasi tipo di demenza senile, alla semplice vecchiaia.. si potrebbero fare dei laboratori ad esempio.. preparare lo studente.. deve partire dalla scuola.. In prospettiva, un altra valenza del laboratorio potrebbe essere quella di declinare la teoria rispetto ai vari contesti lavorativi e di mettere in luce le peculiarità e i limiti di 40

45 ciascun servizio. In altre parole, i laboratori potrebbero mettere in scena diverse possibili applicazioni del profilo OSS. S4 io farei più laboratori in classe, in modo da preparare lo studente a cosa andrà incontro.. laboratori di relazione, laboratori di osservazione.. e proprio metterlo davanti al caso e vedere come.. in modo tale che venga minimamente preparato a quel che va incontro.. perché secondo me tanti arrivano, si aspettano una cosa e se ne trovano un altra.. di conseguenza vedi lo sballamento totale. ST4 li spaventa un po il territorio. Da me arrivano che non conoscono gli obiettivi, le finalità di un centro diurno. Ci associano alla casa di riposo e.. andiamo ben lontani dalla casa di riposo! O dal domicilio! Anticipando in parte il contenuto del paragrafo seguente, che presenta i principali suggerimenti raccolti sul tema della formazione, vale la pena collocare qui la riflessione di un supervisore che proprio rispetto alla relazione tra formazione e ambiti lavorativi suggerisce di portare un po di esperienza sul campo all interno della scuola. Come? Attraverso il coinvolgimento dei supervisori, ovvero di coloro che seguono i tirocinanti e che quindi potrebbero fare da filtro sia verso l esperienza di tirocinio, sia verso la realtà lavorativa. Questa proposta, a ben vedere, va proprio nella direzione di sviluppare un dialogo più stretto tra scuola e strutture in modo che la preparazione degli studenti sia adeguata alle diverse tipologie lavorative e si riducano alcuni stereotipi o aspettative con cui gli studenti arrivano ad affrontare il mondo del lavoro. Inoltre si tratta di un iniziativa che dovrebbe facilitare anche gli enti che ospitano il tirocinio perché va proprio nella direzione di preparare gli studenti non ad un esperienza generica, ma ad uno specifico tipo di servizio e di utenza. S8 io il suggerimento ce l avrei: allacciare un rapporto di docenza coi supervisori, cioè far sì che i supervisori entrino a scuola come docenti, facendo dei laboratori, delle cose pratiche. Laddove poi possiamo riscontrare il lavoro fatto sul campo di battaglia, secondo me sarebbe utile anche perché è un valore il supervisore nelle strutture. Almeno io lo considero un valore. E uno che dà la disponibilità di seguire il tirocinante e si accolla quindi tutto l onere, secondo me sarebbe opportuno farlo partecipe nel momento della semina, nel momento della preparazione.. magari negli incontri pre-tirocinio, magari per raccontare.. elaborare prima e preparare alla.. no so, però rendere partecipi i supervisori sarebbe una cosa fantastica. Pagando. (risata) Osservazioni e suggerimenti Le indicazioni relative alla formazione provengono principalmente dagli studenti in corso e dagli ex studenti, che hanno potuto confrontare la preparazione con il contesto lavorativo in cui operano. Sono emerse delle considerazioni importanti sul percorso formativo che suggeriscono di rivedere l organizzazione dei corsi in rapporto ai laboratori e ai tirocini. Sostanzialmente, lasciando invariato il numero di ore complessivo, gli studenti sono concordi nel ritenere molto utili i momenti laboratoriali, come occasione per imparare facendo, per tradurre le conoscenze teoriche e mettersi alla prova con situazioni che possono realmente accadere nel mondo del lavoro. In sintesi le altre questioni sollevate dagli studenti sono: 1. rivedere l organizzare di lezioni e tirocini cercando di anticipare alcune materie, come psicologia della comunicazione, che aiuterebbero ad poter affrontare meglio i tirocini 41

46 2. rivedere l organizzazione degli esami perché se fatti tra un tirocinio e l altro e durante il periodo di lezione, risulta difficile prepararsi, specialmente per chi lavora 3. limitare le ripetizioni di alcuni contenuti 4. aumentare il n. di laboratori perché alla pratica è riconosciuto una maggiore incisività (lo stesso dicasi per il metodo del role playing) 5. proseguire l iniziativa dei gruppi studio e delle ore dedicate all acquisizione di un metodo 6. rivedere la distribuzione delle ore di lezione: ampliare alcune materie (Psicologia della comunicazione, Etica e di approccio alla patologia) e ridurne altre (metodologia del lavoro, microbiologia e legislazione) per dare una preparazione più aderente alle competenze richieste nel mondo del lavoro 7. Aumentare le ore di tirocinio in ambito specifico Vale la pena sottolineare che alcuni cambiamenti sono già stati introdotti dall IRSRS, tra questi l inserimento di lezioni di etica, di mediazione culturale e un percorso dedicato al metodo di studio, che è stato molto apprezzato. Si tratta di iniziative adottate proprio in seguito al confronto con gli studenti. Tenendo conto di alcune loro difficoltà e delle esigenze segnalate sono stati introdotti questi corsi per supportare il percorso di studio e per completare la preparazione affrontando anche gli aspetti etici e culturali di questa professione. Uno degli obiettivi di questa ricerca era proprio quello di allargare e incentivare il dialogo con gli stakeholders proprio per poter individuare gli ambiti di miglioramento, e, dove possibile, rendere operativi i suggerimenti raccolti. Se prendiamo in esame il punto di vista degli ex-studenti, risulta evidente che i loro suggerimenti tengono conto della loro esperienza lavorativa e sono dunque particolarmente interessanti perché rispecchiano le esigenze degli enti. Cogliere i loro suggerimenti significa, in altre parole, proiettarsi negli ambiti lavorati e ripensare la formazione in modo mirato alle situazioni che gli operatori si trovano ad affrontare. A livello generale anche gli ex- studenti ribadiscono l importanza dei laboratori, ma, allo stesso tempo, introducono un tema molto importante legato alla formazione continua. Per gli operatori è cruciale poter partecipare a dei momenti di aggiornamento e approfondimento di specifiche tematiche legate al contesto lavorativo e al cambiamento dell utenza. La formazione continua inoltre è vista come una forma di rimotivazione e di mantenimento di un livello adeguato di preparazione. Ecco alcuni commenti: OSS6: sì io ho visto durante la scuola che erano molto pochi i laboratori, tutto bene sul lato teorico però su quello che riguardava la pratica non.. in effetti io quando sono entrata in ospedale per quel periodo, un anno e mezzo, io all inizio ero un po così così perché non avevo manualità. OSS 1: purtroppo le ore sono poche, bisognerebbe che fossero tre anni addirittura il corso OSS! perché ci sono davvero tanti aspetti, e in più son sempre più complessi, ci son veramente patologie che adesso sono in vertiginoso aumento, come l Alzheimer OSS 5: volevo aggiungere una cosa, perché secondo me mettere tutto questo che si è detto, che è interessante anche per conto mio, all interno di un corso, significa comunque che uno viene fuori con una testa che veramente è difficile mettere a fuoco qualcosa. Invece secondo me sarebbe interessante che chi fa il corso OSS poi dia la possibilità di fare degli stage o dei momenti di approfondimento successivi.. OSS1 soprattutto per la rimotivazione, perché se non viene tenuta alta la motivazione per cui uno ha cominciato a fare questo lavoro secondo me cade tutto il palco e corsi di 42

47 aggiornamento a livello base, anche solo sulle procedure, se vogliamo, no? Cambiano in continuazione, vengono aggiornate veramente velocissimamente. OSS 1: diventan sempre o corsi di giornata.. troppo generalizzati e dispersivi.. dovrebbero concentrare magari anche una giornata però su un argomento da fare un pochino meglio, un po più approfondito sotto vari aspetti In sintesi le altre questioni sollevate dagli ex-studenti sono: 1. approfondimento sulle diverse patologie, ad esempio l alcolismo, le malattie mentali, con particolare attenzione all Alzheimer, e sviluppo di alcune tematiche come l accompagnamento alla morte. 2. preparare ad affrontare e gestire alcune dinamiche relazionali specialmente per quanto riguarda la demenza e i contesti domiciliari 3. ampliamento dei laboratori 4. preparazione degli studenti all esperienza di tirocinio (conoscenza preventiva dei contesti lavorativi, dell organizzazione interna della struttura, degli obiettivi del tirocinio) 5. incrementare i rapporti tra scuola e struttura in modo che lo studente abbia la possibilità di inserirsi bene e che la struttura possa avere un quadro generale dello studente per affiancarlo e valutarlo meglio. 6. attivare corsi di perfezionamento, aggiornato e di rimotivazione 7. preparare i supervisori Gli ultimi quattro punti riguardano in maniera specifica il tirocinio e saranno infatti sviluppati nel prossimo capitolo. Sono stati introdotti qui perché fanno parte delle osservazioni e dei suggerimenti che gli utenti del corso OSS (studenti ed ex studenti) hanno elaborato rispetto al loro percorso formativo che comprende sia la formazione in aula sia l esperienza di tirocinio. Come vedremo nel prossimo capitolo le questioni relative al rapporto scuola-ente, all esperienza di tirocinio e alla preparazione dei supervisori sono state riprese anche da coordinatori, tutor e supervisori. L analisi dei focus ha restituito una situazione complessa a causa delle reciproche implicazioni tra le varie dimensioni. Ciò rende auspicabile una visione d insieme in cui la formazione sia sempre più attenta alle esigenze delle strutture e tenga conto dei cambiamenti dell utenza e dei vincoli organizzativi. 43

48 4. IL TIROCINIO Dopo questa panoramica generale sul corso, vale la pena approfondire la riflessione sul tirocinio che costituisce parte integrante dell intero percorso (700 ore su 1400). Oltre alla rilevanza numerica, il tirocinio è ritenuto cruciale anche da un punto di vista qualitativo. Si tratta infatti di un esperienza fondamentale per mettere in pratica gli aspetti teorici affrontati in aula; per misurasi con le realtà organizzative e le loro diverse modalità di lavoro e per mettersi alla prova con le problematiche degli utenti. Se andiamo a recuperare le testimonianze degli OSS che hanno studiato all IRSRS, una delle prime riflessioni riguarda proprio il peso del tirocinio nelle future scelte lavorative. Le esperienze riportate dai partecipanti al focus evidenziano però una scarsa corrispondenza tra il tirocinio e la situazione lavorativa. In particolare, il tirocinio in RSA è risultato più ostico della successiva esperienza lavorativa, mentre, per quanto riguarda il contesto domiciliare, il problema maggiore è stato il venir meno di una dimensione d equipe e trovarsi a diretto contatto con l utente senza il supporto del tutor, e, in molti casi, senza un gruppo di operatori con cui confrontarsi. OSS 2: la cosa che mi piace di più è la parte appunto relazionale, cosa che non avrei pensato perché uscendo dal corso non era una delle mie idee, l RSA. Per le esperienze che avevo avuto di tirocinio non mi attirava.. mi sembrava più una catena di montaggio OSS 5: però ti ripeto che io dall esperienza che ho avuto dal tirocinio mai avrei pensato di andare in una RSA, perché non era quello che avrei cercato. L esperienza avuta nel tirocinio, anche quando piuttosto forte o negativa, non va tuttavia ad escludere completamente certi ambiti lavorativi. Si è osservato, infatti, che l influenza che il tirocinio esercita nelle scelte lavorative, pesa soprattutto a livello di aspettative o di pregiudizi con cui si affronta poi l ingresso nel mondo del lavoro, ma non pregiudica completamente la scelta di un determinato settore. Probabilmente gli studenti riescono a contestualizzare il tirocinio e la struttura in cui sono stati e a riconoscere che una breve esperienza può non essere indicativa di un intero sistema di servizi, considerando anche che ciascuna realtà organizzativa ha regole e ritmi propri che non possono essere generalizzati ad altre strutture. Preparazione al tirocinio La gestione dei tirocini si è rilevata piuttosto complessità perché più attori (studenti, tutor, coordinatori, supervisori) sono contestualmente coinvolti e ciascuno affronta questa attività con aspettative, vincoli e opportunità diverse, non sempre tra loro affini. Poiché il tirocinio rappresenta una parte del corso al suo interno molto articolata vale la pena presentare le varie fasi a partire dalla preparazione dei tirocinanti e dal contatto con le strutture. Una considerazione su cui concordano sia gli OSS 23, sia i coordinatori riguarda l utilità di preparare i tirocinanti non tanto a livello teorico, quanto a riflettere sul significato e sul tipo di esperienza che andranno a fare nei vari contesti. Si tratta quindi di un introduzione che serve a mettere lo studente nelle condizioni di inserirsi 23 Vale la pena ricordare che gli OSS sono portatori di una doppia testimonianza: quella del loro percorso formativo all IRSRS e quella lavorativa. In tale veste si trovano a vedere passare nella struttura in cui lavorano diversi tirocinanti, in alcuni casi addirittura ad affiancarli in veste di supervisori. Le loro testimonianze dunque tengono conto sia della loro esperienza di tirocinio, sia di quella degli studenti che ora si trovano a seguire. 44

49 meglio nella struttura e di abbandonare pregiudizi, luoghi comuni o aspettative che agiscono come filtro e rendono più difficile il rapporto col personale. La preparazione al tirocinio dovrebbe inoltre servire ad organizzare bene il tempo a disposizione e a chiarire gli obiettivi su cui concentrarsi. Poiché si tratta di esperienze brevi di cui la prima parte consiste principalmente nell ambientamento, diventa importante predisporre un programma di massima su cui sviluppare il tirocinio. Come si legge nella testimonianza seguente la preparazione dovrebbe coinvolgere anche la struttura che ospita il tirocinante attraverso una visita in cui lo studente inizia a familiarizzare con l organizzazione e un incontro tra i soggetti coinvolti nel tirocinio (studente, tutor e supervisore) affinché possano conoscersi, confrontarsi sugli obiettivi e su eventuali lacune e difficoltà dello studente, e impostare un percorso condiviso. S8 secondo me le cose importanti sono: 1. L obiettivo chiaro, cioè sapere cosa deve fare o dove può arrivare il tirocinante, che sia chiaro a lui e sia chiaro a chi lo segue. Sarebbe da potenziare l aspetto delle visite mirate, fatte prima, in modo che arriva in struttura e sa già dov è lo spogliatoio, dov è.. dove sono i prodotti per l igiene.. sa già muoversi all interno della struttura, in modo da non caricare i supervisori di un lavoro eccessivo, perché sappiamo benissimo che l assistenza ha molte variabili e si sanno il giorno in cui accadono: trovarti con un operatore in meno e il tirocinante da gestire, e anche perso perché non è mai stato nella struttura, è drammatico, e su questo sostengo le colleghe. Quindi, le visite mirate come si faceva, come forse si fa tutt ora, però stanno diminuendo.. dove c era la conoscenza ambientale, la conoscenza dei prodotti etc secondo me sono un bene. È un valore aggiunto. E soprattutto una conoscenza pre-tirocinio del supervisore. Cioè, non passare dai filtri, la coordinatrice di struttura, passa al coordinatore, che poi sceglie.. Coordinatori e supervisori ritengono importante coinvolgere lo studente nella condivisione degli obiettivi del tirocinio e renderlo partecipe e consapevole dei suoi punti di forza e di debolezza (anche in relazione a precedenti tirocini) al fine di lavorare sugli aspetti che non sono ancora stati affrontati o sulle carenze che lo studente dovrebbe colmare. Riportiamo due testimonianze a titolo esemplificativo: C2. Secondo me è importante che ci sia un momento iniziale di confronto fra.. queste tre figure.. no? quindi chi rappresenta l ente in cui si fa tirocinio, il tutor e lo studente, questo secondo me è fondamentale perché lo studente deve capire che è lui che si deve costruire il suo percorso, quindi io ti do delle opportunità, però io devo gestire la mia struttura, quindi.. dove io non arrivo devi arrivare tu, nel senso sei tu che se non hai fatto una cosa allora mi devi dire guarda io avrei piacere di fare questa cosa. Quindi veramente che sviluppino delle capacità di autoapprendimento e secondo me è determinante questo primo incontro. C: Lo studente deve sapere, si dovrebbe giocare a carte scoperte, e a volte la tempistica che dicevo prima non lo permette, allora io mi trovo lo studente che dopo 10 gg mi racconta la sua versione che non è quella che mi ha raccontato il coordinatore dei tutor e che non è quella che poi ho condiviso col tutor. Cioè siamo in 4 a ragionare intorno a una cosa, allora fermiamoci un attimo. In questa fase la scuola e l ente hanno la possibilità non solo di concordare la tempistica, gli orari ed altri aspetti organizzativi, ma anche di inquadrare il percorso dello studente (specialmente se al secondo ciclo) e condividere le criticità. Un punto che è stato sottolineato più volte riguarda proprio l importanza dei rapporti scuola - ente nella fase di avvio del tirocinio. Si ritiene strategica la collaborazione tra struttura ospitante e tutor affinché ci sia un accompagnamento al tirocinio e una valutazione seria del percorso anche per limitare i casi di persone che vanno avanti per anni pur dimostrando di non avere capacità o attitudine per questa professione. CT2 qui posso riferire che c è una differenza tra la sanità e l IRSRS: la sanità non dà nessuna informazione, nel senso che qualsiasi informazione viene ritenuta come una violazione della 45

50 privacy.. ma a me interessa capire su che cosa questa persona va fatta lavorare, insomma.. in maniera tale che comunque anche noi contribuiamo. Benissimo, questa cosa non viene percepita. Cosa al contrario che voi invece fate e questo è assolutamente positivo. E comunque così se quella persona ha dei vuoti rispetto a qualcosa, tu lo aiuti a affrontarli, sperimentarli.. sarà poco 3 settimane, però alcune cose.. magari le vede.. e comunque lui prova! CT5 anche perché sembra che sia un onere, però effettivamente anche l ente che accoglie al suo interno dei tirocinanti ha tutto l interesse a far sì che questi tirocini vengano seguiti in modo adeguato, perché poi sono gli operatori che ci si ritrova.. con i quali ci si ritrova a lavorare, quindi voglio dire.. in questo senso forse.. cogliere questo aspetto sia da una parte che dall altra è un elemento importante.. Secondo alcuni coordinatori, la presentazione dello studente alla struttura è importante ma allo stesso tempo delicata perché deve essere equilibrata: mettere l ente nella condizione di poter formare e sostenere lo studente senza influenzare eccessivamente il supervisore. C: sicuramente l avere una presentazione più accurata che va guidata perché non deve diventare un qualcosa che alimenta il pregiudizio: allora ti etichetto lo studente questo qui non è bravo e così abbiam già fatto la scheda di valutazione, no non è questo, ma ti dico: guarda le aree di difficoltà di questa persona sono queste [ ] E soprattutto un secondo anno, per il tempo breve che c è, per la specificità del secondo anno, se io ho già dei punti dei forza, possiamo anche non lavorarci più. C1: Io sono contenta di non sapere troppo dello studente. Secondo me è giusto. Perché così lo valuto per come è, quindi può anche avere avuto un esperienza negativa però si tira su, riparte.. è un occhio valutativo diverso, può esserci qualcosa che non ha funzionato, col supervisore o col contesto, uno è andato semplicemente in crisi.. sono stata tirocinante anche io e io sono contenta.. ero contenta che mi rivalutassero da capo. [ ] Poi però una cosa che secondo me è importante è anche fare un contratto con lo studente in cui sia lo studente che ti deve portare le sue difficoltà. [ ] ecco forse alcune cose invece van segnalate dal tutor, se ci sono lacune teoriche, aspetti di questo tipo è meglio per noi saperlo, nel senso che è un aspetto che è oggettivo, voi l avete già visto a scuola, quindi è una difficoltà che c è.. e lì noi ci possiamo lavorare. Perché se non lo sappiamo, magari non diciamo al supervisore di indagare bene in certi aspetti, e potrebbe poi passare inosservata perché noi non lo vediamo nella quotidianità, quindi è un aspetto che è bene filtrare al supervisore. Tutto ciò che io posso filtrare al supervisore perché possa aiutare lo studente, è utile che io lo sappia, no? poi, invece, secondo me tutto quello che riguarda l atteggiamento, non so, difficoltà relazionali, queste cose, forse è opportuno che non ce le diciate, perché poi così le rivalutiamo. Si è così venuta a delineare un percorso di tirocinio articolato in tre momenti: una fase precedente l avvio in cui i tutor preparano l esperienza di tirocinio condividendo col supervisore le aree di eccellenza e le carenze, un momento collegiale di confronto con lo studente e una fase di valutazione in cui la scheda viene preparata dai supervisori assieme ai tutor. C: l ottimale sarebbe che il tutor potesse esser presente nella struttura nei primissimi giorni, cioè il tutor che ti arriva dopo 5-6 giorni è un grosso, un grosso, un grosso limite. Perché il tutor è comunque il fulcro che convoglia le informazioni di cosa è stato prima e di cosa è adesso Questa testimonianza suggerisce di rivedere i momenti in cui il tutor si confronta con i supervisori perché è proprio all avvio del tirocinio che sarebbe importante una condivisione seria dell impostazione e degli obiettivi. Come si può capire già da queste prime considerazioni, la gestione di un tirocinio è molto complessa perché chiama in causa una molteplicità di aspetti: dalla disponibilità dei tutor e dei supervisori, all attività di valutazione. 46

51 Nella Tabella 4 vengono presentati i principali passaggi ritenuti cruciali per un buon tirocinio. Tabella 4 prima inizio durante/fine dopo Attori coinvolti tutor studente Preparazione dello studente all esperienza tutor studente coordinatore/supervisore Condivisione degli obiettivi del tirocinio e della situazione dello studente tutor supervisore Confronto valutazione e scuola ente Feedback sull esperienza L elevato grado di interazione tra scuola ed ente ospitante dà la misura della complessità della gestione dei tirocini, ma suggerisce anche che affinché gli interventi siano efficaci è necessaria la collaborazione tra tutti questi soggetti. Come vedremo in seguito, affrontando il tema della valutazione, quando vengono introdotte delle novità non è scontato che si ottengano dei benefici se queste non sono state concordate e interiorizzate anche dagli altri attori. In altre parole, non è sufficiente che un solo tassello dell ingranaggio sia ben oliato per far funzionare l intero meccanismo. Questo andrebbe ricordato anche quando si considerano le criticità. Infatti, vista l interdipendenza tra gli attori, se ci sono delle resistenze da una parte, queste inevitabilmente ricadono sull intero percorso. Studenti-lavoratori La presenza di studenti lavoratori in parte è legata a motivazioni personali di approfondimento/aggiornamento, ma principalmente si spiega con la ricerca di una stabilità lavorativa o di un avanzamento professionale. Le stesse RSA, ad esempio, per essere finanziate sono tenute ad assumere operatori qualificati e questo incentiva a sua volta il personale ausiliario ad acquisire la formazione e la qualifica necessaria. Un argomento che è stato molto dibattuto nei focus riguarda l approccio con cui gli studenti che hanno già esperienza nei servizi socio-assistenziale (particolarmente chi già lavora in RSA come ausiliario) affrontano il tirocinio. Su questo argomento le posizioni degli studenti sono divergenti rispetto a quelle di tutor e coordinatori. Vediamo perché. Gli studenti ritengono che la durata dell esperienza nelle diverse tipologie di strutture dovrebbe variare in relazione alla situazione dello studente e, più precisamente, dovrebbe tener conto se una persona lavora o ha lavorato in un certo ambito per evitare di replicare l esperienza nello stesso settore. Il ragionamento degli studenti intende sottolineare il vantaggio di un percorso di tirocinio personalizzato a partire dall osservazione che un esperienza in un settore in cui già si lavora è ripetitiva e aggiunge poco o nulla a quanto già si è imparato a fare. Studente 3: secondo me le ore di tirocinio sono già tante, ma secondo me sono sbagliate, perché ci sono anche persone che lavorano in casa di riposo da tanto e si trovano due anni consecutivi a fare lì i tirocini, cosa che in altre scuole non succede. Io non dico di eliminare quelle ore, però ad esempio, io non mi sento molto preparata in chirurgia, vorrei fare di più. Dello stesso avviso sono anche i coordinatori dei servizi domiciliari e dei centri diurni che in questo si differenziano completamente dagli altri coordinatori, dai tutor e dai 47

52 supervisori. Questo probabilmente si spiega col fatto che, come abbiamo visto nel capitolo 2, in quei contesti l attività dell OSS è molto limitata e si riduce essenzialmente ad un attività di tipo assistenziale, dunque non è possibile sperimentare molte delle cose che vengono insegnate al corso. Di parere opposto sono invece i tutor e i coordinatori di RSA che ritengono non solo che sia utile fare un tirocinio nell ambito di attività in cui già si lavora, ma che sia addirittura fondamentale proprio per chi lavora, misurarsi con un organizzazione diversa. Inoltre, ritengono che proprio chi ha imparato attraverso la pratica lavorativa, ha spesso bisogno di più tempo per disimparare alcune abitudini scorrette o per imparare ex novo ad applicare i fondamenti teorici insegnati al corso. C: Chi normalmente ha un esperienza di lavoro e viene ad esempio dalla casa di riposo, normalmente non ha una marcia in più, magari è più veloce, ma tende con facilità a dar un po per scontato e far riferimento ad un modello organizzativo che non è sempre quello ottimale. Manca anche un po la volontà di mettere in discussione cosa viene fatto nel quotidiano, nell operatività. Perché viene fatta una cosa che magari non corrisponde appieno a quello che è il modello teorico? C2: e non è sempre un vantaggio che già lavorino. Anzi, a volte è l esatto opposto (concordano tutti). Tendono a ricadere [ ] E quindi ci vuole ancora di più per dimenticare quello che hanno fatto prima, e cambiare. C: Chi ha già esperienza non è detto che parta nel modo migliore. [ ] Tendenzialmente mi sembra possa dare un risultato migliore chi non ha avuto esperienza nel settore. Tutor 5: condivido con lei che le persone che già lavorano portano dentro dei vizi difficili da togliere I tutor avendo un confronto più diretto con gli studenti conoscono meglio il loro carico di lavoro e per questo capiscono, anche se non condividono, le richieste degli studenti di ridistribuire le ore di tirocinio negli altri ambiti. Tutor 2: li vedi stanchi, è indubbio che hanno un carico di lavoro.. gente che magari al mattino fa il tirocinio, e il pomeriggio lavora e viceversa. Cioè si capisce da una parte, però se vediamo dal punto di vista formativo A queste considerazioni si aggiungono anche alcune valutazioni sull atteggiamento degli studenti-lavoratori che non sempre si predispongono nel modo migliore ad affrontare il tirocinio in un contesto lavorativo per loro già familiare. C5: L ultimo caso che m è successo di una ragazza un po in bilico [ ] già lavora, quindi.. aveva difficoltà a calarsi nella parte del tirocinante, vengono là che sembrano già come noi, colleghi. Si pongono già in maniera sbagliata. Quando l abbiamo raddrizzata, abbiamo detto forse è il caso di farle fare 2-3 giorni in più per vedere poi nella realtà non è stato allungato niente, i 13 giorni son rimasti 9 o 11 che erano. D altra parte gli studenti sottolineano che il trattamento dei tirocinanti che già hanno esperienza in quel settore è diverso perché l ente tenderebbe a tralasciare il carattere formativo del tirocinio dando per scontato che certe cose sono già acquisite e a vedere il tirocinante come una risorsa extra a cui affidare delle mansioni. Il tema degli studenti-lavoratori apre diverse problematiche anche di carattere organizzativo. Su questo punto i coordinatori hanno una posizione comune: il tirocinante può essere seguito bene dall ente quando non ci sono vincoli lavorativi da parte degli studenti e quando risulta possibile, fin dall inizio, strutturare il calendario del 48

53 tirocinante in base ai turni del supervisore. In tal modo il supervisore può seguire gli sviluppi dello studente e valutarlo in maniera più adeguata. C: Solitamente un tirocinio funziona meglio ed è più efficace quando non ci sono grossi vincoli lavorativi da parte dello studente.[ ]. Cioè io veramente mi trovo spiazzata perché il tirocinio è efficace se io riesco ad affiancare allo studente una persona che è quella e rimane quella, quindi è lo studente che si muove in base alla turnistica dell operatore, allora riesco a garantire la continuità. Chiaro che se lo studente sta due giorni con un operatore, due con un altro io perdo la continuità e anche gli stessi operatori non riescono a seguirlo. Crediti e durata del tirocinio Da queste considerazioni la riflessione si amplia fino a toccare il tema dei crediti e della durata del tirocinio. Agli studenti lavoratori, infatti, vengono riconosciuti dei crediti che permettono di ridurre la durata del tirocinio. L IRSRS ha cercato di riconoscere i crediti con una certa parsimonia proprio in virtù delle precedenti considerazioni sull utilità del tirocinio anche per coloro che già lavorano. Tutor 2: Noi rispetto ad altre realtà siamo stati diciamo più..rigidi e io condivido questa cosa perché ad esempio ci sono alcuni casi, non più tardi di quest ultimo percorso, uno studente con una bella mole di crediti, perché appunto lavora già, però non avrebbe dovuto beneficiarne, avrebbe avuto bisogno di tutto il suo percorso per esteso. Perché non è detto, anzi [ ] a volte con l operatore che già lavora in ambito socio-assistenziale ci sono dei muretti, dei paletti.. Questa riflessione è particolarmente interessante perché offre una chiave di lettura anche del recente provvedimento 24 che consente agli studenti lavoratori di intraprendere un percorso ridotto sia per quanto riguarda la formazione teorica, sia per quanto riguarda la durata del tirocinio. Le osservazioni dei tutor e dei coordinatori sono piuttosto critiche rispetto a questo nuovo corso, a meno che la formazione non sia mirata specificamente al settore in cui lo studente già lavora. Diversamente se la qualifica OSS ottenuta col corso breve permette di cambiare ambito di attività, ad esempio di passare da una RSA ad un reparto ospedaliero, i coordinatori ritengono necessario il corso tradizionale, proprio perché completo di formazione teorica e di tirocini. C: E una follia, è una scorciatoia che veramente mi lascia stordita [ ] L aver consolidato una quotidianità e un certo modo di fare non è detto che si sia imparato qualcosa di giusto, magari si porta avanti qualcosa di già intaccato. No non mi piace questo corso, se proprio devo dire la mia, mi sembra l ennesima sanatoria, scorciatoia così come la riqualificazione di chi aveva il corso OSA. Molti coordinatori, ad esempio, lamentano le differenze nella preparazione di coloro che hanno seguito per intero il corso e coloro che invece hanno partecipato a percorsi di riqualifica e ritengono che queste differenze ostacolino l integrazione degli OSS proprio perché non c è un livello di preparazione omogeneo. Per poter attribuire determinati incarichi agli OSS, o inserirli in un equipe gli enti necessitano di un gruppo di operatori omogeneo in modo che nei cambi di turno e per altre evenienze ci sia la possibilità di una sostituzione equivalente. In altre parole agli enti non basta che una persona sia qualificata OSS per affidargli determinati compiti. Da questo punto di vista dunque, le varie opportunità che sono state date per ottenere la qualifica di OSS creano delle difficoltà agli enti che si ripercuotono sull integrazione e sul riconoscimento del profilo 24 Con delibera DGP n del 10/12/2009 è stato attivato un corso di 900 ore di cui solo 70 di tirocinio che rilascia la qualifica di OSS a soggetti che stanno lavorando e con esperienza nel settore. 49

54 dell OSS. Le riqualifiche in questo senso rappresentano una via più breve per conseguire il titolo, ma non sono sempre apprezzate dalle strutture. Come abbiamo visto la riflessione dei crediti apre molte altre riflessioni e si inserisce in un ragionamento più ampio legato all organizzazione dei tirocini e alla loro durata. Per il ciclo l IRSRS ha proposto una riconfigurazione che non ha incontrato molto consenso. La riorganizzazione dei tirocini risponde a due ordini di motivi: da un lato intendeva equilibrare il monte ore complessivo nei diversi contesti lavorativi; dall altro rappresenta un tentativo di risolvere il problema della scarsità di posti messi a disposizione dalle strutture. Di seguito alcune valutazioni raccolte durante i focus group: C5: quest anno sono molto brevi, sono stati ridotti a niente: 16 giorni di tirocinio son pochi giorni. Partono da 16 chi li fa tutti, poi c è chi ha crediti e fa 9 giorni, 11 giorni.. no.. no.. in un ambientazione come la nostra, piani, nuclei così numerosi. [ ] Tutti quelli che son passati cerchiamo di tenerli in un area, in modo tale che il tirocinante possa inserirsi. C1: io guarda un osservazione che mi viene subito è che non scenda sotto le due settimane. Io ho avuto dei tirocini brevi, ma secondo me troppo brevi anche per l investimento che c è da parte nostra, nel senso che gli spieghi un sacco di cose, sul contesto, sull rsa, sugli ospiti.. è un investimento che ha un senso se c è almeno tre-quattro settimane di tirocinio Tutor 2: Io penso che le ore di tirocinio son poche, penso che avrebbero bisogno di più ore di tirocinio. Come preparazione teorica posso anche affermare che hanno una buona preparazione, insomma anche di buon livello proprio. Abbiamo appena terminato il percorso agli studenti del primo anno e 3 settimane è veramente un percorso breve. C5: ecco, 5 settimane era un periodo idoneo, perché piano piano, venivan fuori.. cioè, se verso la terza settimana si incanalavano, la quarta e la quinta ti rendevi conto com erano. Adesso veramente è anche difficoltoso valutarli, perché come fai a dire in 10 giorni, ti valuto: no, non sei per questo tipo di lavoro. È difficile anche fare una valutazione negativa. Insomma è veramente poco. Come emerge da queste testimonianze, la durata del tirocinio va ad incidere sulla valutazione poiché un tirocinio breve tende a deresponsabilizzare i coordinatori/supervisori e riduce le valutazioni negative. I supervisori, infatti, non avendo modo di seguire gli studenti per un periodo sufficientemente lungo, non sono messi nella condizione di poter giudicare se lo studente è capace e merita di andare avanti. Chiaramente la cosa è ulteriormente aggravata se si considerano le ore sottratte dai crediti. Tutor 1: [ ] il problema è questo: che poi arrivi alla fine del primo anno che hai pochi elementi per dire se questa persona è adatta a questo tipo di professione. E quindi cosa succede? Che avendo pochi elementi non puoi dire no questo non è il tuo percorso (qualcuno conferma). Allora si salta al secondo anno e il secondo anno secondo me è illudere la persona che questa è la sua professione C5: poi anche sull ipotesi d un giudizio negativo, per chi lo deve dare.. su un esperienza di pochi giorni, non lo dà. (concordano) come faccio a permettermi io di giudicare negativamente una persona che ho visto 4 giorni? Un altra considerazione riguarda il rapporto tra la durata del tirocinio e l investimento organizzativo. Sia i coordinatori, sia i supervisori ritengono assolutamente sproporzionato l impegno richiesto all ente in termini di gestione e coordinamento del personale quando il tirocinio è breve o ulteriormente ridotto per la presenza di crediti. Gestire i turni degli operatori in modo che il supervisore possa affiancare il tirocinante 50

55 per tutto il periodo è molto complicato, di conseguenza è un operazione che si può giustificare solo nell ambito di un tirocinio di 3-5 settimane. Valutazione: strumenti e soggetti coinvolti La gestione del tirocinio è resa complessa dalla necessità di coordinare persone e situazioni diverse: gli studenti e le loro esigenze formative, gli utenti e la qualità del servizio, i supervisori e la loro routine lavorativa. La qualità del tirocinio è il risultato di molti fattori, che non dipendono solo dalla scuola e dall ente ospitante, basti pensare, ad esempio, alla misura in cui i crediti incidono sulla durata del tirocinio e quest ultima, sulla possibilità di una corretta valutazione. Il tema della valutazione è particolarmente interessante perché concorre a stabilire la qualità del corso. Vediamo come si articola. Schede di valutazione Grazie alla collaborazione di docenti e tutor, L IRSRS ha rivisto in più momenti la scheda di valutazione con l obiettivo di ridurre la soggettività di chi valuta e di agevolare l individuazione di criticità che possono impedire il proseguimento del percorso, evitando così di dover fermare lo studente al secondo anno. Su questo punto è stato interessante sentire il parere di coordinatori e supervisori, ossia di coloro che si trovano ad usare uno strumento che è stato pensato e costruito dall IRSRS e dunque, non risponde necessariamente alle esigenze delle strutture che ospitano i tirocinanti. A tal proposito sia i tutor, sia alcuni coordinatori osservano che un possibile sviluppo di questa attività di revisione delle schede potrebbe essere proprio il confronto tra la scuola e le strutture per capire come sono stati recepiti questi strumenti e come possono esser utilizzati al meglio. I focus sono stati in questo senso un primo momento di confronto che ha fatto emergere alcune riflessioni e messo in evidenza delle criticità. Tutor 6: potrebbe essere una sfida comunque anche quella di proporre questa condivisione anche con i supervisori. Perché poi alla fine noi abbiamo creato uno strumento, ma lo abbiamo creato noi con la nostra ottica, con il nostro modo di lavorare (altri tutor: certo ) che non è detto che corrisponda con i supervisori. Quindi se riuscissimo, nei vari enti, a trovare qualche persona oggi, qualche persona domani, e insieme ci mettiamo intorno a un tavolo e diciamo:- questo è lo strumento che abbiamo creato. Voi, nella vostra realtà, come lo vedete? Cosa secondo voi va messo a posto? cosa va cambiato? Io credo che ne guadagnerebbero in primis gli studenti, e poi anche noi. Tutor 1: Forse potrebbe essere utile per i supervisori, perché alle volte cosa succede? Che un supervisore in RSA, io parlo di RSA, magari ha dei tirocinanti che vengono dall Azienda, dei tirocinanti che vengono dall IRSRS, magari dalle Barelli o da Bolzano. Quindi immagino loro ogni volta devono adattarsi a usare uno strumento diverso. Quindi magari forse uniformare, creare un unico strumento, potrebbe essere vincente anche per mettersi d accordo su che cos è prioritario al primo anno, cosa al secondo anno, quali sono gli elementi Le osservazioni dei coordinatori si soffermano invece sul carico di lavoro che i tirocini comportano. La loro lettura dell attività di valutazione tiene conto inevitabilmente anche delle implicazioni in termini organizzativi; in altre parole la valutazione del tirocinio viene analizzata nell economia complessiva della loro struttura. In questo senso tendono ad evidenziare l impegno legato alle schede soprattutto in rapporto alla durata del tirocinio: C1: io snellirei un pochino, anche proprio come modalità di valutazione.. è molto puntuale, molto approfondita.. su appunto un tirocinio di una durata talmente breve, è quasi più lunga la valutazione del tirocinio. 51

56 C5: per il tirocinante credo non sia male, nel senso che lui ha più ritorni, ha modo di confrontarsi.. sicuramente. [ ] anche se condivido quello che dice lei [ ] perché effettivamente impegna, c è da stare dentro un ora una volta, un ora un altra.. ma, chiaro che non si può staccare l operatore.. salvo che non venga fuori turno. Dall altra parte i coordinatori riconoscono che l IRSRS ha impostato un attività di monitoraggio dello studente in tirocinio molto intensa che, se impegnativa per la struttura, certamente può essere un valore aggiunto per lo studente. C1: questa scuola direi che richiede molto di più a noi come enti: e c è la riunione iniziale, e c è la riunione a metà percorso, e c è la riunione finale, l ora e mezza qua, e l infermiera dovrebbe essere staccata per fare.. cioè è quasi più impegnativo il vostro tirocinio rispetto a quello dell ospedale. (Concordano) [ ] però i nostri amministratori ci dicono tagliate.. non possiamo garantire un tirocinio con queste richieste. Tagliate. Non è possibile fermare un operatore per discutere sul tirocinio, un ora e mezzo, tre volte durante il percorso di 9 giorni. C4: secondo me è che l Azienda prende a pacchetto chiuso, cioè tu lo porti da me, te lo consegno, poi io te lo riconsegno con una valutazione. Ma non so cosa c è in mezzo, mi fido di te. Mentre con questa scuola ci sono più step, che possono avere le loro.., però non prendo a pacchetto chiuso. Ho capito com è andato il percorso, so che curve ha fatto.. Si tratta dunque di una nota di merito per il modo in cui l IRSRS sta gestendo i tirocini che tuttavia si scontra con i vincoli organizzativi di molte strutture. Anche per questo diventa cruciale un analisi congiunta tra scuola ed enti per calibrare l impegno richiesto e trovare una mediazione tra quanto auspicabile dalla scuola e quanto fattibile dalle strutture. Un altra considerazione molto importante riguarda la responsabilità di chi valuta e si ricollega al tema della selezione affrontato nel primo capitolo. Se da un lato le strutture richiedono alla scuola maggior fermezza nella selezione degli studenti, dall altra parte sono proprio i coordinatori e i supervisori a concorrere, col loro giudizio, a determinare l esito della valutazione. C1 diventa più comodo lasciarlo andare.. non so se tutti si prendono la briga di fare colloqui, di fermare, di valutare negativamente.. perché se io mi accorgo che comunque certe situazioni se le lascio solo in mano al supervisore, magari vanno e non li ferma nessuno.. devi essere tu come coordinatore che CT2 è una scheda abbastanza impegnativa insomma.. però secondo me costringe chi dà il giudizio a darlo un giudizio, cioè a non fare quelle cose lì, sì.. approssimative. In realtà, per esempio, noi alcuni li abbiamo bocciati.. no, questo va a fare altro.. probabilmente nei tirocini bisognerebbe arrivare anche a questa cosa qui, CT3 io capisco, perché.. io son stata spesso in commissione d esame al secondo anno.. è dura fermarli dopo che hanno fatto due anni di percorso.. dopo un anno oppure nel corso del primo anno dire guarda che forse non è la tua strada.. ma fermarli.. cioè.. mi dispiace però non tutti possono fare gli oss anche se chiaramente la fetta di lavoro sul mercato è ampia da questo punto di vista, però.. CT3 se il mio modulo didattico va male la prima volta, la seconda volta va male, la terza va così e così dico vabbè, però non è corretto, capito? Non è corretto soprattutto farli arrivare fino alla fine del secondo anno, perché sono tante ore, si perde un sacco di tempo. Per quanto riguarda nello specifico le osservazioni sui contenuti delle schede, sono emerse posizioni diverse che tendenzialmente sottolineano la specificità, a volte eccessiva, degli items indagati che porta ad una sorta di automatismo nella compilazione, soprattutto quando alcune capacità sono ritenute basilari, o quando, al 52

57 contrario vengono indagate competenze che si possono acquisire solo con l esperienza, ma vediamo alcuni commenti: C5: mah, io che ne compilo tante (ride) o comunque ne compilavo tante, adesso un po delego. Si tende, appunto, siccome sono ricche, a mettere raggiunto, raggiunto, raggiunto negli obiettivi diciamo così un po più semplici, ovviamente raggiungibili perché altrimenti non hai neanche superato il tirocinio. E magari nelle note mettere un qual cosina cioè ce ne son tanti che è ovvio che son raggiunti altrimenti torna a scuola insomma. Quindi lì più che raggiunto, raggiunto tendi a mettere qualche notarella, in qualche obiettivo un po più elaborato, forse magari sì lì qual cosina fosse da compattare [ ] perché altrimenti davvero giri le pagine, metti raggiunto. CT5 ecco io rispetto alla scheda di valutazione posso dire che ritengo molto utile il lavoro con gli item..di riferimento per ogni specifica voce, soprattutto per quello che vedo nei confronti dei supervisori.. nel senso che effettivamente io ero solita dare ai supervisori come promemoria la scheda all inizio del tirocinio, in modo che ci fossero anche degli elementi molto concreti e ci fosse anche un recupero di tutti gli aspetti che potevano essere osservati. Quindi credo che sia buono, poi evidentemente c è la difficoltà nel poter dare un voto numerico [ ] ritengo più utile un giudizio, o una valutazione descrittiva in cui si vada a concentrare l attenzione effettivamente sugli aspetti più positivi e gli aspetti più critici. C2: mi è capitato più di una volta.. in una serie di valutazioni.. di dire che quella competenza non me l aspetto neanche da un mio operatore già diplomato [ ] perché è una cosa che maturi con l esperienza. Cioè, c erano alcuni indicatori che secondo me erano abbastanza impegnativi.. la gestione dei conflitti.. C5: infatti poi metti obiettivo parzialmente raggiunto perché ci sono degli indicatori che vanno.. un po alti, un po oltre.. Un altro problema dello strumento di valutazione è che attualmente tende ad indagare in maniera standardizzata situazioni tra loro molto diverse: al secondo anno, ad esempio, alcune competenze dovrebbero essere date per acquisite e non essere più oggetto di valutazione. In questo senso il suggerimento è di orientarsi a delle schede mirate a valutare lo studente in relazione agli obiettivi concordati all inizio del tirocinio. S8 bisognerebbe, io credo, avere contatti fra supervisori e scuola, contatti più diretti, immediati, costanti. Evitare troppi giri, che io seguo la tirocinante, poi la valutazione la fa la coordinatrice, io lo trovo sbagliato. Un ultima considerazione riguarda l uniformità della valutazione. Nonostante l IRSRS abbia elaborato delle nuove schede per rendere più oggettiva la valutazione, ci sono comunque dei margini di arbitrarietà perché manca una preparazione omogenea dei supervisori su come valutare lo studente e come usare lo strumento di valutazione. Di conseguenza, ciascuno si focalizza su aspetti diversi e usa scale di valore del tutto personali che incidono sul giudizio finale. C: Non so io non ho ancora trovato una scheda di valutazione che risponda appieno alle mie aspettative, tendenzialmente io di fronte a qualunque scheda di valutazione e ne ho fatte: ho lavorato alla scuola infermieri per 10 anni, voglio dire ne ho messe giù, insomma. Quelle che ho avuto modo di vedere: scuola di Sanità, IRSRS piuttosto che le Barelli, alla fin fine sono lì insomma non hanno una grande differenza. A volte mi sembra che qualunque scheda di valutazione punti l attenzione sugli aspetti quantitativi ma in qualche modo sfugga un qualcosa di qualitativo della persona. Cioè io posso fare la scheda di valutazione con tutte le crocette perfettine perfettine su ogni voce, posso mettere tutti gli item possibili e immaginabili ma è difficile secondo ma alla fine, cioè il lavoro che viene fatto nel raccontare, penso al mio supervisore che racconta al tutor le cose, che le discute e il tutor spesso è quello che ha più la 53

58 capacità di scremare e sintetizzare in un breve profilo di tipo qualitativo più che quantitativo che alla fine sia più importante della scheda di valutazione stessa. C5: ad esempio, non so, mi viene in mente quelle di Bolzano. Visto che abbiamo anche studenti di Bolzano son proprio così, si/no, si/no, la prima parte, ed è quella che completiamo noi da soli. La parte dove dopo invece ci sono gli obiettivi più pesanti, più importanti da raggiungere, lo lasciamo libero. Si fa col tutor il giorno che viene a ritirare la scheda di valutazione. Quindi un tutor della scuola che lo compila, son domande aperte ma noi non le completiamo. E le chiede al tirocinante, non le chiede a noi. Questa domanda secondo te come ti sei sentito, perché.. è il tirocinante che scrive ta-ta-ta.. e poi c è la parte come invece lo vediamo noi. E c è un confronto lì, e sì fan lì quelli più complessi diciamo. E le altre proprio si/no, si/no, si/no. [ ] Quando arriva il tutor si sa che si fa la scheda di valutazione, ci terrà quella mezz oretta, però lo chiede al tirocinante in primis, e dopo a noi. Noi ci troviamo bene con quel tipo di scheda. Così evitiamo di fare tutti quei raggiunto, raggiunto.. si può farlo dai su un letto, quelle cose là.. ma è ovvio.. Invece quando arrivano gli obiettivi intervengono loro, non noi. Come ti sei sentito? Perché? Cosa hai fatto? Così c è anche il ritorno teorico, che.. e perché non hai fatto così? Come ti sembrava là? Hanno anche il ritorno teorico, e dopo aver chiesto a loro (tirocinanti), dicono adesso vediamo loro (supervisori). C: Dovrebbe essere anche un po più usata quella parte delle note aggiuntive, delle osservazioni che invece difficilmente con questo tipo di persone si può fare: hanno difficoltà a scrivere. Hanno tanta difficoltà, forse hanno anche poco tempo. Inoltre, se da un lato l uso degli items consente una valutazione più standardizzata, dall altra parte questo giudizio non è spesso accompagnato da un profilo descrittivo dello studente. Sarebbe auspicabile l uso dello spazio per le note in cui descrivere a parole l andamento del tirocinio, i punti di forza e di debolezza dello studente, ma questo richiede sia preparazione, sia disponibilità di tempo da parte del supervisore. Ciò però si scontra con scelte e vincoli aziendali che non sempre permettono ai dipendenti OSS di frequentare i corsi di formazione e aggiornamento. Un modo per aiutare i supervisori in questa attività e per arrivare a delineare un breve profilo descrittivo potrebbe essere l affiancamento di un tutor nella fase di compilazione delle schede. C: potrebbe anche esser sufficiente che in quel percorso di preparazione, di addestramento dello stesso supervisore ci sia anche una forte condivisione venga come dire condivisa, spiegata e ci sia anche un allenamento ecco, ad esempio farla assieme è una cosa che spesso aiuta. Lavorerei di più sul ruolo del tutor. Il tema della valutazione del tirocinio si lega al tema della preparazione dei supervisori. Nei focus è stata sottolineata l importanza di una preparazione specifica per affiancare lo studente e saperlo valutare oggettivamente, ma anche per mettere l OSS nella condizione di riconoscere questa attività come parte integrante del suo ruolo. Negli ultimi anni l IRSRS ha avviato delle iniziative in questo senso, finalizzate proprio alla preparazione e alla motivazione dei supervisori. CT1: non mi ricordo più l anno, credo il una formazione di un paio d ore per gli operatori che fanno da supervisore. Avevano avuto un effetto incredibile, nel senso che è come se avessero in qualche modo fatto capire l importanza del loro ruolo. E condividendolo in quel modo erano.. non so se dire più motivati, come se avessero capito meglio che cosa veniva loro chiesto, qual era il loro ruolo. CT3: l iniziativa che diceva lei è importante proprio per dargli uno stimolo che non sia solo un aggravio avere un tirocinante appresso e.. certamente di motivare positivamente questo ruolo che si prendono e non solo come un onere. 54

59 OSS 1: perché comunque non sei mai sicuro di essere obiettivo, resti con tanti punti di domanda [ ]. Quindi più rapporti hai, più si lavora insieme supervisori e tutor, più si crea un ambiente ideale[ ] Primo la formazione per noi, poi veramente un lavoro a stretto contatto col tutor Supervisori Sulla preparazione dei supervisori sono state raccolte molte osservazioni e suggerimenti che però non possono essere raccolti interamente dall IRSRS perché riguardano le scelte organizzative delle singole strutture. Esistono dei vincoli che vanno ad interferire con le modalità di gestione ottimali di un tirocinio e che non possono risolversi esclusivamente migliorando gli strumenti di valutazione o attraverso le iniziative messe in atto dalla scuola. Le seguenti testimonianze toccano alcune problematiche importanti: C3: la preparazione specifica è buona ma è vincolante. Nel senso che se non ho il supervisore preparato, a chi lo do lo studente? C1: ma poi succede che quello si ammala.. cosa faccio io, sospendo il tirocinio? O lo do comunque.. va in ferie.. mi sostituisce una malattia su un altro nucleo.. cioè ci son dei vincoli che sono.. non da poco. Io vedo quando preparo l orario del tirocinio, che lo preparo col coordinatore del nucleo, quindi concordato. Però in realtà dopo salta tutto. C2: è un problema anche dei supervisori, cioè come invogliarli, come sostenerli.. anche un accordo con gli enti. Dato che gli enti hanno risorse limitate.. è un interesse reciproco, perché dopo i tirocinanti saranno i nostri operatori.. in più i nostri operatori li seguono e si aggiornano. Però se fosse possibile fare un investimento che sia formativo, ma non un corso.. trovare un modo per rendere anche i supervisori un po valorizzati. C4: e conta che non tutti gli studenti che arrivano son portati, quindi quando ti arriva quello bravo sono anche contenti di avere uno dietro, ma quando ti arriva quello che è una palla al piede, insomma che ha problemi, è faticoso portare a termine il turno secondo me. Se ripercorriamo le tematiche che ruotano attorno al tema della valutazione dei tirocini, si capisce che il buon andamento di un percorso formativo e la possibilità di incidere positivamente nella cultura organizzativa degli enti passa inevitabilmente per una collaborazione e condivisione di finalità che prevede il coinvolgimento sia della scuola sia delle strutture. Abbiamo visto prima come la valutazione sia influenzata dalla durata del tirocinio e dalla figura dei supervisori che a loro volta devono rispondere alle esigenze della loro struttura (Figura 3). 55

60 Figura 3 Crediti /esperienze precedenti Durata del tirocinio valutazione Aspetti organizzativi Preparazione dei supervisori La qualità della valutazione risente notevolmente della continuità con cui il supervisore può seguire un tirocinante, ma non sempre la turnistica va incontro a queste esigenze. In altre parole una delle questioni più problematiche della gestione del tirocinio è che si devono tenere assieme esigenze lavorative ed esigenze formative che richiederebbero competenze, tempi e risorse dedicate. C5: Anche perché capitano i giorni dove magari c è anche un turnover di supervisori, non è che puoi neanche garantire una continuità con la persona che gli hai dato accanto, il supervisore.. quindi cambiando anche su 9 giorni, magari lo devi passare su due persone, a volte addirittura su tre.. che giudizio gli dai? Allora ti affidi tanto a quello che ti dice il tutor.. C1: Sì, perché organizzativamente è difficile fare in una maniera diversa. Perché o lo studente, non fa la notte o non riesci a seguire i cambi turno legati all operatore, magari c è da sostituire una malattia in 9 giorni è impossibile, cioè raccogli un po d informazioni da uno, un po dall altro.. Tutor 3: io ho trovato molto vantaggio da quando è stata istituita la figura del coordinatore sanitario a livello delle RSA, perché comunque l aspetto organizzativo lo cura, almeno per quello che mi riguarda, e tiene le fila anche dei tirocinanti, nel senso che programma i tempi di tirocinio, cerca gli affiancamenti con le persone motivate, quindi supervisori che son sempre presenti. Anche gli studenti lamentano l arbitrarietà della valutazione quando proviene da un supervisore che è stato in affiancamento solo per poco tempo e non può dunque rendere conto dell esperienza complessiva. 56

61 Come si legge anche nella delibera provinciale di Trento: I supervisori rappresentano dunque un soggetto cruciale del percorso formativo dei futuri OSS, per questo anche i tutor, come gli studenti, sostengono che ci dovrebbe essere un vero e proprio investimento in questa direzione affinché il ruolo di supervisore sia disciplinato e riconosciuto come parte integrante delle competenze dell OSS e venga attivata una formazione specifica. Attualmente invece il ruolo del supervisore è interpretato in maniera molto discrezionale poiché i supervisori non sempre scelgono di seguire gli studenti, ma spesso si trovano a doverlo fare nell ambito di un contesto lavorativo già molto impegnativo, come si capisce dalle testimonianze di questi supervisori di RSA e SAD. S4: per seguire bene i tirocinanti bisogna essere fuori dal turno (concordano) perché per dover fare un turno, dover seguire il tirocinante e magari sostituire quello che manca.. cioè, te mori. Ci metti l anima per insegnargli queste cose, però non so che cosa trasmetti. A volte mi pesa fare da supervisore non per il fatto di fare il supervisore, spiegare delle cose, insegnare, ma per il fatto che devi fare tutto talmente.. pressata, che non so.. S5: in struttura facciamo un tipo di mobilizzazione e invece a scuola ne insegnano un'altra.. per cui.. tante volte mi dicevano: - ma..noi a scuola facciamo in un altro modo.. dico: - ragazzi, mi dispiace, ma io non è che posso.. secondo me mancano anche i corsi di aggiornamento per noi supervisori.. io sono 6-7 anni che faccio il supervisore, anche di più forse.. e non.. ci sono corsi di aggiornamento, specifici per la mobilizzazione che insegnano a scuola, sull igiene, sul modo di relazionarsi con gli ospiti.. mi sento molto abbandonata come supervisore.. tante volte mi trovo in difficoltà a insegnare perché sanno di più loro che il supervisore! S1: cioè parlo per me.. eh.. a livello assistenziale devi dare una risposta, per cui.. magari.. devi correre, devi fare alcune cose, devono essere fatte bene che il tirocinante deve vedere.. ecco, magari loro ti fanno anche delle domande.. del genere ma ma scusa non è effettivamente.. cioè devi dargli anche una risposta guarda, siamo un turno in meno.. la realtà è.. Sulle modalità per incentivare gli OSS a fare i supervisori e ad assumersi la responsabilità di questo ruolo c è stato un interessante dibattito durante i focus e sono anche emerse alcune proposte, tra cui il riconoscimento (non solo economico) del lavoro di supervisione; la formazione in condivisione con la scuola, l affiancamento nella preparazione delle schede di valutazione da parte dei tutor. Tutor 6 : basta anche vedere i corsi che facciamo come scuola, ci sono dei supervisori che vengono sempre e ci sono dei supervisori che non vengono neanche se gli spari! Vale la pena continuare a investire cioè, continuare a proporsi.. [ ] secondo me riuscire a instaurare questo rapporto diretto scuola-ente nel tempo dà sicuramente i suoi frutti. C: l organizzazione non è che può pagare i propri dipendenti perché affianca qualcuno. Di fatto noi lo facciamo, abbiamo introdotto un riconoscimento economico, una cifra assolutamente simbolica, ridicola. Ma non è che l organizzazione può accogliere gli studenti e pagare anche in più le persone è una cosa anomala insomma. Quindi bisognerebbe trovare una forma di, come 57

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