Problem Gambling: quali responsabilità?

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1 Problem Gambling: quali responsabilità? Anche i Gestori devono sentirsi coinvolti nella prevenzione del gioco compulsivo. In Italia, purtroppo, siamo ancora indietro, perché questa non è ancora considerata una vera e propria malattia. Ma molti ne soffrono, in particolare le fasce più deboli, e le conseguenze sono gravose. Il problema è che mancano dati certi per attuare strategie appropriate uali responsabilità dovrebbero assumersi gli operatori del Q gioco rispetto al cosiddetto problem gambling, ovvero il gioco com - pulsivo/patologico? Questo è un tema che nel nostro settore ha cominciato a svilupparsi di recente, soprattutto grazie al documento redatto dall Euromat, presentato nell Assemblea di Maastricht il 25 ottobre e fatto proprio anche dalla Sapar, che ha assimilato nel proprio Codice Etico, nel quale si ribadisce innanzitutto un concetto di base: in qualsiasi Paese ove le Awp sono consentite, la regolamentazione e i controlli sono molto rigidi e questa di per sé è già una garanzia sulla sicurezza del servizio offerto. D altra parte, aggiunge l Euromat, tanto gli operatori quanto le associazioni che li rappresentano sono chiamati ad offrire la loro massima disponibilità a collaborare con le autorità nazionali, le istituzioni pubbliche e private, i gruppi di utenza e le organizzazioni coinvolte nel gioco responsabile, per lo sviluppo di programmi di prevenzione al fine di evitare rischi associati all abuso e al cattivo utilizzo degli apparecchi e delle strutture per il gaming. In realtà, tanto in Italia quanto nel resto del mondo, l industria dell Automatico viene chiamata in causa soltanto come destinatario di accuse, per altro generiche e tutte da dimostrare, e non come entità in grado di dare un fattivo contributo ai programmi di prevenzione, in virtù del fatto che sono proprio i Gestori degli apparecchi, unitamente agli esercenti, ad avere il più diretto polso della situazione. Da parte di organizzazioni più o meno accreditate si pubblicano statistiche non sempre attendibili e non di rado in linea con determinati assunti (laddove è l assunto che dovrebbe essere costruito sui dati, e non viceversa), ma nessuno fino ad oggi si è preso la briga di avviare un indagine approfondita attraverso la nostra rete che, senza ombra di dubbio, è la più capillare che ci sia. Affermando questo, vogliamo sostenere il principio per cui il nostro contributo, come settore, è imprescindibile quanto 39

2 determinante per arrivare a costruire un quadro attendibile della realtà, che è poi la base necessaria per elaborare strategie di intervento mirate e senza dispersioni. Purtroppo, l esperienza dimostra quanto sia difficile, per noi, inserirci in un contesto che se non proprio ci rifiuta, di sicuro ci snobba, con l eterno pretesto che quelli delle macchinette pensano solo al business e come si vorrebbe dimostrare attraverso i purtroppo ancor frequenti fenomeni di illegalità che si riscontrano nel nostro settore sono generalmente poco credibili. Comunque, teniamo a ribadirlo, guai se questo diventasse anche un alibi per disimpegnarci dal problema. Per uscire da un circolo che rischia di diventare vizioso e quindi diventare propositivi, abbiamo pensato, come Sapar, di rivolgerci in primo luogo agli ambiti nei quali gli operatori dell automatico da intrattenimento conducono la propria attività in via esclusiva, vale a dire le sale giochi. Con il progetto paginegiochi.net non si è voluto semplicemente creare un portale internet che desse visibilità e risalto alle I giocatori in Italia sono 30 milioni, e di questi 700mila sono patologici. Una realtà che coinvolge fino al 70-80% della popolazione adulta ed in particolare i soggetti più deboli: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati. E il fenomeno si sta diffondendo anche tra i giovani: il 5,1% degli studenti è giocatore patologico e il 9,7% è a rischio dipendenza. Alcuni di loro riescono a spendere in un solo giorno più di 100 euro. Dati forniti dall Eurispes, stesse, ma ben di più: veicolare un codice etico nel quale la prevenzione del gioco compulsivo costituisce uno dei punti cardine, con un effettiva presa di coscienza da parte dell operatore. che noi non siamo in grado né di confermare né di smentire. Ma certo è che, se così fosse, solo una parte infinitesimale di essi è consapevole del problema, ovvero di essere affetta da una vera e propria malattia. Cosa, poi, possa essere fatto in concreto, nei riguardi dei giocatori, è tutto da stabilire, anche perché, ad oggi, mancano a livello legislativo i presupposti per attuare interventi incisivi. Andando sul concreto, riguardo le NewSlot, la legge prevede, oltre al divieto ai minori di 18 anni, soltanto degli accorgimenti tecnici, quali la possibilità, concessa al giocatore, di definire un limite di importo da giocare ovvero un tempo massimo di utilizzo, da visualizzare su video o display durante l esecuzione di ciascuna partita, e la possibilità, propria delle reti, di inviare a video appositi messaggi e avvisi finalizzati alla promozione del gioco re spon - sa bi le, trasmessi dalla rete e veicolati dal dispositivo di controllo di Aams. Si poteva forse fare di più, magari prevedendo, come è stato fatto da altri legislatori, un blocco obbligatorio della macchina per alcuni minuti dopo che questa abbia lavorato ininterrottamente per un determinato periodo. Ma, alla fin dei conti, ciò che manca del tutto è il conferimento al titolare della sala o dell esercizio, o anche al proprietario delle macchine, dell autorità di prendere dei provvedimenti nei confronti dei soggetti il cui comportamento sia ritenuto a rischio (quali ad esem- Quanti sono i malati di gioco? Infatti, secondo i dati resi noti in un convegno svoltosi a marzo dal Gruppo Abele che su mandato del Ministero della Solidarietà Sociale sta allestendo una banca dati sul gioco d azzardo in Italia e per questo ha coinvolto circa 200 organizzazioni ed enti interessati all argomento nel 2007 non più di persone (di cui erano quelle per cui il gioco d azzardo patologico rappresenta il problema principale) hanno deciso di affidarsi alle cure degli esperti. Per la maggior parte dei casi si è trattato di inter-

3 pio l allontanamento definitivo o temporaneo dal locale, con conseguente segnalazione ad uno specifico organismo di controllo, o ancora impedire l esercizio del gioco contemporaneamente su più macchine). Il che presupporrebbe, è vero, una valutazione comunque soggettiva dei comportamenti o, di più, una preparazione specifica in materia ma nel contempo permetterebbe di far scattare, per il giocatore, il tipico campanello d allarme, facendolo uscire dal suo tipico isolamento ed impedendogli nel contempo di ritenere corresponsabili della propria scellerata condotta le figure sopra richiamate. Le modalità di prevenzione del gioco compulsivo, insomma, andrebbero prescritte da un atto normativo che, sia pur in assenza di specifiche sanzioni, è precettivo per intrinseca natura. Naturalmente, non può venir meno il sostegno di un azione informativa adeguata, che vada oltre i warnings irradiati dalla macchina sullo stile degli avvisi stampati sui pacchetti di sigarette. Il giocatore deve essere reso pienamente consapevole del funzionamento del gioco e a venti di ascolto o counselling, ma anche di psicoterapia individuale, trattamento farmacologico o interventi psicoeducativi. Inoltre, risulta che in Italia ci sono circa 25 gruppi di ex-giocatori in 12 regioni, che si riuniscono una o due volte alla settimana. La questione della dipendenza da gioco è terribilmente sottostimata afferma Maurizio Fiasco, sociologo esperto di tematiche collegate al gioco d azzardo. Quello che sconcerta è che in Italia non c è minima traccia di una definizione istituzionale della dipendenza patologica da gioco d azzardo, prevista invece nel DSM IV, il manuale psichiatrico di diagnosi e cura. E questo non è affatto casuale. Qualche attenzione a questa questo deve arrivarci non per intuizione, ma attraverso degli opuscoli simili a quelli rese disponibili nei casinò che possa portarsi a casa e leggere con la dovuta calma. Le classiche istruzioni per l uso, insomma, che dovrebbero poi essere sintetizzate sui dei pannelli da apporre con la dovuta discrezione, nei locali. Il giocatore infatti non deve sentirsi oppresso né ghettizzato, perché altrimenti cercherà altre strade per dar sfogo alla propria voglia di giocare. A tal proposito, non è superfluo aggiungere che pure l ambientazione gioca un ruolo determinante: in un bar o in una sala frequentate da clientela di tipologia diversa (per estrazione sociale, condizioni economiche, ecc.), dove le macchine da gioco non siano completamente isolate dal contesto, e che non siano predisposte per accogliere i fumatori (vizio che si associa perfettamente al gioco), il giocatore abituale, solitamente poco avvezzo ad avere contatti col mondo esterno (anzi, anche fra gli stessi giocatori i contatti sono poco frequenti o nulli), troverà forse le condizioni meno ideali per darsi dei limiti (di permanenza e di spesa). Ma queste sono argomentazioni che, sebbene interessanti sul piano sociologico, vanno contro i legittimi interessi degli operatori i quali, al contrario, devono fare del tutto per ottimizzare l accoglienza del giocatore. Ed è proprio su queste basi che la domanda di partenza acquisisce una logica, permettendoci di rifor- malattia c è nei Sert di Roma. Ma un servizio di trattamento lo offre solo la Regione Toscana. Nel nostro SSN il gioco d azzardo non è indicato come patologia clinica, non è stato recepito né il DSM, né l orientamento dell Organizzazione mondiale della sanità. Il malato di gioco d azzardo non esiste come paziente, come profilo. Inoltre, come afferma Riccardo Zerbetto, Presidente di Alea, associazione pioniera in questo campo, mentre in Paesi come la Svizzera il 5% degli introiti viene devoluto interamente in progetti di sensibilizzazione ed interventi di cura, non esistono interventi in tal senso in Italia. L attenzione alle conseguenze negative che possono derivare dall ampliamento del fenomeno del gioco d azzardo, fa osservare il Presidente di Alea, ha prodotto soltanto l approvazione da parte del Senato di un ordine del giorno che impegna il governo a destinare parte dei proventi derivanti dalla raccolta conseguente ai giochi e alle scommesse ad appositi capitoli di spesa dello stato di previsione del ministero dell Istruzione per la realizzazione di campagne di informazione e di educazione dei giovani. In concreto, questo fondo di euro per l anno 2007 (suddiviso per i Istituti Superiori a cui dovrebbe andare) comporta un budget complessivo di 15,30 euro per attivare politiche di prevenzione e informazione in ogni Istituto Scolastico.

4 mularla come segue: quali ulteriori responsabilità dovrebbe assumersi l operatore del gioco, nel momento in cui lavora con apparecchi perfettamente legali, rispetta tutte le disposizioni amministrative, è vincolato ad una rigida filiera le cui basi poggiano su un regime concessorio (quindi alla diretta dipendenza dello Stato), non mette in atto alcuna forma di incentivazione al gioco (pubblicità, offerte promozionali) e soprattutto, non ha nemmeno la possibilità di rendere più appetibili i propri apparecchi incrementando la percentuale di vincita? Si potrà rispondere in tanti modi, ma non affermando semplicemente: nulla!. In nessun business deve mancare un attenzione alla famosa questione morale, come del resto è anche nelle corde della Sapar che come abbiamo accennato all inizio ha predisposto, nell ambito della riforma statutaria in atto, un Codice Etico e una Carta dei Valori. Ebbene, non si può far finta di nulla, né banalizzare il tutto dicendo che il bar o la sala vendono gioco come i supermercati vendono l alcool e i tabaccai le sigarette. Una differenza sostanziale c è, e sta nella inevitabile personalizzazione del rapporto fra fornitore del gioco e utente. Lo abbiamo visto con il Lotto o il Totocalcio, ad esempio: chi offre il gioco diventa nel lungo periodo un confidente, un consigliere, magari un muro del pianto ed anche qualcosa di più. Chi gestisce il gioco arriva quasi ad assumere le sembianze di una icona per chi gioca in maniera smodata, anche perché dentro di sé non ha la forza per colmare i propri vuoti. Allora, può bastare un semplice richiamo di coscienza per rompere quell incantesimo/sor ti le - gio, dipende dai punti di vista, la cui conseguenza più nefasta è quella di rovinare persone e famiglie. Tutti bei discorsi, si dirà, ma cosa c entra il Gestore-proprietario delle macchine, visto che è l esercente ad essere chiamato direttamente in causa? C entra nella misura in cui anch egli, a sua volta, non si limiti a stringere con l esercente un rapporto meramente commerciale, dove il profitto sia l unico imperativo da seguire. O meglio, dove si persegua il profitto più facile, quello derivante dal giocatore compulsivo. E allora, riprendendo un concetto caro al nostro Presidente Dalla Pria: è meglio avere 10 giocatori da un euro piuttosto che un giocatore da 10 euro. Il giocatore da resto del caffè, per dirla in soldoni (anzi, in soldini). Cosa significa tutto ciò? Una scelta coraggiosa: disincentivare il giocatore compulsivo per incentivare la grande utenza, quella che non si avvicina mai o quasi alle slot machines, favorendone un approccio sano, più precisamente ludico, dove la vincita è un valore aggiunto del gioco e non la principale (o unica) finalità. Chiaro che, per arrivare a tanto, le macchine stesse dovrebbero essere meno aggressive e più votate all intrattenimento, quindi fantasiose, variegate e giocose. Aspetti che la nostra industria sta tenendo in conto, come si è notato dai primi esemplari di comma 6A in fase di commercializzazione, anche se poi resta quel limite della percentuale di vincita del 75% che, stante l attuale regime fiscale, non è impossibile innalzare, laddove invece si dovrebbe arrivare perlomeno a una media dell 80/85% (come è in quasi tutto il mondo). Trovandoci in tema di norme, l altra grande preoccupazione di Sapar e dei Gestori in genere, è che possa trovare prima o poi applicazione la già prevista norma per cui gli apparecchi a premio vengano attivati anche con strumenti di pagamento elettronico, perché usare una qualsiasi card piuttosto che denaro corrente, fa perdere al giocatore la percezione di quanto sta giocando, con la conseguenza di incrementare in maniera pericolosa il proprio budget di spesa. Comunque, sarà probabilmente coi multigame (roulette, corse dei cavalli virtuali, ecc.) che la partecipazione sarà maggiormente svincolata da certi canoni comportamentali, quantunque rimaniamo nella convinzione che la vera svolta si avrà nel momento in cui il giocatore avrà, sia pur parzialmente, la possibilità di incidere, con la propria intelligenza o la propria abilità manuale, sull andamento del gioco. Per concludere, un paio di fili di nota. Primo: Per quanta buona volontà si voglia mettere nel prevenire il gioco compulsivo sulle slot machines, laddove si mettano in vendita altri prodotti, tutt altro che a buon mercato e senza guardare troppo a chi e a quanti ne compra (vedi il Gratta&Vinci), gli sforzi che noi da soli potremo compiere otterranno sempre, a livello sociale, risultati minimali. Per cattiva pace di tutti. Secondo: al settore del gioco non fa certo bene il conflitto di interessi fra online e offline. Le aziende di quest ultimo ramo non perdono mai l occasione di ribadire che il gioco in rete offre maggiori tutele in tutti i sensi, in contrapposizione al gioco terrestre, accusato di essere del tutto anonimo, permette il riciclaggio di denaro, non esercita il controllo sui minori, ecc. Una logica meramente corporativa, nella quale si perde di vista la necessità primaria di promuovere gli aspetti positivi di un gioco disciplinato e regolamentato, a prescindere dalla piattaforma utilizzata. Insomma, noi del coin-op i nemici li abbiamo anche in casa! Marco Cerigioni

5 Una malattia chiamata ludopatia li studi scientifici e le attività G terapeutiche inerenti il Pathological Gambling (PG) potrebbero sembrare storia recente. Ma, in realtà, la prima organizzazione dedicata all analisi di quella che poi la dottrina definirà ludopatia, risale addirittura al 1957, quando due signori americani, ossessionati dal gioco d azzardo, cominciarono a confrontarsi sul loro vizio, ponendo le basi per la costituzione della Gamblers Anonymous e la creazione di una guida, basata sul rispetto di certi canoni comportamentali, per aiutare le persone affette dal medesimo problema ad uscire dal tunnel. L adozione della terapia di gruppo come metodo fu, quindi, immediata, anche se poi si dovette attendere il 1972 perché si realizzasse. Il primo programma per il trattamento di pazienti affetti da PG si applica, sempre negli States ad opera del Brecksville Unit-Cleveland Veterans Administration Medical Center. Una terapia di 30 giorni compiuto su 60 pazienti, che diede vita al primo rapporto scientifico sulla malattia, divenuto poi la pietra miliare per gli studi compiuti negli anni a venire. La conclusione a cui approdò il lavoro del Brecksville, infatti, fu che il PG era un disordine mentale che poteva essere curato. Chi è il giocatore compulsivo Senza avere la pretesa di ripercorrere, sia pur rapidamente, la storia degli studi sulla materia, è importante indicare, come ulteriore caposaldo, ai fini dell individuazione e della cura del giocatore patologico, il DSM-IV, ovvero la quarta versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, pubblicato dall American Psychiatric Association (APA) nel 1994, che definisce il gioco d azzardo patologico un comportamento persistente, ricorrente, disadattivo di gioco d azzardo che compromette il funzionamento personale, sociale e lavorativo dell individuo e classifica come affetto il giocatore che presenta almeno cinque di questi sintomi. 1. È eccessivamente assorbito dal gioco d azzardo (per esempio, il soggetto è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a valutare o pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare i modi per procurarsi denaro con cui giocare). 2. Ha bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato. 3. Ha ripetutamente tentato di ridurre, controllare o interrompere il gioco d azzardo, ma senza successo. 4. È irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d azzardo. 5. Gioca d azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico (per esempio, sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione). 6. Dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per 47

6 giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite). 7. Mente ai membri della propria famiglia, al terapeuta, o ad altri per occultare l entità del proprio coinvolgimento nel gioco d azzardo. 8. Ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d azzardo. 9. Ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera, per il gioco d azzardo. 10. Fa affidamento sugli altri per reperire il denaro per alleviare una situazione economica disperata causata dal gioco (una operazione di salvataggio ). PER RICONOSCERE IL GIOCATORE PATOLOGICO Il TEST del South Oaks Gambling Screen 1. Quando giochi, torni spesso a giocare un altra volta per rivincere i soldi persi? 2. Hai mai affermato di aver vinto soldi col gioco d azzardo, quando in realtà avevi perso? 3. Ritieni di avere (o avere avuto) problemi col gioco d azzardo? 4. Hai mai giocato più di quanto volevi? 5. Sei mai stato criticato per avere giocato d azzardo? 6. Ti sei mai sentito colpevole per il tuo modo di giocare d azzardo per quello che succede quando giochi d azzardo? 7. Ti sei mai sentito come se avessi voglia di smettere di giocare, ma non potessi farlo? 8. Hai mai nascosto ricevute delle scommesse, biglietti di lotteria, denaro destinato al gioco o qualsiasi altra cosa riguardante il gioco d azzardo al tuo coniuge, ai tuoi figli o ad altre persone importanti nella tua vita? 9. Hai mai discusso con le persone con cui vivi sul tuo modo di comportarti nei confronti del denaro? Nel ICD-10, vale a dire la classificazione internazionale delle malattie proposta dal OMS, il PG è stato inserito tra i disturbi delle abitudini e degli impulsi. L evoluzione del gioco d azzardo patologico è stata ben descritta da Custer (1982), come una successione di fasi che, dalla primitiva fase vincente, passando attraverso la fase perdente, culminano nella fase della disperazione. A questo punto vi può essere il recupero, passando attraverso una fase critica, di ricostruzione e di crescita. E l obiettivo della cura non può che essere l astinenza, per poi raggiungere uno stato di sobrietà che permetta il più possibile di evitare le ricadute. Il prof. Cesare Guerreschi (Siipac) ha invece proposto una classificazione dei giocatori d azzardo in sei tipologie: giocatori compulsivi con sindrome da dipendenza; giocatori inadeguati senza sindrome da dipendenza; giocatori sociali costanti; giocatori sociali adeguati; giocatori antisociali; giocatori professionisti non patologici. Gioco patologico e disturbi fisiologici Altri studi hanno dimostrato che il giocatore patologico non presenta caratteristiche soma- 10. (Se hai risposto sì alla domanda 9) Le discussioni sul denaro riguardavano il fatto che tu giochi d azzardo? 11. Hai mai chiesto in prestito denaro a qualcuno senza restituirlo a causa del gioco d azzardo? 12. Hai mai sottratto tempo al lavoro (o alla scuola) a causa del gioco d azzardo? 13. Se hai chiesto in prestito denaro per giocare d azzardo o per pagare debiti di gioco, da chi o dove lo hai preso in prestito? (dai soldi di famiglia dal coniuge da altri parenti da banche o agenzie di credito tramite carte di credito dagli usurai ( strozzini ) mettendo all incasso azioni, obbligazioni o altri titoli vendendo proprietà personali o di famiglia emettendo assegni scoperti (a vuoto) hai (o avevi) un conto aperto con un allibratore hai (o avevi) un conto aperto con un casinò. Se hai risposto no a tutte le domande, non hai problemi con il gioco d azzardo. Se hai risposto sì da una a quattro domande, puoi avere qualche problema con il gioco. Se hai risposto sì ad almeno cinque domande, la diagnosi di gioco d azzardo patologico è molto probabile, per cui sarebbe necessario consultare nel più breve tempo possibile uno specialista.

7 tiche, di età, di sesso o di classe sociale che lo rendano riconoscibile. Tuttavia, dal punto di vista psicologico, più frequentemente è un individuo con struttura della personalità narcisista, dipendente e impulsiva. Spesso, sotto una facciata boriosa, nasconde un autostima molto bassa. Attraverso l esperienza dell azzardo, dunque, il giocatore patologico trova gratificazione psicologica, tanto da definirla come eccitante o addirittura esaltante. Nel contempo, sono molteplici le controindicazioni: è stato calcolato, come dato più allarmante, che i tentativi di suicidio nei giocatori d azzardo patologici sono fino a 4 volte superiori rispetto alla media dell intera popolazione. A ciò bisogna aggiungere i danni creati dalla frequente associazione con altre dipendenze (politossicodipendenze o codipendenze), soprattutto da alcol e da altre sostanze stupefacenti. A tutto ciò vanno aggiunte le conseguenze legate alle perdite finanziarie e dei propri beni; le ripercussioni sull ambiente di lavoro, le separazioni e i divorzi, le ripercussioni sui figli. Vari autori hanno evidenziato l associazione fra gioco patologico e depressione, ipomania, disturbo bipolare, impulsività, abuso di sostanze (alcool, sostanze psicoattive), disturbi di personalità (antisociale, narcisistico, borderline), deficit dell attenzione con iperattività, disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia, disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa), ma in effetti, pur col progressivo affinamento delle ricerche e delle scale di valutazione parametrica, i dati che scaturiscono dai test effettuati sui pazienti presentano ancora delle difformità. Un passo in avanti importante verso l individuazione di interventi idonei alla prevenzione e alla cura dei malati di gioco è rappresentato dagli studi della dott.ssa Donatella Marazziti dell Università di Pisa, recentemente pubblicati da riviste specializzate americane, che individuano le cause neurologiche della ludopatia. La prima analisi, ha evidenziato che i pazienti sottoposti a test (15 uomini e 5 donne) hanno grandi difficoltà nel trovare soluzioni alternative ai problemi che si sono trovati di fronte ed un continuo decremento di efficienza man mano che il test andava avanti. In altri termini, le conclusioni a cui è giunto lo studio sono che i pazienti afflitti da PG non sono in grado di imparare dai propri errori. Dal punto di vista fisiologico, risulta un malfunzionamento della regione prefrontale, sede della razionalità, che provoca una sorta di rigidità cognitiva dalla quale possono derivare comportamenti impulsivi e/o compulsivi che, nel caso del gioco, si estrinsecano nella l impulsività sfrenata che induce a giocare somme di denaro assurde portando al dissesto finanziario e talvolta, purtroppo, a gesti folli e nella compulsione, cioè il desiderio irrefrenabile a giocare di nuovo, come un drogato in astinenza. Il secondo studio ha rivelato, nei giocatori sottoposti a test, una mancanza di serotonina neurotrasmettitore che svolge un ruolo importante nella regolazione dell umore, del sonno, della temperatura corporea, della sessualità e dell appetito, ma costituisce anche il freno inibitore delle scelte irrazionali che induce il soggetto a ripetere gli stessi errori in modo compulsivo, scommettendo somme sempre più ingenti. Vi è, pertanto, la possibilità di un intervento farmacologico per curare la dipendenza da gioco d azzardo. Associazioni di aiuto In Italia lo studio e la cura del gioco d azzardo patologico sono abbastanza recenti, ma esistono numerose realtà che se ne occupano, sia a livello pubblico che a livello privato. In Italia la cura dei giocatori patologici è effettuata, anche se in modo ancora non omogeneo, dai Servizi Tossicodipendenze delle ASL, che sono generalmente in grado di fornire informazioni sui centri di cura anche quando non se ne occupano direttamente. Esistono inoltre alcune realtà private tra le quali ricordiamo: Associazione A.GIT.A Associazione per il recupero di giocatori d azzardo: Associazione Giocatori Anonimi: Associazione Mirimettoingioco: Associazione ALEA Associazione per lo studio del gioco d azzardo e dei comportamenti a rischio: S.I.I.P.a.C Società Italiana d Intervento sulle Patologie Compulsive:

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